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La Toscana Nuova - gennaio 2018 (1) (1)

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Eventi in<br />

<strong>Toscana</strong><br />

Il restauro della pala d’altare di Giovanni<br />

della Robbia nella basilica di Santa Croce<br />

di Barbara Santoro / foto courtesy Fondazione Friends of Florence<br />

Dopo un attento restauro conservativo<br />

la pala d’altare in terracotta<br />

invetriata Madonna con Bambino<br />

e Santi di Giovanni della Robbia torna<br />

visibile nella cappella Pulci Berardi della<br />

Basilica di Santa Croce. L’intervento, realizzato<br />

con grande perizia da Mattia Mercante<br />

e Filippo Tattini sotto la direzione<br />

della Soprintendenza Archeologia Belle<br />

Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana<br />

di Firenze e le Province di Prato e Pistoia,<br />

è stato finanziato dalla Fondazione Friends<br />

of Florence grazie al contributo di Mary<br />

Sauer e Robert Doris, una coppia californiana<br />

la cui figlia, Annie, ha voluto questa<br />

donazione come regalo per il suo compleanno.<br />

Un eccezionale gesto di generosità<br />

grazie al quale il capolavoro robbiano,<br />

databile intorno agli anni 20 del ‘500 e<br />

commissionato dal convento domenicano<br />

di Santa Lucia di Camporeggi (ubicato<br />

nei pressi di piazza San Marco e soppresso<br />

nel 1808), è riapparso splendente nei<br />

suoi magnifici colori. Dopo la collocazione<br />

ottocentesca negli sguanci della cappella<br />

Pulci Berardi in Santa Croce, la pala fu<br />

spostata su un altare che ricevette in pieno<br />

l’onda di acqua mista a fango nell’alluvione<br />

del 1966. Ai danni subiti in questa<br />

occasione si aggiungono i segni di molteplici<br />

rimaneggiamenti e di traumi dovuti<br />

ai numerosi smontaggi e rimontaggi<br />

succedutisi nei secoli. Le cromie originali<br />

erano in alcuni casi offuscate e celate da<br />

vernici dorate e ridipinture. <strong>La</strong> Madonna in<br />

trono è affiancata da angeli e santi: a sinistra<br />

Giovanni Evangelista riconoscibile<br />

per l’aquila, a destra Maria Maddalena<br />

regge il vasetto di unguenti con il quale si<br />

recò presso la tomba di Cristo la mattina<br />

di Pasqua e il libro simbolo di conoscenza.<br />

Gli angeli della parte superiore sostengono<br />

una corona sopra la testa di Maria, in<br />

alto si trova invece una colomba simbolo<br />

dello Spirito Santo. I due piccoli angeli alle<br />

spalle di Giovanni e della Maddalena recano<br />

vasi in cui in origine probabilmente<br />

venivano inseriti fiori in stoffa o candele.<br />

Il testo alla base del trono riporta la prima<br />

parte dell’antifona mariana del Regina<br />

Coeli. Al centro della predella un vaso di<br />

gigli unisce la Vergine annunciata e l’Angelo<br />

annunciante, mentre a sinistra sono raffigurati<br />

i santi Domenico e Lucia e a destra<br />

Tommaso D’Aquino e Caterina d’Alessandria.<br />

Giovanni della Robbia (Firenze 1469-<br />

1529) era il pronipote di Luca della Robbia<br />

(Firenze 1399-1482) e si differenziava dalla<br />

tradizione familiare per la gamma più<br />

amplia di colori. Smalti bianchi, azzurri,<br />

verdi, bruni e gialli stesi dopo la prima<br />

cottura dell’impasto ceramico (biscotto) e<br />

cotti in un secondo fuoco. Inoltre l’uso della<br />

pittura a freddo permetteva di caratterizzare<br />

in modo più realistico gli incarnati.<br />

Simonetta Brandolini d’Adda, presidente<br />

di Friends of Florence, si è detta ancora<br />

una volta soddisfatta di aver aggiunto<br />

un tassello importante alla loro missione<br />

di conservazione e valorizzazione del patrimonio<br />

storico-artistico di Firenze e della<br />

<strong>Toscana</strong>.<br />

Nelle due foto un particolare dell’opera prima e dopo il restauro<br />

20 GIOVANNI DELLA ROBBIA

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