dati a Bruxelles nei settori dell’elettricità, del riscaldamento/raffreddamento e dei biocarburanti e che includanoun quadro stabile e coerente per gli incentivi. Il documento, che illustra il potenziale massimo difonti rinnovabili raggiungibile dall’Italia al 2020 (Tab. 1.4), caldeggia, inoltre, l’adozione di un sistema di incentivazioneper le fonti rinnovabili differenziato per tecnologia, basato su meccanismi di mercato e, soprattutto,armonizzato a livello europeo attraverso la riduzione degli oneri amministrativi e l’abbattimento<strong>delle</strong> barriere.Le indicazioni europee in materia di cambiamento climatico, settore energetico e promozione <strong>delle</strong> fonti rinnovabili,sono state recepite nei principali documenti di indirizzo politico (Documenti di programmazione economico-finanziaria,Quadri strategici nazionali, ecc.) e si sono tradotte in diverse disposizioni normative –orientate soprattutto al risparmio energetico e alla promozione <strong>delle</strong> fonti rinnovabili coerentemente con l’attuazionedegli obblighi previsti dal Protocollo di Kyoto –, contenute, in particolare, nelle leggi finanziarie peril 2007 e il 2008 17 , con le quali viene istituito e finanziato un fondo per il sostegno degli investimenti finalizzatiall’attuazione del Protocollo Kyoto, e nel Piano nazionale sull’efficienza energetica (cfr. Paragrafo 3.2).Allo stato attuale, i consumi effettivi a <strong>fini</strong> energetici <strong>delle</strong> <strong>biomasse</strong> equivalgono a poco più di 4 MTEP (2,1%del totale) – di cui circa 3 MTEP provenienti da legna e assimilati, biocombustibili e biogas e 1 MTEP da <strong>biomasse</strong>da rifiuti – ma potrebbero essere sottostimati dai bilanci energetici nazionali per la presenza di utilizzatoridomestici e per la disponibilità e il conseguente impiego di residui di lavorazione del legno nei processiindustriali, entrambi di non facile rilevazione statistica (APAT, 2006).Proprio riguardo alle <strong>biomasse</strong>, la situazione energetica italiana presenta una condizione di forte sottodimensionamentoa fronte <strong>delle</strong> potenzialità di cui dispone. I prodotti e sottoprodotti dell’agricoltura e della silvicoltura,infatti, costituiscono un “serbatoio” da cui si può ottenere energia (colture specifiche, materie primenon alimentari derivanti da foreste e coltivazioni, residui agro-zootecnici e agro-industriali) e rappresentano,a livello nazionale, un’importante fonte alternativa per l’approvvigionamento energetico e, a livellolocale, un’opportunità per utilizzare in maniera vantaggiosa le aree agricole abbandonate, integrare ilreddito agricolo, creare opportunità di lavoro e favorire lo sviluppo economico.In assenza di dati ufficiali, il dibattito in atto, in Italia, sulle possibilità offerte dall’utilizzo <strong>delle</strong> <strong>biomasse</strong>agro-forestali, soprattutto in un contesto di filiera locale, ha preso spunto dalle stime di autorevoli esperti disettore, secondo i quali è possibile ottenere circa 23 MTEP/anno (ITABIA, 2003). Tuttavia, la disponibilità epossibilità di raccolta e approvvigionamento varia dal 30 al 70%, a seconda del tipo di biomassa e della sualocalizzazione; alcune <strong>biomasse</strong>, infatti, trovano già altri utilizzi mentre, per altre, la raccolta e il trasportorisultano difficili e onerosi. Ad ogni modo, il 50% (pari a 12,5 MTEP) del totale stimato potrebbe essere utilizzatoper usi energetici; inoltre, secondo le stime 2005 del Centro internazionale spagnolo di ricerca per l’e-17 Tra le misure del ddl 1817 finanziaria 2008 si citano, al riguardo: l’estensione al 2010 degli sgravi fiscali fino al 55% per spese di ristrutturazione abitazionisecondo criteri di eco-efficienza e lo stanziamento di 150 milioni di euro per nuovi parchi urbani e di 530 milioni di euro per piani strategicinazionali per mitigare il rischio idrogeologico e per il solare-termodinamico. In base al d.l. 159/07 collegato alla finanziaria, inoltre, il Governo deveaggiornare ogni anno il DPEF sulla lotta alle emissioni, mentre i nuovi interventi pubblici devono certificare la riduzione <strong>delle</strong> emissioni di gas serra.RETELEADER 31
