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IL PERSONAGGIO Domenica 20 marzo 2011 Ogni giorno decine di persone affollano la sua casa per ricevere benefici influssi L’ultima strega del villaggio 15 Ogni epoca ha le sue leggende e le sue tradizioni che, nel corso dei secoli, si tramandano. Quasi tutti noi non crediamo ai fenomeni paranormali, ma siamo i primi a sobbalzare quando nella notte sentiamo determinati rumori. Inconsciamente, forse, sappiamo che questi fenomeni esistono. Sapere che qualcuna creda di essere stata una janara <strong>è</strong> strepitoso. Molti preferiranno vederla come una pazza ma alla fine non siamo tutti un po’ pazzi? D’altronde Churchill diceva che “la più grande lezione nella vita <strong>è</strong> sapere che anche i pazzi a volte hanno ragione”, quindi non costa niente sentire la sua affascinante storia. La pazzia <strong>è</strong> come il paradiso. Quando arrivi al punto in cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire, sei vicino al cielo. Questa signora oltre a infischiarsene della gente, crede in ciò che fa. La signora (che chiameremo Anna) ha 80 anni e abita in una casupola diroccata in cima a una collina, tra Civitella Licinio e Pietraroja. La strada che porta alla casa <strong>è</strong> un diroccato sentiero di campagna, pieno di pietre e erbacce, tanto che <strong>è</strong> impossibile arrivarci con la macchina. Ho camminato per circa venti minuti a piedi, poi ho intravisto le tende nere alle finestre e un gatto nero e grasso sdraiato accanto alla porta. Ho bussato il campanello e lei <strong>è</strong> venuta ad aprirmi. Lei dice di essere stata una janara, ma adesso <strong>è</strong> una guaritrice di malocchio e di “jettature”. Ci spiega anche che dalla parola “jettura” “gettare lo sguardo malefico sulle persone” derivò l’espressione “fare il malocchio”. Il malocchio <strong>è</strong> un maleficio molto meno potente della fattura; non provoca mai la morte o disgrazie varie, ma si limita a generare delle noie, dei piccoli fastidi di salute, dei mal di testa improvvisi, delle rotture di oggetti, tipo macchina, moto, elettrodomestici. Bastano pochi minuti e, nel giro di qualche ora, assicura, quegli effetti apparsi stranamente, altrettanto stranamente scompaiono. Non prende soldi, ma solo beni alimentari. «C’<strong>è</strong> un continuo via vai dalla casa, tutti i signori e le signore che entrano, uno alla volta, da quella porta, ne escono contenti e sorridenti, ma non ci spiegano quali poteri magici possa avere questa “portatrice di bene”. In un mondo contemporaneo, dove si crede solo ai messaggi veicolati dai mass-media, l’uomo non crede più a fenomeni extraterreni, cerca sempre di riportare tutto alla ragione», continua la signora. Lei ci spiega che questi fenomeni, anzi, proliferano e si manifestano costantemente. Ora come ora vuole scongiurare malattie e infermità fisiche ma non penserebbe mai di porre una maledizione su un essere umano. È un po’ restia a parlare di sé o del suo passato, anche perché la additano come pazza, ma molti sono coloro che credono agli effetti benefici di questa signora. Da giovane era bellissima. Lunghi Abita in un casolare in provincia di Benevento Tende scure alle finestre e un gatto nero per amico «Non prendo soldi e nel paese nessuno mi crede, ma alle maldicenze non faccio caso» Storie raccontano di janare che entrate nelle stalle rapivano gli animali e li sfinivano per tutta la notte facendoli correre e stancare, riportandoli solo all’alba stanchi morti e con la schiuma alla bocca. Altre invece frequentavano assiduamente case dove erano presenti bambini ai quali storcevano gambe e piedi impedendone la crescita nel tempo o, in altri casi, causavano strabismo o addirittua morte; il sacrificio dei bambini serviva a nutrire con il loro sangue il mostro che veneravano durante i loro riti. La leggenda popolare narra che chiunque nascesse La leggenda delle streghe di Benevento, diffusasi in Europa dal XIII secolo, <strong>è</strong> una delle ragioni principali della fama della città La credenza popolare per cui il centro sannita, sarebbe il luogo di raduno delle streghe italiane <strong>è</strong> piuttosto ricca di risvolti e ne rimane vago il confine tra realtà e immaginazione LA LEGGENDA Le janare o streghe di Benevento erano nella credenza popolare persone con straordinari poteri magici che, grazie