Diritto d’alloggio violato
Numero 34 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
Numero 34 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
- No tags were found...
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />
Direttore Biagio Agnes<br />
Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />
tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />
Sped. Abb. Post. - 70% -<br />
CNS/CBPA Sud/Salerno<br />
Anno V n. 34 € 0,50 Domenica 11 aprile 2010<br />
Reportage dal Kosovo<br />
Ambiente<br />
Roberto De Simone<br />
EDITORIALE<br />
Investire<br />
sui giovani<br />
VANNI RONSISVALLE<br />
Da un campus a Pechino.<br />
Il viaggiatore<br />
che ne ha visitato<br />
uno riflette: perché la Cina<br />
è diventata la Cina? Anni<br />
addietro andai a prendere<br />
in aeroporto uno scrittore<br />
amico che ne era appena<br />
tornato e in taxi mi disse<br />
che aveva già in mente il<br />
titolo del suo libro, Il gigante<br />
Cina, che uscì l’anno<br />
dopo da Mondadori. Ed un<br />
pittore taciturno e famoso<br />
Giulio Turcato, anche lui<br />
reduce da un viaggio negli<br />
Anni Cinquanta disse in<br />
conferenza stampa, “La<br />
Cina è vicina. Nel senso<br />
che sta per raggiungerci.”<br />
Allora sembravano esagerazioni<br />
di un marxista-leninista.<br />
Oggi sembrano delle<br />
incongruenze, dei dettagli<br />
curiosi di mezzo secolo addietro.<br />
Eppure, al di là del<br />
potenziale bellico, di tutto<br />
ciò che l’avrebbe opposta,<br />
in competizione militare<br />
prima che industriale ed<br />
economica con (allora) la<br />
più ricca e potente nazione<br />
della terra, gli Stati Uniti<br />
d’America, prima della Corea,<br />
prima del Vietnam la<br />
Cina aveva gettato le basi<br />
della sua crescita impressionante.<br />
Pagina 5 (continua)<br />
Dai Balcani<br />
con lo sguardo<br />
all’Europa<br />
STEFANIA MELUCCI<br />
Pagina 3<br />
Riserve naturali<br />
e siti storici:<br />
ecco i figli del Fai<br />
BARBARA TROTTA<br />
Pagina 8<br />
Lo scugnizzo<br />
con Mozart<br />
sul comodino<br />
CHIARA DEL GAUDIO<br />
Pagina 15<br />
Allarme Iacp e Sunia a Salerno: difficoltà a trovare le aree per costruire le abitazioni<br />
<strong>Diritto</strong> <strong>d’alloggio</strong> <strong>violato</strong><br />
I finanziamenti per le case saranno utilizzati per il deficit sanitario<br />
L’emergenza abitativa è intrappolata<br />
tra i ritardi storici<br />
del post terremoto e le<br />
nuove realtà sociali fragili. I<br />
fondi della Regione, 550<br />
milioni di euro, sono stati<br />
dirottati sul bilancio della<br />
Sanità. A Salerno provincia<br />
l’Iacp gestisce i rapporti con<br />
gli assegnatari degli alloggi e<br />
ha fatto istituire un call center<br />
per gli inquilini. L’emergenza<br />
abitativa in città,<br />
secondo il Sunia, si risolverebbe<br />
con 250 case ma è<br />
paradossale che cento di esse<br />
finanziate dalla Regione<br />
venti anni fa non sono state<br />
mai realizzate.<br />
BORRELLI e IANNÒ<br />
Pagina 6<br />
Cava de’ Tirreni<br />
Il fenomeno<br />
sportivo<br />
in rosa<br />
sbanca<br />
la Campania<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Pagina 22<br />
Delitti irrisolti: il giallo parla napoletano<br />
Fantasmi di nera<br />
ARRICHIELLO, CARDONE eVELLA<br />
Pagine 12 e 13<br />
Società<br />
La chiesa<br />
solidale<br />
GRASSO eSPERANDEO<br />
Pagina 9<br />
“Incurabili”<br />
L’ospedale<br />
ha 5 secoli<br />
VERONIVA VALLI<br />
Pagina 11<br />
Obesità<br />
Italiani<br />
extralarge<br />
RAFFAELE PELLEGRINO<br />
Pagina 10<br />
Mostra dei Saveriani<br />
Il mondo<br />
è famiglia<br />
FRANCESCO A. GRANA<br />
Pagina 20<br />
Non si sblocca la crisi del pastificio Russo di Cicciano<br />
Pale ferme, il mulino non gira più<br />
Due ruote<br />
Le moto<br />
sfrecciano<br />
tra passato<br />
e futuro<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
Pagina 16<br />
Uno dei marchi più affermati<br />
del Sud rischia di scomparire<br />
per sempre e porterà via<br />
con sè anche la speranza di<br />
un posto di lavoro. La pasta<br />
Russo ha nutrito intere<br />
generazioni ed è stata la<br />
fonte primaria di guadagno<br />
per le famiglie di Cicciano.<br />
COLUCCI eIANNACCONE<br />
Pagina 7<br />
Università<br />
Club House<br />
nuovi spazi<br />
con vista<br />
sul Campus<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Pagina 2<br />
LA VIGNETTA di Veronica Valli<br />
IL PUGNO<br />
Molti insegnanti precari al Nord,<br />
che sono tornati al Sud per votare,<br />
hanno avuto una brutta sorpresa. I<br />
giorni del viaggio non solo non gli<br />
verranno pagati, ma comporteranno<br />
anche un’interruzione di carriera.<br />
Così in tanti hanno rinunciato.<br />
Puniti per non aver cambiato residenza,<br />
