La luce dietro le sbarre
Numero 24 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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<strong>La</strong> storia di Francesco uscito dal tunnel dell’eroina<br />
Dall’inferno-droga<br />
al posto di lavoro<br />
«Ho imparato a vivere il rischio della libertà»<br />
Discesa e ritorno dagli inferi. In<br />
mezzo l’Icatt di Eboli. <strong>La</strong> storia di<br />
Francesco Cozzolino, oggi uno stimato<br />
gestore di cooperative sociali<br />
nella provincia di Sa<strong>le</strong>rno, è segnata<br />
da un fatto singolare: la sua<br />
rinascita. Rinascita avvenuta nel<br />
soggiorno detentivo presso la casa<br />
circondaria<strong>le</strong> di Eboli che lui stesso<br />
definisce il periodo “in cui ho<br />
riaperto gli occhi. In cui mi hanno<br />
insegnato a saper vivere la vita<br />
perché la vita è di tutti ma saperla<br />
vivere è altra cosa”.<br />
<strong>La</strong> storia di Francesco, 41 anni di<br />
Napoli, è emb<strong>le</strong>matica. Rappresenta<br />
il ritorno alla speranza. E’<br />
però la storia di pochi, quei pochi<br />
che ce la fanno. Quelli che ci mettono<br />
l’anima e grazie al supporto<br />
del percorso carcerario, entrano in<br />
una nuova vita. In quella di oggi, in<br />
cui si diventa un esempio per tutti.<br />
Ma questa è anche la storia del<br />
successo di quella parte dell’amministrazione<br />
penitenziaria che<br />
lavora esclusivamente nel campo<br />
della riabilitazione. Di quelli che ci<br />
credono e che danno il via a quel<br />
percorso comune, detenuto-equipe,<br />
senza il qua<strong>le</strong> il risultato non è<br />
quasi mai positivo.<br />
Quando Francesco arriva ad Eboli<br />
ha 28 anni ma sa già che questo<br />
carcere è “tranquillo”. Viene da<br />
Poggiorea<strong>le</strong> e Secondigliano e,<br />
com’è d’uopo per gli ospiti di un<br />
Icatt, ha avuto prob<strong>le</strong>mi di tossicodipendenza.<br />
«Appena arrivati ci guardammo<br />
stupiti – spiega Cozzolino - altri<br />
detenuti ci salutavano sorridenti.<br />
Ambiente sereno. Camere grandi<br />
e spaziose con docce e bidè. Dopo<br />
un po’ di tempo capiì che c’erano<br />
del<strong>le</strong> possibilità di cambiare la mia<br />
vita. Avevo a disposizione alcuni<br />
strumenti che potevano modificare<br />
il mio futuro. Ripresi a studiare,<br />
partecipai al giornalino interno e<br />
creammo il gruppo di teatro autogestito<br />
con gli studenti con liceo<br />
classico di Eboli. Un’esperienza<br />
indimenticabi<strong>le</strong>. Un rapporto con i<br />
ragazzi complicato ma bellissimo»<br />
Poi un giorno si aprono <strong>le</strong> porte.<br />
Alcuni detenuti hanno seguito il<br />
corso di perito industria<strong>le</strong> ed è<br />
arrivato il momento dell’esame di<br />
maturità. Il segno della fiducia<br />
della direzione nei confronti di chi<br />
l’ha guadagnata. Si va a scuola<br />
normalmente, accompagnati solo<br />
da un’operatrice volontaria. «Erano<br />
cinque anni che non uscivo.<br />
Riscoprii sensazioni che pensavo<br />
avessi perduto. Una grande emozione<br />
ma anche un rischio quella<br />
libertà. Ma la cosa più importante<br />
SPECIALE Domenica 3 maggio 2009<br />
13<br />
na. Quindi l’impegno per <strong>le</strong> proposte<br />
che mi venivano fatte dagli<br />
operatori fu maggiore».<br />
<strong>La</strong> nuova vita ha quindi inizio.<br />
L’esperienza negativa, il sapere<br />
carcerario di Francesco diventa il<br />
suo titolo di studio. Gli strumenti<br />
messi a disposizione del carcere gli<br />
danno sostegno per un nuovo fare.<br />
Il primo incarico da uomo libero.<br />
Delicatissimo. Un gruppo di detenuti<br />
frequenta un corso di formazione.<br />
Francesco è loro controllore:<br />
li accompagna nei trasporti<br />
(«dovevo fare rispettare <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> a<br />
chi, con me, prima <strong>le</strong> subiva»).<br />
E poi è un’altra vita. Una di quel<strong>le</strong><br />
che va<strong>le</strong> vivere. O meglio rivivere.<br />
Oggi ha una casa famiglia e si<br />
occupa, con due cooperative, di<br />
persone disagiate e recupero tossi-<br />
C0SI’ LAVORA L’EQUIPE INTEGRATA<br />
