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Enea è sbarcata a Portici

Numero 43 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />

Direttore Biagio Agnes<br />

Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />

tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />

Sped. Abb. Post. - 70% -<br />

CNS/CBPA Sud/Salerno<br />

Anno VI n. 43 € 0,50 Domenica 20 marzo 2011<br />

Nove storie di migranti<br />

Il trombettiere<br />

del generale Custer<br />

era di Sala Consilina<br />

VITTORIO DINI<br />

Pagina 3<br />

Fuga dal Nord Africa<br />

Laura Boldrini:<br />

più solidarietà<br />

per i rifugiati<br />

MATTEO MARCELLI<br />

Pagina 5<br />

Sud e magia<br />

La strega esiste:<br />

abita nel Sannio<br />

con un gatto nero<br />

FRANCESCO GIORDANO<br />

Pagina 15<br />

Innovazioni high tech a largo spettro sulle fonti di energia rinnovabili<br />

<strong>Enea</strong> <strong>è</strong> <strong>sbarcata</strong> a <strong>Portici</strong><br />

L’Agenzia per le nuove tecnologie <strong>è</strong> in prima linea nel fotovoltaico<br />

Il petrolio sta finendo e il<br />

poco rimasto <strong>è</strong> arrivato a<br />

prezzi esorbitanti. Chi aiuterà<br />

l’umanità a soddisfare il<br />

proprio bisogno energetico?<br />

Tutti sono preoccupati, ma<br />

da quando a <strong>Portici</strong> c’<strong>è</strong> <strong>Enea</strong>,<br />

la speranza sorge, come il<br />

sole, ogni mattina. No, non<br />

parliamo del virgiliano eroe<br />

che fondò Roma, ma dell’Ente<br />

Nazionale per l’Energia<br />

e l’Ambiente, che, con le<br />

sue ricerche sul fotovoltaico,<br />

può far tramontare i combustibili<br />

fossili. Vicino a Napoli,<br />

a due passi dal porto del<br />

Granatello, si trova un covo<br />

di ricercatori che sanno come<br />

sfruttare il sole.<br />

ESPOSITO eSAVINO<br />

Pagina 12<br />

Napoli<br />

Resistenza<br />

e libertà:<br />

un museo<br />

con mostre<br />

permanenti<br />

EMANUELA DE VITA<br />

Pagina 17<br />

Università di Salerno: un piede sul territorio e l’altro sul mondo<br />

Il seme della ricerca MARIO PIO CIRILLO eFEDERICA MASSARI<br />

Pagina 13<br />

Allarme a Ponticelli<br />

DEGRADO AL TOP<br />

Cittadini in rivolta:<br />

conviviamo con i topi<br />

SIMONE SPISSO Pagina 7<br />

A San Cipriano Picentino<br />

Casa Giovanna<br />

Alfonso e Cosimo anime<br />

dei diversamente abili<br />

GIORGIA MENNUNI Pagina 8<br />

Setifici di San Leucio<br />

L’AGONIA DEL BACO<br />

Il mercato perde colpi<br />

Industrie verso la chiusura<br />

MARIAROSARIA DI CICCO Pagina 10<br />

Sulla Consulta<br />

De Siervo,<br />

lectio<br />

magistralis<br />

Ospite d’eccezione all’Università<br />

di Salerno: il Presidente<br />

della Corte Costituzionale,<br />

Ugo De Siervo, che<br />

ha incontrato gli studenti<br />

per parlare de “La giustizia<br />

costituzionale come fattore<br />

di unificazione del nostro<br />

Paese” nel quadro delle manifestazioni<br />

per il centocinquantesimo<br />

anniversario<br />

dell’Unità d’Italia. De Siervo<br />

ha ripercorso le tappe fondamentali<br />

che hanno portato<br />

alla nascita della Costituzione<br />

repubblicana e, con<br />

lo scopo di tutelare i valori<br />

fondativi e le regole stabilite<br />

da essa, della Corte Costituzionale<br />

quale organo di contrappeso<br />

al potere legislativo<br />

di Governo e Parlamento.<br />

La manifestazione<br />

ha assunto i toni di uno<br />

scambio di opinioni tra vecchi<br />

amici: dal Magnifico<br />

Rettore Raimondo Pasquino,<br />

al Preside della Facoltà<br />

di Giurisprudenza Enzo<br />

Maria Marenghi, ai professori<br />

Luigi Kalb e Armando<br />

Lamberti <strong>è</strong> stato unanime il<br />

sentimento di gratitudine<br />

per il lavoro svolto da De<br />

Siervo e l’augurio di vederlo<br />

tornare dietro una cattedra<br />

dell’Università di Salerno al<br />

termine del suo mandato.<br />

GALZERANO eLIGUORI<br />

Pagina 6<br />

Settemila studenti in quattro giorni al Campus di Baronissi<br />

L’Ateneo si presenta alle scuole<br />

Astronomia<br />

Stelle<br />

e pianeti:<br />

sguardo<br />

al cielo<br />

ASSUNTA LUTRICUSO<br />

Pagina 18<br />

L’ultimo progetto si chiama<br />

UnisaOrienta e ha visto partecipare<br />

le scuole superiori<br />

della Campania.<br />

Docenti hanno tenuto seminari<br />

di presentazione dei<br />

rispettivi corsi di laurea. In<br />

più sono stati proposti anche<br />

test attitudinali.<br />

FUSCO eMARCELLI<br />

Pagina 11<br />

Tendenze<br />

La guerra<br />

tra stilisti<br />

fa bene<br />

alla moda<br />

VALENTINA BELLO<br />

Pagina 19<br />

LA VIGNETTA di Dado<br />

IL PUGNO<br />

L’Occidente e, con più cautela l'Italia,<br />

ha preso le distanze da Gheddafi.<br />

Perché ci ha messo tanto? Perché<br />

il comportamento del dittatore<br />

verso il popolo in rivolta <strong>è</strong> stato più<br />

accettabile di quello del tunisino<br />

Ben Alì o dell'egiziano Mubarak?<br />

Forse la disponibilità di risorse<br />

energetiche dell’Africa <strong>è</strong> un limite al<br />

desiderio di democrazia? Si sa: per<br />

chi agogna tali risorse, <strong>è</strong> più conveniente<br />

accordarsi con il despota di<br />

turno che con il Popolo sovrano.<br />

Imma Solimeno


2 Domenica 20 marzo 2011 News CAMPUS<br />

L’Università di Salerno celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia il 24 e il 25 marzo<br />

Il Risorgimento del Sud<br />

Convegno d’approfondimento sulla ricerca storica<br />

unisa news<br />

Pagina a cura di IMMA SOLIMENO<br />

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,<br />

nave senza nocchiere in gran tempesta,<br />

non donna di province ma<br />

bordello”. Dante sperava che quella<br />

che nel Duecento era solo un’entità<br />

geografica, sarebbe diventata dopo<br />

molti secoli un’entità politica.<br />

Eppure a distanza di tempo, la sua<br />

<strong>è</strong> una fotografia che sembra<br />

rispecchiare ciò che sta avvenendo<br />

in Italia. Sono passati 150 anni dal<br />

17 marzo 1861, eppure se non ci<br />

sono lotte tra fazioni, c’<strong>è</strong> una conflittualità<br />

latente tra le ragioni di<br />

un Sud, consapevole dei propri<br />

diritti e quelle di un Nord, che non<br />

cede i propri privilegi. E proprio<br />

per sottolineare l’importanza che il<br />

Mezzogiorno ha assunto nel processo<br />

risorgimentale, e la<br />

Campania in particolare, anche<br />

l’Università di Salerno si accinge a<br />

celebrare i 150 anni dell’Unità<br />

d’Italia, con una full immersion di<br />

convegni e seminari dal titolo “I<br />

territori della Nazione” previsti per<br />

il 24 e il 25 marzo. A promuoverli il<br />

Dipartimento di Studi Umanistici<br />

della Facoltà di Lettere e Filosofia.<br />

Un’agenda fitta di impegni a cui<br />

prenderanno parte anche il rettore<br />

dell’Università di Salerno, Raimondo<br />

Pasquino, il prefetto Sabatino<br />

Marchione, il presidente della provincia<br />

salernitana Edmondo Cirielli<br />

e il governatore della Cam-<br />

l’importanza di un evento che<br />

ancora oggi scatena perplessità e<br />

polemiche». Festeggiare o meno<br />

l’Unità d’Italia ha tenuto per molto<br />

tempo banco nella politica e nei<br />

giornali ma il professor Pinto ne <strong>è</strong><br />

convinto: si tratta di «polemiche<br />

sterili, prive di fondamento, che<br />

lasciano il tempo che trovano,<br />

destinate solo a fare scalpore tra<br />

l’opinione pubblica».<br />

«Il convegno – spiega il professore<br />

Pinto - <strong>è</strong> organizzato per tre motivi<br />

fondamentali: consente di approfondire<br />

e rinnovare la ricerca<br />

storica su questo tema; rappresenta<br />

uno degli eventi culturali più<br />

importanti del nostro Ateneo; ed<br />

infine, essendo aperto a tutti, ma<br />

soprattutto a ricercatori e studenti,<br />

consente loro di poter conoscere<br />

l’esegesi dell’inizio della nostra storia<br />

nazionale, quella che affonda le<br />

radici in un processo di unificazione<br />

che porta singole entità politiche<br />

ad essere unite sotto un’unica<br />

bandiera». Le radici del nostro<br />

Stato ancora portano i segni della<br />

“piemontesizzazione”: ovvero l’impostazione<br />

dell’ordinamento sul<br />

modello francese che determinò<br />

un accentramento delle risorse.<br />

Tanto che lo stesso presidente della<br />

Repubblica Giorgio Napolitano ha<br />

tenuto a sottolineare la necessità di<br />

«superare il vizio d’origine del centralismo<br />

statale di impronta piemontese»,<br />

a scapito delle regioni<br />

del Sud.<br />

Nel bilancio sociale d’Ateneo, svetta al primo posto per qualità dei servizi<br />

La Biblioteca dell’eccellenza<br />

Il direttore: «Le nuove tecnologie sono il nostro segreto»<br />

pania Stefano Caldoro. Studiosi di<br />

storia delle Università di tutto il<br />

nostro Paese cercheranno di fare<br />

il punto sul processo risorgimentale,<br />

alle luce delle nuove acquisizioni<br />

storiche.<br />

Spiega il professore Carmine<br />

Pinto, docente di Storia Contemporanea<br />

del corso di Scienze dei<br />

Beni Culturali dell’Ateneo salernitano,<br />

nonché organizzatore dell’evento:<br />

«Il convegno <strong>è</strong> uno degli<br />

eventi culturali più importanti<br />

promossi dall’Università di Salerno.<br />

Ha visto il sostegno di storici<br />

e docenti che si riuniranno per<br />

mettere assieme le rispettive conoscenze,<br />

al fine di comprendere<br />

È da sempre un vero e proprio vanto per<br />

l’Università di Salerno ma ora lo <strong>è</strong> ancor di più:<br />

la Biblioteca centrale si colloca anche al primo<br />

posto per la qualità dei servizi, secondo quanto<br />

ha attestato il primo bilancio sociale<br />

d’Ateneo, presentato il 21 febbraio scorso nella<br />

“Sala Cilento”.<br />

Un sondaggio, condotto nell’estate del 2010, ha<br />

premiato le sue attività: ha raggiunto infatti<br />

quasi l’80 per cento del gradimento complessivo<br />

(con il 28 per cento degli intervistati che<br />

hanno reputato il servizio estremamente positivo).<br />

Un giudizio che accomuna professori,<br />

ricercatori, studenti e persino utenti esterni<br />

all’Ateneo, secondo quanto previsto dalla decisione<br />

del Senato accademico di estendere a<br />

chiunque l’accesso alla Biblioteca. «Una soddisfazione»<br />

per il direttore Marcello Andria, che<br />

si dichiara entusiasta degli sforzi compiuti in<br />

questo senso, tanto che, tra pochissimi mesi, la<br />

Biblioteca otterrà la certificazione di qualità<br />

secondo le norme ISO2001.<br />

Passi in avanti sono stati fatti in più direzioni:<br />

una novità assoluta <strong>è</strong> la possibilità per l’utenza<br />

di consultare il catalogo dei libri da dispositivi<br />

mobili, telefonini e quant’altro.<br />

Una scelta che riflette la volontà dell’Ateneo di<br />

integrarsi con il mondo della comunicazione<br />

giovanile. E proprio per questo la Biblioteca<br />

dell’Università di Salerno <strong>è</strong> tra le prime in<br />

Italia a creare una pagina sul social network<br />

più diffuso e apprezzato dai ragazzi: facebook.<br />

Un tentativo, spiega il direttore Andria, fatto<br />

per «comunicare all’utenza le novità che<br />

riguardano non solo il mondo librario, ma<br />

anche eventi culturali, come concerti, presentazioni<br />

di libri, prime cinematografiche e tutto<br />

ciò che fa parte in senso lato della cultura». Una<br />

proposta che sembra aver avuto il successo sperato,<br />

visto che sono già 3500 i fans della pagina.<br />

Una biblioteca che fa passi da gigante anche<br />

quando si tratta di sfruttare al meglio le innovazioni<br />

tecnologiche: più di centomila volumi<br />

sono stati improntati secondo la Rdfi (Radio<br />

Frequency Identification). Si tratta dell’applicazione<br />

di un microchip ai testi, tramite il quale si<br />

potrà associare il volume all’utente che l’ha<br />

preso in prestito. Ancora: la creazione della<br />

Biblioteca digitale sul sito dell’Università che<br />

contiene una cospicua collezione di periodici<br />

e libri in formato elettronico consentono<br />

una rapida consultazione, anche da casa con<br />

l’apposita password di accesso, da parte degli<br />

utenti.<br />

Infine, l’inaugurazione dell’open archive di<br />

Ateneo: un portale che consente di pubblicare,<br />

senza sottoscrizione, le tesi di dottorato.<br />

«L’apertura dell’EleA (Electronic Archive for<br />

Academic Studies and Researches) rappresenta<br />

una nuova frontiera della comunicazione scientifica:<br />

un modo – spiega il dottor Andria - per<br />

dare vita ad una banca dati largamente accessibile,<br />

a libera consultazione e soprattutto gratuita.<br />

L’obiettivo <strong>è</strong> quello di non diventare ostaggio<br />

dei grandi monopoli dell’editoria, che comportano<br />

costi onerosi per chiunque abbia intenzione<br />

di pubblicare i propri<br />

scritti». Un progetto<br />

che <strong>è</strong> stato implementato<br />

per la<br />

prima volta nei Paesi<br />

anglosassoni, sul quale<br />

arriva il pieno appoggio<br />

dell’Unione e-<br />

uropea che premia<br />

questa forma di consultazione<br />

libera, senza<br />

condizionamenti e-<br />

conomici. Un tentativo,<br />

dunque, per dare<br />

una risposta concreta<br />

e intelligente ai tagli<br />

universitari imposti<br />

dal Governo, che<br />

comportano una carenza<br />

di fondi a cui<br />

resta difficile sopperire.<br />

Il direttore della Biblioteca, Marcello Andria<br />

Un anniversario che non può e<br />

non deve passare in sordina se si<br />

vuole inculcare negli italiani il<br />

rispetto per le proprie radici e la<br />

volontà di recuperare con un passato<br />

che ancora oggi sembra destinato<br />

a tornare. Tutto questo nonostante<br />

gli egoismi di una Lega<br />

Nord che lavora da sempre per la<br />

secessione, unico suo vero obiettivo<br />

politico, mascherato da federalismo.<br />

Un progetto che secondo il<br />

professor Pinto «non <strong>è</strong> indispensabile<br />

nel nostro Paese: le ragioni di chi<br />

lo sostiene non sono fondamentali».<br />

Direttore<br />

Biagio Agnes<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Blasi<br />

Coordinamento<br />

Mimmo Liguoro<br />

Marco Pellegrini<br />

Redazione<br />

Acconcia Giuseppe, Bello Valentina,<br />

Cavaliere Marina,<br />

Cirillo Mario Pio, De Lucia<br />

Valentina, De Vita Emanuela,<br />

Di Cicco Mariarosaria, Di<br />

Napoli Maria, Esposito Pietro,<br />

Fusco Alessio, Galzerano<br />

Carmen, Giordano Francesco,<br />

Liguori Elena Chiara,<br />

Lutricuso Assunta, Marcelli<br />

Matteo, Massari Federica,<br />

Mennuni Giorgia, Savino Davide,<br />

Serrone Francesco, Solimeno<br />

Imma, Spisso Simone.<br />

Le Firme<br />

Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />

Ferruccio De Bortoli,<br />

Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />

Antonio Ghirelli,<br />

Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />

Pierluigi Magnaschi, Renato<br />

Mannheimer, Ezio Mauro,<br />

Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />

Arrigo Petacco Vanni<br />

Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />

Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />

UNIVERSITA<br />

DEGLI STUDI<br />

DI SALERNO<br />

Prof. Raimondo Pasquino<br />

Rettore dell'Università<br />

Prof. Annibale Elia<br />

Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze Politiche, Sociali<br />

e della Comunicazione<br />

Prof. Emilio D'Agostino<br />

Presidente del Comitato<br />

Tecnico-Scientifico<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Prof. Luca Cerchiai<br />