nergia, l’ambiente e lo sviluppo tecnologico, a parità di energia prodotta le <strong>biomasse</strong> potrebbero creare diecivolte più posti di lavoro rispetto alle fonti tradizionali: 1 TWH all’anno di energia elettrica da <strong>biomasse</strong> attiverebbe1.700 posti di lavoro contro i 116 di 1 TWH/carbone e i 100 di 1 TWH/nucleare.Nella <strong>valutazione</strong> del potenziale massimo di energia ottenibile da FER 18 , suddivisa per fonti (Tab. 1.4) etecnologie, contenuta nel position paper del Governo sull’energia del 2007, si parla di un totale di 20,97MTEP al 2020, oltre tre volte di quanto è stato prodotto nel 2005 (6,71 MTEP). Per le <strong>biomasse</strong>, in particolare,si ipotizza un contributo di 11,19 MTEP (Box 1.14), coerentemente con le stime ITABIA.Box 1.14 - Il potenziale di <strong>biomasse</strong> nel documento“Energia: temi e sfide per l’Europa e per l’Italia”• Per il settore dell’elettricità si stima al 2020 un potenziale di energia da <strong>biomasse</strong> pari a 14,5 TWH (13,9%del totale di energia elettrica prodotta da FER), ottenibile da un potenziale di 1,7 TWH/anno da gas da fermentazioneanaerobica controllata, al quale si somma un potenziale di almeno 1,5 TWH/anno da gas di discarica,supponendo di migliorare la captazione del gas quale modalità di trattamento dei rifiuti;• per il settore dell’energia termica (riscaldamento e raffreddamento) si stima al 2020 un potenziale contributo<strong>delle</strong> <strong>biomasse</strong> pari a 9,32 MTEP (81,8% del totale di energia termica prodotta da FER), presupponendol’uso del 5% di tutti gli scarti non trattati, potenzialmente disponibili sul territorio per il riscaldamento civilee supponendo che il 50% della nuova potenza installata sia in cogenerazione e abbia un rendimento mediodel 70%;• per il settore dei biocarburanti si stimano 0,61 MTEP di prodotto nazionale al 2020, mentre per poter soddisfaregli obiettivi UE si ritiene di dover importare 3,59 MTEP di biocarburanti.• il ricorso alle importazioni di biocarburanti è considerato inevitabile in quanto, per coprire il 10% dell’energiaequivalente da biocombustibili su un consumo di carburanti per autotrazione stimato in 40 milioni ditonnellate al 2020, occorrerebbero 5,5 milioni di tonnellate di combustibili ”verdi” ottenibili, nella migliore<strong>delle</strong> ipotesi di resa, da una superficie agricola di 5 milioni di ettari, pari al 60% della superficie italiana attualmentecoltivata a seminativi e al 16,7% dell’intera superficie territoriale nazionale; la superficie agricolanazionale da destinare ai biocombustibili potrebbe ragionevolmente stimarsi, al massimo, in 600.000 ettari,contro gli attuali 260.000, per una produzione di 800.000-1.000.000 tonnellate all’anno;• le stime sul consumo di carburanti per autotrazione al 2020 sono state fatte a prescindere dall’analisi dei possibiliimpatti negativi sulle filiere alimentari e preso atto che l’evoluzione del mercato automobilistico e la possibileadozione di politiche che rendano più competitivo il trasporto pubblico portano, nel tempo, ad una diversa<strong>valutazione</strong> del fabbisogno di biocarburanti.18 È bene ricordare che le potenzialità dell’Italia sono inficiate da ritardi autorizzativi e problemi <strong>delle</strong> reti, a fronte di un sistema di incentivi particolarmentegeneroso (cfr. Box 3.5); nonostante ciò l’Italia è il quarto produttore di elettricità da fonti energetiche rinnovabili nell’UE-25, con 52 TWH nel2006, il 15% del totale comunitario.32 RETELEADER
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