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Bioenergia rurale. Analisi e valutazione delle biomasse a fini ... - Inea

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Tuttavia c’è da considerare che tali impianti appartengono al classico sistema centralizzato di produzione dienergia elettrica in cui la generazione di energia è spesso delocalizzata rispetto all’utenza finale. Se da unaparte si possono quindi trarre ingenti guadagni ambientali legati ai grandi numeri in questione, dall’altra quasimai è possibile sfruttare il calore di scarto di tali impianti.Inoltre bisogna aggiungere che proprio le grandi quantità di biomassa necessarie per alimentare gli impiantia co-firing fanno sì che la progettazione della fase di approvvigionamento abbia, ancor più che nel caso dellamicrogenerazione, una importanza cruciale specie dal punto di vista ambientale. Logiche di approvvigionamentonon adeguatamente supportate da incentivi specifici legati alle filiere locali, infatti, possono esseremaggiormente orientate verso l’importazione di biomassa anche da oltreoceano riducendo drasticamenteil beneficio ambientale della biomassa stessaÈ interessante osservare come la co-combustione sia una soluzione tecnica già ampiamente utilizzata da queiPaesi comunitari in cui il carbone rappresenta una importante fonte di diversificazione degli approvvigionamentienergetici (Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Olanda, Belgio, Ungheria, Repubblica Ceca).Tale soluzione, anche per il nostro Paese, è in grado di assicurare una importante richiesta di biomassa capacedi assecondare, in tempi relativamente brevi, la necessità di diversificazione produttiva del mondo agricoloper determinati bacini produttivi.3.6.3 Impianti a biomassa che dovrebbero essere realizzati a seguito della riconversionedegli zuccherificiLa riforma proposta dalla commissaria Fischer Boel a riguardo della riconversione del settore dello zuccheropermette la possibilità, per i Paesi membri che scendono al di sotto del 50 per cento della propria quotadi produzione, di avvalersi di due aiuti per cinque anni: uno comunitario ed uno di Stato. Nel 2005 erano funzionantiin Italia 19 zuccherifici. La filiera bieticolo-saccarifera, a prescindere dalla riforma europea, nell’ultimastagione si trovava già in uno stato di crisi con un taglio del 25 per cento della produzione nazionaleed una riduzione da 19 a 12 stabilimenti; l’attuale riforma prevede una riduzione a soli 6 stabilimenti.Gli zuccherifici che decidono di riconvertirsi hanno accesso ad un aiuto per la riconversione fino a 730 europer tonnellata di zucchero prodotta in relazione al piano di riconversione adottato.Gli aiuti difatti sono condizionati alla ricaduta che il piano di riconversione può avere sul settore agricolo edindustriale, sul lavoro dipendente, e sull’impatto nell’area agricola su cui insiste.Ogni realtà industriale (SFIR, Italia Zuccheri-Co.Pro.B, Sadam ed il gruppo del Molise, a prevalente proprietà pubblicadella Regione Molise) ha presentato un piano di riconversione in cui sono indicati gli impianti da mantenereoperativi e quelli, invece, da chiudere e riconvertire ad altra produzione. I piani proposti dalle proprietà industrialihanno riguardato la riconversione della filiera bieticolo-saccarifera in diverse filiere bioenergetiche,considerate come una importante fonte di diversificazione della produzione <strong>delle</strong> commodities di cui l’Italia è deficitariae con la possibilità di riconvertire i terreni prima coltivati a bietola, a colture energetiche.104 RETELEADER

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