ma costretti spesso a cambiare<br />
casa ogni anno, per andare a<br />
volte sempre più lontano, per inseguire<br />
una cattedra, delle radici, una<br />
vita. Sono loro i nuovi servi dello<br />
Stato senza voce. Barbara Trotta
2 Domenica 11 aprile 2010 News CAMPUS<br />
Tutto pronto per l’inaugurazione della prima Club House il 14 aprile<br />
Università casa aperta<br />
Nella struttura attività culturali e un ristorante doc<br />
unisa news<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Si è ispirata ai più famosi Campus<br />
internazionali l’Università degli<br />
Studi di Salerno, quando ha deciso<br />
di realizzare al suo interno una<br />
Club House. Non si tratta di una<br />
novità, ma di un tassello necessario<br />
alla realizzazione di una dimensione<br />
europea per una delle<br />
più importanti università del Sud<br />
Italia.<br />
L’idea, partita da più persone circa<br />
due anni fa, è stata portata avanti<br />
concretamente dal professore Michele<br />
Pappalardo (nella foto), ordinario<br />
a Ingegneria, attraverso un<br />
atto costitutivo firmato da ventiquattro<br />
docenti, i promotori, e che<br />
si concretizzerà con l’inaugurazione<br />
della Club House il prossimo 14<br />
aprile.<br />
Il progetto, finanziato dall’Università,<br />
grazie al placet del Rettore<br />
Raimondo Pasquino, è stato realizzato<br />
dall’ingegnere Gianluca Basile<br />
e dell’architetto Marco Petrone<br />
dell’ufficio tecnico dell’Università.<br />
La struttura composta da un pian<br />
terreno di circa seicento metri<br />
quadri e di un piano superiore di<br />
quattrocento, sarà dotata al suo interno<br />
di un ristorante che, probabilmente,<br />
sarà affidato a una ditta<br />
esterna, e che, si spera, possa restare<br />
aperto anche il sabato e la do-<br />
menica, nei giorni in cui non vi è<br />
alcuna attività universitaria.<br />
Sono previsti inoltre un bar e una<br />
sala di ritrovo per i soci, dove quest’ultimi<br />
potranno discutere e confrontarsi.<br />
Il piano superiore invece sarà ad<br />
uso esclusivo degli iscritti al Club.<br />
Come tutti i sodalizi di questo tipo<br />
sarà dotato di uno statuto interno e<br />
di regole, come quelle di ammissione,<br />
necessarie per la sua gestione.<br />
Quest’ultima sarà affidata ad<br />
una associazione denominata Unisa,<br />
che prevederà un consiglio di<br />
amministrazione composto da<br />
nove persone, tra consiglieri e presidente.<br />
I consiglieri, docenti e o-<br />
Formula Sae: studenti e docenti impegnati a costruire auto da corsa<br />
Campus in pole position<br />
A settembre scende in pista l’Unisa Racing team<br />
In gara in Emilia la monoposto dell’Ateneo salernitano<br />
JOSÈ ASTARITA<br />
Fondo piatto, efficienza aerodinamica e prestazioni<br />
sono alcune delle caratteristiche delle auto<br />
di Formula 1 sulle quali ingegneri e tecnici trascorrono<br />
intere giornate per fregiarsi del titolo<br />
di campione del mondo. Anche gli studenti possono<br />
ambire a tale riconoscimento grazie alla<br />
Formula Sae. Acronimo di Society of Automotive<br />
Engineers è una manifestazione nata nel<br />
1981 e che permette agli studenti di tutto il<br />
mondo di confrontarsi con progetti di veicoli<br />
realizzati in collaborazione con le associazioni<br />
nazionali di ingegneri e tecnici dell'automobile.<br />
Sono dieci gli appuntamenti in tutto il mondo ai<br />
quali studenti di differenti Atenei possono partecipare.<br />
Non mancano le celebrità a spasso nel paddock<br />
della manifestazione, come Ross Brawn, che<br />
nella passata edizione si aggirava per i box alla<br />
ricerca di qualche soluzione interessante.<br />
L’obiettivo di questa associazione internazionale<br />
è consentire ai partecipanti alla gara di maturare<br />
una esperienza di gestione di una piccola factoring.<br />
Sul piano gestionale i laureandi devono<br />
strutturare, almeno su carta, una azienda che<br />
possa costruire in serie circa mille unità all’anno<br />
di monoposto da competizione.<br />
Il regolamento struttura la competizione in due<br />
parti. La prima prevede l’esame del progetto in<br />
tutte le sue componenti, mentre nella seconda<br />
l’oggetto di giudizio sarà la monoposto che<br />
dovrà superare una serie di test per poter accedere<br />
alla fase dinamica con le prove in pista.<br />
L’Università di Salerno può fregiarsi di avere un<br />
proprio team di studenti che sta lavorando sodo<br />
per riuscire a prendere parte al campionato studentesco<br />
nazionale denominato Formula Ata<br />
che si terrà in settembre a Varan, in provincia di<br />
Parma. L’Unisa Racing Team è una realtà della<br />
quale non tutto l’Ateneo è a conoscenza. I ragazzi<br />
impegnati al progetto hanno anche creato un<br />
proprio sito internet consultabile all’indirizzo<br />