Preside della Facoltà<br />

di Lettere e Filosofia<br />

Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />

e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />

Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />

telefono: 089 30 3311<br />

Distribuzione alle edicole<br />

Agenzia DI CANTO S.p.a. di Vito Di Canto<br />

Località Pezzagrande Zona ind. Eboli<br />

tel.0828. 340927<br />

fax: 0828. 340924<br />


TERZA PAGINA Domenica 20 marzo 2011<br />

La vita dell’unico sopravvisuto a Little Big Horn<br />

nel libro sui migranti di Angelo Mastrandrea<br />

3<br />

La fotografia ufficiale<br />

di Giovanni Martini<br />

detto John Martin<br />

quando era trombettiere<br />

nell’esercito<br />

del generale Custer<br />

Il trombettiere di Custer<br />

Il soldato<br />

Giovanni<br />

Martini<br />

era nato<br />

nel Vallo<br />

di Diano.<br />

Nel volume<br />

raccontate<br />

otto storie<br />

del Sud<br />

zione di uno dei tanti preziosi<br />

storici locali ha pressocché<br />

definitivamente consentito<br />

di attribuire, assegnando<br />

i natali a Sala<br />

Consilina.<br />

Q<br />

ueste<br />

ed altre storie,<br />

tutte, eccetto una, di<br />

meridionali emigrati<br />

nelle Americhe costituiscono<br />

i racconti del bel libro<br />

"Il trombettiere di Custer e<br />

altri migranti" di Angelo<br />

Mastrandrea (ediesse, Roma<br />

2010, euro 10). Angelo<br />

Mastrandrea <strong>è</strong> vicedirettore<br />

de Il Manifesto, giovane<br />

giornalista di Sala Consilina<br />

e laureato in<br />

Giurisprudenza all'università<br />

di Salerno alla fine del<br />

millennio passato.<br />

A<br />

ltre<br />

storie, in tutto<br />

nove, con personaggi<br />

e situazioni assai<br />

diversi, ci vengono felicemente<br />

raccontate.<br />

Il calabrese Mike Porco, il<br />

primo scopritore di Bob<br />

Dylan, fu infatti il primo a<br />

scritturare il giovanissimo<br />

cantatutore, che gli riserverà<br />

sempre riconoscenza e<br />

amicizia.<br />

Filippo Gagliardi, di<br />

Montesano sulla<br />

Marcellana, ivi soprannominato<br />

il «pezzenticchio»,<br />

controverso benefattore<br />

del suo paese e della<br />

sua famiglia, dove costruisce<br />

opere pubbliche e un<br />

monumento alla Madonna,<br />

sostituita però dalla propria<br />

venerata genitrice.<br />

Costruitosi in pochi anni<br />

una clamorosa fortuna in<br />

Venezuela, grazie ai favori<br />

del dittatore Perez Jimenez,<br />

ritorna al suo paese e aiuta<br />

tutti, familiari e compaesani,<br />

ma il ritorno in<br />

Venezuela non riesce a recuperare<br />

neppure parte delle<br />

fortune accumulate, prima<br />

della caduta del dittatore.<br />

Franco Troccoli, insieme al<br />

capitano calabrese<br />

Fondacaro, 'inventore' di<br />

una nave di ben 9 metri con<br />

un ingegnoso sistema di<br />

controllo delle onde in tempesta<br />

attraverso lo spargimento<br />

di olio, e di Orlando<br />

Grassoni, <strong>è</strong> ideatore e,<br />

ancor più sorprendemente<br />

realizzatore di un progetto<br />

estremo, al limite della follia:<br />

compiere, all'inverso, il<br />

viaggio di Cristoforo<br />

Colombo, dal continente<br />

americano, da Montevideo,<br />

all'Europa e all'Italia, fino<br />

alla natia Marina di<br />

Camerota, dove il battello<br />

era fino a qualche anno fa<br />

visibile. Nome del veliero:<br />

"Leon di Caprera": omaggio<br />

al grande mito della liberazione<br />

dei popoli e dell'Unità<br />

d'Italia, con la missione di<br />

riportare la spada di<br />

Garibaldi in patria. Impresa<br />

audace e al limite dell'umano,<br />

simile al "Fitzcarraldo"<br />

di Werner Herzog: un ideale<br />

da raggiungere oltre ogni<br />

limite posto dalla natura e<br />

dall'ambiente.<br />

M<br />

ike<br />

Boda, l'anarchico<br />

anticipatore di<br />

Bin Laden, che<br />

organizza la prima strage<br />

terroristica a Wall Street,<br />

precursore dell’autobomba.<br />

Il folle, Crazy Joe Gallo, il<br />

mafioso intellettuale che ha<br />

VITTORIO DINI*<br />

Si sapeva bene che nel<br />

disastro di Little Big<br />

Horn, la battaglia in<br />

cui venne sconfitta e trucidata<br />

l'intera colonna di 248<br />

soldati guidata dal generale<br />

Custer, ci fu un solo superstite,<br />

di nome John Martin.<br />

Lui stesso era stato più volte<br />

interpellato per testimoniare<br />

delle ultime circostanze<br />

dell'eccidio: era anche l'ultimo<br />

ad avere parlato con il<br />

generale, infatti Custer gli<br />

aveva affidato un messaggio<br />

per il maggiore Benteen, e<br />

proprio questa missione lo<br />

aveva salvato. Ma intorno a<br />

questa figura erano fiorite<br />

alcune ipotesi e anche qualche<br />

leggenda, come per<br />

esempio quella del tutto<br />

immaginaria del romanzo<br />

di Thomas Berger e dello<br />

splendido film di Arthur<br />

Penn "Il piccolo grande<br />

uomo", dove l'unico scampato<br />

di Little Big Horn <strong>è</strong> un<br />

trovatello bianco allevato<br />

dai pellerossa , interpretato<br />

da Dustin Hoffman. Ora <strong>è</strong><br />

invece finalmente e più precisamente<br />

ricostruita la storia<br />

di Giovanni Crisostomo<br />

Martini: questo il nome originario<br />

del trombettiere di<br />

Custer che il lavoro e l'intuiletto<br />

e assorbito Nietzsche e<br />

Camus al punto da citarli<br />

correntemente e che esercita<br />

il potere mafioso come<br />

esercizio di giustizia (a<br />

modo suo, ma non troppo<br />

lontano dai suoi riferimenti<br />

intellettuali e filosofici),<br />

tanto da meritare una lunga<br />

canzone dello stesso Bob<br />

Dylan.<br />

M<br />

ario<br />

Savio, il giovane<br />

che annuncia la<br />

rivolta di Berkeley<br />

e innesca il '68 mondiale,<br />

salendo -ma togliendosi le<br />

scarpe per non danneggiare-<br />

su un auto della polizia e<br />

proclama la rivolta della<br />

'gioventù assurda' verso le<br />

generazioni mature e i 'baroni'.<br />

Zì Tomasi Cicociari, il<br />

contadino diventato<br />

comunista e leninista<br />

(anche se <strong>è</strong> falsa la leggenda<br />

che abbia incontrato Lenin<br />

in Argentina, dove Lenin<br />

non <strong>è</strong> mai stato) che a<br />

Sanza instaura e mantiene<br />

per 36 giorni la repubblica<br />

popolare, unico esempio<br />

italiano di "comunismo in<br />

un paese solo", e infatti<br />

capitolerà appena tenta di<br />

esportare l'esperimento al<br />

paese più vicino.<br />

R<br />

acconti:<br />

in effetti sono<br />

proprio racconti che<br />

permettono di ricostruire,<br />

sulla base di documenti<br />

diversi, non solo<br />

quelli scritti, la vera, più<br />

autentica realtà storica.<br />

Tanto più se si tratta di<br />

realtà, personaggi, ambienti<br />

di diverse epoche e di una<br />

storia periferica, considerata<br />

minore. Chissà poi perché,<br />

quando si tratta<br />

dell'Italia, del Mezzogiorno<br />

d'Italia, anzi in gran parte di<br />

un angolo di regione intorno<br />

a Sala Consilina. E' infatti<br />

proprio qui e in un tempo<br />

che spazia da fine '800 e<br />

secondo dopoguerra, che si<br />

dipanano i racconti, e le storie,<br />

e si stagliano i personaggi<br />

de "Il trombettiere di<br />

Custer e altri migranti".<br />

Nel Mezzogiorno,<br />

Italia: paese di emigrazione<br />

diventato<br />

da qualche decennio a saldo<br />

pari paese di immigrazione<br />

e di emigrazione. Nella<br />

seconda metà dell' '800 e nei<br />

primi decenni del '900, era<br />

considerato paese di emigrazione:<br />

o briganti o emigranti,<br />

questa l'alternativa<br />

era uno slogan reale anche<br />

dai fondatori del meridionalismo,<br />

come Fortunato e<br />

Nitti.<br />

S<br />

torie<br />

di migranti, si<br />

dice già nel titolo, e<br />

solo pochi anni fa<br />

sarebbe apparso sorprendente,<br />

se non inappropriato<br />

l'uso del termine migranti,<br />

in luogo di emigranti. In<br />

effetti, si tratta di un flusso,<br />

di persone che si muovono<br />

da una parte all'altra, e non<br />

solo di un puro e semplice<br />

trasferimento da un paese<br />

ad un altro per una nuova<br />

nazione, una nuova patria.<br />

E di conseguenza si sviluppa<br />

una piu' complessa mentalita',<br />

si modifica e si evolve<br />

l'identità: non qualcosa di<br />

fisso, rigido, una struttura di<br />

mentalità e di comportamento,<br />

ma piuttosto un<br />

processo che sviluppa e<br />

accresce le basi di partenza,<br />

le 'radici', con le acquisizioni<br />

che scambi, relazioni,<br />

intrecci con nuove realtà<br />

cosentono.<br />

E<br />

così<br />

capitava già allora<br />

che alcuni dei protagonisti<br />

partono, ritornano,<br />

poi partono di nuovo,<br />

in un andirivieni che manifesta<br />

questo complesso processo<br />

di una identità mobile<br />

e in continua evoluzione.<br />

*Docente<br />

di Storia del pensiero politico<br />

Università degli Studi di Salerno


4 Domenica<br />

20 marzo 2011


Laura Boldrini <strong>è</strong> attualmente<br />

portavoce dell’Alto Commissariato<br />

delle Nazioni Unite per i<br />

Rifugiati (UNHRC). Gli abbiamo<br />

posto alcune domande sulle<br />

ripercussioni che l’attuale situazione<br />

nel Mediterraneo sta attraversando<br />

da mesi.<br />

Lei ha più volte dichiarato la<br />

necessità di non creare allarmismi.<br />

Vuole spiegarci perché<br />

questo <strong>è</strong> importante?<br />

Non bisogna creare allarmismi<br />

perché se si dà la percezione di<br />

un arrivo massiccio, potrebbe<br />

essere sentito come un’invasione<br />

e metterebbe in cattiva disposizione<br />

le persone ad accogliere<br />

coloro che verranno. Invece qui<br />

si tratta di far leva sullo spirito<br />

di solidarietà delle comunità<br />

locali e credo che lo si solleciti di<br />

più attraverso un’informazione<br />

completa, che parli di tutte le<br />

possibili ripercussioni (tra queste<br />

anche gli sbarchi), piuttosto<br />

che attraverso scenari drammatici.<br />

In realtà si <strong>è</strong> parlato di cifre<br />

che vanno da un milione e<br />

mezzo a trecentomila persone e<br />

questo crea ansia nell'opinione<br />

pubblica. Se ci dovesse essere<br />

questo arrivo così massiccio,<br />

chiaramente le persone si troverebbero<br />

in posizione difensiva,<br />

non ci sarebbe da meravigliarsi<br />

poi se sui territori l'accoglienza<br />

diventa più difficoltosa.<br />

Quali sono allora i numeri reali<br />

ed eventualmente gestibili?<br />

Qui sono state fatte delle proiezioni<br />

molto diverse e non <strong>è</strong> chiaro<br />

neanche quali siano le fonti di<br />

queste proiezioni. Siamo passati,<br />

come ho detto, da un milione e<br />

mezzo a 300mila, adesso siamo a<br />

50mila dunque: sono cifre che<br />

vanno circostanziate. Non ho<br />

idea di quali siano le fonti di queste<br />

cifre, però so che al momento<br />

l'emergenza c'<strong>è</strong> ed <strong>è</strong> in Nord<br />

Africa. Dalla Libia sono fuggite<br />

200mila persone che si sono<br />

riversate sulla Tunisia e l'Egitto.<br />

Sono principalmente egiziani,<br />

tunisini ma anche lavoratori di<br />

altre nazionalità che vogliono<br />

tornare a casa e non hanno alcuna<br />

intenzione di attraversare il<br />

Mediterraneo. Ad oggi a Lampedusa<br />

sono arrivate settemila<br />

persone dunque si risponde da<br />

solo, dov'<strong>è</strong> la crisi?<br />

Ci parli di queste persone di<br />

altre nazionalità (che rischiano<br />

tra l’altro di essere scambiate<br />

per mercenari).<br />

Questa <strong>è</strong> la parte più dolorosa. Lì<br />

ci sono migliaia di persone che<br />

sono intrappolate, non hanno<br />

ambasciate cui fare riferimento<br />

perché sono fuggite dalla crisi dei<br />

paesi d'origine. Non hanno modo<br />

di muoversi perché vengono<br />

scambiate per mercenari e non<br />

hanno neanche i mezzi per<br />

sopravvivere, se non possono<br />

uscire di casa per procacciarsi i<br />

viveri. Dunque ci auguriamo che<br />

qualcuno faccia qualcosa per<br />

queste persone, predisponga<br />

piani di evacuazione. La Libia dà<br />

disponibilità per portare a casa<br />

cittadini di altri Paesi ma non ai<br />

rifugiati. Si tratterebbe di offrire<br />

accoglienza a persone che non<br />

possono più stare in Libia ma<br />

neanche tornare nei loro paesi<br />

5<br />

L’INTERVISTA Domenica 20 marzo 2011<br />

Incontro con Laura Boldrini, rappresentante dell’Alto Commissariato per i Rifugiati<br />

«Immigrati, inutili allarmismi»<br />

La vera emergenza <strong>è</strong> in Nord Africa ai confini della Libia con Egitto e Tunisia<br />

Sopra<br />

Laura Boldrini.<br />

A destra<br />

rifugiati al confine<br />

con la Tunisia<br />

ne anche di aiutare le persone più<br />

vulnerabili: in questo momento<br />

sono i rifugiati africani bloccati<br />

nel territorio libico.<br />

Quindi il problema degli sbarchi<br />

in Italia e della cogestione<br />

degli stessi da parte dell’Europa<br />

passa in secondo piano?<br />

Sarebbe auspicabile che in Europa<br />

ci sia una condivisione mag-<br />

«Bisogna<br />

alimentare<br />

lo spirito<br />

di solidarietà»<br />

«Ci sono<br />

migliaia<br />

di cittadini<br />

intrappolati<br />

alla frontiera»<br />

d'origine.<br />

La polemica di Maroni sul possibile<br />

mancato aiuto dell’Europa<br />

in caso di arrivi, che<br />

rilevanza ha?<br />

Tutto <strong>è</strong> importante. Ma soprattutto<br />

<strong>è</strong> importante non sottovalutare<br />

gli scenari. È necessario<br />

predisporre l'accoglienza per<br />

ogni possibile flusso, ma si impogiore<br />

e una maggiore collegialità.<br />

Sarò disposta a fare la sua parte a<br />

livello umanitario, ma non a suddividere<br />

l'eventuale flusso di persone<br />

che arriveranno in Italia.<br />

Perché ci sono altri paesi europei<br />

che hanno numeri ben più<br />

importanti di rifugiati. La risposta<br />

di questi paesi sta nei numeri:<br />

la Germania ha 600mila rifugiati,<br />

l'anno scorso ha avuto 40mila<br />

domande d'asilo. L'Italia ha<br />

55mila rifugiati ed ha avuto<br />

10mila domande d'asilo. Chi ha<br />

un numero più alto non é disposto<br />

a fare di più. Gli stati membri<br />

hanno detto che ognuno deve<br />

rimboccarsi le maniche, altri<br />

Paesi hanno oneri maggiori di<br />

quelli italiani. Questo <strong>è</strong> quanto <strong>è</strong><br />

La biografia<br />

Laura Boldrini nasce a Macerata il 28 aprile<br />

del 1961. Nel 1985 si laurea in giurisprudenza<br />

all’Università La Sapienza di Roma.<br />

Lavora come giornalista per la Rai, occupandosi<br />

di televisione e radio. Nel 1989 comincia<br />

il suo rapporto con l’Onu. Lavora per quattro<br />

anni alla Fao dove si occupa di produzione.<br />

Dal 1993 al 1998 <strong>è</strong> portavoce per l’Italia al<br />

Programma Alimentare Mondiale (WFP).<br />

Sono diversi i Paesi in crisi in cui svolgerà le<br />

sue missioni: Jugoslavia, Georgia, Iraq ed<br />

Afghanistan. Dal 1998 diviene portavoce<br />

dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati<br />

(Unhcr) e si occupa anche dell’attività di<br />

informazione dell'Agenzia ONU in Grecia,<br />

Malta, Cipro e Albania. In questo periodo la<br />

Boldrini opera in Kosovo, Sudan e<br />

Afghanistan ed in particolare si occupa dei<br />

migranti e rifugiati dell’area mediterranea.<br />

emerso dal dibattito in Europa.<br />

A suo avviso quali sono in questo<br />

senso le modalità auspicabili<br />

nella gestione dei rifugiati?<br />

Io come Unhcr posso dirle che<br />

idealmente sarebbe bene che ci<br />

fosse all'interno dell'UE un meccanismo<br />

più armonizzato per<br />

poter far fronte a queste esigenze,<br />

ma al momento non c'<strong>è</strong> un<br />

modello così, ogni Paese ha una<br />

sua legislazione, l'Europa ha solo<br />

stabilito, attraverso delle direttive,<br />

gli standard minimi sotto i<br />

quali non si può andare ma poi<br />

ogni Paese affronta in maniera<br />

«Dal dittatore<br />

Gheddafi<br />

già fuggite<br />

200mila<br />

persone»<br />

diversa la questione dei richiedenti<br />

asilo. Un somalo che arriva<br />

in Grecia ha zero possibilità di<br />

vedere riconosciuto il suo stato<br />

di rifugiato e di avere una protezione<br />

internazionale. Se lo stesso<br />

somalo arriva in Norvegia, in<br />

Danimarca o in Italia, ha altre<br />

percentuali di possibilità. È un<br />

Europa che non ha gli stessi standard<br />

di riconoscimento, gli stessi<br />

standard di assistenza e neanche<br />

gli stessi numeri di persone sui<br />

propri territori. C’<strong>è</strong> ancora molta<br />

strada da fare.<br />

Pagina a cura di<br />

MATTEO MARCELLI


6 Domenica 20 marzo 2011 PRIMO PIANO<br />

Lectio magistralis del Presidente della Corte Costituzionale all’Università di Salerno<br />

«Basta denigrare i giudici con campagne di disinformazione sulle nostre attività»<br />

La Consulta secondo De Siervo<br />

«Non preoccupatevi, non farò discorsi<br />

difficili. Chi vi parla <strong>è</strong> un<br />

esperto di Diritto Pubblico che ha<br />

sentito il dovere di uscire dal<br />

palazzo della Consulta per ricordare<br />

insieme i 150 anni della nostra<br />

storia unitaria». Ugo De<br />

Siervo, Presidente dal dicembre<br />

scorso della Corte Costituzionale,<br />

instaura un rapporto da subito<br />

confidenziale con tutti, dalle<br />

autorità fino agli studenti intervenuti<br />

numerosi all’incontro di<br />

studio su “La giustizia costituzionale<br />

come strumento di unificazione<br />

del Paese”. Accolto come<br />

un vecchio amico dal Magnifico<br />

Rettore Raimondo Pasquino e dai<br />

vertici della Facoltà di Giurisprudenza,<br />

il Presidente De Siervo ha<br />

riassunto in poche cifre la fondamentale<br />

importanza dell’organo<br />

costituzionale che guida. In 55<br />

anni di vita, la Corte <strong>è</strong> intervenuta<br />

con 18.000 decisioni raccolte in<br />

9.000 sentenze che garantiscono<br />

non solo la risoluzione di alcune<br />

problematiche, ma la sopravvivenza<br />

di quel patto accomunante che<br />

<strong>è</strong> la Costituzione Repubblicana.<br />

«E di una vitale Costituzione –<br />

conferma De Siervo – continuiamo<br />

ad avere assoluto bisogno,<br />

in una fase in cui sono evidenti<br />

i tragici danni di regimi politici<br />

privi di regole di efficaci garanzie<br />

nella gestione del potere». Tema<br />

centrale della lectio magistralis, il<br />

profondo rinnovamento che la<br />

Costituzione italiana ha accompagnato<br />

rispetto allo Statuto Albertino<br />

del 1848. Questo, divenuto<br />

nel 1861 la prima Carta costituzionale<br />

dell’Italia unita, nonostante<br />

apparisse molto innovativo<br />

per il principio di eguaglianza di<br />

tutti i cittadini di fronte alla legge,<br />

soffriva ancora la supremazia della<br />

Monarchia e dei poteri forti,<br />

Governo e Parlamento: le libertà,<br />

infatti, in realtà erano garantite<br />

solo in parte e la partecipazione<br />

democratica alla vita politica era<br />

limitata alle fasce sociali più abbienti.<br />

La grandissima maggioranza<br />

della popolazione, più del 70 per<br />

cento, era del tutto esclusa dai circuiti<br />

decisionali. Senza contare<br />

che l’affermarsi del Fascismo non<br />

ha trovato ostacoli nello Statuto,<br />

eccessivamente flessibile: dimostrazione<br />

ne <strong>è</strong> il fatto che il<br />

Regime, pur avendo modificato in<br />

maniera radicale il quadro politico<br />

istituzionale, non si <strong>è</strong> mai<br />

posto il problema di adottare una<br />

nuova Costituzione.<br />

Con la Carta del 1947, definita da<br />

Aldo Moro “rigidamente democratica<br />

e arditamente sociale”, i<br />

Padri costituenti scelgono la strada<br />

dell’eguaglianza sostanziale dei<br />

cittadini che, per essere garantita,<br />

richiede la creazione di un ricco<br />

sistema di istituzioni. La Corte<br />

costituzionale, che tutela i diritti<br />

fondamentali e gli interessi individuali<br />

e collettivi, affonda la sua<br />

legittimazione nel cuore della<br />

Costituzione repubblicana. Al di<br />

sopra del Parlamento, del Presidente<br />

della Repubblica e del<br />

presidente del Consiglio sta la<br />

Carta costituzionale, ma la sua<br />

efficacia <strong>è</strong> garantita in larga parte<br />

dal buon funzionamento della<br />

«Aiutiamo<br />

il Paese<br />

a rimanere<br />

fedele<br />

ai valori<br />

e alle regole<br />

della Carta»<br />

A sinistra<br />

il Presidente<br />

della Corte costituzionale<br />

Ugo De Siervo<br />

e sotto in un momento<br />

dell’incontro-studio<br />

a fianco del Magnifico Rettore<br />

Raimondo Pasquino<br />

Consulta, che ha il compito di<br />

preservare la fedeltà sostanziale di<br />

tutte le parti politiche al Patto costituzionale.<br />

«La Corte si guarda<br />

bene da invadere il campo proprio<br />

della politica e del legislatore – ha<br />

puntualizzato De Siervo – ciò che<br />

la Corte può sanzionare <strong>è</strong> solo la<br />

lesione di puntuali disposizioni<br />

costituzionali. Essa, infatti, si <strong>è</strong><br />

tradizionalmente mossa con<br />

grande senso di responsabile prudenza<br />

prima di giungere a<br />

dichiarare l’illegittimità costituzionale».<br />

Non <strong>è</strong> mancato un<br />

accenno alle recenti polemiche<br />

nate tra i responsabili politici e i<br />

rappresentanti della giustizia costituzionale.<br />

Partendo dal presupposto<br />

che la Consulta, come tutti<br />

gli organi umani, non <strong>è</strong> esente da<br />

errori o fraintendimenti, De Siervo<br />

considera comunque «naturali<br />

le incomprensioni e, in qualche<br />

misura, “fisiologiche” tanto più in<br />

fasi di particolari tensioni culturali<br />

e politiche». Intervenendo sul<br />

possibile contrasto che il Federalismo<br />

potrebbe suscitare con la<br />

Costituzione dello Stato unitario,<br />

De Siervo considera il Parlamento<br />

sovrano sulla questione: «È un’opzione<br />

come le altre, addirittura<br />

precedente all’unità e già allora<br />

respinta. Si facciano valutazioni su<br />

progetti seri». La Corte costituzionale,<br />

infatti, non intende<br />

avere fini persecutori contro nessuno:<br />

«Abbiamo un compito<br />

garantista che assolveremo, come<br />

Le autorità<br />

accademiche<br />

e amministrative<br />

e il pubblico<br />

di studenti<br />

intervenuti<br />

alla lectio<br />

magistralis<br />

«Non siamo<br />

un’assemblea<br />

politica,<br />

ma neanche<br />

un asettico<br />

consesso<br />

di tecnici»<br />

si <strong>è</strong> sempre fatto – rassicura De<br />

Siervo - ciò che non <strong>è</strong> ammissibile<br />

<strong>è</strong> che si giunga a campagne di disinformazione<br />

sull’attività svolta<br />

dall’organo di giustizia costituzionale<br />

o addirittura a denigrazioni<br />

dei singoli giudici».<br />

Pagina a cura di<br />

CARMEN GALZERANO<br />

ELENA CHIARA LIGUORI<br />

Gli interventi<br />

«Uguali<br />

soltanto<br />

se liberi»<br />

La visita del Presidente della<br />

Corte costituzionale, Ugo De<br />

Siervo, all’Università di Salerno<br />

<strong>è</strong> un gradito ritorno. De Siervo,<br />

infatti, ha vinto il concorso<br />

come professore ordinario proprio<br />

all’Ateneo salernitano nel<br />

1976. Il Magnifico Rettore<br />

Raimondo Pasquino ha ricordato,<br />

facendo proprie le parole del<br />

Presidente De Siervo, che «il<br />

compito della Corte <strong>è</strong> quello di<br />

dare un concreto contributo<br />

all’unità del Paese». Complimentandosi<br />

per la puntualità e<br />

la precisione con le quali De<br />

Siervo sta conducendo i lavori<br />

della Consulta, Pasquino ha<br />

inoltre ricordato come «l’accesa<br />

conflittualità tra Stato e Regione,<br />

che si sta manifestando<br />

sempre più, si possa risolvere<br />

solo attraverso una politica<br />

comune che abbia un forte<br />

legame con la Costituzione».<br />

Anche il Preside della Facoltà di<br />

Giurisprudenza, Enzo Maria<br />

Marenghi, ha salutato con affetto<br />

il ritorno di De Siervo, ricordando<br />

i loro discorsi da giovani<br />

studiosi sul diritto, «quando i<br />

capelli erano tutti neri e la Corte<br />

Costituzionale era un miraggio».<br />

Marenghi ha concluso con<br />

un’esortazione al Presidente:<br />

«Saremo tutti uniti e liberi se<br />

saremo uguali: ma questa e-<br />

gualità giuridica la può scrivere<br />

solo la Corte».<br />

Ad introdurre la relazione il<br />

professore Luigi Kalb, direttore<br />

del Dipartimento di Diritto<br />

Pubblico e Teoria e Storia delle<br />

Istituzioni, organizzatore dell’incontro<br />

insieme al professore<br />

Armando Lamberti, docente di<br />

Diritto Costituzionale. Kalb ha<br />

ricordato le funzioni della Corte<br />

tra cui spicca il ruolo di risolvere<br />

i conflitti tra i poteri dello Stato,<br />

sottolineando anche l’evoluzione<br />

che ha accompagnato le<br />

decisioni della Corte. Dello stesso<br />

parere anche il professore<br />

Lamberti, che individua nella<br />

recente istituzione della Corte<br />

come organo costituzionale e<br />

nella poca attenzione dei mezzi<br />

di informazione i motivi della<br />

«scarsa conoscenza del posto<br />

occupato dalla Consulta tra le<br />

grandi istituzioni del Paese,<br />

anche tra le generazioni adulte».<br />

La lectio magistralis di De<br />

Siervo <strong>è</strong> la prima di tre manifestazioni<br />

che la Facoltà di<br />

Giurisprudenza ha previsto per<br />

ricordare i 150 anni dello Stato<br />

unitario: <strong>è</strong> stato annunciato<br />

anche l’intervento a fine marzo<br />

di Pasquale De Lise, presidente<br />

del Consiglio di Stato e del professore<br />

Cassese, docente di<br />

diritto amministrativo, agli inizi<br />

di giugno.


PRIMO PIANO Domenica 20 marzo 2011<br />

7<br />

Periferia nord: famiglie invase da topi, immondizia e scarafaggi chiedono aiuto<br />

Duecento cuori e una capanna<br />

Piscinola, quartiere alla periferia<br />

nord di Napoli. Qui la vita si consuma<br />

tra degrado ed incuria, negli<br />

appartamenti di via Vico degli<br />

Operai, da oltre vent'anni.<br />

Gli abitanti delle palazzine popolari<br />

edificate dal Comune, e gestite<br />

dalla Romeo S.p.a., sono più di<br />

duecento. Da anni la zona <strong>è</strong> in<br />

stato di totale abbandono: tra cumuli<br />

di rifiuti ed invasioni di ratti e<br />

scarafaggi, l'emergenza igienicosanitaria<br />

<strong>è</strong> una spiacevole consuetudine<br />

che sembra destinata a non<br />

aver fine. Una storia di "normale<br />

anormalità" che ha inizio nel lontano<br />

1986. Arrivate nelle case popolari,<br />

dopo sei anni passati da sfollati<br />

in stanze d’albergo, centinaia di<br />

famiglie si ritrovano a vivere un<br />

nuovo incubo: la Romeo nel 2000<br />

toglie l’impianto di riscaldamento<br />

vecchio ma non completa i lavori,<br />

così dai tubi salgono i topi che infestano<br />

gli appartamenti. In molti<br />

A Piscinola <strong>è</strong> allarme igienico-sanitario<br />

per le palazzine popolari del Comune<br />

casi si tratta di prefabbricati pesanti<br />

costruiti con la legge 219 del<br />

1981 per affrontare l’emergenza<br />

post terremoto. Dovevano essere<br />

solo case temporanee, per togliere<br />

la popolazione dalle roulotte nei<br />

freddi inverni seguiti al 1980, senza<br />

servizi e in molti casi senza l’allaccio<br />

alla fognatura. Le abitazioni,<br />

invece, sono diventate definitive<br />

per l'assenza della politica e per la<br />

mancanza di interventi adeguati.<br />

Edilizia povera soggetta a un rapidissimo<br />

degrado, affidata a un gestore<br />

privato senza alcun controllo<br />

pubblico: questa la condizione<br />

degli appartamenti popolari a Piscinola,<br />

dove gli inquilini sono<br />

costretti a vivere tra pareti ricoperte<br />

di muffa e disservizi vari, che col<br />

passare dei mesi si aggravano.<br />

Inesistente la cura ordinaria, prevista<br />

e pagata da contratto.<br />

La mancanza di lavori costanti ed<br />

efficaci sfocia così nella necessità<br />

di continui interventi di manutenzione<br />

straordinaria. Nuovi soldi<br />

che l'Amministrazione comunale<br />

versa alla Romeo per riparazioni<br />

che, quando vengono effettuate, risultano<br />

molto spesso inadeguate.<br />

«Vengono a sostituire un filo di<br />

rame e dicono che hanno rifatto<br />

l’impianto elettrico» racconta Domenico<br />

Lo Presto, segretario<br />

dell’Unione Inquilini. Molte, nel<br />

corso degli anni, le denuncie inoltrate<br />

alle autorità competenti. Le<br />

condizioni di vivibilità peggiorano<br />

però col passare dei mesi, in un<br />

clima generale di indifferenza.<br />

Circa un anno fa, 150 famiglie si<br />

sono radunate nella sede del Comune<br />

per chiedere interventi volti<br />

a risolvere l'emergenza. Nel 2006,<br />

invece, alcune decine di abitanti<br />

delle case popolari di Scampia e Piscinola,<br />

insieme agli attivisti dei<br />

centri sociali e dei comitati di lotta,<br />

hanno occupato la sede della Romeo.<br />

Tante promesse, ma nessun<br />

intervento concreto. Tutti i fabbricati<br />

della zona sono ancora oggi<br />

colpiti da infiltrazioni d'acqua piovana,<br />

i cui effetti sono aggravati<br />

dallo stato delle tubature, vecchie e<br />

lesionate, o rotte in molti punti.<br />

Danni ingenti alle abitazioni, di cui<br />

gli stessi residenti sono chiamati a<br />

farsi carico, ma anche alla struttura<br />

delle palazzine, che stanno cedendo<br />

in molti punti. Si moltiplicano<br />

così i pericoli, a partire dal crollo<br />

dei calcinacci, che più volte ha<br />

rischiato di causare lesioni ai passanti<br />

ed agli stessi abitanti del<br />

quartiere. I disagi maggiori riguardano<br />

i bambini: tra i rifiuti che<br />

invadono le strade, gli scantinati<br />

divenuti un ritrovo per tossicodipendenti,<br />

e la totale mancanza di<br />

aree verdi si moltiplicano le possibilità<br />

di contrarre infezioni.<br />

Per chi <strong>è</strong> costretto da sempre a<br />

vivere tra emarginazione e degrado,<br />

combattere per la dignità <strong>è</strong> l'unica<br />

strada possibile.<br />

Pagina a cura di<br />

SIMONE SPISSO<br />

DENUNCIA ALLA PROCURA<br />

Il consigliere Sasso:<br />

«Situazione grave,<br />

autorità assenti»<br />

Un esposto indirizzato alla Procura della<br />

Repubblica, per denunciare una realtà<br />

fatta di abbandono e desolazione. Questa<br />

l'ultima iniziativa per gli abitanti di via Vico<br />

degli Operai a Piscinola, stanchi di<br />

confrontarsi con l'indifferenza delle autorità.<br />

Tra i promotori della petizione Fabio<br />

Sasso, consigliere circoscrizionale, anch'egli<br />

residente nel quartiere da anni in preda<br />

al degrado. «Gli edifici sono fatiscenti, e la<br />

situazione igienico-sanitaria <strong>è</strong> terribile.<br />

Oltre all'immondizia, in strada c'<strong>è</strong> di tutto:<br />

ratti, calcinacci ed altro materiale che viene<br />

giù dalle abitazioni. La Municipalità <strong>è</strong><br />

del tutto assente».<br />

Nonostante l'impegno<br />

per migliorare<br />

la vivibilità e garantire<br />

ai cittadini più<br />

aree verdi, sporcizia<br />

e vandalismo restano<br />

due nemici difficili<br />

da combattere.<br />

«Circa sei anni fa<br />

lavoravo nell'assessorato all'Ambiente, e<br />

feci piantare una trentina di alberi, ripulendo<br />

il quartiere - racconta Sasso - ma<br />

ora <strong>è</strong> tutto devastato dall'incuria e dalla<br />

spazzatura. Nell'area dove giocano i bambini<br />

c'<strong>è</strong> una voragine, perché gli operai del<br />

Comune hanno divelto un cancello, nel<br />

corso dei vari interventi di manutenzione.<br />

Abbiamo voluto rivolgerci alla magistratura<br />

perché la situazione <strong>è</strong> diventata insostenibile,<br />

soprattutto per i rischi a carico<br />

dell'incolumità pubblica».<br />

L’OPERAIO<br />

«Otto anni<br />

di emergenza»<br />

LA CASALINGA<br />

«Dimenticati<br />

da tutti»<br />

LA VEDOVA<br />

«Paura<br />

per i bambini»<br />

IL NEGOZIANTE<br />

«La nostra vita<br />

<strong>è</strong> a rischio»<br />

«L'acqua si infiltra<br />

dappertutto: soffitti,<br />

sottoscala, garage.<br />

Le abitazioni<br />

sono umide e insicure,<br />

temiamo per<br />

la salute delle persone<br />

che vivono nel<br />

quartiere e dei<br />

nostri cari». Giovanni<br />

C. racconta la sua esperienza all'interno<br />

dei caseggiati di via Vico degli<br />

Operai. «Pochi giorni fa mi <strong>è</strong> caduto<br />

addosso il lampadario in piena notte: <strong>è</strong> un<br />

miracolo se non ho riportato ferite gravi.<br />

Abito a Piscinola dal 1992, e da circa otto<br />

anni siamo in emergenza». Molte le denunce,<br />

ma dopo vari sopralluoghi dei vigili del<br />

fuoco sono stati effettuati solo interventitampone.<br />

«Le riparazioni effettuate fino ad<br />

oggi non si sono rivelate efficaci o, in alcuni<br />

casi, hanno addirittura aggravato la<br />

situazione. Siamo disperati».<br />

Anna C., casalinga,<br />

<strong>è</strong> tra i tanti abitanti<br />

delle strutture<br />

popolari a<br />

Piscinola. Anche il<br />

suo appartamento<br />

<strong>è</strong> stato gravemente<br />

danneggiato dalle<br />

infiltrazioni d'acqua<br />

piovana. Dice:<br />

«Ho dovuto fare dei lavori urgenti in<br />

camera da letto a spese mie. In tanti anni,<br />

la Romeo non ha mai provveduto a nulla.<br />

Nemmeno le tettoie degli edifici, che<br />

rischiano di crollare da un momento all'altro,<br />

sono state riparate». Non c'<strong>è</strong> solo l'umidità<br />

tra i problemi a cui far fronte quotidianamente,<br />

in un quartiere soffocato<br />

dall'immondizia e da un inarrestabile degrado.<br />

«Siamo costretti a provvedere<br />

anche per le luci e la pulizia all'interno<br />

dello stabile - continua - e servono interventi<br />

strutturali ed immediati».<br />

Anche Laura O. <strong>è</strong><br />

residente nel quartiere<br />

Piscinola, vittima<br />

dell'abbandono.<br />

«A differenza di<br />

altri - commenta -<br />

non posso permettermi<br />

i lavori di<br />

ristrutturazione.<br />

Sono vedova, non<br />

percepisco un minimo di pensione, e le spese<br />

sarebbero tutte a carico mio». Negli ultimi<br />

tempi, la sua abitazione era stata risparmiata<br />

dagli effetti dell'umidità. «Tuttavia - racconta<br />

- dalla mia finestra sono crollati dei<br />

calcinacci il mese scorso. Fortunatamente, le<br />

tende hanno impedito che i detriti precipitassero<br />

giù nel cortile, dove ci sono sempre bambini<br />

che giocano». Grandi i rischi per l'incolumità<br />

degli inquilini e dei passanti. «Abbiamo<br />

le scale che grondano acqua, e di notte sono<br />

scarsamente o per nulla illuminate. Le nostre<br />

frequenti denunce non sono servite a nulla».<br />

«Tante volte sono<br />

venuti i pompieri<br />

per verificare l'agibilità<br />

della mia a-<br />

bitazione.<br />

Da quattro mesi,<br />

noi abitanti stiamo<br />

denunciando in<br />

tutte le sedi lo<br />

stato di incuria e<br />

l'emergenza igienico-sanitaria che attanaglia<br />

il quartiere». Salvatore R. <strong>è</strong> tra i più<br />

battaglieri nel manifestare la rabbia dei<br />

residenti di Piscinola. «Mi sono recato<br />

spesso alla Municipalità. Nessuno si <strong>è</strong> mai<br />

fatto carico delle riparazioni: vengono per<br />

fare le foto e poi spariscono». La situazione<br />

del suo appartamento, intanto, peggiora<br />

col trascorrere delle settimane.<br />

Conclude: «In cucina e in camera da letto i<br />

danni causati dall'umidità sono gravi. La<br />

nostra salute <strong>è</strong> a rischio: dobbiamo morire<br />

sotto le macerie?».


