R E L I G I O N E E B A L L O Proprio la religione ebraica, che non ha altri simboli da cui possa essere rappresentata, non ha immagini, statue o altro da adorare né a propria testimonianza, considera la danza come la forma di preghiera, di lode a Dio, più forte, più vera, essa è il simbolo che la rappresenta, come testimoniato dai Chassidim: essa entra nel corpo della tradizione ebraica, che sulla religione si fonda, anche quando questa ha dovuto fare i conti con la diaspora, con le tradizioni dei vari Paesi con i quali le varie comunità ebraiche hanno convissuto; la danza circolare, dove ognuno è uguale all’altro rispetto al centro che è Dio, dove ognuno si muove esprimendo se stesso ma accogliendo l’altro, dove la fatica fisica del ballo è sacrificio donato a Dio, dove tutto è spontaneità, gioia di vivere… e la cultura ebraica porta avanti questo messaggio ancora oggi mettendo in risalto come esso sia sempre attuale: si pensi ad esempio alla scuola di danza etnica e popolare “Terre di danza”, che ha dato vita, qualche anno fa, allo spettacolo “Mazal Tov” attraverso il quale si ripercorre la storia del popolo ebraico, con le sue tradizioni, intrise di religiosità, con lo scandire ciclico delle sue feste ed avvenimenti; e non è un caso che lo spettacolo si chiami “Mazal Tov”, ossia buona fortuna, l’augurio di buon auspicio che si esprime attraverso la musica, il canto ed il ballo, tutto espresso con la gioia di rendere lode a Dio. E’, dunque, tutto un inno alla gioia; la danza, per il popolo ebraico è la forma di preghiera sublime, quella più spontanea, più vera, attraverso cui si dona a Dio la propria anima ed il proprio corpo, il sacro ed il profano…ma si ha di essa la stessa percezione anche nella religione cristiana? Vero è, soprattutto nell’era moderna, che la danza, in quanto piena e spontanea comunione tra l’Io ed il Divino, è oggi considerata, e praticata, come preghiera (si pensi ai tanti gruppi carismatici o alle correnti New Age), ma la concezione del binomio danza/preghiera non è ben visto da molti teologi e studiosi che sottolineano come la danza sia una semplice espressione dell’istinto, della cupidigia umana che si manifesta in alcune occasioni, e che nulla abbia a che fare con la preghiera; tali studiosi sottolineano, infatti, che sono solamente tre i riferimenti alla danza nel Nuovo Testamento: quando il Signore fa un paragone citando le danze dei bambini (Matteo 11:17); quando si narra del ritorno a casa del figliuol prodigo tra festeggiamenti e danze (Luca 15:25), e durante la festa di compleanno di Erode Antipa, in occasione della quale balla la figliastra Salomè (Matteo 6:22), e come conseguenza ci fu la decapitazione di Giovanni Battista. Si fa notare che in tutti e tre gli episodi non si fa riferimento alla danza in quanto lode a Dio, ma essa viene praticata in quanto si riferisce ad episodi di natura strettamente umana che nulla hanno a che fare con la sfera mistica e divina: è l’esaltazione del profano che eclissa il sacro. L’Apostolo Paolo più volte fa riferimento al fatto che tutto ciò che è decaduto e non è stato redendo (anche la danza), altro non è che cupidigia; che tutto ciò che non viene compreso attraverso l’ascolto della Parola, come nell’era pagana, non ha senso, è corruzione, se non peccato….. giudizi molto severi sposati an che da molti bibliologi dell’epoca moderna (critici verso i moderni gruppi carismatici), che pensano che con la danza si rischia di non adorare Dio ma se stessi, in quanto essa è espressione, attraverso il movimento del corpo, di sé, dell’io, e proprio attraverso il corpo può dar vita agli istinti più primordiali, carnali, che nulla hanno a che fare con Dio…. Eppure Miriam, superando il Mar Rosso non danzava, insieme alle donne, per cupidigia, né Davide dinnanzi all’Arca dell’Alleanza esprimeva danzando, l’istinto ed il piacere carnale… si danzava per rendere grazie a Dio, in modo istintivo, spontaneo… E’ netto, quindi, il distacco nel modo di intendere la sacralità della danza tra il mondo ebraico e quello cristiano, che da quello si origina; non è paradossale tale inversione di tendenza, considerato proprio il fatto che il cristianesimo nasce dall’ebraismo? Come spiegare tutto ciò? Qualcuno asserisce che sia opportuno fare una distinzione fra danza spirituale, dell’Antico Testamento, e danza carnale, del Nuovo Testamento, e che la prima è una manifestazione spontanea di lode a Dio, libera da regole e stereotipi: Salmo 149:3 “Lodino il suo nome con la danza, cantino le sue lodi col tamburello e la cetra,”; Salmo 150:4-5: “4 Lodatelo col tamburello e con la danza, lodatelo con strumenti a corda e a fiato. 5 Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti”… ed è la danza di Miriam, di Davide, di chiunque voglia rendere lode a Dio. Viene spontanea una riflessione, anche azzardata che proponiamo a voi tutti: è ovvio che, per qualsiasi uomo, di qualunque credo, l’atto di offrire se stessi al proprio Dio, attraverso il linguaggio gestuale, non abbia lo stesso significato della danza di
R E L I G I O N E E B A L L O Salomé, né dei commensali che festeggiano i ritorno del figliuol né degli invitati ad una festa in una moderna discoteca... danza, ogni tipo di danza, ogni momento, ogni luogo in cui essa si manifesta ha un significato diverso che è quello che chi danza le attribuisce, ed è questo il vero potere di tale nobile Arte; sappiamo anche che Dio è Amore e l’uomo danza anche per amore… allora perché non danzare liberamente per il proprio Dio, il Dio che ognuno di noi ama? Salomè (Piazza)