http://www.racing.unisa.it, ma ancora molti studenti<br />
della stessa Facoltà di Ingegneria Meccanica<br />
non conoscono l’esistenza del team. Il<br />
concorso nazionale raccoglie sempre maggiori<br />
adesioni, anche a livello europeo e nel panorama<br />
continentale il team dell’Ateneo salernitano ha<br />
ottenuto un lusinghiero<br />
quarto posto nel<br />
2009 alla presentazione<br />
del progetto alla<br />
commissione giudicante<br />
della Sae. Tante<br />
speranze per gli studenti<br />
che stanno proseguendo<br />
il lavoro di<br />
sviluppo del mezzo<br />
meccanico. Fabio Basile,<br />
Gianpiero Sicignano,<br />
Danilo De<br />
Amicis, Gaetano Ferraro,<br />
Umberto Tarallo<br />
e Marco Romano sono<br />
solo alcuni dei laureandi<br />
più attivi alla<br />
realizzazione del prototipo<br />
che dovrà poi superare dei test statici per<br />
partecipare alla gara in pista. Il Team Advisor è<br />
il professore Alessandro Naddeo che con la valida<br />
collaborazione del tecnico Gianpaolo Noschese<br />
segue gli studenti nelle fasi del progetto.<br />
La voglia di Sicignano e soci è quella di riuscire<br />
già entro questo settembre a prendere parte alla<br />
gara, ma le difficoltà che gli studenti riscontrano<br />
presso aziende del settore presenti sul territorio<br />
campano rallentano notevolmente i tempi di<br />
realizzazione. «Partecipare - come afferma<br />
Basile - all’impegno del 2011 è l’obiettivo minimo<br />
che la squadra si pone, perché confrontarsi<br />
con altre realtà ci permetterà di crescere e ottenere<br />
lusinghieri risultati anche per l’Università».<br />
Il prototipo realizzato dall’Unisa Racing<br />
peratori dell’Università, sono i professori<br />
Emilio D’Agostino, Gaetano<br />
Guerra, Matteo D’Amore, Gaetano<br />
Vilasi, Michele Pappalardo, Maria<br />
Giovanna Riitano, Caterina Miraglia<br />
e i dottori Salvatore Colucci e<br />
Angela Santopietro.<br />
Il presidente Michele Pappalardo,<br />
insieme al consiglio d’amministrazione,<br />
avrà il compito di gestire la<br />
Club House, come luogo d’incontro<br />
tra docenti e personale dell’Università.<br />
Ma si prefiggerà anche lo scopo di<br />
dar vita a un ritrovo per la realizzazione<br />
di attività di tipo culturale e<br />
anche ludico, visto che si tratta pur<br />
sempre di un club.<br />
Per quando riguarda le attività da<br />
svolgere il consiglio di amministrazione<br />
ritiene di poter far crescere<br />
sempre più le idee e le proposte dei<br />
soci per poter realizzare, alla fine,<br />
un programma degno dei traguardi<br />
che si prefigge.<br />
Per quanto riguarda gli arredi, il cui<br />
finanziamento si è avuto in seguito<br />
a un ribasso d’asta, il compito è stato<br />
affidato alle tre donne presenti<br />
nel consiglio di amministrazione.<br />
L’inaugurazione è prevista per il 14<br />
aprile prossimo con due mostre di<br />
pittura, una del professore Emilio<br />
D’Agostino e un’altra del maestro<br />
Lista, di Salerno.<br />
In serata spettacoli musicali, uno di<br />
un’orchestra jazz, organizzato dal<br />
professore Gianfranco Rizzo e un<br />
altro di musica partenopea, programmato<br />
dal professore Aversano<br />
e dalla professoressa Siniscalchi.<br />
Con la partecipazione del professore<br />
Enzo Dovinola, pianista e<br />
docente della Facoltà d’Ingegneria<br />
Nello stesso tempo si svolgeranno<br />
un torneo di tressette e uno di burraco.<br />
Ma la chicca è data dai<br />
premi che riceveranno i vincitori:<br />
cravatte di Marinella per gli<br />
uomini e foulard per le donne,<br />
sempre firmate con il celebre<br />
marchio napoletano.<br />
Direttore<br />
Biagio Agnes<br />
Direttore Responsabile<br />
Giuseppe Blasi<br />
Coordinamento<br />
Mimmo Liguoro<br />
Marco Pellegrini<br />
Redazione<br />
Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />
Josè Astarita, Luciana<br />
Bartolini Francesco Maria<br />
Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />
Stella Colucci, Daniele De<br />
Somma, Chiara Del Gaudio,<br />
Claudia Esposito, Pierluigi<br />
Giordano Cardone, Francesco<br />
Antonio Grana, Germana<br />
Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />
Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />
Raffaele Pellegrino, Sabino<br />
Russo, Roberta Salzano,<br />
Orlando Savarese, Giovanni<br />
Sperandeo, Barbara Trotta,<br />
Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />
Loredana Zarrella<br />
Le Firme<br />
Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />
Ferruccio De Bortoli,<br />
Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />
Antonio Ghirelli,<br />
Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />
Pierluigi Magnaschi, Renato<br />
Mannheimer, Ezio Mauro,<br />
Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />
Arrigo Petacco Vanni<br />
Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />
Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />
UNIVERSITA<br />
DEGLI STUDI<br />
DI SALERNO<br />
Prof. Raimondo Pasquino<br />
Rettore dell'Università<br />
Prof. Annibale Elia<br />
Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della Comunicazione<br />
Prof. Emilio D'Agostino<br />
Presidente del Comitato Direttivo<br />
della Scuola di Giornalismo<br />
Prof.ssa Maria Galante<br />
Preside della Facoltà<br />
di Lettere e Filosofia<br />
Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />
e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />
Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />
telefono: 089 30 3311<br />
Distribuzione alle edicole<br />
Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />
Via Terre delle Risaie, Salerno<br />
fax: 089 3061877<br />
‘
TERZA PAGINA Domenica 11 aprile 2010<br />
Reportage da uno dei Paesi tormentati dalla guerra dei Balcani<br />
3<br />
Alcune donne kosovare<br />
davanti a un centro<br />
di spaccio<br />
per la distribuzione<br />
di derrate alimentari:<br />
il Paese, uno tra i più poveri<br />
tra quelli dilaniati<br />
dalla guerra dei Balcani,<br />
guarda al futuro<br />
con l’aiuto della Nato<br />
e spera di proiettarsi in Europa<br />
Kosovo, terra della povertà<br />
STEFANIA MELUCCI<br />
Una macchia marrone,<br />
costellata da rivoli<br />
d’acqua e intervallata<br />
da piccole vette. Il paesaggio,<br />
visto dall’alto prima di<br />
atterrare all’aeroporto militare<br />
di Dakovica, è così<br />
intenso da togliere il fiato: le<br />
creste bianche, con la loro<br />
imponenza, alternano i<br />
colori scuri del panorama,<br />
tra cielo e terra. Benvenuti<br />
in Kosovo, lo stato più<br />
recente del mondo, che ha<br />
festeggiato il secondo anno<br />
di indipendenza il 17 febbraio.<br />
Una natura da incorniciare,<br />
che mostra però le<br />
crepe nei particolari, quando<br />
lo sguardo mette a fuoco<br />
gli scorci devastati dall’inquinamento<br />
e dall’incuria.<br />
Nella splendida valle<br />
Rugova, zona occidentale<br />
del Paese, lungo la strada<br />
dissestata che si arrampica<br />
sulle vette, sono i rifiuti i<br />
veri protagonisti.<br />
Abbandonati da tempo,<br />
sono massi incastonati<br />
sulle sponde dei fiumi,<br />
capaci di catturare anche lo<br />
sguardo dell’osservatore più<br />
distratto. La tutela ambientale<br />
non è la priorità di un<br />
paese che prova a risollevarsi<br />
dalla guerra lasciata alle<br />
spalle.<br />
Il 1999 sembra lontano, ma i<br />
segni sono ancora visibili sul<br />
territorio. Lungo le strade<br />
polverose e poco trafficate<br />
spuntano le tante case grezze,<br />
consegnate ai returnees. E poi<br />
cimiteri, serbi e albanesi, con<br />
Tensioni<br />
a Mitrovica<br />
e la metà<br />
della gente<br />
sopravvive<br />
con meno<br />
di 1,43 euro<br />
al giorno<br />
file di tombe sparpagliate in<br />
maniera confusa, dove non<br />
mancano avanzi di cibo,<br />
probabilmente utilizzati per<br />
condividere la quotidianità<br />
con chi non c’è più. “New<br />
Born” è la scritta a caratteri<br />
cubitali di colore giallo<br />
posizionata nella piazza<br />
centrale di Pristina, un’opera<br />
imponente, simbolo dell’indipendenza.<br />
Ovunque<br />
spiccano le bandiere del<br />
nuovo stato, che ricordano i<br />
colori dell’Europa, accompagnate<br />
dal vessillo albanese<br />
con l’aquila bicefala.<br />
Se i kosovari si sentono<br />
giovani europei, gli indicatori<br />
di ricchezza fanno<br />
di questo Paese uno dei più<br />
poveri del vecchio continente:<br />
secondo le stime della Banca<br />
Mondiale il 45% della popolazione<br />
vive con meno di 1,43<br />
euro al giorno, e di questi il<br />
15% ha a disposizione solo<br />
novantatre centesimi per sod-<br />
disfare le necessità quotidiane,<br />
inoltre il 42% della<br />
popolazione non ha un<br />
lavoro e la fascia più colpita<br />
è quella degli under 24. In<br />
sintesi: la povertà coinvolge<br />
maggiormente le zone rurali.<br />
Uno stato appena nato,<br />
costretto a fronteggiare la<br />
mancanza di infrastrutture,<br />
l’emergenza occupazionale<br />
e la presenza costante di<br />
traffici illeciti e corruzione.<br />
Il quadro è complesso dal<br />
punto di vista economico,<br />
ma il dialogo interetnico tra<br />
maggioranza albanese e<br />
minoranza serba, almeno<br />
nella parte occidentale del<br />
Paese, funziona senza troppe<br />
frizioni. Una situazione<br />
stabile ma fragile, come sottolineato<br />
dai report internazionali.<br />
Il quadro kosovaro<br />
però si complica a nord, a<br />
Mitrovica, dove i rapporti<br />
tra i due gruppi etnici sono<br />
più tesi.<br />
Ècompito delle forze<br />
internazionali della<br />