8 Domenica<br />

20 marzo 2011 PRIMO PIANO<br />

LUI, LEI E LA NORMALITÀ<br />

Soffrono per amore<br />

stringono amicizie<br />

provano attrazione<br />

Sono seduti a cerchio nella grande sala,<br />

saranno una ventina. Alcuni sono giovani,<br />

altri più vecchi, ci vedono e ci osservano<br />

curiosi. «Chi sono? Cosa vorranno?». Da<br />

lontano una ragazza mi saluta timidamente<br />

con la mano e si avvicina. Comincia<br />

a parlare e mi racconta che in questi<br />

giorni <strong>è</strong> molto triste: «Oggi non volevo<br />

venire. La mia migliore amica ha la polmonite,<br />

<strong>è</strong> a casa. Io senza di lei non posso<br />

stare…». Un’altra si avvicina e mi chiede<br />

se ho il fidanzato; non ho il tempo di<br />

rispondere, che lei: «Non devi fidanzarti,<br />

gli uomini fanno male. Io avevo un ragazzo,<br />

lo amavo, ma<br />

poi ho scoperto<br />

che era sposato…ci<br />

credi? sposato!».<br />

Poi arrivano loro,<br />

la coppietta della<br />

scuola: stanno insieme<br />

da 8 anni.<br />

Lui la abbraccia, lei<br />

lo allontana perché<br />

«in pubblico certe<br />

cose non si possono<br />

mica fare». Lui riparte all’attacco e lei<br />

lo bacia, «cosa devo fare? ha la testa<br />

dura». Persone che soffrono per amore,<br />

persone che istaurano rapporti d’amicizia,<br />

persone che vivono durature relazioni<br />

sentimentali. Musica, dolci e maschere di<br />

Carnevale. E’ tutto così vivo e normale<br />

che <strong>è</strong> facile dimenticarsi i problemi che affliggono<br />

questi ragazzi. «Ma <strong>è</strong> proprio<br />

questo il nostro slogan: normalità».<br />

Cosimo sorride, si alza e va a riaccendere<br />

lo stereo.<br />

La strada per raggiungere “Casa<br />

Giovanna” <strong>è</strong> impervia. A tratti scoscesa<br />

ed accidentata. Via Corte San<br />

Paolo 14, così si legge sulla brochure.<br />

Un sentiero da poco asfaltato<br />

che dista a mala pena un chilometro<br />

dal centro di san Cipriano Picentino.<br />

Jacopo Sannazzaro e Benedetto<br />

Croce sono cresciuti qui,<br />

nel comune dell’entroterra salernitano<br />

di 6.616 abitanti, che imperat<br />

su una delle colline alle pendici o-<br />

rientali del Monte Monna. Il casolare,<br />

dove ha preso forma il sogno<br />

di Giovanna e Cosimo Capogrosso,<br />

<strong>è</strong> un grande edificio suddiviso<br />

in quattro piani. E’ un luogo caldo,<br />

accogliente, arredato in modo<br />

semplice ma funzionale: la giusta<br />

dimensione per regalare una vita<br />

normale a chi sembrerebbe non<br />

poterla avere altrove.<br />

L’associazione di volontariato “Impegno<br />

e Solidarietà”, nata nel 1984<br />

con una legge regionale, vuole dare<br />

un futuro alle persone diversamente<br />

abili tramite metodi di integrazione<br />

e inserimento sociale. All’interno<br />

del centro socio-educativo, i<br />

disabili trascorrono le loro giornate<br />

con i volontari. La mattina uno<br />

A San Cipriano Picentino i disabili hanno “Casa Giovanna”<br />

Cento km al giorno<br />

per vivere il mondo<br />

Assistenza, integrazione e inserimento sociale<br />

dei pulmini della struttura va a<br />

prenderli casa per casa, «il piano di<br />

zona che serviamo – ha spiegato<br />

Cosimo, uno dei fondatori del centro<br />

– <strong>è</strong> costituito da 15 comuni. O-<br />

gni giorno facciamo 100 chilometri<br />

per andare a prendere i nostri<br />

ragazzi». Al seminterrato dell’edificio<br />

c’<strong>è</strong> un grande spazio ricreativo<br />

dove i ragazzi si divertono, ascoltano<br />

la musica e giocano, «<strong>è</strong> importante<br />

che sorridano, qui devono<br />

stare bene altrimenti decidono di<br />

non venire più». Durante la mattinata<br />

i disabili si dividono tra i vari<br />

laboratori di artigianato. «Io li seguo<br />

nel laboratorio di ceramica –<br />

ha spiegato Giusi – riescono ad ottenere<br />

ottimi risultati. Manufatti<br />

originali che poi cerchiamo di vendere.<br />

Ma non <strong>è</strong> facile. Potremmo<br />

guadagnare di più se solo entrassimo<br />

nei canali giusti». Posacenere,<br />

piattini, portaposate, centritavola,<br />

bomboniere: tutto fatto a mano,<br />

frutto del lavoro dei ragazzi che<br />

giorno dopo giorno cercano di capire<br />

cosa vuol dire fare un mestiere.<br />

«Dopo i 18 anni per loro non c’<strong>è</strong><br />

nulla – ha detto Cosimo – se non<br />

riescono a trovare lavoro nelle a-<br />

ziende, la colpa <strong>è</strong> degli imprenditori<br />

che non accettano il fatto che ci<br />

siano persone che producono 100 e<br />

persone che producono 50». La<br />

realtà delle associazioni di volontariato<br />

<strong>è</strong> sempre stata un terreno scivoloso<br />

e, con la crisi, lo <strong>è</strong> ancora di<br />

più. «Fino all’anno scorso – ha continuato<br />

Cosimo – tenevamo in piedi<br />

due progetti: il centro polifunzionale,<br />

finanziato per 20mila euro,<br />

e il centro diurno, per il quale ottenevamo<br />

60mila euro. Il “Centro a-<br />

mico” <strong>è</strong> stato chiuso, <strong>è</strong> rimasto in<br />

vita solo il “Prisma” e il finanziamento<br />

da 60mila euro <strong>è</strong> stato<br />

ridotto a 43. Dobbiamo mantenere<br />

i nostri ragazzi con 8-10 euro al<br />

giorno e non <strong>è</strong> facile». Non <strong>è</strong> facile,<br />

considerando anche il fatto che<br />

Alfonso e Cosimo non si fermano<br />

mai, notte e giorno. Nei piani superiori<br />

dell’edificio ci sono le stanze<br />

dove vengono ospitate le donne in<br />

difficoltà: sono camere piccole, ma<br />

ben arredate. Mi avvicino al letto<br />

di una ragazza e vedo i poster al<br />

muro, i peluche sul letto, le cornici<br />

fotografiche sulla scrivania. Niente<br />

di diverso dalla stanza di una normale<br />

adolescente. E mi dico: «Sì,<br />

sono riusciti nel loro intento. Qui<br />

regna la normalità». Salutiamo i<br />

ragazzi e ci avviamo alla macchina.<br />

La strada <strong>è</strong> la stessa dell’andata, ci<br />

sono le stesse buche e gli stessi<br />

disagi nel tragitto. Ma ciò che ci<br />

alleggerisce <strong>è</strong> l’entusiasmo, o<br />

meglio il contagio dell’entusiasmo<br />

di chi passa la propria vita ad aiutare<br />

gli altri.<br />

Pagina a cura di<br />

GIORGIA MENNUNI<br />

Alfonso, uno dei fondatori<br />

«Questa<br />

<strong>è</strong> la mia<br />

famiglia»<br />

«Cosimo <strong>è</strong> centomila volte meglio di me»,<br />

così Alfonso Pinto ha esordito prima di<br />

farci accomodare nella struttura. «Lui <strong>è</strong><br />

un vero cristiano, fa entrare e aiuta chiunque<br />

venga a bussare alla porta. Io no, sono<br />

un po’ più razionale e cauto. Ho paura<br />

di non essere preparato…io voglio aiutare<br />

le persone che vengono qui, voglio veramente<br />

che comincino a vivere». Alfonso e<br />

Cosimo si sono conosciuti da giovani perché<br />

entrambi facevano parte del mondo<br />

del volontariato. Alfonso ha una figlia diversamente<br />

abile ed ha sempre lottato<br />

contro tutto e tutti per farle vivere un vita<br />

normale e più che dignitosa. «Conosco<br />

bene le associazioni di volontariato e tutto<br />

quello che c’<strong>è</strong> dietro», ha spiegato. «Esistono<br />

i volontari puri, ossia quelli che<br />

fanno del bene disinteressatamente, e poi<br />

esistono quelli<br />

che – con la<br />

maschera del<br />

volontariato<br />

– creano cooperative<br />

e diventano<br />

imprenditori<br />

sociali.<br />

E’ vero<br />

che l’ambito<br />

in cui lavorano<br />

le cooperative<br />

<strong>è</strong> le<br />

associazioni <strong>è</strong><br />

lo stesso, ma da un lato c’<strong>è</strong> il profitto e<br />

dall’altro no».<br />

Le due anime di “Casa Giovanna” sono<br />

due uomini appassionati e devoti al<br />

prossimo. Fanno una vita di stenti e privazioni<br />

perché tutto ciò che riescono a<br />

racimolare lo mettono da parte per i loro<br />

ragazzi. Per Alfonso e Cosimo i disabili<br />

del centro non sono pazienti. Sono i loro<br />

figli, i loro fratelli, i loro genitori. «Siamo<br />

qui per i nostri ragazzi e l’unica cosa che<br />

conta per noi <strong>è</strong> vederli felici. Guardate,<br />

non vi sembrano felici?». Dal piano di<br />

sotto di sentono risate a non finire e musica<br />

ad alto volume. Scendiamo le scale,<br />

ci sediamo vicino ai ragazzi e festeggiamo<br />

il carnevale con loro. Ci bastano pochi<br />

minuti per renderci conto che «Sì.<br />

Eccome se ci sembrano felici».<br />

Il sogno dei Capogrosso<br />

«Al Nord<br />

tutto<br />

<strong>è</strong> diverso»<br />

Un amore da cui <strong>è</strong> nato amore. Dopo il<br />

matrimonio, Giovanna e Cosimo Capogrosso<br />

hanno deciso di adottare una bambina,<br />

Paola, affetta da spasticità. Che futuro –<br />

si sono chiesti – potrà mai vivere nostra<br />

figlia? La coppia ha preso armi e bagagli ed<br />

<strong>è</strong> partita per il Nord Italia. «Quella <strong>è</strong> stata la<br />

svolta – ha raccontato Cosimo – perché abbiamo<br />

conosciuto i centri socio-educativi».<br />

Sono strutture dove i ragazzi trascorrono il<br />

tempo divertendosi e imparando un mestiere<br />

nei laboratori di artigianato. «La cosa<br />

che colpì di più me e mia moglie fu il fatto<br />

che i disabili dei centri non si dovevano<br />

preoccupare di vendere i loro manufatti<br />

perché ciò che essi producevano era stato<br />

loro affidato in subappalto da imprese e-<br />

sterne. Ricordo una struttura in Toscana<br />

che si manteneva con le commesse pagate<br />

da un’impresa<br />

regionale, per<br />

la quale i disabili<br />

del centro<br />

assemblavano<br />

plafoniere.<br />

Un’altra struttura<br />

aveva la<br />

gestione del<br />

verde pubblico,<br />

un’altra ancora<br />

la pulizia<br />

dei cimiteri».<br />

Tornati a casa,<br />

la coppia ha dato vita all’associazione<br />

“Impegno e Solidarietà”. Ma, ben presto,<br />

Giovanna e Cosimo si sono accorti che la<br />

realtà campana <strong>è</strong> ben diversa da quella vista<br />

e ammirata al Nord: «I lavori che lì sono<br />

lasciati ai disabili qui al Sud vengono<br />

eseguiti da persone normali che non riescono<br />

ad arrivare a fine mese».<br />

Al Sud, l’unica possibilità di sopravvivenza<br />

per una struttura socio-educativa, come<br />

spiega Cosimo, <strong>è</strong> l’assoggettamento a un<br />

centro di riabilitazione perché in questo<br />

modo <strong>è</strong> finanziata dalle Asl. «Altrimenti –<br />

ha spiegato – il centro diurno si deve trasformare<br />

in polifunzionale: i disabili vengono<br />

assistiti per un paio d’ore e poi vengono<br />

riportati a casa e abbandonati a loro<br />

stessi. Noi non vogliamo questo, desideriamo<br />

dare loro una vita normale».


PRIMO PIANO Domenica 20 marzo 2011<br />

Alunni svogliati: asini o dislessici? Sempre più spesso “il disturbo invisibile”<br />

confuso con negligenza e distrazione, ma pochi passaggi possono salvare la pagella<br />

Se i pensieri confondono le parole<br />

9<br />

«Suo figlio <strong>è</strong> distratto, troppo<br />

distratto», dicono le maestre. E'<br />

un bambino incapace di seguire le<br />

istruzioni, non finisce mai i compiti,<br />

salta da un'occupazione all'altra,<br />

perde continuamente quaderni<br />

e matite e nulla riesce a trattenere<br />

la sua attenzione per più di<br />

cinque minuti di fila. «Eppure suo<br />

figlio <strong>è</strong> molto intelligente, forse<br />

troppo intelligente», dicono sempre<br />

le maestre. Ma a soli nove anni<br />

ha già collezionato molti gravi insuccessi<br />

scolastici, studia pomeriggi<br />

interi, tuttavia rende poco.<br />

Questo bambino, in cui tantissimi<br />

genitori riconosceranno il proprio<br />

figliolo, non <strong>è</strong> un asino, non <strong>è</strong> uno<br />

stupido, forse <strong>è</strong> semplicemente<br />

dislessico.<br />

La dislessia <strong>è</strong> un disturbo invisibile.<br />

Difficoltà di concentrazione e<br />

di attenzione prolungata, difficoltà<br />

di apprendimento e memorizzazione,<br />

incapacità di elaborare<br />

facilmente informazioni e stimoli,<br />

sono queste le caratteristiche<br />

principali di questo disturbo. Leggere<br />

e scrivere sono atti così semplici<br />

e automatici che risulta difficile<br />

comprendere la fatica di un<br />

bambino dislessico.<br />

Purtroppo in Italia la dislessia <strong>è</strong><br />

poco conosciuta, benché si possa<br />

stimare che tra la terza e la quinta<br />

classe primaria e la terza classe<br />

della scuola secondaria di primo<br />

grado, il valore medio della prevalenza<br />

dei disturbi specifici di apprendimento<br />

vari dal 3 al 4 per<br />

cento. Quindi si può dire che il fenomeno<br />

riguarda circa 200 mila<br />

alunni della scuola dell’obbligo.<br />

L´assenza di un dato certo nella<br />

popolazione scolastica di lingua<br />

italiana ha ripercussioni negative<br />

sia sul piano culturale, perché un<br />

fenomeno non misurato tende ad<br />

essere sottovalutato o misconosciuto,<br />

sia sul piano clinico, in<br />

quanto si stanziano sempre meno<br />

risorse per la diagnosi e per la<br />

compensazione.<br />

Attori, ricercatori,<br />

cantanti e sportivi.<br />

I nomi sono tanti:<br />

Albert Einstein,<br />

Leonardo, Picasso,<br />

Agata Christie,<br />

John Lennon,<br />

Cher, Tom Cruise<br />

Muhammad Alì<br />

LA DOCENTE GENITORI E FIGLI LA SCUOLA<br />

«Ho sempre paura<br />

di dimenticare»<br />

L’impegno <strong>è</strong> farli<br />

sentire migliori<br />

Impariamo dagli esempi<br />

Il Laribinto. Un libro rivolto ai genitori ed ai<br />

ragazzi dislessici perché un esempio vale più di<br />

mille parole. Un libro dedicato a tutti coloro le<br />

cui prestazioni non ricadono nella norma, non<br />

per volere ma per sorte. «Non <strong>è</strong> un trattato sulla<br />

dislessia - afferma l’autrice, Antonella Amodio -<br />

ma la storia stessa della mia vita, per molti versi<br />

intessuta di dislessia, <strong>è</strong> un modo diverso di interpretare<br />

i dati, <strong>è</strong> fantastica come un sogno anche<br />

se a volte può divenire un incubo. Spesso si afferma<br />

che il dislessico <strong>è</strong> un bimbo dotato di grande<br />

fantasia, un po’ come quando si dice di una<br />

conoscente bruttina che <strong>è</strong> tanto simpatica».<br />

L’autrice conosce bene la mente di un dislessico,<br />

riesce a comprendere dove può bloccarsi. Ognuno<br />

dovrebbe cercare di entrare nelle loro teste,<br />

capire qual <strong>è</strong> il modo per rendergli più accessibile<br />

il mondo. Gli strumenti sono tanti, ma il primo<br />

passo <strong>è</strong> dar loro credibilità e fiducia.<br />

Le menti dei dislessici sono menti<br />

un po’ confuse, disordinate, perché<br />

il loro pensiero procede per<br />

immagini e non per parole. E un<br />

pensiero fatto di immagini <strong>è</strong> più<br />

ricco di informazioni. Anche<br />

Einstein sosteneva che il pensiero<br />

fosse per immagini, purtroppo nei<br />

dislessici queste immagini diventano<br />

invasive, bloccano la mente.<br />

Il bambino dislessico può leggere e<br />

scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando<br />

al massimo le sue capacità<br />

e le sue energie, perché non<br />

può farlo in maniera automatica.<br />

Deve imparare un modo alternativo<br />

di apprendere. Ecco perché si<br />

stanca rapidamente, commette errori,<br />

rimane indietro. Ma <strong>è</strong> un<br />

bambino intelligente e, di solito,<br />

molto creativo, fantasioso.<br />

I bambini che soffrono del disturbo<br />

dell'attenzione sono molto frustrati,<br />

vivono la scuola con enorme stress.<br />

Imparano a non credere in sé,<br />

hanno paura di esporsi, hanno<br />

paura delle interrogazioni. A volte<br />

tornano a casa e piangono con le<br />

mamme, vomitano. Altre volte vestono<br />

i panni dei bulli, degli strafottenti.<br />

Più che sembrar scemi, preferiscono<br />

apparire come persone che<br />

alla scuola danno poca importanza.<br />

Anche perché, nel percorso della<br />

crescita di un bambino, la più<br />

importante conferma sociale del<br />

suo valore <strong>è</strong> quella scolastica. A chi<br />

piace prendere un 4 ad un compito?<br />

«I veri asini – dice Pennac nel suo<br />

libro “Diario di scuola” – li riconosco<br />

dal sottile dolore che hanno<br />

negli occhi». Ed <strong>è</strong> così, questi bambini,<br />

portano dentro una ferita, difficile<br />

da cancellare. Tutti dovrebbero<br />

capire che nel labirinto che regna<br />

nelle loro menti un senso c’<strong>è</strong>.<br />

Bisogna solo cercare la chiave giusta<br />

per raggiungere la meta.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIA DI NAPOLI<br />

Un sorriso vale<br />

più di un voto<br />

Antonella Amodio <strong>è</strong> una<br />

dislessica. Ma non solo, <strong>è</strong> u-<br />

na docente del Liceo scientifico<br />

“Galileo Galilei” di Potenza<br />

e del corso di laurea di<br />

logopedia dell’Università<br />

Cattolica di<br />

Roma, sede<br />

distaccata nel<br />

capoluogo lucano.<br />

Ha collezionato<br />

ben<br />

tre lauree, in<br />

scienze motorie,<br />

in pedagogia<br />

e in psicologia. Eppure,<br />

da bambina, <strong>è</strong> stata sempre<br />

considerata un’asina. Ha<br />

scoperto il suo disturbo all’università,<br />

studiando psicologia.<br />

Perché così tardi?<br />

«Perché – risponde la professoressa–<br />

sono sempre<br />

stata un’asina fortunata».<br />

Ha sempre avuto dei professori<br />

privati che la aiutassero<br />

e non ha mai vissuto la dislessia<br />

come un dramma.<br />

Durante gli anni del liceo<br />

classico ha sempre aguzzato<br />

il suo ingegno e superato<br />

le versioni di greco e latino<br />

scrivendo gli<br />

appunti su<br />

braccia e gambe.<br />

«Forse –<br />

dice Antonella<br />

– l’equivalente<br />

delle mappe<br />

concettuali<br />

che oggi usano<br />

i dislessici». E’<br />

sempre stata<br />

una di quelle bambine che<br />

«si piegano, ma non si<br />

spezzano». Ma ancora oggi<br />

prima di salire in cattedra,<br />

durante le tante conferenze<br />

che tiene, deve sempre vincere<br />

la paura di dimenticare,<br />

«perché accadeva così a<br />

scuola, magari sapevi tutto,<br />

ma all’improvviso le nozioni<br />

sparivano dalla mente e<br />

nessuno ti credeva».<br />

Qual <strong>è</strong> il ruolo della scuola?<br />

La scuola si sta pian<br />

piano adeguando alle richieste<br />

dei genitori che di<br />

dislessia ne sanno di più.<br />

Finora gli insegnanti<br />

hanno<br />

sempre<br />

rassicurato il<br />

genitore:<br />

«Non si agiti,<br />

ci penseremo<br />

noi». E poi<br />

nella pratica<br />

non ha fatto<br />

nulla. Oggi ci<br />

sono, infatti, delle sentenze<br />

del Tar che hanno riammesso<br />

i ragazzi bocciati<br />

agli anni successivi. Ovviamente<br />

non tutto il mondo<br />

scolastico <strong>è</strong> così, si sta assistendo<br />

ad un cambiamento,<br />

seppur non repentino.<br />

Resta difficile cambiare il<br />

modo di insegnare. Maestri<br />

e professori pensano di<br />

aver esperienza, di essere<br />

in grado di gestire la situazione,<br />

ma commettono<br />

sempre gli stessi errori,<br />

sono sempre rigidi e non<br />

flessibili nei loro metodi.<br />

«Potrebbero<br />

fare delle interrogazioni<br />

programmate<br />

emulando il<br />

metodo universitario<br />

–<br />

propone<br />

Marcella Santoro,<br />

presidente<br />

dell’Aid<br />

di Potenza -. Pensano che<br />

il loro compito non sia<br />

quello di educare ad<br />

amare lo studio, ma di<br />

educare attraverso l’interrogazione<br />

inaspettata».<br />

Perché un approccio più<br />

comprensivo nei confronti<br />

di un ragazzo dislessico<br />

vale molto di più di mille<br />

interrogazioni, a sorpresa<br />

o non.<br />

Scoperta la diagnosi le reazioni<br />

sono diverse. Alcuni<br />

genitori vivono la dislessia<br />

come un handicap, altri iniziano<br />

a nutrire rabbia verso<br />

se stessi, verso<br />

il bambino,<br />

verso l’insegnante.<br />

La dislessia<br />

<strong>è</strong> un<br />

fatto della vita:<br />

bisogna accettarla<br />

e pensare<br />

a ciò che<br />

si può fare per<br />

affrontarla. A<br />

chi rivolgersi? A chi chiedere<br />

aiuto? All’Associazione<br />

Italiana Dislessici presente<br />

su tutto il territorio nazionale<br />

che consiglierà i genitori<br />

su come muoversi nella<br />

scuola, che li aiuterà ad affrontare<br />

serenamente questa<br />

difficoltà, perché la dislessia<br />

<strong>è</strong> un disturbo che i<br />

ragazzi si porteranno per<br />

tutta la vita, ma che potranno<br />

compensare.<br />

«Le mamme e i papà –<br />

commenta Marcella Santoro<br />

– devono stare al fianco<br />

dei figli, sostenerli e non<br />

diventare loro<br />

professori. Ci<br />

pensa già la<br />

scuola a bastonarli,<br />

a casa<br />

devono ricevere<br />

ascolto e<br />

coccole». Per<br />

cui genitori<br />

parlate con i<br />

vostri figli, <strong>è</strong><br />

importante essere in stretto<br />

contatto con i ragazzi dislessici;<br />

giocate con i vostri<br />

figli, magari a scacchi, monopoli,<br />

memory, a tutti<br />

quei giochi che sviluppano<br />

capacità di concentrazione<br />

e abilità di memoria; evidenziate<br />

gli aspetti positivi<br />

delle capacità del ragazzo<br />

per farlo sentire uguale o<br />

migliore dei coetanei.


