05.07.2018 Views

SUONO n° 527

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Da capo<br />

KEITH JARRETT È SENZA DUBBIO IL PIANISTA PIÙ TRASVERSALE<br />

DELLA MUSICA CONTEMPORANEA, CAPACE DI ENTRARE<br />

PROFONDAMENTE IN OGNI TERRITORIO ARTISTICO CHE<br />

HA AFFRONTATO: JAZZ, JAZZ-ROCK, MUSICA CLASSICO-<br />

CONTEMPORANEA, COL PROPRIO GRUPPO, ACCANTO<br />

AD ALTRI GRANDI ARTISTI O DA SOLO. I SUOI SUONI E LE SUE<br />

VISIONI ESCONO PREPOTENTEMENTE FUORI DAL LIBRO<br />

UN RITRATTO, IMMAGINI E STORIE DI ROBERTO MASOTTI.<br />

testo e foto: Roberto Masotti<br />

Per dire qualcosa su Keith Jarrett<br />

(prossimo Leone d’Oro<br />

alla carriera per la Musica<br />

2018 alla Biennale di Venezia,<br />

in autunno è previsto un nuovo album live<br />

per la ECM dove ci saranno alcuni scatti<br />

di Masotti) è necessario ripassare l’intera<br />

e imponente discografia? Sarebbe opportuno<br />

riascoltare tutto e rileggere scritti,<br />

ripercorrere interviste, articoli, numerosi<br />

saggi, recensioni di concerti e dischi. Si<br />

dovrebbe fare tutto questo? Mettersi di<br />

nuovo in ascolto, intensamente, studiare,<br />

connettere, elaborare. Da capo.<br />

Scelgo di osservare. Retrospettivamente.<br />

Per varie ragioni è qualche anno che non<br />

ho l’occasione di ripetere il rito di andare<br />

a fotografare l’amico pianista. È sì un rito<br />

quello che si attua con personaggi cui ci si<br />

sente legati, che fanno parte di una storia<br />

lunga e variegata. Si cerca di non perdere<br />

occasione, anche senza scopo particolare.<br />

Attenzione e curiosità non calano mai.<br />

Per non dimenticare<br />

i momenti importanti<br />

La fotografia è un mezzo che testimonia<br />

e aiuta a fissare momenti. Lascio stare gli<br />

attimi, se ne fa un uso sin troppo enfatico,<br />

un po’ come con gli sguardi. Insisto su momenti<br />

perché comprendono più tempo,<br />

periodo, vita, arte. Gli attimi, certo, quelli<br />

sono le foto, gli scatti, che costruiscono<br />

il percorso visivo che si snoda tra queste<br />

pagine. Devono anche essere attimi certi<br />

e decisi. Dal 1969 a ieri l’arco di tempo<br />

è fatto di vita vissuta, non polverizzata<br />

attraverso la semplice somma di scatti,<br />

scorre una storia intrisa di sentimento e di<br />

arte che corpo e mente sorreggono. C’è un<br />

flusso che percorre lo stesso intervallo ed<br />

è il pensiero a guidarlo, assieme ai sensi:<br />

ascolto, visione, il tatto di mani che impugnano<br />

macchine fotografiche, obbiettivi,<br />

cavalletti. Non c’è, infatti, solo il soggetto<br />

fotografato, ci sei anche tu, ci sono anche<br />

i viaggi, gli spostamenti che punteggiano<br />

quell’arco di tempo rendendolo per così<br />

dire “avventuroso” e carico di storie e di<br />

visioni altre. Davanti a tutto, sempre, il<br />

protagonista. Qui il percorso alterna foto<br />

di azione in prova, durante i concerti, ritratti,<br />

narrazione. Quella che scorre è la<br />

storia, basata su fotografie, che fa da base<br />

al ritratto, un ritratto, certo, quello possibile<br />

in questo momento, con questo gioco<br />

combinatorio e sequenziale.<br />

Quali ritratti<br />

Ho dedicato ritratti di questo tipo, unicamente<br />

in mostre, per ora, e con simile<br />

modalità a personaggi tanto diversi tra<br />

loro, come: John Cage, Han Bennink, Miles<br />

Davis, Arvo Pärt, Demetrio Stratos.<br />

Altri si sono raggrumati intorno a figure<br />

come Morton Feldman, Steve Lacy, Misha<br />

Mengelberg. Altri ancora sarebbero<br />

possibili e penso a Jan Garbarek, Massimo<br />

Urbani, Guido Mazzon, Giancarlo<br />

Schiaffini, Gaetano Liguori. Quello di Jarrett<br />

resta il primo, e in forma assai più<br />

ridotta rispetto al materiale di questo<br />

libro. Una mostra a Monaco nel 1995 e<br />

sono felice di tornarvi sopra ora per questo<br />

libro che si intitola proprio, e semplicemente:<br />

Keith Jarrett, un ritratto.<br />

Scrivevo nel 2007 a proposito del ritratto<br />

su Pärt: la musica e i musicisti non offrono<br />

mai immagini evidenti e certe; solo<br />

nel caso di ritratti ufficiali in cui è chiaro il<br />

codice e anche lo scopo, e mentre il gesto<br />

che ce li avvicina mostra la sua efficacia<br />

“espressiva”, di fatto maschera la personalità<br />

vestendola di un solo indirizzo,<br />

suggerendo quella di lettura, in quel preciso<br />

momento. Di qui l’idea di riunire in un<br />

possibile ritratto, uno dei possibili, i frammenti<br />

via via raccolti; il ritratto si precisa<br />

rimanendo vario, la lettura si approfondisce<br />

offrendosi sfaccettata. L’occhio scorre<br />

e si addentra all’interno di una figura sconosciuta<br />

e che perlopiù lo rimarrà ancora<br />

dato che è ben difficile trarre certezze attraverso<br />

un cammino così incerto e pieno<br />

di inesplicabili vuoti.<br />

Il mondo Jarrett<br />

Un ritratto non è solo su Keith Jarrett pur<br />

essendone lui il fulcro, la guida, il protagonista…<br />

suo è il suono di una musica<br />

inconfondibile. Glielo riconosco e sono<br />

grato di ciò.<br />

C’è tanto del suo sguardo, della sua presenza<br />

umorale, vibrante, ironica, soprattutto<br />

carismatica. Spesso Keith intimidisce.<br />

C’è un modo di essere di grandi per-<br />

I COLORI DEL 91

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