GLI OPERATORI DELLA SPERANZA<br />
Responsabilità e fiducia. Doti principali<br />
per il saper vivere. Qualità o capacità<br />
che siano, c’è chi ne conosce il significato<br />
e cerca di trasmetterlo ai chi ne ha<br />
bisogno. E’ questo il lavoro<br />
di equipe integrata,<br />
del tipo multidisciplinare,<br />
di quelli che lavorano<br />
per ridare alla società un<br />
soggetto diverso, non<br />
nuovo, ma più responsabi<strong>le</strong>.<br />
Sono il gruppo d’intervento<br />
degli Icatt di Eboli<br />
e <strong>La</strong>uro, grinta, intuito e<br />
tanta esperienza.<br />
In provincia di Sa<strong>le</strong>rno<br />
operano Rosa Maria Ca<strong>le</strong>ca,<br />
responsabi<strong>le</strong> dell’area<br />
educativa, la psicologa Teresa Gargaro<br />
e l’assistente socia<strong>le</strong> Madda<strong>le</strong>na<br />
Falcone dell’ufficio esecuzione pena<strong>le</strong><br />
esterno.<br />
A <strong>La</strong>uro invece ci sono Miche<strong>le</strong> Sellitti<br />
PREMIO NAPOLI<br />
Detenuti<br />
come <strong>le</strong>ttori<br />
per l’area educativa; Rosalba Palma, assistente<br />
socia<strong>le</strong> dell’Uepe di Avellino e <strong>La</strong>ura<br />
Fiore, psicologa.<br />
Si parte dall’e<strong>le</strong>mento base: gli spazi. Poi<br />
il primo approccio.<br />
L’equipe integrata interviene<br />
sul disagio del<br />
detenuto e sull’ambiente<br />
esterno. Sui familiari<br />
perché il singolo va restituito<br />
prima a loro<br />
che alla società. Il lavoro<br />
interno deve avere<br />
una continuazione anche<br />
fuori. Poi l’aspetto<br />
psicologico. Dare schemi<br />
comportamentali.<br />
Si deve conoscere il<br />
perché del comportamento<br />
deviato e prendere consapevo<strong>le</strong>zza<br />
dei propri mezzi. Ad ognuno il suo<br />
ruolo. Avere coscienza del compito assegnato<br />
offre <strong>le</strong> competenze che servono<br />
una volta usciti.<br />
IL TEATRO<br />
<strong>La</strong> fantasia<br />
oltre <strong>le</strong> <strong>sbarre</strong><br />
In alto<br />
Francesco<br />
Cozzolino.<br />
A sinistra,<br />
Miche<strong>le</strong> Sellitti,<br />
Rosalba Palma<br />
e <strong>La</strong>ura Fiore<br />
del team<br />
di educatori<br />
dell’Icatt<br />
di <strong>La</strong>uro<br />
LA LEGALITA’<br />
In marcia<br />
per la pace<br />
era la fiducia guadagnata».<br />
Intanto arrivano i permessi premi<br />
e il ritorno in famiglia, a Napoli. Lì,<br />
tra i vicoli del quartiere in cui sei<br />
cresciuto, l’amara verità: quella<br />
non è più la mia casa. Il mio futuro<br />
è oramai altrove. «Sembrava un<br />
paradosso ma quei pochi giorni<br />
passati a Napoli mi pesavano.<br />
Stava succedendo qualcosa dentro<br />
di me. Stavo cambiando. Vedevo <strong>le</strong><br />
cose in maniera diversa. Avevo<br />
un’emozione forte anche quando<br />
tornavo Eboli. Sentivo il bisogno di<br />
mettere radici altrove, lontano dal<br />
luogo che aveva visto la mia rovicodipendenti.<br />
Le sue esperienze<br />
sono state anche riportate in due<br />
libri “<strong>La</strong> storia di Luca” e “Nadia e<br />
X: mondi reali e realtà virtuali”. Un<br />
riscatto alla grande. Un percorso<br />
nel qua<strong>le</strong> ha scoperto <strong>le</strong> sue qualità<br />
e acquisito fiducia dal prossimo.<br />
Quella fiducia nella vita che Eboli<br />
gli ha saputo ridare e che lui ha<br />
saputo meritare.<br />
Bravo Francesco. Forza Francesco.<br />
Pagine a cura di<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
IL DVD<br />
Il carcere<br />
con un film<br />
Il carcere di <strong>La</strong>uro<br />
da tre anni partecipa<br />
al Premio Napoli<br />
con un comitato<br />
di <strong>le</strong>ttura formato<br />
da soli detenuti.<br />
<strong>La</strong> proposta<br />
di avvicinare la<br />
narrativa agli ospiti<br />
di una casa circondaria<strong>le</strong><br />
è di Stella Eisenberg (nella foto<br />
con Sa<strong>le</strong>s) , professoressa di <strong>le</strong>ttere e dirigente<br />
scolastico, da tempo attiva come<br />
volontaria.<br />
<strong>La</strong> dottoressa Eisenberg insieme alla direttrice<br />
Claudia Nannola ospitarono il sociologo<br />
Isaia Sa<strong>le</strong>s per la presentazione della<br />
