1043 4. Quel padre carnale cercava, poi, di indurre quel figlio della grazia, ormai spogliatodel denaro, a presentarsi davanti al vescovo della c<strong>it</strong>tà, per fargli rinunciare, nelle mani di lui,all'ered<strong>it</strong>à paterna e rest<strong>it</strong>uire tutto ciò che aveva .Il vero amatore della povertà accettò prontamente questa proposta.Giunto alla presenza del vescovo, non sopporta indugi o es<strong>it</strong>azioni; non aspetta né faparole; ma, immediatamente, depone tutti i vest<strong>it</strong>i e li rest<strong>it</strong>uisce al padre.Si scoprì allora che l'uomo di Dio, sotto le vesti delicate, portava sulle carni un cilicio.Poi, inebriato da un ammirabile fervore di spir<strong>it</strong>o, depose anche le mutande e sidenudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: “ Finora ho chiamato te, mio padre sullaterra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro, che sei nei cieli, perché in Lui horiposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza ”.Il vescovo, vedendo questo e ammirando l'uomo di Dio nel suo fervore senza lim<strong>it</strong>i,sub<strong>it</strong>o si alzò, lo prese piangendo fra le sue braccia e, pietoso e buono com'era, lo ricoprì conil suo stesso pallio. Comandò, poi, ai suoi di dare qualcosa al giovane per ricoprirsi.Gli offrirono, appunto, il mantello povero e vile di un contadino, servo del vescovo.Egli, ricevendolo con grat<strong>it</strong>udine, di propria mano gli tracciò sopra il segno dellacroce, con un mattone che gli cap<strong>it</strong>ò sottomano e formò con esso una veste adatta a ricoprireun uomo crocifisso e seminudo.Così, dunque, il serv<strong>it</strong>ore del Re altissimo, fu lasciato nudo, perché seguisse il nudoSignore crocifisso, oggetto del suo amore; così fu mun<strong>it</strong>o di una croce, perché affidasse la suaanima al legno della salvezza, salvandosi con la croce dal naufragio del mondo.1044 5. D'allora in poi, affrancato dalle catene dei desideri mondani, quello spregiatore delmondo abbandonò la c<strong>it</strong>tà, e, libero e sicuro, si rifugiò nel segreto della sol<strong>it</strong>udine, perascoltare, solo e nel silenzio, gli arcani colloqui del cielo.E, mentre se ne andava per una selva, I'uomo di Dio Francesco, e cantava giubilante lelodi di Dio nella lingua di Francia, fu assal<strong>it</strong>o dai briganti, sbucati all'improvviso. Costoro,con intenzioni omicide, gli domandarono chi era Ma l'uomo di Dio, pieno di fiducia, risposecon espressione profetica: “ Io sono l'araldo del gran Re ”. Quelli, allora, lo percossero e logettarono in un fosso pieno di neve, dicendo: ~ Sta lì, rozzo araldo di Dio ”.Mentre se ne andavano, Francesco saltò fuori dal fosso e invaso dalla gioia, continuò acantare con voce più alta le lodi in onore del Creatore di tutte le cose, facendone riecheggiarele selve.1045 6. Si recò, poi, ad un vicino monastero, dove chiese come un medicante l'elemosina, chegli fu data come si dà ad una persona sconosciuta e disprezzata.Proseguì verso Gubbio, dove fu riconosciuto e accolto da un antico amico, che glidiede anche una povera tonachella, che egli indossò come poverello di Cristo.Poi, amante di ogni forma d'umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro eservendo a loro tutti con somma cura.Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripulivadalla purulenza. Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancren<strong>it</strong>e,lui che sarebbe ben presto diventato il buon samar<strong>it</strong>ano del Vangelo.Per questo motivo il Signore gli concesse grande potenza e meravigliosa efficacia nelguarire in modo meraviglioso le malattie dello spir<strong>it</strong>o e del corpo.
Riferirò uno dei fatti, che accadde in segu<strong>it</strong>o, quando la fama dell'uomo di Dio giàsplendeva più largamente.1046 Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava ecorrodeva la bocca e la mascella; nessun rimedio della medicina poteva giovargli. Costui siera recato a Roma, per vis<strong>it</strong>are la tomba degli Apostoli e impetrare da loro la grazia.Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, perdevozione, baciare i piedi. Ma l'umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui cheavrebbe voluto baciargli i piedi.Appena Francesco, il serv<strong>it</strong>ore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbetoccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e ilmalato ricuperò la sospirata salute.Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto: se l'umiltàprofonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò unmiracolo così stupendo.1047 7. Ormai ben radicato nell'umiltà di Cristo, Francesco richiama alla memorial'obbedienza di restaurare la chiesa di San Damiano, che la Croce gli ha imposto.Vero obbediente, r<strong>it</strong>orna ad Assisi, per eseguire l'ordine della voce divina, se non altrocon la mendicazione.Deposta ogni vergogna per amore del povero Crocifisso, andava a cercar l'elemosinada coloro con i quali un tempo aveva vissuto nell'abbondanza, e sottoponeva il suo debolecorpo, prostrato dai digiuni, al peso delle pietre.Riuscì così, a restaurare quella chiesetta, con l'aiuto di Dio e il devoto soccorso deiconc<strong>it</strong>tadini. Poi, per non lasciare intorpidire il corpo nell'ozio, dopo la fatica, passò ariparare, in un luogo un po' più distante dalla c<strong>it</strong>tà, la chiesa dedicata a San Pietro spintodalla devozione speciale che nutriva, insieme con la fede pura e sincera, verso il Principedegli Apostoli.1048 8. Riparata anche questa chiesa, andò finalmente in 1048 un luogo chiamatoPorziuncola, nel quale vi era una chiesa dedicata alla beatissima Vergine: una fabbrica antica,ma allora assolutamente trascurata e abbandonata. Quando l'uomo di Dio la vide cosìabbandonata, spinto dalla sua fervente devozione per la Regina del mondo, vi fissò la suadimora, con l'intento di ripararla.Là egli godeva spesso della vis<strong>it</strong>a degli Angeli, come sembrava indicare il nome dellachiesa stessa, chiamata fin dall'antich<strong>it</strong>à Santa Maria degli Angeli. Perciò la scelse come suaresidenza, a causa della sua venerazione per gli Angeli e del suo speciale amore per la Madredi Cristo.Il Santo amò questo luogo più di tutti gli altri luoghi del mondo. Qui, infatti, conobbel'umiltà degli inizi; qui progredì nelle virtù; qui raggiunse felicemente la mèta. Questo luogo,al momento della morte, raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine.1049 Riguardo a questo luogo, un frate, a Dio devoto, prima della sua conversione ebbe unavisione degna di essere rifer<strong>it</strong>a. Gli sembrò di vedere innumerevoli uomini, colp<strong>it</strong>i da cec<strong>it</strong>à,che stavano attorno a questa chiesa, in ginocchio e con la faccia rivolta al cielo. Tuttiprotendevano le mani verso l'alto e, piangendo, invocavano da Dio misericordia e luce.Ed ecco, venne dal cielo uno splendore immenso, che penetrando in loro tutti, portò aciascuno la luce e la salvezza desiderate.
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il corpo e si rotolava con la bava
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