Waste n. 29 marzo 2024
Nanotecnologie come soluzione per depurare i reflui industriali Consuntivo riciclo. Siamo leader in Europa ma guai a fermarsi
Nanotecnologie come soluzione per depurare i reflui industriali
Consuntivo riciclo. Siamo leader in Europa ma guai a fermarsi
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58 BIOWASTE<br />
MATRICI<br />
ACQUACOLTURA<br />
BIOWASTE 59<br />
La maggior parte<br />
dell’orzo che viene<br />
prodotto nel mondo<br />
è destinato<br />
all’alimentazione<br />
animale, questa<br />
pianta è però anche<br />
molto importante<br />
nella produzione<br />
di malto per birra.<br />
Luppolo da birra<br />
i cui scarti<br />
di lavorazione<br />
vengono utilizzati<br />
per la produzione<br />
di biogas.<br />
termica che può essere utilizzato anche per<br />
la generazione di freddo. Se l’energia prodotta<br />
non fosse sufficiente per fare ciò, potrebbe comunque<br />
andare a ridurre i costi di mantenimento<br />
dell’impianto. Il trattamento dei reflui<br />
di origine birraia deve rispettare i limiti di legge,<br />
produrre la minima quantità possibile di fanghi<br />
e recuperare la massima quantità possibile di<br />
energia. Il potenziale di generazione biogas è<br />
buono. Con batteri mesofili si lavora a temperature<br />
che variano dai 20 ai 45 °C, con un intervallo<br />
ottimale di 37-41 °C. Con i batteri termofili<br />
si lavora invece a temperature comprese<br />
tra i 50-52 °C. Nel biogas la percentuale di metano<br />
varia da un minimo del 50% fino a un<br />
massimo dell’80%. La variazione dipende dal<br />
tipo di biomassa che viene utilizzata e dalle<br />
condizioni di processo.<br />
utilizzata per scaldare acqua, mantenere in<br />
temperatura ottimale il digestore oppure, in<br />
minima parte, per produrre freddo. Per limitarci<br />
all’elettricità, nel 2021 col biogas si è prodotto<br />
il 3% della generazione interna italiana.<br />
Per confronto nel 2021 la produzione da fonte<br />
eolica è stata di poco meno di 21 TW/h. Il biogas<br />
ha il vantaggio di essere una fonte programmabile,<br />
ossia non dipendente dall’ora<br />
del giorno e dalle condizioni atmosferiche.<br />
Da qualche anno, la produzione e il numero<br />
di impianti a biogas per cogenerazione crescono<br />
di poco o affatto, perché le politiche<br />
pubbliche statali ed europee tendono a privilegiare<br />
la conversione o la costruzione exnovo<br />
di impianti per la produzione di biometano,<br />
ossia metano di origine biologica<br />
rinnovabile. Comunque si parte dal biogas,<br />
per poi purificarlo separandolo dagli altri gas<br />
attraverso diversi metodi. Gli ultimi obiettivi<br />
europei sono molto ambiziosi e fissano al<br />
2030 la produzione desiderata a 35 miliardi<br />
di metri cubi, pari all’8% del gas consumato<br />
nel 2021. Oggi ci si aggira tra i 4 e i 5 miliardi<br />
Quali sono i benefici<br />
I benefici che si vanno ad avere<br />
sono diversi.<br />
Per prima cosa naturalmente la<br />
produzione sul posto di energia<br />
rinnovabile, sotto forma di biogas;<br />
poi l’accesso a forme di incentivazione<br />
come per esempio T.E.E.<br />
Titoli di Efficienza Energetica; la<br />
valorizzazione di prodotti che altrimenti<br />
avrebbero un valore modesto<br />
o anche un costo di smaltimento; la diminuzione<br />
della “Carbon Footprint”, Pro duzione<br />
di gas combustibile, risparmio di elettricità; e<br />
infine una significativa riduzione dei fanghi prodotti,<br />
fino al 70% in meno rispetto a quelli derivanti<br />
da un depuratore aerobico. Il biogas di<br />
origine birraia può essere utilizzato in vari<br />
modi: direttamente nelle caldaie di fabbrica,<br />
dove una volta convertito in energia termica<br />
può essere usato in miscela con il gas naturale<br />
nelle caldaie esistenti; in un cogeneratore,<br />
dove genera allo stesso tempo energia elettrica<br />
e termica; oppure può essere raffinato a biometano<br />