Kfor, la missione Nato,<br />
vigilare sul territorio e garantire<br />
la libertà di spostamento di<br />
tutti gli abitanti del Kosovo.<br />
«In questi ultimi dieci anni - ha<br />
spiegato il colonnello Vincenzo<br />
Grasso, comandante del<br />
Multinational Battle Group,<br />
operante nella zona occidentale<br />
del Paese - la comunità internazionale<br />
ha assistito a un<br />
cambiamento evidente,<br />
soprattutto per quanto<br />
riguarda la sicurezza. La polizia<br />
locale ha fatto passi da gigante.<br />
Adesso bisogna far ripartire<br />
l’economia, solo così il<br />
Paese può guardare al futuro».<br />
Uno stato attaccato agli<br />
aiuti internazionali e alle<br />
rimesse dei tanti che vivono<br />
all’estero.<br />
I<br />
l<br />
Kosovo prova a ripartire,<br />
ma mostra tutte le crepe<br />
nell’insufficienza di infrastrutture.<br />
Con gli aiuti del<br />
Cimic, la cooperazione civile e<br />
militare che collabora con le<br />
autorità locali, un pezzetto<br />
d’Italia prova a ridare speranza.<br />
Nonostante il taglio dei fondi,<br />
passati da 950mila euro nel<br />
2009 a circa 543mila nel 2010,<br />
ci sono progetti per l’istruzione<br />
e per la sanità, per l’attività<br />
sportiva e per le infrastrutture.<br />
E così, a Jasanica/Josanica, nella<br />
municipalità di Klina, c’è una<br />
squadra di operai kosovari che<br />
lavora sotto l’occhio vigile del<br />
capitano Michele Gortan,<br />
architetto friulano prestato<br />
all’esercito italiano per sei mesi<br />
come riserva selezionata.<br />
Severo e un po’ schivo, i suoi<br />
occhi diventano lucidi e la voce<br />
si incrina quando parla dei piccoli<br />
studenti, incontrati la<br />
prima volta solo quattro mesi<br />
fa. «Ci sono cose che ti restano<br />
nel cuore - ha affermato il libero<br />
professionista in mimetica,<br />
durante un sopralluogo - nelle<br />
città più grandi i bambini chiedono,<br />
fanno domande, nelle<br />
zone rurali non accade nulla di<br />
tutto questo. È la dignità della<br />
povertà ».<br />
Tre giorni per ottenere il<br />
via libera dalla municipalità<br />
e iniziare i lavori:<br />
la squadra ha iniziato a<br />
imbiancare muri e a costruire<br />
nuovi servizi igienici, in modo<br />
da chiudere definitivamente<br />
quelli vecchi e fatiscenti che<br />
gettavano i liquami in un fiume<br />
poco distante dal plesso scolastico.<br />
La collaborazione Italia-<br />
Kosovo funziona perché unisce<br />
le conoscenze tricolori con le<br />
specificità del posto: banditi i<br />
materiali d’importazione e<br />
linoleum, il capitano Gortan ha<br />
preferito utilizzare legno e pietra<br />
locali per mettere in moto<br />
un circolo virtuoso all’interno<br />
del Paese. E poi, nel progetto di<br />
riqualificazione della loro<br />
scuola, sono scesi in campo<br />
anche alcuni dei 230 alunni: gli<br />
studenti delle prime tre classi,<br />
quelli che utilizzeranno la<br />
struttura più a lungo, hanno<br />
deciso i colori delle pareti e i<br />
disegni da applicare alle finestre.<br />
Mano tesa<br />
dell’Italia<br />
con progetti<br />
per scuole,<br />
sport e sanità<br />
Ritrovare<br />
il dialogo<br />
interetnico<br />
Una scelta del capitano<br />
per regalare un sorriso<br />
a chi non ha niente.<br />
Puntare sulla formazione, ma<br />
anche ritrovare la religiosità nei<br />
luoghi sacri, come il Patriarcato<br />
di Pec/Peja o il monastero di<br />
Visoki Decani, avamposti serbi<br />
in territorio albanese, dove si<br />
prova a mandare avanti il dialogo<br />
interetnico.<br />
La spiritualità della Chiesa<br />
ortodossa è racchiusa nel<br />
monastero, sorvegliato<br />
giorno e notte dal contingente<br />
italiano. I monaci, alti da far<br />
invidia ai cestisti americani,<br />
vivono una dimensione senza<br />
tempo, in totale autosufficienza.<br />
Un laboratorio d’icone<br />
sacre, una fattoria con mucche<br />
e galline, una distilleria che<br />
porta ai turisti un ottimo vino<br />
della casa e la Rakja, la tipica<br />
grappa locale, capace di riscaldare<br />
i più freddolosi durante<br />
l’inverno. Una vita di meditazione,<br />
con sveglie che suonano<br />
ogni mattina alle quattro, per<br />
mandare avanti le preghiere e<br />
l’attività collettiva. Partecipare<br />
al vespro dedicato al fondatore<br />
del monastero Santo Stefano fa<br />
cogliere al meglio la spiritualità<br />
del luogo sacro. L’odore inebriante<br />
dell’incenso, diffuso in<br />
un ambiente illuminato esclusivamente<br />
dalla luce fioca<br />
delle candele, rende l’atmosfera<br />
ancora più intima e profonda,<br />
mentre lo sguardo si perde tra<br />
gli ori e gli intarsi delle pareti.<br />
Guardare una candela e<br />
ritrovare la serenità,<br />
dimenticando per un attimo<br />
i contrasti dell’esterno.