10 Domenica<br />

20 marzo 2011 PRIMO PIANO<br />

Una storia lunga un sogno, o<br />

meglio, un’utopia. E’ quella di San<br />

Leucio, patria campana della seta.<br />

La città ideale, “Ferdinandopoli”,<br />

che Ferdinando IV di Borbone<br />

volle trasformare sul finire del<br />

‘700 in eccellenza della produzione<br />

serica. Il suo interesse nei confronti<br />

della seta prese le mosse<br />

dalle considerazioni dei teorici<br />

illuministi che avevano individuato<br />

nello sviluppo della produzione<br />

della seta uno dei mezzi più<br />

efficaci per la rinascita economica<br />

del Mezzogiorno.<br />

Fu così che fece in modo di avviare<br />

scuole e manifatture in più<br />

zone del Regno, tra le quali San<br />

Leucio. Nuove macchine per la<br />

lavorazione, nuove tecniche per<br />

la sperimentazione e maestranze<br />

specializzate per il rilancio della<br />

portentosa attività. E così, dal<br />

1780, grazie alle raffinate tecniche<br />

per la filatura, le sete di San<br />

Leucio entrano nei palazzi reali di<br />

tutta Europa. Una tradizione di<br />

bellezza e di raffinatezza, con le<br />

sete che trovano spazio nei palazzi<br />

prestigiosi di tutto il mondo:<br />

Piange San Leucio, patria dell’industria serica campana<br />

Le vie della seta<br />

non sono infinite<br />

Necessari interventi per salvaguardare il mercato<br />

nella sala Ovale della Casa<br />

Bianca, al Cremlino, in Vaticano<br />

anche con gli ultimi papi. Eppure,<br />

oggi il sogno sta svanendo. Lo<br />

scenario produttivo diventa ogni<br />

giorno più difficile, sprovvisto di<br />

tutta una serie di misure che arginerebbero<br />

l’emergenza industriale<br />

e finanziaria che attanaglia il<br />

comparto. Con la moratoria dei<br />

debiti fiscali e previdenziali<br />

accumulati dalle aziende con il<br />

perdurare della crisi globale,<br />

infatti, gli industriali hanno sollecitato<br />

aiuti per la ricerca e lo<br />

sviluppo, misure a sostegno dell’internazionalizzazione<br />

e interventi<br />

concreti per la facilitazione<br />

dell’accesso al credito. Con riferimento<br />

a quest’ultimo aspetto,<br />

peraltro, le aziende hanno chiesto<br />

la creazione di un apposito<br />

fondo di garanzia da parte della<br />

Camera di Commercio, per salvaguardare<br />

non soltanto la<br />

sopravvivenza della più antica e<br />

prestigiosa industria locale, ma<br />

anche e soprattutto dei posti di<br />

lavoro, che si riducono di numero,<br />

peraltro, di giorno in giorno.<br />

Quella che sta vivendo l’industria<br />

serica legata all’antica tradizione<br />

leuciana si può definire la terza<br />

grande crisi che si <strong>è</strong> abbattuta sul<br />

comparto negli ultimi quindici<br />

anni. Si cominciò sul finire degli<br />

anni Novanta, con la crisi prodotta<br />

dai mercati asiatici, caratterizzata<br />

dai bassi costi della produzione<br />

orientale.<br />

Poi <strong>è</strong> seguita la crisi del dollaro (<strong>è</strong><br />

appena il caso di ricordare che la<br />

produzione serica casertana <strong>è</strong><br />

orientata verso il mercato Usa per<br />

il 60 per cento in modo diretto e<br />

per un altro 20 per cento in<br />

maniera indiretta).<br />

Infine, la crisi di gran lunga più<br />

grave, quella cosiddetta finanziaria<br />

del 2008, e che gli industriali<br />

del comparto stanno vivendo<br />

nelle proprie aziende, sempre per<br />

la stretta interdipendenza dal<br />

mercato americano, sin dall’inizio<br />

e non da quando si <strong>è</strong> riverberata<br />

sui mercati europei in tutta la sua<br />

portata.<br />

Il comparto <strong>è</strong> rappresentato da<br />

otto aziende, la maggior parte<br />

delle quali, di piccole e piccolissime<br />

dimensioni, che danno lavoro<br />

più o meno a 150 lavoratori, e un<br />

fatturato complessivo stimato fra<br />

i dieci e quindici milioni. Appena<br />

dieci anni fa, invece, le aziende<br />

seriche erano una quindicina,<br />

occupavano oltre 600 addetti e<br />

sviluppavano un fatturato di 60<br />

milioni di euro.<br />

Insomma, dell’industria serica si<br />

rischia davvero la scomparsa se<br />

non si interviene prontamente e<br />

con determinazione.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIAROSARIA DI CICCO<br />

OPERAZIONE RILANCIO<br />

Fino a qualche tempo fa, gli opifici<br />

Esistenti a San Leucio, collocazione<br />

naturale della produzione serica,<br />

erano otto: Industrie Tessili Alois<br />

srl, Raffaele Alois & C. srl, Arte Seta<br />

Alois srl, San Leucio Passamanerie<br />

srl, Antico Opificio Serico De Negri<br />

SpA, Tessitura Cicala SpA, Bologna<br />

& Marcaccio srl, Giuseppe De Negri<br />

& Figli snc.<br />

In totale gli addetti erano 600 per<br />

un fatturato di circa 30 milioni di<br />

euro. La produzione toccava<br />

1.600.000 mt. di prodotti all’anno e<br />

il 60-65% del fatturato veniva esportato<br />

in Europa e negli Stati Uniti e<br />

indirettamente in Oriente e negli<br />

Emirati Arabi.<br />

Comune di Caserta, Consorzio degli<br />

imprenditori serici con Confindustria,<br />

Camera di Commercio e con<br />

l’appoggio della Provincia hanno<br />

siglato un protocollo d’intesa, frutto<br />

di un articolato progetto presentato<br />

Un protocollo<br />

d’intesa tra Comune<br />

e imprenditori<br />

al commissario che attualmente regge<br />

il Comune capoluogo, da Confindustria<br />

Caserta per conto del<br />

Consorzio per il recupero di alcuni<br />

spazi del Belvedere di San Leucio e il<br />

rilancio della produzione, così da far<br />

tornare agli antichi fasti i telai conservati<br />

nel Belvedere, tutti funzionanti<br />

ma in disuso per mancanza di<br />

personale competente.<br />

Non esiste, oggi, un marchio per i<br />

tessuti leuciani che certifichi la loro<br />

origine e ne favorisca la promozione,<br />

la pubblicizzazione e la vendita<br />

anche sui mercati emergenti.<br />

LE ORIGINI<br />

Ferdinando IV,<br />

sovrano illuminato<br />

LA CITTA’<br />

Italia unita,<br />

fine dell’utopia<br />

IL PRODOTTO<br />

Stoffe per tutte le<br />

grandi occasioni<br />

LA FLESSIONE<br />

Crisi, gli opifici<br />

ne risentono<br />

Il re Ferdinando IV<br />

pensò di formare i<br />

giovani del luogo<br />

mandandoli in<br />

Francia ad apprendere<br />

l’arte della tessitura,<br />

per poi lavorare<br />

negli stabilimenti<br />

reali. Decise<br />

di dare a questa<br />

comunità una legislazione e alla fabbrica<br />

serica un regolamento interno. Nel 1789 la<br />

manifattura reale si costituisce in una entità<br />

autonoma, ed i suoi abitanti sono riuniti in<br />

una comunità, regolata da un apposito codice<br />

di leggi ispirato al programma di rinnovamento<br />

sociale di stampo illuministico redatto<br />

nel 1769 da Bernardo Tanucci, allora<br />

ministro del Regno. Si trattò di un esperimento<br />

sociale d’avanguardia, un modello di<br />

equità sociale raro nelle nazioni del XVIII<br />

secolo e non più ripetuto nemmeno nelle successive<br />

rivoluzioni francese e marxista.<br />

La città era concepita<br />

su pianta circolare<br />

con una<br />

grande piazza al<br />

centro e un sistema<br />

stradale radiale.<br />

L’asse simbolico<br />

principale della<br />

città ipotizzata<br />

allineava una<br />

grandiosa cattedrale, la piazza circolare ed<br />

un teatro, confluendo nel centro del complesso<br />

manifatturiero. Esecutore materiale<br />

<strong>è</strong> Francesco Collecini, aiutante di Luigi<br />

Vanvitelli. In seguito alla Restaurazione il<br />

progetto della neo-città venne accantonato,<br />

anche se si continuarono ad ampliare<br />

industrie ed edifici, tra cui il palazzo del<br />

Belvedere. Il progetto utopico del re<br />

Ferdinando finì con l’Unità d’Italia quando<br />

tutto venne inglobato nel demanio statale,<br />

e lo speciale regime comunitario fu abolito,<br />

ma la tradizione rimane ancora oggi.<br />

I prodotti delle tessiture<br />

di San Leucio<br />

sono rappresentati<br />

oggi da stoffe pregiate<br />

per il rivestimento<br />

di pareti,<br />

divani, sedie, pezzi<br />

d’arredamento e e<br />

altro ancora. Uno<br />

dei pezzi realizzati<br />

appositamente per occasioni particolari <strong>è</strong> il<br />

mantello indossato da Papa Giovanni Paolo<br />

II all’apertura della Porta Santa in occasione<br />

del Giubileo del 2000. La particolarità del<br />

tessuto di San Leucio sta nel fatto che il motivo<br />

ornamentale che troviamo sulla stoffa<br />

viene fisicamente ottenuto attraverso un<br />

intreccio trama\ordito composto da filati di<br />

svariati colori, differenziandosi in maniera<br />

sostanziale dai tessuti cosiddetti “stampati”.<br />

Le composizioni sono ottenute con l’utilizzo<br />

di vari tipi di filato, oltre alla seta, come<br />

cotone, viscosa, lino.<br />

Il rilancio della<br />

produzione e la ricommercializzazione<br />

dell’eccellenza<br />

casertana necessita<br />

di interventi<br />

mirati, com’<strong>è</strong><br />

stato il protocollo<br />

d’intesa tra Comune<br />

e Camera di<br />

Commercio. Sintomatico che l’Alois, una<br />

delle otto aziende rappresentative della<br />

realtà produttiva casertana, <strong>è</strong> fallita per<br />

bancarotta patrimoniale. La flessione del<br />

mercato serico però <strong>è</strong> anche dovuta anche<br />

agli esigui spazi che San Leucio offre.<br />

Motivo, questo, della delocalizzazione<br />

degli stabilimenti. Secondo i rumors,<br />

sarebbe in cantiere un programma tra gli<br />

imprenditori della seta aderenti a<br />

Confindustria e il Comune, che prevede il<br />

restauro dei telai e l’attivazione di corsi di<br />

formazione professionale.


PRIMO PIANO Domenica 20 marzo 2011<br />

La professoressa Riitano: un progetto che dà la possibilità ai giovani di conoscere i percorsi formativi<br />

L’Ateneo orienta<br />

alla scelta<br />

delle Facoltà<br />

Quattro giorni di lezione a 7000 liceali<br />

11<br />

Tutti<br />

i numeri<br />

Preso d’assalto, per quattro giorni consecutivi, il<br />

campus di Baronissi dell’Università di Salerno<br />

da più di settemila studenti liceali affamati di<br />

sapere e interessati a conoscere l’Ateneo e le<br />

diverse offerte formative del progetto Unisa<br />

Orienta, organizzato dalla professoressa Maria<br />

Giovanna Riitano del Centro per l’orientamento<br />

e il tutorato.« Siamo contenti della risposta che<br />

abbiamo ottenuto da parte degli istituti superiori,<br />

- commenta la professoressa Riitano - che si<br />

sono dimostrati interessati alla nostra proposta e<br />

sono accorsi con un gran numero di ragazzi per<br />

partecipare». In quattro giorni si sono tenuti più<br />

di venti seminari, nei diversi orari della giornata.<br />

Gli studenti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi<br />

con i docenti e con ragazzi che già<br />

hanno intrapreso l’Università. Per i più fortunati,<br />

nella giornata inaugurale, c’<strong>è</strong> stata anche l’opportunità<br />

di fare domande al magnifico rettore<br />

Raimondo Pasquino che ha consigliato di sacrificare<br />

l’estate per studiare in vista dei test d’ingresso<br />

che servono ad accedere alle Facoltà. La<br />

manifestazione <strong>è</strong> stata anche un’occasione di<br />

confronto tra i docenti universitari<br />

e quelli degli istituti superiori.<br />

Infatti si sono tenute riunioni per<br />

spiegare come l’Università sia in<br />

continua evoluzione. A interloquire<br />

con i professori <strong>è</strong> stata la<br />

professoressa Riitano:« Ho cercato<br />

di spiegare ai docenti i cambiamenti<br />

dell’Università, i nuovi<br />

metodi di selezione delle nuove<br />

matricole: i test d’ingresso, per<br />

esempio, non verteranno più sulla<br />

cultura generale, ma si baseranno<br />

sulla logica. In caso lo studente<br />

non superi i test di alcune materie<br />

ha la possibilità di iniziare il suo<br />

percorso di studi con il debito formativo.<br />

Solo una volta superato<br />

questo debito potrà iniziare a dare<br />

gli esami regolarmente». Alla fine<br />

i professori sono sembrati tutti<br />

d’accordo sul fatto che nonostante<br />

il mondo della scuola pubblica<br />

e dell’Università non viva un buon<br />

momento, bisogna invogliare i<br />

giovani a continuare gli studi. «La<br />

cultura deve rimanere un punto<br />

fermo della società» - ha ribadito<br />

Michela Alagna professoressa al<br />

liceo di Meta - fatto sta che oggi, i<br />

tagli effettuati da Tremonti pesano<br />

e non poco sull’economia delle<br />

scuole pubbliche. In più non fanno certamente<br />

bene le polemiche sui metodi e i concetti che<br />

vengono insegnati all’interno. Ed <strong>è</strong> vero che la<br />

crisi economica che ha colpito il Paese non favorisce<br />

gli sbocchi occupazionali”.<br />

Antonio Buonocore, anche lui professore del<br />

liceo di Meta, <strong>è</strong> convinto che solo grazie a una<br />

buona preparazione culturale si può uscire da<br />

crisi economiche come quella che ha colpito la<br />

Nazione: “Oggi <strong>è</strong> difficile trovare un’occupazione<br />

- ha detto - e ci sono molti laureati senza<br />

lavoro, ma non per questo bisogna scoraggiarsi.<br />

L’Università <strong>è</strong> anche un modo per accrescere<br />

la propria cultura personale. Non bisogna<br />

essere troppo frettolosi l’opportunità prima o<br />

poi arriva. In alcuni settori c’<strong>è</strong> crisi occupazionale,<br />

ma c’<strong>è</strong> da dire anche che in altri c’<strong>è</strong> mancanza<br />

di personale. Di crisi economiche nella<br />

storia ce ne sono state tantissime, bisogna solo<br />

apprendere dal passato per andare avanti e<br />

superare anche questo ostacolo. Il segreto <strong>è</strong><br />

essere ottimisti, fiduciosi e dare spazio ai giovani,<br />

ben vengano da parte delle Università<br />

questi progetti di orientamento”.<br />

UnisaOrienta ha<br />

coinvolto 90 Istituti<br />

superiori del bacino<br />

di utenza<br />

dell'Ateneo con<br />

circa 7000 studenti<br />

e 350 docenti delle<br />

scuole.Per quanto<br />

riguarda i contenuti<br />

sono state 110 le<br />

ore di formazione<br />

frontale, <strong>è</strong> stato<br />

allestito anche un<br />

laboratorio con 12<br />

postazioni internet,<br />

finalizzate a consentire<br />

lo svolgimento<br />

del test della<br />

autovalutazione online<br />

delle attitudini.<br />

Numeri che hanno<br />

permesso<br />

all’Università di<br />

Salerno di avere un<br />

grande successo tra<br />

le scuole pubbliche.<br />

La professoressa Maria Giovanna Riitano<br />

e in basso il Rettore Raimondo Pasquino<br />

Le iniziative di tutorato e<br />

orientamento sono essenziali<br />

per ogni ateneo. Solo<br />

alimentando continuativamente<br />

il bacino di utenza<br />

di un Università, si rafforza<br />

ciò di cui, in sostanza, essa<br />

stessa vive. Ne <strong>è</strong> consapevole<br />

il Magnifico Rettore<br />

dell'Ateneo di Salerno<br />

Raimondo Pasquino, che<br />

non ha mancato di presenziare<br />

all'inaugurazione di<br />

UnisaOrienta 2011 al campus<br />

di Baronissi sede della<br />

Facoltà di Medicina. «Da<br />

diversi anni le varie iniziative<br />

di orientamento, si<br />

connotano come attività<br />

strategica dell’Università<br />

di Salerno, ha detto Pasquino<br />

davanti ai primi<br />

studenti delle scuole superiori<br />

campane» aggiungendo<br />

che «esse costituiscono<br />

non solo un momento rilevante<br />

sul versante dell’approccio<br />

fra gli studenti<br />

delle scuole superiori e la<br />

comunità universitaria, ma<br />

in particolare, sul terreno<br />

della formazione e della<br />

conoscenza consapevole<br />

dei diversi ambiti disciplinari,<br />

una preziosa occasione<br />

di incontro con la<br />

dimensione dell’alta formazione».<br />

Il progetto<br />

“UnisaOrienta” curato dal<br />

Caot ha visto, dal 28 febbraio<br />

al 4 marzo, la partecipazione<br />

di circa 7000<br />

studenti, che hanno potuto<br />

vivere un primo contatto<br />

con quell'«l'alta formazione»<br />

cui il Rettore aveva<br />

fatto riferimento. Ogni<br />

docente universitario infatti,<br />

nell'arco dei cinque giorni<br />

d'iniziativa, ha avuto modo<br />

di tenere un seminario di<br />

presentazione del rispettivo<br />

Gli studenti<br />

«UN’OPPORTUNITÀ IN PIÙ»<br />

Alcuni ragazzi del liceo classico di<br />

Meta di Sorrento sostengono che<br />

la manifestazione sia stata un’ottima<br />

opportunità per capirci di più<br />

delle Facoltà che si possono scegliere<br />

all’interno dell’Università.<br />

«Siamo veramente contenti dell’opportunità<br />

che ci <strong>è</strong> stata data.<br />

Per noi non <strong>è</strong> un modo di fare festa<br />

a scuola come potrebbero pensare<br />

i più maliziosi, anzi un’occasione<br />

da prendere a volo. Siamo affascinati<br />

da queste enormi aule, possiamo<br />

confrontarci con i professori,<br />

fare domande per approfondire<br />

questioni e problematiche che non<br />

conosciamo. In più sembra molto<br />

interessante fare test attitudinali<br />

per capire meglio in quali materie<br />

siamo più ferrati. I seminari che<br />

abbiamo seguito fino adesso sono<br />

tutti stimolanti e penso che queste<br />

«Indirizzare <strong>è</strong> un’attività strategica»<br />

I consigli<br />

di Pasquino<br />

«Nei prossimi anni<br />

serviranno molti medici»<br />

corso di studi. Dando l'occasione<br />

a tutti gli studenti<br />

che intendono intraprendere<br />

un nuovo percorso formativo,<br />

di scegliere adeguatamente<br />

il loro impegno più<br />

manifestazioni invoglino gli studenti,<br />

come noi, a continuare un<br />

percorso di studi».Poi però i liceali<br />

proseguono confessandoci che,<br />

«nel nostro istituto i professori<br />

sono concentrati nel terminare il<br />

programma al più presto, più che<br />

aiutarci a scegliere la facoltà giusta<br />

per il futuro. Questo compito così<br />

arduo lo lasciano tutto a noi.<br />

Perciò non possiamo perdere queste<br />

occasioni che ci concede<br />

l’Università. E’ veramente difficile<br />

scegliere, ma almeno con questo<br />

progetto possiamo dire di aver<br />

capito qualcosa in più dell’ambiente<br />

universitario, delle materie e<br />

delle Facoltà. Forse bisognerebbe<br />

insistere ancora di più, regalandoci<br />

qualche altro giorno di vita nel<br />

Campus universitario. Ma alla fine<br />

ci accontentiamo lo stesso, sta a<br />

noi farci avanti».<br />

prossimo. Nella piena consapevolezza<br />

però, anche<br />

delle reali possibilità di<br />

sbocco professionale che<br />

una preparazione adeguata<br />

può garantire, grazie ad<br />

una stretta collaborazione<br />

con le aziende sul territorio.<br />

Pasquino, rispondendo<br />

alle domande dei ragazzi<br />

(che in buona parte vertevano<br />

soprattutto su questo<br />

punto), ha ricordato «la<br />

grande sinergia tra l’università<br />

e l’azienda ospedaliera<br />

San Giovanni di Dio».<br />

Nonostante le difficoltà<br />

oggettive in cui si trova<br />

l'Università italiana, <strong>è</strong> possibile<br />

razionalizzare l'offerta<br />

formativa in vista dell'inserimento<br />

nel mondo del<br />

lavoro. «Nei prossimi anni,<br />

ha sostenuto Pasquino, le<br />

previsioni dicono che aumenterà<br />

la richiesta di<br />

medici. L’anno scorso abbiamo<br />

avuto 165 matricole<br />

ed <strong>è</strong> possibile che il numero<br />

aumenti». Sempre per<br />

ciò che riguarda la Facoltà<br />

di Medicina, il rettore ha<br />

poi rassicurato chi chiedeva<br />

chiarimenti sulla possibilità<br />

di specializzarsi al<br />

campus di Baronissi. «Le<br />

specializzazioni - ha detto<br />

Pasquino - ci saranno, alcune<br />

in autonomia altre<br />

con realtà consorziate».<br />

Pagina a cura di<br />

ALESSIO FUSCO<br />

MATTEO MARCELLI


12 Domenica 20 marzo 2011 RICERCA<br />

All’<strong>Enea</strong> di <strong>Portici</strong> l’alta tecnologia <strong>è</strong> al servizio dell’energia solare<br />

