ZOOTECNIA Lo sostiene uno studio dell’Accademia dei Georgofi li Allevamenti italiani Zero Carbon entro i prossimi 10 anni È stato fatto molto negli ultimi decenni per ridurre l’impronta ecologica della zootecnia italiana, anche se non mancano gli obiettivi di miglioramento legati all’innovazione, alla ricerca e al trasferimento tecnologico per questa rilevante filiera. È questa la sintesi di quanto emerso nel corso dell’intervento del comitato consultivo dell’Accademia dei Georgofili durante l’audizione al 104 Eurocarni, 4/21
Senato su “Allevamenti e cambiamenti climatici”, presso la Commissione Agricoltura, lo scorso 2 febbraio. Le filiere delle produzioni animali italiane rappresentano circa la metà del valore dell’agroalimentare nazionale, contribuiscono all’export del made in Italy, danno occupazione a circa 150.000 persone, presidiano il 40% del territorio rurale nazionale, contrastano lo spopolamento e il degrado delle “aree interne” e sono custodi di tradizioni culturali e gastronomiche che sarebbe dannoso perdere. Gli studiosi dell’Accademia dei Georgofili — la più antica entità italiana di ricerca nel campo agroalimentare fondata a Firenze nel 1753 — hanno preso in considerazione tutti gli impatti degli allevamenti, ossia l’emissione di gas climalteranti, l’emissione di ammoniaca e il rilascio dei nitriti nelle acque e il consumo delle risorse idriche. Dalla ricerca emerge che il contributo della zootecnia italiana alle emissioni gas-serrigeni è modesto e in continua diminuzione, rappresentando il 5,2% del totale nazionale. Le emissioni principali sono dovute: I. alla CO 2 del ciclo produttivo; II. al metano emesso soprattutto dalle fermentazioni digestive dei ruminanti (impatto principale); III. al protossido di azoto derivante sia dalla gestione delle lettiere e dei liquami sia dai concimi azotati utilizzati per le coltivazioni di foraggi e mangimi. Lo studio ricorda che l’impatto dovuto al metano enterico è il più importante e che, rispetto al 1970, gli allevamenti italiani hanno ridotto del 40% le emissioni di metano. In più, questo impatto è un problema reversibile, considerando che la sua durata media nell’atmosfera è di soli 11 anni. Inoltre, la CO 2 in cui viene convertito è da fonte rinnovabile a bilancio fotosintetico zero, come quella espirata dall’uomo e dagli animali. In altre parole, l’origine biogena del carbonio del metano emesso dalle fermentazioni ruminali (il 50% delle emissioni della zootecnia), che cioè deriva da quello fissato dalle piante con la fotosintesi e ingerito dagli animali con foraggi e concentrati per essere poi riassorbito dalle piante in un ciclo biologico, fa sì non si accumuli nell’atmosfera per centinaia di anni provocandone il riscaldamento. Per quanto riguarda le emissioni azotate legate agli allevamenti, la gestione corretta delle deiezioni in stalla e in campo (il che aumenta la fertilità dei suoli) riduce fortemente le fonti di impatto. Secondo l’ISPRA, infatti, la riduzione delle emissioni di ammoniaca degli allevamenti nel periodo 1990-2018 è stata del 23,4%. Lo studio, infine, fa chiarezza sul consumo delle risorse idriche, considerato che le produzioni zootecniche sono accusate di essere le principali consumatrici di acqua: i super citati 1.000 litri di acqua per produrre un litro di latte e i 15.000 litri per 1 kg di carne bovina sono cifre che considerano anche il contributo dell’acqua piovana, che vale oltre il 90%. Ma attenzione: se si considerano le acque di riciclo e l’acqua piovana raccolta, i dati dell’impronta idrica reale sono, per il latte, 100-300 litri, e per la carne 500-1.000 litri, cioè in linea con gli altri prodotti agricoli. Lo studio, poi, va oltre nello smentire il più importante luogo comune sull’argomento: se si volesse comunque considerare l’acqua verde, questa dovrebbe essere valutata come differenza fra l’evapotraspirazione delle superfici foraggere e cerealicole destinate per la produzione degli alimenti zootecnici e quella delle superfici naturali