4 Domenica<br />
11 aprile 2010
EDITORIALE Domenica 11 aprile 2010<br />
In una società soggetta a un costante invecchiamento i giovani sono una risorsa preziosa<br />
Il talento in una scarpa<br />
Una domanda ricorrente: qual è la più seria prospettiva per le nuove generazioni?<br />
5<br />
(continua dalla prima pagina)<br />
VANNI RONSISVALLE<br />
“I<br />
nvestono tutto sui giovani” dichiarò<br />
lo scrittore alla presentazione<br />
del suo libro. “Scommettono<br />
tutto sulle nuove generazioni”<br />
fu la testimonianza del pittore. Ne scaturisce<br />
ancora una riflessione. L’Europa,<br />
noi italiani in Europa e noi in<br />
Italia soprattutto al Sud, in tutto questo<br />
non siamo neppure pietra di paragone;<br />
semmai siamo un grumo complesso di<br />
problemi senza prospettive. Mentre la<br />
signora Gelmini, che per darsi una laurea<br />
è dovuta scendere dal nord a<br />
Reggio Calabria, annichilisce la scuola,<br />
l’università – ossia quello che è il primo<br />
investimento sui giovani – con tagli<br />
devastanti.<br />
***<br />
“Lo sapete che ai bambini a scuola<br />
già dai primi anni insegnano a<br />
comporre poesie?” raccontava l’autore<br />
de Il gigante Cina, Carlo Bernari,<br />
un napoletano che avrebbe<br />
costruito la sua fama di scrittore<br />
proprio scavando nella realtà<br />
drammatica del nostro Sud.<br />
Sembrava una incoerenza, un popolo<br />
di ingegneri, che sposta il letto<br />
di grandi fiumi sommergendo<br />
interi villaggi come nulla fosse, di<br />
informatici che oggi con un gigantesco<br />
motore di ricerca nazionale,<br />
il Baidù, consentono ai governanti,<br />
che ritengono i Diritti dell’Uomo<br />
un pettegolezzo borghese, di mettere<br />
alle corde Google come niente<br />
fosse: no, i cinesi investivano già<br />
allora, quando Hu Jintao era un<br />
bambino, anche nei futuri poeti. E<br />
quando ci si è chiesto proprio di<br />
questi giorni come sia stato possibile<br />
il sorpasso, cioè quella che fino<br />
all’altro ieri era l’immagine universalmente<br />
vincente degli Stati Uniti<br />
declassata al secondo posto, gli<br />
analisti hanno detto la stessa cosa<br />
di cinquanta anni addietro. Forse<br />
per quel mixer spregiudicato di<br />
comunismo e capitalismo? L’aver<br />
shakerato insieme Marx e Adam<br />
Smith, quel fiuto per le debolezze<br />
dell’occidente? Anche, ma coralmente<br />
il giudizio scaturito da quella<br />
analisi è stato: hanno investito<br />
tutto sui giovani.<br />
A giugno dell’estate scorsa, mentre<br />
più nere e cupe si addensavano le<br />
nubi della grande crisi (che non ci<br />
darà nemmeno la consolazione di<br />
quella del ’29: la grande letteratura,<br />
i grandi romanzi americani, da<br />
Steinbeck a Caldwell che la raccontarono,<br />
non vedo in circolazione<br />
scrittori di quella grandezza) a<br />
più di mezzo secolo da quel libro<br />
carico di presagi Il gigante Cina,<br />
l’Europa si sveglia e lassù a<br />
Bruxelles si ripromettono di adottare<br />
una strategia rivoluzionaria<br />
(sic!), investire nei giovani e conferire<br />
loro maggiori responsabilità.<br />
Responsabilità?<br />
***<br />
In una società soggetta ad un<br />
costante invecchiamento, i giovani<br />
costituiscono una risorsa preziosa.<br />
Che è persino un modo curioso di<br />
porre il problema. Il paradigma<br />
giovani/vecchi non funziona; e se<br />
l’esempio cinese potrebbe accentuare<br />
il senso di colpa degli europei<br />
va ricordato che ai vecchi in Cina –<br />
Marx non c’entra, Confucio certamente<br />
– vengono attribuiti ruoli<br />
altrettanto indispensabili bilanciando<br />
entusiasmo e vigore dei<br />
giovani con saggezza ed esperienza,<br />
un capitale di risorse non indifferente;<br />
laddove il tempo che<br />
passa, una volta tanto, non è una<br />
realtà negativa, in fatto di generazioni<br />
e generazioni che si succedono<br />
come ondate.<br />
La longevità intellettuale è frutto<br />
del progresso non solo sanitario<br />
ma culturale che non è un ludico<br />
diversivo; la centenaria Rita Levi<br />
Montalcini – una paladina della<br />
ricerca affidata ad un vivaio di giovani<br />
ricercatori – è assurta a simbolo<br />
di come stanno le cose: il gap<br />
non è tra i vecchi ed i giovani, ma<br />
tra chi sa e chi non sa perché chi ne<br />
aveva il dovere non si è preoccupato<br />
di equipaggiare, armare i giovani<br />
verso le nuove realtà sociali,<br />
economiche, industriali, imprenditoriali<br />
incombenti; laddove le lauree<br />
servono soltanto per scrivere<br />
Dott. o Prof. sul biglietto da visita<br />
di giovanotti senza futuro. In una<br />
città del Sud come Messina, i laureati<br />
in forza nella Nettezza Urbana<br />
e tra i becchini del cimitero<br />
sono una falange di depressi e sfiduciati<br />
non tanto nella Provvidenza<br />
del cielo ma nella capacità,<br />
L’Italia<br />
è all’ultimo<br />
posto<br />
tra i Paesi<br />
del G8<br />
che investono<br />
sul “domani”<br />
La politica<br />
compromette<br />
le fortune<br />
morali<br />
e sociali<br />
dei nostri<br />
figli<br />
nell’onestà di chi doveva organizzargli<br />
la vita sin da piccoli qui sulla<br />
terra. I politici? Ma i politici siamo<br />
noi che abbiamo facoltà di voto.<br />