Percorsi ecosostenibili che puntano dritto verso il risparmio economico<br />

In Campania chi ricerca trova<br />

Sempre più spesso, in questi anni,<br />

gli italiani si sono chiesti: a che<br />

punto <strong>è</strong> la ricerca? In che settori si<br />

ricerca? Abbiamo gli uomini e le<br />

tecnologie per poter stare al passo<br />

con i tempi e con le altre nazioni?<br />

E qui al Sud come <strong>è</strong> la situazione?<br />

Domande che non trovano mai<br />

una risposta chiara. Fatto sta che,<br />

nel nostro Paese, ci sono tutte le<br />

condizioni per poter fare ricerca<br />

ad alto livello. Certo <strong>è</strong> che ci sono<br />

pochi investimenti in alcuni<br />

campi, ma non <strong>è</strong> sempre così. In<br />

alcuni settori, fondamentali e strategici<br />

per il futuro economico<br />

dell’Italia, la ricerca tocca livelli<br />

impressionanti per tecnologia e<br />

innovazione, rendendoci un paese<br />

altamente competitivo a livello<br />

mondiale. In questi settori si trovano<br />

realtà fuori dal comune. È il<br />

caso del Centro Ricerche <strong>Enea</strong> di<br />

<strong>Portici</strong>, in provincia di Napoli,<br />

situato a pochi metri dal porto<br />

storico del Granatello. L’agenzia<br />

nazionale per le nuove tecnologie,<br />

l’energia e lo sviluppo economico<br />

sostenibile (<strong>Enea</strong>), ha diverse sedi<br />

sul territorio nazionale, ognuna si<br />

occupa di temi legati all’energia,<br />

nuove tecnologie, sviluppo economico<br />

e ambiente. Il responsabile<br />

del complesso <strong>è</strong> il dottor Ezio<br />

Terzini che ci parla degli obiettivi<br />

del centro. «Qui a <strong>Portici</strong> – dice –<br />

ci occupiamo della realizzazione<br />

di pannelli fotovoltaici a basso<br />

costo, sviluppiamo anche nuove<br />

tecnologie nel settore come i film<br />

sottili di silicio microcristallino<br />

focalizzate, cio<strong>è</strong> pannelli flessibili,<br />

dello spessore di un paio di fogli di<br />

carta, che possono essere installati<br />

su superfici curve. Ricerchiamo<br />

anche polimeri organici fotosensibili<br />

per sviluppare la tecnologia<br />

del fotovoltaico organico». Ma<br />

non solo si fa pure ricerca sui<br />

semiconduttori elettronici. «La<br />

tecnologia – spiega ancora Terzini<br />

– che abbiamo sviluppato nei<br />

nostri laboratori, sui semiconduttori,<br />

viene utilizzata da aziende<br />

come ST Microelettronics e il<br />

colosso tedesco Siemens». Ma<br />

anche tanti progetti come Elioslab,<br />

rivolto alla creazione di un laboratorio<br />

con caratteristiche di eccellenza<br />

a livello internazionale nel<br />

settore dello sviluppo di componenti,<br />

tecnologie e sistemi per la<br />

captazione e l’utilizzo dell’energia<br />

solare sottoforma di calore ad alta<br />

temperatura. O come il progetto<br />

Apollon finalizzato alla riduzione<br />

sostanziale del costo dei sistemi<br />

fotovoltaici, per poter ambire al<br />

raggiungimento della competitività<br />

economica nel medio-lungo<br />

termine. L’attività dell’<strong>Enea</strong> a<br />

<strong>Portici</strong> comincia alla metà degli<br />

Anni Ottanta e si concentra principalmente<br />

sulle fonti energetiche<br />

alternative, il settore in questione<br />

<strong>è</strong> in rapida crescita, anche se paga<br />

un gap tecnologico nei confronti<br />

di partner internazionali come<br />

Germania e Giappone leader<br />

mondiali nel campo come spiega<br />

Terzini. «I Governi di questi Paesi<br />

Il centro<br />

Situato nei pressi dello storico<br />

porto del Granatello il centro<br />

di ricerche <strong>Enea</strong> a <strong>Portici</strong> si<br />

estende su una superficie di<br />

27mila metri quadrati. Responsabile<br />

della struttura <strong>è</strong> il<br />

dottor Ezio Terzini, alle cui<br />

dipendenze ci sono 120 impiegati<br />

tra ricercatori, ingegneri e<br />

architetti. La maggior parte<br />

provenienti dalle università<br />

campane, ma ci sono anche 13<br />

collaboratori stranieri. Tre i<br />

settori di ricerca: energia,<br />

ambiente e nuove tecnologie.<br />

– aggiunge il responsabile<br />

dell’<strong>Enea</strong> – hanno cominciato, prima<br />

del nostro, ad adottare politiche<br />

di incentivi per favorire gli<br />

impianti fotovoltaici, così la tecnologia<br />

e la ricerca si sono sviluppati<br />

tantissimo in questo settore. Noi<br />

abbiamo cominciato tardi, ma li<br />

stiamo raggiungendo». Con i recenti<br />

tagli governativi la preoccupazione<br />

<strong>è</strong> che si blocchi la ricerca<br />

in campo fotovoltaico, una situazione<br />

che graverebbe non poco<br />

sull’economia della Campania,<br />

visto che la nostra regione <strong>è</strong> tra le<br />

prime in Italia per estensione di<br />

impianti, ma Terzini rassicura che:<br />

«forse una razionalizzazione delle<br />

risorse e dei finanziamenti in questo<br />

settore potrebbe risolvere il<br />

problema delle bolle finanziarie<br />

causate da speculatori mossi dal<br />

profitto anziché dal sapere scientifico<br />

e dallo sviluppo economico<br />

ecosostenibile».<br />

Pagina a cura di<br />

PIETRO ESPOSITO<br />

DAVIDE SAVINO<br />

Il progetto<br />

Oltre ai progetti scientifici<br />

l’<strong>Enea</strong> <strong>è</strong> coinvolta, insieme<br />

all’Amministrazione locale e<br />

altri centri di ricerca, in un<br />

progetto per la riqualificazione<br />

del territorio e del turismo:<br />

“<strong>Portici</strong> Campus”. L’iniziativa<br />

si propone di diffondere il turismo<br />

scientifico. Utilizzando<br />

come location le Ville Vesuviane,<br />

si organizzano meeting<br />

per la divulgazione delle ricerche<br />

condotte da <strong>Enea</strong> e altre<br />

strutture analoghe presenti<br />

sul territorio.<br />

Il sole ci salverà. In tanti, tra<br />

ambientalisti improvvisati<br />

e affermati, hanno pronunciato<br />

questa frase. Ma più<br />

di tutti, in questa teoria,<br />

sembra crederci l’<strong>Enea</strong>,<br />

specializzata nella ricerca<br />

nel campo del solare e del<br />

fotovoltaico. Da <strong>Portici</strong><br />

passano le più importanti<br />

innovazioni nel settore, il<br />

cui fiore all’occhiello <strong>è</strong> sicuramente<br />

il progetto riguardante<br />

il fotovoltaico organico.<br />

Le celle solari convenzionali<br />

convertono la luce<br />

in elettricità sfruttando l’effetto<br />

fotoelettrico che ha<br />

luogo all’interfaccia tra semiconduttori,<br />

per questo<br />

motivo sono strettamente<br />

correlate alla tecnologia del<br />

silicio. La stragrande maggioranza<br />

dei pannelli oggi<br />

in commercio <strong>è</strong> costituito<br />

da questa tecnologia a base<br />

di silicio cristallino, un materiale<br />

ancora al centro<br />

della ricerca nel settore e<br />

che dominerà il mercato<br />

per almeno altri quindici<br />

anni. Il silicio <strong>è</strong> sì molto efficiente,<br />

ma richiede alti<br />

costi di produzione. Per<br />

questo motivo si <strong>è</strong> iniziato a<br />

studiare sistemi che potessero<br />

diminuire il prezzo fi-<br />

Rivoluzione nel fotovoltaico<br />

Generazione<br />

organico<br />

nale. Un grosso vantaggio<br />

dei materiali fotovoltaici organici,<br />

o plastici, risiede nel<br />

fatto che questi, sotto forma<br />

di pellicola, possono essere<br />

depositati su larghe aree e<br />

con costi molto ridotti. <strong>Enea</strong><br />

<strong>è</strong> leader nella ricerca sull’organico.<br />

Come celle solari<br />

organiche, si intendono i dispositivi<br />

la cui parte fotoattiva<br />

si basa su composti organici<br />

del carbonio. In poche<br />

parole, una cella organica<br />

<strong>è</strong> composta da un sottostrato<br />

di vetro, racchiuso da<br />

pellicole sottili che contengono<br />

i materiali fotoattivi situate<br />

in mezzo a due elettrodi,<br />

di cui uno trasparente, che<br />

si occupano della conduzione<br />

dell’energia. Questo particolare<br />

tipo di celle sono conosciute<br />

anche come “celle plastiche”.<br />

La ricerca e lo sviluppo<br />

nel campo del fotovoltaico,<br />

si sta concentrando sull’organico<br />

grazie alla facilità<br />

di produzione e al ridotto<br />

utilizzo di materiali, abbattendo<br />

così la spesa. Se sarà<br />

vero che il sole ci salverà, a<br />

questa missione avrà contribuito<br />

fortemente l’<strong>Enea</strong>.<br />

La centrale del futuro<br />

Quel genio<br />

di Archimede<br />

Sono passati duemila anni<br />

da quando l’invasione di<br />

Siracusa fu scongiurata<br />

dallo scienziato Archimede<br />

grazie all’utilizzo di specchi<br />

ustori, capaci di catalizzare<br />

la luce solare rispedendola<br />

verso le vele delle navi<br />

romane, incendiandole.<br />

Due millenni dopo, Archimede<br />

<strong>è</strong> il nome del progetto<br />

realizzato accanto alla<br />

centrale termoelettrica di<br />

Priolo Gargallo, proprio in<br />

provincia di Siracusa, consistente<br />

in una serie di 360<br />

specchi in grado di convogliare<br />

il calore del sole e<br />

consentire la produzione di<br />

vapore capace di muovere<br />

delle turbine che generano<br />

una potenza elettrica di 5<br />

Mega watt. Inaugurato con<br />

grande orgoglio lo scorso<br />

14 luglio dall’Enel, deve la<br />

sua realizzazione al sapere<br />

ingegneristico dell’<strong>Enea</strong>,<br />

leader nello sviluppo del fotovoltaico<br />

nel mondo. Archimede<br />

contribuirà alla<br />

realizzazione della “carbon<br />

neutral”, ovvero la scomparsa<br />

della produzione di energia<br />

da carbone, prevista dal<br />

principale fornitore di energia<br />

italiano per il 2050.<br />

Il particolare sistema di accumulo<br />

di energia garantisce<br />

la produzione anche di<br />

notte, in assenza di luce<br />

solare. Il progetto, realizzato<br />

con la “Angelantoni Industrie”,<br />

rappresenta un successo<br />

tutto italiano: nella<br />

ricerca, nell’innovazione e<br />

nella realizzazione. Il progetto<br />

<strong>è</strong> stato fortemente<br />

sostenuto dal fisico Carlo<br />

Rubbia durante il periodo<br />

della sua presidenza dell’<strong>Enea</strong>.<br />

I lavori dell'ente hanno<br />

perfezionato la vecchia<br />

idea di impianto solare termodinamico<br />

utilizzando dei<br />

sali in grado di assorbire<br />

meglio il calore del Sole. Il<br />

fluido termovettore usato,<br />

infatti, <strong>è</strong> una miscela di sali<br />

fusi composti da nitrato di<br />

sodio e di potassio. Un sistema<br />

tra i più avanzati al<br />

mondo, che raggiunge una<br />

temperatura di esercizio di<br />

550 gradi centigradi. Archimede<br />

nasce per dimostrare<br />

che la nuova tecnologia,<br />

tutta made in Italy,<br />

ha grandi prospettive di<br />

sviluppo, nel più totale<br />

rispetto dell’ambiente.


RICERCA Domenica 20 marzo 2011<br />

Università di Salerno: nuove prospettive per l’analisi scientifica delle risorse territoriali<br />

(Seed)otti dall’indagine<br />

13<br />

Una miriade di progetti ancorati<br />

alla ricerca che rilanciano, a più<br />

riprese, le attività di Ateneo nella<br />

rete internazionale del progresso<br />

scientifico. Merito del Seed (Sanitary<br />

environmental engineering<br />

division), il gruppo di Ingegneria<br />

Sanitaria Ambientale dell’Università<br />

di Salerno, fiore all’occhiello<br />

dell’indagine scientifica nel settore<br />

ecologico e in quello sanitario.<br />

L’equipe di ricerca, coordinata dal<br />

professore Vincenzo Belgiorno, <strong>è</strong><br />

composta da diversi ricercatori,<br />

divisi tra docenti di ruolo, tecnici<br />

di laboratorio, assegnisti e dottorandi,<br />

costantemente impegnati<br />

nel monitoraggio e nella salvaguardia<br />

delle risorse territoriali.<br />

Il laboratorio di Ingegneria Sanitaria<br />

Ambientale <strong>è</strong> afferente,<br />

insieme al gruppo di ricerca, al<br />

Dipartimento di Ingegneria Civile<br />

e dispone di strumentazioni analitiche<br />

all’avanguardia per la caratterizzazione<br />

di inquinanti nelle<br />

Il prof. Belgiorno: studiamo ingegneria ambientale<br />

e depositiamo brevetti in Usa, Europa e Giappone<br />

matrici liquide, solide e gassose.<br />

«Siamo un gruppo costituito da<br />

una quindicina di persone – spiega<br />

il prof. Belgiorno - che opera in<br />

ambiti diversi. In particolare<br />

seguiamo i bandi di ricerca nazionali<br />

e internazionali, oltre a svolgere<br />

un attività per conto terzi su<br />

base territoriale. I nostri obiettivi<br />

riguardano l’ingegneria ambientale,<br />

in riferimento alla quale abbiamo<br />

depositato diversi brevetti di<br />

prodotti di ricerca applicata con<br />

delle tecnologie innovative per<br />

quel che riguarda il trattamento<br />

delle acque destinate al consumo<br />

umano e delle acque reflue».<br />

La funzione intrapresa dal Seed<br />

sulla compagine territoriale, l’utilità<br />

dei progetti avviati e i traguardi<br />

raggiunti di volta in volta su specifici<br />

ambiti di analisi, hanno favorito<br />

il finanziamento e la recente<br />

realizzazione del nuovo centro di<br />

ricerca, sito all’interno del campus<br />

universitario. Un vero e proprio<br />

centro nevralgico del progresso<br />

scientifico nel quale, grazie alle<br />

sofisticate strumentazioni analitiche,<br />

alla presenza di particolari<br />

spazi adibiti alla specificità della<br />

ricerca e ad unità di laboratorio<br />

mobile attrezzate per le attività di<br />

monitoraggio ambientale in situ,<br />

vengono portati avanti numerosi<br />

progetti di ricerca, molti dei quali<br />

sviluppati in collaborazione con la<br />

Turchia, Cipro, la Grecia e gli Usa.<br />

Il laboratorio analitico si compone<br />

di cinque sezioni sperimentali,<br />

ognuna operante in un determinato<br />

settore relativo ad elementi<br />

peculiari della scienza ambientale.<br />

All’interno dei distretti del laboratorio<br />

risiedono macchinari come<br />

l’olfattometro, il Gcms (Gas cromato<br />

- grafia di massa) portatile<br />

per il campionamento dell’aria e il<br />

Toc (Total organic carbon) per la<br />

misurazione della sostanza organica<br />

nei liquidi, che permettono di<br />

svolgere, a pieno regime, le analisi<br />

delle risorse territoriali, monitorando<br />

il livello di contaminazione.<br />

Le cinque linee di ricerca fondamentali<br />

riguardano la caratterizzazione<br />

delle acque reflue e potabili,<br />

quella dei rifiuti solidi, le indagini<br />

tossicologiche, i test microbiologici<br />

e le analisi olfattometriche.<br />

«Un aspetto importante che caratterizza<br />

questo particolare settore<br />

di ricerca, e più in generale l’intera<br />

facoltà di Ingegneria, – chiarisce il<br />

dott. Vincenzo Naddeo – riguarda<br />

l’introduzione nel mondo del lavoro:<br />

si <strong>è</strong> potuto, infatti, constatare<br />

che, dopo aver terminato il ciclo di<br />

studi, il 95 % degli studenti neolaureati<br />

in Ingegneria ha alte probabilità<br />

di trovare lavoro in maniera<br />

stabile. Un dato che viene quasi<br />

massimizzato nel settore dell’ingegneria<br />

ambientale”.<br />

Un contesto in continuo sviluppo<br />

che, oltre a porre nuove prospettive<br />

di ricerca, desta le coscienze<br />

della collettività sul patrimonio più<br />

prezioso che abbiamo, quello delle<br />

risorse ambientali.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIO PIO CIRILLO<br />

FEDERICA MASSARI<br />

NON C’È VITA SENZ’ACQUA<br />

Un nuovo processo<br />

per la depurazione<br />

dei liquidi<br />

Nella frenetica corsa all’acquisto dell’ultimo<br />

modello di Ipad o della più confortevole<br />

automobile, ci si dimentica dei beni<br />

più semplici, necessari al mantenimento<br />

della nostra stessa vita, considerandoli<br />

come scontati e sempre a disposizione.<br />

L’elemento essenziale da cui proveniamo<br />

<strong>è</strong> il brodo primordiale che ha dato inizio a<br />

tutto. Detto altrimenti <strong>è</strong> semplicemente<br />

acqua. Quella dolce <strong>è</strong> mal distribuita sul<br />

pianeta ma comunque basterebbe al fabbisogno<br />

di ognuno se non ci fossero sprechi.<br />

Il Seed ha ideato un nuovo processo<br />

per facilitare la depurazione delle acque<br />

denominato Usame (Ultra sound adsorption<br />

membrane).<br />

L’eliminazione delle<br />

sostanze organiche<br />

nei liquidi si attua<br />

attraverso vari metodi.<br />

Uno di questi<br />

<strong>è</strong> quello della filtrazione<br />

a membrana.<br />

Ovvero per depurare<br />

l’acqua la si fa<br />

passare attraverso<br />

delle membrane che trattengono le<br />

sostanze organiche. Quest’ultime possono<br />

limitare il processo andando ad otturare<br />

le stesse membrane. Questo limite<br />

viene superato dal trattamento Usame,<br />

che risolve l’otturazione dei pori della<br />

membrana attraverso processi di assorbimento<br />

e ossidazione avanzata ad ultrasuoni.<br />

Questi studi del Laboratorio di<br />

Ingegneria Sanitaria dell’Università di<br />

Salerno sono stati coadiuvati dal team di<br />

Mark M. Benjamin dell’Università di<br />

Washington.<br />

INNOVAZIONE<br />

Pubblicazioni<br />

d’avanguardia<br />

CONSULENZA<br />

Occhi attenti<br />

e naso fino<br />

PROGRAMMI<br />

Sognando<br />

l’ecosistema sano<br />

FORMAZIONE<br />

Sviluppo<br />

e gestione<br />

Una delle priorità<br />

del Seed <strong>è</strong> da ricercarsi<br />

nell’innovazione<br />

tecnologica per la<br />

quale i trattamenti<br />

delle acque vengono<br />

realizzati con processi<br />

innovativi a<br />

membrane e ad<br />

ultrasuoni.<br />

Tutti i brevetti depositati<br />

a cura del gruppo di ricerca sono<br />

stati, infatti, conseguiti con la combinazione<br />

di diversi sistemi di applicazione, tutti caratterizzati<br />

da rinnovamenti tecno - scientifici.<br />

L’innovazione tecnologica si evince, oltre che<br />

dai numerosi brevetti a testimonianza delle<br />

attività di collaborazione in progetti nazionali<br />

e internazionali, anche dagli esiti della<br />

ricerca applicata, sempre più nutriti. Le molteplici<br />

potenzialità di ricerca hanno inoltre<br />

consentito un significativa produzione scientifica,<br />

evidenziata, negli ultimi 5 anni, da<br />

oltre 200 pubblicazioni su riviste internazionali<br />

e da numerose tesi di laurea.<br />

Ognuno vorrebbe<br />

vivere in un ambiente<br />

sano e sicuro.<br />

Il Seed per soddisfare<br />

quest’esigenza<br />

dei cittadini<br />

del salernitano offre<br />

un’attività di<br />

consulenza tecnico-scientifica<br />

agli<br />

enti territoriali. L’attività predominante <strong>è</strong><br />

l’attuazione di campagne per il monitoraggio<br />

ambientale: conoscere con dati oggettivi<br />

la situazione dell’ambiente che circonda<br />

le aree interessate. Ciò <strong>è</strong> possibile attraverso<br />

delle reti di stazioni di monitoraggio<br />

presenti sul territorio che registrano con<br />

una cadenza fissa i parametri di natura<br />

ambientale. Particolare attenzione vi <strong>è</strong> per<br />

il controllo degli odori e la qualità del settore<br />

atmosferico ed acustico. Si occupa<br />

anche del trattamento finale dai rifiuti<br />

solidi urbani e della raccolta differenziata.<br />

Il Seed in collaborazione<br />

con numerose<br />

Università Italiane<br />

e Straniere ha partecipato<br />

a diversi<br />

progetti di ricerca.<br />

Dalle ultime principali<br />

collaborazioni<br />

spiccano: “Processi<br />

per la bonifica di siti<br />

contaminati da prodotti petroliferi” nell’ambito<br />

dei Prin (Programmi di ricerca di rilevante<br />

interesse nazionale) cofinanziato dal<br />

Miur; “Utilizzo di processi di ossidazione<br />

avanzata per la rimozione di composti farmaceutici<br />

dalle acque reflue e monitoraggio<br />

della tossicità”, cofinanziato dalla Comunità<br />

europea; “Sostenibilità ambientale dello<br />

smaltimento in discarica dei rifiuti solidi pretrattati”,<br />

finanziato dalla Regione Campania;<br />

“Individuazione e validazione di processi<br />

per il trattamento della frazione organica<br />

dei rifiuti”, finanziato dall’<strong>Enea</strong>.<br />

Il Seed esercita una<br />

attività di formazione<br />

indirizzata a studenti,<br />

dottorandi,<br />

ricercatori ed operatori<br />

del settore<br />

ambientale.<br />

Vengono organizzati<br />

periodicamente<br />

seminari e corsi di<br />

aggiornamento nell’ambito<br />

delle tematiche tipiche dell’Ingegneria<br />

Sanitaria Ambientale. Il programma<br />

delle lezioni presta particolare attenzione<br />

alle problematiche di gestione e controllo<br />

degli impianti di trattamento delle acque,<br />

delle acque reflue e dei rifiuti solidi, oltre alle<br />

operazioni di monitoraggio ambientale.<br />

Nell’ambito delle attività didattiche relative<br />

ai corsi di laurea in Ingegneria Civile e in<br />

Ingegneria Civile per l’Ambiente ed il<br />

Territorio, le lezioni teoriche e le esercitazioni<br />

in aula sono suffragate attraverso visite<br />

tecniche ad attrezzature di trattamento dei<br />

liquidi e dei rifiuti urbani sul territorio.


14 Domenica<br />

20 marzo 2011


IL PERSONAGGIO Domenica 20 marzo 2011<br />

Ogni giorno decine di persone affollano la sua casa per ricevere benefici influssi<br />

