La luce dietro le sbarre
Numero 24 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
Numero 24 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Sa<strong>le</strong>rno<br />
Direttore Biagio Agnes<br />
Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Sa<strong>le</strong>rno<br />
tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />
Sped. Abb. Post. - 70% -<br />
CNS/CBPA Sud/Sa<strong>le</strong>rno<br />
Anno IV n. 24 € 0,50 Domenica 3 maggio 2009<br />
Ravello Festival<br />
Il Parco del Ci<strong>le</strong>nto<br />
Il Banco di Santa Croce<br />
EDITORIALE<br />
Le tre<br />
gambe<br />
aquilane<br />
STEFANO FOLLI<br />
Tra <strong>le</strong> macerie dell’Aquila,<br />
nei volti dei soccorritori,<br />
nel<strong>le</strong> tendopoli dove si<br />
cerca di riorganizzare la vita,<br />
qualcuno ha ritrovato lo Stato<br />
italiano. Ha ragione. E’ uno<br />
Stato privo di enfasi e di retorica<br />
e forse proprio per questo<br />
vicino alla gente, capace di<br />
interpretare il sentimento comune<br />
di quest’Italia di oggi così<br />
incerta e fragi<strong>le</strong>, eppure così<br />
laboriosa e capace ancora di<br />
accendere in sé antiche energie.<br />
Poche settimane prima del terremoto<br />
in Abruzzo, lo Stato<br />
aveva offerto un’altra immagine<br />
positiva di se stesso. Ad Acerra,<br />
come è noto, era stato inaugurato<br />
dal presidente del<br />
Consiglio il famoso termovalorizzatore,<br />
opera simbolo<br />
della volontà di uscire una volta<br />
per tutte dalla cosiddetta<br />
“emergenza rifiuti”. Gli scettici<br />
non credevano che si sarebbe<br />
riusciti in meno di un anno a<br />
comp<strong>le</strong>tare la struttura. Invece<br />
così è stato. E’ un altro simbolo:<br />
di riscatto e di rinascita. E’ diffici<strong>le</strong><br />
non vedere che esiste un<br />
filo tenace tra questi due eventi<br />
così diversi eppure tali da rendere<br />
l’accostamento tutt’altro<br />
che arbitrario. E’ il richiamo a<br />
una verità semplice e profonda.<br />
Niente è impossibi<strong>le</strong>, quando<br />
davvero lo si vuo<strong>le</strong>. Detto in altri<br />
termini: quando ci si rimbocca<br />
<strong>le</strong> maniche, <strong>le</strong> difficoltà dopo un<br />
po’ fanno meno paura. E alla<br />
fine il risultato arriva.<br />
Musica, arte, cinema<br />
e, per la prima volta,<br />
anche teatro<br />
CHIARA DEL GAUDIO<br />
Pagina 18<br />
A Eboli e <strong>La</strong>uro due centri di eccel<strong>le</strong>nza regionali per la riabilitazione dei detenuti<br />
<strong>La</strong> <strong>luce</strong> <strong>dietro</strong> <strong>le</strong> <strong>sbarre</strong><br />
<strong>La</strong>boratori d’arte, corsi di formazione e presto anche l’Università<br />
I dati sopra la media naziona<strong>le</strong><br />
Dispersione scolastica<br />
È allarme in Campania<br />
Da Scario a Paestum<br />
l’Unesco difende<br />
laterradiParmenide<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Pagina 9<br />
Il presente e il futuro della rieducazione<br />
carceraria attraverso il lavoro quotidiano<br />
negli istituti a sorveglianza attenuata e i<br />
progetti dell’amministrazione penitenziaria.<br />
Questi gli obiettivi perseguiti nel<strong>le</strong><br />
case circondariali di Eboli e <strong>La</strong>uro, dove è<br />
attivo un percorso nel qua<strong>le</strong> i detenuti<br />
possono costruirsi un’alternativa di vita a<br />
quella già vissuta con l’ausilio di persona<strong>le</strong><br />
specializzato e corsi di formazione<br />
professiona<strong>le</strong>. <strong>La</strong> responsabilità e la fiducia<br />
nei propri mezzi, il primo approccio.<br />
Poi il trattamento e l’osservazione con<br />
colloqui motivazionali che portano all’autocritica<br />
e alla possibilità di una<br />
nuova strada da intraprendere. Il carcere<br />
deve anche aiutare oltre che punire.<br />
<strong>La</strong> vacanza in costiera viaggia su taxi e metropolitane d’Europa<br />
I turisti non parlano ing<strong>le</strong>se<br />
Tg in dia<strong>le</strong>tto<br />
Ogne’ quinn’c<br />
juorn<br />
lu te<strong>le</strong>giornal<br />
d Muntaut<br />
online<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
Pagine 12 e 13<br />
Sono i vacanzieri italiani<br />
«mordi e fuggi» a tenere a<br />
galla il turismo della nostra<br />
regione. Previsti cali del<br />
20% di tedeschi, 45% di<br />
ing<strong>le</strong>si, 25% di scandinavi e<br />
russi. <strong>La</strong> crisi economica<br />
mondia<strong>le</strong> fa sentire i suoi<br />
effetti in modo più accentuato<br />
proprio su mercati<br />
fondamentali per il comparto<br />
turistico campano.<br />
Fondali da Tropici<br />
nel mare inquinato<br />
dai ve<strong>le</strong>ni del Sarno<br />
CLAUDIA ESPOSITO<br />
Pagina 8<br />
Duello con il Comune di Napoli<br />
I giornalisti<br />
senza circolo<br />
In Cassazione l’ultimo atto<br />
FRANCESCO A. GRANA<br />
Pagina 10<br />
Da tre anni<br />
fermi i lavori<br />
della Casina<br />
del Boschetto<br />
nella Villa<br />
Comuna<strong>le</strong><br />
Nuovi spazi editoriali<br />
Immagini<br />
rubate<br />
dal fumetto<br />
e dal fantasy<br />
italiano<br />
Pagina 5 (continua)<br />
SANTO IANNÒ e RAFFAELE PELLEGRINO<br />
Pagina 6<br />
D’AGOSTINO eCOLUCCI<br />
Pagina 3<br />
SABINO RUSSO<br />
Pagina 7<br />
GRASSO eDE SOMMA<br />
Pagina 19<br />
Negli ultimi anni il boom: nuovi impianti e tanti iscritti<br />
Cus, ecco lo sport che avanza<br />
L’Università di Sa<strong>le</strong>rno<br />
diventa ritrovo non solo<br />
per gli sportivi di tutte <strong>le</strong><br />
ètà. Studenti, docenti,<br />
bambini e genitori, tutti<br />
insieme, si cimentano<br />
nel<strong>le</strong> varie attività offerte<br />
tra cui si fa largo il<br />
tango argentino, il ballo<br />
della passione e del sentimento.<br />
ARRICHIELLO eSALZANO<br />
Pagina 15<br />
<strong>La</strong> po<strong>le</strong>mica<br />
Il castello<br />
di Gesualdo<br />
rimane chiuso.<br />
Il restauro<br />
ancora lontano<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
Pagina 16<br />
LA VIGNETTA di Veroniva Valli<br />
IL PUGNO<br />
È notte, la ronda padana fa rispettare<br />
la <strong>le</strong>gge. Guercio, Schizzo e Attila<br />
si aggirano nei pressi della stazione.<br />
C’è un negro che vio<strong>le</strong>nta una<br />
rumena e Attila, il capo, dice: “Non<br />
sono fatti nostri”. Dopo molte grappe,<br />
il trio va nel parco e vede un rumeno<br />
che stupra una terrona. “Fino<br />
a quando si fanno ma<strong>le</strong> da soli -<br />
dice Attila - a noi non importa”.<br />
Dietro l’angolo, però, un rumeno sta<br />
vio<strong>le</strong>ntando un’italiana. “Dammi il<br />
te<strong>le</strong>fonino” dice Attila e Guercio risponde:<br />
“Perché devi sempre tirare<br />
tu! <strong>La</strong> mia mira è migliore”. E Attila,<br />
serafico: “Il mio Blackberry lo usiamo<br />
solo per i nigeriani” .<br />
Pgcuiy
2 Domenica 3 maggio 2009in ITALIA nel MONDO<br />
Dal Col<strong>le</strong> cautela<br />
sulla Costituzione<br />
«È del tutto <strong>le</strong>gittimo politicamente<br />
modificare la<br />
Costituzione ma occorre<br />
che ciò avvenga sulla base<br />
di motivazioni trasparenti<br />
e convincenti». Lo ha detto<br />
il presidente della Repubblica<br />
Giorgio Napolitano<br />
parlando alla Bienna<strong>le</strong> della<br />
Democrazia. «<strong>La</strong> Costituzione<br />
- ha continuato il capo<br />
dello Stato - non è un<br />
residuato bellico» riferendosi<br />
al<strong>le</strong> recenti po<strong>le</strong>miche.<br />
Una ripartenza<br />
tutta italiana<br />
È di otto miliardi di euro il<br />
valore del decreto varato<br />
dal Consiglio dei Ministri<br />
riunitosi a L’Aquila. Il provvedimento<br />
servirà a fronteggiare<br />
l’emergenza del<br />
terremoto e a far partire la<br />
ricostruzione. «Nessun intervento<br />
stata<strong>le</strong> - hanno<br />
fatto sapere da Palazzo<br />
Chigi - peserà sul deficit<br />
pubblico, nè verranno introdotte<br />
nuove tasse». Al<br />
contrario, verranno utilizzati<br />
i fondi già esistenti,<br />
quelli dell’Unione Europea,<br />
i proventi del<strong>le</strong> lotterie e <strong>le</strong><br />
erogazioni libere dei cittadini.<br />
Proposta anche l’istituzione<br />
di un cinque per<br />
mil<strong>le</strong> bis da affiancare a<br />
quello per il volontariato.<br />
India, Maoisti<br />
sequestrano treno<br />
Un’azione lampo per lanciare<br />
un segna<strong>le</strong> forte al<br />
governo nei giorni del<strong>le</strong> e-<br />
<strong>le</strong>zioni nel nord-est del Paese.<br />
È quanto hanno fatto<br />
duecento ribelli naxaliti indiani,<br />
che prima hanno<br />
bloccato un treno con a<br />
bordo circa mil<strong>le</strong> persone e<br />
dopo poche ore hanno liberato<br />
i passeggeri. «Non<br />
vo<strong>le</strong>vamo fare del ma<strong>le</strong> a<br />
nessuno» ha detto il capo<br />
dei Maoisti ribelli alla te<strong>le</strong>visione.<br />
Quattro giorni fa,<br />
però, lo stesso gruppo aveva<br />
ucciso venti persone.<br />
Dopo 28 anni<br />
il So<strong>le</strong> è calante<br />
Il Giappone piange lacrime<br />
davvero amare: esportazioni<br />
crollate a picco, importazioni<br />
in netto calo e bilancia<br />
commercia<strong>le</strong> in deficit<br />
di ben 725 miliardi yen (5,6<br />
miliardi di euro). A rendere<br />
noto il trend negativo è stato<br />
il ministero del<strong>le</strong> Finanze<br />
nipponico. Dopo 28 anni<br />
di crescita quasi continua,<br />
quindi, la crisi economica<br />
fa sentire i suoi effetti nefasti<br />
anche in Giappone.<br />
‘Ndrangheta,<br />
cosca in manette<br />
Il progetto crimina<strong>le</strong> era<br />
quanto mai ambizioso: penetrare<br />
con la vio<strong>le</strong>nza nel<br />
tessuto economico e produttivo<br />
del nord Italia (in<br />
particolare nei settori del<br />
commercio, dell’edilizia e<br />
del mercato immobiliare)<br />
per controllare direttamente<br />
o indirettamente numerose<br />
imprese lombarde. È<br />
quanto aveva iniziato a fare<br />
un’associazione mafiosa affiliata<br />
alla ‘ndrina Farao<br />
Marincola di Crotone. L’associazione<br />
a delinquere,<br />
però, è stata smantellata in<br />
tempo dai carabinieri di<br />
Varese, che hanno arrestato<br />
ben 39 persone non solo<br />
in Lombardia, ma anche in<br />
Piemonte, in Val d’Aosta,<br />
nel <strong>La</strong>zio, in Campania, in<br />
Emilia Romagna, in Basilicata<br />
e in Calabria.<br />
Berlusconi:<br />
G8 a L’Aquila<br />
Arrivato nel capoluogo a-<br />
bruzzese per il Consiglio<br />
dei Ministri, Berlusconi ha<br />
proposto di spostare a L’Aquila<br />
il G8 in programma<br />
nell’isola sarda della Madda<strong>le</strong>na.<br />
L’idea del Premier,<br />
però, a quanto pare non<br />
troverebbe consensi nella<br />
sua maggioranza: troppi,<br />
infatti, i prob<strong>le</strong>mi logistici e<br />
di sicurezza da risolvere.<br />
Ahmadinejad<br />
fa l’incendiario<br />
Dopo <strong>le</strong> pesantissime accuse<br />
nei confronti di Israe<strong>le</strong><br />
(«Quello sionista è uno<br />
Stato razzista») lanciate dal<br />
palco della conferenza Onu<br />
contro il razzismo, il premier<br />
iraniano Mahmud<br />
Ahmadinejad ha rincarato<br />
la dose. Accolto da eroe naziona<strong>le</strong><br />
nel suo paese, il <strong>le</strong>ader<br />
politico ha attribuito a<br />
Gerusa<strong>le</strong>mme atti brutali e<br />
pulizia etnica nei confronti<br />
del popolo pa<strong>le</strong>stinese. A<br />
nulla, quindi, sono servite<br />
<strong>le</strong> critiche del segretario<br />
Onu Ban Ki-Moon al discorso<br />
di Ahmadinejad: per<br />
il governo di Teheran <strong>le</strong><br />
osservazioni di Moon sono<br />
unilaterali e irragionevoli.<br />
Filippine,<br />
prigione di Vagni<br />
È caos sulla presunta liberazione<br />
di Eugenio Vagni, il<br />
funzionario italiano della<br />
Croce Rossa rapito a gennaio<br />
dai ribelli di Abu<br />
Sayyaf. A sentire alcune<br />
fonti locali, l’uomo sarebbe<br />
stato consegnato a un altro<br />
gruppo di ribelli. Si teme<br />
per <strong>le</strong> sue precarie condizioni<br />
di salute.<br />
25 apri<strong>le</strong>, la gita<br />
è d’obbligo<br />
Saranno circa quattro milioni<br />
gli italiani che si metteranno<br />
in viaggio in occasione<br />
del 25 apri<strong>le</strong>. I vacanzieri,<br />
invece, potrebbero<br />
raggiungere addirittura i<br />
sei milioni per il ponte del<br />
primo maggio. È la stima<br />
fatta da Te<strong>le</strong>fono Blu, il<br />
qua<strong>le</strong> ha anche riferito che<br />
<strong>le</strong> mete preferite dagli italiani<br />
saranno <strong>le</strong> città d’arte<br />
e, per i più abbienti, <strong>le</strong> iso<strong>le</strong><br />
greche, spagno<strong>le</strong> e la Costa<br />
Azzurra.<br />
L’Istat lancia<br />
l’allarme alcol<br />
Sarebbero quasi otto milioni<br />
e mezzo gli italiani che<br />
rovinerebbero <strong>le</strong> proprie<br />
condizioni di salute a causa<br />
dell’alcol. Lo ha reso noto<br />
l’Istat nell’ambito del proprio<br />
rapporto annua<strong>le</strong> su<br />
uso e abuso di sostanze alcoliche.<br />
L’allarme peggiore<br />
riguarda giovani e giovanissimi:<br />
il 17% dei quindicenni,<br />
infatti, ha consumato<br />
almeno un drink nel<br />
2008, mentre per quanto<br />
riguarda i neomaggiorenni<br />
i dati parlano chiaro: il<br />
74,7% degli uomini e il 58%<br />
del<strong>le</strong> donne bevono regolarmente.<br />
Sono addirittura<br />
otto milioni e mezzo, invece,<br />
gli italiani che nel 2008<br />
si sono ubriacati.<br />
Obama incontra<br />
Israe<strong>le</strong> e Pa<strong>le</strong>stina<br />
Diciotto e ventotto maggio:<br />
potrebbero essere questi i<br />
giorni della pace. Le due<br />
date, infatti, saranno quel<strong>le</strong><br />
in cui il presidente americano<br />
Barack Obama inconterà<br />
a Washington Benyamin<br />
Netanyahu e Abu Mazen,<br />
rispettivamente <strong>le</strong>aders<br />
d’Israe<strong>le</strong> e Pa<strong>le</strong>stina.<br />
Già fissato ufficialmente il<br />
faccia a faccia con il capo<br />
dell’Anp, in attesa di conferma<br />
quello con il numero<br />
uno di Gerusa<strong>le</strong>mme.<br />
Uccisi tre soldati<br />
russi in Cecenia<br />
Tre soldati di Mosca sono<br />
stati ammazzati in un attentato<br />
avvenuto nel villaggio<br />
ceceno di Bamut. Ignoti<br />
gli autori dell’omicidio,<br />
peraltro coinciso con il ritrovamento<br />
di un deposito<br />
di armi in un’altra parte<br />
della regione. Fallita, quindi,<br />
la revoca del regime<br />
specia<strong>le</strong> antiterrorismo in<br />
Cecenia da parte del governo<br />
di Mosca dopo 10 anni.<br />
Due Stati<br />
per due popoli<br />
Secondo il risultato di un<br />
sondaggio condotto in Israe<strong>le</strong>,<br />
Pa<strong>le</strong>stina e Cisgiordania<br />
durante l’operazione<br />
«Piombo Fuso» da un’associazione<br />
che si ripropone<br />
di stimolare il dialogo tra i<br />
due popoli, la stragrande<br />
maggioranza di israeliani e<br />
pa<strong>le</strong>stinesi sarebbe favorevo<strong>le</strong><br />
alla creazione di due<br />
Stati separati.<br />
Salvo il concerto<br />
del Primo Maggio<br />
Il rischio non c’è più: il concerto<br />
del primo maggio si<br />
terrà regolarmente. Dopo<br />
l’allarme lanciato dagli organizzatori<br />
ad inizio mese,<br />
in appena venti giorni sono<br />
stati trovati i circa 750 mila<br />
euro necessari all’evento.<br />
Determinanti gli sponsor.<br />
<strong>La</strong> Toscana<br />
contro Brunetta<br />
Una <strong>le</strong>gge che ammorbidisca<br />
il famigerato decreto<br />
anti-fannulloni varato dal<br />
ministro Brunetta. <strong>La</strong> sta<br />
studiando la regione Toscana,<br />
che punta ad al<strong>le</strong>ggerire<br />
la lunga lista di divieti<br />
imposta ai dipendenti pubblici<br />
rendendo possibili<br />
alcuni permessi.<br />
Fiat, la ripresa<br />
a fine 2009<br />
Crollano i dati del primo<br />
trimestre 2009 (perdita<br />
netta di 411 milioni di euro<br />
a fronte di un uti<strong>le</strong> di 427<br />
milioni di euro registrato<br />
nel primo trimestre 2008),<br />
ma c’è forte speranza per il<br />
futuro prossimo. Dal Lingotto,<br />
infatti, sono convinto<br />
che durante il resto dell’anno<br />
ci sarà un consistente<br />
aumento della domanda.<br />
Cuba, Fidel<br />
corregge Raul<br />
<strong>La</strong> distenzione dei rapporti<br />
tra Cuba e Stati Uniti è ancora<br />
lontana. È quanto traspare<br />
dall’intervento di Fidel<br />
Castro, che ha accusato<br />
Barack Obama di aver frainteso<br />
<strong>le</strong> paro<strong>le</strong> del fratello<br />
e attua<strong>le</strong> numero uno cubano<br />
Raul circa il dialogo tra<br />
<strong>le</strong> diplomazie dei due Paesi.<br />
«Il rilascio di prigionieri<br />
politici americani a Cuba -<br />
ha detto l’ex <strong>le</strong>ader maximo<br />
riferendosi a quanto affermato<br />
da Obama - è <strong>le</strong>gato<br />
alla liberazione di 5 agenti<br />
cubani in carcere negli Stati<br />
Uniti».<br />
Suicida<br />
top manager Usa<br />
David Kel<strong>le</strong>rmann, direttore<br />
finanziario della Freddie<br />
Mac, è stato trovato morto<br />
nella sua abitazione. Secondo<br />
gli inquirenti, si sarebbe<br />
suicidato in seguito<br />
allo scandalo dei mutui<br />
facili che aveva coinvolto la<br />
sua compagnia, poi salvata<br />
dal governo Usa.<br />
Chavez regala<br />
isola agli States<br />
Dopo il libro, ecco l’isola.<br />
Sempre sopra <strong>le</strong> righe il<br />
presidente del Venezuela<br />
Hugo Chavez, che durante<br />
il vertice del<strong>le</strong> Americhe<br />
tenutosi a Trinidad e Tobago,<br />
ha detto che intende<br />
regalare agli Usa un’isola<br />
(valore 19 milioni di dollari)<br />
per sviluppare un progetto<br />
ambienta<strong>le</strong> e crearvi<br />
una riserva natura<strong>le</strong>.<br />
Pagina cura di<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
È morto<br />
il re dei camalli<br />
Paride Batini, <strong>le</strong>ader storico<br />
dei camalli del porto di<br />
Genova e conso<strong>le</strong> della<br />
Compagnia unica dei lavoratori<br />
portuali, è morto a<br />
causa di un ma<strong>le</strong> incurabi<strong>le</strong>.<br />
Settantacinque anni, da<br />
trenta alla guida della<br />
Culmv, Batini si è battuto<br />
contro la ristrutturazione<br />
del porto ligure e ha spinto<br />
i portuali genovesi sulla<br />
strada dell’imprenditoria<br />
I disobbedienti<br />
del kebab<br />
Continua a far discutere la<br />
<strong>le</strong>gge anti-kebab approvata<br />
dal Consiglio regiona<strong>le</strong><br />
lombardo, che ha imposto<br />
forti limiti al consumo di<br />
cibo da rosticceria in strada.<br />
I consiglieri d’opposizione,<br />
infatti, hanno organizzato<br />
una singolare disobbedienza<br />
gastronomica:<br />
mangiare per protesta kebab<br />
e gelati in strada.<br />
Nuc<strong>le</strong>are, l’Iran<br />
dice “ni” all’Onu<br />
Sì all’apertura di un dialogo<br />
con <strong>le</strong> Nazioni Unite, no<br />
convinto al blocco del<strong>le</strong><br />
attività nuc<strong>le</strong>ari. C’è stata<br />
una timida apertura nei<br />
rapporti tra Onu e Iran in<br />
merito al progetto atomico<br />
di Teheran. Il nascente ottimismo,<br />
però, è stato presto<br />
rovinato da quanto dichiarato<br />
dal <strong>le</strong>ader iraniano<br />
Ahmadinejad, che ha definito<br />
«un insulto» la proposta<br />
dei sei membri permanenti<br />
del Consiglio di sicurezza<br />
dell’Onu. Il sestetto<br />
aveva precedentemente offerto<br />
incentivi economici e<br />
diplomatici in cambio della<br />
rinuncia di Teheran a proseguire<br />
sulla strada dell’arricchimento<br />
dell’uranio per<br />
fini bellicosi.<br />
Mosca, il sindaco<br />
paga il bel tempo<br />
Il primo cittadino di Mosca,<br />
Iuri Luzhkov, ha stanziato<br />
65 milioni di rubli<br />
(1,5 milioni di euro) affinchè<br />
ci sia bel tempo il prossimo<br />
9 maggio, data che<br />
rappresenta l’anniversario<br />
della vittoria della Russia<br />
nella seconda guerra mondia<strong>le</strong>.<br />
Nella gara d’appalto<br />
con cui saranno assegnati i<br />
fondi, è inserita un’altra<br />
clausola: ci dev’essere so<strong>le</strong><br />
anche nella prima domenica<br />
di settembre, giorno in<br />
cui si ce<strong>le</strong>bra proprio la capita<strong>le</strong><br />
russa.<br />
Per rispettare il contratto,<br />
verranno impiegati alcuni<br />
aerei che spruzzano sopra<br />
<strong>le</strong> nuvo<strong>le</strong> una sostanza specia<strong>le</strong><br />
anti-pioggia.<br />
Aosta, ritrovati<br />
i genitori tedeschi<br />
Sono stati ritrovati in un<br />
bosco alla periferia di<br />
Aosta la coppia di tedeschi<br />
che domenica sera ha abbandonato<br />
i tre figli della<br />
ragazza in una pizzeria. I<br />
piccoli saranno ospitati in<br />
una struttura d’acccoglienza<br />
in Germania prima di<br />
essere affidati con tutta<br />
probabilità alla nonna materna,<br />
rintracciata nei giorni<br />
scorsi.<br />
Direttore<br />
Biagio Agnes<br />
Direttore Responsabi<strong>le</strong><br />
Giuseppe Blasi<br />
Coordinamento<br />
Mimmo Liguoro<br />
Marco Pel<strong>le</strong>grini<br />
Redazione<br />
Sonia Acerra, Va<strong>le</strong>rio Arrichiello,<br />
Josè Astarita, Luciana<br />
Bartolini Francesco Maria<br />
Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />
Stella Colucci, Danie<strong>le</strong> De<br />
Somma, Chiara Del Gaudio,<br />
Claudia Esposito, Pierluigi<br />
Giordano Cardone, Francesco<br />
Antonio Grana, Germana<br />
Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />
Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />
Raffae<strong>le</strong> Pel<strong>le</strong>grino, Sabino<br />
Russo, Roberta Salzano,<br />
Orlando Savarese, Giovanni<br />
Sperandeo, Barbara Trotta,<br />
Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />
Loredana Zarrella<br />
Le Firme<br />
Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />
Ferruccio De Bortoli,<br />
Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />
Stefano Folli, Antonio<br />
Ghirelli, Gianni Letta, Arrigo<br />
Levi, Pierluigi Magnaschi,<br />
Renato Mannheimer, Ezio<br />
Mauro, Raffae<strong>le</strong> Nigro, Mario<br />
Pendinelli, Arrigo Petacco<br />
Vanni Ronsisval<strong>le</strong>, Mario<br />
Trufelli, Walter Veltroni,<br />
Sergio Zavoli<br />
UNIVERSITA<br />
DEGLI STUDI<br />
DI SALERNO<br />
Prof. Raimondo Pasquino<br />
Rettore dell'Università<br />
Prof. Anniba<strong>le</strong> Elia<br />
Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della Comunicazione<br />
Prof. Emilio D'Agostino<br />
Presidente del Comitato Direttivo<br />
della Scuola di Giornalismo<br />
Prof.ssa Maria Galante<br />
Preside della Facoltà<br />
di Lettere e Filosofia<br />
Autorizzazione del Tribuna<strong>le</strong> di Sa<strong>le</strong>rno<br />
e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />
Arti Grafiche Boccia di Sa<strong>le</strong>rno<br />
te<strong>le</strong>fono: 089 30 3311<br />
Distribuzione al<strong>le</strong> edico<strong>le</strong><br />
Di Canto Spa<br />
Località Pezzagrande - Eboli<br />
fax: 0828 340924<br />
tel: 0828 340936<br />
‘
Io:<br />
m’informo<br />
irpino<br />
EMILIO D’AGOSTINO<br />
Non è faci<strong>le</strong> neanche ricordarne<br />
il nome. Certamente<br />
in esso c’è qualcosa che ha a<br />
che vedere con la geometria.<br />
Angoli, forse. Sì: l’acutezza<br />
dell’intelligenza degli irpini.<br />
Mica soltanto longevità e<br />
politica. E potere. Oggi anche<br />
tivù sul web. Non scherzo<br />
affatto, come potrebbe<br />
sembrare. Sto dicendo, infatti,<br />
di un paese di 350 persone<br />
da cui informa una<br />
te<strong>le</strong>visione loca<strong>le</strong> che parla<br />
irpino con i sottotitoli in italiano,<br />
ogni quindici giorni.<br />
Potenza dell’autoironia. Se<br />
Bossi... lasciamo stare. Avete<br />
<strong>le</strong>tto bene: in irpino con i<br />
sottotitoli in italiano. L’Irpinia<br />
è un paese indo-europeo<br />
strano. L'antica e corretta<br />
denominazione, in lingua<br />
osca, dei Sanniti è Safineis.<br />
Il nome latino Samnites è<br />
una degenerazione linguistica<br />
di Sabini: Sabnites,<br />
Sanniti. Ma questo non<br />
ditelo a C<strong>le</strong>mente. Irpini, dal<br />
nome dell'anima<strong>le</strong> venerato<br />
in onore del dio Marte: Hirpus<br />
“lupo”. I Lupi dell’Irpinia,<br />
prima dei Lupi calabresi<br />
e molto tempo prima<br />
dei Lupacchiotti de Roma<br />
(“forza lupi son finiti i tempi<br />
cupi!”). Federico II. Piazza<br />
del P<strong>le</strong>biscito. L’organizzazione:<br />
pagoi. Diffusi sul territorio,<br />
costituiti dai vici e<br />
dagli oppida. Il vicus – come<br />
ancora oggi a Napoli. <strong>La</strong><br />
sicurezza e l'organizzazione<br />
del territorio erano garantite<br />
da un forte e capillare<br />
controllo esercitato da<br />
un'entità governativa che<br />
imponeva il rispetto del<strong>le</strong><br />
<strong>le</strong>ggi locali e del touto. Come<br />
la Camorra. I pagoi traevano<br />
la loro origine direttamente<br />
dal dio Tefer e Herentateis<br />
dea della bel<strong>le</strong>zza.<br />
Un piccolo gossip: Herentateis<br />
era l’amante di Tarantenkamen<br />
amico di Totokamen<br />
d’Egitto figlio di Hamon.<br />
A riprova del vincolo<br />
federativo del<strong>le</strong> comunità<br />
irpine, ma allo stesso tempo<br />
della loro autonomia, vanno<br />
citati gli eventi della seconda<br />
guerra punica, allorquando<br />
Anniba<strong>le</strong> figlio d’Herentateis<br />
si presentò ai popoli<br />
italici come il liberatore dal<br />
giogo di Roma. Gli Irpini, all’appello<br />
del duce cartaginese:<br />
a chi l’Irpinia? A noi! - si<br />
mostrarono disuniti, divisi<br />
com’erano in due diversi<br />
partiti politici. Si trattava di<br />
un primo modello del PD il<br />
cui statuto era stato scritto<br />
su del<strong>le</strong> tavo<strong>le</strong>tte da un<br />
esperto bolognese in tortellini,<br />
famoso anche per il<br />
motto garibaldino “Tortellini<br />
o morte!” Gli Irpini si<br />
divisero. <strong>La</strong> riconquista del<strong>le</strong><br />
popolazioni sol<strong>le</strong>vate da<br />
parte di Silla – ho detto “Silla<br />
non Selva né Pella!”–<br />
indusse gli Irpini a trattare la<br />
resa. <strong>La</strong> dedizione irpinia<br />
indusse Marcus a concedere<br />
la cittadinanza. Il favore<br />
guadagnato da Marcus per i<br />
benefici concessi segnò la<br />
fine del touto irpino. Poi dici<br />
i giornalisti! Persero la loro<br />
indipendenza e autonomia,<br />
furono privati del loro territorio<br />
e a loro rimase soltanto<br />
quella che è oggi l’icona di<br />
Napoli: il Pinus Blasus. Come<br />
il famoso Ouesuvius (“’o<br />
Vesuvio!”) Agnus. Agnes dei<br />
qui tollis peccata mundi…<br />
TERZA PAGINA Domenica 3 maggio 2009<br />
Ogni quindici giorni quattro irpini realizzano un tg in dia<strong>le</strong>tto<br />
Vulgata a portata di tutti<br />
www.montaguto.com, il sito che guarda al futuro con il glocal<br />
Pensare un disco come a<br />
un album radiofonico,<br />
questa è l’idea lanciata da<br />
Luciano Varnadi Ceriello<br />
e realizzata dall’etichetta<br />
musica<strong>le</strong> Afre Music di<br />
Lecco. Luciano Varnadi<br />
Ceriello, meglio conosciuto<br />
come il cantautore con i<br />
due cappelli, ha all’attivo<br />
quattro album: l’ultimo in<br />
ordine di tempo è Radio<br />
Varnadi.<br />
Per la prima volta un’artista<br />
crea un disco seguendo<br />
un format radiofonico:<br />
se di solito sono <strong>le</strong> radio a<br />
sponsorizzare <strong>le</strong> canzoni,<br />
stavolta la promozione segue<br />
un vettore inverso.<br />
L’autore ha voluto omaggiare<br />
la radio che riesce<br />
ancora, a differenza di altri<br />
medium, a stimolare la<br />
fantasia.<br />
Sintonizzandosi sulla frequenza<br />
immaginaria 83.3<br />
si ascolta Radio Varnadi e<br />
come in tutte <strong>le</strong> radio trovi<br />
gli speakers che intrattengono<br />
il pubblico lanciando<br />
il pezzo musica<strong>le</strong>, il segna<strong>le</strong><br />
orario, il radiogiorna<strong>le</strong>,<br />
<strong>le</strong> pubblicità progresso,<br />
il meteo e l’info<br />
traffico; tutto organizzato<br />
nell’arco di una giornata<br />
radiofonica che inizia al<strong>le</strong><br />
8 e termina al<strong>le</strong> 24. Per<br />
non correre il rischio dell’anacronismo<br />
sono state<br />
scelte del<strong>le</strong> notizie vere,<br />
ma universali che sarebbero<br />
sopravvissute al tempo.<br />
Diversi sono gli ospiti<br />
in alto a destra<br />
Mario Iagulli,<br />
a sinistra<br />
la produzione<br />
del Montaguto<br />
tg e in basso<br />
il cantautore<br />
Varnadi<br />
STELLA COLUCCI<br />
A Montaguto, piccolo centro<br />
della provincia di Avellino,<br />
fanno un te<strong>le</strong>giorna<strong>le</strong><br />
quindicina<strong>le</strong> in dia<strong>le</strong>tto con i<br />
sottotitoli in italiano. A differenza<br />
di altri notiziari realizzati<br />
in vernacolo, non è<br />
un prodotto per un pubblico<br />
di nicchia. I sottotitoli consentono,<br />
infatti, di comprendere<br />
<strong>le</strong> notizie che Mario<br />
Iagulli annuncia in montagutese<br />
doc.<br />
Il Te<strong>le</strong>giorna<strong>le</strong> a cura di<br />
Mi.Dra.Max. Production,<br />
alias Mikey-Miche<strong>le</strong> Pilla,<br />
Drastiko-Antonio Ricci,<br />
Maxim-Massimo Di Pasqua<strong>le</strong>,<br />
va in onda sul web<br />
www.montaguto.com e<br />
YouTube. Miche<strong>le</strong>, Antonio<br />
e Massimo, tre amici che<br />
per motivi di studio e di lavoro<br />
vivono tra Roma e<br />
Napoli, si ritrovano quando<br />
possono nel loro paese d’origine.<br />
E in una sera d’estate di<br />
quasi tre anni fa, mentre<br />
passeggiavano per i vicoli di<br />
questa terra di confine tra<br />
l’Irpinia e la Puglia, sconosciuta<br />
ai più, pensarono di<br />
creare qualcosa che potesse<br />
testimoniare e mostrare al<br />
mondo la sua bel<strong>le</strong>zza.<br />
«In Italia siamo stati tra i<br />
primi siti a utilizzare il Glocal,<br />
il linguaggio Globa<strong>le</strong> e<br />
Loca<strong>le</strong> – spiega Miche<strong>le</strong> -<br />
un modo per inserirsi nel<br />
Varnadi,<br />
l’artista con<br />
i due cappelli<br />
e interpreti di Radio Varnadi:<br />
personaggi noti al grande<br />
pubblico come Andrea<br />
Roncato che nell’ultima<br />
edizione Sanremese di Pippo<br />
Baudo si era presentato<br />
con Luciano Ceriello e Gino<br />
Accardo al<strong>le</strong> se<strong>le</strong>zioni<br />
del festival, Mauro Pa<strong>le</strong>rmo<br />
chitarrista di Vasco Rossi,<br />
Gino Accardo e tanti altri.<br />
SIRIGNANO<br />
«Vo<strong>le</strong>vano che fossi il nuovo<br />
De André...rifiutai»<br />
Radio Varnadi raccoglie testi<br />
editi e inediti come quello<br />
di “Sto pensando a te” di<br />
cui sarà realizzato ai primi<br />
di maggio un video a Milano<br />
con Mauro Pa<strong>le</strong>rmo.<br />
Tredici brani, realizzati seguendo<br />
una linea rock pop,<br />
che affrontano temi impegnati<br />
come l’amore, il dolore,<br />
la ribellione verso il<br />
magma del web senza perdere<br />
i tratti somatici originari.<br />
Utilizzando il dia<strong>le</strong>tto,<br />
si è cercato infatti di non<br />
perdere lo spirito montagutese,<br />
ma anzi di trasferirlo<br />
sul web. E allora, ecco che il<br />
sito è permeato di termini a<br />
volte anche un po’ arcaici.<br />
Guardiamo al futuro – continua<br />
Miche<strong>le</strong> - senza dimenticare<br />
il passato.<br />
Il glocal è diventato uno dei<br />
nostri fiori all’occhiello che<br />
sottende la volontà di mantenere<br />
un <strong>le</strong>game fortissimo<br />
con il territorio senza rinunciare<br />
al<strong>le</strong> sfide del futuro».<br />
Miche<strong>le</strong>, Antonio e Massimo<br />
vo<strong>le</strong>vano immortalare<br />
momenti, luoghi e persone<br />
per creare un archivio foto e<br />
videografico. In pochi mesi<br />
mondo che ci circonda<br />
(“Come la mia Barbie”;<br />
“Francesca”; “<strong>La</strong> protesta”;<br />
“Donne”; “Big Jim e Barbie”;<br />
“Sto pensando a te”;<br />
“Appunti di viaggio”; “Avrei<br />
dovuto”; “Egoista”; “Padre,<br />
muovimi i fili”; “<strong>La</strong> storiella<br />
di Damer”; “Non preoccuparti”<br />
e “Come una danza<br />
sufi”). L’album attualmente<br />
è distribuito online su<br />
ITunes, Believe Digital, Virgin,<br />
Musicme e Napster. <strong>La</strong><br />
carriera artistica di Luciano<br />
inizia molto presto, fin da<br />
piccolo scopre la passione<br />
per la scrittura poi, ad un<br />
3<br />
una mo<strong>le</strong> enorme di materia<strong>le</strong><br />
e così dall’archivio si<br />
passò a un sito internet: e<br />
pensare che a Montaguto<br />
ancora oggi non c’è la linea<br />
adsl. Paradossalmente sono<br />
più i montagutesi registrati<br />
al porta<strong>le</strong> che quelli residenti<br />
(non più di 350, mentre in<br />
rete sono 650). <strong>La</strong> comunità<br />
virtua<strong>le</strong> supera quella rea<strong>le</strong><br />
e <strong>le</strong> storie di emigranti montagutesi<br />
si intrecciano nel<strong>le</strong><br />
pagine del forum. Uno dei<br />
racconti più belli è quello di<br />
Domenico detto Minguccio,<br />
oggi in Canada ma con<br />
la testa al faon(falò) che si<br />
faceva per la festa di San<br />
Giuseppe. Minguccio dopo<br />
trentacinque anni grazie<br />
alla Mi.Dra.Max è riuscito a<br />
riallacciare i contatti con la<br />
sua terra. <strong>La</strong> passione per il<br />
giornalismo e l’uso del<strong>le</strong><br />
nuove tecnologie hanno<br />
permesso, dunque, in tempi<br />
rapidi e con spese contenute<br />
a un manipolo di giovani di<br />
creare e gestire un sito<br />
internet, un periodico trimestra<strong>le</strong><br />
e un te<strong>le</strong>giorna<strong>le</strong>.<br />
<strong>La</strong> fantasia li aiuta a superare<br />
gli ostacoli tecnici della<br />
produzione, ma anche la<br />
difficoltà di reperire notizie<br />
interessanti in un territorio<br />
così piccolo. A breve sarà<br />
inoltre online anche Radio<br />
Montaguto, rigorosamente<br />
in dia<strong>le</strong>tto e a disposizione<br />
di tutti.<br />
certo punto sente il bisogno<br />
di musicare quei versi<br />
e inizia a studiare musica,<br />
si ispira al cantautore oggi<br />
monaco eremita Juri Camisasca<br />
e al francese Ferrè<br />
anche se la sua voce bassa<br />
e profonda adatta per il<br />
rock spinge qualcuno a<br />
chiedergli di diventare il<br />
nuovo De Andrè dopo la<br />
morte del cantautore ligure.<br />
Le melodie di Luciano<br />
nascono da alcuni anni in<br />
macchina ed è già on the<br />
road il nuovo progetto di<br />
“Spoken Piano” con Luigi<br />
Lusi. (s. c.)