indisturbate (con l’uso del metodo della net Water Footprint - nWFP): con questo metodo superfici investite a pascolo naturalmente inerbito possono addirittura mostrare, nei nostri ambienti mediterranei, un valore della nWFP negativo, conferendo ai prodotti ottenuti un valore positivo e non impattante sulla risorsa idrica. In conclusione, il progressivo miglioramento dell’efficienza produttiva e gestionale degli allevamenti può far intravedere l’ambizioso obiettivo Zero Carbon entro dieci anni. L’inserimento del bilancio di filiera del carbonio nel novero delle premialità previste dal prossimo Piano Nazionale di Sviluppo Rurale costituisce un obiettivo primario del prossimo ciclo di programmazione PAC per l’Italia. Fonte: EFA News European Food Agency Nota Photo © Alberto_Patron – stock. adobe.com Eurocarni, 4/21 105
- Page 1:
EUROCARNI Mensile di economia, poli
- Page 7 and 8:
4/21 Gruppo editoriale Edizioni Pub
- Page 9 and 10:
4/21 EUROCARNI La prima rivista ver
- Page 11 and 12:
Il mio ERP. Rende più facile prend
- Page 14 and 15:
A pagina 136. A pagina 130. A pagin
- Page 16:
LA CARNE NEL MONDO Olanda L’azien
- Page 19 and 20:
HAI MAI ASSAGGIATO L’INSALATA DI
- Page 21 and 22:
Il meglio della CARNE DI VITELLO Ol
- Page 24 and 25:
LA FRASE DEL MESE “ Gli animali s
- Page 28 and 29:
LEGISLAZIONE MOCA, l’UE ipotizza
- Page 30:
Il fine ultimo della probabile nuov
- Page 33 and 34:
meat Benedetti 3. Beef Zavod, sempr
- Page 35:
Sempre più settori si stanno inter
- Page 39 and 40:
Tabella 1 - Composizione del maiale
- Page 41 and 42:
primo trimestre di quest’anno, se
- Page 43 and 44:
gamma di prodotti sempre più ampia
- Page 45 and 46:
«Se si gestisce bene il pascolo, i
- Page 47 and 48:
Per noi la razza è un’ opera d
- Page 49 and 50:
GENERALFRIGO dal 1969 L’eccellenz
- Page 52 and 53:
OI Intercarneitalia è uno dei tre
- Page 54 and 55:
MERCATI Export Agnello gallese IGP:
- Page 56 and 57: L’export di carne bovina di Rober
- Page 58 and 59: In Cina, nei primi otto mesi del 20
- Page 60 and 61: WEBINAR Innovazione in agricoltura,
- Page 62 and 63: due cifre: i dati parlano di un +54
- Page 64 and 65: Ottonese: un progetto triennale per
- Page 66 and 67: I formaggi di latte mono-razza per
- Page 68 and 69: INCHIESTE Ismea: un anno di Covid-1
- Page 70 and 71: La maggior dinamicità nell’incre
- Page 72 and 73: mondiale. Il commercio mondiale in
- Page 74 and 75: Nel 2020 il canale e-commerce ha re
- Page 76 and 77: Dalle stime sul bilancio di approvv
- Page 78 and 79: iguardare un Paese come il nostro,
- Page 80 and 81: potrebbe determinare un eccesso di
- Page 82 and 83: ANALISI DI SETTORE 2021: ripartenza
- Page 84: L’anno 2020 si è chiuso con la p
- Page 87 and 88: In basso: con una crescita annua a
- Page 89 and 90: AFFIDABILITÀ CERTIFICAZIONI GARANZ
- Page 91 and 92: ad un tasso pari a 1,1 kg pro capit
- Page 93 and 94: Secondo l’ultimo rapporto FIPE- F
- Page 95 and 96: COMITATO TECNICO SCIENTIFICO MARCA
- Page 97 and 98: MACELLERIE D’ITALIA Macelleria Et
- Page 99 and 100: molta importanza al consumo di carn
- Page 101 and 102: A sinistra: Teglio (photo © Silvan
- Page 104 and 105: Un’esplosione di profumi e sapori
- Page 108 and 109: BENESSERE ANIMALE Sintesi del Ce.I.
- Page 110 and 111: 1. ricerca in letteratura; 2. consu
- Page 112 and 113: Fase 1 - Stabulazione Pericolo Cons
- Page 114: fine di facilitare l’effettivo st
- Page 117 and 118: Haripro, leader in Italia nella pro
- Page 119 and 120: sulle conseguenze in termini di ben
- Page 121 and 122: no 25 øre (gli øre sono centesimi
- Page 123 and 124: International Food Fair fieramilano
- Page 125 and 126: Quando si tratta di prodotti congel
- Page 127 and 128: Non scendere a compromessi. Il tuo
- Page 129 and 130: Nulla da dichiarare. Ecco i nuovi t
- Page 131 and 132: • la regolazione della resa su LI
- Page 133 and 134: Il segreto del successo dei ramen?
- Page 135 and 136: AFFIDACI LA PELLE HIDE SPA via Piav
- Page 137 and 138: (*) Media ponderata dei pesi medi s