L’ultima strega del villaggio<br />

15<br />

Ogni epoca ha le sue leggende e<br />

le sue tradizioni che, nel corso<br />

dei secoli, si tramandano. Quasi<br />

tutti noi non crediamo ai fenomeni<br />

paranormali, ma siamo i<br />

primi a sobbalzare quando nella<br />

notte sentiamo determinati rumori.<br />

Inconsciamente, forse,<br />

sappiamo che questi fenomeni<br />

esistono. Sapere che qualcuna<br />

creda di essere stata una janara <strong>è</strong><br />

strepitoso. Molti preferiranno<br />

vederla come una pazza ma alla<br />

fine non siamo tutti un po’<br />

pazzi? D’altronde Churchill diceva<br />

che “la più grande lezione<br />

nella vita <strong>è</strong> sapere che anche i<br />

pazzi a volte hanno ragione”,<br />

quindi non costa niente sentire<br />

la sua affascinante storia.<br />

La pazzia <strong>è</strong> come il paradiso.<br />

Quando arrivi al punto in cui non<br />

te ne frega più niente di quello<br />

che gli altri possono dire, sei vicino<br />

al cielo. Questa signora oltre a<br />

infischiarsene della gente, crede<br />

in ciò che fa. La signora (che chiameremo<br />

Anna) ha 80 anni e abita<br />

in una casupola diroccata in cima<br />

a una collina, tra Civitella Licinio<br />

e Pietraroja. La strada che porta<br />

alla casa <strong>è</strong> un diroccato sentiero<br />

di campagna, pieno di pietre e<br />

erbacce, tanto che <strong>è</strong> impossibile<br />

arrivarci con la macchina. Ho<br />

camminato per circa venti minuti<br />

a piedi, poi ho intravisto le tende<br />

nere alle finestre e un gatto nero e<br />

grasso sdraiato accanto alla<br />

porta. Ho bussato il campanello e<br />

lei <strong>è</strong> venuta ad aprirmi. Lei dice di<br />

essere stata una janara, ma<br />

adesso <strong>è</strong> una guaritrice di malocchio<br />

e di “jettature”. Ci spiega<br />

anche che dalla parola “jettura”<br />

“gettare lo sguardo malefico sulle<br />

persone” derivò l’espressione<br />

“fare il malocchio”. Il malocchio <strong>è</strong><br />

un maleficio molto meno potente<br />

della fattura; non provoca mai la<br />

morte o disgrazie varie, ma si<br />

limita a generare delle noie, dei<br />

piccoli fastidi di salute, dei mal di<br />

testa improvvisi, delle rotture di<br />

oggetti, tipo macchina, moto,<br />

elettrodomestici.<br />

Bastano pochi minuti e, nel giro<br />

di qualche ora, assicura, quegli<br />

effetti apparsi stranamente, altrettanto<br />

stranamente scompaiono.<br />

Non prende soldi, ma<br />

solo beni alimentari.<br />

«C’<strong>è</strong> un continuo via vai dalla<br />

casa, tutti i signori e le signore<br />

che entrano, uno alla volta, da<br />

quella porta, ne escono contenti e<br />

sorridenti, ma non ci spiegano<br />

quali poteri magici possa avere<br />

questa “portatrice di bene”. In un<br />

mondo contemporaneo, dove si<br />

crede solo ai messaggi veicolati<br />

dai mass-media, l’uomo non<br />

crede più a fenomeni extraterreni,<br />

cerca sempre di riportare<br />

tutto alla ragione», continua la<br />

signora.<br />

Lei ci spiega che questi fenomeni,<br />

anzi, proliferano e si manifestano<br />

costantemente. Ora come ora<br />

vuole scongiurare malattie e<br />

infermità fisiche ma non penserebbe<br />

mai di porre una maledizione<br />

su un essere umano.<br />

È un po’ restia a parlare di sé o del<br />

suo passato, anche perché la<br />

additano come pazza, ma molti<br />

sono coloro che credono agli<br />

effetti benefici di questa signora.<br />

Da giovane era bellissima. Lunghi<br />

Abita in un casolare in provincia di Benevento<br />

Tende scure alle finestre e un gatto nero per amico<br />

«Non prendo soldi<br />

e nel paese<br />

nessuno mi crede,<br />

ma alle maldicenze<br />

non faccio caso»<br />

Storie raccontano di janare che entrate nelle stalle<br />

rapivano gli animali e li sfinivano per tutta la notte<br />

facendoli correre e stancare, riportandoli solo all’alba<br />

stanchi morti e con la schiuma alla bocca. Altre<br />

invece frequentavano assiduamente case dove erano<br />

presenti bambini ai quali storcevano gambe e<br />

piedi impedendone la crescita nel tempo o, in altri<br />

casi, causavano strabismo o addirittua morte; il sacrificio<br />

dei bambini serviva a nutrire con il loro<br />

sangue il mostro che veneravano durante i loro riti.<br />

La leggenda popolare narra che chiunque nascesse<br />

La leggenda delle streghe<br />

di Benevento, diffusasi<br />

in Europa dal XIII secolo,<br />

<strong>è</strong> una delle ragioni principali<br />

della fama della città<br />

La credenza popolare<br />

per cui il centro sannita,<br />

sarebbe il luogo di raduno<br />

delle streghe italiane<br />

<strong>è</strong> piuttosto ricca di risvolti<br />

e ne rimane vago<br />

il confine tra realtà<br />

e immaginazione<br />

LA LEGGENDA<br />

Le janare o streghe di Benevento erano nella<br />

credenza popolare persone con straordinari<br />

poteri magici che, grazie ad un misterioso<br />

unguento con il quale si cospargevano il corpo,<br />

prendevano il volo dopo aver pronunciato questa<br />

frase:<br />

"... Sopra il mare sotto al vento portami al noce<br />

tagliavento...."<br />

Il termine janara deriva dalla parola janua che<br />

significa porta. La porta, infatti, era il luogo di<br />

apparizione delle janare. La natura incorporea<br />

delle janare, faceva sì che potessero entrare<br />

nelle abitazioni penetrando sotto le porte, come<br />

un soffio di vento, oppure penetrando dalle<br />

finestre come un lieve spiffero.<br />

Per evitare che esse potessero entrare, dietro<br />

alle porte e alle finestre venivano appesi sacchetti<br />

di sale o scope. La tradizione vuole che<br />

la janara dovesse contare tutti gli acini di sale<br />

o tutti i fili o le fibre che formano la scopa. La<br />

janara, così, era costretta ad espletare il compito<br />

ma nel frattempo sopraggiungeva l'alba e<br />

la janara era costretta a ritornare nella propria<br />

abitazione.<br />

Fra antiche credenze popolari e realtà<br />

Le vendette della janara<br />

Furti di animali e malocchio ai bambini<br />

la notte del 24 dicembre diventasse un lupo mannaro<br />

se maschio, se femmina, invece, condannata<br />

ad essere janara per tutta la vita. Era considerata la<br />

serva del diavolo e aveva la capacità quindi di<br />

procurare aborti, malformazioni ai piccoli tutto<br />

quello che riguardava la sterilità; contrapposta<br />

quindi alla Madonna, la janara <strong>è</strong> simbolo lussurioso<br />

e sterile. Da ciò si evince quindi il significato<br />

della scopa che <strong>è</strong> paragonata ad un simbolo fallico<br />

ed i granuli di sale che sono associati al nome di<br />

“Salus”, la dea della salute.<br />

capelli sulle spalle, sorriso accattivante<br />

e occhi grandi come l’oceano.<br />

Un fisico da gitana. Mi<br />

dice che ne ha stregati parecchi,<br />

molti dei suoi amanti erano<br />

uomini sposati che hanno perso il<br />

senno per lei. È bravissima negli<br />

incantesimi d’amore e nel portare<br />

pace interiore a coloro che hanno<br />

problemi personali. Ci dice che<br />

guarda pochissimo la tv e i giornali,<br />

e quando le spieghiamo che<br />

nel “mondo esterno” ci sono tantissime<br />

persone che truffano la<br />

gente disperata e con problemi<br />

di salute gravi, lei con una smorfia<br />

di dolore ci dice che queste<br />

anime dannate periranno nel<br />

fuoco dell’inferno. Dio vede e<br />

giudica tutti. Aveva due sorelle,<br />

ma sono morte più di dieci anni<br />

fa. Ora vive da sola con il gatto<br />

che le fa compagnia.<br />

Ha i capelli bianchi raccolti in<br />

una treccia, cammina trascinando<br />

i piedi e biascica parole strane.<br />

Comprendere quello che dice <strong>è</strong><br />

difficilissimo, perché si esprime<br />

in un dialetto cusanese strettissimo<br />

e, nel bel mezzo di un discorso,<br />

recita versi oscuri in una lingua<br />

immaginaria. Mi mostra una<br />

stanza, mentre mi racconta della<br />

sua giovinezza: su una parete,<br />

una grande libreria piena zeppa<br />

di manoscritti e al centro un<br />

tavolo rotondo, sugli scaffali<br />

tante ampolle contenenti strani<br />

liquidi colorati. Le chiedo se<br />

conosce il latino, mi dice che lo<br />

conosceva, ora l’ha dimenticato.<br />

Aveva vent’anni quando ha iniziato<br />

a praticare la magia nera<br />

insieme alle sorelle. I boschi e-<br />

rano i loro luoghi d’incontro<br />

preferiti. Leggevano libri e ripetevano<br />

formule magiche. «Quello<br />

che facevamo nei boschi era<br />

riportare in vita gli Spiriti delle<br />

vecchie streghe per farci svelare i<br />

loro segreti, formule magiche<br />

antiche e magie potentissime. In<br />

paese cominciarono ci guardavano<br />

male. Forse per il modo in<br />

cui andavamo vestite, o perché i<br />

ragazzi ci guardavano con curiosità,<br />

o forse solo perché non<br />

avevamo il padre e nostra madre<br />

aveva una vita un po’ sballata.<br />

Eravamo strane e ci odiavano.<br />

Dall’odio degli altri noi traevamo<br />

ispirazione per i nostri incantesimi»,<br />

ci racconta. Alcune volte,<br />

però, ha causato sofferenza e dolore<br />

solo per divertimento, praticare<br />

la magia nera <strong>è</strong> stata come<br />

un bisogno assoluto, vitale.<br />

Le sorelle continuano così per<br />

circa sei anni, poi due di loro si<br />

sposano e Anna resta da sola con<br />

la vecchia madre. Non riesce a<br />

trovare l’amore, nessuno può<br />

amare una strega.<br />

In paese nessuno ha mai creduto<br />

davvero ai suoi poteri, pensano<br />

tutt’ora che sia una vecchia pazza.<br />

Anna non si cura dei pettegolezzi<br />

della gente, <strong>è</strong> convinta che molto<br />

presto entrerà in un’altra vita,<br />

dove sarà libera di essere una<br />

strega. Si dice che Sant’Agostino<br />

fece tagliare il noce di Benevento<br />

per far in modo che le janare non<br />

potessero sortire effetti malefici.<br />

È se tutto ciò non fosse bastato?<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO GIORDANO


16 Domenica 20 marzo 2011 TERRITORIO<br />

La testimonianza-coraggio di Enzo Palmesano minacciato dalla camorra per aver avuto la forza di raccontare<br />

La passione oltre il pericolo<br />

Le difficoltà di chi vuole fare giornalismo investigativo nella provincia di Caserta<br />

MARINA CAVALIERE<br />

Guardando Enzo Palmesano ti<br />

accorgi che il coraggio non gli<br />

manca, ma parlandogli capisci<br />

anche quanto l’amore per qualcosa<br />

possa spingerti dove non avresti<br />

mai pensato. Dal lontano ’80,<br />

quando ha iniziato a fare il giornalista,<br />

di strada ne ha fatta tanta,<br />

sempre accompagnato dalla stessa<br />

passione, per il suo lavoro e per<br />

la sua terra. E proprio per il<br />

Casertano, luogo tanto affascinante<br />

quanto difficile, di soddisfazioni<br />

ne ha ottenute tante ma<br />

ha corso, e corre ancora oggi,<br />

anche tanti pericoli. Le sue indagini<br />

sui rapporti tra camorra e<br />

territorio si sono rivelate scomode<br />

per tanti e di ripercussioni, sia<br />

lui che la sua famiglia, ne hanno<br />

subite tante. Chi non lo vuole non<br />

si <strong>è</strong> limitato a minacciarlo ma gli<br />

ha anche incendiato una macchina,<br />

l’ha fatto allontanare dal giornale<br />

per cui scriveva e ha fatto<br />

licenziare addirittura il figlio.<br />

Nonostante sia anche in corso un<br />

processo contro i suoi aggressori,<br />

Enzo Palmesano vive senza una<br />

scorta. Ma lui non ama essere<br />

descritto come un eroe e quando<br />

gli si chiede se si <strong>è</strong> sentito ignorato<br />

da qualcuno risponde: «Si <strong>è</strong><br />

creato un meccanismo secondo<br />

cui il giornalista che scrive di<br />

camorra deve diventare necessariamente<br />

una star. Per me non <strong>è</strong><br />

così. I pericoli che corro li avevo<br />

messi tutti in conto sin dall’inizio.<br />

Ciò che conta <strong>è</strong> la gratificazione<br />

per quello che scrivo, per aver<br />

fatto emergere cose che diversamente<br />

non sarebbero emerse».<br />

Fare giornalismo investigativo in<br />

un’area come il Casertano non <strong>è</strong><br />

Il giornalista casertano<br />

Enzo Palmesano<br />

semplice non solo per i pericoli<br />

che si corrono ma anche perché <strong>è</strong><br />

impossibile trovare qualche editore<br />

disposto ad offrire uno spazio<br />

e uno stipendio per mettere<br />

in discussione il potere.<br />

«É una cosa impensabile - spiega<br />

Palmesano - ed io lo faccio perché<br />

i miei mezzi di sostentamento<br />

sono altri, altrimenti non avrei<br />

mai potuto. La mia passione per<br />

il giornalismo politico e per la<br />

scrittura mi ha permesso di lavorare<br />

in diversi quotidiani come il<br />

Secolo d’Italia, la Discussione, il<br />

Roma e di scrivere libri grazie a<br />

cui ho potuto dar da vivere alla<br />

mia famiglia».<br />

Il giornalismo investigativo <strong>è</strong><br />

un’altra cosa. È cercare la notizia<br />

quando questa non <strong>è</strong> ancora notizia,<br />

<strong>è</strong> accendere i riflettori su<br />

qualcosa che altrimenti rimarrebbe<br />

all’oscuro, <strong>è</strong> il cane da guardia<br />

del potere. E davanti alle reticenze,<br />

<strong>è</strong> trovare il modo alternativo<br />

per portare la notizia sotto gli<br />

occhi di tutti. Ma la censura <strong>è</strong><br />

sempre dietro l’angolo e questo<br />

Enzo Palmesano lo sa bene. Agli<br />

inizi degli anni 2000, quando collaborava<br />

con il Corriere di Caserta<br />

e indagava sul perché i beni<br />

confiscati alla camorra in realtà<br />

erano ancora in mano ai clan, gli<br />

venne comunicato che il rapporto<br />

lavorativo con il giornale doveva<br />

considerarsi concluso. Il perché<br />

l’ha scoperto solo sette anni dopo.<br />

Nel 2009, al termine di un’inchiesta<br />

condotta dalla Dda di Napoli,<br />

scoprì che nei summit a casa del<br />

camorrista Lubrano si pensava a<br />

come interrompere la sua collaborazione<br />

con il Corriere di Caserta<br />

perché stava diventando<br />

troppo scomoda.<br />

Quando gli si chiede se, secondo<br />

lui, si riuscirà un giorno a chiudere<br />

questo brutto capitolo per il<br />

nostro Paese, la sua analisi <strong>è</strong><br />

molto lucida: «Il problema vero -<br />

dice - <strong>è</strong> quando la camorra riesce<br />

ad inserirsi nei gangli vitali della<br />

società. La politica senza camorra<br />

può esistere. Non si può dire il<br />

contrario. Fino a quando non ci<br />

saranno delle forze in grado di<br />

opporsi agli intrecci che caratterizzano<br />

le nostre realtà oggi, non<br />

sarà possibile dire “no” alla camorra.<br />

Non bastano le indagini,<br />

gli arresti e il lavoro encomiabile<br />

delle forze dell’ordine se dietro<br />

non c’<strong>è</strong> la volontà politica di fermare<br />

il sistema».


TERRITORIO<br />

Domenica 20 marzo 2011<br />

Il Museo della Resistenza a Napoli memoria degli eventi che hanno segnato l’Italia del Novecento<br />

17<br />

Lì dove soffia il vento della storia<br />

Mostre su razzismo, fondazione della Repubblica e liberazione del Mezzogiorno<br />

Il 17 marzo scuole e uffici chiusi<br />

per festeggiare il 150°anniversario<br />

dell’Unità del nostro Paese.<br />

Sarebbe bello che, per celebrare<br />

questo compleanno, genitori e<br />

figli andassero insieme alla scoperta<br />

dei luoghi della nostra storia,<br />

per ripercorrere la memoria<br />

degli eventi che hanno segnato<br />

questo secolo e mezzo della<br />

nostra Patria. L’Istituto Campano<br />

per la Storia della Resistenza<br />

e dell'Età Contemporanea<br />

“Vera Lombardi” <strong>è</strong> uno di questi<br />

posti e il Mudim (Museo didattico<br />

multimediale) <strong>è</strong> un ottimo<br />

strumento per raccontare ai più<br />

giovani quel periodo del nostro<br />

passato ribattezzato “Secondo<br />

Risorgimento”. «Il Museo – spiega<br />

il professor Soverina, responsabile<br />

della sezione archivio e<br />

ricerca – nasce nel 2006 e ospita<br />

una serie di mostre, di cui alcune<br />

itineranti, che ripercorrono vari<br />

aspetti della storia del Novecento<br />

in Campania, in Italia, in<br />

Europa».<br />

L’itinerario museale si sviluppa<br />

in sette stanze, che seguono un<br />

percorso cronologico: partendo<br />

dall’affermazione della dittatura<br />

e i suoi crimini per approdare al<br />

racconto della Resistenza. Tra le<br />

esposizioni ve n’<strong>è</strong> una sull’antisemitismo<br />

in Italia, presente anche<br />

in forma di catalogo, che ricorda<br />

la storia della discriminazione<br />

razziale. Sui pannelli sono esposti<br />

importanti documenti che<br />

testimoniano questa pagina nera<br />

della nostro passato. «Vi <strong>è</strong> una<br />

mostra – continua il professor<br />

Soverina – sulla fondazione della<br />

Repubblica. Possediamo alcuni<br />

manifesti elettorali sul Referendum<br />

del 2 giugno 1946 che sono<br />

pezzi unici. O ancora, ce n’<strong>è</strong> una<br />

intitolata “Vento da Sud” che<br />

segue la Liberazione delle Regioni<br />

meridionali. L’esposizione<br />

<strong>è</strong> stata realizzata da un pool di<br />

scuole del Centro-Sud, tra cui<br />

una di Napoli». Una rassegna<br />

molto interessante <strong>è</strong> quella intitolata<br />

“Viaggio ad Auschwitz”<br />

che raccoglie 40 fotografie scattate<br />

nel 2006 da due architetti di<br />

Aversa che raccontano di come <strong>è</strong><br />

oggi il campo di concentramento<br />

nazista. «L’Istituto – riferisce<br />

Soverina - ha realizzato una serie<br />

di dvd, tra cui uno che raccoglie<br />

immagini tratte da film sulla<br />

Shoah che proiettiamo alle scolaresche<br />

in occasione della giornata<br />

della Memoria, ogni 27 gennaio».<br />

Gli studenti, soprattutto<br />

delle scuole superiori, sono l’utenza<br />

per cui <strong>è</strong> stato pensato il<br />

Mudim, tant’<strong>è</strong> che le visite sono<br />

Servizi a cura di<br />

EMANUELA DE VITA<br />

Una sala del museo<br />

della Resistenza<br />

e a destra<br />

i festeggiamenti<br />

per la Liberazione<br />

concepite come una vera e propria<br />

lezione: «Innanzitutto chiediamo<br />

agli insegnanti di preparare<br />

gli allievi su cosa andranno a<br />

vedere, poi concordiamo con gli<br />

educatori il tipo di percorso da<br />

proporre» precisa il professore.<br />

Il Museo dell’Istituto “Vera<br />

Lombardi” svolge dunque un’importante<br />

funzione didattica tant’<strong>è</strong><br />

che riceve dei finanziamenti<br />

regionali anche se, conclude il<br />

professor Soverina «ultimamente<br />

sono stati pesantemente decurtati<br />

e non si intravedono<br />

sostanziali miglioramenti per il<br />

futuro».<br />

Archivio<br />

prezioso<br />

Fiore all’occhiello dell’Istituto<br />

Campano per la Storia della<br />

Resistenza, oltre al Mudim, <strong>è</strong><br />

un copioso archivio, prevalentemente<br />

cartaceo, composto<br />

da circa 200.000 documenti,<br />

1400 fotografie, 190 filmati.<br />

L’Istituto possiede la raccolta<br />

di manifesti politico-elettorali:<br />

particolarmente ricca <strong>è</strong> la<br />

documentazione sul Partito<br />

comunista a Napoli e in Italia,<br />

dal secondo dopoguerra agli<br />

anni Ottanta. Consistente <strong>è</strong> la<br />

documentazione che racconta<br />

il Sessantotto e i movimenti di<br />

protesta. L’archivio conserva<br />

anche, in fotocopia, atti provenienti<br />

dai cataloghi anglo-americani.<br />

La biblioteca, che<br />

conta circa 20000 volumi, <strong>è</strong> un<br />

punto di riferimento per studiosi<br />

e ricercatori che si interessano<br />

a questa parte della<br />

nostra storia, soprattutto per il<br />

territorio campano e partenopeo.


18 Domenica 20 marzo 2011 TERRITORIO<br />

Osservatorio astronomico di Capodimonte: tra i dodici centri di ricerca italiani sul sistema solare e le galassie<br />

Siamo tutti<br />

figli delle stelle<br />

in cerca di futuro<br />

«Collaboriamo con tutto il mondo»<br />

Chi non ha mai sognato di viaggiare attraverso le<br />

galassie dell’ Universo, visitare i pianeti lontani e<br />

vivere fantastiche avventure nello spazio, quando<br />

d’estate, sdraiato a guardare il cielo, restava ammaliato<br />

al passaggio di una stella cadente?<br />

Il dott. Massimo della Valle, direttore di uno degli<br />

osservatori più importanti d’Italia, quello di<br />

Capodimonte, a Napoli, ha iniziato proprio così,<br />

guardando il cielo del Lago di Garda, da bambino.<br />

Fondato nel 1812 da Gioacchino Murat, l’Osservatorio<br />

astronomico di Capodimonte, <strong>è</strong> uno dei<br />

dodici che, assieme a 4 istituti di astrofisica spaziale,<br />

fa parte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica,<br />

il principale ente italiano per la ricerca astronomica<br />

e astrofisica. L’edificio possiede una<br />

biblioteca ricca di veri e propri tesori: trentaseimila<br />

volumi, di cui un centinaio di valore inestimabile,<br />

risalenti al 1500 e 1600. Fra questi spicca<br />

un manoscritto autografo di Copernico, con le<br />

correzioni della Santa Inquisizione. «Siamo orgogliosi<br />

del fatto che l’anno prossimo festeggeremo<br />

i duecento anni dell’Osservatorio. Con una tradizione<br />

storica così forte siamo proiettati in un<br />

futuro prospero», commenta il<br />

L’antica Cina<br />

e gli astri<br />

direttore.<br />

All’ Osservatorio sono attivi tutti i<br />

filoni della ricerca scientifica<br />

moderna, come lo studio del sole e<br />

del sistema solare attraverso missioni<br />

spaziali. Le attività di ricerca<br />

vanno dalla fisica cosmica e planetologica<br />

alla fisica delle galassie.<br />

Gli scienziati studiano le comete,<br />

le stelle e le sue evoluzioni fino alle<br />

fasi finali e i lampi gamma. Inoltre<br />

il settore tecnologico sta interagendo<br />

con molte imprese campa-<br />

astronomica<br />

ne. Il team di tecnologie spaziali<br />

dell'Osservatorio <strong>è</strong> leader internazionale<br />

nella progettazione, nello<br />

sviluppo e nella realizzazione di<br />

strumenti spaziali per l'esplorazione<br />

del sistema solare. Negli ultimi<br />

cinque anni sono stati pubblicati<br />

tre articoli, due nel 2006 e uno nel<br />

2009. Quest’ultimo riguardava la<br />

scoperta di un lampo gamma,<br />

effettuata dal satellite SWIFT,<br />

assieme ai telescopi dell’E_elt (European<br />

extremely large telescope),<br />

telescopi estremamente grandi,<br />

progettati per essere gli strumenti<br />

ottici di prossima generazione.<br />

«Stiamo cercando di scoprire<br />

quando si sono formate le prime<br />

stelle. Seicento milioni di anni dopo il Big Bang<br />

c’erano già stelle che potevano evolversi e costituire<br />

galassie, una scoperta davvero sorprendente».<br />

L’Osservatorio organizza moltissime manifestazioni<br />

a scopo didattico. L’anno scorso, ad<br />

esempio, <strong>è</strong> stato proiettato un cartone animato<br />

dal titolo "Giga e Stick alla scoperta del Cosmo". Il<br />

film d’animazione <strong>è</strong> uno modo per diffondere,<br />

divertendo, la cultura scientifica tra i ragazzi.<br />

In Italia, la scienza riceve un terzo degli investimenti<br />

che spettano, invece, agli altri Paesi.<br />

L’alternanza dei Governi ha dimostrato che, indipendentemente<br />

dal colore politico, i fondi alla<br />

ricerca sono sempre limitati. Un luogo ricco di<br />

sapere e di giovani talenti, come l’Osservatorio di<br />

Capodimonte, che permette agli scienziati campani<br />

di dialogare con istituti di ricerca mondiali,<br />

dovrebbe ricevere maggiori attenzioni: supporto<br />

e incoraggiamento.<br />

L'antica astronomia<br />

cinese e` famosa in<br />

tutto il mondo per<br />

l'accurata registrazione<br />

delle osservazioni<br />

celesti; talmente<br />

precise da costituire<br />

la migliore cronaca<br />

dal 2000 a.C. fino ai<br />

nostri giorni.<br />

I loro studi sui moti<br />

della Luna e del Sole,<br />

compiuti da un osservatorio<br />

astronomico<br />

fatto costruire<br />

nel 2608 a.C. dall'imperatore<br />

Hoang-<br />

Ti, avevano come<br />

scopo quello di elaborare<br />

il loro calendario.<br />

Si concentravano<br />

sulle costellazioni<br />

circumpolari,<br />

visibili per tutta la<br />

notte.<br />

Pagina a cura di<br />

ASSUNTA LUTRICUSO<br />

Massimo Della Valle,<br />

in alto l’Osservatorio di Capodimonte<br />

Alieni<br />

I cugini<br />

celesti<br />

Ma gli alieni esistono?<br />

«Se pensiamo agli alieni<br />

come a quegli esseri che<br />

fanno i cerchi nei campi di<br />

grano, allora stiamo su una<br />

strada sbagliata. Se davvero<br />

esistessero delle creature<br />

intelligenti nel nostro<br />

Universo, così avanti rispetto<br />

a noi da essere in<br />

grado, attraverso un’elevata<br />

tecnologia, di compiere<br />

viaggi interplanetari fino<br />

ad arrivare al nostro<br />

Pianeta, di certo non perderebbero<br />

tempo a disegnare<br />

nei campi, ma cercherebbero<br />

un contatto<br />

con noi, attraverso una lingua<br />

qualsiasi», risponde il<br />

dott. Della Valle.<br />

Siamo immersi in un<br />

Universo infinito, dove<br />

tutto <strong>è</strong> relativo, come ci ha<br />

insegnato Einstein. Miliardi<br />

di stelle e di galassie e<br />

in mezzo il buio del vuoto.<br />

Forse siamo davvero l’unico<br />

pianeta con forme di<br />

vita sviluppate e intelligenti.<br />

Una gran bella fortuna.<br />

O forse siamo solo un puntino,<br />

minuscolo e insignificante,<br />

che <strong>è</strong> tenuto in vita<br />

esclusivamente dalla luce<br />

del Sole. Un puntino osservato,<br />

ad anni luce di<br />

distanza, da enormi cannocchiali,<br />

dietro i quali si<br />

nascondono i nostri cugini<br />

alieni.<br />

Il direttore Massimo Della Valle<br />

«Da sempre amo le novae»<br />

Massimo Della Valle nasce a Brescia<br />

e inizia fin da bambino ad appassionarsi<br />

all’ osservazione del<br />

cielo. Dopo aver frequentato il liceo<br />

scientifico, si trasferisce a Padova<br />

dove si iscrive alla facoltà di Astronomia<br />

e si laurea nel 1983 con una<br />

tesi sulle stelle novae.<br />

La passione per questo particolare<br />

tipo di stelle non lo abbandonerà<br />

più, tanto che ancora oggi sono i<br />

suoi oggetti si studio preferiti.<br />

Nel 1986, nonostante avesse fatto<br />

domanda per un dottorato di ricerca<br />

negli Stati Uniti, viene mandato<br />

nell’ex Unione Sovietica, a Byurakan,<br />

in Armenia, dove collabora<br />

con scienziati di un importantissimo<br />

osservatorio. Continua, poi, il<br />

suo percorso di formazione alla<br />

Scuola Internazionale Superiore di<br />

Studi Avanzati di Trieste, dove<br />

impara la lingua inglese e studia<br />

Completata dalla Nasa nel 2001<br />

la mappatura del Pianeta rosso<br />

Vivere<br />

su Marte<br />

<strong>è</strong> possibile<br />

George Lucas ci era arrivato<br />

già nel 1977. Nel suo<br />

capolavoro, “Guerre Stellari”,<br />

aveva creato un mondo<br />

di fantascienza in cui gli<br />

uomini possono viaggiare<br />

nello spazio alla velocità<br />

della luce su navicelle galattiche.<br />

Se il destino della<br />

Terra <strong>è</strong> quello di soccombe-<br />

Immagine dal satellite di Marte, il pianeta rosso<br />

re, a causa dello sfruttamento<br />

massiccio di risorse ed energia<br />

che subisce da un secolo,<br />

che fine faranno i suoi abitanti?<br />

C’<strong>è</strong> la possibilità di una<br />

vita su di un altro pianeta?<br />

«Se individuassimo un pianeta<br />

con le stesse caratteristiche<br />

terrestri, allora sarebbe<br />

possibile. Il vicino Marte, ad<br />

con insegnanti di fama internazionale.<br />

Ma l’ esperienza professionale<br />

che gli <strong>è</strong> rimasta nel cuore <strong>è</strong> stata,<br />

senza dubbio, quella del Cile. All’ E-<br />

so, organizzazione astronomica<br />

internazionale, creata nel 1962, che<br />

ha la sua sede operativa in Cile, ha<br />

lavorato nel più grande osservatorio<br />

del mondo. Ha lavorato anche a<br />

Baltimora e a Monaco di Baviera.<br />

Rientra in Italia nel ’95, lavora<br />

prima a Padova, poi a Firenze. Attualmente<br />

e' direttore di Ricerca<br />

dell' Osservatorio di Capodimonte.<br />

Si occupa di stelle che esplodono<br />

come Novae, Super-novae e Lampi<br />

Gamma, che usa per misurare il<br />

tasso di espansione dell'universo. Il<br />

destino dell’ Universo, infatti, può<br />

essere svelato a partire dalle distanze<br />

cosmiche che si misurano dall’ e-<br />

splosione di una nova.<br />

esempio, potrebbe essere un’<br />

alternativa valida, ma dovremmo<br />

accertarci della presenza<br />

di livelli di vita elementari<br />

autoctoni» commenta<br />

il dott. Della Valle.<br />

Negli ultimi vent’anni si<br />

sono intensificate le ricerche<br />

sul pianeta Marte, nate inizialmente<br />

per soddisfare la<br />

curiosità degli scienziati che<br />

vogliono varcare i confini del<br />

sapere, oggi sono diventate<br />

una possibile alternativa alla<br />

vita sulla Terra. Negli anni<br />

’90 la Nasa ha iniziato un<br />

programma di missioni per<br />

cercare l’acqua su Marte,<br />

perché le prime forme di vita<br />

sulla terra si sono originate a<br />

partire da questo elemento.<br />

Sono state mandate molte<br />

sonde sia di tipo orbiter (la<br />

sonda viene lasciata in orbita)<br />

che lander (atterraggio<br />

della sonda o parte di essa)<br />

per cercare di raccogliere<br />

immagini, fare analisi chimiche<br />

e misurare parametri<br />

fisici. Una delle missioni spaziali<br />

che ha raggiunto i<br />

migliori risultati <strong>è</strong> stata la<br />

“Mars Pathfinder”: il lander<br />

atterrò sul pianeta nel‘97 con<br />

l’aiuto di un sistema di airbag<br />

e paracadute. La sonda riuscì<br />

a depositare sui pianeta un<br />

robot capace di muoversi sul<br />

suolo e raccogliere immagini.<br />

Dotato di intelligenza<br />

artificiale, il robottino vede<br />

gli ostacoli, li riconosce e li<br />

aggira alzando la ruota<br />

necessaria. Nel 2001 si concluse<br />

la missione “Mars<br />

Global Surveyor” che ha<br />

dato la mappatura completa<br />

della superficie di Marte.