4 Domenica<br />
3 maggio 2009
EDITORIALE Domenica 3 maggio 2009<br />
5<br />
In Abruzzo <strong>le</strong> case saranno ricostruite<br />
in tempi certi, così come<br />
è avvenuto con il termovalorizzatore<br />
di Acerra. Possiamo cominciare<br />
a esserne ragionevolmente<br />
sicuri. E’ soprattutto una questione<br />
di fiducia e poi di efficienza:<br />
ma proprio il fatto che ad Acerra<br />
si sia raggiunto l’obiettivo, significa<br />
che anche all’Aquila ci si riuscirà.<br />
Perché si è creato un circuito<br />
virtuoso, fatto di spirito concreto<br />
e di buona volontà, in cui entra<br />
in gioco la presenza dello Stato e il<br />
pragmatismo operoso dei cittadini.<br />
L’una e l’altro sono essenziali,<br />
in una sorta di magica miscela<br />
destinata a produrre esiti imprevedibili.<br />
Senza lo Stato, la volontà dei singoli<br />
non sarebbe sufficiente. Peggio<br />
ancora sarebbe se <strong>le</strong> istituzioni<br />
mostrassero quel volto arcigno e<br />
in fondo osti<strong>le</strong> che gli abitanti del<br />
Mezzogiorno hanno imparato a<br />
conoscere nel corso della storia.<br />
D’altra parte, senza la determinazione<br />
dei diretti interessati, senza<br />
l’abbandono di un fatalismo rinunciatario<br />
ormai anacronistico,<br />
lo Stato non sarebbe nulla: quasi<br />
un guscio vuoto.<br />
“Beato il paese che non ha bisogno<br />
di eroi” affermava Brecht in<br />
una sua ce<strong>le</strong>bre frase. Ed è vero.<br />
Però esistono casi in cui gli eroi<br />
servono e soprattutto servono i<br />
simboli, gli esempi. Dopo l’11 settembre,<br />
per la ricostruzione mora<strong>le</strong><br />
prima che fisica dell’America<br />
fu indispensabi<strong>le</strong> ricordare in ogni<br />
istante l’eroismo dei vigili del<br />
fuoco che si immolarono nel<strong>le</strong><br />
Torri Gemel<strong>le</strong>. E’ bene che noi oggi<br />
teniamo a mente la dedizione<br />
degli operatori della Protezione<br />
Civi<strong>le</strong> e di tutti coloro che accorsero<br />
sui luoghi della devastazione<br />
poche ore, si potrebbe dire pochi<br />
minuti dopo il sisma. Rappresentano<br />
una <strong>le</strong>zione e un simbolo che<br />
rimarrà nel tempo. Allo stesso<br />
modo, gli operai e i tecnici che<br />
hanno rimesso mano a tempo di<br />
record all’impianto di Acerra, fino<br />
a comp<strong>le</strong>tarlo e a metterlo in funzione,<br />
hanno dimostrato di essere<br />
più forti del<strong>le</strong> avversità e del destino.<br />
E’ chiaro che si deve ripartire da<br />
qui. Da questa fusione tra uno<br />
Stato moderno e serio, da un lato,<br />
e un popolo di cittadini consapevoli,<br />
dall’altro. Ben sapendo che<br />
ogni medaglia ha il suo rovescio. E<br />
che i rischi non mancano.<br />
In Abruzzo, inuti<strong>le</strong> nasconderlo,<br />
c’è il pericolo che lo slancio si attenui.<br />
Oggi è sostenuto da quel<br />
senso di coesione naziona<strong>le</strong> che<br />
ha scandito i primi giorni dopo la<br />
tragedia e che in modo quasi miracoloso<br />
si è prolungato nel<strong>le</strong> settimane<br />
successive. Ma conoscendo<br />
l’animo degli italiani, non c’è da<br />
credere che durerà in eterno.<br />
Siamo bravi a unirci nei momenti<br />
drammatici, ma siamo altrettanto<br />
risoluti a dividerci alla prima occasione.<br />
Se questa volta non accadrà,<br />
se <strong>le</strong> po<strong>le</strong>miche resteranno<br />
fuori dalla porta in favore del<br />
buon senso, potremo dire che<br />
stiamo assistendo a un fatto storico.<br />
Anche per questo è fondamenta<strong>le</strong><br />
che <strong>le</strong> istituzioni continuino a<br />
dimostrarsi credibili.<br />
<strong>La</strong> ricerca del<strong>le</strong> responsabilità,<br />
come ha detto il presidente della<br />
Repubblica, dovrà essere scrupolosa.<br />
Ma senza dimenticare che <strong>le</strong><br />
Dalla Protezione Civi<strong>le</strong> vengono con forza una <strong>le</strong>zione e un simbolo<br />
LE GAMBE AQUILANE<br />
Più forti del<strong>le</strong> avversità<br />
STEFANO FOLLI<br />
(dalla prima pagina)<br />
L’arduo compito che investe oggi <strong>le</strong> Istituzioni:<br />
restituire fiducia al Sud nel diritto e nella giustizia<br />
colpe, quando ci sono, appaiono<br />
“diffuse”. E che nessuno ne è esente.<br />
Come dire che non è il momento<br />
del<strong>le</strong> verità preconfezionate<br />
in una specie di contenitore<br />
ideologico da scagliare contro<br />
l’avversario politico di turno. E<br />
nemmeno è il momento di quella<br />
“giustizia spettacolo” che purtroppo<br />
negli anni recenti è stata più<br />
Le autorità affermano:<br />
in Abruzzo <strong>le</strong> case<br />
saranno ricostruite<br />
in tempi certi<br />
così come<br />
è avvenuto<br />
con il termovalizzatore<br />
di Acerra,<br />
nella foto a destra.<br />
A L’Aquila<br />
dopo il terremoto<br />
c’è il pericolo che lo slancio<br />
si attenui. Oggi è sostenuto<br />
da quel senso<br />
di coesione naziona<strong>le</strong><br />
che ha scandito<br />
i primi giorni.<br />
Ma conoscendo l’animo<br />
degli italiani<br />
non c’è da credere<br />
che durerà in eterno.<br />
una prova della crisi della magistratura<br />
che della sua vitalità.<br />
Sotto questo aspetto, lo sti<strong>le</strong> sobrio<br />
e severo dei magistrati dell’Aquila<br />
fa ben sperare. Del resto<br />
ci sono pochi dubbi sul fatto che<br />
la credibilità e il prestigio dello<br />
Stato poggiano oggi su tre gambe.<br />
<strong>La</strong> prima riguarda il governo centra<strong>le</strong>,<br />
la sua capacità di offrire una<br />
«<strong>La</strong> ricerca<br />
del<strong>le</strong> responsabilità<br />
dovrà essere<br />
scrupolosa»,<br />
lo ha detto<br />
il presidente<br />
Napolitano.<br />
Nella foto a lato<br />
il palazzo<br />
di Montecitorio<br />
guida convincente nel<strong>le</strong> situazioni<br />
drammatiche. <strong>La</strong> seconda tocca<br />
l’efficacia comp<strong>le</strong>ssiva dell’intervento:<br />
dai primi soccorsi alla fase<br />
lunga e complicata della ricostruzione,<br />
dove si tratta di superare<br />
infiniti ostacoli, di fare <strong>le</strong> scelte<br />
giuste, di scavalcare i muri della<br />
burocrazia. E’ qui che si corrono i<br />
rischi maggiori, qui nasce il disincanto<br />
e si può produrre di nuovo<br />
una lacerazione tra i poteri pubblici<br />
e lo stato d’animo del<strong>le</strong> popolazioni.<br />
In passato è accaduto fin<br />
troppo spesso. Ora non dovrà<br />
accadere, anche perché non possiamo<br />
permetterci il costo di un<br />
fallimento.<br />
Infine la terza gamba investe,<br />
appunto, il ruolo della magistratura.<br />
Che dello Stato, della sua immagine<br />
comp<strong>le</strong>ssiva, è parte integrante.<br />
Oggi la magistratura ha<br />
il compito davvero arduo, ma<br />
entusiasmante, di restituire agli<br />
italiani fiducia nel diritto e quindi<br />
nella giustizia. Fiducia: ecco di<br />
nuovo il termine che rappresenta<br />
il filo conduttore di questa narrazione,<br />
da Acerra all’Aquila. Fiducia<br />
quindi da ritrovare nella<br />
serietà del<strong>le</strong> istituzioni. Se i magistrati<br />
abruzzesi sapranno lavorare<br />
lontano dal<strong>le</strong> tv e dal<strong>le</strong> tentazioni<br />
della ribalta, come i migliori di<br />
loro hanno sempre fatto, renderanno<br />
un grande servizio allo<br />
Stato.<br />
Quanto ad Acerra, qui i pericoli<br />
sono di altro genere, ma non del<br />
tutto dissimili. Il rovescio della<br />
medaglia riguarda lo scollamento<br />
tra <strong>le</strong> energie del Sud e una realtà<br />
che ancora non sa, non vuo<strong>le</strong> o<br />
non può valorizzar<strong>le</strong> come meriterebbero.<br />
Non è un caso, ad<br />
esempio, che il termovalorizzatore<br />
sia stato realizzato da imprese<br />
che hanno <strong>le</strong> loro radici lontano<br />
dal Mezzogiorno. E’ accaduto ad<br />
Acerra e accade in molte altre<br />
situazioni. Le grandi infrastrutture<br />
nel Sud sono quasi sempre<br />
appaltate a imprese del Nord.<br />
Quasi a testimoniare quella perdurante<br />
frattura tra <strong>le</strong> due Italie su<br />
cui si è consumata per più di un<br />
secolo la rif<strong>le</strong>ssione della migliore<br />
cultura meridionalista e che ancora<br />
si ripropone nel<strong>le</strong> forme più<br />
amare per chi vive e lavora nella<br />
parte meridiona<strong>le</strong> del paese.<br />
Non si tratta di invocare una sorta<br />
di “protezionismo” regiona<strong>le</strong>. Sarebbe<br />
assurdo. Tra l’altro il protezionismo<br />
è solo uno scudo illusorio<br />
davanti al<strong>le</strong> crisi: il prezzo che<br />
alla lunga si paga è sempre più alto<br />
dei vantaggi provvisori che se ne<br />
ricavano. No, la strada è un’altra.<br />
Il Sud deve imparare a credere in<br />
se stesso più di quanto non abbia<br />
mai fatto prima d’ora. Ci sono<br />
realtà economiche e culturali nel<br />
Mezzogiorno che rappresentano<br />
altrettante iso<strong>le</strong> d’eccel<strong>le</strong>nza. Si<br />
tratta allora di col<strong>le</strong>gare idealmente<br />
tra loro queste realtà, in nome<br />
del merito e dello sviluppo, fino a<br />
creare una “massa critica” in<br />
grado di cambiare l’immagine del<br />
meridione.<br />
Anche e soprattutto in questo<br />
caso va<strong>le</strong> la ricetta citata all’inizio<br />
di questo articolo: più Stato, purchè<br />
si tratti di uno Stato amico e<br />
non patrigno, e più consapevo<strong>le</strong>zza<br />
nel<strong>le</strong> persone. Istituzioni rinnovate<br />
e gente che si rimbocca <strong>le</strong><br />
maniche. Proprio la crisi economica<br />
che l’Italia sta attraversando<br />
in questi anni può offrire al Sud<br />
una possibilità straordinaria per<br />
volgere a suo vantaggio la vecchia<br />
frattura con il Nord produttivo. E’<br />
il Sud che può cogliere meglio <strong>le</strong><br />
nuove occasioni che si creeranno<br />
al momento della ripresa. Per questo<br />
avrà bisogno, non di eroi, ma<br />
di buoni lavoratori. Gli esempi di<br />
questi ultime settimane ci dicono<br />
che tutto è possibi<strong>le</strong>.
6 Domenica 3 maggio 2009PRIMO PIANO<br />
L’evasione scolastica supera la media naziona<strong>le</strong><br />
Dispersione scolastica: piaga socia<strong>le</strong><br />
che diventa storia di infanzia<br />
negata. I dati parlano chiaro: il fenomeno<br />
in Campania è pari al<br />
15%, un valore più alto della media<br />
naziona<strong>le</strong> che si attesta sul 14,2%.<br />
Un prob<strong>le</strong>ma che si manifesta in<br />
alcune zone con maggiore intensità,<br />
mentre altre possono essere<br />
considerate del<strong>le</strong> vere e proprie<br />
zone di eccel<strong>le</strong>nza, dove il tasso<br />
supera di poco l’8%. Avellino e<br />
Benevento risultano tra <strong>le</strong> province<br />
del Mezzogiorno meno colpite<br />
dalla “desertificazione” nella scuola.<br />
Stesso discorso per Sa<strong>le</strong>rno, dove<br />
gli indici superano di poco il<br />
10%. Nel Casertano, invece, <strong>le</strong> percentuali<br />
mostrano una situazione<br />
disomogenea, in cui esistono distretti<br />
scolastici virtuosi che convivono<br />
con zone in cui l’abbandono<br />
raggiunge valori molto e<strong>le</strong>vati.<br />
A questi risultati positivi si contrappone<br />
l’analisi effettuata a Napoli,<br />
che fa segnare un preoccupante<br />
16%: un indicatore che supera<br />
di quasi due punti percentuali<br />
la media registrata nel nostro<br />
Paese. All’ombra del Vesuvio, i<br />
Troppi banchi vuoti<br />
Campania sconfitta<br />
Segnali positivi ma il fenomeno resta preoccupante<br />
potenziali studenti fuggono, o sono<br />
costretti a farlo, dal<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>. <strong>La</strong><br />
fotografia buia rappresenta un e-<br />
sercito di ragazzi che lavorano, in<br />
nero, come garzoni nei bar. Alcuni<br />
giovani portano la spesa del fruttivendolo<br />
nel<strong>le</strong> case dei clienti. Molti<br />
non hanno neppure un lavoro:<br />
sono bambini che trascorrono<br />
semplicemente <strong>le</strong> proprie giornate<br />
in strada.<br />
Sono ado<strong>le</strong>scenti strappati alla loro<br />
vita, portati via dal contesto i-<br />
dea<strong>le</strong> alla loro crescita. Una scelta<br />
molte volte obbligata per <strong>le</strong> precarie<br />
condizioni familiari: bambini<br />
che diventano adulti per sopperire<br />
alla mancata presenza di una<br />
mamma o un papà. Bambini che<br />
sono contemporaneamente lavoratori<br />
e genitori. Solo nel mese di<br />
febbraio sono centocinquanta i genitori<br />
denunciati per non aver<br />
mandato i propri figli a scuola, abbandonandoli<br />
così a se stessi.<br />
Oggi però il tasso della dispersione<br />
scolastica non viene calcolato<br />
solo utilizzando i dati del<strong>le</strong> frequenze<br />
irregolari. Infatti gli indicatori,<br />
utilizzati per determinare il<br />
fenomeno, si ottengono considerando<br />
una comp<strong>le</strong>ssità di variabili<br />
sociali come <strong>le</strong> bocciature e la percentua<strong>le</strong><br />
dei giovani che lasciano<br />
prematuramente gli studi (eliminando<br />
dall’analisi gli allievi trasferiti<br />
in altri istituti). Psicologi e docenti<br />
vedono il tasso di ripetenza<br />
come un deterrente allo studio,<br />
che favorisce la fuga degli studenti<br />
dal loro habitat natura<strong>le</strong>. Troppo<br />
spesso però, si incolpano solo gli<br />
studenti, dimenticando che i ragazzi<br />
in difficoltà con gli studi vengono<br />
orientati a percorsi formativi<br />
senza effettuare un’accurata verifica<br />
dei loro reali interessi e del<strong>le</strong> loro<br />
inclinazioni. <strong>La</strong> preoccupazione<br />
aumenta considerando che molti<br />
dei giovani che “fanno filone” possano<br />
finire nel<strong>le</strong> grinfie della criminalità<br />
organizzata.<br />
Il prob<strong>le</strong>ma della dispersione scolastica,<br />
sempre attua<strong>le</strong>, è però in<br />
calo costante secondo il ministero<br />
dell’Istruzione, ma non si può e<br />
non si deve abbassare la guardia:<br />
l’istituzione scuola deve essere il<br />
mondo in cui preservare i ragazzi<br />
dai pericoli della strada. Un onere<br />
che non può essere affidato solo<br />
agli insegnanti, ma c’è bisogno di<br />
progetti articolati, in cui la presa in<br />
carico dello studente avvenga a più<br />
livelli, con responsabilità diversificate:<br />
partendo dalla famiglia e arrivando<br />
al volontariato, passando<br />
per il privato socia<strong>le</strong>.<br />
L’obiettivo, come previsto dal<br />
Consiglio di Lisbona, è la riduzione<br />
al 10% del tasso di abbandono<br />
prematuro.<br />
Pagina a cura di<br />
SANTO IANNÒ<br />
RAFFAELE PELLEGRINO<br />
LA REFERENTE REGIONALE<br />
«Più interventi coordinati»<br />
Nuovi percorsi formativi per gli studenti a rischio<br />
I NUMERI DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA<br />
Il tasso della dispersione scolastica al di<br />
sotto del 10% entro il 2010. È questo l’obiettivo<br />
fissato dal Consiglio di Lisbona.<br />
Un traguardo che per l’Italia, e la<br />
Campania in particolare, sembra essere<br />
ancora lontano. <strong>La</strong> preside Idato, referente<br />
dell’Ufficio Scolastico Regiona<strong>le</strong>, traccia<br />
un quadro preoccupante della situazione:<br />
«<strong>La</strong> provincia di Napoli ha un tasso<br />
comp<strong>le</strong>ssivo di abbandono pari al 16%,<br />
maggiore di quasi due punti rispetto alla<br />
media naziona<strong>le</strong>». Un dato che, a causa<br />
della enorme densità di popolazione nel<br />
capoluogo, condiziona negativamente<br />
l’indice dell’intera regione, mascherando<br />
la presenza di zone di eccel<strong>le</strong>nza come<br />
Benevento e Avellino.<br />
<strong>La</strong> lotta al fenomeno incontra <strong>le</strong> sue maggiori<br />
difficoltà per la scarsa coordinazione<br />
tra gli enti de<strong>le</strong>gati al monitoraggio: «Esistono<br />
osservatori regionali, provinciali e<br />
comunali che dovrebbero collaborare, ma<br />
molto spesso <strong>le</strong> attività sono tra loro<br />
scoordinate. Anche la collaborazione con<br />
<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> e i Tribunali dei minori è insufficiente».<br />
Con il progetto “percorsi alternativi<br />
sperimentali” la Regione mira al reintegro<br />
di quei giovani che finiscono fuori<br />
dal circuito scolastico. «L’iniziativa, partita<br />
nel 2007, propone agli studenti iter formativi<br />
diversi da quelli tradizionali. Si<br />
tratta di percorsi di istruzione e formazione<br />
professiona<strong>le</strong>, di durata bienna<strong>le</strong>,<br />
svolti direttamente in aziende che operano<br />
nei settori agroalimentare, del turismo<br />
e dell’e<strong>le</strong>ttronica».<br />
Al termine dei due anni i ragazzi conseguono<br />
una qualifica regiona<strong>le</strong> di primo<br />
livello, che permette l’ingresso nel mercato<br />
del lavoro o il proseguimento degli studi<br />
con il progetto “offerta formativa integrata<br />
sperimenta<strong>le</strong>”, un ulteriore anno con<br />
cui si ottiene una qualifica di secondo livello.<br />
Questo titolo permette anche il rientro<br />
nei percorsi didattici classici con la<br />
possibilità di conseguire il diploma.<br />
AVELLINO<br />
<strong>La</strong> provincia<br />
più virtuosa<br />
BENEVENTO<br />
Abbandoni<br />
quasi nulli<br />
CASERTA<br />
Un territorio<br />
diviso a metà<br />
NAPOLI<br />
Fanalino<br />
di coda<br />
SALERNO<br />
L’obiettivo<br />
è vicino<br />
<strong>La</strong> provincia<br />
di Avellino risulta<br />
tra <strong>le</strong><br />
meno colpite<br />
della Campania<br />
e dell’intero<br />
Sud Italia<br />
dal fenomeno<br />
della dispersione<br />
scolastica. Nell’ultimo anno<br />
il tasso di abbandono è stato<br />
dello 0,06% nella scuola primaria,<br />
dello 0,07% nella se-condaria<br />
di 1° grado e del 2,04% in<br />
quella di 2° grado, per un tota<strong>le</strong><br />
pari allo 0,72%. Leggermente più<br />
cospicuo il numero dei non<br />
ammessi all’anno successivo: lo<br />
0,04% nella primaria, lo 0,46%<br />
nella secondaria di 1° grado e il<br />
6,36% nella secondaria di 2°<br />
grado. A incidere soprattutto il<br />
tasso di bocciature negli istituti<br />
professionali (12,50%). Il tasso<br />
comp<strong>le</strong>ssivo di dispersione nella<br />
scuola superiore, tenente conto di<br />
abbandoni e bocciature, è quindi<br />
pari all’8,40%.<br />
Anche la provincia<br />
Sannita,<br />
come quella<br />
Irpina, rappresenta<br />
un’ “oasi<br />
felice” nello<br />
scenario scolastico<br />
della<br />
Campania e<br />
del Mezzogiorno. Il tasso di abbandono,<br />
praticamente nullo nella<br />
scuola primaria e in quella secondaria<br />
di 1° grado (rispettivamente<br />
0,01% e 0,06%), resta comunque<br />
basso nella secondaria di<br />
2° grado, fermandosi appena all’1,11%,<br />
record positivo della regione.<br />
I non promossi, che ammontano<br />
allo 0,08% al<strong>le</strong> e<strong>le</strong>mentari<br />
e allo 0,38% al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> medie,<br />
raggiungono il 7,45% al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong><br />
superiori. Anche qui a incidere<br />
maggiormente è la percentua<strong>le</strong> di<br />
non promossi negli istituti professionali<br />
(14,54%). Il tasso comp<strong>le</strong>ssivo<br />
parla di una dispersione<br />
nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> secondarie di 2° grado<br />
pari all’8,57%.<br />
<strong>La</strong> provincia<br />
di Caserta si<br />
presenta molto<br />
eterogenea<br />
dal punto di<br />
vista della dispersione.<br />
I dati dei diversi<br />
distretti<br />
scolastici parlano di un’area nord<br />
della provincia molto virtuosa, a<br />
fronte di un’area sud con punte<br />
eccezionali di abbandono. Se anche<br />
qui gli abbandoni nella scuola<br />
e<strong>le</strong>mentare e media sono trascurabili,<br />
è invece e<strong>le</strong>vato il tasso<br />
di abbandono al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori,<br />
pari al 4,15%. A pagare di più,<br />
ancora una volta, gli istituti professionali<br />
(7,54%). Sul fronte del<strong>le</strong><br />
bocciature, al<strong>le</strong> superiori si raggiunge<br />
una quota dell’8,68%, in<br />
cui pesa soprattutto il 14% degli<br />
istituti professionali. Il dato comp<strong>le</strong>ssivo<br />
per <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori è<br />
del 12,82%, inferiore alla media<br />
naziona<strong>le</strong>, ma comunque superiore<br />
al traguardo del 10%.<br />
A Napoli va la<br />
maglia nera<br />
della Campania<br />
per la dispersione<br />
scolastica.<br />
Il fenomeno<br />
degli<br />
abbandoni comincia<br />
a farsi<br />
sentire già nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> medie,<br />
dove il tasso è dell’1,1%, decisamente<br />
più alto rispetto al<strong>le</strong> altre<br />
province della regione. L’analisi<br />
territoria<strong>le</strong> mostra come la zona<br />
più critica sia l’ottava municipalità,<br />
quella di Scampia, che fa registrare<br />
da sola la metà degli abbandoni<br />
dell’intero comune. Al<strong>le</strong><br />
superiori la percentua<strong>le</strong> di abbandoni<br />
si attesta sul 4,3%, valore<br />
che negli istituti professionali<br />
raggiunge l’8,5%. Anche i non<br />
promossi raggiungono il valore<br />
record della regione, pari all’11,6%.<br />
Fanalino di coda, stavolta,<br />
gli istituti artistici (17,8%) e<br />
quelli tecnici (16,6%). Il tasso<br />
comp<strong>le</strong>ssivo è del 16%.<br />
<strong>La</strong> situazione<br />
della provincia<br />
di Sa<strong>le</strong>rno, inevitabilmente<br />
variegata per<br />
la vasta estensione<br />
territoria<strong>le</strong>,<br />
risulta<br />
intermedia tra<br />
quel<strong>le</strong> del<strong>le</strong> altre province campane.<br />
Il tasso di abbandono relativo<br />
all’ultimo anno scolastico, molto<br />
basso nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> primarie e in<br />
quel<strong>le</strong> secondarie di 1° grado, è<br />
contenuto anche nel<strong>le</strong> secondarie<br />
di 2° grado, non superando il 2,6%.<br />
Sul versante bocciature la situazione<br />
è più o meno analoga, con valori<br />
piuttosto bassi nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> e<strong>le</strong>mentari<br />
e medie (rispettivamente<br />
0,14% e 1,24%) e più alti al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong><br />
superiori (7,83%), con punte<br />
dell’11% negli istituti tecnici e professionali.<br />
Il tasso di dispersione<br />
comp<strong>le</strong>ssivo per <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> secondarie<br />
di 2° grado è del 10,44%, molto<br />
vicino al traguardo fissato da<br />
Lisbona.
