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Eventi in<br />
<strong>Toscana</strong><br />
Il restauro della pala d’altare di Giovanni<br />
della Robbia nella basilica di Santa Croce<br />
di Barbara Santoro / foto courtesy Fondazione Friends of Florence<br />
Dopo un attento restauro conservativo<br />
la pala d’altare in terracotta<br />
invetriata Madonna con Bambino<br />
e Santi di Giovanni della Robbia torna<br />
visibile nella cappella Pulci Berardi della<br />
Basilica di Santa Croce. L’intervento, realizzato<br />
con grande perizia da Mattia Mercante<br />
e Filippo Tattini sotto la direzione<br />
della Soprintendenza Archeologia Belle<br />
Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana<br />
di Firenze e le Province di Prato e Pistoia,<br />
è stato finanziato dalla Fondazione Friends<br />
of Florence grazie al contributo di Mary<br />
Sauer e Robert Doris, una coppia californiana<br />
la cui figlia, Annie, ha voluto questa<br />
donazione come regalo per il suo compleanno.<br />
Un eccezionale gesto di generosità<br />
grazie al quale il capolavoro robbiano,<br />
databile intorno agli anni 20 del ‘500 e<br />
commissionato dal convento domenicano<br />
di Santa Lucia di Camporeggi (ubicato<br />
nei pressi di piazza San Marco e soppresso<br />
nel 1808), è riapparso splendente nei<br />
suoi magnifici colori. Dopo la collocazione<br />
ottocentesca negli sguanci della cappella<br />
Pulci Berardi in Santa Croce, la pala fu<br />
spostata su un altare che ricevette in pieno<br />
l’onda di acqua mista a fango nell’alluvione<br />
del 1966. Ai danni subiti in questa<br />
occasione si aggiungono i segni di molteplici<br />
rimaneggiamenti e di traumi dovuti<br />
ai numerosi smontaggi e rimontaggi<br />
succedutisi nei secoli. Le cromie originali<br />
erano in alcuni casi offuscate e celate da<br />
vernici dorate e ridipinture. <strong>La</strong> Madonna in<br />
trono è affiancata da angeli e santi: a sinistra<br />
Giovanni Evangelista riconoscibile<br />
per l’aquila, a destra Maria Maddalena<br />
regge il vasetto di unguenti con il quale si<br />
recò presso la tomba di Cristo la mattina<br />
di Pasqua e il libro simbolo di conoscenza.<br />
Gli angeli della parte superiore sostengono<br />
una corona sopra la testa di Maria, in<br />
alto si trova invece una colomba simbolo<br />
dello Spirito Santo. I due piccoli angeli alle<br />
spalle di Giovanni e della Maddalena recano<br />
vasi in cui in origine probabilmente<br />
venivano inseriti fiori in stoffa o candele.<br />
Il testo alla base del trono riporta la prima<br />
parte dell’antifona mariana del Regina<br />
Coeli. Al centro della predella un vaso di<br />
gigli unisce la Vergine annunciata e l’Angelo<br />
annunciante, mentre a sinistra sono raffigurati<br />
i santi Domenico e Lucia e a destra<br />
Tommaso D’Aquino e Caterina d’Alessandria.<br />
Giovanni della Robbia (Firenze 1469-<br />
1529) era il pronipote di Luca della Robbia<br />
(Firenze 1399-1482) e si differenziava dalla<br />
tradizione familiare per la gamma più<br />
amplia di colori. Smalti bianchi, azzurri,<br />
verdi, bruni e gialli stesi dopo la prima<br />
cottura dell’impasto ceramico (biscotto) e<br />
cotti in un secondo fuoco. Inoltre l’uso della<br />
pittura a freddo permetteva di caratterizzare<br />
in modo più realistico gli incarnati.<br />
Simonetta Brandolini d’Adda, presidente<br />
di Friends of Florence, si è detta ancora<br />
una volta soddisfatta di aver aggiunto<br />
un tassello importante alla loro missione<br />
di conservazione e valorizzazione del patrimonio<br />
storico-artistico di Firenze e della<br />
<strong>Toscana</strong>.<br />
Nelle due foto un particolare dell’opera prima e dopo il restauro<br />
20 GIOVANNI DELLA ROBBIA