Il diktat di Anna Wintour, potente<br />

direttrice di Vogue America,<br />

che aveva sollecitato gli stilisti a<br />

ridurre i giorni delle sfilate milanesi,<br />

non <strong>è</strong> bastato a stravolgere il<br />

successo in passerella. Da pochi<br />

giorni si sono spenti i riflettori su<br />

Milano Moda Donna, l’evento<br />

fashion più atteso dell’anno, in<br />

cui sono state presentate al pubblico<br />

le collezioni Autunno-Inverno<br />

2011-2012. La grande<br />

novità di quest’edizione sono<br />

state le location del fashion show.<br />

Numerose sfilate ed eventi collaterali<br />

si sono svolti all’ombra della<br />

Madonnina, per la precisione in<br />

una nuova maxistruttura trasparente<br />

allestita in piazza Duomo.<br />

«Alternare lo stile alla cultura, <strong>è</strong> il<br />

cardine dell’appeal di Milano», si<br />

legge in un articolo del Financial<br />

Times. In soli tre giorni, definiti i<br />

“tre giorni della Wintour”, i più<br />

grandi nomi della moda italiana<br />

hanno sfolgorato il proprio estro<br />

creativo. Dalle stampe siderali a<br />

quelle floreali, dai colori pop a<br />

quelli pastello, tanti, troppi sono<br />

stati i dettagli di stile che abbiamo<br />

amato e desiderato dalla seconda<br />

fila delle passerelle. Frida Giannini,<br />

della maison Gucci, sceglie<br />

A destra<br />

abiti<br />

di Francesco Scognamiglio<br />

in basso a sinistra<br />

outfit Giorgio Armani<br />

e a destra D&G<br />

TERRITORIO Domenica 20 marzo 2011<br />

Pagina a cura di<br />

VALENTINA BELLO<br />

19<br />

Tutto e il contrario di tutto pur di stupire: la password degli stilisti <strong>è</strong> libertà<br />

Battaglia sui tacchi a spillo<br />

Fiocchi e piume, copricapi variopinti, tinte fluo<br />

E c’<strong>è</strong> il print animalier alla Crudelia De Mon<br />

colori speziati e vibranti, spaziando<br />

da gonne pantalone a veli di<br />

chiffon che lasciano intravedere<br />

culotte bon ton. Non mancano gli<br />

accessori: il cappello a tesa larga,<br />

declinato in colori intensi come il<br />

senape, il pavone e viola con<br />

fascia in satin a contrasto e piume<br />

decoro.<br />

“Non c’<strong>è</strong> rosa senza spine”, come<br />

dire che la bellezza ha sempre<br />

un coté pericoloso. È proprio<br />

attorno al fiore per eccellenza<br />

che ruotano le creazioni di<br />

Francesco Scognamiglio.<br />

Oltre agli outfit più scenici, che<br />

strappano applausi al pubblico<br />

(soprattutto all’uscita di Coco<br />

Rocha con abito bianco decorato<br />

da una cintura-corpetto di spine e<br />

boccioli dorati) quello che conquista<br />

sono le architetture complesse<br />

degli splendidi capospalla e<br />

delle giacche bombate con rouches-decoro.<br />

Prendere le ossessioni<br />

femminili: lustrini, paillettes,<br />

pellicce e abiti inguinali e poi<br />

mixare il tutto. Così Miuccia Prada<br />

immagina la donna, stravolgendo i<br />

soprabiti nei volumi e nelle nuance<br />

fino all’esasperazione.<br />

Come Prada, eccentrica e stravagante<br />

<strong>è</strong> la collezione D&G. Pop<br />

graffiti e colori fluo si imprimono<br />

su abiti, bracciali in plastica e<br />

maxi bag che rimandano al mood<br />

anni 80. Moschino, invece, mette<br />

in scena una versione floreale di<br />

Audrey Hepburn: sprazzi di bon<br />

ton per vestiti gipsy e cocktail<br />

dress. E ancora, Antonio Marras<br />

pensa ad una collezione in omaggio<br />

alla sua mamma. Una madre<br />

capace di ridare vita ai vecchi<br />

abiti smessi trasformandoli in<br />

nuove idee. Ed ecco che in passerella<br />

trionfano abitini da sera<br />

patchwork con inserti in velluto,<br />

colletti bianchi e pizzi chantilly<br />

sulla seta.<br />

Infine, a non disilludere mai le<br />

attese modaiole <strong>è</strong> Re Giorgio.<br />

Armani, rimanendo sempre fedele<br />

a se stesso <strong>è</strong> riuscito, fin<br />

dagli anni 70, a rinnovare l’eleganza<br />

del suo made in Italy.<br />

Giacca destrutturata, tailleur<br />

maschile, linee semplici e colori<br />

pastello esprimono come non<br />

mai una femminilità conturbante,<br />

sensuale e raffinata. La Milano<br />

Fashion Week non <strong>è</strong> solo<br />

una piazza di haute couture ma<br />

un insieme di tante voci. Arte,<br />

design e musica si fondono al<br />

talento e la creatività dei designer,<br />

portando la city, cuore<br />

della moda, al centro della scena<br />

internazionale.<br />

STORIE DI MODA EMERGENTI<br />

L’ultima parola<br />

ai giovani talenti<br />

oltre la passerella<br />

Sono tanti e fiduciosi nel fatto che i compratori<br />

abbiano ripreso ad investire nei<br />

marchi emergenti. I giovani talenti si muovono<br />

su percorsi paralleli alle passerelle<br />

note, con curricula di tutto rispetto e collezioni<br />

proprie, dopo aver passato anni di<br />

gavetta dietro i sipari delle griffe. Le sfilate<br />

conclusive della settimana della moda<br />

sono state quelle firmate dalla creatività di<br />

upcoming designer: N-U-De, Carta e<br />

Costura e Erkan Coruh. Ma i veri protagonisti<br />

sono stati gli “under 30”: Francesca<br />

Biondi, Alessia Crea, Elena Leone e<br />

Giovanni Clemente. La moda per Francesca<br />

Biondi non <strong>è</strong> bianca o nera ma preferibilmente<br />

grigia,<br />

come i suoi abiti<br />

che esplorano ben<br />

16 tonalità di questo<br />

colore, lavorati<br />

e impreziositi da un<br />

tocco originale:<br />

borse geometriche<br />

e micro-cappellini<br />

che sembrano disegnati<br />

con matite.<br />

Se fossero colori<br />

sarebbero toni pastello, se fosse una stoffa<br />

sarebbe impalpabile. Le creazioni di<br />

Alessia Crea, ispirate a feste religiose e ai<br />

loro personaggi, nelle linee e nei volumi<br />

alternano la magnificenza del velluto alla<br />

leggerezza dello chiffon. E ancora, la donna<br />

di Elena Leone <strong>è</strong> una guerriera determinata,<br />

vestita di abiti solenni ornati di tulle e<br />

collari di stoffa multigiro. Infine, ispirazioni<br />

anni ’20 per Giovanni Clemente. Abiti<br />

non sagomati con pellicce voluminose,<br />

minigonne a balze su top asimmetrici.<br />

GUCCI<br />

Pelliccia<br />

odi et amo<br />

D&G<br />

Come<br />

un uomo<br />

MISSONI<br />

Maxipull<br />

mania<br />

MAX MARA<br />

Cappotto<br />

no stop<br />

TRUSSARDI<br />

Chapeau<br />

mon amour<br />

Anche per la<br />

prossima stagione<br />

fredda<br />

saranno le pellicce<br />

a dominare<br />

su tutto.<br />

Colorate, wild,<br />

voluminose o<br />

rasate, gli stilisti<br />

le hanno proposte in tutte le<br />

salse e in tutti i modelli. Gucci,<br />

Fendi, Burberry sono solo alcuni<br />

dei nomi che hanno creato lussuosi<br />

modelli destinati ad un<br />

pubblico d’elìte. Che siano ecologiche?<br />

Impossibile. Bisognerebbe<br />

evolvere la feroce figura di<br />

“Crudelia De Mon” in una più<br />

evoluta e rispettosa dell’ambiente.<br />

La pelliccia tanto amata dagli<br />

stilisti, tanto odiata dagli animalisti,<br />

<strong>è</strong> da sempre simbolo di eleganza,<br />

opulenza, esclusività. Ma<br />

l’etica? Ancora una volta la moda<br />

sembra ignorarla.<br />

L'ispirazione <strong>è</strong><br />

chiara, ricercare<br />

il vostro<br />

lato maschile e<br />

migliorare<br />

quello femminile.<br />

I musthave,<br />

secondo<br />

Dolce & Gabbana<br />

per la prossima stagione<br />

invernale 2011/12, sono la sensualità<br />

e il divertimento. Cravatte,<br />

papillon, completi dal taglio<br />

maschile, maxi maglioni. Il guardaroba<br />

del fidanzato non <strong>è</strong> mai<br />

stato così appetibile. Capita ciclicamente<br />

che gli accessori maschili<br />

vengano presi in prestito dalle<br />

donne, ma non solo. Ci sono donne<br />

che preferiscono indossare uno<br />

smoking piuttosto che un lungo<br />

abito da sera per occasioni mondane.<br />

Non si perde di femminilità,<br />

tutt'altro, si <strong>è</strong> seducenti e androgine,<br />

misteriose e accattivanti.<br />

Avvolgente,<br />

dalle mille<br />

fantasie o monocromatico,<br />

a collo alto, a<br />

coprire parte<br />

del volto, a<br />

girocollo, abbondante<br />

e<br />

pratico, purch<strong>è</strong> la taglia sia over<br />

size. Il maxipull spopola per il<br />

prossimo inverno e diventa una<br />

vera e propria mania. È risaputo<br />

che la maglieria sia ormai un<br />

must have. Missoni porta in passerella<br />

maglioni intrecciati, cappellini<br />

tricottati e lunghi cardigan<br />

in una palette di colori pastello,<br />

tonalità inusuali da indossare<br />

durante la stagione rigida, ma che<br />

possono conferire un tocco stravagante<br />

se abbinati ad outfit dai<br />

colori scuri. Per chi, anche al<br />

freddo, non rinuncia alla comodità<br />

e ad un pizzico di sensualità.<br />

All’insegna<br />

della classicità<br />

lo stile di<br />

Max Mara.<br />

Eleganti tubini,<br />

giacchini<br />

corti, cinture<br />

alte in vita e<br />

gli immancabili<br />

cappotti sono stati presentati<br />

in tutte le varianti: in pelliccia,<br />

lunghi fino alle caviglie, in<br />

tricot con maxi cintura e il più<br />

tradizionale cappotto cammello,<br />

comodo e con chiusura laterale.<br />

Particolarità della collezione<br />

il giubbino in pelle nera,<br />

chiuso sul fianco, e il tartan<br />

frangiato sul soprabito. Le<br />

nuance giocano sulle tinte più<br />

tenui, senza mai eccedere, accostando<br />

l'ocra al rosa, il beige al<br />

grigio, tocchi di giallo e soprattutto<br />

il bianco, protagonista di<br />

gran parte della collezione.<br />

Di feltro, di<br />

paglia, di felpa<br />

o di stoffa il<br />

cappello, fin<br />

dall’antichità,<br />

non serviva<br />

soltanto a proteggere<br />

la testa<br />

ma era oggetto<br />

di moda sul quale sbizzarrire la<br />

propria vanità. Dunque, il dettaglio<br />

che non può mancare nel<br />

guardaroba di una fashion victim<br />

che si rispetti <strong>è</strong> il cappello a tesa<br />

larga, accessorio must have, rivisitato<br />

da Trussardi e Gucci. Anche il<br />

marchio storico Borsalino, reinventa<br />

il copricapo. La linea invernale<br />

<strong>è</strong> stata realizzata in feltro e<br />

finitura velour, inoltre, le cinte che<br />

decorano ogni cappello saranno<br />

multi righe. Ai modelli più classici<br />

va aggiunto un nuovo modello<br />

dalla foggia divertente e giovane<br />

chiamato il trilby.


20 Domenica 20 marzo 2011 TERRITORIO<br />

A tutto gas l’e-commerce<br />

con gli ordini telematici<br />

in costante aumento<br />

La qualità <strong>è</strong> garantita<br />

e il conto non <strong>è</strong> salato<br />

Ristoranti convenzionati<br />

Online <strong>è</strong> comodo<br />

Pizza-Planet Online Stores <strong>è</strong> un portale<br />

tutto italiano che offre la possibilità di ordinare<br />

online dal pc i piatti preferiti (pizza,<br />

kebab, primi, secondi, contorni, pasta fresca,<br />

friggitoria, dolci, bevande), scegliendo<br />

tra numerosi store affiliati al portale e di<br />

riceverli comodamente a casa, in ufficio o in<br />

qualsiasi altro luogo, nell'orario e nel giorno<br />

stabilito dal consumatore.<br />

Internet: il pranzo non <strong>è</strong> virtuale<br />

Il portale Pizza Planet conquista il popolo dei pigri che non vuole cucinare<br />

Un pranzo o una cena serviti<br />

direttamente a casa, senza<br />

costi aggiuntivi? O anche un<br />

panino, una pizza o una specialità<br />

straniera da ordinare<br />

dal proprio pc e gustare comodamente<br />

sul divano, in<br />

cucina, davanti alla tv o in<br />

ufficio, senza sporcare i fornelli,<br />

fare file al market né<br />

avere cattivi odori in casa?<br />

A Salerno tutto questo non<br />

<strong>è</strong> più il sogno proibito di<br />

tante donne o di chi vive<br />

solo. Grazie a PizzaPlanet.it,<br />

il portale italiano che permette<br />

di ordinare dal pc i<br />

piatti preferiti, il sogno diventa<br />

realtà.<br />

Una realtà comoda e semplice<br />

che mette a disposizione<br />

degli utenti una vasta<br />

gamma di prodotti e pietanze,<br />

dalla pizza classica al<br />

sushi, da ordinare in tredici<br />

diversi ristoranti e pizzerie<br />

di Salerno e Nocera Inferiore,<br />

e ricevere direttamente<br />

a casa, senza aumenti<br />

di prezzo per il trasporto.<br />

Nato dall’idea di Alessandro<br />

Dente il 24 maggio 2010,<br />

attualmente il portale conta<br />

ben 300 iscritti e, tra i ristoranti<br />

affiliati che hanno aderito<br />

all’iniziativa in stile<br />

americano, alcuni molto<br />

famosi: La vita <strong>è</strong> bella,<br />

Pizza Amore, Addor e Pizza<br />

e Ristorante Kikko-Sushi.<br />

Un progetto che riscuote<br />

sempre più successo, soprattutto<br />

tra i giovanissimi,<br />

e che esclude i frequenti<br />

errori di trascrizione<br />

delle comuni ordinazioni<br />

telefoniche.<br />

«Via Internet tutto funziona<br />

meglio - spiega Francesco<br />

Massotti, proprietario<br />

di uno dei locali affiliati<br />

a Pizza-planet.it - proprio<br />

perch<strong>è</strong> l’ordine <strong>è</strong> preciso<br />

e completo di tutti i<br />

dati che magari, per distrazione<br />

o per il gran<br />

carico di lavoro, spesso<br />

vengono dimenticati da<br />

chi prende la comanda per<br />

telefono o addirittura dalle<br />

persone presenti in sala.<br />

La percentuale degli ordini<br />

telematici <strong>è</strong> infatti in<br />

costante aumento, e si<br />

attesta intorno al 5-10%<br />

degli ordini totali. Prova,<br />

questa, dell’efficienza del<br />

servizio. Ma, considerati i<br />

tempi in cui viviamo, <strong>è</strong> più<br />

che normale».<br />

Proprio considerando l’importanza<br />

che il web ha<br />

assunto negli ultimi anni, e<br />

il ruolo fondamentale che<br />

ora svolge nella nostra vita<br />

quotidiana, non c’<strong>è</strong> da stupirsi<br />

che anche il cibo si<br />

acquisti online.<br />

Da anni, infatti, l’e-commerce<br />

ha preso il sopravvento,<br />

mettendo a dura prova negozi<br />

e centri commerciali.<br />

Ma se le donne e soprattutto<br />

i più giovani, preferiscono<br />

non perder tempo per lo<br />

shopping, <strong>è</strong> ancora più logico<br />

scegliere un portale che<br />

permette di mangiare sano,<br />

ricevendo dove e quando<br />

vuoi i tuoi cibi preferiti.<br />

«Abbiamo ancora tanta<br />

strada davanti – precisa<br />

Dente – ma crediamo nei<br />

nostri mezzi e nel passaparola<br />

tra i clienti, che sembrano<br />

molto soddisfatti per<br />

la comodità, la precisione e<br />

la velocità del servizio. Il<br />

nostro portale presenta<br />

anche la sezione “offerte“,<br />

che permette di usufruire di<br />

particolari promozioni, risparmiando<br />

sul costo complessivo<br />

dell’ordine».<br />

Servizi a cura di<br />

VALENTINA DE LUCIA<br />

L’idea nacque dieci anni fa<br />

La Spezia capitale<br />

Pizza-Planet <strong>è</strong> un’associazione<br />

no-profit nata a La<br />

Spezia nel 2001 dall’idea di<br />

un gruppo di professionisti,<br />

con lo scopo di conservare,<br />

valorizzare e migliorare il<br />

prodotto più tipico del<br />

made in Italy: "la pizza".<br />

L’obiettivo era anche quello<br />

di favorire il popolo dei pigri<br />

che non ama cucinare.<br />

Organizza anche corsi di<br />

formazione per operatori<br />

del settore, offrendo confronto<br />

tra professionisti,<br />

giornalisti e amanti della<br />

pizza e di altri numerosi<br />

prodotti tipici della tradizione<br />

italiana, con l’unico obbiettivo<br />

della qualità. Fra i<br />

propri soci, infatti, vanta<br />

grandi professionisti dediti<br />

da anni alla ricerca della<br />

qualità del prodotto.<br />

Divulga la cultura della pizza,<br />

attraverso una serie di<br />

corsi, senza obbligo di partecipazione,<br />

e corsi istituzionali,<br />

fornendo la preparazione<br />

dei propri docenti<br />

nei corsi promossi dalla<br />

Comunità europea, Regione<br />

e Provincia.<br />

Il presidente nazionale dell’associazione,<br />

Antonella<br />

Cheli, si avvale di collaboratori<br />

esperti di tutta Italia:<br />

Davide Ragozzini, Marco<br />

Chella, Claudio Benedettini,<br />

Michele Mussi, Natale Calvo,<br />

Massimo Naclerio.<br />

L’Associazione collabora<br />

anche con Confartigianato,<br />

da sempre attenta al funzionamento<br />

del settore alimentare.<br />

Ogni anno organizza<br />

il Torneo Nazionale<br />

Scienza e Cultura della<br />

Pizza aperto a tutti i pizzaioli<br />

d’Italia, per un incontro<br />

tra tecniche e tradizioni<br />

particolari, mo-strate dai<br />

professionisti partecipanti.<br />

Da qualche anno <strong>è</strong> anche<br />

attivo il sito internet<br />

www.pizza-planet.it, grande<br />

veicolo di comunicazione e<br />

scambio tra aziende, amatori<br />

e ricercatori della pizza.<br />

Mensile<br />

di cultura<br />

e informazione<br />

sportiva<br />

Raggiunto un accordo fra Città del Vino e Università<br />

Il brindisi piace alla ricerca<br />

Corso di perfezionamento con l’intervento delle aziende del settore<br />

e un Laboratorio con l’osservatorio dell’Appennino Meridionale<br />

di Salerno e Provincia<br />

35.000<br />

accessi sul web<br />

1300<br />

download mensili<br />

3000<br />

copie stampate<br />

DISTRIBUZIONE<br />

GRATUITA<br />

www.editorialeatleta.it<br />

redazione@editorialeatleta.it<br />

L'Associazione nazionale Città del<br />

Vino ha stipulato un accordo di collaborazione<br />

con il Dipartimento di<br />

Studi e Ricerche Aziendali dell'Università<br />

degli Studi di Salerno, che<br />

riguarda lo svolgimento di attività di<br />

ricerca, formazione e consulenza in<br />

materia di economia del comparto<br />

enogastronomico.<br />

Con questo accordo (i cui ulteriori<br />

referenti scientifici sono i professori<br />

Giuseppe Festa, Vittoria Marino<br />

e Carmen Gallucci) s'intende<br />

valorizzare il ruolo dell'imprenditorialità<br />

vitivinicola nell'economia<br />

del territorio e dare un contributo<br />

per la crescita e lo sviluppo del<br />

comparto vitivinicolo.<br />

L'accordo si <strong>è</strong> già concretizzato in<br />

diverse iniziative per anno accademico<br />

2010-2011, tra queste il corso<br />

di perfezionamento in "Wine<br />

Business" e il Laboratorio per la<br />

Promozione del Territorio di Mon-<br />

tefalcione (Città del Vino del<br />

comune di Avellino).<br />

Il corso di perfezionamento in "Wine<br />

Business", di cui <strong>è</strong> direttore scientifico<br />

il prof. Giuseppe Festa, avrà<br />

una durata di 100 ore, e sarà articolato<br />

in 25 lezioni di 4 ore, di cui 3<br />

saranno dedicate alla teoria e 1 alla<br />

pratica, con l'intervento di 25 aziende<br />

vitivinicole, i cui rappresentanti<br />

illustreranno la propria storia d'impresa<br />

e sottoporranno a degustazione<br />

guidata, con il supporto di sommelier<br />

dell'Ais, i propri vini.<br />

Il Laboratorio per la promozione del<br />

territorio di Montefalcione, invece,<br />

<strong>è</strong> realizzato in collaborazione con<br />

l'Osservatorio dell'Appennino Meridionale,<br />

partecipato al 50% dalla<br />

Regione Campania e al 50% dall'Università<br />

degli Studi di Salerno, di<br />

cui <strong>è</strong> presidente il prof. Aurelio<br />

Tommasetti; il Laboratorio già vede<br />

in qualità di soci costituenti l'Associazione<br />

Città del Vino, il Comune<br />

di Montefalcione e il Comune<br />

di Montalcino.<br />

Altre iniziative sono in fase di progettazione<br />

e saranno attivate subito,<br />

a testimonianza del reciproco<br />

impegno (Città del Vino, Dipartimento<br />

di Studi e Ricerche Aziendali,<br />

Osservatorio dell'Appennino<br />

Meridionale) a sviluppare sul territorio<br />

una sempre maggiore attenzione<br />

verso il mondo del vino, da<br />

vivere non soltanto in termini<br />

agroalimentari e attenti alla tradizione,<br />

ma anche in termini imprenditoriali<br />

e aperti all'innovazione.<br />

Al buon esito dell'accordo ha contribuito<br />

anche Teobaldo Acone,<br />

Ambasciatore delle Città del Vino,<br />

che opera in Campania e in particolare<br />

nel territorio di Avellino.


SPORT Domenica 20 marzo 2011<br />

21<br />

Successo della Italia Cup organizzata dal Circolo Canottieri Irno e dall’Assolaser: binomio vincente<br />

A vele spiegate nel mare di Salerno<br />

Terza edizione consecutiva in Campania della regata nazionale di Laser<br />

Dunque ci siamo, Salerno ha<br />

il vento in poppa: per il terzo<br />

anno consecutivo, ospita la<br />

regata nazionale Italia Cup<br />

2011, che inaugura l’inizio<br />

della stagione agonistica.<br />

Pian piano, quindi, l’appuntamento<br />

campano si sta trasformando<br />

in una sorta di<br />

tradizione e perché no, in un<br />

buon auspicio per i giovani<br />

atleti in gara. Nel braccio di<br />

mare antistante il porto turistico<br />

Masuccio Salernitano,<br />

238 velisti, fra i 15 e i 30<br />

anni, provenienti da tutti i<br />

maggiori circoli d’Italia,<br />

hanno spiegato le proprie<br />

vele, nonostante il tempo<br />

inclemente e le scarse condizioni<br />

di sicurezza. Fra di<br />

loro, il top della vela laser<br />

italiana: Giacomo Bottoli,<br />

vincitore l’anno scorso. In<br />

gara anche Marco Gallo,<br />

fino a pochi mesi fa campione<br />

del Circolo Canottieri<br />

Irno ed ora appartenente al<br />

gruppo sportivo Guardia di<br />

Finanza. I due, insieme con<br />

Diego Romero e Michele<br />

Regolo, sono i primi quattro<br />

italiani della rank mondiale<br />

a partecipare di diritto<br />

alle selezioni per le<br />

Olimpiadi 2012 che si terranno<br />

a Londra.<br />

Il villaggio-regata <strong>è</strong> stato<br />

allestito nel sottopiazza della<br />

Concordia, che ha ospitato<br />

le imbarcazioni in gara. La<br />

Marco Gallo <strong>è</strong> d’oro<br />

Il salernitano Marco<br />

Gallo <strong>è</strong> il primo classificato<br />

della regata nazionale<br />

Laser Italia Cup 2011.<br />

L’atleta, categoria Laser<br />

standard, vince per la<br />

prima volta nella sua città<br />

una prova di Italia Cup.<br />

Emozionatissimo lui,<br />

commossi i dirigenti del<br />

Circolo Canottieri Irno<br />

che lo hanno atleticamente<br />

cresciuto.<br />

«Ringrazio Marco – ha<br />

detto al momento della<br />

premiazione Rosario Buonomo,<br />

vice presidente<br />

sportivo del centenario<br />

sodalizio salernitano –<br />

che ha vinto con la Guardia<br />

di Finanza, ma va bene<br />

lo stesso».<br />

Servizi di<br />

VALENTINA BELLO<br />

manifestazione, suddivisa<br />

in tre giornate, <strong>è</strong> stata<br />

organizzata dal Circolo<br />

Canottieri Irno, in collaborazione<br />

con Assolaser,<br />

l’associazione italiana dei<br />

timonieri di Laser, che<br />

promuove questa disciplina<br />

su tutto il territorio<br />

nazionale. «Per Laser si<br />

intende un’imbarcazione veloce<br />

a deriva mobile, lunga<br />

poco più di quattro metri -<br />

spiega Tullio Giraldi, presidente<br />

della giuria – e bisogna<br />

avere ben chiaro che il<br />

Laser, più di altre, <strong>è</strong> un’imbarcazione<br />

atletica con la A<br />

maiuscola, perciò <strong>è</strong> fondamentale<br />

prestare attenzione<br />

all’età dei ragazzi ed assegnare<br />

un mezzo consono<br />

alle loro prestazioni fisiche.<br />

La classe Laser, infatti, si<br />

suddivide in standard, radial<br />

e 4.7. Quest’ultima barca <strong>è</strong><br />

appropriata per gli under<br />

16-18». Il calendario delle<br />

regate nazionali (che si chiuderanno<br />

ad ottobre) dopo<br />

l’esordio a Salerno, propone<br />

subito la tappa italiana<br />

dell’Europa Cup a Torbole<br />

sul Garda e poi in Sardegna,<br />

ad Arzachena. Otto mesi di<br />

puro agonismo, divertimento<br />

e grandi sogni, quelli che<br />

ogni atleta auspica di realizzare.<br />

La regata con Laser <strong>è</strong><br />

ormai considerata una disciplina<br />

olimpionica. Anche in<br />

Italia, dunque, cresce sempre<br />

più, il numero di novelli<br />

velisti in questa categoria<br />

che <strong>è</strong> testimonianza di una<br />

disciplina energica ed intelligente,<br />

serbatoio di talenti<br />

per il futuro della vela. Non<br />

c’<strong>è</strong> nulla di più entusiasmante,<br />

infatti, che cavalcare le<br />

onde in alto mare con un<br />

Laser e soprattutto rapidi<br />

come un laser.