8 Domenica<br />
3 maggio 2009PRIMO PIANO<br />
L’area marina, da 16 anni<br />
sotto tutela biologica,<br />
meraviglia subacquea<br />
ed esempio di biodiversità<br />
della penisola sorrentina<br />
È nato anche un concorso<br />
Nei fine settimana di maggio l’area<br />
marina protetta ospiterà la prima<br />
edizione del trofeo di foto e video<br />
subacquee “Banco di Santa Croce<br />
2009” organizzata dall’associazione<br />
Sesto Continente Sea Center di<br />
Castel-lammare di Stabia. Tre <strong>le</strong><br />
categorie di concorso: pesci e organismi,<br />
am-biente e macro.<br />
A destra il promontorio di Capo <strong>La</strong> Gala.<br />
Al centro, F<strong>le</strong>gra Bentivegna, curatrice<br />
della stazione zoologica Dohrn di Napoli<br />
Vico, ventimila specie sotto i mari<br />
Il Banco di Santa Croce, fonda<strong>le</strong> tropica<strong>le</strong> di casa nostra, a due passi dal Sarno<br />
Coralli, gorgonie, spugne,<br />
pesci di ogni tipo: no, non è<br />
un fonda<strong>le</strong> tropica<strong>le</strong> ma un<br />
tesoro sommerso a portata<br />
di mano che segna il confine<br />
nord del comune di Vico<br />
Equense, a mezzo miglio<br />
dalla costa tra Capo <strong>La</strong> Gala<br />
e Capo d’Orlando. Il Banco<br />
di Santa Croce è una<br />
meraviglia subacquea sconosciuta<br />
ai più ma ben nota<br />
ai sub e soprattutto a microrganismi<br />
e pesci, anche<br />
rari, che lo frequentano in<br />
grande quantità. <strong>La</strong> zona è<br />
diventata area a tutela biologica<br />
nel 1993 dopo la scoperta<br />
della Gerardia Savaglia<br />
(il cosiddetto “corallo<br />
nero”) ma anche perchè ritenuta<br />
area di ripopolamento<br />
ittico.<br />
Recentemente, anzi, l’area a<br />
riserva integra<strong>le</strong> di pesca è<br />
passata da 500 m a un km<br />
grazie ad un decreto ministeria<strong>le</strong><br />
dello scorso gennaio<br />
che ha raccolto una proposta<br />
del Comitato di gestione<br />
del<strong>le</strong> zone di tutela<br />
biologica volto a tutelare<br />
maggiormente l’area. <strong>La</strong><br />
secca, formata da cinque<br />
gruppi rocciosi, sprofonda<br />
per 50 metri e, stando a recenti<br />
studi della stazione<br />
zoologica Dohrn di Napoli,<br />
riesce miracolosamente a<br />
sottrarsi all’inquinamento<br />
del fiume Sarno che sfocia<br />
poco lontano. Il merito è<br />
della “Levantina”, una corrente<br />
marina proveniente<br />
dalla Grecia: questa, risa<strong>le</strong>ndo<br />
lungo <strong>le</strong> coste italiane,<br />
arriva nel Golfo di Napoli<br />
seguendo la direzione<br />
Capri - Castellammare. Il<br />
flusso risa<strong>le</strong> dal canyon sottomarino<br />
del Banco di Santa<br />
Croce e, grazie alla sua<br />
temperatura ottima<strong>le</strong>, spazza<br />
via <strong>le</strong> acque più calde e<br />
inquinate del Sarno, preservando<br />
l’integrità di questo<br />
fragi<strong>le</strong> ecosistema.<br />
Ciò consente una forte biodiversità:<br />
ai più comuni polipi,<br />
molluschi, scorfani, alici,<br />
gronchi, riccio<strong>le</strong> e sarde<br />
si affiancano a volte anche<br />
pesci come gli Zu Cristatus<br />
(pesci falce), che in genere<br />
popolano gli oceani. Presente<br />
anche il gattuccio,<br />
squalo che depone <strong>le</strong> uova<br />
sui rami di gorgonie. Tutti<br />
sono attirati dall’abbondanza<br />
di plancton che si forma<br />
nel Banco grazie a reazioni<br />
chimiche che sfruttano la<br />
materia organica del Sarno.<br />
Da qui parte una catena alimentare<br />
che attira pesci pelagici<br />
e, perchè no, qualche<br />
delfino di passaggio in cerca<br />
di un lauto spuntino.<br />
Pagina a cura di<br />
CLAUDIA ESPOSITO<br />
FLEGRA BENTIVEGNA<br />
«<strong>La</strong> parola chiave è protezione»<br />
IL PUNTO<br />
Corallo nero, occhio<br />
al ladro d’identità<br />
Il nome indica più “famiglie”, poche quel<strong>le</strong> originali<br />
<strong>La</strong> Gerardia Savaglia presente nel<br />
Banco di Santa Croce in realtà è<br />
chiamata erroneamente corallo<br />
nero. Questo organismo è infatti<br />
un parassita del gruppo degli Zoantharia:<br />
sua peculiarità è quella<br />
di rivestire gorgonie preesistenti<br />
con uno sche<strong>le</strong>tro corneo, dando<br />
vita a colonie gial<strong>le</strong> che crescono<br />
fino a 10 cm all’anno. Nonostante<br />
il fusto resti esi<strong>le</strong>, la Gerardia può<br />
arrivare anche al metro d’altezza.<br />
Si tratta di un organismo molto<br />
longevo, capace di sopravvivere fino<br />
a 1800 anni intorno ai 50 metri<br />
di profondità. Altro e<strong>le</strong>mento di<br />
differenziazione tra questo esemplare<br />
e il vero corallo nero sta nel<br />
numero differente dei polipi. Nonostante<br />
l’impropria denominazione,<br />
la Gerardia Savaglia è comunque<br />
una specie rara e per questo<br />
protetta da due protocolli internazionali,<br />
la Convenzione di<br />
Cernie e gorgonie beni preziosi<br />
da tutelare dalla pesca selvaggia<br />
Dottoressa F<strong>le</strong>gra Bentivegna,<br />
da curatrice della<br />
stazione zoologica Dohrn<br />
di Napoli, quali ritiene<br />
essere <strong>le</strong> specie da tutelare<br />
di più nel Banco di<br />
Santa Croce?<br />
Un occhio di riguardo va<br />
certamente gettato al<strong>le</strong><br />
cernie che ormai sono in<br />
via di rarefazione perchè<br />
la specie è stata troppo pescata.<br />
Il loro numero quindi<br />
sta diminuendo perchè<br />
questi pesci hanno una<br />
crescita molto <strong>le</strong>nta e molti<br />
esemplari vengono catturati<br />
prima di raggiungere<br />
la maturità sessua<strong>le</strong>,<br />
senza aver avuto la possibilità<br />
di riprodursi nemmeno<br />
una volta. Le cernie<br />
infatti iniziano la fase riproduttiva<br />
solo a partire<br />
dal quinto anno di vita;<br />
successivamente, essendo<br />
animali ermafroditi, cambiano<br />
sesso e <strong>le</strong> femmine<br />
diventano maschi. Catturare<br />
esemplari troppo giovani<br />
o troppo piccoli, al di<br />
sotto dei 45 cm, non dà il<br />
tempo alla specie di riprodursi<br />
in numero adeguato.<br />
Poi ci sono <strong>le</strong> gorgonie...<br />
Le paramuricee, <strong>le</strong> unicel<strong>le</strong><br />
e tutti gli altri tipi di gorgonie<br />
sono specie protette<br />
da apposite convenzioni<br />
perchè rare e raccoglier<strong>le</strong><br />
sarebbe un vero e proprio<br />
delitto. Si tratta di organismi<br />
delicati, molto sensibili<br />
all’inquinamento: anche<br />
loro sono in via di rarefazione,<br />
ma, per fortuna,<br />
non è il caso del Banco di<br />
Santa Croce dove <strong>le</strong> gorgonie<br />
sono ancora presenti.<br />
Basta la tutela <strong>le</strong>gislativa<br />
per salvaguardare quest’area<br />
così delicata?<br />
Non è mai abbastanza quel-<br />
lo che si fa per tutelare<br />
questi ecosistemi: il Banco<br />
di Santa Croce è una secca<br />
di straordinaria ricchezza<br />
che ha raggiunto un suo e-<br />
quilibrio grazie al gioco<br />
particolare di correnti che<br />
l’attraversano. Il fatto che<br />
la zona non sia inquinata<br />
dal<strong>le</strong> acque del fiume Sarno<br />
si può definire un miracolo<br />
della natura. Purtroppo,<br />
però, non è detto<br />
che questo equilibrio duri<br />
per sempre nè in realtà si<br />
può dire di conoscere a<br />
fondo lo stato di salute di<br />
ogni singola specie del<br />
Banco. <strong>La</strong> pesca di frodo e<br />
l’inquinamento sono pericoli<br />
che minacciano di<br />
continuo questo habitat.<br />
Esiste allora una soluzione<br />
concreta?<br />
<strong>La</strong> parola chiave è protezione,<br />
protezione e ancora<br />
protezione. <strong>La</strong> vera tutela<br />
parte da terra: la burocrazia<br />
da sola non basta. Occorre<br />
che <strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi siano rispettate,<br />
lottando concretamente<br />
contro l’inquinamento<br />
del<strong>le</strong> acque. Solo<br />
così si può cercare di preservare<br />
la vita in mare senza<br />
depredare <strong>le</strong> sue immense<br />
risorse.<br />
ne e ricerca ambienta<strong>le</strong>, che sta portando<br />
avanti un progetto sulla biodiversità<br />
marina e <strong>le</strong> specie rare. Ma<br />
la sorpresa più grande è emersa dal<strong>le</strong><br />
acque del Golfo di <strong>La</strong>mezia, dove,<br />
a 150 metri di profondità, è stato<br />
rinvenuta una specie ancora più rara<br />
di corallo nero, l’Antipathes Di-<br />
L’il<strong>le</strong>galità<br />
Ma c’è<br />
chi ancora<br />
pesca datteri<br />
Nonostante la tutela <strong>le</strong>gislativa<br />
e il divieto assoluto<br />
di pesca, il Banco di Santa<br />
Croce è spesso meta di<br />
scorribande di datterai e<br />
pescatori senza scrupoli<br />
che non si scoraggiano<br />
nemmeno davanti a sanzioni<br />
di centinaia di euro,<br />
al sequestro del<strong>le</strong> attrezzature<br />
e alla distruzione<br />
del pescato.<br />
Nel caso della pesca dei<br />
datteri, proibita in Italia<br />
da una <strong>le</strong>gge del 1998, i<br />
trasgressori rischiano anche<br />
una denuncia per deturpamento<br />
di bel<strong>le</strong>zze<br />
naturali e alterazione dello<br />
stato dei luoghi. Infatti,<br />
la pesca di frodo danneggia<br />
<strong>le</strong> rocce calcaree in cui<br />
crescono i molluschi, i<br />
quali, per raggiungere i 5<br />
cm di lunghezza, possono<br />
impiegare anche 80 anni<br />
per riformarsi.<br />
<strong>La</strong> pesca di frodo si intensifica<br />
in vista del<strong>le</strong> feste<br />
natalizie, quando un chilo<br />
di datteri può arrivare a<br />
costare anche 100 euro.<br />
Un esemplare di Antiphates Subpinnata, il vero corallo nero<br />
Berna e quella di Barcellona (noto<br />
come protocollo Aspim).<br />
L’Antiphates Subpinnata, ossia il<br />
vero corallo nero, fa parte dell’ordine<br />
degli Antiphataria. Questo organismo<br />
dai polipi bianco-rosati e<br />
dallo sche<strong>le</strong>tro robusto di chitina,<br />
vive in profondità maggiori, fino ai<br />
-300 metri. <strong>La</strong> sua rarità l’ha fatta<br />
inserire non solo nel<strong>le</strong> già citate<br />
Convenzioni di Berna e Barcellona<br />
ma anche nel protocollo Cites, la<br />
Convenzione di Washington sul<strong>le</strong><br />
specie in via d’estinzione.<br />
Nello scorso mese di marzo un’enorme<br />
colonia di Antiphates Subpinnata<br />
è stata scoperta in Calabria<br />
sui fondali di Scilla, che presto<br />
saranno tutelati dall’istituzione di<br />
un parco marino. Si tratta della più<br />
grande foresta di corallo nero mai<br />
rinvenuta, una scoperta realizzata<br />
grazie ad un robot sottomarino<br />
dell’Ispra, l’Istituto per la proteziocotoma.<br />
Questo coralligeno, di cui<br />
sono stati studiati solo 5 esemplari<br />
in tutto il mondo, era ritenuto e-<br />
stinto. L’ultimo è stato rinvenuto<br />
nel Golfo di Napoli nel lontano<br />
1946 e successivamente donato al<br />
museo dell’Università di Harvard.
<strong>La</strong> terra di Ulisse salvata da cemento selvaggio e turismo di massa<br />
Parco del Ci<strong>le</strong>nto<br />
l’anima del mito<br />
Protetti ambiente e monumenti della Magna Grecia<br />
PRIMO PIANO Domenica 3 maggio 2009<br />
9<br />
<strong>La</strong> necessità di tutelare il<br />
Ci<strong>le</strong>nto, dal<strong>le</strong> speculazioni<br />
edilizie e da un turismo di<br />
massa distruttivo, è stato argomento<br />
di discussione già<br />
nel 1973, durante il convegno<br />
internaziona<strong>le</strong> sui parchi<br />
costieri mediterranei, tenutosi<br />
a Castellabate. È solo,<br />
però, nel 1991 che quella e-<br />
sclusiva distesa di coste e<br />
montagne tra i golfi di Sa<strong>le</strong>rno<br />
e Policastro diventa<br />
Parco naziona<strong>le</strong>. Anticamente<br />
era territorio lucano<br />
insieme al Vallo di Diano e al<br />
golfo di Policastro. Fino alla<br />
creazione del Parco l’area<br />
comprendeva i paesi tra il<br />
Monte della Stella e il fiume<br />
A<strong>le</strong>nto, da qui il nome Ci<strong>le</strong>nto<br />
(cis a<strong>le</strong>ntum, al di qua<br />
dell’A<strong>le</strong>nto). Poi per ragioni<br />
politico–economiche si decise<br />
di estenderlo al territorio<br />
compreso tra la piana del<br />
Se<strong>le</strong>, la Basilicata e il Mar<br />
Tirreno. È sempre dal 1991<br />
che il Parco naziona<strong>le</strong> diventa<br />
anche patrimonio dell’umanità<br />
dell’Unesco, con i<br />
templi di Paestum e la Certosa<br />
di Padula. E dal 1997 è<br />
riserva della biosfera per la<br />
conservazione dell’ecosistema.<br />
Secondo in Italia per dimensioni,<br />
conta ottanta Comuni<br />
e otto Comunità montane.<br />
Al<strong>le</strong> bel<strong>le</strong>zze naturalistiche<br />
si affiancano il carattere mitico<br />
e misterioso di una terra<br />
ricca di storia e di cultura,<br />
che per mil<strong>le</strong>nni ha ispirato<br />
poeti e cantori. Molti dei miti<br />
greci e romani sono stati<br />
ambientati sul<strong>le</strong> sue coste:<br />
da Ulisse che dinanzi all’isola<br />
del<strong>le</strong> sirene, probabilmente<br />
di fronte a Punta Licosa, si<br />
fece <strong>le</strong>gare all’albero maestro<br />
per non ascoltare il canto di<br />
quel<strong>le</strong> creature ma<strong>le</strong>fiche, a<br />
Palinuro il nocchiero di E-<br />
nea che caduto in mare fu<br />
ucciso dove ora sorge il paese,<br />
divenuto poi Capo Palinuro.<br />
Altro mito è quello di<br />
Giasone e gli Argonauti che<br />
una volta fuggiti dalla Colchide,<br />
per ingraziarsi la dea<br />
Era si fermarono presso il<br />
suo santuario alla foce del<br />
fiume Se<strong>le</strong>, l’attua<strong>le</strong> santuario<br />
di Hera Argiva. Ma lasciamo<br />
la <strong>le</strong>ggenda per la<br />
storia vera dell’uomo, che in<br />
queste terre ha trovato ospitalità<br />
da almeno mezzo milione<br />
di anni. Tracce della<br />
sua presenza sono evidenti<br />
dal pa<strong>le</strong>olitico medio al neolitico,<br />
fino all’età dei metalli.<br />
Molti sono i suoi “strumenti”<br />
disseminati sia lungo <strong>le</strong><br />
grotte costiere tra Palinuro e<br />
Scario, sia in quel<strong>le</strong> interne<br />
come <strong>le</strong> grotte di Castelcivita<br />
e <strong>le</strong> grotte dell’Angelo, a<br />
Pertosa. <strong>La</strong> scoperta di manufatti<br />
e utensili provenienti<br />
dal vicino Tavoliere del<strong>le</strong><br />
Puglie o dal<strong>le</strong> iso<strong>le</strong> Lipari, i-<br />
noltre testimoniano che già<br />
allora il Ci<strong>le</strong>nto è stato crocevia<br />
di scambi: molti i percorsi<br />
interni che lo mettevano<br />
in comunicazione con <strong>le</strong><br />
altre civiltà appenniniche,<br />
mentre il mare lo avvicinava<br />
al<strong>le</strong> civiltà nuragiche e a<br />
quel<strong>le</strong> egee e mediterranee.<br />
E forse per la ricerca di rame<br />
che i primi greci approdarono<br />
lungo <strong>le</strong> coste del Ci<strong>le</strong>nto<br />
tra il VII e il VI secolo a.C.<br />
dove più tardi nacquero <strong>le</strong><br />
città di Pixunte, Molpa e<br />
l’antica Posidonia, divenuta<br />
poi Paestum. Mentre i Focei,<br />
originari dell’Asia, fondarono<br />
E<strong>le</strong>a, oggi Velia, la città di<br />
Parmenide, della Scuola filosofica<br />
e<strong>le</strong>atica e della prima<br />
Scuola medica, madre della<br />
moderna medicina occidenta<strong>le</strong>.<br />
Il filo della storia ci<strong>le</strong>ntana<br />
si dipana fino ai giorni<br />
nostri <strong>le</strong>gando vicende romane<br />
a fatti medievali importanti:<br />
il Principato longobardo<br />
a Sa<strong>le</strong>rno, l’avvento<br />
dei monaci Basiliani e Benedettini,<br />
la nascita della Baronia<br />
con i Sanseverino, la<br />
loro rivolta a Capaccio nel<br />
1242 contro Federico II, fino<br />
all’epoca del brigantaggio e<br />
ai successivi “Moti ci<strong>le</strong>ntani”<br />
del 1828, con l’insurrezione<br />
contro Francesco I di Borbone.<br />
Tracce, ricordi, monumenti,<br />
culture, sentieri <strong>le</strong>gati<br />
a questa ricca storia oggi<br />
sono salvaguardati anche<br />
grazie al Parco naziona<strong>le</strong> del<br />
Ci<strong>le</strong>nto e Vallo di Diano e ai<br />
numerosi riconoscimenti<br />
internazionali ricevuti nell’ultimo<br />
ventennio.<br />
Pagina a cura di<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Cucina & tradizioni<br />
Alcune tradizioni da<br />
secoli si tramandano nel<br />
Parco. A Casa<strong>le</strong>tto Spartano,<br />
il 1° maggio, gruppi<br />
di giovani vanno di casa<br />
in casa a chiedere <strong>le</strong>gumi.<br />
Cucinati, la sera in piazza<br />
i paesani ne prendono<br />
una porzione come augurio<br />
di prosperità e abbondanza<br />
dei raccolti. Questo<br />
piatto è consumato<br />
anche ad Ispani e prende<br />
il nome di “cuccia” dal<br />
greco“ kykeon”, miscuglio.<br />
A Cicera<strong>le</strong> viene<br />
È la Primula di Palinuro<br />
il logo del Parco del<br />
Ci<strong>le</strong>nto e Vallo di Diano.<br />
Formata da fiori di<br />
colore giallo-dorato,<br />
cresce sul<strong>le</strong> coste calcaree<br />
tirreniche.<br />
chiamata “cecciata”. A Castel<br />
San Lorenzo, a Pellare,<br />
a Moio e a Vallo della<br />
Lucania “cicci maritati”.<br />
Gli ulivi sono presenti<br />
in tutti i Comuni del<br />
Parco, sia montani che<br />
marini. Da piante secolari<br />
o di nuovo impianto<br />
sono prodotti oli<br />
extravergini Dop.<br />
Morigerati<br />
tra grotte<br />
e cascate<br />
Dal fiume Bussento, che<br />
nasce dal versante meridiona<strong>le</strong><br />
del monte Cervati,<br />
in prossimità di Casel<strong>le</strong><br />
in Pittari, che si inabissa<br />
per poi riapparire<br />
pochi chilometri a sud di<br />
Morigerati, prendono vita<br />
<strong>le</strong> grotte di Morigerati. <strong>La</strong><br />
passeggiata inizia con una<br />
mulattiera lastricata in<br />
pietra ed in parte scavata<br />
nella roccia che, dopo una<br />
serie di tornanti, porta<br />
fino all'ingresso della<br />
grotta. Una volta all’interno,<br />
risa<strong>le</strong>ndo una stretta<br />
sca<strong>le</strong>tta in pietra, si oltrepassa<br />
il profondo e spettacolare<br />
canyon, scavato<br />
dal fiume, con due ponticelli<br />
in <strong>le</strong>gno. All'esterno,<br />
poi, il fiume offre del<strong>le</strong><br />
suggestive vedute lungo la<br />
gola, dove <strong>le</strong> acque limpide<br />
e fresche formano,<br />
scorrendo tra profonde e<br />
suggestive pozze, meravigliose<br />
cascate.<br />
Biosfera,<br />
una riserva<br />
esclusiva<br />
Dal 1997 il Parco naziona<strong>le</strong><br />
del Ci<strong>le</strong>nto e Vallo di<br />
Diano è riserva della biosfera.<br />
Una qualifica internaziona<strong>le</strong><br />
assegnatagli dall’Unesco<br />
per la conservazione<br />
e la protezione dell’ambiente,<br />
all’interno del<br />
programma Man and Biosphere<br />
(Man), l’uomo e la<br />
biosfera. Si tratta di aree<br />
costiere e marine in cui si<br />
realizza la conservazione<br />
dell’ecosistema e la sua<br />
biodiversità con l’utilizzo<br />
sostenibi<strong>le</strong> del<strong>le</strong> risorse<br />
naturali a beneficio del<strong>le</strong><br />
comunità locali. Ciò comprende<br />
attività di ricerca,<br />
controllo, educazione e<br />
formazione. Tutte queste<br />
attività realizzano l’Agenda<br />
21, programma del<strong>le</strong> Nazioni<br />
Unite dedicato allo<br />
sviluppo sostenibi<strong>le</strong>, la<br />
conservazione sulla diversità<br />
biologica, trattato a-<br />
dottato nel 1992, e altri<br />
accordi internazionali.<br />
I templi di Paestum<br />
figli dell’umanità<br />
Ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo<br />
Tra i tanti luoghi d’arte presenti nel<br />
Ci<strong>le</strong>nto vanno certamente annoverati<br />
i tre più importanti siti culturali<br />
che hanno permesso al Parco di aggiudicarsi<br />
il titolo di Patrimonio<br />
Mondia<strong>le</strong> dell’Umanità. Velia, patria<br />
dei filosofi Parmenide e Zenone, fondata<br />
nel 540 a.C. dai profughi di Focea;<br />
Paestum, antica città della Magna<br />
Grecia, fondata nel 600 a.C. con<br />
il nome di Poseidania e la Certosa di<br />
San Lorenzo di Padula voluta e finanziata<br />
nel 1306 da Tommaso Sanseverino,<br />
conte di Marsico. Sono questi<br />
i luoghi di importanza naziona<strong>le</strong> ed<br />
internaziona<strong>le</strong> che fanno del Ci<strong>le</strong>nto<br />
la meta prescelta, ogni anno, da<br />
migliaia di visitatori. Ma certamente<br />
sono i templi di Paestum, monumenti<br />
architettonici di epoca greca e<br />
romana, a rappresentare la sua maggiore<br />
ricchezza. Il più antico è il tempio<br />
di Hera, più noto come basilica di<br />
Herathos. Eretto a Paestum intorno<br />
alla metà del V secolo a.C., è uno dei<br />
più grandi templi greci costruiti in<br />
Il tempio di Athena<br />
pietra. Di ordine dorico, il primo<br />
degli ordini architettonici greci, si<br />
credeva che il tempio fosse una basilica<br />
nel senso romano del termine:<br />
luogo sede del tribuna<strong>le</strong> o anche del<strong>le</strong><br />
assemb<strong>le</strong>e dei cittadini. Il più piccolo<br />
è il tempio di Athena. <strong>La</strong> struttura<br />
presentava all’interno otto colonne in<br />
sti<strong>le</strong> ionico, di cui restano soltanto <strong>le</strong><br />
basi e due capitelli, considerati i più<br />
antichi in Italia e conservati nel vicino<br />
museo archeologico. Ultimo è il<br />
tempio di Nettuno. Di ordine dorico<br />
è forse il più compiuto e maturo dell’ordine<br />
architettonico di appartenenza.<br />
Passando da Paestum a Velia<br />
l’incantevo<strong>le</strong> scenario non cambia.<br />
Della città arcaica rimangono notevoli<br />
tracce. Innanzitutto <strong>le</strong> mura che<br />
costituivano il perimetro della città,<br />
organizzata per quartieri, uno meridiona<strong>le</strong><br />
e uno settentriona<strong>le</strong>, ai quali<br />
corrispondevano due porti, utilizzati<br />
probabilmente per funzioni diverse.<br />
L’Acropoli, luogo di culto con un santuario<br />
forse dedicato ad Athena. E<br />
per finire straordinarie opere pubbliche<br />
tra <strong>le</strong> quali spicca la grandiosa<br />
Porta Rosa. Un arco che congiunge in<br />
alto <strong>le</strong> due parti della collina e in<br />
basso i due quartieri e i due porti.<br />
Ultimo sito d’arte è la Certosa di San<br />
Lorenzo, ma dell’impianto antico restano<br />
pochi e<strong>le</strong>menti. Tra questi si ricordano<br />
lo sp<strong>le</strong>ndido portone della<br />
chiesa, datato al 1374, e <strong>le</strong> sue volte a<br />
crociera. A partire dal Concilio di<br />
Trento ci furono opere di ampliamento<br />
che modificarono la struttura<br />
trecentesca: si realizzarono il chiostro<br />
grande e lo scalone ellittico. Gli<br />
ultimi interventi si registrano nel<br />
VXIII secolo.
