SUONO n° 527
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INSIDE<br />
Il moltiplicarsi delle società che raccolgono i diritti non rappresenta,<br />
però, un’opportunità per gli artisti e uno stimolo<br />
per la SIAE, finora protetta da una condizione di monopolio,<br />
a far meglio?<br />
La direttiva Barnier vuol fare diventare un patrimonio culturale un business.<br />
Questo mi trova totalmente contrario perché ritengo che debba<br />
restare un patrimonio sotto il controllo pubblico. Sia il monopolio che<br />
la liberalizzazione selvaggia andrebbero sistemati; vedrei positivamente<br />
l’ipotesi di più attori riuniti sotto uno stesso hub che raccolgono i diritti e<br />
li ripartiscono tra loro in modo armonico. È invece totalmente negativa<br />
per gli artisti la concorrenza tra società di collecting dei diritti perché<br />
porta a veti e controveti, talvolta con implicazioni legali, che bloccano gli<br />
incassi. Credo che nel suo insieme la visione della Barnier sia negativa<br />
sia per gli artisti emergenti perché li mette fuori mercato sia perché non<br />
armonizza una concorrenza che rischia di danneggiare economicamente<br />
l’artista. Da un lato ci vorrebbe una SIAE europea che tratti con i monopoli<br />
multinazionali come Google, YouTube, Amazon o Facebook (che<br />
continua in modo scandaloso a non pagare niente per la riproduzione<br />
dei contenuti!) affinché paghino di più gli artisti. Dall’altro penso che<br />
possa esistere in ogni singolo Paese una pluralità di voci, raccolte però<br />
sotto un cappello comune, un tavolo di armonizzazione dal quale escano<br />
tutelati tutti gli artisti, anche i più piccoli.<br />
Ai tempi dell’Independent Music Meeting siete stati testimoni<br />
della nascita del CD. Quale sarà, secondo lei, il supporto del<br />
futuro e il futuro della riproduzione musicale?<br />
Ciò che posso dire è che la musica, nei generi musicali, negli stili e nei<br />
supporti di diffusione, vive cicli e contro-cicli. Abbiamo già vissuto un<br />
tempo in cui la musica era di minore qualità ma aveva grandissima<br />
diffusione: era l’epoca del 45 giri e dei mangianastri senza i quali non<br />
avremmo mai avuto il Beat. I 45 giri erano qualitativamente molto più<br />
scarsi dei 78 giri riprodotti sul grammofono: gracchiavano, dopo un po’<br />
saltavano, il mangianastri spesso li respingeva… Ma la bassa qualità ha<br />
consentito un abbattimento dei costi che da un lato da reso possibile la<br />
nascita di tanti complessi e dall’altro ha reso possibile per i giovani del<br />
tempo ascoltare la musica ovunque, mandando in cantina il grammofono.<br />
Oggi viviamo la stessa rivoluzione con la musica liquida, con la<br />
Trap, che è un nuovo linguaggio generazionale che vuole escludere la<br />
mia generazione, com’è giusto che sia, cercando di non farsi capire. Per<br />
cui credo che l’alta fedeltà ci sia già ed è quella che vogliono i giovani di<br />
oggi. Non credo assolutamente in termini di mercato a questo ritorno<br />
di vinile, è secondo me un fenomeno giornalisticamente pompato da<br />
miei coetanei sull’onda di una legittima nostalgia; il vinile genera oggi<br />
un fatturato che non va oltre il 10% e la metà dei suoi acquirenti compra<br />
dischi per tenerli sullo scaffale senza neanche aprirli. Parlerei quindi di<br />
un mercato dell’antiquariato, che sicuramente esiste e sempre esisterà<br />
ma che non è rappresentativo del vero mercato di oggi, costituito dallo<br />
streaming, dalle visualizzazioni su YouTube e da tutto quello che accade<br />
fuori dai circuiti mediatici tradizionali. Non a caso i video su YouTube<br />
hanno emarginato i talent che prima sembravano al centro della nuova<br />
musica. Non so prefigurare un futuro; una cosa però è certa: come già<br />
successo con il Beat e il Punk, anche nel caso della Trap dopo un po’<br />
resteranno solo i migliori e in genere i migliori, parliamo sia di musicisti<br />
che di ascoltatori, cercano le migliori condizioni di produzione e ascolto<br />
della musica e, di conseguenza, i migliori prodotti in circolazione.<br />
Un ascolto spesso frettoloso e distratto, personaggi usa e getta<br />
nati in seno ai talent show, molta visibilità e poca concretezza.<br />
In questo scenario, esiste una ricetta per dare nuovo spazio<br />
alla scena indipendente italiana?<br />
Rispetto a tanti anni fa siamo pervasi dalla musica tutti i giorni ed è<br />
per questo che oggi, paradossalmente, la musica è meno centrale nella<br />
nostra vita ed è meno cercata, con un calo complessivo nei live piccoli,<br />
non in quelli “di lusso”. Oggi a un giovane basta riascoltare una volta un<br />
singolo su YouTube per sentirsi a posto. C’è da dire che grazie alla Trap<br />
i “teen” si stanno riavvicinando al live. L’ascolto è frammentato perché<br />
è frammentata la nostra vita, non abbiamo più il tempo di una volta,<br />
c’è una forte crisi economica che ci rende insicuri, le relazioni durano<br />
meno di un tempo e sono sempre più incerte, abbiamo prospettive<br />
meno solide. Così come cambiamo continuamente nella nostra vita<br />
allo stesso modo cambiamo nell’ascolto musicale: le ricerche ci dicono<br />
che di un album in streaming vengono ascoltati al massimo due o tre<br />
brani dai 2/3 delle persone mentre 1/3 ascolta solo il singolo. Siamo<br />
nella società del “one shot”, del colpo singolo che deve avere successo<br />
immediato. Cosa che, ripeto, è già successa negli anni Sessanta quando,<br />
con il Beat e l’avvento del 45 giri, funzionava il lato A del 45 giri: molti<br />
non sapevano neanche cosa ci fosse sul lato B perché non lo giravano<br />
mai! Se non funzionava il lato A la tua carriera era fortemente a rischio.<br />
È quello che accade oggi con YouTube.<br />
Cosa può fare l’artista? Può fare quello che sta facendo la Trap oggi:<br />
analogamente a quanto accaduto con il Punk, il Beat ma anche con l’Hip<br />
Hop in America, sta rompendo definitivamente con la generazione precedente.<br />
Penso che questo atteggiamento rappresenti un elemento benefico<br />
per un Paese: quando una giovane generazione traccia un futuro, guarda<br />
a qualcosa di nuovo, si può dire che ci sia un ricambio importante, al<br />
di là che questo piaccia o meno alla precedente generazione. La Trap<br />
adopera un nuovo linguaggio testuale, un nuovo linguaggio musicale,<br />
non utilizzando i media tradizionali (radio, TV, etc.) e arrivando direttamente<br />
al pubblico attraverso i canali social. Chi ha qualcosa da dire<br />
a questa nuova generazione che ha al massimo 18/20 anni ha già fatto<br />
questo cambiamento ed emerge tranquillamente. Sulla qualità dei testi<br />
e delle musiche ci si può certo interrogare ma è un tema a parte. Siamo<br />
20 <strong>SUONO</strong> luglio 2018