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Le Fonti Francescane LEGGENDA MAGGIORE - Ofs-monza.it

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1186 7. Tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, ilricordo della nativ<strong>it</strong>à del bambino Gesù, con la maggior solenn<strong>it</strong>à possibile, per rinfocolarnela devozione.Ma, perché ciò non venisse ascr<strong>it</strong>to a desiderio di nov<strong>it</strong>à, chiese ed ottenne prima ilpermesso del sommo Pontefice. Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fececondurre sul luogo un bove ed un asino.Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabilenotte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose.L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime,traboccante di gioia.Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, lev<strong>it</strong>a di Cristo,canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nasc<strong>it</strong>a del re povero e nel nominarlo,lo chiama, per tenerezza d'amore, il “ bimbo di Bethlehem ”.Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secolaresca e si era legatodi grande familiar<strong>it</strong>à alI'uomo di Dio, il signor Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto,dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco,stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno.Questa visione del devoto cavaliere è resa credibile dalla sant<strong>it</strong>à del testimone, maviene comprovata anche dalla ver<strong>it</strong>à che essa indica e confermata dai miracoli da cui fuaccompagnata. Infatti l'esempio di Francesco, riproposto al mondo, ha ottenuto l'effetto diridestare la fede di Cristo nei cuori intorpid<strong>it</strong>i; e il fieno della mangiatoia, conservato dallagente, aveva il potere di risanare le bestie ammalate e di scacciare varie altre malattie.Così Dio glorifica in tutto il suo servo e mostra l'efficacia della santa orazione conl'eloquenza probante dei miracoli .CAPITOLO XICOMPRENSIONE DELLE SCRITTUREE SPIRITO DI PROFEZIA1187 1. La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l'esercizio ininterrotto dellevirtù, aveva fatto pervenire l'uomo di Dio a così grande chiarezza di spir<strong>it</strong>o che, pur nonavendo acquis<strong>it</strong>o la competenza nelle sacre Scr<strong>it</strong>ture mediante lo studio e l'erudizioneumana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profond<strong>it</strong>à delleScr<strong>it</strong>ture con intelletto limpido e acuto.Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove lascienza dei maestri resta esclusa, egli entrava con l'affetto dell'amante.<strong>Le</strong>ggeva, di tanto in tanto, i libri sacri e r<strong>it</strong>eneva tenacemente impresso nella memoriaquanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosadevozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta.1188 Una volta i frati gli chiesero se aveva piacere che le persone istru<strong>it</strong>e, entrate nell'Ordine,si applicassero allo studio della Scr<strong>it</strong>tura; ed egli rispose: “ Ne ho piacere, sì; purché, però,sull'esempio di Cristo, di cui si legge non tanto che ha studiato quanto che ha pregato, nontrascurino di dedicarsi all'orazione e purché studino non tanto per sapere come devono

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