10 Domenica<br />
3 maggio 2009PRIMO PIANO<br />
IL CASO<br />
Dal 2006 sono fermi i lavori alla Casina del Boschetto<br />
I giornalisti della Campania<br />
da dieci anni senza casa<br />
Ultimo atto in Cassazione, attesa per la sentenza<br />
Nel 1956 ospitò un concerto di<br />
Maria Callas (nella foto a lato).<br />
Oggi la Casina del Boschetto<br />
nella Villa Comuna<strong>le</strong> di Napoli,<br />
meglio nota come Circolo della<br />
Stampa, è una struttura fatiscente.<br />
Dal novembre 1999 è<br />
stata sottratta dal Comune ai<br />
giornalisti campani e da allora<br />
non ne è stato fatto altro uso. In<br />
questi dieci anni si sono susseguiti<br />
lavori di ristrutturazione<br />
più volte interrotti e ormai bloccati<br />
da quasi tre anni, delibere,<br />
risorse finanziarie trovate,<br />
impegnate e poi destinate ad<br />
altro. Ma la struttura è rimasta<br />
abbandonata. Dal 1999 sono in<br />
corso azioni giudiziarie, giunte<br />
ora in Cassazione. Dagli atti del<br />
processo risulta un tota<strong>le</strong> rimesse<br />
di 382.066.386 lire pari a<br />
197.320,82 euro fatte dall’Associazione<br />
Napo<strong>le</strong>tana della<br />
Stampa in acconto sul maggior<br />
danno, soldi che il Comune vorrebbe<br />
ancora per motivazioni al<br />
vaglio della magistratura. Ma i<br />
vertici dei giornalisti campani<br />
sottolineano che il contenzioso<br />
economico e quello civi<strong>le</strong> si<br />
possono risolvere. Serve una<br />
volontà politica che porti a una<br />
soluzione.<br />
Tappa obbligata di tutti i Presidenti<br />
della Repubblica nel<strong>le</strong><br />
loro soste partenopee, il Circolo<br />
della Stampa è stato un tempio<br />
della cultura libera e indipendente,<br />
e ha ospitato nei suoi<br />
Com’era<br />
Com’è<br />
saloni i più grandi intel<strong>le</strong>ttuali<br />
del Novecento. All’inizio del<br />
secolo scorso il Circolo della<br />
Stampa fu concesso dall’allora<br />
amministrazione comuna<strong>le</strong><br />
all’Unione giornalisti napo<strong>le</strong>tani.<br />
Dopo la seconda guerra<br />
mondia<strong>le</strong>, il Comune partenopeo<br />
diede incarico all’ingegnere<br />
Luigi Cosenza di progettare<br />
una nuova sede per il<br />
Circolo rimasto gravemente<br />
danneggiato dagli eventi bellici.<br />
Cosenza, sullo stesso sito<br />
della Villa Comuna<strong>le</strong>, rispettando<br />
il vincolo di destinazione<br />
d’uso ricevuto, realizzò<br />
quel Circolo. Fu uno dei primi<br />
investimenti in cultura da<br />
parte del Comune di Napoli<br />
subito dopo la proclamazione<br />
della Repubblica. Quel Circolo<br />
che nel novembre del<br />
1999 fu prima tolto alla Città<br />
e poi abbandonato, permettendo<br />
che fosse vandalizzato e<br />
lasciato in rovina.<br />
Anche Facebook si mobilita<br />
per ridare ai campani questo<br />
crocevia di cultura libera e<br />
indipendente. 429 sono gli<br />
utenti che hanno aderito al<br />
gruppo creato dai giornalisti<br />
Vincenzo Colimoro e Enrico<br />
Sbandi, con la speranza che il<br />
Circolo torni presto a vivere.<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO A. GRANA<br />
Quando il Circolo ospitò<br />
un concerto della Callas<br />
Nel marzo del 1956 Maria Callas si trovava<br />
a Napoli per eseguire tre recite dell’opera<br />
“Lucia di <strong>La</strong>mmermoor” di Gaetano Donizetti<br />
al Teatro San Carlo.<br />
Il 25 marzo la Callas cantò per il Circolo<br />
della Stampa di Napoli. Per gli ospiti della<br />
Casina del Boschetto nella Villa Comuna<strong>le</strong>,<br />
gremita fino all’inverosimi<strong>le</strong>, la grande cantante<br />
lirica interpretò la “Casta Diva” di<br />
Vincenzo Bellini e il fina<strong>le</strong> del primo atto<br />
della “Traviata” di Giuseppe Verdi.<br />
L’indomani la notizia apparve su “Il Mattino”,<br />
che raccontò il grande successo di<br />
pubblico riscosso dalla ce<strong>le</strong>bre artista.<br />
Insieme alla Callas, gli ospiti del Circolo<br />
della Stampa furono allietati dal<strong>le</strong> voci del<br />
baritono Rolando Panerai, che interpretrò<br />
la “Cavatina” del “Barbiere” rossiniano e<br />
“Pari Siamo” dal “Rigo<strong>le</strong>tto”, del tenore<br />
Augusto Pedroni e del basso Antonio<br />
Zerbini. Artisti che resero straordinario il<br />
recital di quella sera al Circolo.<br />
Presidente Colimoro, da<br />
dieci anni non esiste più<br />
il Circolo della Stampa.<br />
Siamo stati sfrattati nel<br />
novembre del 1999 per<br />
finita locazione e non per<br />
morosità. Da allora sono<br />
in corso azioni giudiziarie<br />
in sede civi<strong>le</strong>, che ora sono<br />
in Cassazione, tra l’Associazione<br />
Napo<strong>le</strong>tana della<br />
Stampa e il Comune di<br />
Napoli.<br />
Un edificio che oggi è abbandonato.<br />
<strong>La</strong> cosa singolare è che di<br />
questa struttura non si è<br />
fatto nulla. È sotto gli occhi<br />
di tutti lo stato in cui<br />
oggi versa l’edificio che era<br />
la sede del nostro Circolo.<br />
L’avevamo lasciata che era<br />
uno sp<strong>le</strong>ndore.<br />
Una perdita non solo per<br />
i giornalisti.<br />
Il Circolo della Stampa<br />
non era la casa dei giornalisti.<br />
Era la casa della cultura,<br />
aperta a tutti in maniera<br />
trasversa<strong>le</strong> senza settarismi<br />
di sorta. Un fiore<br />
all’occhiello d’Europa. In<br />
questi dieci anni non c’è<br />
stata una sola persona che<br />
abbia sostenuto di non<br />
restituirlo ai giornalisti.<br />
Nessuno, però, ha mosso<br />
un dito.<br />
Cosa grida vendetta?<br />
Il fatto di aver privato la<br />
città di un importante crocevia<br />
cultura<strong>le</strong>. Una struttura<br />
come quella del Circolo<br />
della Stampa non può<br />
e non deve rimanere il non<br />
L’Associazione della Stampa<br />
«Nessuno<br />
si è mosso»<br />
Colimoro: città privata<br />
di un simbolo della cultura<br />
Vincenzo Colimoro<br />
luogo, simbolo di un’assenza<br />
del pensiero non più solo<br />
metaforica ma inspiegabilmente<br />
rea<strong>le</strong>.<br />
Nel 2013 a Napoli ci sarà il<br />
Forum del<strong>le</strong> Culture. Non<br />
una voce si è alzata da parte<br />
di alcuno per verificare la<br />
possibilità di restituire uno<br />
dei luoghi simbolo alla cultura<br />
della nostra Regione.<br />
Eppure l’aria del Circolo,<br />
la libertà di fare cultura<br />
senza appartenenze e cappelli<br />
in testa, in quei saloni<br />
l’hanno respirata intel<strong>le</strong>ttuali<br />
di fama internaziona<strong>le</strong><br />
come Enrico De Nicola,<br />
Max Vajro, Maria Callas e<br />
tanti altri.<br />
Presidente Lucarelli, cosa<br />
sta facendo l’Ordine<br />
dei Giornalisti della<br />
Campania per riprendersi<br />
il Circolo della<br />
Stampa?<br />
Da quando è entrato in<br />
funzione il nuovo direttivo<br />
dell’Ordine, nel giugno del<br />
2007, è stato subito avviato<br />
il discorso con il Comune<br />
di Napoli per riprenderci<br />
il Circolo. Il<br />
Sindaco ha più volte dato<br />
la sua disponibilità a far<br />
ritornare i giornalisti nella<br />
loro casa. Non si sa ancora<br />
con qua<strong>le</strong> formula da un<br />
punto di vista giuridico.<br />
L’importante è che vi<br />
ritornino l’Ordine, l’Associazione<br />
della Stampa,<br />
l’Inpgi e la Casagit.<br />
Ma i lavori di ristrutturazione<br />
del Circolo sono<br />
fermi da tempo.<br />
Anche di questo abbiamo<br />
parlato con il Comune. Il<br />
cantiere è fermo da quasi<br />
tre anni. L’ex assessore<br />
Cardillo aveva detto che i<br />
soldi erano finiti. Noi<br />
abbiamo chiesto ai nuovi<br />
assessori competenti di<br />
fare una ricognizione per<br />
vedere quali sono <strong>le</strong> fonti<br />
per far riaprire il cantiere<br />
rapidamente e comp<strong>le</strong>tare<br />
i lavori. È questo il primo<br />
obiettivo. Poi saremo noi a<br />
vigilare e a impedire che<br />
venga chiuso, se non al<br />
termine dei lavori.<br />
È fiducioso?<br />
Molto. Al Comune adesso<br />
L’Ordine dei Giornalisti<br />
«Torneremo<br />
nella Villa»<br />
Lucarelli: la priorità<br />
è far riaprire il cantiere<br />
ci ascoltano e già questo è<br />
una novità. Io mi auguro<br />
che in sede di bilancio del<br />
Consiglio comuna<strong>le</strong> sia<br />
affrontata anche la questione<br />
della Casina del Boschetto<br />
nella Villa Comuna<strong>le</strong>.<br />
I giornalisti, quindi, riavranno,<br />
dopo dieci anni,<br />
Ottavio Lucarelli<br />
la loro casa?<br />
Sono sicuro di si, anche se<br />
credo che ci vorrà del<br />
tempo. Ed è diffici<strong>le</strong> adesso<br />
prevedere quando saranno<br />
ripresi e comp<strong>le</strong>tati<br />
i lavori. <strong>La</strong> nostra casa era<br />
e tornerà a essere un<br />
punto di riferimento per<br />
la città.
Il piccolo centro sannita tra storie di rivolta e <strong>le</strong>ggende<br />
San Lupo, il paese<br />
che piaceva agli zar<br />
Popolazione dimezzata: tanti emigrati in Australia<br />
PRIMO PIANO Domenica 3 maggio 2009<br />
Quattro foto simbolo<br />
11<br />
Viottoli di campagna in salita,<br />
strettissimi, tra i vitigni<br />
(uno dei motori dell’economia<br />
del paese assieme all’ulivo)<br />
e qualche anziano contadino<br />
al lavoro. Si arriva così<br />
a San Lupo, paesino di 845<br />
abitanti, in provincia di<br />
Benevento,e al confine con i<br />
monti del Matese.<br />
Nel centro è si<strong>le</strong>nzio, quel<br />
si<strong>le</strong>nzio che magari permette<br />
l’organizzazione di insurrezioni<br />
anarchiche, come<br />
quella di Carlo Cafiero ed<br />
Enrico Malatesta del 1877,<br />
quel si<strong>le</strong>nzio che permette il<br />
proliferare di <strong>le</strong>ggende come<br />
quella del<strong>le</strong> “janare”, streghe<br />
tipiche della tradizione sannita.<br />
Le case di pietra e i viottoli<br />
stretti la fanno da padrone,<br />
molto caratteristiche sono <strong>le</strong><br />
fontane, come quella di<br />
Sant’Angelo, anche <strong>le</strong> chiese<br />
(com’è norma<strong>le</strong> che sia in un<br />
paese di fondazione benedettina)<br />
sono di particolare<br />
pregio. Ne è un esempio la<br />
Chiesa Arcipreta<strong>le</strong> di San<br />
Giovanni Battista, dove sono<br />
custodite <strong>le</strong> reliquie del<br />
Santo.<br />
Una curiosità riguarda proprio<br />
uno dei tesori di arte<br />
sacra del paese: la statua di<br />
San Lupo, per <strong>le</strong> sue peculiarità,<br />
sarà esaminata da studiosi<br />
spagnoli.<br />
Storia e <strong>le</strong>ggenda si fondono<br />
per quanto attiene al<strong>le</strong> origini<br />
del paese: il territorio<br />
venne donato, con decreto,<br />
da Pandolfo Capodiferro all’Abate<br />
Giovanni., a cui in<br />
sogno apparve San Lupo che<br />
ordinava di fondare un insediamento<br />
nel punto in cui<br />
avrebbe visto un lupo intento<br />
a guardare <strong>le</strong> stel<strong>le</strong>. I monaci<br />
inviati a ispezionare il<br />
territorio non riuscivano a<br />
trovare un punto adatto a<br />
causa della mancanza di<br />
acqua. Finchè si trovarono<br />
di fronte a una roccia da cui<br />
scaturiva una sorgente. Sulla<br />
roccia, un lupo era intento a<br />
guardare una stella luminosissima.<br />
Di fronte al racconto<br />
dei suoi inviati, l’Abate<br />
non ebbe dubbi. Lì nacque<br />
un insediamento di circa<br />
500 persone, provenienti<br />
dalla vicina zona del Matese.<br />
Questa e altre <strong>le</strong>ggende sono<br />
frutto dei racconti del dottor<br />
Ugo Simeone, scrittore di<br />
vari libri sulla storia loca<strong>le</strong>,<br />
che, con gran disponibilità,<br />
ha messo il proprio bagaglio<br />
di conoscenze a disposizione.<br />
Tranne una sfortunata<br />
parentesi di dominazione<br />
normanna, il paese è stato<br />
benedettino fino al 1456, per<br />
diventare dominio feuda<strong>le</strong><br />
dei Carafa prima e dei Caracciolo<br />
poi.<br />
San Lupo fu anche particolarmente<br />
caro ai Borbone, in<br />
particolare a Ferdinando II,<br />
grazie anche all’amicizia con<br />
una figura di spicco (sebbene<br />
bistrattata dalla storiografia)<br />
del paese: il cavalier<br />
Achil<strong>le</strong> Iacobelli, fautore di<br />
importantissime opere architettoniche<br />
e tra i primi<br />
consiglieri provinciali di<br />
Benevento.<br />
Ancora oggi opere volute da<br />
Iacobelli, come la villa , il palazzo<br />
e la cappella che portano<br />
il suo nome, appartengono<br />
al patrimonio artistico<br />
e infrastruttura<strong>le</strong> di San Lupo.<br />
Anche il ponte Torello,<br />
passaggio obbligato per accedere<br />
a molti paesi limitrofi,<br />
fu voluto da Achil<strong>le</strong> Iacobelli,<br />
sebbene quest’opera<br />
costituì la sua rovina.<br />
Tra i visitatori illustri, oltre a<br />
Ferdinando II c’è un’altra<br />
testa coronata: lo zar Nicola<br />
I che rimase talmente impressionato<br />
dal marmo perlato<br />
di produzione loca<strong>le</strong> da<br />
vo<strong>le</strong>rlo al Cremlino, nella<br />
grande sala dei marmi.<br />
In epoca recente, l’economia<br />
si è basata preva<strong>le</strong>ntemente<br />
sull’agricoltura, fino alla “fuga<br />
dal<strong>le</strong> campagne” che ha<br />
portato via dal paese diversi<br />
abitanti. A tal proposito,<br />
qualcuno, in tono scherzoso,<br />
afferma che il più grande<br />
insediamento sanlupese non<br />
sia San Lupo, ma sia l’Australia,<br />
meta predi<strong>le</strong>tta dai<br />
migranti.<br />
Il Ponte del<strong>le</strong> janare, dalla<br />
sinistra fama, accompagna<br />
all’esterno del paese in un<br />
si<strong>le</strong>nzio quasi stregato.<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO PADULANO<br />
CRISTIANO VELLA<br />
<strong>La</strong> fontana di realizzata<br />
dal maestro Mario Co<strong>le</strong>lla<br />
nel 1600.<br />
Un verso in latino invita<br />
i visitatori a dissetarsi.<br />
<strong>La</strong> statua dedicata al<strong>le</strong><br />
vittime civili della seconda<br />
guerra mondia<strong>le</strong><br />
si trova in <strong>La</strong>rgo<br />
Zampillo. E’ stata realizzata<br />
dallo scultore<br />
sanlupese Di Blasio.<br />
I due internazionalisti<br />
Enrico Malatesta e Carlo<br />
Cafiero, gli anarchici che<br />
nella taverna Iacobelli di<br />
San Lupo si riunirono e<br />
capeggiarono una insur-<br />
<strong>La</strong> Cappella della Crocella,<br />
all’ingresso del<br />
paese, è dedicata a San<br />
Lupo. E’ stata costruita<br />
grazie al<strong>le</strong> offerte dei<br />
sanlupesi emigrati.<br />
<strong>La</strong> fonte, i luoghi e i<br />
protagonisti di un racconto<br />
riguardante <strong>le</strong><br />
“janare” in un quadro<br />
di proprietà dello storico<br />
loca<strong>le</strong>, Ugo Simeone.<br />
rezione. I due, assieme a-<br />
gli altri internazionalisti,<br />
furono scoperti e dai Carabinieri<br />
e fuggirono tra<br />
i monti del Matese.<br />
Anarchici<br />
dal cuore<br />
d’oro<br />
Nell’apri<strong>le</strong> del 1877 gli<br />
internazionalisti Carlo<br />
Cafiero ed Enrico Malatesta,<br />
assieme a venti<br />
anarchici scelsero San<br />
Lupo per iniziare un<br />
moto insurreziona<strong>le</strong> cavalcando<br />
l’onda del brigantaggio.<br />
Scoperti dai<br />
carabinieri, dopo uno<br />
scontro a fuoco, fuggirono<br />
tra i monti del Matese.<br />
Furono catturati a<br />
Gallo Matese e processati.<br />
Ottennero l’assoluzione.<br />
Si racconta che durante<br />
la fuga, affamati,<br />
rubarono un agnello a<br />
un bambino che iniziò a<br />
piangere. Cafiero di<br />
fronte al<strong>le</strong> lacrime del<br />
piccolo pastore intimò a<br />
Malatesta di restituire<br />
l’agnello, affermando:<br />
“Siamo venuti qui per<br />
dare a questa gente, e<br />
non per togliere”.<br />
Ospiti da ricordare<br />
ma toccando ferro<br />
<strong>La</strong> catastrofica visita del sinistro Cesare Della Val<strong>le</strong><br />
Non solo ospiti illustri per San Lupo,<br />
ma anche un personaggio alquanto<br />
singolare. Il Re Ferdinando II poco<br />
prima della venuta di Garibaldi e<br />
della conseguente caduta del Regno<br />
del<strong>le</strong> Due Sicilie, si accingeva a recarsi<br />
nel paesino per vedere da vicino<br />
<strong>le</strong> strade e il ponte che il cavalier<br />
Iacobelli si apprestava a costruire. Al<br />
seguito del sovrano anche Cesare<br />
Della Val<strong>le</strong>, Duca di Ventignano e<br />
famoso, sembra, per essere un potentissimo<br />
jettatore. C’è da dire che il<br />
sovrano non era molto entusiasta<br />
dell’idea di avere al seguito Della<br />
Val<strong>le</strong>, ma il forte timore della jettatura<br />
gli impediva di rifiutarsi di portarlo.<br />
Già all’arrivo della carrozza rea<strong>le</strong> i<br />
presagi furono tutt’altro che buoni:<br />
un cane si lanciò contro i cavalli e il<br />
mezzo si rovesciò. Nei giorni seguenti<br />
il potere di Della Val<strong>le</strong> non si placò:<br />
quando il Re gli chiese se avesse dormito<br />
bene, questi rispose di no.<br />
<strong>La</strong> sp<strong>le</strong>ndida villa in cui alloggiava,<br />
crollò di lì a poco, infatti sono ancora<br />
Ferdinando II, portò Della Val<strong>le</strong> in paese<br />
presenti in paese i ruderi di questa.<br />
Alcune del<strong>le</strong> famiglie che lo avevano<br />
ospitato caddero in rovina, tra queste<br />
anche quella dell’attua<strong>le</strong> sindaco di<br />
San Lupo, altre, più sfortunate, si sono<br />
addirittura estinte.<br />
Nemmeno il re fu risparmiato dall’influsso<br />
di Della Val<strong>le</strong>: durante l’ultima<br />
cena in paese si vol<strong>le</strong> festeggiare con<br />
un grande banchetto, ma il commensa<strong>le</strong><br />
seduto accanto all’infausto personaggio,<br />
all’atto del brindisi, impressionato<br />
dalla fama del vicino, fece<br />
cadere il vino sulla tovaglia, proprio<br />
dove era seduto Ferdinando, cattivo<br />
presagio secondo molti. Il Re, infatti<br />
dopo poco morì, e il Regno del<strong>le</strong> Due<br />
Sicilie fu rovesciato.<br />
In ultimo, chi ha ricordato ta<strong>le</strong> personaggio,<br />
rif<strong>le</strong>tte che Della Val<strong>le</strong> era in<br />
città per osservare, con Ferdinando,<br />
il procedere dei progetti di Iacobelli<br />
per la realizzazione del ponte<br />
Torello. Quest’opera fu la rovina del<br />
Cavalier Iacobelli: crollò e fu ricostruito;<br />
i soldi che questi anticipò<br />
non furono mai restituiti, e si vide costretto<br />
a cedere tutti i propri beni,<br />
cadendo in rovina.<br />
Di Cesare Della Val<strong>le</strong>, Duca di Ventignano,<br />
e del suo “potere”, ha scritto<br />
anche A<strong>le</strong>ssandro Dumas, che, temendo<br />
prob<strong>le</strong>mi, non ne specifica<br />
mai il nome, ma lo indica come<br />
“principe X”. Anche il famoso compositore<br />
Gioacchino Rossini, dovendo<br />
scrivere la partitura per un libretto<br />
scritto da Della Val<strong>le</strong> (il Maometto<br />
II), prese precauzioni: si adoperò sì,<br />
ma con la mano destra, la sinistra<br />
invece era impegnata a fare il gesto<br />
scaramantico del<strong>le</strong> corna.<br />
Stregati<br />
dal<strong>le</strong><br />
janare<br />
Al di sotto del Ponte<br />
Janare esiste una pozza<br />
d’acqua dove anche in e-<br />
poca recente hanno perso<br />
la vita del<strong>le</strong> persone.<br />
<strong>La</strong> <strong>le</strong>ggenda vuo<strong>le</strong> che <strong>le</strong><br />
streghe (conosciute in<br />
zona come janare) si riunissero<br />
sulla roccia che<br />
sovrasta la pozza per<br />
congiungersi con il demonio.<br />
Un racconto narra<br />
di un nobi<strong>le</strong> che accusa<br />
una pastorella, rea di<br />
averlo rifiutato, di stregoneria.<br />
<strong>La</strong> pastorella<br />
viene annegata nella<br />
pozza e il corpo non<br />
venne mai ritrovato.<br />
Leggenda vuo<strong>le</strong> che un<br />
giovane discendente del<br />
nobi<strong>le</strong>, trecento anni<br />
dopo, annega nella stessa<br />
pozza, perché invaghito<br />
della stessa pastorella,<br />
riemersa dal<strong>le</strong> acque.<br />
Nemmeno il corpo<br />
del giovane fu ritrovato.
12 Domenica 3 maggio 2009SPECIALE<br />
Una missione possibi<strong>le</strong><br />
attraverso una serie di corsi<br />
di formazione e cultura<br />
per restituire dignità<br />
a chi ha sbagliato strada<br />
Al centro della foto Rita Romano, direttrice ad Eboli,<br />
con <strong>le</strong> assistenti Gargaro, Falcone, Ca<strong>le</strong>ca e Bosso<br />
L’appuntamento<br />
I detenuti dell’istituto di Eboli faranno<br />
da guide turistiche per il prossimo<br />
“Maggio dei Monumenti” a Napoli. Fino<br />
al 2 giugno accompagneranno i turisti<br />
nella visita della basilica della Santissima<br />
Annunziata Maggiore, nel quartiere di<br />
Forcella. Particolarità della struttura è la<br />
ruota degli esposti, il pertugio attraverso<br />
il qua<strong>le</strong> <strong>le</strong> madri abbandonavano i figli.<br />
Il carcere che cambia <strong>le</strong> vite perdute<br />
Ad Eboli e <strong>La</strong>uro unici esempi di riabilitazione detentiva in Campania<br />
Per molti è una missione impossibi<strong>le</strong>, per altri<br />
invece, ben pochi, semplicemente una missione<br />
di vita. E’ il lavoro di chi opera negli Icatt, gli istituti<br />
a custodia attenuata per il trattamento del<strong>le</strong><br />
tossicodipendenze, di coloro che prendono in<br />
carico soggetti detenuti con prob<strong>le</strong>mi di droga<br />
per farne del<strong>le</strong> persone migliori, prima per loro<br />
stessi e poi per la società.<br />
Eboli e <strong>La</strong>uro <strong>le</strong> sedi di queste strutture carcerarie<br />
specializzate, diverse dal di fuori ma eguali<br />
all’interno. Ad Eboli, infatti, il carcere è ospitato<br />
nel Castello Colonna, antico palazzo gentilizio<br />
realizzato sulla rocca cittadina. A <strong>La</strong>uro invece,<br />
l’Icatt è situato in un edificio di recente costruzione<br />
che si rifà esternamente ad un carcere di massima<br />
sicurezza. A dirigerli due donne, valide e<br />
determinate, con buona esperienza: Rita Romano<br />
e Claudia Nannola (nella foto in basso). Affianco<br />
a loro i comandanti della polizia penitenziaria<br />
Arianna Bosso e Sabato Costabi<strong>le</strong> oltre ai vari<br />
specialisti della riabilitazione.<br />
L’Icatt è un’opportunità quindi, quella di poter<br />
riappropriarsi del proprio futuro. Opportunità<br />
però per pochi detenuti e con dei requisiti particolari.<br />
<strong>La</strong> capienza massima è di 100 detenuti,<br />
poco più del 1% della popolazione carceraria<br />
campana.<br />
Si tratta di strutture specializzate dove si persegue<br />
non solo la <strong>le</strong>galità ma si lavora anche sul<br />
prob<strong>le</strong>ma persona<strong>le</strong> del detenuto. Il doppio binario<br />
insomma: rispetto del<strong>le</strong><br />
<strong>le</strong>ggi e riabilitazione sanitaria<br />
del singolo. <strong>La</strong> buona condotta<br />
oltre che la volontarietà dell’adesione<br />
e un residuo pena<br />
breve sono requisiti imprescindibili.<br />
Si firma un contratto e<br />
parte il percorso terapeutico<br />
avanzato. Il tutto cercando di<br />
non creare prob<strong>le</strong>mi al gruppo.<br />
Perché di gruppo si tratta.<br />
In questi istituti si vive come<br />
fossero comunità. Ognuno ha<br />
il suo ruolo, il compito quotidiano.<br />
Dalla manutenzione ordinaria ai corsi di<br />
formazione, ai laboratori artistici. Ogni ora è<br />
scandita da un “fare” che ridà agli ospiti il ritmo<br />
della vita esterna che riacquisteranno a breve.<br />
Perciò vige la sorveglianza attenuata verso gli<br />
ospiti, maggiori libertà e più spazi; dove gli angoli<br />
della sicurezza sono sicuramente più smussati<br />
proprio in virtù del percorso riabilitativo. <strong>La</strong><br />
struttura in questo caso si plasma al<strong>le</strong> esigenze<br />
carcerarie: più libertà e più fiducia. Il regime è<br />
quindi più “aperto” anche fisicamente proprio per<br />
<strong>le</strong> maggiori possibilità di reinserimento e riabilitazione<br />
degli ospiti. Infatti, <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> del vivere<br />
quotidiano vengo condivise dai detenuti, i quali<br />
godono di fiducia ma debbono anche guadagnarsela.<br />
L’ampiezza degli spazi messi a disposizione<br />
serve a creare quel percorso riabilitativo comp<strong>le</strong>to<br />
che deve ridare un senso alla vita degli ospiti.<br />
Qui si fa riabilitazione a 360 gradi, seguendo i<br />
detenuti personalmente con operatori qualificati<br />
e motivati. Il segreto è sicuramente l’approccio<br />
ma anche ciò che si offre. Uscire dal tunnel della<br />
droga e imparare un lavoro. Si. Imparare qualcosa<br />
che, una volta fuori, può servire a migliorare<br />
l’esistenza.<br />
Nei due istituti vi sono quest’anno corsi di artigianato,<br />
fa<strong>le</strong>gnameria, informatica, vivaista, cucina.<br />
Possibilità di lavorare all’esterno come fanno ad<br />
Eboli alcuni detenuti impegnati in un call center.<br />
Creare quindi possibilità di lavoro che possano<br />
mutare <strong>le</strong> condizioni future di vita per ogni detenuto.<br />
Ma il percorso riabilitativo passa anche<br />
attraverso incontri culturali. Non a caso a <strong>La</strong>uro<br />
un gruppo di detenuti fa parte del comitato dl <strong>le</strong>ttura<br />
del Premio Napoli. C’è chi ci crede e li propone<br />
ai suoi ragazzi: ma la cultura intesa come<br />
passione e impegno. Un’apertura di orizzonti che<br />
possa far scoprire il piacere della libertà.<br />
Il castello Colonna, sede dell’Icatt di Eboli. (Foto di Carmine Cataldo, www.eboliinfoto.com)<br />
I tempi<br />
del giorno<br />
in cella<br />
7,00 Sveglia<br />
7,30 Colazione<br />
8,00 Inizio attività della<br />
giornata: scuola, formazione<br />
professiona<strong>le</strong> (corsi<br />
di cuoco, informatica,<br />
artigianato, musica, scultura)<br />
e manutenzione<br />
ordinaria della struttura<br />
(cucina, lavanderia, biblioteca<br />
e aree verdi)<br />
9,00 Attività all’aperto<br />
fino al<strong>le</strong> ore 11,00<br />
12,00 Pranzo<br />
13,00 Passeggio<br />
15,00 Inizio attività<br />
ricreative e sportive: Incontri<br />
culturali o pa<strong>le</strong>stra<br />
e calcio<br />
17,30 Cena<br />
18,00 Ore di socialità tra<br />
detenuti<br />
21.00 Rientro in cella<br />
dove è possibi<strong>le</strong> guardare<br />
la te<strong>le</strong>visione (fino al<strong>le</strong> 22<br />
nei periodi estivi)<br />
Per due giorni a settimana<br />
è possibi<strong>le</strong> ricevere <strong>le</strong> visite<br />
familiari, <strong>le</strong> quali si<br />
svolgono oltre che nel<strong>le</strong><br />
apposite sa<strong>le</strong> anche negli<br />
spazi verdi attrezzati presenti<br />
negli istituti a sorveglianza<br />
attenuata per il<br />
trattamento del<strong>le</strong> tossidipendenze.<br />
Queste strutture<br />
mantengono la sorveglianza<br />
attenuata per i<br />
detenuti al fine di agevolare<br />
i compiti interni e la<br />
formazione per la conseguente<br />
riabilitazione.<br />
<strong>La</strong> prigione<br />
è un palazzo<br />
di vetro<br />
Contestabi<strong>le</strong>: progettiamo<br />
di fare anche l’Università<br />
Tommaso Contestabi<strong>le</strong>, 57<br />
anni di cui 32 da funzionario<br />
del ministero della<br />
Giustizia. Direttore del<strong>le</strong><br />
carceri di Pianosa, Cuneo e<br />
Secondigliano, oggi è Provveditore<br />
dell’amministrazione<br />
penitenziaria per la<br />
Campania, incarico che ricopre<br />
da cinque anni.<br />
L’articolo 27 della Costituzione:<br />
la pena deve tendere<br />
alla rieducazione.<br />
In Italia abbiamo avuto una<br />
IL PROVVEDITORE<br />
I numeri<br />
7575 sono attualmente i<br />
detenuti in Campania<br />
4000 quelli che invece<br />
benificiano del<strong>le</strong> misure<br />
alternative al carcere come<br />
l’affidamento in prova ai<br />
servizi sociali cossiddetti<br />
in esecuzione pena<strong>le</strong> esterna<br />
5500 la capienza ottima<strong>le</strong><br />
del<strong>le</strong> carceri campane<br />
7000 quella tol<strong>le</strong>rabi<strong>le</strong><br />
4800 i detenuti subito<br />
dopo l’indulto<br />
18 <strong>le</strong> strutture carcerarie<br />
in regione<br />
2 <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> di formazione<br />
della polizia pentenziaria a<br />
Portici ed Aversa<br />
<strong>le</strong>gge che si è rifatta in pieno<br />
al dettato costituziona<strong>le</strong> nel<br />
1975 con il nuovo ordinamento<br />
penitenziario, uno<br />
dei più moderni per trattamento<br />
e osservazione. Ma<br />
non è possibi<strong>le</strong> attuarlo in<br />
toto per il sovraffollamento<br />
del<strong>le</strong> carceri.<br />
Le attività culturali strumento<br />
di riabilitazione?<br />
Si. In Campania se ne fanno<br />
tante ogni giorno. Si lavora<br />
con il Ministero, gli enti locali<br />
e <strong>le</strong> associazioni di volontariato.<br />
Ci sono laboratori<br />
artistici e corsi di formazione<br />
oltre <strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori.<br />
Stiamo progettando<br />
l’istituzione di un polo<br />
universitario. Lo scopo dell’<br />
amministrazione penitenziaria<br />
è quello di mettere a<br />
disposizione dei detenuti<br />
una serie di opzioni. Noi<br />
proponiamo e il detenuto<br />
decide. L’importante è poter<br />
fare questa offerta a<br />
ventaglio.<br />
Può un delinquente cambiare<br />
e parlare di <strong>le</strong>galità?<br />
In teoria si, poi bisogna<br />
vedere qual è l’approccio di<br />
queste persone. A tutti<br />
debbono essere date del<strong>le</strong><br />
possibilità. Nessuno quando<br />
nasce immagina di violare<br />
la <strong>le</strong>gge.<br />
Cos’è un carcere?<br />
Un punto di rieducazione<br />
per <strong>le</strong> persone che hanno<br />
sbagliato e devono pagare.<br />
Ma la certezza della pena<br />
deve essere accompagnata<br />
dal<strong>le</strong> opzioni esposte. Una<br />
di queste opzioni è l’Icatt.<br />
Strutture picco<strong>le</strong> per una<br />
tipologia particolare di<br />
detenuti, i tossicodipendenti,<br />
i quali decidono di<br />
fare un ulteriore sforzo per<br />
uscire fuori da questa situazione<br />
persona<strong>le</strong>. L’amministrazione<br />
così gli mette a<br />
disposizione strumenti e<br />
operatori esperti.<br />
Il futuro?<br />
Carceri più vivibili. Istituti<br />
di media capienza non serbatoi<br />
di gente. I detenuti<br />
debbono avere giusti spazi.<br />
Aumentare il trattamento e<br />
creare una rete istituziona<strong>le</strong><br />
sul territorio. Quando<br />
siamo riusciti ad attivarla,<br />
abbiamo avuto dei risultati<br />
eccezionali.
