Stupefatto, il vescovo si affrettò, come poté, a raggiungere i frati e, appena Dio glirest<strong>it</strong>uì l'uso della parola, se ne servì prima di tutto per confessare la propria colpa.1183 L'abate del monastero di San Giustino nella diocesi di Perugia, incontrò una volta ilservo di Cristo. Appena lo vide, il devoto abate scese lesto da cavallo, volendo riverirel'uomo di Dio e parlare con lui di problemi inerenti alla salvezza dell'anima. Terminato ilsoave colloquio, I'abate, nel partire, gli chiese umilmente di pregare per lui. L'uomo caro aDio gli rispose: “ Pregherò volentieri ”. Quando l'abate si fu allontanato un poco, il fedeleFrancesco disse al compagno: “ Aspetta un attimo, fratello, perché voglio pagare il deb<strong>it</strong>o cheho contratto ”.Ebbene, appena egli incominciò a pregare, I'abate sentì nell'anima un insol<strong>it</strong>o fervore euna dolcezza mai provata e, rap<strong>it</strong>o fuori di sé, si perdette totalmente in Dio.Fu una piccola, dolce sosta.R<strong>it</strong>ornato in se stesso, capì bene che tutto ciò era dovuto alla potente preghiera di sanFrancesco. Da allora si sentì infiammato di sempre maggior amore per l'Ordine e riferì amolti il fatto come un miracolo.1184 6. Aveva, il Santo, I'ab<strong>it</strong>udine di offrire a Dio il tributo delle ore canoniche con timore,insieme, e con devozione.Benché fosse malato d'occhi, di stomaco, di milza e di fegato, pure non volevaappoggiarsi al muro e alla parete, mentre salmeggiava, ma rec<strong>it</strong>ava le ore stando sempreeretto e senza cappuccio in testa, senza girovagare con gli occhi, senza smozzicare le parole.Se gli cap<strong>it</strong>ava di trovarsi in viaggio, all'ora dell'ufficio si fermava e non tralasciavaquesta devota e santa consuetudine, nemmeno sotto lo scrosciare della pioggia.Diceva, infatti: “ Se il corpo si prende con tranquill<strong>it</strong>à il suo cibo, che sarà con lui escadei vermi, con quanta pace e tranquill<strong>it</strong>à l'anima deve prendersi il cibo della v<strong>it</strong>a?>.R<strong>it</strong>eneva anche di commettere colpa grave, se gli cap<strong>it</strong>ava, mentre era intento allapreghiera, di perdersi con la mente dietro vane fantasie. Quando gli succedeva qualcosa diquesto genere, ricorreva alla confessione, pur di riparare immediatamente .Questa preoccupazione era divenuta per lui così ab<strong>it</strong>uale che assai di raro venivamolestato da siffatte mosche.1185 Durante una quaresima, per occupare le briciole di tempo e non perderne nemmenouna, aveva fatto un piccolo vaso. Ma siccome, durante la rec<strong>it</strong>a di terza, il pensiero di quelvaso gli aveva procurato un po' di distrazione, mosso dal fervore dello spir<strong>it</strong>o, lo bruciò,dicendo: “ Lo sacrificherò al Signore, al quale mi ha imped<strong>it</strong>o di fare il sacrificio”.Diceva i salmi con estrema attenzione di mente e di spir<strong>it</strong>o, come se avesse Diopresente, e, quando nella rec<strong>it</strong>a cap<strong>it</strong>ava di pronunciare il nome del Signore, lo si vedevaleccarsi le labbra per la dolcezza e la soav<strong>it</strong>à.Voleva pure che si onorasse questo stesso nome del Signore con speciale devozione,non solo quando lo si pensava, ma anche quando lo si pronunciava o scriveva. Tanto che unavolta inc<strong>it</strong>ò i frati a raccogliere tutti i pezzettini di carta scr<strong>it</strong>ti che trovavano e a riporli inluogo decente per impedire che, magari, venisse calpestato quel nome sacro in essi trascr<strong>it</strong>to.Quando, poi, pronunciava o udiva il nome di Gesù, ricolmo di intimo giubilo, lo sivedeva trasformarsi anche esteriormente come se un sapor di miele avesse impressionato ilsuo gusto, o un suono armonioso il suo ud<strong>it</strong>o.
1186 7. Tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, ilricordo della nativ<strong>it</strong>à del bambino Gesù, con la maggior solenn<strong>it</strong>à possibile, per rinfocolarnela devozione.Ma, perché ciò non venisse ascr<strong>it</strong>to a desiderio di nov<strong>it</strong>à, chiese ed ottenne prima ilpermesso del sommo Pontefice. Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fececondurre sul luogo un bove ed un asino.Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabilenotte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose.L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime,traboccante di gioia.Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, lev<strong>it</strong>a di Cristo,canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nasc<strong>it</strong>a del re povero e nel nominarlo,lo chiama, per tenerezza d'amore, il “ bimbo di Bethlehem ”.Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secolaresca e si era legatodi grande familiar<strong>it</strong>à alI'uomo di Dio, il signor Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto,dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco,stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno.Questa visione del devoto cavaliere è resa credibile dalla sant<strong>it</strong>à del testimone, maviene comprovata anche dalla ver<strong>it</strong>à che essa indica e confermata dai miracoli da cui fuaccompagnata. Infatti l'esempio di Francesco, riproposto al mondo, ha ottenuto l'effetto diridestare la fede di Cristo nei cuori intorpid<strong>it</strong>i; e il fieno della mangiatoia, conservato dallagente, aveva il potere di risanare le bestie ammalate e di scacciare varie altre malattie.Così Dio glorifica in tutto il suo servo e mostra l'efficacia della santa orazione conl'eloquenza probante dei miracoli .CAPITOLO XICOMPRENSIONE DELLE SCRITTUREE SPIRITO DI PROFEZIA1187 1. La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l'esercizio ininterrotto dellevirtù, aveva fatto pervenire l'uomo di Dio a così grande chiarezza di spir<strong>it</strong>o che, pur nonavendo acquis<strong>it</strong>o la competenza nelle sacre Scr<strong>it</strong>ture mediante lo studio e l'erudizioneumana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profond<strong>it</strong>à delleScr<strong>it</strong>ture con intelletto limpido e acuto.Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove lascienza dei maestri resta esclusa, egli entrava con l'affetto dell'amante.<strong>Le</strong>ggeva, di tanto in tanto, i libri sacri e r<strong>it</strong>eneva tenacemente impresso nella memoriaquanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosadevozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta.1188 Una volta i frati gli chiesero se aveva piacere che le persone istru<strong>it</strong>e, entrate nell'Ordine,si applicassero allo studio della Scr<strong>it</strong>tura; ed egli rispose: “ Ne ho piacere, sì; purché, però,sull'esempio di Cristo, di cui si legge non tanto che ha studiato quanto che ha pregato, nontrascurino di dedicarsi all'orazione e purché studino non tanto per sapere come devono
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