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pennacchi sul cappello e ampi mantelli -<br />
così li dipinge Massimo Lomi -, incombono<br />
sul poverino come ombre minacciose.<br />
Scampato il rischio di finire in manette per la<br />
seconda volta, dopo aver corso, nuotato e<br />
compiuto altre acrobazie, cerca riparo in una<br />
grotta. Nell’opera di Maurizio Bini lo vediamo<br />
avvicinarsi a quello che crede essere un<br />
rifugio, senza sapere di andare incontro, invece,<br />
ad un altro pericolo: essere impanato,<br />
fritto e mangiato da un pescatore mezzo uomo<br />
e mezzo animale nascosto nella grotta.<br />
Massimo Cantini rappresenta entrambe le<br />
“anime” di Pinocchio, immaginando che nel<br />
burattino di oggi sia già scritta la storia del<br />
bambino di domani. <strong>La</strong> strada da percorrere,<br />
tuttavia, è ancora lunga e densa di ostacoli.<br />
Del resto, si sa, Pinocchio non può<br />
proprio resistere alle tentazioni, specie se<br />
queste promettono una vita fatta di solo divertimento.<br />
Quando Lucignolo lo invita ad<br />
andare in un paese dove si vive sempre in<br />
vacanza, la sua buona coscienza vacilla davanti<br />
ad una proposta così allettante. Per<br />
Francesco Nesi l’accordo tra i due amici vede<br />
la complicità di una notte serena e di uno<br />
spicchio di luna splendente in cielo. Dopo<br />
qualche esitazione, il burattino si unisce alla<br />
carovana. Non essendoci posto sul carro,<br />
viaggia in groppa ad un asino che, prima<br />
con calci poi con parole, tenta di farlo desistere<br />
dalla decisione di partire. Stefania Valentini<br />
descrive lo stupore di Pinocchio<br />
quando, avvicinatosi al muso del ciuchino,<br />
vede scorrere delle lacrime. Una stranezza<br />
che desta la sua curiosità, presto placata dal<br />
conducente del carro, l’Omino di burro, con<br />
bugie plausibili per un credulone di tal fatta.<br />
Arrivati nel Paese dei balocchi, li accoglie<br />
una baraonda di bambini festanti, intenti a<br />
spassarsela con giochi di ogni tipo. Che bella<br />
vita, pensa Pinocchio di fronte ad un tale<br />
spettacolo. Non immagina quale inferno si<br />
nasconda dietro questa visione all’apparenza<br />
celestiale. E proprio come in un girone infernale,<br />
dove i dannati subiscono<br />
metamorfosi commisurate ai peccati commessi,<br />
anche lui sconta la propria pena trasformandosi<br />
in un ciuchino. Prima le<br />
orecchie, poi il corpo e infine anche la voce:<br />
insomma, un asino a tutti gli effetti, proprio<br />
come quello rappresentato da Antonio Biancalani.<br />
Ma il peggio deve ancora venire. Venduto<br />
al direttore di una compagnia di<br />
pagliacci, Pinocchio diventa, a suon di frustate,<br />
la principale attrazione del circo.<br />
Nell’opera di Francesco Sammicheli lo vediamo<br />
esibirsi in uno scenario ludico e festoso.<br />
<strong>La</strong> sua carriera “circense”<br />
s’interrompe quando, ferito ad una zampa,<br />
viene venduto al mercato come pellame da<br />
concia. Il compratore tenta di annegarlo<br />
mettendogli un sasso al collo: ancora una<br />
volta, rischia di morire. E sarebbe morto di<br />
certo se un branco di pesci non avesse<br />
mangiato la buccia asinina che ne ricopriva<br />
il corpo. Scampato così il pericolo di annegare,<br />
sceglie la via del mare per sfuggire al<br />
suo carnefice. È agile come un delfino ma<br />
non altrettanto veloce; così quando il Pescecane<br />
lo raggiunge, finisce per essere inghiottito.<br />
Giancarlo Montuschi lo<br />
rappresenta in bilico sulle fauci del mostro<br />
marino, mentre la Fata, qui sotto le spoglie<br />
di una capra turchina, assiste alla sciagura<br />
dalla cima di uno scoglio. Quella che segue,<br />
è una delle scene più toccanti dell’intero racconto.<br />
Mai il burattino poteva immaginare<br />
che proprio il pesce divoratore, questa specie<br />
di tomba vivente, gli avrebbe restituito<br />
l’adorato Geppetto. Nell’opera di Marco Dolfi<br />
padre e figlio finalmente si ritrovano: il primo<br />
spalanca le braccia per accogliere il bene<br />
perduto, il secondo, ancora delirante dalla<br />
gioia, si getta al collo dell’anziano genitore. A<br />
questo punto della storia non c’è più traccia<br />
del burattino testardo, svogliato e disubbidiente<br />
fin qui incontrato. Resta soltanto la<br />
sua dura scorza di legno che Pinocchio, ormai<br />
divenuto bambino in carne ed ossa, osserva<br />
con tenerezza. Eppure non tutto ciò<br />
che è stato in passato merita di essere perduto:<br />
l’anima “burattina”, sembra dirci Cristina<br />
Palandri, sopravvive nel cuore<br />
dell’uomo, con il suo fare scanzonato e ribelle.<br />
Anche per questo Pinocchio appassiona<br />
grandi e piccini. Sul suo lungo naso di legno,<br />
come quello dipinto da Samuel Rosi<br />
per la copertina del catalogo, l’umanità intera<br />
si muove come un equilibrista che sfida il<br />
vuoto e affronta le cadute senza rinunciare<br />
alla propria libertà.<br />
Pinocchio al Pinocchio<br />
A cura di Filippo Lotti<br />
Casa Culturale, Piazza Giulio Scali<br />
San Miniato Basso (PI)<br />
Orari e giorni di apertura:<br />
lunedì 15:00 -19:00<br />
martedì 15:00 -17:30<br />
mercoledì 16:00 -18:30<br />
giovedì 15:00 - 20:00<br />
venerdì 15:00 -19:00<br />
sabato 14:00 -16:00<br />
info@casaculturale.it<br />
+ 39 335 7420875<br />
Francesco Sammicheli, capitolo XXXIII<br />
Giancarlo Montuschi, capitolo XXXIV<br />
Marco Dolfi, capitolo XXXV<br />
Cristina Palandri, capitolo XXXVI<br />
PINOCCHIO AL PINOCCHIO 19