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SUONO n° 527

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KEITH JARRETT<br />

1971, Miles Davis Group,<br />

Philarmonie di Berlino .<br />

Ci spostiamo poi in piazza Vecchia e invito<br />

Jarrett a salire sulla scalinata, dove,<br />

pensandoci ora, migliaia di turisti, di sposi,<br />

di altri personaggi, si saranno fotografati<br />

o fatti fotografare. Ho visto in anni più<br />

recenti anche un’intera orchestra salire (o<br />

scendere) in diagonale bella e rigorosa.<br />

Nei servizi fotografici è assolutamente<br />

importante, in molti casi determinante,<br />

la varietà di situazioni da registrare e poi<br />

proporre. Si era prodotta fino a quel punto<br />

solo una parte del servizio, era chiaro a<br />

entrambi. Lo scorcio della scalinata, quella<br />

cornice particolare, ci rese coscienti<br />

94 I COLORI DEL<br />

che eravamo nella situazione ideale. Non<br />

ricordo in quale momento Jarrett parlò del<br />

bisogno che aveva di risolvere una copertina<br />

per una casa discografica americana<br />

che avrebbe pubblicato un Long playing<br />

di lì a poco. Avrei dovuto inviare qualcosa<br />

a colori subito. Detto fatto: quella fu la<br />

foto di copertina di TREASURE ISLAND<br />

(1974, ABC/Impulse – AS-9274, Keith Jarrett,<br />

Dewey Redman, Sam Brown, Charlie<br />

Haden, Paul Motian, Guilherme Franco,<br />

Danny Johnson). La stessa foto fu inoltre<br />

usata in bianco-nero ad occupare le due<br />

ante interne per intero.<br />

Fine servizio fuori schema<br />

A quel punto il servizio sembrava finito,<br />

ma, spostandoci di poco lì a fianco, passammo<br />

di fronte a un androne di fianco<br />

a una signora, piccola, cicciottella, dal<br />

viso simpatico, che se ne stava in attesa<br />

di “clienti”. Era la guardiana delle toilette<br />

pubbliche. Il cartello relativo spiccava<br />

proprio sotto l’arco, chiesi a Jarrett e alla<br />

signora di essere assieme nelle foto. Keith<br />

si mise persino faccia al muro con le<br />

braccia alzate. Quella breve, adorabile sequenza<br />

chiuse il servizio fotografico nel<br />

buonumore generale.<br />

Di lì a poco, sempre con Pellicciotti, andammo<br />

a Monaco di Baviera, alla ECM,<br />

a incontrare Manfred Eicher, come aveva<br />

raccomandato Jarrett, per fargli vedere il<br />

servizio. La rivista «Musica Jazz» con copertina<br />

e intervista era già uscito a maggio.<br />

L’avevamo con noi, più altre cose pubblicate<br />

qua e là, sempre su Jarrett. Avevo<br />

con me stampe in b/n e qualche diapositiva.<br />

La ECM nel 1973 era già la ECM che<br />

conosciamo ora, più o meno, solo con una<br />

infinità di titoli ancora da pubblicare. Era<br />

allo storico indirizzo di Gleichmannstrasse<br />

10 a Pasing, un sobborgo di Monaco.<br />

Le foto piacquero subito molto. C’era un<br />

cofanetto da pubblicare con registrazioni<br />

a Brema e a Losanna (SOLO-CONCER-<br />

TS, BREMEN, LAUSANNE, 1973, ECM<br />

1035-37 ST 3 LP-SET). Mi avrebbero fatto<br />

sapere ma la cosa appariva fatta. Quello,<br />

oggi ne sono pienamente cosciente,<br />

fu il primo contatto, trent’anni fa, con la<br />

casa, la persona, che avrebbe riempito la<br />

mia vita professionale di tantissime commissioni<br />

e risultati contribuendo a un approfondimento,<br />

a uno sviluppo artistico<br />

veramente speciale.<br />

Bergamo, marzo 1973<br />

È stato anche l’inizio di un percorso fotografico<br />

sull’artista Keith Jarrett che non ho<br />

mai trascurato, scandito da un naturale,<br />

amichevole, professionale ritrovarsi, nei<br />

limiti del possibile. Il nostro compositore<br />

sa cosa è un’immagine fotografica, sa<br />

come reagire nel farla, come considerarla<br />

poi, valutarla; sa quando è necessaria, superflua<br />

o inaccettabile.<br />

Si sa molto di quanto detesti essere fotografato<br />

in concerto. A un certo punto<br />

della sua parabola artistica ha deciso che

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