e immesso nella rete nazionale. Lo<br />
stato italiano incentiva il biometano generato<br />
da sottoprodotti fino a 0,8 €/Sm 3 .<br />
Considerato quindi il costo di acquisto dell’impianto<br />
di raffinazione (upgrading), la produzione<br />
di biometano è conveniente per produzioni<br />
di almeno 150 Sm 3 /h.<br />
Per quanto riguarda i fanghi primari, data la<br />
buona capacità di generazione di biogas la digestione<br />
anaerobica ha senso economico.<br />
Non ha invece molto senso per piccole e medie<br />
imprese digerire il fango secondario, in quanto<br />
il potere di generazione del biogas risulta essere<br />
modesto. C’è comunque da dire che, nonostante<br />
il fango secondario produca<br />
poco biogas, il trattamento<br />
permette una riduzione di volume.<br />
Alla fine del processo la<br />
combinazione di fango primario<br />
e secondario permette di avere<br />
un solo tipo di residuo. Grazie al<br />
risultato assicurato dai primi anche<br />
la codigestione ha senso<br />
economico e c’è comunque una<br />
riduzione di volume del fango secondario.<br />
l<br />
di m3, pari a circa l’1% del gas naturale utilizzato.<br />
Per l’Italia il Consorzio Italiano del<br />
Biogas da tempo stima il potenziale a 8 miliardi<br />
di m3 che sarebbero il 12% dei gas naturale<br />
consumato nel 2021. Nel 2022, la produzione<br />
è stata pari a 200 milioni di m 3 Da<br />
notare infine che gli obiettivi, anche per una<br />
frazione degli stessi, richiederebbe sia in<br />
Europa che in Italia la conversione di una<br />
grandissima percentuale degli impianti biogas<br />
a cogenerazione. Quindi ci sarebbe una<br />
perdita secca di energia elettrica.<br />
Marzo <strong>2024</strong><br />
Marzo <strong>2024</strong><br />
Riccardo Rossi<br />
Che forza questi<br />
Vichinghi<br />
Pesce, scarti e spreco alimentare.<br />
Và spinto il recupero virtuoso dei rifiuti ittici<br />
per un loro upcycling. La Norvegia ci insegna<br />
In Europa aumenta la<br />
domanda di pesce e<br />
viene in aiuto l’acquacoltura.<br />
Si registra di conseguenza,<br />
un incremento nel<br />
mercato della sua lavorazione<br />
(nel 2023 ha raggiunto i 6,12 miliardi<br />
di euro) con relativa quota significativa<br />
nella produzione di scarti. Ad oggi, si cerca<br />
di recuperare da essi il più possibile e di utilizzarli<br />
per la produzione di farina di pesce,<br />
o destinarli alla produzione di mangimi e<br />
smaltirli come rifiuti.<br />
Miniere marine<br />
Negli scarti di lavorazione ittica si ha ancora<br />
una elevata concentrazione di acidi grassi<br />
Omega-3 (soprattutto nel salmone), acido eicosapentaenoico<br />
(EPA), acido docosaesaenoico<br />
(DHA), vitamine D e B12, iodio, selenio<br />
e altri minerali. Le proteine sono state identificate<br />
– in quantità importanti - nella pelle<br />
(20% la media), nei telai (16,8 – 19,4%), ritagli<br />
(valori minimi nella carpa comune) e visceri<br />
(11,15- 17,2%). Data questa ricchezza, si dovrebbero<br />
(e potrebbero) recuperare sempre<br />
di più tali sostanze per l’utilizzo in nutraceutica,<br />
cosmesi e medicina.<br />
Secondo la FAO, entro il 2031 circa il <strong>29</strong>% della<br />
farina di pesce e il 47% dell’olio di pesce saranno<br />
prodotti da sottoprodotti, attraverso le<br />
più moderne tecnologie che convertono scaglie<br />
e ossa in prodotti alimentari. Indispensabili<br />
quindi le innovazioni che permettono sia la riduzione<br />
che l’upcycling degli<br />
scarti ittici. Campioni in materia,<br />
sono i norvegesi che hanno<br />
riconosciuto per primi le potenzialità<br />
di questi rifiuti, promulgando<br />
leggi che ne incoraggiano<br />
l’uso già qualche<br />
secolo fa.<br />
Attualmente la Norvegia “gestisce<br />
oltre 650.000 tonnellate<br />
di sottoprodotti ittici all’anno<br />
e la sola industria del salmone<br />
riutilizza il 90% dei suoi<br />
sottoprodotti”.<br />
l