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La Toscana Nuova - gennaio 2018 (1) (1)

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pennacchi sul cappello e ampi mantelli -<br />

così li dipinge Massimo Lomi -, incombono<br />

sul poverino come ombre minacciose.<br />

Scampato il rischio di finire in manette per la<br />

seconda volta, dopo aver corso, nuotato e<br />

compiuto altre acrobazie, cerca riparo in una<br />

grotta. Nell’opera di Maurizio Bini lo vediamo<br />

avvicinarsi a quello che crede essere un<br />

rifugio, senza sapere di andare incontro, invece,<br />

ad un altro pericolo: essere impanato,<br />

fritto e mangiato da un pescatore mezzo uomo<br />

e mezzo animale nascosto nella grotta.<br />

Massimo Cantini rappresenta entrambe le<br />

“anime” di Pinocchio, immaginando che nel<br />

burattino di oggi sia già scritta la storia del<br />

bambino di domani. <strong>La</strong> strada da percorrere,<br />

tuttavia, è ancora lunga e densa di ostacoli.<br />

Del resto, si sa, Pinocchio non può<br />

proprio resistere alle tentazioni, specie se<br />

queste promettono una vita fatta di solo divertimento.<br />

Quando Lucignolo lo invita ad<br />

andare in un paese dove si vive sempre in<br />

vacanza, la sua buona coscienza vacilla davanti<br />

ad una proposta così allettante. Per<br />

Francesco Nesi l’accordo tra i due amici vede<br />

la complicità di una notte serena e di uno<br />

spicchio di luna splendente in cielo. Dopo<br />

qualche esitazione, il burattino si unisce alla<br />

carovana. Non essendoci posto sul carro,<br />

viaggia in groppa ad un asino che, prima<br />

con calci poi con parole, tenta di farlo desistere<br />

dalla decisione di partire. Stefania Valentini<br />

descrive lo stupore di Pinocchio<br />

quando, avvicinatosi al muso del ciuchino,<br />

vede scorrere delle lacrime. Una stranezza<br />

che desta la sua curiosità, presto placata dal<br />

conducente del carro, l’Omino di burro, con<br />

bugie plausibili per un credulone di tal fatta.<br />

Arrivati nel Paese dei balocchi, li accoglie<br />

una baraonda di bambini festanti, intenti a<br />

spassarsela con giochi di ogni tipo. Che bella<br />

vita, pensa Pinocchio di fronte ad un tale<br />

spettacolo. Non immagina quale inferno si<br />

nasconda dietro questa visione all’apparenza<br />

celestiale. E proprio come in un girone infernale,<br />

dove i dannati subiscono<br />

metamorfosi commisurate ai peccati commessi,<br />

anche lui sconta la propria pena trasformandosi<br />

in un ciuchino. Prima le<br />

orecchie, poi il corpo e infine anche la voce:<br />

insomma, un asino a tutti gli effetti, proprio<br />

come quello rappresentato da Antonio Biancalani.<br />

Ma il peggio deve ancora venire. Venduto<br />

al direttore di una compagnia di<br />

pagliacci, Pinocchio diventa, a suon di frustate,<br />

la principale attrazione del circo.<br />

Nell’opera di Francesco Sammicheli lo vediamo<br />

esibirsi in uno scenario ludico e festoso.<br />

<strong>La</strong> sua carriera “circense”<br />

s’interrompe quando, ferito ad una zampa,<br />

viene venduto al mercato come pellame da<br />

concia. Il compratore tenta di annegarlo<br />

mettendogli un sasso al collo: ancora una<br />

volta, rischia di morire. E sarebbe morto di<br />

certo se un branco di pesci non avesse<br />

mangiato la buccia asinina che ne ricopriva<br />

il corpo. Scampato così il pericolo di annegare,<br />

sceglie la via del mare per sfuggire al<br />

suo carnefice. È agile come un delfino ma<br />

non altrettanto veloce; così quando il Pescecane<br />

lo raggiunge, finisce per essere inghiottito.<br />

Giancarlo Montuschi lo<br />

rappresenta in bilico sulle fauci del mostro<br />

marino, mentre la Fata, qui sotto le spoglie<br />

di una capra turchina, assiste alla sciagura<br />

dalla cima di uno scoglio. Quella che segue,<br />

è una delle scene più toccanti dell’intero racconto.<br />

Mai il burattino poteva immaginare<br />

che proprio il pesce divoratore, questa specie<br />

di tomba vivente, gli avrebbe restituito<br />

l’adorato Geppetto. Nell’opera di Marco Dolfi<br />

padre e figlio finalmente si ritrovano: il primo<br />

spalanca le braccia per accogliere il bene<br />

perduto, il secondo, ancora delirante dalla<br />

gioia, si getta al collo dell’anziano genitore. A<br />

questo punto della storia non c’è più traccia<br />

del burattino testardo, svogliato e disubbidiente<br />

fin qui incontrato. Resta soltanto la<br />

sua dura scorza di legno che Pinocchio, ormai<br />

divenuto bambino in carne ed ossa, osserva<br />

con tenerezza. Eppure non tutto ciò<br />

che è stato in passato merita di essere perduto:<br />

l’anima “burattina”, sembra dirci Cristina<br />

Palandri, sopravvive nel cuore<br />

dell’uomo, con il suo fare scanzonato e ribelle.<br />

Anche per questo Pinocchio appassiona<br />

grandi e piccini. Sul suo lungo naso di legno,<br />

come quello dipinto da Samuel Rosi<br />

per la copertina del catalogo, l’umanità intera<br />

si muove come un equilibrista che sfida il<br />

vuoto e affronta le cadute senza rinunciare<br />

alla propria libertà.<br />

Pinocchio al Pinocchio<br />

A cura di Filippo Lotti<br />

Casa Culturale, Piazza Giulio Scali<br />

San Miniato Basso (PI)<br />

Orari e giorni di apertura:<br />

lunedì 15:00 -19:00<br />

martedì 15:00 -17:30<br />

mercoledì 16:00 -18:30<br />

giovedì 15:00 - 20:00<br />

venerdì 15:00 -19:00<br />

sabato 14:00 -16:00<br />

info@casaculturale.it<br />

+ 39 335 7420875<br />

Francesco Sammicheli, capitolo XXXIII<br />

Giancarlo Montuschi, capitolo XXXIV<br />

Marco Dolfi, capitolo XXXV<br />

Cristina Palandri, capitolo XXXVI<br />

PINOCCHIO AL PINOCCHIO 19

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