In giugno dell’anno scorso la commissione<br />
europea auspicava strategie<br />
transettoriali per i giovani. Altro<br />
che i piccoli poeti cinesi in fieri,<br />
la capacità di sfiorare i vertici della<br />
oscurità espressiva da parte dei<br />
burocrati della politica batte i lirici<br />
del più arduo ermetismo, da Mallarmé<br />
ai Paroliberi Futuristi. Strategie<br />
transettoriali, mah!<br />
Si individuano con chiarezza, questo<br />
sì, i settori in cui favorire i giovani<br />
europei. L’istruzione, l’occupazione,<br />
la creatività e l’imprenditorialità,<br />
l’inclusione sociale (sic!),<br />
la salute e lo sport, la partecipazione<br />
civica e il volontariato. E chi<br />
può dissociarsi da questi propositi?<br />
La buona salute? Obama, presidente<br />
di una nazione che ha perso<br />
il primato rispetto alla Cina, con la<br />
riforma sanitaria investe sulla<br />
salute degli americani; ossia sul<br />
futuro del loro corpo, indispensa-<br />
bile al conseguimento della felicità<br />
che è all’articolo uno della loro<br />
Costituzione.<br />
Qui al Sud, tra la gente normale<br />
che li preferisce bamboccioni piuttosto<br />
che vagabondi morti di fame<br />
in cerca di un tetto (se i nostri figli<br />
a diciotto anni li avessimo scaraventati<br />
in un mondo come questo)<br />
il loro futuro è un’ossessione. Solo<br />
che se la politica ha un senso, cioè<br />
se la politica siamo noi nel delegare<br />
ad altri, che vi si dedicano, compresa<br />
la signora Gelmini, le fortune<br />
spirituali, morali, sociali, economiche<br />
dei nostri figli il loro futuro<br />
l’abbiamo ucciso noi. La ricerca?<br />
Siamo scesi al di sotto del 1% del<br />
Pil. Rischiamo di uscire dal club<br />
dei paesi sviluppati (che comunque<br />
quanto al pittoresco, per la nostra<br />
presenza, somiglia sempre di più al<br />
dickensiano Circolo Pickwick): un<br />
taglio di un miliardo e quattrocento<br />
milioni di euro non è tirare la<br />
cinghia ma stringere il cappio a cui<br />
impiccare i nostri giovani.<br />
***<br />
Mentre Gran Bretagna, Francia,<br />
Germania moltiplicano le risorse<br />
noi siamo all’ultimo scalino tra i<br />
paesi del G8. Ci salverà il made in<br />
Italy? Per concludere come nel<br />
varietà degli Anni Quaranta, quando<br />
per congedarsi dalla platea magari<br />
un poco delusa dalla bellezza<br />
delle ballerine si calava il sipario su<br />
una gag: un provvedimento all’insegna<br />
del largo ai giovani è il seguente;<br />
e c’entra ancora la Cina.<br />
Poiché la Cina ci batte anche in<br />
quello che era una volta il nostro<br />
primato (sulla Fifty Avenue la moda<br />
italiana spopolava, oggi non<br />
più) accanto ai provvedimenti antidumping<br />
del Consiglio dei Ministri<br />
europeo relativamente alle<br />
calzature in pelle e cuoio con cui ci<br />
invadono i figli dell’ex Celeste Impero,<br />
ecco una di quelle trovate,<br />
non sciocca per carità, anzi accattivante<br />
e fantasiosa. Ma è come<br />
quella lodevole iniziativa dei pagliacci<br />
che circolano negli ospedali<br />
pediatrici per far sorridere i bambini<br />
malatissimi. Lo slogan è esaltante,<br />
come una chiamata alle armi<br />
che rifocilla lo spirito concusso e<br />
raggrinzito nella sfiducia di chi,<br />
invece della croce del Nazareno in<br />
tempi pasquali, si porta addosso<br />
un’interrogativo altrettanto drammatico<br />
sul proprio avvenire: Un<br />
talento per la scarpa. Suona come<br />
lo shakespeariano Il mio regno per<br />
un cavallo ma con l’intento lodevole<br />
di agevolare giovani che nutrono<br />
la sincera vocazione di disegnare<br />
sandali per le signore; che è<br />
certo una risorsa, uno scommettere<br />
sul futuro di una di quelle voci<br />
che hanno reso famosa l’Italia del<br />
falso boom Anni Sessanta; ma sino<br />
a ieri. Alla faccia della Gioconda<br />
dietro cui si cela l’inventore di<br />
macchine alate Leonardo, di Galileo,<br />
di Malpighi, di Marconi, di<br />
Fermi e della sopravvissuta della<br />
grande pattuglia di geni italiani, la<br />
ultracentenaria Rita Levi Montalcini.<br />
Investire sui giovani perché<br />
tra loro si annoverino domani non<br />
soltanto grandi talenti agè, ma<br />
gente che ha attinto a quel genere<br />
di felicità citata all’articolo Uno<br />
della Costituzione americana, passando<br />
per l’articolo Uno della<br />
nostra Costituzione: il Lavoro su<br />
cui è fondata. Parola di un grande,<br />
onesto meridionale che vi appose<br />
la prima firma. Si chiamava Enrico<br />
De Nicola, napoletano.<br />
vannironsisvalle@virgilio.it
6 Domenica 11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
Vincoli dell’Ue<br />
Stop ai finanziamenti dello Stato per la<br />
costruzione in città di nuovi alloggi<br />
perché inquinano il mercato. Il monito<br />
è arrivato nei mesi scorsi dall’Unione<br />
europea. Intanto è in corso d’opera un<br />
piano casa collegato al bando del 20<br />
luglio dello scorso anno, promosso dal<br />
Comune di Salerno, per realizzare<br />
2020 appartamenti.<br />
Mai più casermoni e ghetti<br />
alla periferia cittadina.<br />
Il Social housing è un nuovo<br />
modo di pensare gli alloggi:<br />
una speranza di integrazione<br />
tra realtà diverse<br />