<strong>La</strong> storia di Francesco uscito dal tunnel dell’eroina<br />
Dall’inferno-droga<br />
al posto di lavoro<br />
«Ho imparato a vivere il rischio della libertà»<br />
Discesa e ritorno dagli inferi. In<br />
mezzo l’Icatt di Eboli. <strong>La</strong> storia di<br />
Francesco Cozzolino, oggi uno stimato<br />
gestore di cooperative sociali<br />
nella provincia di Sa<strong>le</strong>rno, è segnata<br />
da un fatto singolare: la sua<br />
rinascita. Rinascita avvenuta nel<br />
soggiorno detentivo presso la casa<br />
circondaria<strong>le</strong> di Eboli che lui stesso<br />
definisce il periodo “in cui ho<br />
riaperto gli occhi. In cui mi hanno<br />
insegnato a saper vivere la vita<br />
perché la vita è di tutti ma saperla<br />
vivere è altra cosa”.<br />
<strong>La</strong> storia di Francesco, 41 anni di<br />
Napoli, è emb<strong>le</strong>matica. Rappresenta<br />
il ritorno alla speranza. E’<br />
però la storia di pochi, quei pochi<br />
che ce la fanno. Quelli che ci mettono<br />
l’anima e grazie al supporto<br />
del percorso carcerario, entrano in<br />
una nuova vita. In quella di oggi, in<br />
cui si diventa un esempio per tutti.<br />
Ma questa è anche la storia del<br />
successo di quella parte dell’amministrazione<br />
penitenziaria che<br />
lavora esclusivamente nel campo<br />
della riabilitazione. Di quelli che ci<br />
credono e che danno il via a quel<br />
percorso comune, detenuto-equipe,<br />
senza il qua<strong>le</strong> il risultato non è<br />
quasi mai positivo.<br />
Quando Francesco arriva ad Eboli<br />
ha 28 anni ma sa già che questo<br />
carcere è “tranquillo”. Viene da<br />
Poggiorea<strong>le</strong> e Secondigliano e,<br />
com’è d’uopo per gli ospiti di un<br />
Icatt, ha avuto prob<strong>le</strong>mi di tossicodipendenza.<br />
«Appena arrivati ci guardammo<br />
stupiti – spiega Cozzolino - altri<br />
detenuti ci salutavano sorridenti.<br />
Ambiente sereno. Camere grandi<br />
e spaziose con docce e bidè. Dopo<br />
un po’ di tempo capiì che c’erano<br />
del<strong>le</strong> possibilità di cambiare la mia<br />
vita. Avevo a disposizione alcuni<br />
strumenti che potevano modificare<br />
il mio futuro. Ripresi a studiare,<br />
partecipai al giornalino interno e<br />
creammo il gruppo di teatro autogestito<br />
con gli studenti con liceo<br />
classico di Eboli. Un’esperienza<br />
indimenticabi<strong>le</strong>. Un rapporto con i<br />
ragazzi complicato ma bellissimo»<br />
Poi un giorno si aprono <strong>le</strong> porte.<br />
Alcuni detenuti hanno seguito il<br />
corso di perito industria<strong>le</strong> ed è<br />
arrivato il momento dell’esame di<br />
maturità. Il segno della fiducia<br />
della direzione nei confronti di chi<br />
l’ha guadagnata. Si va a scuola<br />
normalmente, accompagnati solo<br />
da un’operatrice volontaria. «Erano<br />
cinque anni che non uscivo.<br />
Riscoprii sensazioni che pensavo<br />
avessi perduto. Una grande emozione<br />
ma anche un rischio quella<br />
libertà. Ma la cosa più importante<br />
SPECIALE Domenica 3 maggio 2009<br />
13<br />
na. Quindi l’impegno per <strong>le</strong> proposte<br />
che mi venivano fatte dagli<br />
operatori fu maggiore».<br />
<strong>La</strong> nuova vita ha quindi inizio.<br />
L’esperienza negativa, il sapere<br />
carcerario di Francesco diventa il<br />
suo titolo di studio. Gli strumenti<br />
messi a disposizione del carcere gli<br />
danno sostegno per un nuovo fare.<br />
Il primo incarico da uomo libero.<br />
Delicatissimo. Un gruppo di detenuti<br />
frequenta un corso di formazione.<br />
Francesco è loro controllore:<br />
li accompagna nei trasporti<br />
(«dovevo fare rispettare <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> a<br />
chi, con me, prima <strong>le</strong> subiva»).<br />
E poi è un’altra vita. Una di quel<strong>le</strong><br />
che va<strong>le</strong> vivere. O meglio rivivere.<br />
Oggi ha una casa famiglia e si<br />
occupa, con due cooperative, di<br />
persone disagiate e recupero tossi-<br />
C0SI’ LAVORA L’EQUIPE INTEGRATA<br />
GLI OPERATORI DELLA SPERANZA<br />
Responsabilità e fiducia. Doti principali<br />
per il saper vivere. Qualità o capacità<br />
che siano, c’è chi ne conosce il significato<br />
e cerca di trasmetterlo ai chi ne ha<br />
bisogno. E’ questo il lavoro<br />
di equipe integrata,<br />
del tipo multidisciplinare,<br />
di quelli che lavorano<br />
per ridare alla società un<br />
soggetto diverso, non<br />
nuovo, ma più responsabi<strong>le</strong>.<br />
Sono il gruppo d’intervento<br />
degli Icatt di Eboli<br />
e <strong>La</strong>uro, grinta, intuito e<br />
tanta esperienza.<br />
In provincia di Sa<strong>le</strong>rno<br />
operano Rosa Maria Ca<strong>le</strong>ca,<br />
responsabi<strong>le</strong> dell’area<br />
educativa, la psicologa Teresa Gargaro<br />
e l’assistente socia<strong>le</strong> Madda<strong>le</strong>na<br />
Falcone dell’ufficio esecuzione pena<strong>le</strong><br />
esterno.<br />
A <strong>La</strong>uro invece ci sono Miche<strong>le</strong> Sellitti<br />
PREMIO NAPOLI<br />
Detenuti<br />
come <strong>le</strong>ttori<br />
per l’area educativa; Rosalba Palma, assistente<br />
socia<strong>le</strong> dell’Uepe di Avellino e <strong>La</strong>ura<br />
Fiore, psicologa.<br />
Si parte dall’e<strong>le</strong>mento base: gli spazi. Poi<br />
il primo approccio.<br />
L’equipe integrata interviene<br />
sul disagio del<br />
detenuto e sull’ambiente<br />
esterno. Sui familiari<br />
perché il singolo va restituito<br />
prima a loro<br />
che alla società. Il lavoro<br />
interno deve avere<br />
una continuazione anche<br />
fuori. Poi l’aspetto<br />
psicologico. Dare schemi<br />
comportamentali.<br />
Si deve conoscere il<br />
perché del comportamento<br />
deviato e prendere consapevo<strong>le</strong>zza<br />
dei propri mezzi. Ad ognuno il suo<br />
ruolo. Avere coscienza del compito assegnato<br />
offre <strong>le</strong> competenze che servono<br />
una volta usciti.<br />
IL TEATRO<br />
<strong>La</strong> fantasia<br />
oltre <strong>le</strong> <strong>sbarre</strong><br />
In alto<br />
Francesco<br />
Cozzolino.<br />
A sinistra,<br />
Miche<strong>le</strong> Sellitti,<br />
Rosalba Palma<br />
e <strong>La</strong>ura Fiore<br />
del team<br />
di educatori<br />
dell’Icatt<br />
di <strong>La</strong>uro<br />
LA LEGALITA’<br />
In marcia<br />
per la pace<br />
era la fiducia guadagnata».<br />
Intanto arrivano i permessi premi<br />
e il ritorno in famiglia, a Napoli. Lì,<br />
tra i vicoli del quartiere in cui sei<br />
cresciuto, l’amara verità: quella<br />
non è più la mia casa. Il mio futuro<br />
è oramai altrove. «Sembrava un<br />
paradosso ma quei pochi giorni<br />
passati a Napoli mi pesavano.<br />
Stava succedendo qualcosa dentro<br />
di me. Stavo cambiando. Vedevo <strong>le</strong><br />
cose in maniera diversa. Avevo<br />
un’emozione forte anche quando<br />
tornavo Eboli. Sentivo il bisogno di<br />
mettere radici altrove, lontano dal<br />
luogo che aveva visto la mia rovicodipendenti.<br />
Le sue esperienze<br />
sono state anche riportate in due<br />
libri “<strong>La</strong> storia di Luca” e “Nadia e<br />
X: mondi reali e realtà virtuali”. Un<br />
riscatto alla grande. Un percorso<br />
nel qua<strong>le</strong> ha scoperto <strong>le</strong> sue qualità<br />
e acquisito fiducia dal prossimo.<br />
Quella fiducia nella vita che Eboli<br />
gli ha saputo ridare e che lui ha<br />
saputo meritare.<br />
Bravo Francesco. Forza Francesco.<br />
Pagine a cura di<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
IL DVD<br />
Il carcere<br />
con un film<br />
Il carcere di <strong>La</strong>uro<br />
da tre anni partecipa<br />
al Premio Napoli<br />
con un comitato<br />
di <strong>le</strong>ttura formato<br />
da soli detenuti.<br />
<strong>La</strong> proposta<br />
di avvicinare la<br />
narrativa agli ospiti<br />
di una casa circondaria<strong>le</strong><br />
è di Stella Eisenberg (nella foto<br />
con Sa<strong>le</strong>s) , professoressa di <strong>le</strong>ttere e dirigente<br />
scolastico, da tempo attiva come<br />
volontaria.<br />
<strong>La</strong> dottoressa Eisenberg insieme alla direttrice<br />
Claudia Nannola ospitarono il sociologo<br />
Isaia Sa<strong>le</strong>s per la presentazione della<br />
sua opera “Le strade della vio<strong>le</strong>nza” dal<br />
qua<strong>le</strong> scaturì un’interessante dibattito con i<br />
vari detenuti sulla situazione crimina<strong>le</strong><br />
oggi a Napoli.<br />
Altro appuntamento degno di nota, fu la<br />
giornata dedicata ai 60 anni della Costituzione<br />
Italiana, che vide la partecipazione<br />
massiccia di tutti i reclusi con propri elaborati<br />
sui diritti dell’uomo sanciti dal nostro<br />
ordinamento giuridico. Un incontro proficuo<br />
per gli operatori.<br />
Enrico Messina,<br />
attore teatra<strong>le</strong>, è<br />
uno degli artisti<br />
che si è esibito<br />
presso il carcere di<br />
<strong>La</strong>uro. «E’ importante<br />
costruire dei<br />
momenti <strong>le</strong>gati a<br />
recuperare la propria<br />
dimensione<br />
anche all’interno di una prigione – spiega il<br />
cantastorie (nella foto) - e se ti racconti<br />
anche l’altro si svela. Così c’è uno scambio<br />
di esperienze e si può interagire. Capire<br />
bene chi hai difronte quando egli ha capito<br />
bene chi sei tu. Può iniziare quindi un viaggio<br />
fecondo, positivo, alla ricerca del proprio<br />
io. Facendo anche autocritica».<br />
Ma il teatro è anche uno dei momenti di<br />
socializzazione all’interno della struttura.<br />
“I Liberanti”, compagnia teatra<strong>le</strong> specializzata<br />
in arte drammattica, formata dai detenuti<br />
di <strong>La</strong>uro, già da anni calca <strong>le</strong> scene di<br />
varie manifestazioni artistiche con discreto<br />
successo. “Aspettando Godot” di Samuel<br />
Beckett, il loro cavallo di battaglia, presentato<br />
più volte in pubblico anche nei festival<br />
specializzati come quello di Volterra.<br />
Questo marzo a<br />
Napoli dopo che lo<br />
scorso anno erano<br />
stati anche a Bari.<br />
Una de<strong>le</strong>gazione<br />
della casa circondaria<strong>le</strong><br />
di Eboli, tra<br />
cui anche alcuni<br />
detenuti, ha partecipato<br />
alla marcia<br />
per la <strong>le</strong>galità organizzata dall’associazione<br />
Libera presieduta da don Luigi Ciotti.<br />
«I carcerati sono vittime del sistema crimina<strong>le</strong><br />
– spiega la direttrice Rita Romano – la<br />
loro presenza, che è volontaria, è un esempio<br />
della scelta di vita fatta».<br />
E con Libera c’è anche un’altra e importante<br />
collaborazione. Nella torre del castello<br />
Colonna, l’edificio storico sede dell’Icatt di<br />
Eboli, sorgerà il centro per la <strong>le</strong>galità della<br />
provincia di Sa<strong>le</strong>rno, un centro studi finanziato<br />
dall’assessorato al lavoro della<br />
Regione Campania. Muro a muro con <strong>le</strong><br />
cel<strong>le</strong> dove sono reclusi i detenuti. Un<br />
momento in più del percorso di riabilitazione<br />
e un motivo nuovo per spronare questi<br />
ragazzi a ritornare sui loro passi per<br />
crearsi un futuro diverso e migliore.<br />
“Robb, sbarr e<br />
libertà” (la droga,<br />
<strong>le</strong> <strong>sbarre</strong> e la<br />
libertà) è il titolo<br />
del cortometraggio<br />
girato nel carcere<br />
di Eboli da Luigi<br />
Marmo con la collaborazione<br />
artistica<br />
di Francesco<br />
Cozzolino e Silvio Tufarelli. Uno spaccato<br />
di vita interna con interviste ai vari detenuti<br />
che parlano del<strong>le</strong> loro esperienze, del<strong>le</strong><br />
speranze e della futura libertà. Un entrare e<br />
uscire dal carcere attraverso immagini e<br />
paro<strong>le</strong> con una <strong>le</strong>ttera fina<strong>le</strong> dedicata all’eroina,<br />
e<strong>le</strong>mento comune ai reclusi. Un prodotto<br />
realizzato per portare fuori dal<strong>le</strong><br />
mura carcerarie, storie che possano essere<br />
poi illustrate ai giovani nei vari incontri.<br />
Le storie di Roberto, Gennaro, Luca, Lello,<br />
Massimo; Giuseppe, Gaetano e Ferdinando:<br />
quelli che hanno sbagliato ma che tra<br />
sogni e paura hanno voglia di ricominciare.<br />
L’Icatt di Eboli per la prima volta ha aperto<br />
<strong>le</strong> sue porte per consentire la realizzione di<br />
questa produzione cinematografica che ha<br />
visto i detenuti interpretare loro stessi.
14 Domenica<br />
3 maggio 2009<br />
Intitolata un’aula<br />
a Roberto Mazzetti<br />
Il 22 e il 23 apri<strong>le</strong>, nell’aula del<strong>le</strong> lauree<br />
Nicola Ci<strong>le</strong>nto dell’Università di Sa<strong>le</strong>rno, si<br />
è tenuto un convegno naziona<strong>le</strong> dedicato<br />
alla memoria del professor Roberto<br />
Mazzetti, nel centenario della nascita.<br />
L’insigne docente ha occupato la cattedra<br />
di pedagogia e storia della pedagogia<br />
dell’Ateneo sa<strong>le</strong>rnitano dal 1957 al 1978,<br />
ricoprendo per un periodo anche la carica<br />
di Rettore. I lavori sono stati introdotti dal<br />
Rettore Raimondo Pasquino e dal Preside<br />
della Facoltà di Scienze della Formazione,<br />
Luigi Reina. A Mazzetti è stata intitolata<br />
l’aula 1 di Scienze della Formazione.<br />
Numerosi docenti provenienti da diverse<br />
università italiane hanno ricordato la figura<br />
del pedagogista. Hanno concluso <strong>le</strong> due<br />
giornate <strong>le</strong> testimonianze di alcuni ex allievi<br />
illustri di Mazzetti, tra i quali il Dirigente<br />
scolastico Vincenzo De Santis e gli ispettori<br />
del ministero della Pubblica Istruzione<br />
Ambrogio Letto, Umberto <strong>La</strong>ndi e Pietro<br />
D’Acunto.<br />
unisa news<br />
Pagina a cura di<br />
GIOVANNI IANNACCONE<br />
I docenti sui luoghi<br />
del terremoto<br />
Si è tenuto il 23 apri<strong>le</strong> scorso presso la Facoltà<br />
di Ingegneria dell’Università di Sa<strong>le</strong>rno<br />
un seminario intitolato “Imparando<br />
dal terremoto Aquilano”. L’Ateneo sa<strong>le</strong>rnitano<br />
partecipa alla “Rete dei laboratori<br />
universitari di ingegneria sismica”, impegnata<br />
con la Protezione Civi<strong>le</strong> Naziona<strong>le</strong><br />
sul fronte del terremoto Aquilano. In questi<br />
giorni, alcuni docenti dell’Università di<br />
Sa<strong>le</strong>rno stanno effettuando verifiche di<br />
agibilità di fabbricati e ponti del<strong>le</strong> zone colpite<br />
dal sisma.<br />
L’Università vicina<br />
agli abruzzesi<br />
Il Senato Accademico dell’Università di<br />
Sa<strong>le</strong>rno ha manifestato la disponibilità ad<br />
accogliere tutti gli studenti e i docenti dell’Università<br />
dell’Aquila che intendano usufruire<br />
dei servizi didattici e di ricerca<br />
dell’Ateneo sa<strong>le</strong>rnitano, in considerazione<br />
dell’inagibilità dei p<strong>le</strong>ssi universitari del<br />
capoluogo abruzzese.<br />
«Esprimo profondo cordoglio - ha affermato<br />
il Rettore - per <strong>le</strong> vittime del terremoto<br />
dell’Abruzzo e vicinanza alla popolazione<br />
colpita. Il nostro è un piccolo gesto rispetto<br />
alla tragedia che ha sconvolto l’Abruzzo.<br />
Un evento - ha proseguito Pasquino - che<br />
non può lasciarci indifferenti e che ci ha<br />
colpiti profondamente». Tutta la comunità<br />
universitaria ha espresso, in occasione<br />
della riunione del Senato Accademico, il<br />
desiderio di intervenire e fare qualcosa di<br />
concreto a favore di quanti piangono la<br />
perdita dei loro cari.<br />
Porte aperte<br />
ai futuri studenti<br />
Anche quest’anno il Centro di Ateneo per<br />
l'Orientamento e il Tutorato, con la collaborazione<br />
di tutte <strong>le</strong> Facoltà dell’Università<br />
sa<strong>le</strong>rnitana, ha organizzato, nell’ambito del<br />
Progetto Schola 2, la manifestazione UnisaOrienta,<br />
aperta al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori del<br />
bacino di utenza dell’Ateneo.<br />
All’evento, svoltosi dal 21 al 23 apri<strong>le</strong>,<br />
hanno partecipato tremila studenti provenienti<br />
da cinquanta scuo<strong>le</strong> superiori,<br />
accompaganti da circa cento docenti. Sono<br />
stati organizzati seminari finalizzati a presentare<br />
gli obiettivi formativi e gli sbocchi<br />
occupazionali dei diversi corsi di studio<br />
attivi nell’Ateneo.<br />
Inoltre, sono stati somministrati agli studenti<br />
degli ultimi anni del<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> superiori,<br />
estratti dei test di accesso ai corsi di laurea,<br />
che sono stati preparati dai de<strong>le</strong>gati<br />
all’Orientamento di ciascuna facoltà dell’Università<br />
di Sa<strong>le</strong>rno.<br />
Psicofarmaci<br />
e minori<br />
È andato in onda martedì 21 apri<strong>le</strong> su<br />
unis@und uno specia<strong>le</strong> su “Psicofarmaci e<br />
minori”. I dati del rapporto del Cnr confermano<br />
che l’uso degli psicofarmaci tra i<br />
ragazzi è più frequente in presenza di un<br />
cattivo rapporto con genitori e insegnanti,<br />
o se si ha un rendimento scolastico insufficiente.<br />
Per questo il giornalista Luca Poma,<br />
intervenuto alla trasmissione, ha puntato il<br />
dito contro <strong>le</strong> istituzioni e il controllo sanitario<br />
che, a suo dire, ridimensionano<br />
questo fenomeno.<br />
Donne, politica<br />
e istituzioni<br />
Dibattito<br />
sulla camorra<br />
Festival del<strong>le</strong> radio<br />
universitarie<br />
Presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università<br />
di Sa<strong>le</strong>rno è istituito il corso<br />
“Donne, politica e istituzioni - percorsi formativi<br />
per la promozione della cultura di<br />
genere e del<strong>le</strong> pari opportunità”, finanziato<br />
dall’Ateneo sa<strong>le</strong>rnitano e dal Dipartimento<br />
per i diritti e <strong>le</strong> pari opportunità della<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il<br />
bando di se<strong>le</strong>zione e il modulo della<br />
domanda di partecipazione sono disponibili<br />
sul sito http://www.scienzepolitiche.unisa.it<br />
.<br />
In occasione dell’uscita del volume di Tom<br />
Behan “Il libro che la camorra non ti farebbe<br />
mai <strong>le</strong>ggere”, il 6 maggio prossimo gli<br />
studenti dell’Università di Sa<strong>le</strong>rno discuteranno<br />
con l’autore su “Camorra vissuto<br />
quotidiano e informazioni mediatiche”.<br />
L’incontro, organizzato dall’Ateneno sa<strong>le</strong>rnitano<br />
in collaborazione con l’Università di<br />
Canterbury, sarà introdotto da Maria Rosaria<br />
Pelizzari. Al dibattito, insieme con<br />
Tom Behan, interverranno Marcello Ravveduto<br />
e Isaia Sa<strong>le</strong>s.<br />
Il 21 e 22 maggio, presso il Campus di Fisciano,<br />
si terrà il III Festival del<strong>le</strong> Radio<br />
Universitarie Italiane. L'iniziativa radunerà<br />
tutte <strong>le</strong> web radio di Ateneo per vivere due<br />
giorni di dibattito sul<strong>le</strong> attuali tendenze e<br />
sul futuro del mondo della comunicazione.<br />
Si discuterà sugli effetti dell’integrazione<br />
digita<strong>le</strong> che, spinta dall’avvento del<strong>le</strong> nuove<br />
tecnologie, sta portando a una convergenza<br />
globa<strong>le</strong> di testo, immagini, audio, video<br />
in un ambiente interattivo come il web. Per<br />
informazioni http://fru09.unisa.it .<br />
Tesserini<br />
ai nuovi praticanti<br />
<strong>La</strong> scommessa è stata vinta. Sono tutti professionisti<br />
i 25 allievi del primo biennio<br />
della Scuola di Giornalismo dell’Università<br />
di Sa<strong>le</strong>rno. <strong>La</strong> cerimonia di consegna dei<br />
tesserini, che ha visto anche gli alunni del<br />
nuovo biennio ricevere quelli di praticante<br />
dal<strong>le</strong> mani del presidente dell’Ordine regiona<strong>le</strong><br />
Ottavio Lucarelli, si è svolta il 7 apri<strong>le</strong>.<br />
Nei loro interventi, il Rettore Raimondo<br />
Pasquino, i professori Emilio D’Agostino e<br />
Anniba<strong>le</strong> Elia, e il direttore della scuola,<br />
Biagio Agnes, hanno evidenziato l’importante<br />
ruolo che il giornalista riveste nella<br />
società odierna, e i successi che la scuola di<br />
Sa<strong>le</strong>rno ha raggiunto nei suoi primi tre<br />
anni di vita, con lo sguardo rivolto al<strong>le</strong><br />
sfide future. Alla cerimonia erano presenti<br />
il coordinatore della scuola Giuseppe Blasi,<br />
e i tutor Mimmo Liguoro e Marco<br />
Pel<strong>le</strong>grini.<br />
Dibattito<br />
sul razzismo<br />
Un congresso<br />
su Caianiello<br />
Si terrà il 29 e 30 apri<strong>le</strong> prossimi presso il<br />
Campus di Fisciano, all’interno del laboratorio<br />
antropologico del dipartimento di<br />
Scienze dell’educazione, diretto dal professore<br />
Domenico Scafoglio, ordinario di<br />
discipline demoetnoantropoligiche all’Università<br />
di Sa<strong>le</strong>rno, il seminario della professoressa<br />
Alicia Castellanos, docente dell’Università<br />
autonoma di Città del Messico,<br />
sul tema: “Razzismo e processi di esclusione<br />
tra <strong>le</strong> popolazioni indigene nel Messico”.<br />
Si è tenuto il 22 e il 23 apri<strong>le</strong> presso il<br />
Campus di Baronissi, l’ottavo congresso del<br />
Dipartimento di fisica “Eduardo Caianiello”<br />
dell’Università degli Studi di Sa<strong>le</strong>rno sul<br />
fisico napo<strong>le</strong>tano a cui è intitolato l’organismo<br />
accademico, che è considerato il padre<br />
italiano della cibernetica. Fu proprio lo<br />
scienziato napo<strong>le</strong>tano a fondare nel 1972 la<br />
Facoltà di scienze matematiche, fisiche e<br />
naturali e la scuola di perfezionamento in<br />
scienze cibernetiche e fisiche dell’Ateneo<br />
sa<strong>le</strong>rnitano.
