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N. 9 - Novembre 2002 - Parrocchia di Chiari

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LA PAROLA DEL PARROCOCristo entra nellastoria personaleNel Vangelo <strong>di</strong> San Marco silegge: “Il cielo e la terra passeranno,ma le mie parolenon passeranno” (Marco 13,31). Sonoparole queste che fanno parte <strong>di</strong> un<strong>di</strong>alogo tra Gesù e i suoi <strong>di</strong>scepoli, iniziatonel tempio <strong>di</strong> Gerusalemme econtinuato poi sul Monte degli Ulivi.Mentre stanno uscendo dal tempio,un <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong>ce a Gesù: “Maestro,guarda che pietre e che costruzioni”. EGesù per tutta risposta gli <strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>tutte queste costruzioni non rimarràpietra su pietra. Poi, prendendo lospunto da qui, fa un lungo <strong>di</strong>scorso,nel quale Egli preannunzia tanti fattidolorosi che si verificheranno in futuro:guerre, carestie, spostamenti <strong>di</strong> popoli,terremoti, persecuzioni, violenzeinau<strong>di</strong>te e orribili, falsi profeti, i quali<strong>di</strong>ffonderanno dottrine ingannatrici emalsane. Il tutto si concluderà allafine dei tempi con il ritorno glorioso <strong>di</strong>Gesù sulla terra.Infatti Gesù, Parola d’amore del Padre,è il Redentore dell’uomo e il suoSalvatore, che depone in tutti speranzae serenità: è il Risorto che ci libera daogni male e dal peccato e ci chiamatutti alla salvezza. Ne risulta così unaspiegazione totalmente nuova circa ilsenso della storia. Essa è incamminataverso l’incontro finale con Cristo, puntofocale della storia e cuore dell’umanitàche si rinnova e continuamente siconverte. In questa prospettiva il crollodelle opere gran<strong>di</strong>ose materiali dell’uomo,dei regni e degli ideali terrenie le calamità <strong>di</strong> ogni genere, che inevitabilmentesi verificheranno, dovrebberoessere visti come altrettanti segnipremonitori e preparatori a questo incontro.Gli errori che si <strong>di</strong>ffonderannoe la stessa incertezza circa il tempodella sua venuta dovrebbero essere interpretaticome un richiamo alla vigilanzae alla generosità nel vivere la suaparola.Se osserviamo bene, queste parolestanno al centro <strong>di</strong> tutto il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>Gesù. Esse ci fanno capire che Eglinon vuole stuzzicare la nostra naturalecuriosità circa gli avvenimenti futuri eil momento della fine, ma vuole richiamarela nostra attenzione sull’importanzadella sua Parola. Vuole infatti<strong>di</strong>rci che la sua Parola vale più <strong>di</strong> tutto:vale più della ricchezza e della potenzadei regni <strong>di</strong> questo mondo; più <strong>di</strong> tuttele gran<strong>di</strong> realizzazioni dell’intelligenzaumana messe insieme; più <strong>di</strong> tutti i tesorie le opere d’arte <strong>di</strong> una grande città,come Roma, Parigi e Londra; anchepiù dei monumenti edelle stesse cattedrali innalzatea Dio dalla fededei nostri Padri. Tuttequeste cose, per quantogran<strong>di</strong> e belle, sono destinatea passare. Ma la Parola<strong>di</strong> Gesù non passerà.Essa non passerà perchéè Parola <strong>di</strong> Dio. Vale allorala pena che fin daadesso la scegliamo comefondamento <strong>di</strong> tutta lanostra vita. Entra infatti afar parte della fede che sivive continuamente e la sitrasmette con convinzioneferma e con testimonianzaautentica nella comunità,cui noi apparteniamo.La evangelizzazione nuovache si vive nella catechesie nella iniziazionecristiana porta a una fedematura e pensata, in gradoperciò <strong>di</strong> permearetutta l’esistenza del cristiano.Gesù, sottolineandole sue parole eterne, cifa ancora capire che sonopiù importanti <strong>di</strong> tutte leparole umane proferitefin qui e che potranno essereancora dette dall’uomosulla terra. Le parole <strong>di</strong> Dio sono laluce vera, la verità piena sull’uomo esulla storia. Sono l’unità <strong>di</strong> misura, conla quale dovranno confrontarsi tutte lealtre dottrine, tutti gli altri maestri epensatori apparsi finora e che ancorasi presenteranno.Ma soprattutto Gesù vuol <strong>di</strong>rci che lesue parole, messe in pratica, sono lacarta <strong>di</strong> identità per poter essere noi riconosciuticome suoi ed ammessi a farparte del suo Regno. E allora che cosaci suggerisce questa Parola del Signore?Ci <strong>di</strong>ce appunto <strong>di</strong> mettere sempreal primo posto i suoi insegnamenti,cercando <strong>di</strong> viverli senza riduzioni esenza venire a compromessi con i nostriegoismi e con la mentalità <strong>di</strong> ciòche è solo mondano. Dobbiamo certamentesentirci cristiani non già per tra<strong>di</strong>zione,ma per convinzione, e perchéabbiamo fatto una scelta personale ecosciente delle sue parole <strong>di</strong> luce spiritualee <strong>di</strong> grazia verso la santità dellavita.E, per essere concreti, ricor<strong>di</strong>amoquella sulla quale noi saremo esamina-3L’Angelo - <strong>Novembre</strong> <strong>2002</strong>

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