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GdB marzo

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Beni culturali<br />

I<br />

ricercatori del Centre of Cultural<br />

Heritage Technology<br />

dell’Istituto Italiano di Tecnologia<br />

(Iit) e quelli dell’Agenzia<br />

Spaziale Europea (Esa)<br />

hanno dato vita al progetto biennale<br />

“Cultural Landscapes Scanner”, che<br />

ha lo scopo di utilizzare gli strumenti<br />

messi a disposizione dall’intelligenza<br />

artificiale per rintracciare siti<br />

archeologici sconosciuti.<br />

L’equipe analizzerà le immagini<br />

satellitari dei territori e, con l’ausilio<br />

di tecnologie avanzate, identificherà<br />

anomalie e alterazioni di superficie<br />

terrestre e vegetazione che<br />

potrebbero indicare la presenza nel<br />

sottosuolo di resti antichi ancora da<br />

scoprire.<br />

Come ha spiegato Arianna Travaglia,<br />

coordinatrice del gruppo di studio<br />

dell’IIT, finora la ricerca dei siti<br />

del patrimonio culturale sotterraneo<br />

si è avvalsa dei dati provenienti dal<br />

telerilevamento, una metodologia<br />

che consente il recupero di opere<br />

sepolte attraverso l’uso di immagini<br />

provenienti da terreni spogli, campi<br />

coltivati o vegetazione. Una tecnica<br />

valida, ma con dei limiti oggettivi,<br />

poiché in grado di indentificare automaticamente<br />

solo depositi archeologici<br />

molto specifici.<br />

Tra le piattaforme web contenenti<br />

dati di telerilevamento, quella<br />

maggiormente utilizzata nel campo<br />

dei beni culturali è Copernicus, coordinata<br />

dall’Esa, ma che si basa<br />

su un metodo soggettivo di analisi<br />

dei dati, legato cioè alla capacità di<br />

osservazione delle persone. L’obiettivo<br />

del progetto “Cultural Landscapes<br />

Scanner” è quello di aggiungere<br />

al metodo tradizionale quello<br />

dell’apprendimento automatico e<br />

della visione artificiale computerizzata,<br />

affinché l’attività di ricerca<br />

possa essere più semplice, più<br />

*<br />

Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato<br />

nazionale per le regioni Emilia Romagna<br />

e Marche.<br />

L’IA PER LA RICERCA DEI SITI<br />

ARCHEOLOGICI NASCOSTI<br />

Dalla collaborazione tra Iit ed Esa arriva il progetto che punta a recuperare<br />

i resti antichi contenuti nel sottosuolo grazie all’utilizzo l’intelligenza artificiale<br />

di Pietro Sapia *<br />

precisa e coprire aree sempre più<br />

ampie. Per ottenere questo, l’equipe<br />

studierà degli algoritmi in grado<br />

di indentificare automaticamente e<br />

con accuratezza le zone archeologiche<br />

e i reperti nascosti. L’intelligenza<br />

artificiale consentirà agli esperti<br />

di osservare oggetti e anomalie non<br />

visibili all’occhio umano, fornendo<br />

accurate immagini di irregolarità<br />

© rigsbyphoto/shutterstock.com<br />

nella vegetazione estremamente fitta,<br />

terreni aridi o avvallamenti del<br />

suolo. Non solo. Nel settore della<br />

biotutela del patrimonio culturale,<br />

l’IA permetterà l’identificazione<br />

rapida dei siti in corso di depredazione<br />

o a rischio di deturpazione,<br />

fornendo una risposta veloce ed<br />

efficace alle minacce esterne delle<br />

opere d’arte.<br />

Il Giornale dei Biologi | Marzo 2021<br />

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