I TRE LUOGHI-SIMBOLO<br />
<strong>La</strong> squadra di calcio a 5<br />
<strong>La</strong> squadra di calcio a 5 è<br />
il fiore all’occhiello del<br />
Cus Sa<strong>le</strong>rno. Si è qualificata<br />
al<strong>le</strong> finali dei cam-<br />
pionati nazionali universitari<br />
che si disputeranno<br />
a Lignano Sabbiadoro<br />
dal 23 al 30 maggio.<br />
Rowing: il vogatore da pa<strong>le</strong>stra<br />
Nella pa<strong>le</strong>stra di Baronissi<br />
è possibi<strong>le</strong> con<br />
attrezzature rowing al<strong>le</strong>narsi<br />
praticando il canottaggio<br />
utilizzando simulatori,<br />
che consentono di<br />
gareggiare controllando<br />
velocità e distanza.<br />
Arrampicata sportiva<br />
Una del<strong>le</strong> attività alternative<br />
è il corso di arrampicata<br />
spiccate doti di agilità<br />
oltre che di resistenza<br />
sportiva, A- muscolare. L’appunta-<br />
perta a tutti, necessita di mento è ogni giovedì.<br />
SOLIDARIETA‘ Domenica 3 maggio 2009<br />
L’Ateneo campano si conferma ai vertici nazionali<br />
Studenti al Campus<br />
col fisico in testa<br />
15<br />
Cus di Sa<strong>le</strong>rno: 5000 iscritti e 41 attività svolte<br />
È il 1946: la seconda guerra<br />
mondia<strong>le</strong> è da poco finita e<br />
<strong>le</strong> università italiane decidono<br />
di ripartire dallo sport.<br />
Nasce così, con l’obiettivo di<br />
promuovere l’attività sportiva<br />
negli Atenei, il Cusi (Centro<br />
universitario sportivo<br />
italiano), riconosciuto dal<br />
Coni nel 1953. Con il passare<br />
degli anni, in ogni città<br />
sede di università, viene istituito<br />
un Centro universitario<br />
sportivo (Cus), dotato di<br />
autonomia gestiona<strong>le</strong> e amministrativa.<br />
I Cus, attualmente<br />
48, si occupano della<br />
conduzione degli impianti<br />
sportivi di proprietà del<strong>le</strong><br />
università e organizzano<br />
corsi e campionati. L’attività<br />
del Cus di Sa<strong>le</strong>rno prende il<br />
via nel 1978 sotto la supervisione<br />
del gemello napo<strong>le</strong>tano.<br />
L’autonomia arriva dopo<br />
due anni, grazie alla spinta di<br />
alcuni giovani studenti appassionati<br />
di sport, tra cui<br />
spicca Lorenzo Lentini primo<br />
e attua<strong>le</strong> presidente.<br />
L’inizio non è semplice, la<br />
sede è una piccola stanza nel<br />
centro di Sa<strong>le</strong>rno e mancano<br />
gli impianti. L’Università è<br />
costretta a servirsi di strutture<br />
pubbliche e private in<br />
regime di convenzione. Si<br />
parte dal<strong>le</strong> discipline più<br />
praticate: calcio, tennis,<br />
nuoto, pallavolo e at<strong>le</strong>tica.<br />
Da subito emerge il duplice<br />
ruolo del Cus: avvicinare i<br />
ragazzi allo sport, favorendone<br />
una maggiore integrazione<br />
e contribuire allo sviluppo<br />
del territorio. È l’impegno<br />
del Cus a riportare<br />
nel 1988 il rugby a Sa<strong>le</strong>rno<br />
con la creazione di una<br />
squadra che per anni è protagonista<br />
nei campionati nazionali<br />
di C1 e C2. <strong>La</strong> vera<br />
svolta ha però inizio tra il<br />
2000 e il 2001 con la costruzione<br />
dell’attua<strong>le</strong> sede all’interno<br />
del Campus di Fisciano.<br />
Sorgono i primi impianti:<br />
campi da tennis e calcetto.<br />
A Baronissi viene aperto il<br />
palaCus dove si gioca a<br />
basket e pallavolo mentre <strong>le</strong><br />
pa<strong>le</strong>stre Pilotis adibite ad<br />
au<strong>le</strong> dopo il terremoto, vengono<br />
attrezzate e tornano a<br />
disposizione. Pian piano Sa<strong>le</strong>rno<br />
diventa un punto di<br />
riferimento nel mondo sportivo<br />
universitario e nel 2003<br />
è sede dei campionati nazionali.<br />
Ultimo regalo l’apertura<br />
della piscina semiolimpionica<br />
inaugurata nel 2006 e intitolata<br />
all’ex sindaco di Fisciano<br />
Gaetano Sessa. A coronare<br />
il tutto, l’onore di aver<br />
organizzato, lo scorso anno<br />
ad Amalfi, la prima regata<br />
storica universitaria del<strong>le</strong><br />
Repubbliche Marinare e<br />
ospitato negli ultimi due<br />
anni il congresso Cusi. Sono<br />
evidenti i passi da gigante<br />
compiuti, i risultati ottenuti<br />
parlano da soli: circa 5000<br />
iscritti, 41 attività svolte e un<br />
torneo di calcio a 5 che può<br />
vantare 85 squadre. È la realizzazione<br />
della linea direttiva<br />
voluta dal precedente<br />
Rettore Giorgio Donsì e dall’attua<strong>le</strong><br />
Raimondo Pasquino<br />
che, con l’ausilio fondamenta<strong>le</strong><br />
del presidente Lentini,<br />
hanno raggiunto l’obiettivo<br />
perseguito: lo sport a portata<br />
di tutti. Non mancano settori<br />
in cui si svolge attività<br />
agonistica come il vol<strong>le</strong>y<br />
femmini<strong>le</strong>, il tennistavolo e<br />
l’at<strong>le</strong>tica, ma non è questo il<br />
fine principa<strong>le</strong>. «L’Università<br />
- dice Miche<strong>le</strong> Di Ruocco,<br />
direttore del Cus - non<br />
deve creare at<strong>le</strong>ti. Campione<br />
a questa età non lo diventi<br />
più. Noi abbiamo un altro<br />
compito: agevolare i normali<br />
studenti che vogliono fare<br />
attività fisica e favorire l’integrazione<br />
tra Università e territorio».<br />
Vi sono infatti del<strong>le</strong><br />
convenzioni che permettono<br />
agli abitanti dei Comuni<br />
circostanti al Campus di<br />
usufruire del<strong>le</strong> strutture del<br />
Cus, così come sono presenti<br />
numerosi corsi per i più<br />
piccoli. «Il bambino che impara<br />
a nuotare nella nostra<br />
piscina - sottolinea Guglielmo<br />
Mazzotti responsabi<strong>le</strong><br />
del<strong>le</strong> attività sportive - familiarizza<br />
col Campus e quando<br />
un giorno si iscriverà all’Università<br />
non patirà il<br />
salto dal liceo che spesso si<br />
rivela traumatico». E chissà<br />
che tra i tanti bambini che<br />
frequentano il Cus, non si<br />
nasconda già qualche campione<br />
in erba.<br />
Pagina a cura di<br />
VALERIO ARRICHIELLO<br />
ROBERTA SALZANO<br />
Il connubio musica-danza, seguito<br />
dal successo del<strong>le</strong> attività svolte<br />
dal<strong>le</strong> band presenti all’Università<br />
di Sa<strong>le</strong>rno, ha consentito la creazione<br />
nel 2004 di gruppi specializzati.<br />
Quello di tango argentino nasce<br />
per iniziativa del professor<br />
Nicola Femia. Da quattro anni la<br />
direzione artistica è affidata ad<br />
Antonella Mazzetti, bal<strong>le</strong>rina professionista<br />
e maestra di tango e<br />
folklore argentino, di cui si occupa<br />
da quindici anni. E lo spiega sostenendo<br />
che «il tango è soprattutto<br />
passione oltre a essere un veicolo<br />
decisivo per garantire la trasmissione<br />
di e<strong>le</strong>menti culturali». Il<br />
corso da <strong>le</strong>i diretto dura da ottobre<br />
a giugno e si svolge ogni merco<strong>le</strong>dì.<br />
È aperto a studenti e docenti<br />
e per la prima volta da quest’anno<br />
è esteso anche a esterni. L’età media<br />
dei suoi frequentanti è molto<br />
bassa, per il 90% si tratta infatti di<br />
studenti. A dimostrazione di come<br />
il ballo possa diventare un uti<strong>le</strong><br />
strumento di socializzazione.<br />
Il tango in particolare, in quanto<br />
ballo di coppia, verte su e<strong>le</strong>menti<br />
chiave come la fiducia, il rispetto e<br />
il lavoro di squadra. Nato come<br />
ballo per pochi e praticato preva<strong>le</strong>ntemente<br />
nel<strong>le</strong> ba<strong>le</strong>re di periferia<br />
sta affascinando un numero<br />
sempre più consistente di persone,<br />
trasformando in charme la sua<br />
FISCIANO<br />
Il tango, per parlarsi<br />
con un abbraccio<br />
I segreti: rispetto, fiducia e lavoro di squadra<br />
Due tangueros mentre provano i passi<br />
natura marcatamente istintua<strong>le</strong>.<br />
Nella tradizione porteña "Il tango è<br />
un pensiero triste che si balla".<br />
Improvvisazione, e<strong>le</strong>ganza e passione<br />
sono gli e<strong>le</strong>menti caratterizzanti.<br />
Il tango è musica e danza allo<br />
stesso tempo. Nato nei sobborghi<br />
di Buenos Aires, si impone come il<br />
linguaggio comune<br />
della gente, fol<strong>le</strong> di<br />
immigrati italiani,<br />
spagnoli, tedeschi,<br />
russi, famiglie numerose<br />
che abitano<br />
fianco a fianco nei<br />
grandi conventillos,<br />
nei cui cortili <strong>le</strong><br />
note e i passi uniscono<br />
<strong>le</strong> persone<br />
più di quel castigliano<br />
sgrammaticato<br />
che ciascuno<br />
si sforza di parlare.<br />
Il tango rivoluziona<br />
il ballo di coppia.<br />
Non è di apprendimento<br />
immediato, e per ballarlo<br />
non basta salire in pista e<br />
seguire il ritmo, ne è sufficiente<br />
accompagnarsi a un partner che già<br />
lo conosce e "farsi condurre". Si<br />
tratta di un vero e proprio esercizio<br />
di concentrazione. I primi tangue-<br />
ros di corti<strong>le</strong> non lo improvvisano,<br />
seppure frequentano corsi con<br />
maestri professionisti: è durante la<br />
settimana, dopo il lavoro, che piccoli<br />
gruppi di uomini provano e<br />
riprovano fra loro i passi, mentre<br />
altrove <strong>le</strong> donne fanno la stessa<br />
cosa, per prepararsi al ballo della<br />
domenica. Il tango è divertimento<br />
non solo quando ci si lancia in<br />
pista alla festa o nel saloon, ma<br />
anche facendo parte di al<strong>le</strong>gre e<br />
chiassose comitive che si ritrovano<br />
per provare e ripetere. È un ballo<br />
totalmente libero, privo di coreografie<br />
predefinite. È un linguaggio<br />
con cui esprimersi. E l’intuizione<br />
avuta da Pierre Dulaine lo ha confermato.<br />
Fondatore e direttore artistico<br />
dell’ “American Ballroom<br />
Theatre”, nel 1994 ha dato vita a un<br />
programma chiamato “Dancing<br />
Classroom” presso due scuo<strong>le</strong> pubbliche<br />
di New York. L’idea è stata<br />
assolutamente vincente: insegnare<br />
il ballo a tutti i giovani studenti con<br />
prob<strong>le</strong>mi di integrazione. Ragazzi<br />
difficili vengono recuperati ogni<br />
giorno dalla strada e viene loro<br />
insegnato ad avere fiducia nel<br />
prossimo. Attualmente il suo progetto<br />
ha preso piede in circa 114<br />
scuo<strong>le</strong> statunitensi e ha coinvolto<br />
centinaia di studenti e insegnanti.
16 Domenica 3 maggio 2009CAMPUS<br />
GESUALDO<br />
Fondi europei per trasformare la storica struttura in Università della musica<br />
<strong>La</strong> fortezza sotto assedio<br />
Un comitato contro il piano di recupero promosso da Comune e Provincia<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
Quello che si sta verificando a<br />
Gesualdo passerà alla storia<br />
come la battaglia contro i progettisti<br />
o come il grande e tanto<br />
agognato recupero del castello.<br />
Intanto c’è una notizia: è stato<br />
presentato ufficialmente alla<br />
comunità il progetto di restauro.<br />
Tra <strong>le</strong> proteste di un comitato,<br />
“Gesualdo-Salviamo il<br />
castello”, nato per ostacolare la<br />
messa in opera di un piano di<br />
recupero ritenuto superficia<strong>le</strong> e<br />
poco rispettoso.<br />
Dopo decenni, l’intero castello<br />
è diventato patrimonio pubblico.<br />
Di certo una data significativa,<br />
come afferma il sindaco<br />
Carmine Petruzzo secondo cui<br />
già è una vittoria aver presentato<br />
il prospetto in un mese, il<br />
tempo concesso per poter<br />
attingere ai fondi europei.<br />
Il comitato, formato da molti<br />
giovani, ritiene che il recupero<br />
previsto non sia coniugabi<strong>le</strong><br />
con la salvaguardia e la valorizzazione<br />
di un bene mil<strong>le</strong>nario.<br />
Secondo il prof. Anniba<strong>le</strong> Cogliano,<br />
storico e membro del<br />
comitato, non ci sarebbe un<br />
vero progetto a cui attenersi<br />
ma solo la possibilità di fare<br />
arbitrariamente qualsiasi operazione:<br />
bisognava cercare<br />
un’equipe specializzata e dedicare<br />
più tempo ai lavori di progettazione.<br />
Sotto accusa anche<br />
la Sovrintendenza che avrebbe<br />
dato il lasciapassare a carte redatte<br />
con poca cura. Molteplici<br />
sono i punti contestati. Interventi<br />
strutturali e destinazione<br />
d’uso vanno di pari passo nella<br />
po<strong>le</strong>mica. E’ stata innanzitutto<br />
criticata la trasformazione del<br />
castello in scuola europea di<br />
musica polifonica, in onore del<br />
principe madrigalista Carlo<br />
Gesualdo che lo abitò.<br />
Il giovane Pierpaolo Cuoppolo<br />
fa notare come molte norme,<br />
nell’adibire la struttura a scuola,<br />
siano state disattese. Un<br />
esempio su tutti: alcune stanze<br />
non hanno accesso a un corridoio<br />
ma comunicano tra di loro,<br />
come scato<strong>le</strong> cinesi, contro<br />
<strong>le</strong> direttive antisismiche. I progettisti,<br />
gli architetti gesualdini<br />
Enzo Cogliano e Virginio D’Adamo,<br />
sono soddisfatti invece<br />
Il castello di Gesualdo<br />
del loro lavoro. Al<strong>le</strong> proteste<br />
hanno così replicato: “Quod<br />
non fecerunt Barbari fecerunt<br />
Barberini”. In effetti il maniero<br />
ha subito diversi scempi negli<br />
anni. Come la trasformazione<br />
di alcuni ambienti secondo<br />
canoni moderni, la colorazione<br />
del cordolo di co-ronamento<br />
con caratteri cromatici diversi<br />
rispetto all’insieme, <strong>le</strong> iniezioni<br />
di cemento che, se da un lato<br />
hanno permesso di conservare<br />
il castello, dall’altro ne hanno di<br />
sicuro stravolto la facciata.<br />
Poco è piaciuta all’Amministrazione,<br />
intanto, la denuncia<br />
di presunte irregolarità nella<br />
gestione dell’appalto. I ricorsi<br />
sono stati archiviati ma il comitato<br />
si è detto pronto a continuare<br />
la battaglia. Sempre che<br />
la rabbia non venga abbattuta<br />
come un castello di carte. In<br />
tanto clamore, resta comune<br />
un solo obiettivo: impedire che<br />
il castello divenga una cattedra<strong>le</strong><br />
nel deserto.<br />
<strong>La</strong> vera sfida è proprio questa:<br />
sfruttare la memoria storica<br />
come volano dello sviluppo del<br />
paese.<br />
Il principe di Venosa<br />
L’inquilino<br />
madrigalista<br />
Ideata come struttura difensiva in epoca<br />
longobarda, il castello divenne, nel XVI<br />
secolo, dimora dei Gesualdo, una della famiglie<br />
più illustri del tempo. Vi dimorò il principe<br />
di Venosa Carlo Gesualdo (1566-1614),<br />
ricordato per aver fatto uccidere la moglie<br />
Maria D’Avalos e il suo amante, colti in flagrante<br />
adulterio. Grazie allo zio cardina<strong>le</strong><br />
Carlo Borromeo,<br />
il principe non fu<br />
condannato e si<br />
rifugiò nel castello<br />
dove compose<br />
numerosi madrigali.<br />
Solo nel 2008 l’antico<br />
maniero è<br />
passato definitivamente<br />
in mano<br />
pubblica con<br />
un’operazione costata<br />
alla Provincia 1milione 466mila euro<br />
pari al 55% della proprietà, prima detenuta<br />
dalla famiglia Caccese. Solo il 45% era del<br />
Comune.<br />
Dopo l’acquisto il recupero: con il finanziamento<br />
di 3milioni 600mila euro, fondi europei,<br />
il protocollo di intesa tra Provincia e<br />
Comune ha varato un piano di intervento<br />
per cui sarà necessario, in primis, eliminare<br />
<strong>le</strong> superfetazioni, ossia i corpi estranei al<br />
manufatto. Il castello ha subito diversi danni<br />
nei secoli. Non solo <strong>le</strong> guerre ma anche, per<br />
ultimo, il terremoto del 1980 che costrinse i<br />
proprietari ad abbandonarlo. <strong>La</strong> trasformazione<br />
in residenze private ne ha stravolto l’identità.<br />
Motivo per cui il recupero si preannuncia<br />
diffici<strong>le</strong>.<br />
Il Castello di Montesarchio ospita il Museo del Sannio Caudino, tra storia e preistoria<br />
A corte con gli ippopotami<br />
«I finanziamenti sono esigui, ci bastano solo per cambiare <strong>le</strong> lampadine»<br />
Asteas:<br />
l’Europa<br />
in un vaso<br />
Il Vaso di Asteas raffigura<br />
il ratto di Europa,<br />
uno dei miti greci, che<br />
narra di una fanciulla<br />
rapita da Zeus e trasportata<br />
verso Creta,<br />
dando origine, appunto,<br />
all’identità europea. L’opera<br />
fu trafugata da uno<br />
scavo clandestino a<br />
Sant’Agata de’ Goti, e<br />
poi venduta, il<strong>le</strong>citamente,<br />
al Getty Museum<br />
di Los Ange<strong>le</strong>s, e<br />
solo in seguito riportata<br />
in Italia in una operazione<br />
dei Carabinieri<br />
del nuc<strong>le</strong>o tutela Patrimonio<br />
artistico. Nel<br />
marzo 2007, il vaso è<br />
stato in mostra al Quirina<strong>le</strong>,<br />
per la ce<strong>le</strong>brazione<br />
dei cinquant’anni dei<br />
Trattati di Roma.<br />
CRISTIANO VELLA<br />
Prima c’erano i signori, dopo i carcerati,<br />
dopo ancora gli orfani, e ora<br />
ippopotami del p<strong>le</strong>istocene, armi<br />
rudimentali, antichissimi manufatti.<br />
E’ il castello di Montesarchio, edificato<br />
in epoca longobarda e lasciato<br />
colpevolmente all’incuria negli ultimi<br />
decenni. Nel 1996 la svolta: iniziano<br />
i lavori di ristrutturazione e<br />
durano fino al 2007, anno in cui<br />
viene inaugurato il Museo Archeologico<br />
Naziona<strong>le</strong> del Sannio Caudino.<br />
Per ora solo il primo piano del lame risa<strong>le</strong>nti al neolitico. Oggetti<br />
castello, diviso in sei sa<strong>le</strong>, ospita i che diventano di ben altra fattura<br />
reperti dell’antica area popolata dalla nella seconda sala, dedicata all’Età<br />
tribù dei Sanniti Caudini, ovvero del Ferro, dove vasi di chiara ispirazione<br />
corinzia fanno da corredo alla<br />
quella che va da Montesarchio a<br />
Sant’Agata de’ Goti e fino a San riproduzione di una sepoltura femmini<strong>le</strong>,<br />
proveniente da una del<strong>le</strong><br />
Salvatore Te<strong>le</strong>sino (<strong>le</strong> antiche Caudium,<br />
Saticula e Te<strong>le</strong>sia).<br />
necropoli che ancora oggi vengono<br />
Molto interessante è osservare l’evoluzione<br />
dell’area sannitica, grazie ai nella zona. Scavi che non creano<br />
fuori ogni qual volta che si scava<br />
manufatti ospitati nel<strong>le</strong> teche. mai prob<strong>le</strong>mi istituzionali, dati i<br />
Nella prima sala, dedicata alla preistoria,<br />
oltre al<strong>le</strong> ossa dell’ippopota-<br />
il Comune di Montesarchio e la<br />
buoni rapporti che intercorrono tra<br />
mo si trovano armi, utensili e vasel- Benevento, infatti, <strong>La</strong> Rocca<br />
A sinistra il Vaso<br />
di Asteas.<br />
A destra il castello<br />
di Montesarchio,<br />
sede del museo<br />
Soprintendenza ai Beni Culturali.<br />
Nella altre sa<strong>le</strong> si fa palpabi<strong>le</strong> lo sviluppo<br />
della zona: dalla chiara<br />
influenza etrusca nella manifattura<br />
ai vasi figurati. E’ qui, il vero protagonista<br />
del museo, il vaso di Asteas,<br />
raffigurante il “ratto d’Europa”, uno<br />
degli undici vasi del più grande ceramista<br />
della Magna Grecia, trovato<br />
nella zona di Sant’Agata de’ Goti, e<br />
poi oggetto di una serie di vicissitudini.<br />
Per quanto attiene alla situazione<br />
del museo, il direttore Luigi <strong>La</strong><br />
Rocca afferma: «A livello di visite,<br />
nei giorni festivi abbiamo sempre un<br />
ottimo riscontro, il prob<strong>le</strong>ma è colmare<br />
i cosiddetti tempi morti».<br />
Forse però, <strong>le</strong> opere del museo, sebbene<br />
interessantissime, non sono<br />
abbastanza per attirare visitatori da<br />
zone che vanno oltre la provincia di<br />
dichiara: «Bisognerebbe creare una<br />
rete con gli altri musei e con gli altri<br />
paesi, ma è diffici<strong>le</strong>, ognuno cerca<br />
di fare gli interessi della propria<br />
zona e ciò finisce con il non fare<br />
bene a nessuno». Per quanto attiene<br />
ai progetti futuri, il museo<br />
dovrebbe espandersi: «Dovrebbero<br />
essere occupati tutti e tre i<br />
piani – afferma il direttore – ma al<br />
momento i finanziamenti sono<br />
finiti». Effettivamente, essendo la<br />
fruizione del museo comp<strong>le</strong>tamente<br />
gratuita, è diffici<strong>le</strong> andare avanti,<br />
ed è lo stesso direttore a confessarlo:<br />
«Beneficiamo di piccoli finanziamenti<br />
che arrivano dal ministero,<br />
ma in termini pratici servono<br />
unicamente per cambiare <strong>le</strong> lampadine,<br />
null’altro».
NEWS CAMPUS<br />
Domenica 3 maggio 2009<br />
17<br />
Nel successo dell’Italia,<br />
importante contributo<br />
degli al<strong>le</strong>vatori campani,<br />
vincitori di 49 medaglie,<br />
nel<strong>le</strong> diverse categorie<br />
Tutti i numeri<br />
Venti <strong>le</strong> nazioni presenti agli ultimi mondiali.<br />
Un tota<strong>le</strong> di 3215 al<strong>le</strong>vatori hanno<br />
esposto ben 27694 soggetti. Le medaglie<br />
distribuite sono state 2097. L’Italia al termine<br />
della manifestazione primeggiava nel<br />
medagliere. I titoli conquistati ammontano<br />
a 1250 divisi nel<strong>le</strong> varie categorie in concorso.<br />
Le medaglie vinte sono così distribuite<br />
463 ori, 397 d’argenti, 390 di bronzi.<br />
Là dove cinguettano i campioni<br />
Mondia<strong>le</strong> storico a Piacenza, prossimo obiettivo gli europei a Ercolano<br />
JOSÈ ASTARITA<br />
Per molti è solo un anima<strong>le</strong><br />
da compagnia, per altri è<br />
un tenero pennuto dei cartoni<br />
animati della Warner<br />
Bros vanamente inseguito<br />
dal gatto Silvestro, ma il<br />
canarino può anche uscire<br />
da questi cliché, e perché<br />
no, avere un’anima da campione<br />
del mondo.<br />
L’Italia, per la gioia degli<br />
al<strong>le</strong>vatori nostrani, ha avuto<br />
l’onore di organizzare a<br />
Piacenza dal 16 al 25 gennaio<br />
del 2009, la 57a edizione<br />
dei campionati del<br />
mondo di ornitologia, esattamente<br />
dieci anni dopo la<br />
manifestazione di Silvi Marina.<br />
Definito dagli ad-detti<br />
ai lavori come il Mondia<strong>le</strong><br />
dei record, la competizione<br />
si è tenuta nei locali di<br />
Piacenza Expo e ha fatto<br />
registrare grande interesse<br />
anche fra i non addetti ai<br />
lavori raggiungendo punte<br />
di mil<strong>le</strong> visitatori al giorno.<br />
Come sempre accade, in<br />
qualunque tipo di competizione<br />
internaziona<strong>le</strong>, il fattore<br />
casa è determinate.<br />
L’Italia è risultata la prima<br />
nazione per ingabbi e medaglie,<br />
seguita dalla Spagna<br />
e dal Belgio. Tante <strong>le</strong><br />
categorie in gara. I canarini<br />
da canto, in un apposito<br />
padiglione, quelli colorati<br />
nella sala principa<strong>le</strong>, insieme<br />
con i canarini di forma<br />
e posizione, arricciati e<br />
lisci, pappagalli, quaglie,<br />
fringillidi, cardellini, merli<br />
Una femmina di canarino campione del mondo<br />
e tortore tutti hanno avuto<br />
l’opportunità di vincere<br />
una medaglia. Un successo<br />
tutto italiano, per una organizzazione<br />
che ha rasentato<br />
la perfezione, per il trionfo<br />
di un intero movimento.<br />
<strong>La</strong> Campania, da sempre,<br />
ha una antica tradizione<br />
ornitologica al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong>. Al<br />
mondia<strong>le</strong> è riuscita a vincere<br />
quarantanove medaglie<br />
con centosessantotto<br />
al<strong>le</strong>vatori presenti a Piacenza.<br />
Sono state sedici <strong>le</strong><br />
medaglie d’oro, ventuno<br />
quel<strong>le</strong> d’argento e dodici i<br />
bronzi per i rappresentanti<br />
regionali ai mondiali. <strong>La</strong><br />
Campania conta trentuno<br />
associazioni ornitologiche<br />
divise fra <strong>le</strong> cinque provincie,<br />
per un tota<strong>le</strong> di duemila<br />
duecento iscritti ai registri<br />
della Federazione ornitologica<br />
italiana. Primeggiano<br />
<strong>le</strong> associazioni nella<br />
provincia di Napoli seguite<br />
da Sa<strong>le</strong>rno, Avellino, Caserta,<br />
chiudendo con l’unica<br />
della provincia di Benevento.<br />
Questo campionato<br />
mondia<strong>le</strong> è solo l’inizio di<br />
una grande sfida per la<br />
nostra regione. I locali<br />
dell’Ente Fiera di Ercolano<br />
saranno lo scenario dei<br />
prossimi campionati europei<br />
ornitologici di dicembre.<br />
A “Campania Felix” il<br />
diffici<strong>le</strong> compito di ripetere<br />
il successo organizzativo<br />
degli ultimi mondiali.<br />
Un museo per tutelare la natura<br />
Cites, oltre i trattati<br />
Nell’accattivante scenario<br />
dei monti <strong>La</strong>ttari in località<br />
Pacognano, frazione di Vico<br />
Equense, nasce nel lontano<br />
1999 il primo museo<br />
naziona<strong>le</strong> della Cites.<br />
<strong>La</strong> Convenzione internaziona<strong>le</strong><br />
di Washington sul<br />
commercio internaziona<strong>le</strong><br />
di fauna e flora in via d’estinzione<br />
(Cites) viene ratificata<br />
in Italia nel 1980.<br />
<strong>La</strong> creazione del museo, dieci<br />
anni or sono, è solamente<br />
un piccolo gesto che l’Italia<br />
ha compiuto verso la tutela<br />
del patrimonio internaziona<strong>le</strong><br />
di fauna e flora. Il<br />
museo nasce dall’iniziativa<br />
della associazione “Pro Natura”<br />
di Castellammare, attiva<br />
sul territorio dal 1976. <strong>La</strong><br />
collaborazione con il ministero<br />
del<strong>le</strong> Politiche Agrico<strong>le</strong><br />
e Forestali si rivela fondamenta<strong>le</strong>.<br />
Infatti, con l’aiuto<br />
dello Stato, la disponibilità<br />
di don Bruno Gambardella,<br />
che ha offerto un’ala<br />
della proprietà dei sa<strong>le</strong>siani,<br />
con la volontà della dottoressa<br />
Sandra Di Domenico,<br />
responsabi<strong>le</strong> del gruppo<br />
Cites in Campania, nel 1999<br />
ha visto la <strong>luce</strong> il primo<br />
museo italiano sul tema.<br />
Nella struttura sono esposti<br />
circa seicento esemplari di<br />
reperti sequestrati dal Corpo<br />
Foresta<strong>le</strong> dello Stato e<br />
affidati all’ente a scopo didattico.<br />
I reperti svariano in<br />
tutti i campi dalla flora alla<br />
fauna protetta. Sono presenti:<br />
coralli, avorio, uccelli e<br />
animali imbalsamati, inoltre<br />
c’è anche un acquario nel<br />
qua<strong>le</strong> vivono diverse specie<br />
di pesci importati il<strong>le</strong>galmente.<br />
Il prossimo obiettivo sarà la<br />
realizzazione di un giardino,<br />
da ricavare in un’altra area<br />
del parco, nel qua<strong>le</strong> poter far<br />
crescere piante in via d’estinzione<br />
come <strong>le</strong> orchidee,<br />
tronchetti della felicità e<br />
ginseng.
