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Ambiente<br />
© Michal Ninger/shutterstock.com<br />
protette e le zone di tutela integrale, coordinando<br />
meglio la biodiversità, rafforzandone la conoscenza<br />
e il monitoraggio. Occorrerebbe, inoltre,<br />
potenziare la gestione della Rete Natura 2000 e<br />
sistemare i Piani d’azione per le specie faunistiche<br />
in difficoltà ultimando, ad esempio, il Piano di<br />
conservazione e gestione nazionale del lupo, consolidando<br />
le tecniche per la tutela dell’orso bruno<br />
(PACOBACE e PATOM) e aggiornando il Piano<br />
d’azione del camoscio appenninico.<br />
«Il declino della biodiversità - spiega Antonio<br />
Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e<br />
biodiversità di “Legambiente” - è uno dei maggiori<br />
problemi ambientali che l’umanità si trova<br />
ad affrontare. Malgrado ciò, la portata e la gravità<br />
delle conseguenze di questo declino non sono<br />
ancora percepiti dal grande pubblico e dalla gran<br />
parte dei decisori politici. Nel nostro Paese manca<br />
ancora la capacità di pianificare le priorità e<br />
le scelte per mettere in sicurezza il nostro capitale<br />
naturale. Mancano gli strumenti, sia i Piani<br />
d’azione delle specie a rischio che le risorse per<br />
continuare a operare in questo campo, e manca la<br />
capacità di concertare e decidere in maniera appropriata<br />
anche questioni spinose come nel caso<br />
L’avvoltoio grifone è tra i<br />
più grandi uccelli presenti<br />
nel nostro Paese. Può<br />
raggiungere un’apertura<br />
alare di 280 cm e un<br />
peso che va dai 6,5 ai 12<br />
kg. È ad alto rischio di<br />
scomparsa.<br />
© LeAndr/shutterstock.com<br />
dell’incomprensibile ritardo nell’approvazione<br />
del Piano di gestione e conservazione del lupo.<br />
Per questo è importante adottare un approccio<br />
integrato alla risoluzione dei problemi e mitigare<br />
la perdita di biodiversità, ridurre l’impatto della<br />
crisi climatica aumenta e prevenire le zoonosi rispettando<br />
anche gli obiettivi contenuti nella Strategia<br />
dell’UE sulla biodiversità per il 2030».<br />
Tra le altre proposte, messe nero su bianco<br />
nel report, ci sono i Piani di adattamento e mitigazione<br />
al cambiamento climatico per la fauna<br />
a rischio; la strategia marina per rafforzare<br />
la tutela della fauna e gli ecosistemi costieri e<br />
marittimi. La nascita di una rete italiana sui boschi<br />
vetusti e le aree rifugio per la fauna selvatica<br />
oppure la destinazione di risorse per la tutela,<br />
il monitoraggio e la gestione dell’ambiente, favorendo<br />
soluzioni che prendano spunto dalla<br />
natura (Nature Based Solution - NSB), gioverebbero<br />
alla ricostituzione delle aree degradate.<br />
Altro problema da non sottovalutare deriva dalle<br />
specie invasive, che possono essere arginate<br />
applicando in modo rigoroso i regolamenti, le<br />
norme nazionali ed europee per custodire gli<br />
ambienti naturali salvandoli dagli effetti negativi<br />
di questa minaccia, particolarmente nelle zone<br />
più esposte come le isole, i corsi d’acqua oppure<br />
le aree cittadine. Il rewilding (rinselvatichimento)<br />
del territorio e gli investimenti nei centri per<br />
il recupero della fauna selvatica completerebbero<br />
il percorso, arricchendolo e spalancandoci<br />
davanti agli occhi un inaspettato “nuovo” mondo<br />
pieno di meravigliose sorprese. (G. P.).<br />
L’avvoltoio grifone<br />
Il Gyps fulvus, tra i più grandi uccelli presenti<br />
nel nostro Paese, può raggiungere<br />
un’apertura alare di 280 cm e un peso che va<br />
dai 6,5 ai 12 kg. È ad alto rischio di scomparsa<br />
per: l’uso irresponsabile di bocconi<br />
avvelenati, il calo del tasso di mortalità del<br />
bestiame, con conseguente minore disponibilità<br />
di risorse, per i disturbi antropici diretti<br />
e indiretti. Si aggiungono pure l’elettrocuzione,<br />
la collisione con impianti di energia elettrica,<br />
l’intossicazione da sostanze chimiche<br />
e da piombo usato nella caccia, le malattie,<br />
mancanza, frammentazione e trasformazione<br />
degli habitat. Negli ultimi vent’anni si sono<br />
succeduti parecchi progetti a sua tutela in<br />
Sardegna e d’introduzione o re-introduzione<br />
con casi di successo in Friuli - Venezia<br />
Giulia (Alpi Orientali), in Abruzzo (Appennino<br />
abruzzese) e in Sicilia.<br />
Il Giornale dei Biologi | Marzo 2021<br />
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