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FuoriAsse n21_HD

Officina della cultura

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si ripeteva i versi di Rimbaud che<br />

ancora ricorda quasi senza incertezze.<br />

Fabrizio Ottaviani, allievo di Tullio De<br />

Mauro, e docente a sua volta, declama i<br />

versi di Rimbaud in modo semplice,<br />

quasi infantile, da scolaro, mentre è<br />

decisamente uno scholar, adesso: uno<br />

studioso, un ermeneuta, un filologo.<br />

Si avverte subito che questo semplice<br />

atto di ripetere Le Bateau Ivre a memoria<br />

ancora oggi lo fa tornare indietro ad<br />

allora. Ma oggi, in più, c’è una vera e<br />

propria dedizione a Rimbaud che lo ha<br />

portato stavolta sulle tracce di questa<br />

biografia ricostruita con grande cura da<br />

Jamie James, il quale tallona da cronista<br />

la seconda parte, enigmatica, della<br />

vita di Arthur Rimbaud. La sua vita<br />

adulta.<br />

Non più dunque il giovinetto inquietante<br />

che lancia, col suo verbo magico, le<br />

radici classiche, come il proprio cuore,<br />

oltre l’ostacolo della tradizione, e proietta<br />

immagini, mistifica mondi, elabora<br />

alchimie del linguaggio che permettano<br />

a lui, e con lui a noi, di accedere a una<br />

magia trasformativa in ambito linguistico<br />

come poetico; ma un Rimbaud<br />

adulto, sebbene giovanissimo. Del resto<br />

l’arco di tempo coperto dalla sua inquieta<br />

esistenza è stato leopardianamente<br />

breve: trentasette anni.<br />

Jamie James ci parla non del poeta<br />

che nel 1872 aveva incantato Parigi e il<br />

mondo, non di Une saison en enfer del<br />

poema in prosa Mauvais Sang, ma del<br />

Rimbaud che nel 1876 chiude con la<br />

poesia e va in Olanda, a Hardevijk: un<br />

luogo terrificante, descritto con pittoresca<br />

ipocrisia dal francese Henri Havard,<br />

ma universalmente noto come la “fogna<br />

d’Europa”. Rimbaud vi si reca perché<br />

intende arruolarsi nell’esercito coloniale<br />

olandese. È curioso e in fondo paradossale<br />

seguirlo in questa che non è la<br />

sua prima fuga. L’adolescente Arthur è<br />

spesso fuggito da casa, dalla provinciale<br />

Charleville, per esplorare il mondo,<br />

facendo piccoli cabotaggi in fondo, però<br />

lanciandosi lontano dalle gonne della<br />

madre. La sua grande stagione poetica<br />

tra i sedici e i diciannove anni è stata<br />

anche all’insegna di allontanamenti che<br />

poi lo hanno sempre visto riportato a<br />

casa dalle autorità. È di quegli anni la<br />

nota, controversa relazione con Paul<br />

Verlaine, poeta più anziano di lui. È<br />

altrettanto controversa la definizione di<br />

transfuga impenitente che di Arthur<br />

Rimbaud è stata data nel tempo, nel<br />

disperato tentativo di cancellare la sua<br />

omosessualità per cercare caparbiamente<br />

di riportarlo a una più mite e<br />

inoffensiva eterosessualità. Fa parte,<br />

questa sua normalizzazione, proprio del<br />

periodo ricostruito in questo splendido<br />

libro da Jamie James. Vi si ricostruisce<br />

anche l’orientalismo come atteggiamento<br />

occidentale, colonialistico e non solo,<br />

fatto di usi e abitudini di viaggio, di<br />

FUOR ASSE<br />

79<br />

Il rovescio e il diritto

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