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Sfaccettature<br />
Fiorentine<br />
A cura di<br />
Giorgia Armellini<br />
Lunedì: il giorno di riposo dei barbieri<br />
Vi siete mai chiesti <strong>per</strong>ché i parrucchieri/barbieri<br />
sono chiusi<br />
di lunedì? Ebbene questa tradizione<br />
nasce proprio a Firenze e le<br />
ragioni sono tutt’altro che simpatiche.<br />
Le cronache narrano che intorno alla<br />
metà del XVIII secolo Firenze venne<br />
sconvolta dal brutale omicidio di una<br />
giovane prostituta napoletana. Le dinamiche<br />
furono presto chiare. La giovane<br />
era stata sgozzata da un cliente<br />
geloso con cui aveva avuto una discussione<br />
sfociata poi nell’orrendo<br />
delitto, e benché il fatto fosse avvenuto<br />
in pieno giorno, nessuno sembrava<br />
informato sull’accaduto. I poliziotti<br />
iniziarono le indagini e in poco tempo<br />
riuscirono a risalire ad un certo Antonio<br />
di Vittorio Giani, barbiere nella<br />
buca del portone di Anna Lena, in via<br />
Romana. Il giovane, catturato ed interrogato,<br />
non ci mise molto a confessare<br />
l’orrendo omicidio e il lunedì<br />
successivo, l’11 <strong>giugno</strong>, dopo giusta<br />
sentenza fu impiccato fuori Porta alla<br />
Croce davanti ad una folla formata <strong>per</strong><br />
lo più da colleghi che <strong>per</strong> l’occasio-<br />
ne avevano chiuso la bottega. Quello<br />
fu il primo lunedì che le botteghe dei<br />
barbieri rimasero chiuse…<br />
L’angelo maleducato<br />
Fin dall’antichità “vai a quel paese”<br />
è un intercalare comune del<br />
colorito linguaggio fiorentino.<br />
Spesso pronunciato senza astio, può<br />
essere seguito dal così detto “gesto<br />
dell’ombrello”. Fin qui semplice folclore<br />
locale, ma se a servirsi di tale gesto<br />
fosse un angelo? Sì, avete capito bene,<br />
proprio un angelo. Su una formella di<br />
marmo del portale laterale destro della<br />
cattedrale di Santa Maria del Fiore che<br />
fa parte, con altre sette, della decorazione<br />
degli Angeli dell’Apocalisse realizzati<br />
da Emilio Gallori e Cesare Zocchi intorno<br />
al 1880, c’è un ricciuto giovanotto<br />
con tanto d’ali piumate che con piglio<br />
deciso ci rivolge proprio quel gestaccio.<br />
Molte le interpretazioni. Secondo lo studioso<br />
David Leavitt, la scultura rappresenterebbe<br />
un messaggio cifrato da<br />
parte dell’angelo dei sodomiti; secondo<br />
altri, la postura delle braccia della celeste<br />
creatura sarebbe piuttosto il tentativo<br />
di tenere lontana la parete davanti a<br />
lui, cercando di non rimanere schiacciato<br />
dalla formella entro cui si trova. Qualunque<br />
sia il significato rimane il fatto<br />
che la gustosa leggenda all’origine della<br />
diceria è così divertente che vale la pena<br />
ricordarla. Una sera angeli e cherubini<br />
si dettero appuntamento <strong>per</strong> una cenetta<br />
nel cuore di Firenze. Quando a fine<br />
pasto si trattò di decidere chi dovesse<br />
pagare il conto, iniziarono a guardarsi<br />
l’uno con l’altro, fino a raggiungere con<br />
lo sguardo l’ultimo della serie che, cordialmente,<br />
senza proferir parola, mandò<br />
tutti elegantemente a quel paese.<br />
62 SFACCETTATRE FIORENTINE