Firenze Mostre di Fabrizio Borghini Monica Giarrè è un’artista che ha raggiunto la piena maturità; lo si evince dal dominio totale che esercita sul suo lavoro riuscendo a coniugarlo con le tematiche che affronta, imponendo e amalgamando le sue cromie, i suoi equilibri segnici, le familiari dime paterne, le consuete icone pittoriche (cani, gatti, papere, angioletti) mantenendo una cifra stilistica ormai consolidata. Per questa mostra ha lanciato una sfida a se stessa, ha scelto un tema impegnativo come quello di confrontarsi con la ritrattistica medicea, che vuol dire confrontarsi con tre secoli di storia, con personaggi entrati ormai nell’immaginario collettivo in virtù della ricca e consolidata iconografia giunta fino a noi, con un’introspezione psicologica già indagata da molti illustri suoi predecessori in opere che ormai sono esposte nei più importanti musei del mondo. Monica non si è sottratta all’impegno, ha affrontato un lungo lavoro propedeutico di ricerca storica attingendo sopratutto alla memorialistica per entrare dentro ai personaggi, per analizzare il loro carattere o ricercare le stimmate del potere che potessero emergere dallo sguardo, dalla postura o da un tratto rivelatore della fisionomia. Ha lavorato per sottrazione scremando dalla ritrattistica d’epoca la prosopopea agiografica, riconducendo i personaggi evocati a una dimensione quotidiana, familiare per quanti sono fiorentini come lei, togliendo la regalità dagli sguardi imperiosi, l’imponenza dalle dure posture imposte dal rango, riportandoli ad essere quello che sono stati per Firenze e la <strong>Toscana</strong>: gente di casa. Ha traghettato la determinazione inquietante verso la dolcezza rassicurante, il cinismo altero nella soavità di uno sguardo estatico, il ghigno ambiguamente sarcastico in un conciliante volto ieratico. Alla fine del suo lungo, e ritengo anche tormentato, percorso, è riuscita in maniera omogenea a cucire il filo rosso della storia della casata medicea facendo emergere il senso della continuità della stirpe Applausi (Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina), olio su tela che si è trasmessa il segno del comando per centinaia di anni, attraverso gli occhi che hanno una fissità metafisica. Sono, per Monica, il segno distintivo di un dna dicotomico che ha visto convivere grandezza e efferatezza, splendori e cadute, fasti di corte e trucidi misfatti. 8 MONICA GIARRÈ
Destini segnati (Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini), olio su tela Fiore senza sole (Lucrezia Donati), olio su tela Io Re (Cosimo I), olio su tela Nobil moglie (Eleonora di Toledo), olio su tela MONICA GIARRÈ 9
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