18 Domenica 3 maggio 2009TERRITORIO<br />
Il prologo del “Ravello Festival” affidato alla mostra dell’Ansa dei“100 scatti”<br />
Dal 26 giugno il via ai concerti con Pogorelich e alla CineMusic con la Wertmul<strong>le</strong>r<br />
Il “Coraggio”del dopo Wagner<br />
Nell’epoca dell’easy, alla ricerca del<br />
fast, stupisce piacevolmente che<br />
Ravello, location raffinata, ma<br />
quasi inaccessibi<strong>le</strong>, di una del<strong>le</strong><br />
rassegne musicali più prestigiose a<br />
livello internaziona<strong>le</strong>, sia meta<br />
preferita da migliaia di visitatori:<br />
79 mila nel 2008, venuti da ogni<br />
parte del mondo, in occasione del<br />
Ravello Festival, cifre che sfidando<br />
la crisi gli organizzatori puntano a<br />
incrementare per l’edizione di<br />
quest’anno. Nato 56 anni fa quasi<br />
come monografia wagneriana di<br />
stampo sinfonico, dal 2003, sotto<br />
l’egida della Fondazione Ravello, il<br />
festival ha cambiato look. Senza<br />
rinnegare <strong>le</strong> origini classiche, ha<br />
ampliato spazi e tempi, dando vita<br />
con i suoi 100 e più eventi, nell’arco<br />
dei tre mesi estivi, ad una rassegna,<br />
non più solo musica<strong>le</strong>, divenuta<br />
la più vasta d’Europa.<br />
Parente povero del<strong>le</strong> più popolari<br />
kermesse te<strong>le</strong>visive, verrebbe da<br />
dire, tenuto conto del budget:<br />
“solo” due milioni di euro per una<br />
macchina organizzativa comp<strong>le</strong>ssa,<br />
comunicazione, al<strong>le</strong>stimenti ed<br />
artisti, inclusi Fondi provenienti<br />
per lo più da finanziatori privati (il<br />
66%) come spiega il neo direttore<br />
genera<strong>le</strong> Stefano Valanzuolo: «<strong>La</strong><br />
Fondazione Ravello presieduta da<br />
Domenico de Masi riunisce il<br />
Monte dei Paschi di Siena, principa<strong>le</strong><br />
sponsor, Regione Campania,<br />
Provincia di Sa<strong>le</strong>rno e Comune di<br />
Ravello. <strong>La</strong> presenza preminente<br />
dei privati rappresenta un’eccezione<br />
lodevo<strong>le</strong> nel panorama dei<br />
festival. Oggi più che mai è necessario<br />
affrancarsi dalla sovvenzione<br />
pubblica come unica fonte di<br />
sostentamento. Il fatto poi che il<br />
Ravello Festival sia l’investimento<br />
cultura<strong>le</strong> più consistente che la<br />
banca di Siena faccia al Sud sottintende<br />
apprezzamento ed è motivo<br />
di orgoglio per il nostro progetto».<br />
Molte <strong>le</strong> novità dell'edizione 2009:<br />
la multidisciplinarietà al centro<br />
dell’articolazione del<strong>le</strong> otto sezioni,<br />
ciascuna con un proprio direttore<br />
artistico, dalla musica cameristica<br />
e sinfonica secondo tradizione,<br />
a quella etnica, popolare e al<br />
jazz; dalla danza al cinema, dalla<br />
scienza alla pittura e per la prima<br />
A lato torre di ingresso<br />
della Villa Rufolo<br />
tradiziona<strong>le</strong> sede<br />
del festival di Ravello.<br />
Sotto, Stefano Bollani<br />
in una recente esecuzione:<br />
il pianista si esibirà<br />
l’11 luglio in un evento,<br />
prima assoluta<br />
con l’inventore del jazz fusion<br />
Chik Corea<br />
Il tradiziona<strong>le</strong><br />
concerto all’alba<br />
dopo la notte<br />
di San Lorenzo<br />
eseguito<br />
sulla terrazza<br />
dell’infinito<br />
di Villa Rufolo<br />
volta, a Villa Cimbrone la rappresentazione<br />
teatra<strong>le</strong> “<strong>La</strong> duchessa<br />
di Amalfi”. Il <strong>le</strong>it motiv di quest’anno<br />
sarà il tema del Coraggio. Ad<br />
aprire il Festival il 25 apri<strong>le</strong> a Villa<br />
Rufolo, la mostra fotografica<br />
dell’Ansa “100 scatti di Coraggio.”<br />
Immagini di fotografi famosi<br />
declineranno il tema dell'anno in<br />
un’esposizione visitabi<strong>le</strong> fino al 21<br />
giugno. “Madre Coraggio”- la<br />
mostra d’arte curata da Achil<strong>le</strong><br />
Bonito Oliva, direttore artistico<br />
della Sezione Arti Visive - ne prenderà<br />
il posto qualche giorno dopo.<br />
Dal 26 giugno il via al susseguirsi<br />
fittissimo e quotidiano di eventi<br />
che per la sinfonica vedrà John<br />
Axelrod dirigere l’orchestra del<br />
Teatro di San Carlo con al pianoforte<br />
Ivo Pogorelich; il debutto<br />
campano del grande violinista<br />
Vadim Repin, il tradiziona<strong>le</strong> concerto<br />
all’alba della notte di San<br />
Lorenzo e altre bacchette d’eccezione<br />
come quella di Jeffrey Tate<br />
fino alla conclusione il 27 settembre.<br />
Per il jazz attesissima la prima<br />
assoluta Corea-Bollani (ma ci<br />
sono anche Rava, Fresu e Sosa)<br />
mentre la sezione CineMusic<br />
diretta da Lina Wertmul<strong>le</strong>r vedrà<br />
la proiezione di film ispirati al<br />
coraggio tra cui “Fortapasc” la storia<br />
di Giancarlo Siani e il “Pulcinella”<br />
di Massimo Ranieri.<br />
L’acquisizione di nuovi spazi,<br />
come l’auditorium ancora in fase<br />
di comp<strong>le</strong>tamento, progetto donato<br />
da Oscar Niemeyer, l’archistar<br />
internaziona<strong>le</strong> di Brasilia, ribadisce<br />
il ruolo di Ravello città della<br />
musica.<br />
«L’obiettivo - conclude Valanzuolo<br />
- è quello di dare giusta visibilità<br />
alla Campania con un progetto<br />
che mostri sinergia tra contenitore<br />
e contenuto, coerente con<br />
<strong>le</strong> caratteristiche di raffinatezza<br />
proprie di Ravello. Un esempio di<br />
turismo cultura<strong>le</strong> insomma sul<br />
qua<strong>le</strong> la nostra regione possa puntare<br />
per il rilancio».<br />
Pagina a cura di<br />
CHIARA DEL GAUDIO<br />
Lina Wertmul<strong>le</strong>r<br />
Il pozzo<br />
d’arte<br />
del Sud<br />
Scenari mediterranei e musica, protagonisti<br />
di tante sue creature cinematografiche, un<br />
connubio irrinunciabi<strong>le</strong>, per Lina Wertmul<strong>le</strong>r<br />
diventata un po’ la madrina del festival<br />
e direttrice artistica sin dalla prima edizione<br />
della sezione CineMusic, «la più prestigiosa<br />
di tutte» dice, scherzando.<br />
Cosa rappresenta per <strong>le</strong>i Ravello?<br />
«Ravello incarna una grandissima tradizione<br />
di bel<strong>le</strong>zza e di musica. Quella che dovrebbe<br />
essere la vera immagine della<br />
Campania, un pozzo di eccel<strong>le</strong>nza dal qua<strong>le</strong><br />
attingere per assolvere ad una missione di<br />
qualità e bel<strong>le</strong>zza nel mondo».<br />
Coraggio, amore, anarchia nel suo cinema,<br />
quanto di questi e<strong>le</strong>menti nel linguaggio<br />
musica<strong>le</strong> del festival?<br />
« Anche nella musica c’è il coraggio che<br />
non è solo vincere la paura, ma è piuttosto<br />
un mix di incoscienza; come l’anarchia,<br />
quella voglia di stare fuori dal<strong>le</strong> rego<strong>le</strong>, per<br />
la qua<strong>le</strong> mi cacciavano dal<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> perché<br />
mi piaceva più giocare che studiare e che<br />
mi ha seguita poi nel<strong>le</strong> scelte artistiche,<br />
conducendomi sempre, in direzione di<br />
quello che mi divertiva di più».<br />
Si assegnerà un premio specia<strong>le</strong>, di cosa<br />
si tratta?<br />
«Del Premio Nino Rota a Michael Nyman<br />
compositore di musiche straordinarie per<br />
film una per tutte “Lezioni di piano”. <strong>La</strong><br />
genialità del<strong>le</strong> scelte si deve a coloro che<br />
lavorano per il festival in particolare a<br />
Domenico De Masi che, come un sacerdote<br />
dell’arte, fa convivere due anime tanto<br />
diverse: il paesino del sud e il Festival<br />
internaziona<strong>le</strong> su cui a<strong>le</strong>ggia Wagner con<br />
la sua musica».<br />
E il suo ultimo film?<br />
«Sempre in tema di coraggio, ”Mannaggia<br />
alla miseria” un film ispirato al Premio<br />
Nobel per la Pace Yunus (il banchiere dei<br />
poveri del Bangladesh); Luca de Filippo,<br />
Sergio Assisi e Gabriella Pession alcuni dei<br />
protagonisti della pellicola per la cui distribuzione<br />
ancora incerta è la destinazione<br />
te<strong>le</strong>visiva o cinematografica».<br />
Stefano Bollani<br />
Mai più<br />
nonnismo<br />
nel jazz<br />
Non a caso la rivista americana “Downbeat”<br />
lo ha classificato ottavo tra i nuovi<br />
ta<strong>le</strong>nti del jazz mondia<strong>le</strong>: l’istrionico musicista,<br />
Stefano Bollani, classe ’72, milanese di<br />
nascita, toscano di adozione, suona il piano<br />
abbracciandolo, allunga il suo fisico allampanato<br />
fino quasi a sdraiarsi sul<strong>le</strong> note, rapito<br />
da sfumature che non smette mai di<br />
ricercare. Ritorna dopo due anni al Festival<br />
Quali suggestioni <strong>le</strong> dà questo particolare<br />
palcoscenico?<br />
«E’ emozione pura, c’è un’atmosfera bellissima;<br />
quando per la prima volta ci venni da<br />
turista e vidi la terrazza dell'infinito, sognai<br />
di tornare a suonarci. Il desiderio si è avverato<br />
nel 2007 e l’esperienza si ripeterà quest’anno<br />
arricchita di un nuovo e<strong>le</strong>mento.<br />
Oltre al panorama mozzafiato e a un pubblico<br />
d’eccezione, ritroveremo sul palco un<br />
protagonista assoluto della musica jazz:<br />
Chick Corea».<br />
E’ la prima volta che vi incontrate e artisticamente<br />
provenite da percorsi diversi,<br />
un confronto tra due generazioni?<br />
«Certo anche se per età potrebbe essere<br />
mio padre, Corea per me è stato un faro e<br />
il bello tra noi è la voglia di stimolarsi a<br />
vicenda; per me c’è il timore reverenzia<strong>le</strong><br />
di suonare con un mito, per lui la curiosità<br />
di conoscere un pianista tanto più giovane».<br />
Una sfida alla maniera dei vecchi jazzisti,<br />
a colpi di note?<br />
«No, per fortuna il nostro jazz è scevro dal<br />
nonnismo di una volta di cui è piena la storia,<br />
quando i jazzisti si incontravano per<br />
sfidarsi. Per ora ci stiamo ascoltando via<br />
web e non abbiamo ancora deciso cosa<br />
faremo, credo che alla fine improvviseremo.<br />
Piuttosto, bisognerà fare attenzione<br />
al<strong>le</strong> troppe note, con due pianoforti sul<br />
palco. Ma la scelta di coraggio è proprio<br />
quella di sapersi ascoltare. Non temo i confronti:<br />
la voglia di trasmettere emozione è<br />
il vero servizio che un artista può rendere<br />
alla musica».
Viaggio tra realtà,<br />
ta<strong>le</strong>nto e creatività.<br />
Napoli come vetrina<br />
di una forma espressiva<br />
che rivendica va<strong>le</strong>nza<br />
artistica e fa proseliti<br />
tra i meno giovani<br />
Novità del Comicon 2009 è la<br />
finestra sulla vignetta satirica,<br />
considerata una sorella “diversa”<br />
del fumetto. Così nasce<br />
[No]vizi, una mostra di satira<br />
ve<strong>le</strong>nosa, fatta di carta, matita<br />
e irriverenza. Il curatore Mario<br />
Natangelo ha riunito Vincino,<br />
El<strong>le</strong>kappa, Marassi,<br />
Franzaroli, Beppe Mora, Tonus<br />
e Fricca sotto il tema u-<br />
nico del vizio, del<strong>le</strong> irregolarità<br />
e del<strong>le</strong> debo<strong>le</strong>zze. [No]vizi<br />
sarà in esposizione al MA-<br />
Una vignetta di Natangelo<br />
DRE l’ultima settimana di<br />
In basso un disegno di Frezzato<br />
maggio.<br />
Fumetti sotto il Vesuvio<br />
GERMANA GRASSO<br />
Foglio e matita per dare sfogo<br />
alla creatività. Non importa se<br />
i tratti siano rotondi o graffianti,<br />
se predomini il colore o<br />
un sobrio bianco e nero. Il diktat<br />
è seguire uno sti<strong>le</strong> libero e<br />
persona<strong>le</strong> per raccontare storie,<br />
creare personaggi e scenari<br />
rassicuranti o apocalittici. È<br />
il mondo del fumetto, protagonista<br />
a Napoli dell’undicesima<br />
edizione del salone internaziona<strong>le</strong><br />
Comicon, svoltosi al<br />
Castel Sant’Elmo dal 24 al 26<br />
apri<strong>le</strong>. Si tratta di un contenitore-vetrina<br />
di eventi, incontri,<br />
mostre che ruotano intorno<br />
ai racconti a “strisce”, in bilico<br />
fra il passato ed il futuro,<br />
fra la vecchia concezione dell’editoria<br />
e <strong>le</strong> nuove tecnologie<br />
in3D. Così il mondo del fumetto<br />
attraversa realtà espressive<br />
in evoluzione e si adatta ai<br />
cambiamenti dei mezzi di comunicazione,<br />
conquistando<br />
fette di pubblico sempre più<br />
eterogeneo. È quanto avvenuto<br />
con la fortunatissima saga<br />
di X-Men, di cui Comicon ha<br />
presentato in anteprima mondia<strong>le</strong><br />
un trai<strong>le</strong>r dell’ultimo<br />
capitolo “X-Men Origini:<br />
I comics tra editoria, tecnologia<br />
e nuove forme espressive<br />
Wolverine” o con la nuova<br />
versione di Diabolik per<br />
iPhone. Napoli asseconda la<br />
vocazione internaziona<strong>le</strong> del<br />
fumetto, ospitando importanti<br />
firme dei comics, dall’ing<strong>le</strong>se<br />
Alan Davis, noto per la produzione<br />
sul genere supereroico<br />
per il mercato americano, alla<br />
tedesca Isabel Kreitz, dagli<br />
americani Phil Ortiz, uno dei<br />
principali animatori dei Simpson,<br />
e Bill Willingham, alla<br />
libanese Zeina Abirached, autrice<br />
di reportage di guerra.<br />
Ma non mancano gli italiani,<br />
come Tanino Liberatore, autore<br />
del manifesto di questa edizione,<br />
che al carcere alto del<br />
Castel Sant’Elmo espone fino<br />
al 1 giugno un’ampia persona<strong>le</strong><br />
composta da studi, disegni,<br />
bozzetti e dipinti. Per l’occasione<br />
il “Michelangelo post<br />
moderno” - come è stato definito<br />
dagli addetti ai lavori- ha<br />
presentato la sua più recente<br />
fatica, l’albo “Lucy”, inedito in<br />
Italia ma pubblicato in Francia.<br />
Il giallo-tufo della sua locandina<br />
fa da trait d’union dell’intera<br />
rassegna, che dal 2007<br />
segue un percorso cromatico,<br />
basato sui colori della stampa<br />
tipografica (ciano, magenta,<br />
giallo e nero), che <strong>le</strong>ga la mostra<br />
su Rat-man di Leonardo<br />
Ortolani, <strong>le</strong> storie di Dylan<br />
Dog di Massimo Carneva<strong>le</strong>, la<br />
col<strong>le</strong>ttiva di autori del Sol Levante<br />
e Futuro Anteriore, in<br />
collaborazione con il Centro<br />
Fumetto Andrea Pazienza,<br />
[No]vizi<br />
in mostra<br />
tutte in esposizione fino al 1<br />
giugno al carcere alto di Castel<br />
Sant’Elmo. In mostra anche<br />
quattordici autori portoghesi,<br />
la banda Desenhada, reduci<br />
dalla ventesima edizione del<br />
festival d’Amadora, cittadina<br />
nei dintorni di Lisbona. Al<br />
Madre (Museo d’Arte Contemporanea<br />
di Napoli) fino al<br />
25 maggio in esposizione<br />
Urban Superstar Show, una<br />
mostra di urban art nata dalla<br />
commistione fra <strong>le</strong> ultime tendenze<br />
del<strong>le</strong> culture giovanili e<br />
l’arte contemporanea. Commistioni<br />
sui generis e inediti<br />
accostamenti anche fra il fumetto<br />
e la favola, nell’esposizione<br />
di Massimiliano Frezzato<br />
su Pinocchio alla Feltrinelli,<br />
e fra fumetto e francobollo<br />
nella mostra per i cento<br />
anni del Corriere dei Piccoli al<br />
palazzo del<strong>le</strong> Poste di piazza<br />
Matteotti fino al 31 maggio. In<br />
Italia una rara contaminazione,<br />
che ha un unico precedente<br />
nel 1996 quando, in occasione<br />
del Lucca Comics, furono<br />
emessi due francobolli, uno<br />
dedicato a Corto Maltese e<br />
uno a Tex.<br />
TERRITORIO Domenica 3 maggio 2009<br />
19<br />
Il direttore del Comicon<br />
Anche da noi<br />
c’è futuro<br />
Curcio: con i Manga<br />
aumentato l’interesse<br />
Un progetto che mira a valorizzare l’aspetto<br />
artistico e cultura<strong>le</strong> del fumetto. È il<br />
Comicon raccontato da Claudio Curcio, direttore<br />
genera<strong>le</strong> della rassegna.<br />
Come nasce il Comicon?<br />
L’idea è nata da un gruppo di appassionati<br />
del fumetto, che si riuniva alla libreria<br />
Infinity shop di via Sedi<strong>le</strong> di Porto. Da anni<br />
non si faceva la fiera del fumetto, così abbiamo<br />
pensato a un evento che potesse colmare<br />
quel vuoto.<br />
Che spazio ha il<br />
fumetto in Italia?<br />
Negli anni ‘80 il<br />
fumetto era considerato<br />
come<br />
intrattenimento<br />
per bambini o<br />
come forma popolare<br />
di divertimento.<br />
Ora con<br />
la diffusione dei<br />
Manga l’interesse<br />
verso questa<br />
forma di espressione<br />
o di arte,<br />
come la si voglia considerare, sta aumentando.<br />
E dal punto di vista artistico c’è fermento<br />
in Italia?<br />
Si stanno aprendo più possibilità per i giovani<br />
grazie al<strong>le</strong> grandi case editrici. Prima<br />
c’era una vera e propria fuga verso la Francia<br />
e gli Stati Uniti, dove il disegnatore riusciva<br />
ad esprimere la sua professionalità. Ora<br />
anche in Italia c’è futuro per gli autori.<br />
Come è nata l’idea di aprire una finestra<br />
sulla vignetta satirica?<br />
L’ordine dei giornalisti chiese di considerare<br />
un progetto sulla vignetta satirica, e Mario<br />
Natangelo di realizzare una mostra. Così è<br />
nato “[No]vizi”. È probabi<strong>le</strong> che anche l’anno<br />
prossimo daremo spazio al disegno satirico,<br />
che in Italia non gode di grande stima.<br />
g.g.<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
Fino a cinque anni fa il nome<br />
Licia Troisi ricordava ai più<br />
l’attore napo<strong>le</strong>tano. Oggi<br />
questa ragazza di 28 anni,<br />
dottoranda in Astrofisica, è<br />
una del<strong>le</strong> più importanti<br />
scrittrici fantasy italiane. Il<br />
suo ciclo di storie ambientato<br />
nel Mondo Emerso è già al<br />
primo capitolo della terza<br />
trilogia, tre eroine per sei<br />
libri, battezzate con nomi di<br />
stel<strong>le</strong>: Nihal, la prima e la più<br />
famosa, Dubhe, la ladra, e<br />
l’ultima nata Adhara. Insieme<br />
ad alcuni racconti, un<br />
romanzo dai tratti più horror<br />
“I Dannati di Malva” e il ciclo<br />
di cinque libri “<strong>La</strong> ragazza<br />
Drago”, di cui tra quindici<br />
giorni sarà in libreria il numero<br />
due, fanno della Troisi<br />
una scrittrice da un milione<br />
di copie vendute.<br />
Fenomeno inizialmente tutto<br />
anglosassone il fantasy, prende<br />
spunto dal mito e la fiaba e la sua caratteristica<br />
principa<strong>le</strong> è di collocare <strong>le</strong> proprie<br />
storie in luoghi e situazioni del tutto<br />
lontani dalla realtà. L’ambien-tazione<br />
preferita è spesso un medioevo irrea<strong>le</strong><br />
popolato dal<strong>le</strong> creature dei miti celtici,<br />
dove eroici cavalieri vivono e combattono<br />
in mondi popolati da demoni, orchi, elfi e<br />
magia.<br />
Tra i precursori ci sono i racconti su<br />
Conad il Barbaro di Robert Ervin Howard<br />
e naturalmente il ciclo della Terra di<br />
Mezzo, di John Ronald Reuel Tolkien. «<strong>La</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>le</strong>tteratura fantasy è oggi protagonista anche del<strong>le</strong> nostre librerie<br />
Nihal emerge in Italia<br />
Licia Troisi: scrittrice di 28 anni da un milione di copie vendute<br />
Due del<strong>le</strong> tre eroine<br />
del Mondo Emerso:<br />
a sinistra Nihal,<br />
a destra Dubhe<br />
rinascita del fantasy la faccio risalire al<br />
2001 con l’uscita del film tratto dal<br />
Signore degli Anelli – di Tolkien, ci dice<br />
Licia Trosi. Poi alla domanda se anche <strong>le</strong>i<br />
abbia contribuito con il suo successo editoria<strong>le</strong><br />
ad incrementare il fenomeno<br />
risponde semplicemente: «Spero di essere<br />
un traino per altri scrittori». Di certo dal<br />
2001 l’Italia ha partorito un buon numero<br />
di penne di ta<strong>le</strong>nto, tra cui Cecilia Randal,<br />
Francesco Falconi e Silvana De Mari. <strong>La</strong><br />
maggior parte appartenenti a quella che i<br />
sociologi hanno definito la generazione<br />
degli “ufo-robot”, cioè quelli cresciuti con<br />
davanti i primi cartoni animati giapponesi.<br />
Perché è nella commistione tra <strong>le</strong>tteratura,<br />
fumetto e cinema la chiave di volta<br />
per capire il grande successo di questo<br />
genere che oggi popola <strong>le</strong> librerie, i cinema,<br />
i negozi di videogiochi e <strong>le</strong> ludoteche<br />
di mezzo mondo. «Io sono multieterogenea<br />
nella scelta del<strong>le</strong> fonti, – racconta<br />
l’autrice – prendo spunto dal mio vissuto<br />
persona<strong>le</strong>, ma anche da<br />
tutti i media collaterali:<br />
fumetti, cinema, manga e<br />
videogiochi». E non fa<br />
mistero la scrittrice del<br />
suo forte <strong>le</strong>game con il<br />
manga Berserk di Miura,<br />
tra <strong>le</strong> fonti di ispirazione<br />
per il suo primo romanzo<br />
“Nihal della terra del Vento”,<br />
primo capitolo de “<strong>le</strong><br />
Cronache del Mondo E-<br />
merso”. «Dubhe nasce invece<br />
da un videogioco che<br />
in quel periodo mi ha<br />
appassionato molto: Thief<br />
, con <strong>le</strong> sue atmosfere gotiche<br />
viste con gli occhi di<br />
un ladro dai movimenti<br />
sinuosi ».<br />
Un pubblico dove spesso<br />
<strong>le</strong>ttore e scrittore si incontrano,<br />
sia per età che per<br />
gusti. Licia Troisi, in questo<br />
senso è molto attiva, con un<br />
sito-blog che aggiorna personalmente<br />
quasi tutti i<br />
giorni sempre zeppo di<br />
commenti. «Io e i miei <strong>le</strong>ttori<br />
parliamo lo stesso linguaggio,<br />
se cito un fumetto<br />
o un film che ho visto loro mi capiscono<br />
immediatamente».<br />
Una passione che spesso porta i <strong>le</strong>ttori dei<br />
blog a sottoporre al proprio scrittore<br />
preferito i propri lavori inediti per giudizi<br />
e consigli: «Una volta <strong>le</strong>ggevo gli inediti<br />
che mi mandavano, ora purtroppo non lo<br />
faccio più per mancanza di tempo. Perché<br />
per <strong>le</strong>ggere criticamente una storia c’è<br />
bisogno di molto tempo ed attenzione».
20 Domenica 3 maggio 2009TERRITORIO<br />
L’INIZIATIVA<br />
Gli street artists meridionali esclusi dalla mostra del Madre passano all’attacco<br />
Figli di una Madre snaturata<br />
Molti artisti hanno aderito all’iniziativa di protesta contro il Museo<br />
Alcuni degli artisti meridionali che hanno ideato il logo (in basso) dell’iniziativa “Madre snaturata”<br />
VERONICA VALLI<br />
Vo<strong>le</strong>ndo fare un paragone storico,<br />
si potrebbe quasi dire che i writers<br />
napo<strong>le</strong>tani sono i nuovi crociati<br />
della Street Art. Ma in termini<br />
moderni, la “crociata” per cui si<br />
battono è una mostra. L’antefatto<br />
è l’esposizione “Urban superstar<br />
show” dal 24 apri<strong>le</strong> al museo d’arte<br />
contemporanea Madre di<br />
Napoli in occasione del salone del<br />
fumetto Comicon, organizzata<br />
dalla gal<strong>le</strong>ria romana Mondopop<br />
diretta da David Vecchiato. <strong>La</strong><br />
rassegna propone di essere la più<br />
esauriente mostra di Urban Art<br />
mai presentata in un museo italiano,<br />
che porta al Madre alcuni<br />
tra i nomi più noti della giovane<br />
arte Contemporanea, nata dal<strong>le</strong><br />
ultime tendenze del<strong>le</strong> culture giovanili<br />
con l’intento di promuovere<br />
questa corrente artistica troppo<br />
spesso bistrattata. Il prob<strong>le</strong>ma è<br />
che la prestigiosa lista degli artisti<br />
coinvolti non contempla nessuno<br />
dei tanti esponenti della Street<br />
Art attivi a Napoli e nel sud Italia<br />
in genera<strong>le</strong>.<br />
A segnalare la mancanza è stato<br />
Augusto De Luca, il “cacciatore di<br />
graffiti”, ormai autorità del settore,<br />
che, pur riconoscendo la validità<br />
dell’iniziativa, ha voluto sottolineare<br />
la particolarità. <strong>La</strong> notizia<br />
potrebbe sembrare margina<strong>le</strong><br />
nell’economia della mostra, in<br />
realtà genera un quesito: perchè<br />
un ente musea<strong>le</strong> così importante<br />
per l’arte contemporanea in<br />
Campania come il Madre ha tralasciato<br />
proprio il patrimonio<br />
artistico del suo territorio? De<br />
Luca si rivolge al direttore del<br />
museo, Eduardo Cicelyn, perché<br />
se il curatore della mostra è giustificabi<strong>le</strong>,<br />
in quanto ha del<strong>le</strong> preferenze<br />
nel<strong>le</strong> sue scelte e, essendo<br />
di Roma, potrebbe anche non<br />
conoscere l’ambiente meridiona<strong>le</strong><br />
della Street Art, di contro non lo è<br />
il direttore, reo di aver ignorato<br />
una realtà ben nota. Di qui è scaturita<br />
la po<strong>le</strong>mica, che ha coinvolto<br />
artisti, esperti del settore e<br />
appassionati del genere. Le varie<br />
comunità di Street Artists del Sud<br />
non hanno tardato a farsi sentire.<br />
Artisti come il col<strong>le</strong>ttivo Satoboy,<br />
Helios, Trapani, Corvo, BioDpi,<br />
Iabbo e lo stesso De Luca, si sono<br />
riuniti a Sa<strong>le</strong>rno, dove c’è la sede<br />
della webzine Ziguline, da subito<br />
testimone dell’iniziativa, per attuare<br />
una controffensiva pacifica<br />
alla mostra.<br />
Dall’incontro è nato il movimento“Madre<br />
Snaturata”, il cui nome<br />
riecheggia la simbologia col<br />
museo appunto “madre” che ha<br />
dimenticato i suoi “figli”, con l’intento<br />
di dare risalto ad una realtà<br />
artistica viva ed attiva, con buona<br />
pace di direttori di museo e gal<strong>le</strong>risti.<br />
Veicolo principa<strong>le</strong> dell’iniziativa<br />
è stato internet, col sem-<br />
pre valido supporto dei social<br />
network. Iabbo e De Luca hanno<br />
creato una pagina myspace, dove<br />
hanno“resuscitato” Lucio Amelio,<br />
gal<strong>le</strong>rista e mecenate napo<strong>le</strong>tano,<br />
scomparso nel 1994, noto per<br />
aver contribuito alla diffusione<br />
dell’arte strettamente contemporanea<br />
a Napoli, per farlo assurgere<br />
a portavoce del progetto, una<br />
sorta di santo protettore. Sono<br />
stati tantissimi gli artisti di tutta<br />
Italia a sposare la causa, addirittura<br />
anche alcuni tra i partecipanti<br />
della “Urban Show”, facendo così<br />
di Madre Snaturata un tormentone,<br />
con cui stanno riempiendo i<br />
muri tangibili del<strong>le</strong> città e quelli<br />
virtuali del web. In coincidenza<br />
con l’inizio dell’esposizione, gli<br />
artisti hanno deciso di sabotare la<br />
mostra in maniera particolare,<br />
con del<strong>le</strong> performance da svolgere<br />
all’esterno del museo.<br />
Partendo dall’idea di protesta,<br />
hanno ideato un’azione, nell’accezione<br />
artistica del termine, che<br />
alcuni, come Iabbo, hanno fatto<br />
già partire dal web, ma tutte <strong>le</strong><br />
modalità in cui si svolgeranno per<br />
il momento sono segrete. Anche<br />
se il movimento contestazione di<br />
“Madre Snaturata” mira a colpire<br />
il Madre, il museo e la mostra di<br />
Mondopop stanno beneficiando<br />
della risonanza mediatica dell’operazione<br />
ma dagli organizzatori<br />
non ci sono state repliche precise.<br />
Solo i collaboratori del Madre<br />
hanno fatto sapere che tempo fa<br />
c’era stata l’idea di fare una<br />
mostra sulla Street Art, di cui poi<br />
non s’è fatto nulla.<br />
Non resta che aspettare la mostra<br />
per scoprire cosa si sono inventati<br />
i nostri writer.<br />
SONIA ACERRA<br />
Il pensiero moderno di Carlo<br />
Del Balzo ricordato nel centenario<br />
della sua morte. A commemorare<br />
l’ intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> irpino<br />
proprio la sua terra nata<strong>le</strong><br />
con una mostra documentaria<br />
che si è tenuta nella sala Penta<br />
della Biblioteca Provincia<strong>le</strong><br />
«Scipione e Giulio Capone» di<br />
Avellino. Attualmente è in via<br />
di comp<strong>le</strong>tamento il catalogo<br />
della rassegna sullo scrittore,<br />
giornalista e politico che è<br />
stata promossa dalla Provincia<br />
di Avellino e dal Centro di<br />
Ricerca Guido Dorso. L’esposizione<br />
ha evidenziato - in<br />
un percorso che si è sviluppato<br />
in quattro filoni - i poliedrici<br />
interessi dell’intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong><br />
che comprendono l’attività di<br />
pubblicista, <strong>le</strong>tterato, politico<br />
e antesignano dell’idea d’Europa.<br />
A raccontare la vita e il<br />
lavoro di Del Balzo <strong>le</strong> sue opere,<br />
conservate nel fondo omonimo<br />
- acquisito nel 1913 -<br />
della Biblioteca «Capone». Accanto a queste<br />
alcuni dipinti esposti al Museo di Pulcinella<br />
di Acerra (Napoli). Nato a San Martino Val<strong>le</strong><br />
Caudina (Avellino), il 31 marzo 1853, dalla<br />
nobildonna Marianna Finelli e dal nobi<strong>le</strong><br />
Francesco, sindaco del paese natio, dopo la<br />
sua formazione accademica, prima nel col<strong>le</strong>gio<br />
di San Carlo all’Arena a Napoli e poi<br />
all’Istituto Martinelli, approfondì studi di<br />
<strong>le</strong>tteratura e nel 1872 si laureò in Giurisprudenza<br />
all’Università di Napoli. Dal<br />
matrimonio con Susanna (Marie Jeanne<br />
Suzanne Hy) - a cui ha dedicato «Susanna<br />
Del Balzo» e «Lettere a mia moglie» - ebbe,<br />
dopo la morte precoce del primogenito, due<br />
figli Anna e Roberto. Si introdusse nella vita<br />
Un’esposizione e un catalogo per il centenario della morte<br />
L’ intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> moderno<br />
Nel<strong>le</strong> opere di Carlo Del Balzo un pensiero ancora attua<strong>le</strong><br />
A sinistra<br />
un ritratto<br />
di Del Balzo<br />
A destra il dipinto<br />
della sua opera.<br />
intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> di Napoli, frequentandone molti<br />
esponenti, in particolare Matteo Renato<br />
Imbriani. Soggiornò, per motivi di salute, a<br />
Parigi, entrando nel Comitato esecutivo<br />
dell’Associazion littéraire et artistique internaziona<strong>le</strong><br />
e visse a Roma, frequentando anche<br />
Milano. Avviò ed esercitò per alcuni anni<br />
la carriera forense che lasciò in seguito ad<br />
una grave p<strong>le</strong>urite e <strong>le</strong> sue arringhe, tenute<br />
nel foro napo<strong>le</strong>tano, sono raccolte nel volume<br />
«Vita forense». <strong>La</strong> sua carriera di giornalista<br />
incominciò su <strong>le</strong> riviste «Alcione»,<br />
«Mergellina» e «Crisalide», mostrando impegno<br />
per la <strong>le</strong>galità e il progresso civi<strong>le</strong>, e<br />
criticando l’alta borghesia. In mostra la corrispondenza,<br />
gli scritti inviati da Parigi durante<br />
l’Esposizione Universa<strong>le</strong> del 1878,<br />
quelli pubblicati su «<strong>La</strong> rivista Nuova di<br />
Scienze <strong>le</strong>ttere ed arti», fondata da Del Balzo,<br />
gli speciali su Napoli e su Parigi.<br />
L’intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> irpino consolidò il suo interesse<br />
per Dante Alighieri di cui pubblicò<br />
su «Cronaca Partenopea»,<br />
scrivendo il testo «Dante e l’idea<strong>le</strong><br />
socia<strong>le</strong> nell’arte e nel<strong>le</strong> <strong>le</strong>ttere».<br />
Realizzò articoli su «Popolo<br />
Irpino» (1892-1893), giorna<strong>le</strong><br />
stampato a Napoli alla Tipografia<br />
Irpina.<br />
Di Del Balzo <strong>le</strong>tterato si ricorda il<br />
suo primo romanzo manoscritto,<br />
in 31 capitoli, «<strong>La</strong> battaglia di<br />
Legnano», redatto a sedici anni e<br />
mai pubblicato, mentre lo sarà il<br />
primo «Paesaggi. Bozzetti» (Napoli,<br />
1875) e ancora «Pro Patria»<br />
e una biografia del padre Francesco.<br />
Compose i drammi «Masaniello»,<br />
«Un comune retaggio»<br />
e «Berenice», i volumi «Roma» e<br />
«<strong>La</strong> cronaca del tremuoto di<br />
Casamicciola».<br />
Scrisse, inoltre, «Parigi e i parigini»<br />
e «Napoli e i napo<strong>le</strong>tani» libri<br />
di costume dei due centri europei.<br />
Pubblicò, infine, i romanzi<br />
«Le sorel<strong>le</strong> Damala» e <strong>le</strong> «Ostriche».<br />
Della sua impresa politica<br />
molti gli scritti. Prima sindaco di<br />
San Martino, poi esponente naziona<strong>le</strong><br />
della sinistra estrema<br />
e dei repubblicani. <strong>La</strong> prima<br />
e<strong>le</strong>zione a deputato nel col<strong>le</strong>gio<br />
d’Ariano andò ma<strong>le</strong>, mentre<br />
fu e<strong>le</strong>tto nel<strong>le</strong> altre due<br />
successive, nel col<strong>le</strong>gio di<br />
Mirabella Eclano e di Jesi,<br />
dove poi non venne rie<strong>le</strong>tto.<br />
Del Balzo si qualifica come<br />
un intel<strong>le</strong>ttua<strong>le</strong> post-risorgimenta<strong>le</strong><br />
con vocazione unitaria ed europea<br />
alla cui radice c’è la convinzione che la cultura<br />
è il fondamento indispensabi<strong>le</strong> per<br />
costruire i rapporti umani, politici ed economici<br />
di un organismo sovranaziona<strong>le</strong> .