22 Domenica<br />

20 marzo 2011 RUBRICHE<br />

Luci e ombre<br />

dello Stato sociale<br />

Un excursus nel passato<br />

un punto fermo<br />

nel presente<br />

e una provocazione<br />

per il futuro<br />

L’autore<br />

Pietro Funaro <strong>è</strong> nato a Napoli<br />

ed ha 57 anni. Giornalista<br />

professionista, plurilaureato,<br />

inizia la sua attività professionale<br />

a Telenapoli, poi redattore<br />

de Il Diario e inviato<br />

de Il Mattino. Commissario<br />

del Corecom della Regione<br />

Campania, attualmente direttore<br />

responsabile della rivista<br />

scientifica e culturale<br />

Un momento della presentazione<br />

dell’Arpac.<br />

nella redazione de Il Denaro<br />

La politica al tempo degli ideali<br />

«Maria De Unterrichter e i servizi sociali in Italia» di Funaro<br />

Si racconta la storia di una donna e della sua rivoluzione<br />

MARIAROSARIA DI CICCO<br />

La storia <strong>è</strong> quella di una donna sudtirolese,<br />

figlia di un generale di Francesco Giuseppe<br />

d’Austria, che sposa un napoletano e<br />

tutto il suo mondo. Lei <strong>è</strong> Maria De Unterrichter,<br />

politica di rango tra gli anni Venti<br />

e Settanta del Novecento. Una storia raccontata<br />

da Pietro Funaro nel suo libro<br />

«Maria De Unterrichter e i servizi sociali<br />

in Italia», che <strong>è</strong> stato presentato nella redazione<br />

de Il Denaro in piazza dei Martiri a<br />

Napoli, dal direttore del giornale Alfonso<br />

Ruffo, da Rosa Russo Iervolino, sindaco di<br />

Napoli, Giovanni De Vita, presidente del<br />

corso di laurea in Scienze Sociali<br />

all’Università di Cassino e Gennaro De<br />

Crescenzo, scrittore.<br />

Il libro <strong>è</strong> un’analisi del servizio sociale che<br />

con Maria De Unterrichter da semplice<br />

attività di volontariato si trasforma in vera<br />

e propria attività di ricerca. Attraverso la<br />

sua attività di deputata a Montecitorio<br />

nelle fila della Democrazia Cristiana,<br />

Maria De Unterrichter avvalora la tesi<br />

secondo la quale non <strong>è</strong> solo il prodotto<br />

interno lordo a fare la differenza tra un<br />

Paese sviluppato e un altro che non lo <strong>è</strong>,<br />

ma anche il grado di Istruzione, la Sanità,<br />

i Servizi sociali. Tesi che <strong>è</strong> necessario<br />

ricordare in un momento di criticità per le<br />

Università statali italiane prostrate dai<br />

tagli ai finanziamenti, sopratutto in questa<br />

fase economica del Paese.<br />

Maria De Unterrichter era la garante per<br />

cattolici e per i laici, in un periodo in cui si<br />

affermavano l’idea di Stato sociale e quella<br />

di rapporto tra pubblico e privato, etichettato<br />

ancora come rispettiva corrispondenza<br />

tra male e bene. Maria De Unterrichter<br />

e il marito Angelo Raffaele Jervolino, più<br />

volte ministro tra gli anni ’50 e ’60, con il<br />

loro modo di intendere la politica, non<br />

asservita ai personalismi, hanno dato<br />

prova di quanto grande e potente possa<br />

essere un’idea. Quasi incredibile credere -<br />

oggi che il fare politica si associa spesso al<br />

mero potere - che questi due illustri protagonisti<br />

della nascente Repubblica Italiana<br />

non disdegnassero i mezzi pubblici per<br />

raggiungere il Parlamento, vivendo il proprio<br />

ruolo come una missione, senza avere<br />

neanche la possibilità economica di una<br />

abitazione.<br />

Ma qual <strong>è</strong>, invece, la situazione dei servizi<br />

sociali italiani oggi? «Esistono luci e<br />

ombre – ha affermato Funaro – come del<br />

resto ci sono in tutti i campi della vita<br />

moderna. Le prime rappresentate da una<br />

legislazione all’avanguardia che, se applicata,<br />

risponderebbe in toto alle esigenze di<br />

chi necessita di sostegno nei vari campi<br />

della società. Le ombre sono invece riflesso<br />

della crisi economica che ha interessato<br />

anche il nostro Paese e che pone limiti<br />

all’applicazione della legge, che attesta una<br />

carenza nel rispondere compiutamente<br />

alla domanda di bisogno, avanzata anche<br />

dalla mutata composizione sociale dell’Italia.<br />

Il mio libro – conclude - vuole così<br />

porsi come un excursus nel passato, un<br />

punto fermo nel presente e una provocazione<br />

per il futuro».<br />

Dal canto suo la Iervolino ha detto che « i<br />

miei genitori non sono stati mai lasciati<br />

soli da Amendola a Almirante, accomunati<br />

com’erano ad una unica idea d’Italia.<br />

a cura di<br />

GIORGIA MENNUNI<br />

Il lupo...in bocca<br />

Italiano, francese, inglese, tedesco, polacco.<br />

Cambia la lingua ma i modi di dire non cambiano.<br />

E alcune figure sono presenti nelle<br />

bocche di tutti gli uomini, che siano questi<br />

originari del Nord, del Sud, dell’Est o<br />

dell’Ovest del mondo. Si pensi al “lupo”:<br />

«Gridare al lupo», «crier au loup», «cry<br />

wolf»; «fame da lupi», «une faim de loup»,<br />

«hungrig wie en Wolf».<br />

Nella nostra lingua sono numerosissime le<br />

espressioni che hanno per protagonista questo<br />

animale. Il lupo <strong>è</strong> pericolo: animale crudele,<br />

falso, vorace e insaziabile, semina morte e<br />

distruzione tra gli uomini, che siano pastori o<br />

cacciatori. Ed <strong>è</strong> proprio ai cacciatori originariamente<br />

rivolto, si crede, il più diffuso e forse<br />

primordiale modo di dire che libera la carica<br />

negativa e magica dell’animale. «In bocca al<br />

lupo!», chi non ha mai pronunciato quest’espressione?<br />

I dizionari sono concordi nell’attribuire<br />

a questa locuzione una funzione apotropaica,<br />

ovvero capace di allontanare lo<br />

scongiuro per la sua carica di magia.<br />

L’augurio, testimonianza della credenza nel<br />

valore esoterico della parola, si <strong>è</strong> poi esteso<br />

dalla realtà pastorizia all’insieme delle situazioni<br />

difficili in cui incorre l’essere umano. È<br />

curioso il fatto che ogni caratteristica di questo<br />

animale trovi nutrimento e spazio in un<br />

particolare modo di dire: il lupo <strong>è</strong> pericoloso?<br />

«Gridare al lupo»; il lupo <strong>è</strong> furbo? «Il lupo<br />

perde il pelo ma non il vizio»; il lupo <strong>è</strong> fedele<br />

al suo branco? «Lupo non mangia lupo»; il<br />

lupo <strong>è</strong> insaziabile? «Fame da lupi». Il lupo<br />

però ha una natura ambivalente: non <strong>è</strong> solo<br />

ferocia e indomabilità, ma anche conoscenza.<br />

La sua gola <strong>è</strong> la caverna, l’antro pericoloso il<br />

cui passaggio, però, <strong>è</strong> obbligato perché porta<br />

alla liberazione. Una prova? Qualcuno si <strong>è</strong><br />

mai chiesto da dove derivi la parola “liceo”?<br />

Un indizio: il luogo dove il buon vecchio<br />

Aristotele, fondatore nel 336 dell’antenato del<br />

nostro liceo, teneva le sue lezioni era il bosco<br />

sacro che circondava il tempio di Apollo.<br />

Luogo che veniva chiamato dai padri della<br />

nostra lingua “lukaion”, tempio del lupo...<br />

scaffale<br />

Terroni<br />

l’altro volto dell’Unità d’Italia<br />

musica<br />

Alessandra Amoroso<br />

il 2 aprile al Palasele di Eboli<br />

arte<br />

Marco Abbamondi<br />

a Napoli in Piazza Amedeo fino al 20 marzo<br />

di Pino Aprile<br />

Edizione Piemme<br />

Pagine 308 - euro 17.50<br />

La storia la fanno i vincitori. Questo vuol dire<br />

che ogni processo storico comporta una rivisitazione:<br />

a 150 anni dal percorso che portò all’unificazione<br />

dell’Italia, c’<strong>è</strong> una parte degli eventi che <strong>è</strong><br />

stata taciuta. A rivelarla il giornalista Pino Aprile,<br />

che, nel suo libro “Terroni. Tutto quello che <strong>è</strong><br />

stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero<br />

meridionali”, analizza le contraddizioni di un<br />

passato con il quale ancora dobbiamo fare i conti.<br />

In modo provocatorio ma ricco di citazioni e ben<br />

documentato storicamente, il testo racconta<br />

come i “conquistatori” del Nord imposero pesanti<br />

condizioni al Mezzogiorno: saccheggi di intere<br />

città, stupri di donne e una pesante tassazione.<br />

Secondo l’autore di origine pugliese, mantenere<br />

ancora oggi, a distanza di 150 anni, un disequilibrio<br />

tra le due metà d’Italia sarebbe funzionale<br />

allo status quo economico e politico. E ci sarebbe<br />

anche un’ulteriore conseguenza: la sudditanza<br />

psicologica che sarebbe intrinseca nei meridionali.<br />

Su questo farebbe breccia l’antimeridionalismo,<br />

cavallo di battaglia della Lega Nord.<br />

Per questi motivi gli italiani fanno ancora fatica a<br />

riconoscersi in un’identità unica.Aprile distrugge<br />

dunque, con una verve fortemente polemica, la<br />

retorica dell’unificazione, aprendo uno scenario<br />

inedito rispetto alla storia che ci <strong>è</strong> stata raccontata<br />

sui libri di scuola.<br />

“Il mondo in un secondo" <strong>è</strong> il titolo del tour<br />

2011 che Alessandra sta portando in giro per<br />

il nostro Paese e che la vede impegnata almeno<br />

per tutta la prossima primavera nelle<br />

principali città italiane. Anticipato da due<br />

date pilota sul fine dello scorso anno, una<br />

delle quali (quella di Milano) andata in onda<br />

il giorno di Natale scorso su Italia 1, il tour <strong>è</strong><br />

una cavalcata trionfale. Infatti, intitolato<br />

come l'omonimo album uscito nel mese di<br />

settembre 2010, sembra ripercorrerne lo<br />

stesso successo: entrambi i singoli estratti, la<br />

ballata struggente "La mia storia con te" ed<br />

"Urlo e non mi senti" (scritto appositamente<br />

per lei da Francesco Silvestre dei Modà),<br />

hanno raggiunto in pochissimo tempo il<br />

numero uno della Italian Top Chart, consacrando<br />

definitivamente Alessandra Amoroso<br />

come una stella di prima grandezza del<br />

panorama musicale italiano.<br />

Unanimamente <strong>è</strong> considerata da pubblico e<br />

critica uno dei personaggi più interessanti<br />

della nostra musica pop anche se definire<br />

pop Alessandra Amoroso <strong>è</strong> piuttosto riduttivo:<br />

le sue influenze musicali sono infatti all<br />

black e chi l'ha sentita cantare dal vivo sa<br />

perfettamente che la sua voce ed il suo stile<br />

sono assolutamente "neri".<br />

Alessandra Amoroso, autentica “signora<br />

della musica”, sarà il prossimo 2 aprile al<br />

Palasele di Eboli.<br />

La realtà in perenne movimento e trasformazione,<br />

la realtà come continuo passaggio dall'essere<br />

al non essere. E' questo il tema della<br />

mostra dell'artista Marco Abbamondi le cui<br />

opere sono esposte fino al 20 marzo, a Napoli<br />

(Piazza Amedeo): “Divenire, In Divenire”,<br />

come paura del "ritorno al nulla" dell'esistenza<br />

ma anche come desiderio di un senso plurimo<br />

e molteplice dell'esistenza.<br />

Dopo aver esplorato la dimensione dell'estasi<br />

intesa nel senso etimologico di "ex-stasi",<br />

"fuori dall'immobilità", unico luogo dove la<br />

vita trova la sua ragione di essere,<br />

Abbamondi all'open space “Colonna Gallery”<br />

affronta il tema della “trasformazione”, del<br />

“cammino” verso una meta che all'inizio del<br />

viaggio <strong>è</strong> ancora ignota.<br />

I quindici quadri esposti - tra cui l'opera “emer-sea-on<br />

blue” (omaggio a Yves Klein), che<br />

ha debuttato a Los Angeles lo scorso agosto -<br />

riprendono il percorso di Ex-stasi ma lo portano<br />

all'estremo: lì il ritratto tridimensionale<br />

aveva lasciato il posto alla tridimensionalità<br />

del movimento, qui <strong>è</strong> il movimento puro a<br />

prendere il sopravvento, continuo fluire del<br />

tempo, trasformazione. E quindi fragilità dell'esistente.<br />

E al concetto di fragilità, <strong>è</strong> dedicata<br />

anche l'opera fulcro della mostra: “Egg<br />

alite”. L'installazione <strong>è</strong> un pannello di ottanta<br />

per ottanta centimetri e riproduce la forma<br />

dello stivale.


ITALIA / MONDO Domenica 20 marzo 2011<br />

23<br />

Le truppe fedeli al Rais Gheddafi e le milizie ribelli si contendono la Libia<br />

Il caos a 300 km dall’Italia<br />

Mentre il Paese <strong>è</strong> spaccato in due la comunità internazionale <strong>è</strong> alla ricerca<br />

di una unitaria linea politica per porre un freno alle violenze<br />

Crisi egiziana<br />

Scontri<br />

religiosi<br />

al Cairo<br />

Tripoli bel suol d’amore cantavano<br />

i soldati italiani nel 1911 quando<br />

partirono alla conquista della<br />

Libia. Di vero in quelle parole c’<strong>è</strong><br />

sempre stato poco, molto poco. La<br />

Libia <strong>è</strong> una terra dura, arida, abitata<br />

da genti fiere, divise in più di<br />

cento tribù. Ognuna di esse ha un<br />

proprio capo e le proprie tradizioni<br />

<strong>è</strong> gelosissima della sua autonomia<br />

e, da quando sono stati scoperti<br />

importanti giacimenti di<br />

petrolio e gas naturale, anche dei<br />

proventi derivanti dalla vendita di<br />

queste preziose risorse.<br />

Chi ha provato a prenderne il controllo<br />

si <strong>è</strong> subito reso conto che<br />

non sarebbe stata un’impresa facile.<br />

Noi italiani impiegammo più di<br />

vent’anni per pacificarla pagando,<br />

e facendo pagare, un prezzo pesantissimo<br />

in termini di vite umane,<br />

che ancora oggi ci viene rinfacciato.<br />

Ora <strong>è</strong> la volta del Rais Muammar<br />

Gheddafi che, dopo quarant’anni<br />

di potere pressoché assoluto,<br />

sta disperatamente lottando<br />

per mantenerne il controllo.<br />

L’effetto domino provocato dalle<br />

rivolte che hanno insanguinato le<br />

piazze delle vicine Tunisia, Algeria<br />

ed Egitto <strong>è</strong> giunto in Libia il 15 febbraio.<br />

Epicentro la città di Bengasi.<br />

Le manifestazioni di piazza, represse<br />

duramente dalle forze del<br />

regime, sono degenerate in un’aperta<br />

ribellione estesasi in quasi<br />

tutto il Paese.<br />

Alcune tribù si sono schierate dalla<br />

parte dei rivoltosi, altre rimangono<br />

fedeli al Rais, altre ancora aspettano<br />

di capire come si evolveranno<br />

gli eventi per scegliere da che parte<br />

stare. Stessa sorte <strong>è</strong> toccata all’esercito,<br />

dove alcuni reparti hanno<br />

disertato mentre altri sono scesi in<br />

strada per difendere Gheddafi. Il<br />

dittatore libico non ha esitato ad<br />

arruolare contingenti di mercenari<br />

stranieri che obbediscono solo ed<br />

esclusivamente ai suoi ordini, la<br />

cui ferocia <strong>è</strong> diventata presto nota.<br />

Una guerra civile <strong>è</strong> dunque in atto<br />

nel Mediterraneo davanti agli<br />

occhi attoniti dell’Italia e dell’Unione<br />

Europea. Le coste della Libia<br />

distano appena 300 km dall’isola di<br />

Lampedusa, da sempre meta privilegiata<br />

dei flussi clandestini che<br />

abbandonano il Nord Africa diretti<br />

nel vecchio continente. L’azione<br />

di contrasto svolta da Gheddafi,<br />

dopo gli accordi firmati con Berlusconi,<br />

si <strong>è</strong> già allentata e costituisce,<br />

assieme alla questione energetica,<br />

una delle minacce con cui il<br />

Colonnello lancia segnali all’Occidente.<br />

Il messaggio <strong>è</strong> chiaro: «Se<br />

perdo il potere la Libia diventerà<br />

facile presa del fondamentalismo<br />

islamico e sarete invasi da milioni<br />

di disperati; se aiuterete i ribelli ma<br />

riuscissi a riprendere il controllo<br />

del Paese, potete scordarvi petrolio<br />

e gas naturale a buon prezzo».<br />

L’importanza della posta in palio,<br />

sicurezza ed energia, <strong>è</strong> quindi altissima<br />

e contribuisce non poco a<br />

creare disagi e divisioni in seno alla<br />

comunità internazionale. Ci si<br />

trova ad affrontare una situazione<br />

poco chiara e con tempi di stabilizzazione<br />

sconosciuti, il tutto senza<br />

aver nemmeno analizzato le implicazioni<br />

di carattere etico-morale<br />

derivanti dall’aver sostenuto per<br />

anni un dittatore che non ha esitato<br />

ad autorizzare indiscriminatamente<br />

l’uso della forza sul suo stesso<br />

popolo.<br />

Al centro di tutto questo c’<strong>è</strong> l’Italia,<br />

costretta più di tutti a dover gestire<br />

con la giusta oculatezza la situazione<br />

a causa delle ripercussioni che<br />

potrebbe subire. Non solo in materia<br />

di ordine pubblico ma anche a<br />

livello economico. L’interscambio<br />

tra i due Paesi, per il solo 2010, ha<br />

mosso un giro d’affari di quasi 20<br />

miliardi di euro e sarebbe aumentato<br />

ancora dopo il trattato siglato<br />

(ironia della sorte) proprio a<br />

Bengasi 3 anni fa. L’Italia <strong>è</strong> uno tra<br />

i principali partner della Libia e si<br />

colloca al primo posto per esportazioni<br />

di armi. Quelle stesse armi<br />

(aerei, elicotteri e missili) che vengono<br />

ora utilizzate da entrambe le<br />

fazioni (soprattutto le forze lealiste)<br />

e per le quali potremmo pagare<br />

un prezzo salatissimo. Occorre<br />

inoltre considerare la presenza di<br />

fondi libici in alcune delle principali<br />

aziende italiane quali Unicredit,<br />

Eni, Finmeccanica e tante altre<br />

per le quali l’Ue ha imposto il blocco<br />

e che potrebbero, presto o tardi,<br />

risentirne gli effetti. La paura <strong>è</strong><br />

quella di scoperchiare il vaso di<br />

Pandora e non essere in grado di<br />

richiuderlo<br />

Violenti scontri sono scoppiati<br />

alla periferia del Cairo tra cristiani<br />

e musulmani. Gli incidenti,<br />

durante i quali sono morte 13<br />

persone ed oltre 140 sono rimaste<br />

ferite, sono l’ultimo atto di<br />

una serie di violenze che hanno<br />

coinvolto la minoranza cristiana.<br />

Pochi giorni prima una chiesa<br />

copta era stata data alle fiamme.<br />

Per protesta migliaia di persone<br />

avevano inscenato una<br />

manifestazione davanti alla sede<br />

della tv di stato ed a Piazza<br />

Tahrir, teatro della rivolta che<br />

pochi mesi fa ha portato alla<br />

caduta del regime di Mubarak.<br />

L’assenza di polizia ha permesso<br />

ad un manipolo di estremisti<br />

islamici di assalire i manifestanti<br />

con pietre e coltelli; solo l’intervento<br />

dell’esercito ha permesso<br />

di riportare la situazione alla<br />

normalità. I Fratelli Musulmani<br />

hanno accusato il Partito Nazionale<br />

Democratico dell'ex presidente<br />

Mubarak, e la Sicurezza<br />

di Stato, il servizio investigativo<br />

del ministero dell’Interno, di<br />

essere all'origine degli scontri tra<br />

le fazioni.<br />

Alfano garantisce: «Con questo sistema pm e cittadino allo stesso livello»<br />

Giustizia approvata la riforma<br />

Insorgono l’opposizione e l’Anm: «Provvedimento iniquo e ad personam »<br />

Nessun argomento ha provocato tante discussioni<br />

e polemiche in Italia quanto il tema della<br />

giustizia e del rapporto esistente tra mondo<br />

politico e magistratura. Uno scontro istituzionale<br />

che, soprattutto in riferimento alle ultime<br />

vicende che coinvolgono il presidente del<br />

Consiglio Silvio Berlusconi, ha profondamente<br />

scosso l’opinione pubblica. Da più parti e da<br />

molto tempo ormai si chiede una riforma del<br />

sistema giudiziario che possa riequilibrare i<br />

poteri dello Stato e garantire quella democrazia<br />

che si richiede ad un Paese come l’Italia. Ci<br />

aveva provato in passato Massimo D’Alema<br />

con la famosa bicamerale ma alla fine il progetto<br />

fallì miseramente (Berlusconi venne accusato<br />

di essere il principale responsabile del fallimento).<br />

Ne ha parlato anche Napolitano a fine<br />

2009 in un incontro con le alte magistrature<br />

della Repubblica. Certo, trattandosi di una<br />

riforma costituzionale la questione <strong>è</strong> delicata e<br />

ogni possibile cambiamento deve essere analizzato<br />

sotto tutti i punti di vista. Il Guardasigilli<br />

Angelino Alfano si <strong>è</strong> messo all’opera per la stesura<br />

di un piano di riforma. Progetto che ha<br />

avuto il via libera dal consiglio dei ministri il 10<br />

marzo ma che per entrare subito in vigore<br />

dovrà essere approvato due volte da Camera e<br />

Senato e con il consenso dei 2/3 dei parlamentari;<br />

in caso contrario dovrà esserci un referendum<br />

(senza quorum) tra i cittadini. La riforma<br />

costituzionale della giustizia sarà attuata da<br />

una decina di leggi ordinarie e accompagnata<br />

da un action plan del Governo italiano per<br />

abbattere i tempi del processo civile e la rilevante<br />

mole dei giudizi arretrati. Ciò costituisce<br />

il cuore della riforma, quello che il premier ha<br />

definito «il giusto processo» ossia il poter<br />

garantire una reale parità tra accusa e difesa e<br />

una risoluzione del caso in tempi ragionevoli.<br />

Saranno apportate delle modifiche sostanziose<br />

in diversi settori: separazione delle carriere tra<br />

magistratura giudicante e requirente, creazione<br />

di un secondo Csm, ritorno all’inappellabilità<br />

delle sentenze di assoluzione in primo grado,<br />

maggiori poteri al ministro della Giustizia,<br />

nuovi rapporti tra Pm e polizia giudiziaria e<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO SERRONE<br />

nuove norme in materia di intercettazioni. Tra<br />

i punti più discussi l’attribuzione della responsabilità<br />

civile alle toghe chiamate a rispondere<br />

di tasca propria in caso di macroscopici errori<br />

giudiziari o di evidenti disservizi a loro imputabili.<br />

Per Berlusconi si tratta di «una svolta epocale<br />

- che ha proseguito - se fosse stata fatta 20<br />

anni fa, non ci sarebbe stata l'invasione della<br />

magistratura nella politica e il cambiamento di<br />

una intera classe dirigente nel '92-’93». Di parere<br />

opposto l’Anm che per bocca del suo presidente<br />

Luca Palamara ha parlato di «una riforma<br />

punitiva il cui disegno complessivo mina<br />

l'autonomia e l'indipendenza della magistratura<br />

e altera sensibilmente il corretto equilibrio tra i<br />

poteri dello Stato». Dello stesso parere le opposizioni<br />

con i leader del Pd e dell’Idv che hanno<br />

annunciato una serie di iniziative di protesta<br />

contro il decreto. Franceschini ha già fatto<br />

sapere che il Pd farà un’opposizione «dura e<br />

intransigente» mentre per l’ex magistrato Di<br />

Pietro la riforma «non <strong>è</strong> degna nemmeno del<br />

peggior vecchio stato sudafricano» e non farà<br />

altro che portare «zero tolerance per la povera<br />

gente e tutto tolerance per i boiardi di Stato e<br />

per le cricche del potere». Polemiche, dunque,<br />

che sono destinate a proseguire ancora a lungo<br />

ed i cui effetti non sono preventivabili. Si può<br />

affermare: indipendentemente dal fatto se vi<br />

saranno modifiche o meno e se la riforma<br />

entrerà in vigore o no, ciò che più conta <strong>è</strong> che,<br />

in tutti i casi, vengano garantite le libertà e i<br />

diritti fondamentali dei cittadini.

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