sua opera “Le strade della vio<strong>le</strong>nza” dal<br />
qua<strong>le</strong> scaturì un’interessante dibattito con i<br />
vari detenuti sulla situazione crimina<strong>le</strong><br />
oggi a Napoli.<br />
Altro appuntamento degno di nota, fu la<br />
giornata dedicata ai 60 anni della Costituzione<br />
Italiana, che vide la partecipazione<br />
massiccia di tutti i reclusi con propri elaborati<br />
sui diritti dell’uomo sanciti dal nostro<br />
ordinamento giuridico. Un incontro proficuo<br />
per gli operatori.<br />
Enrico Messina,<br />
attore teatra<strong>le</strong>, è<br />
uno degli artisti<br />
che si è esibito<br />
presso il carcere di<br />
<strong>La</strong>uro. «E’ importante<br />
costruire dei<br />
momenti <strong>le</strong>gati a<br />
recuperare la propria<br />
dimensione<br />
anche all’interno di una prigione – spiega il<br />
cantastorie (nella foto) - e se ti racconti<br />
anche l’altro si svela. Così c’è uno scambio<br />
di esperienze e si può interagire. Capire<br />
bene chi hai difronte quando egli ha capito<br />
bene chi sei tu. Può iniziare quindi un viaggio<br />
fecondo, positivo, alla ricerca del proprio<br />
io. Facendo anche autocritica».<br />
Ma il teatro è anche uno dei momenti di<br />
socializzazione all’interno della struttura.<br />
“I Liberanti”, compagnia teatra<strong>le</strong> specializzata<br />
in arte drammattica, formata dai detenuti<br />
di <strong>La</strong>uro, già da anni calca <strong>le</strong> scene di<br />
varie manifestazioni artistiche con discreto<br />
successo. “Aspettando Godot” di Samuel<br />
Beckett, il loro cavallo di battaglia, presentato<br />
più volte in pubblico anche nei festival<br />
specializzati come quello di Volterra.<br />
Questo marzo a<br />
Napoli dopo che lo<br />
scorso anno erano<br />
stati anche a Bari.<br />
Una de<strong>le</strong>gazione<br />
della casa circondaria<strong>le</strong><br />
di Eboli, tra<br />
cui anche alcuni<br />
detenuti, ha partecipato<br />
alla marcia<br />
per la <strong>le</strong>galità organizzata dall’associazione<br />
Libera presieduta da don Luigi Ciotti.<br />
«I carcerati sono vittime del sistema crimina<strong>le</strong><br />
– spiega la direttrice Rita Romano – la<br />
loro presenza, che è volontaria, è un esempio<br />
della scelta di vita fatta».<br />
E con Libera c’è anche un’altra e importante<br />
collaborazione. Nella torre del castello<br />
Colonna, l’edificio storico sede dell’Icatt di<br />
Eboli, sorgerà il centro per la <strong>le</strong>galità della<br />
provincia di Sa<strong>le</strong>rno, un centro studi finanziato<br />
dall’assessorato al lavoro della<br />
Regione Campania. Muro a muro con <strong>le</strong><br />
cel<strong>le</strong> dove sono reclusi i detenuti. Un<br />
momento in più del percorso di riabilitazione<br />
e un motivo nuovo per spronare questi<br />
ragazzi a ritornare sui loro passi per<br />
crearsi un futuro diverso e migliore.<br />
“Robb, sbarr e<br />
libertà” (la droga,<br />
<strong>le</strong> <strong>sbarre</strong> e la<br />
libertà) è il titolo<br />
del cortometraggio<br />
girato nel carcere<br />
di Eboli da Luigi<br />
Marmo con la collaborazione<br />
artistica<br />
di Francesco<br />
Cozzolino e Silvio Tufarelli. Uno spaccato<br />
di vita interna con interviste ai vari detenuti<br />
che parlano del<strong>le</strong> loro esperienze, del<strong>le</strong><br />
speranze e della futura libertà. Un entrare e<br />
uscire dal carcere attraverso immagini e<br />
paro<strong>le</strong> con una <strong>le</strong>ttera fina<strong>le</strong> dedicata all’eroina,<br />
e<strong>le</strong>mento comune ai reclusi. Un prodotto<br />
realizzato per portare fuori dal<strong>le</strong><br />
mura carcerarie, storie che possano essere<br />
poi illustrate ai giovani nei vari incontri.<br />
Le storie di Roberto, Gennaro, Luca, Lello,<br />
Massimo; Giuseppe, Gaetano e Ferdinando:<br />
quelli che hanno sbagliato ma che tra<br />
sogni e paura hanno voglia di ricominciare.<br />
L’Icatt di Eboli per la prima volta ha aperto<br />
<strong>le</strong> sue porte per consentire la realizzione di<br />
questa produzione cinematografica che ha<br />
visto i detenuti interpretare loro stessi.