SPORT Domenica 3 maggio 2009<br />
21<br />
Nel 1999 Berniero Gallotta, oggi al<strong>le</strong>natore della Naziona<strong>le</strong> femmini<strong>le</strong>, fondò la società Cresh<br />
Eboli capita<strong>le</strong> dell’hockey su pista<br />
<strong>La</strong> scommessa sono i giovani: nel 2003 i primi successi con l’under 16<br />
BARBARA TROTTA<br />
<strong>La</strong> Cresh (circolo rotellistico<br />
ebolitana sporting hockey) è<br />
un’associazione che pratica<br />
una disciplina ancora poco<br />
conosciuta, l’hockey su pista,<br />
chiamato anche hockey<br />
a rotel<strong>le</strong>. È giocato su un<br />
campo di cemento, piastrel<strong>le</strong><br />
o <strong>le</strong>gno, e a scontrarsi sono<br />
cinque avversari dotati di<br />
pattini e di una mazza con<br />
un’estremità ricurva, che<br />
viene usata per colpire una<br />
pallina di sughero e gomma<br />
e mandarla in rete. <strong>La</strong> Cresh,<br />
che quest’anno compie i suoi<br />
primi dieci anni di vita,<br />
viene alla <strong>luce</strong> nel 1999 grazie<br />
a Berniero Gallotta, ex<br />
giocatore di serie A1, e oggi<br />
al<strong>le</strong>natore della squadra naziona<strong>le</strong><br />
femmini<strong>le</strong> (alla cui<br />
guida sarà anche durante<br />
l’europeo del 2009 e il mondia<strong>le</strong><br />
del 2010). Gallotta, con<br />
l’aiuto della moglie, Angela<br />
Califano, attua<strong>le</strong> presidente<br />
della società, si impegna ad<br />
infondere nella città di Eboli<br />
l’amore per uno sport poco<br />
diffuso. Non lo fermano <strong>le</strong><br />
difficoltà.<br />
All’inizio, infatti, l’associazione<br />
ha a disposizione per<br />
<strong>le</strong> sue attività solo un inadatto<br />
spazio all’aperto, freddissimo<br />
durante l’inverno. I<br />
bambini, però, cominciano a<br />
praticare l’hockey su pista e<br />
la Cresh inizia a crescere.<br />
Nel 2003 ottiene i primi successi<br />
accedendo al<strong>le</strong> finali di<br />
scudetto a Follonica con la<br />
squadra degli under 16 e il<br />
palazzetto dello sport, il Palase<strong>le</strong>,<br />
viene dotato di una<br />
Le donne in campo<br />
Nella stagione sportiva<br />
2005-2006 la Cresh, per<br />
la prima volta in Italia,<br />
schierò tra i dodici giocatori<br />
della squadra che<br />
partecipava al campionato<br />
di serie B maschi<strong>le</strong><br />
anche cinque donne. Lo<br />
prevede il regolamento<br />
federa<strong>le</strong>, che otto anni fa,<br />
ha introdotto la possibilità<br />
di organizzare squadre<br />
miste in tutte <strong>le</strong> categorie.<br />
<strong>La</strong> cosa, però, suscitò<br />
un certo scalpore,<br />
ma non preoccupò la<br />
società che si dimostrò<br />
favorevo<strong>le</strong> a questa deroga<br />
fin dal primo momento.<br />
Ora tutte <strong>le</strong> squadre<br />
maschili della Cresh sono<br />
miste.<br />
struttura per la disciplina. <strong>La</strong><br />
squadra femmini<strong>le</strong>, dopo <strong>le</strong><br />
iniziali incertezze, decolla e<br />
nel campionato di serie A<br />
del 2005/2006 accede alla fina<strong>le</strong>,<br />
anche se non riesce ad<br />
ottenere lo scudetto. Nel<br />
2006/2007, poi, quattro at<strong>le</strong>te,<br />
Francesca Chiagano, Cristina<br />
Capaccio, A<strong>le</strong>ssandra<br />
Melchionda e Simona Costabi<strong>le</strong>,<br />
sono scelte per partecipare<br />
ai mondiali di fine<br />
settembre disputati a Santiago<br />
del Ci<strong>le</strong>.<br />
Nel<strong>le</strong> ultime tre stagioni la<br />
Cresh è sempre in lizza, sia<br />
con <strong>le</strong> squadre giovanili sia<br />
con la serie B maschi<strong>le</strong> ( girone<br />
centro-sud ) e la A femmini<strong>le</strong>.<br />
In entrambe <strong>le</strong> categorie<br />
detiene il terzo posto.<br />
<strong>La</strong> società, quindi, è oggi<br />
una realtà consolidata costituita<br />
da circa 120 tesserati, la<br />
cui età varia da sette-otto<br />
anni (mini-hockey) a più di<br />
ventidue per <strong>le</strong> attività<br />
senior, divisi in undici squadre<br />
(8 maschili e 3 femminili)<br />
che partecipano ad altrettanti<br />
campionati nazionali.<br />
Nel 2008 è stata al tredicesimo<br />
posto mondia<strong>le</strong> per club<br />
femminili, e quest’anno ha<br />
ottenuto la qualificazione<br />
per <strong>le</strong> finali nazionali giovanili<br />
nel<strong>le</strong> categorie under 13<br />
e 17 che si disputeranno a<br />
Modena a fine maggio. Un<br />
suo at<strong>le</strong>ta Ciro Martino,<br />
inoltre, è stato nella naziona<strong>le</strong><br />
under 15 per due anni<br />
consecutivi (2007 e 2008).<br />
Finalmente, poi, avrà una<br />
struttura sportiva tutta sua,<br />
vicino al Palase<strong>le</strong> e in fase di<br />
comp<strong>le</strong>tamento.<br />
Il team della A femmini<strong>le</strong><br />
<strong>La</strong> squadra di serie A<br />
femmini<strong>le</strong> fotografata<br />
con Berniero Gallotta<br />
quando, nel 2007, partecipò<br />
alla fina<strong>le</strong> di scudetto<br />
a Follonica.<br />
Nel<strong>le</strong> ultime tre stagioni<br />
si è classificata per due<br />
volte al secondo posto e<br />
una volta al terzo.<br />
I ragazzi dell’under 20<br />
<strong>La</strong> squadra under 20 (17-<br />
18-19 anni) che, sconfitta<br />
a marzo dal Matera per 11<br />
a 5 nonostante il suo<br />
grande impegno, ha chiuso<br />
la stagione sportiva<br />
classificandosi al terzo<br />
posto, ma spera in un<br />
eventua<strong>le</strong> ripescaggio per<br />
disputare i play-off.<br />
GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: GIUSEPPE POETA (4<br />
Con lui il basket è poesia<br />
Il play battipagliese si racconta e rivela: «Sogno di andare al<strong>le</strong> Olimpiadi»<br />
Mancato<br />
funzionario<br />
di banca<br />
Giuseppe Poeta nasce<br />
a Battipaglia il 12 settembre<br />
1985. Nel 2005<br />
passa dalla Pallacanestro<br />
Sa<strong>le</strong>rno a Veroli in<br />
B1, e in quel torneo<br />
stabilisce un record di<br />
punti in una sola partita<br />
di B1 italiana, ben 51<br />
contro Forlì. Dal 2007 è<br />
inoltre nella Naziona<strong>le</strong><br />
di coach Recalcati, con<br />
23 gare e 184 punti.<br />
Giuseppe è figlio di<br />
Franco e Lucia, e fratello<br />
di Manuela. È fidanzato<br />
con A<strong>le</strong>ssia, di Sa<strong>le</strong>rno,<br />
ed oltre al cinema,<br />
ama seguire anche<br />
<strong>le</strong> partite di calcio. A<br />
tavola non dice no al<strong>le</strong><br />
linguine agli scampi.<br />
Non avesse sfondato<br />
nel basket avrebbe provato<br />
ad affermarsi nel<br />
ramo bancario.<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Per un ragazzo di Battipaglia<br />
come <strong>le</strong>i, Giuseppe Poeta, compiere<br />
sacrifici è importante.<br />
Quanto è costato stare lontano<br />
dalla famiglia?<br />
Probabilmente non tantissimo,<br />
perché la mia famiglia l’avevo abbastanza<br />
vicina. Ad ogni modo mi<br />
ritengo abbastanza estroverso, per<br />
cui mi sono trovato quasi sempre<br />
bene nei posti in cui ho giocato. Ho<br />
scelto Teramo perché qui ho trovato<br />
la possibilità di crescere fisicamente<br />
e umanamente.<br />
Gioca a Teramo ormai da anni.<br />
<strong>La</strong> sua dimensione l’ha trovata lì.<br />
Infatti mi trovo bene, è una città a<br />
misura d’uomo, con poco traffico,<br />
con poca confusione. È un ambiente<br />
che mi piace. Tra l’altro a Teramo<br />
c’è molto pubblico quando giochiamo<br />
noi perché c’è sempre un minimo<br />
di quattromila spettatori per<br />
ogni gara interna.<br />
Miglior giocatore del girone di<br />
andata, a chi la dedica?<br />
A sinistra<br />
Giuseppe Poeta<br />
va a canestro.<br />
Sulla destra<br />
il cestista<br />
di Battipaglia<br />
saluta i suoi fans<br />
(foto Carrelli)<br />
Alla mia famiglia perché ha sempre<br />
creduto in me, al mio al<strong>le</strong>natore e<br />
alla squadra. Ci sono molti destinatari<br />
per questo riconoscimento.<br />
Come si è avvicinato a questo<br />
sport?<br />
A sei anni, da piccolissimo. Già allora<br />
avevo una grande passione per<br />
la pallacanestro e l’ho semplicemente<br />
seguita come molti ragazzi.<br />
Importante per la propria squadra<br />
di club ma anche per quel<strong>le</strong><br />
che sono <strong>le</strong> nuove <strong>le</strong>ve della<br />
Naziona<strong>le</strong> A, perché è uno dei<br />
punti fermi.<br />
Forse è ancora presto per dirlo,<br />
sono contento di essere in Naziona<strong>le</strong>,<br />
ma dobbiamo ancora conquistare<br />
tutto sul campo.<br />
Ci può ricordare il suo debutto<br />
azzurro?<br />
Fu abbastanza particolare, perché<br />
debuttai il 2 giugno 2007 ed era<br />
una Naziona<strong>le</strong> sperimenta<strong>le</strong>. C’erano<br />
molti giovani. Fu contro la<br />
Croazia e provai grande emozione.<br />
<strong>La</strong> sua famiglia come lo visse?<br />
Con grande orgoglio, anche con<br />
grande tensione per un proprio<br />
figlio in maglia azzurra.<br />
Com’è il rapporto tra <strong>le</strong>i e la sua<br />
città?<br />
Ho tanti amici oltre alla famiglia,<br />
ho anche casa, quindi ci torno<br />
vo<strong>le</strong>ntieri.<br />
Quanto è diffici<strong>le</strong> per un italiano<br />
imporsi nella pallacanestro<br />
maschi<strong>le</strong>?<br />
Abbastanza, perché c’è tanta concorrenza<br />
anche a livello mondia<strong>le</strong>,<br />
ma bisogna crederci e non sentirsi<br />
svantaggiati e già battuti in partenza.<br />
Un domani tenterebbe un’esperienza<br />
all’estero?<br />
Sì, la tenterei, anche perché potrebbe<br />
essere fondamenta<strong>le</strong> per<br />
una crescita ancora maggiore.<br />
Tornerà in Campania?<br />
Se ci dovessero essere <strong>le</strong> condizioni,<br />
tornerei.<br />
Qual è la sua sfida primaria?<br />
Personalmente mi auguro di arrivare<br />
a giocare <strong>le</strong> Olimpiadi di<br />
Londra, magari vincere una<br />
medaglia.
22 Domenica 3 maggio 2009PUNTO it PUNTO com<br />
Un fior<br />
di porta<strong>le</strong><br />
Siamo in primavera inoltrata, stiamo andando<br />
incontro a maggio, mese durante il qua<strong>le</strong><br />
nascono soprattutto i fiori e <strong>le</strong> piante, senza i<br />
quali la primavera non esisterebbe. Ma come<br />
conoscere i fiori, come distinguerli, come<br />
associare il loro linguaggio? Per rispondere a<br />
queste curiosità sboccia un sito ad hoc,<br />
www.giardinaggio.it, il porta<strong>le</strong> online che ti<br />
consente di sapere di tutto su come conoscere<br />
i fiori e <strong>le</strong> piante, come distinguerli, come<br />
curarli e difenderli, quindi come se<strong>le</strong>zionare<br />
gli accessori e scegliere <strong>le</strong> tecniche per il giardinaggio.<br />
Si va dai gerani ai gelsomini, come seminarli<br />
e come farli crescere. Le risposte al<strong>le</strong> domande<br />
più frequenti, i pareri degli esperti del settore,<br />
e piante grasse, piante carnivore o tropicali<br />
non saranno più un mistero per gli interessati.<br />
Sono presenti anche link che rimandano<br />
all’importanza dei fiori nell’arte, come<br />
ad esempio la poesia, ma anche <strong>le</strong> proprietà<br />
terapeutiche del<strong>le</strong> cosiddette piante medicinali.<br />
Non mancano informazioni sulla temperatura<br />
a cui cresce una pianta, gli orti botanici da<br />
visitare, il significato di determinati termini<br />
tecnici, . Inoltre, per chi vo<strong>le</strong>sse capirne di<br />
più anche sul<strong>le</strong> altre cose, sono presenti argomenti<br />
che vanno dalla botanica alla conoscenza<br />
dei frutti della natura, ma vi è anche<br />
una sezione dedicata al linguaggio dei fiori,<br />
dunque quali fiori si intonano al mo-mento e<br />
quali invece no.<br />
Quando ti si dice: “dillo con un fiore ”, rispondi<br />
con Giardinaggio.it.<br />
Un sito web<br />
appetitoso<br />
Quando è nato il cioccolato? Quante e quali<br />
specialità si possono cucinare con il cioccolato?<br />
Che effetti può avere il cioccolato? Ve lo<br />
dice www.alcioccolato.com, il porta<strong>le</strong> dedicato<br />
a chi non vorrebbe fare mai a meno di questa<br />
delizia. Fin da piccoli lo si adora, ci si cresce,<br />
chi è già cresciuto tutte <strong>le</strong> volte che può lo<br />
gusta ripensando al passato… Chi prova il<br />
sapore del cioccolato difficilmente riuscirà a<br />
staccarsene per tutta la vita, per la consistenza<br />
che ha, soprattutto suscita la sensazione di<br />
serenità interiore e felicità improvvisa.<br />
Alcioccolato.com ci propone numerosi spunti<br />
sulla storia del cacao, la sua provenienza e<br />
come si è diffuso in Europa e negli altri continenti.<br />
Curiosità desta anche il mito del cibo<br />
degli dei, che si intreccia quasi a qualcosa di<br />
più attua<strong>le</strong> come la cioccolata calda. Interessanti<br />
anche <strong>le</strong> ricette che il sito offre, dal<strong>le</strong><br />
torte al<strong>le</strong> mousse, al<strong>le</strong> creme al cioccolato, al<br />
cioccolato bianco per arrivare a quello<br />
extrafondente. Ne avrete fatto una scorpacciata,<br />
essendo terminata da poco la Santa<br />
Pasqua. E per chi non ha mai sentito parlare<br />
dei primi piatti al cioccolato, ci sono ad esempio<br />
gli spaghetti al<strong>le</strong> capesante e cacao e gli<br />
gnocchi di cioccolato.<br />
Non solo questo, ma per chi ha interesse ci<br />
sono anche dei corsi teorico-pratici, come<br />
quello di Treviglio (Bergamo) riservati ad<br />
aspiranti cuochi e pasticcieri. Insomma, a<br />
quelli che cucineranno personalmente <strong>le</strong> specialità<br />
di cui fruite ogni tanto.<br />
Ci sarà da <strong>le</strong>ccarsi i baffi!<br />
Contro la nostalgia degli Ottanta e dei Novanta<br />
E queste, <strong>le</strong> ricordate?<br />
Spot80 ci riporta al<strong>le</strong> migliori pubblicità del passato<br />
“Vuo<strong>le</strong> fare la modella…”, “Ehi<br />
papà, guarda! Un pollo! ”, “Più lo<br />
mandi giù e più ti tira su ”, “Dove<br />
c’è Barilla c’è casa ”. Quante volte<br />
avrete ascoltato da piccoli o<br />
comunque da giovani questi<br />
ritornelli! Potete rivederli e riascoltarli<br />
su www. torinointernational.com/spot80,<br />
lo spazio dedicato<br />
agli spot pubblicitari<br />
maggiormente in voga fra gli<br />
anni Ottanta e Novanta.<br />
È un classico sito per chi ha<br />
nostalgia di una te<strong>le</strong>visione<br />
essenzia<strong>le</strong> e di qualità.<br />
Nato come spot80.it, questo<br />
porta<strong>le</strong> è stato fondato nel 2002<br />
da Miche<strong>le</strong> Logrippo. I contatti<br />
negli anni sono proliferati, per<br />
rivedere queste picco<strong>le</strong> per<strong>le</strong> e<br />
per rimpinguare il catalogo dei<br />
filmati disponibili che si arricchisce<br />
ogni settimana. Per<br />
quanto semplici, <strong>le</strong> pubblicità<br />
erano e sono piacevoli da guardare<br />
e in molti casi, come negli<br />
spot della <strong>La</strong>vazza con Nino<br />
si Torino International<br />
e Centro 95,<br />
<strong>le</strong>gate entrambe allo<br />
stesso gruppo, è<br />
possibi<strong>le</strong> riascoltare<br />
l’audio del<strong>le</strong> pubblicità<br />
di un tempo.<br />
E in più, nella nuova<br />
era di Facebook,<br />
non poteva mancare<br />
un gruppo su<br />
quella che è la community<br />
del momento,<br />
con 510 iscritti.<br />
A giudicare dai<br />
contatti che sono<br />
innumerevoli, e anche<br />
dagli articoli<br />
che al sito sono stati<br />
dedicati, la fama è impressionante.<br />
Per la curiosità di tutti gli internauti,<br />
Spot80.it comprende anche<br />
una sezione dedicata al<strong>le</strong> interviste<br />
a chi partecipò direttamente<br />
a quel<strong>le</strong> pubblicità. Hai<br />
partecipato anche tu? Scrivi!<br />
A New York si sono esibiti i musicisti se<strong>le</strong>zionati dal sito internet<br />
L’orchestra di Youtube<br />
<strong>La</strong> pagina principa<strong>le</strong> del sito internet dedicato al<strong>le</strong> pubblicità che hanno appassionato gli italiani<br />
A centropagina il gruppo creato dallo staff di Spot80 su Facebook<br />
Manfredi, avevano un accento<br />
di quelli che affezionavano il<br />
pubblico te<strong>le</strong>visivo.<br />
Spot80 dal 2007 è anche un programma<br />
di un’ora al giorno<br />
dedicato alla musica e sopratutto<br />
alla pubblicità degli anni 80.<br />
Durante il programma, in onda<br />
al<strong>le</strong> 13 sul<strong>le</strong> due radio piemonte-<br />
Da adesso Youtube si<br />
butta nella musica. Il<br />
ce<strong>le</strong>berrimo sito di<br />
proprietà di Goog<strong>le</strong> ha<br />
formato una vera orchestra<br />
sinfonica che<br />
nell’era del<strong>le</strong> comunicazioni<br />
multimediali<br />
avrà verosimilmente<br />
riscontro, gli iscritti<br />
sono già oltre mil<strong>le</strong>.<br />
Il tutto era cominciato<br />
lo scorso febbraio con<br />
il sito che ha riunito<br />
musicisti di tutto il<br />
mondo, professionisti<br />
e non, ed ha provveduto<br />
a se<strong>le</strong>zionare i più<br />
meritevoli.<br />
Per la scelta dei vincitori<br />
non solo hanno<br />
influito <strong>le</strong> votazioni di<br />
una commissione di<br />
esperti musicali, ma<br />
anche quel<strong>le</strong> degli<br />
utenti di Youtube.<br />
In questo mese di apri<strong>le</strong><br />
l’orchestra si è esibita<br />
sotto la direzione del<br />
maestro Michael Tilson<br />
alla Carnegie Hall<br />
di New York, nell’eseguire<br />
composizioni dei<br />
vari Brahms e Mozart,<br />
oltre a un componimento<br />
scritto dal cinese<br />
Dun Tan, la “Internet<br />
Symphony No.1”.<br />
Per chi vo<strong>le</strong>sse apprezzare<br />
i filmati, il cana<strong>le</strong><br />
è sul sito internet<br />
http://www.youtube<br />
.com/symphonyit?gl=I<br />
T&hl=it. Tutti i filmati<br />
sono stati poi riuniti in<br />
un collage presentato<br />
in anteprima nel già<br />
citato teatro newyorchese<br />
il 15 apri<strong>le</strong> e trasmesso<br />
sullo stesso cana<strong>le</strong><br />
il 16.<br />
Pagina a cura di<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Per voi,<br />
numero<br />
uno<br />
“Fenomena<strong>le</strong>”, diceva il<br />
buon Dan Peterson in una<br />
del<strong>le</strong> sue apparizioni a<br />
sfondo pubblicitario per il<br />
Lipton Ice Tea. Va<strong>le</strong> anche<br />
per it.nba.com, il porta<strong>le</strong><br />
che ti consente di restare<br />
informato sul torneo di<br />
pallacanestro per eccel<strong>le</strong>nza,<br />
quello che raggruppa i<br />
migliori cestisti del mondo.<br />
Oltre agli aggiornamenti<br />
continui sui match<br />
in programma, compresi<br />
quelli di minore importanza,<br />
non mancano statistiche<br />
abbastanza precise su<br />
squadre e giocatori impegnati<br />
nella Lega di basket<br />
americana.<br />
E soprattutto, spiccano <strong>le</strong><br />
opinioni proprio dalla voce<br />
del già citato Peterson, ex<br />
al<strong>le</strong>natore della Virtus<br />
Bologna e della Olimpia<br />
Milano che traccia settimanalmente<br />
un ranking<br />
del<strong>le</strong> squadre impegnate<br />
nel campionato americano,<br />
e in alcune circostanze<br />
fa una tiratina d’orecchie a<br />
chi merita di subirla.<br />
Insieme a quel<strong>le</strong> spiccano<br />
anche <strong>le</strong> rubriche del commentatore<br />
di basket Trigger,<br />
al secolo Niccolò Trigari,<br />
per chi vo<strong>le</strong>sse conoscere<br />
tutto, ma proprio<br />
tutto. Nba. com, e vai subito<br />
a canestro!<br />
Un pugno<br />
alla noia<br />
<strong>La</strong> Nob<strong>le</strong> Art del pugilato<br />
difficilmente concluderà la<br />
sua storia. E si adegua ai<br />
mutamenti a livello comunicaziona<strong>le</strong>:<br />
per conoscere<br />
tutto quanto avviene sui<br />
ring di tutto il mondo, ora<br />
c’è www.mondoboxe.com.<br />
Su questo porta<strong>le</strong> di informazione<br />
con sede a Genova<br />
si possono visionare<br />
notizie sugli incontri in<br />
programma, resoconti e<br />
discussioni da tutto il<br />
mondo nell’apposito forum<br />
sul<strong>le</strong> sfide di di<strong>le</strong>ttanti<br />
e professionisti.<br />
I record e i dati statistici<br />
dei pugili più noti, da<br />
Muhammad Ali a Mike<br />
Tyson, non saranno più un<br />
mistero.<br />
<strong>La</strong> casella Pugilato in Tv vi<br />
presenta anche la guida ai<br />
programmi te<strong>le</strong>visivi inerenti<br />
agli incontri di boxe.<br />
Nella sezione Pa<strong>le</strong>stre si<br />
può accedere al sito della<br />
Federazione Pugilistica<br />
Italiana e reperire informazioni<br />
sul<strong>le</strong> so<strong>le</strong> società<br />
sportive affiliate.
Numerosi luoghi<br />
di interesse turistico<br />
in centro e in periferia<br />
della cittadina irpina<br />
Foto, filmati d’epoca<br />
e Parco archeologico<br />
con <strong>le</strong> rovine del paese<br />
tra <strong>le</strong> mete preferite<br />
WEEK END Domenica 3 maggio 2009<br />
23<br />
Tutti a spasso nel tempo<br />
LUCIANA BARTOLINI<br />
Aquilonia si chiama così dal<br />
1862. Fu conquistata dai Sanniti,<br />
distrutta dai Romani, riedificata<br />
dai Longobardi con il<br />
nome di Carbonara, demolita<br />
dai Normanni. Nel 1930 fu<br />
colpita da un forte terremoto. I<br />
luoghi d’interesse turistico sono<br />
due musei (etnografico,<br />
del<strong>le</strong> Città Itineranti) e il Parco<br />
Archeologico. Direttore dei<br />
musei è l’architetto Donato<br />
Tartaglia. L’ingresso è gratuito.<br />
Ad Aquilonia si possono ammirare<br />
anche beni architettonici<br />
e uno sp<strong>le</strong>ndido paesaggio<br />
natura<strong>le</strong>. Il Museo etnografico<br />
è stato fondato<br />
dal prof. Beniamino<br />
Tartaglia;<br />
la cittadinanza<br />
ha donato gli<br />
oggetti lì conservati.<br />
Offre<br />
ricostruzione<br />
di ambienti di<br />
vita lavorativa<br />
e domestica,<br />
non una col<strong>le</strong>zione<br />
di oggetti.<br />
Conserva<br />
13000 pezzi su<br />
due piani in<br />
130 ambienti<br />
Il reperto<br />
Tra i vari reperti rinvenuti<br />
negli scavi di Aquilonia,<br />
anche una coppa biansata di<br />
età sannitica.<br />
Ad Aquilonia unico esempio<br />
di museo del<strong>le</strong> Città Itineranti<br />
suddivisi in dodici sezioni<br />
tematiche.<br />
Molte aree sono dedicate agli<br />
antichi mestieri tra cui: arrotino,<br />
maniscalco, ombrellaio,<br />
banditore, lampionaio. Una<br />
sezione è riservata al<strong>le</strong> attività<br />
agrico<strong>le</strong> per la produzione di<br />
grano, vino e olio. Sono descritte<br />
<strong>le</strong> fasi della coltivazione<br />
e raccolta del grano: aratura,<br />
semina, sarchiatura, zappatura,<br />
spigolatura, mietitura. E’<br />
Il museo<br />
C’è una sezione dedicata a<br />
corredo e abbigliamento<br />
con la dote della sposa e gli<br />
abiti nuziali e da battesimo.<br />
riprodotta una casa contadina,<br />
un monoloca<strong>le</strong> con camera da<br />
<strong>le</strong>tto, cucina e stalla.<br />
Le altre sezioni riguardano:<br />
archeologia, giochi, giocattoli,<br />
infanzia e scuola, magia, medicina,<br />
vita militare, brigantaggio<br />
ed emigrazione. Il museo<br />
del<strong>le</strong> Città Itineranti si<br />
trova nel Parco Archeologico,<br />
nel vecchio centro. Conserva<br />
fotografie e filmati d’epoca<br />
dell’antico paese prima e dopo<br />
il terremoto. In seguito Aquilonia<br />
fu ricostruita in un altro<br />
luogo; negli anni ’60 il vecchio<br />
centro divenne una discarica;<br />
l’antico sito è stato riabilitato<br />
alla me-moria col<strong>le</strong>ttiva negli<br />
anni ’90 per <strong>le</strong> rovine degli edifici<br />
so-pravvissuti al sisma. Il<br />
museo è dedicato al<strong>le</strong> città itineranti<br />
che come Aquilonia si<br />
sono spostate a causa di un<br />
terremoto. Esistono 1200 musei<br />
etnografici in Italia, mentre<br />
il museo del<strong>le</strong> Città Itineranti è<br />
unico nel nostro Paese.<br />
Il Parco archeologico custodisce<br />
edifici e vie del paese antico.<br />
I siti archeologici riguardano<br />
sanniti, romani e tombe<br />
longobarde.<br />
I reperti, nel<br />
Il piatto<br />
Migliaccio, peperoni ripieno<br />
al<strong>le</strong> noci e soffritto di<br />
pancetta di maia<strong>le</strong> con<br />
peperoni sottaceto.<br />
museo Etnografico.<br />
Tra i<br />
beni architettonici<br />
c’è<br />
la badìa di<br />
San Vito.<br />
Immerso nel<br />
paesaggio<br />
incontaminato,<br />
il lago<br />
di S. Pietro è<br />
famoso per<br />
pesca e zona<br />
pic-nic.<br />
di Francesco Maria Borrelli<br />
Roastbeef in crosta di sa<strong>le</strong><br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
Carne di manzo magra 1.2 kg;<br />
Sa<strong>le</strong> grosso 2-3 kg;<br />
Sa<strong>le</strong>, pepe, ginepro, rosmarino.<br />
Preparazione:<br />
Prendete il pezzo di carne di primo taglio e<br />
disponetelo in un piatto ampio, salatelo,<br />
pepatelo, aggiungete <strong>le</strong> bacche di ginepro e il<br />
rosmarino. A parte prendete una teglia da<br />
forno e copritene fondo e lati con uno strappo<br />
unico di carta d’alluminio per uso alimentare.<br />
Accendete il forno a 200 gradi.<br />
Versate del sa<strong>le</strong> grosso sul fondo della teglia in<br />
modo da creare uno spessore di circa 2 cm.<br />
Adagiate la carne nella teglia. Versate del sa<strong>le</strong><br />
grosso sulla carne in modo da coprirla tutta,<br />
cercando di creare in superficie uno spessore<br />
omogeneo di circa 2 cm che dopo la cottura<br />
diventerà crosta.<br />
Ora che il manzo è avvolto da tutti i lati dal<br />
sa<strong>le</strong>, infornatelo. Fatelo cuocere per 60-80<br />
minuti a 180-200 gradi, per renderlo più o<br />
meno cotto all’interno. Per un effetto scenico<br />
potrete far scivolare il roastbeef dal fondo<br />
d’alluminio a un piatto e rompere davanti agli<br />
ospiti la crosta di sa<strong>le</strong> che si è formata durante<br />
la cottura.<br />
In seconda battuta mettete la carne su un<br />
tagliere e affettatela spolverando gli eventuali<br />
grani di sa<strong>le</strong> rimasti. Servitela ancora calda<br />
versando a gusto dell’olio extravergine d’oliva.<br />
I vini:<br />
Rigorosamente rosso, Turasi docg Primum<br />
(Gustaferro) o bianco Greco di tufo Vigna<br />
d’angelo docg (Mastroberardino).