metodologia e organizzazione delle attività di valutazione - Crui
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1 - INTRODUZIONE<br />
Conferenza dei Rettori 7<br />
1.1 Perché una <strong>valutazione</strong> dell’<strong>attività</strong> formativa nelle Università Italiane<br />
Se oggi si parla <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong>, e in particolare <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong> della qualità<br />
<strong>delle</strong> <strong>attività</strong> universitarie, generalmente criticando il ritardo con cui il sistema<br />
universitario è arrivato a comprenderne l’importanza ed il significato, va comunque<br />
sottolineato che l’università ha sempre ritenuto che la propria qualità fosse<br />
<strong>di</strong>rettamente legata alle capacità <strong>di</strong>dattiche e <strong>di</strong> ricerca connaturate ai propri<br />
docenti, dando in qualche modo per scontato che l’<strong>attività</strong> <strong>di</strong> formazione fosse<br />
strettamente legata a queste stesse capacità, e quin<strong>di</strong> sostanzialmente svincolata<br />
dalla struttura organizzativa dell’università e dalla sua gestione complessiva.<br />
Attraverso le procedure concorsuali, sembrava garantita agli studenti una<br />
formazione <strong>di</strong> elevata qualità me<strong>di</strong>ante una selezione dei docenti che costituiva<br />
comunque una forma <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong>, sebbene molto lontana dall’accezione o<strong>di</strong>erna.<br />
Non si può certo affermare lo stesso in tema <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong> della ricerca che<br />
ha viceversa una lunga tra<strong>di</strong>zione in tutto il mondo universitario, nazionale ed<br />
internazionale. I modelli <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong> della ricerca sono infatti numerosi e spesso<br />
con<strong>di</strong>visi dalla quasi totalità del mondo accademico. Un esempio è costituito<br />
dall’International Standard Indexes (ISI). A tale <strong>valutazione</strong> però - operata spesso<br />
sulla quantità <strong>delle</strong> pubblicazioni, <strong>delle</strong> citazioni, della rilevanza nel mondo<br />
scientifico - non si è mai accompagnata una verifica che queste conoscenze<br />
potessero tradursi non solo in una buona docenza, ma soprattutto in una buona<br />
formazione e - secondo la nuova missione che viene ormai assegnata all’università<br />
dalla società - rispondente anche - per lo meno in parte - alle esigenze del mercato.<br />
Non più dunque una università <strong>di</strong> élite ma, nel momento in cui è stata sancita la<br />
liberalizzazione degli accessi agli stu<strong>di</strong> universitari, una università <strong>di</strong> massa<br />
destinata ad offrire a fasce sempre più ampie della popolazione - non solo <strong>di</strong><br />
giovani ma anche <strong>di</strong> adulti (lifelong learning) - una trasmissione del sapere ampia e<br />
<strong>di</strong>versificata.<br />
Se fino a qualche anno fa la mancanza <strong>di</strong> una verifica, in itinere o a<br />
posteriori, della reale capacità <strong>di</strong> trasferimento <strong>delle</strong> conoscenze e <strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong><br />
erogazione del sapere poteva non costituire una negligenza da parte dell’università,<br />
oggi, invece, <strong>di</strong> fronte ad una generazione che sempre più spesso mostra <strong>di</strong>fficoltà a<br />
seguire il percorso universitario (sappiamo tutti che i due principali punti deboli del<br />
nostro sistema sono l’alto tasso <strong>di</strong> abbandono degli stu<strong>di</strong> e l’eccessivo<br />
prolungamento rispetto alla durata legale del percorso formativo e conosciamo tutti