ad un misterioso unguento con il quale si cospargevano il corpo, prendevano il volo dopo aver pronunciato questa frase: "... Sopra il mare sotto al vento portami al noce tagliavento...." Il termine janara deriva dalla parola janua che significa porta. La porta, infatti, era il luogo di apparizione delle janare. La natura incorporea delle janare, faceva sì che potessero entrare nelle abitazioni penetrando sotto le porte, come un soffio di vento, oppure penetrando dalle finestre come un lieve spiffero. Per evitare che esse potessero entrare, dietro alle porte e alle finestre venivano appesi sacchetti di sale o scope. La tradizione vuole che la janara dovesse contare tutti gli acini di sale o tutti i fili o le fibre che formano la scopa. La janara, così, era costretta ad espletare il compito ma nel frattempo sopraggiungeva l'alba e la janara era costretta a ritornare nella propria abitazione. Fra antiche credenze popolari e realtà Le vendette della janara Furti di animali e malocchio ai bambini la notte del 24 dicembre diventasse un lupo mannaro se maschio, se femmina, invece, condannata ad essere janara per tutta la vita. Era considerata la serva del diavolo e aveva la capacità quindi di procurare aborti, malformazioni ai piccoli tutto quello che riguardava la sterilità; contrapposta quindi alla Madonna, la janara <strong>è</strong> simbolo lussurioso e sterile. Da ciò si evince quindi il significato della scopa che <strong>è</strong> paragonata ad un simbolo fallico ed i granuli di sale che sono associati al nome di “Salus”, la dea della salute. capelli sulle spalle, sorriso accattivante e occhi grandi come l’oceano. Un fisico da gitana. Mi dice che ne ha stregati parecchi, molti dei suoi amanti erano uomini sposati che hanno perso il senno per lei. È bravissima negli incantesimi d’amore e nel portare pace interiore a coloro che hanno problemi personali. Ci dice che guarda pochissimo la tv e i giornali, e quando le spieghiamo che nel “mondo esterno” ci sono tantissime persone che truffano la gente disperata e con problemi di salute gravi, lei con una smorfia di dolore ci dice che queste anime dannate periranno nel fuoco dell’inferno. Dio vede e giudica tutti. Aveva due sorelle, ma sono morte più di dieci anni fa. Ora vive da sola con il gatto che le fa compagnia. Ha i capelli bianchi raccolti in una treccia, cammina trascinando i piedi e biascica parole strane. Comprendere quello che dice <strong>è</strong> difficilissimo, perché si esprime in un dialetto cusanese strettissimo e, nel bel mezzo di un discorso, recita versi oscuri in una lingua immaginaria. Mi mostra una stanza, mentre mi racconta della sua giovinezza: su una parete, una grande libreria piena zeppa di manoscritti e al centro un tavolo rotondo, sugli scaffali tante ampolle contenenti strani liquidi colorati. Le chiedo se conosce il latino, mi dice che lo conosceva, ora l’ha dimenticato. Aveva vent’anni quando ha iniziato a praticare la magia nera insieme alle sorelle. I boschi e- rano i loro luoghi d’incontro preferiti. Leggevano libri e ripetevano formule magiche. «Quello che facevamo nei boschi era riportare in vita gli Spiriti delle vecchie streghe per farci svelare i loro segreti, formule magiche antiche e magie potentissime. In paese cominciarono ci guardavano male. Forse per il modo in cui andavamo vestite, o perché i ragazzi ci guardavano con curiosità, o forse solo perché non avevamo il padre e nostra madre aveva una vita un po’ sballata. Eravamo strane e ci odiavano. Dall’odio degli altri noi traevamo ispirazione per i nostri incantesimi», ci racconta. Alcune volte, però, ha causato sofferenza e dolore solo per divertimento, praticare la magia nera <strong>è</strong> stata come un bisogno assoluto, vitale. Le sorelle continuano così per circa sei anni, poi due di loro si sposano e Anna resta da sola con la vecchia madre. Non riesce a trovare l’amore, nessuno può amare una strega. In paese nessuno ha mai creduto davvero ai suoi poteri, pensano tutt’ora che sia una vecchia pazza. Anna non si cura dei pettegolezzi della gente, <strong>è</strong> convinta che molto presto entrerà in un’altra vita, dove sarà libera di essere una strega. Si dice che Sant’Agostino fece tagliare il noce di Benevento per far in modo che le janare non potessero sortire effetti malefici. È se tutto ciò non fosse bastato? Pagina a cura di FRANCESCO GIORDANO