Case popolari per i nuovi poveri<br />
Salerno: cinquecento milioni stanziati per l’edilizia sociale dirottati sulla Sanità<br />
Emergenza infinita. Tra affitti triplicati, costi di<br />
manutenzione in costante aumento e fondi pubblici<br />
promessi e mai arrivati, l’odissea degli inquilini<br />
salernitani sembra non avere fine. La questione<br />
abitativa, oggi, non è solo quella di chi non ha<br />
una casa; il disagio, infatti, riguarda soprattutto<br />
quelle persone che non riescono a pagare il canone<br />
di locazione. Perché? Il motivo è semplice: al<br />
progressivo aumento dei prezzi si associa l’impoverimento<br />
delle famiglie. Cresce così la domanda<br />
di chi ha un reddito alto per accedere all’edilizia<br />
residenziale pubblica, basso per il mercato degli<br />
affitti. In pratica, il paradosso del “poveri ma non<br />
troppo”. Il Comune di Salerno e l’Istituto autonomo<br />
case popolari (Iacp), proprietario di circa dodicimila<br />
appartamenti nella provincia, hanno inserito<br />
nella loro agenda una questione che non<br />
può più essere solo gestita o amministrata, ma affrontata.<br />
Infatti, proprio nel mese di marzo sono<br />
state pubblicate, tra molte difficoltà e con un po’<br />
di ritardo, le graduatorie comunali del 2007: oltre<br />
duemila domande per milleduecento alloggi disponibili.<br />
La metà di quelle persone in difficoltà<br />
restano però fuori dal circuito degli aiuti. «Un dato<br />
sintomatico che mostra la staticità di tutto il<br />
settore», afferma il direttore generale dello Iacp di<br />
Salerno, Antonio Schiavone.<br />
Il disagio abitativo in città ha compiuto da poco<br />
quaranta anni: dalle case occupate negli anni Settanta<br />
ai container utilizzati per fronteggiare la<br />
fase post terremoto (Irpinia 1980), le soluzioni<br />
non sono mai state sufficienti.<br />
Ancora persone<br />
nei container<br />
post terremoto<br />
aspettando<br />
soldi promessi<br />
e interventi<br />
pluridecennali<br />
Oggi poi, non basta più avere<br />
un tetto, l’edilizia residenziale<br />
pubblica ha come primo obiettivo<br />
la qualità dell’abitare: ambienti<br />
privi di umidità, senza<br />
lesioni alle pareti, ma sopratutto<br />
che siano adatti ai diversi tipi<br />
di nuclei familiari. Da Palazzo<br />
di Città, la reazione all’urgenza<br />
si materializza con un bando<br />
per la costruzione di duemila<br />
appartamenti. L’Istituto, invece,<br />
dovrebbe realizzare nuovi<br />
edifici e provvedere alla manutenzione<br />
di quelli esistenti, reinvestendo<br />
il 75% dei ricavi; soldi che provengono<br />
dalla vendita delle case agli inquilini con “venti<br />
anni di onorato servizio”. Tradotto: persone in<br />
graduatoria per un determinato periodo di<br />
tempo. Ma tutto questo non basta: lo dimostrano<br />
quelle persone che non vedono riconosciuto il<br />
proprio diritto all’abitare accedendo a canoni di<br />
locazione agevolati o all’assegnazione diretta.<br />
Una soluzione potrebbe essere il Social housing,<br />
idea presa in prestito dai centri urbani del nord<br />
Italia (Torino, Parma e Ancona). Il progetto nasce<br />
dalla stretta connessione tra questione abitativa e<br />
coesione sociale, per evitare la costruzione di<br />
ghetti come successo negli anni Ottanta.<br />
Destinatari non solo i nuclei familiari a basso reddito,<br />
ma anche gli studenti fuori sede e gli sfrattati.<br />
Ma c’è bisogno di un contributo statale minimo<br />
del 30% del costo di realizzazione. I cinquecento<br />
milioni stanziati dal Governo nel novembre<br />
del 2009, sono stati utilizzati per coprire il disavanzo<br />
nel bilancio della Sanità. Ancora una volta,<br />
tutto fermo. Altra ipotesi riguarda i beni confiscati<br />
alle mafie e da destinare al mercato delle abitazioni.<br />
Tante idee e pochi investimenti. Ma, come insegna<br />
la tradizione campana, “senza soldi non si<br />
cantano messe”.<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO MARIA BORRELLI<br />
SANTO IANNÒ<br />
Emergenza:<br />
abitazioni<br />
mai finite<br />
«La città di Salerno ha un<br />
fabbisogno di duecentocinquanta<br />
alloggi, cento per le<br />
famiglie che vivono ancora<br />
in prefabbricati leggeri<br />
(nelle zone di Matierno e<br />
Fratte), altri necessari per chi<br />
vive in alcuni contenitori utilizzati<br />
dal Comune come<br />
alloggi parcheggio in via<br />
Capone e in via Rocco<br />
Cocchia (nell’edificio che<br />
ospitava l’ex liceo Alfano I)».<br />
Lo ha detto Liborio De<br />
Simone, segretario provinciale<br />
del Sunia (Sindacato<br />
nazionale unitario inquilini e<br />
assegnatari). Per rispondere<br />
al fabbisogno ci sono dei<br />
programmi costruttivi in<br />
corso, che se realizzati, sopperirebbero<br />
alla carenza abitativa.<br />
Ma a Salerno la situazione<br />
non è sempre lineare,<br />
infatti ci sono cento alloggi<br />
finanziati dalla Regione<br />
venti anni fa e mai realizzati.<br />
Quindi non sembra facile<br />
riuscire a coprire il fabbisogno,<br />
stimato in duecentocinquanta<br />
alloggi, se per<br />
cento di questi si sta aspettando<br />
da oltre venti anni. I<br />
fondi in questione fanno<br />
parte del piano decennale<br />
casa e sono la sesta e settima<br />
tranche della legge 457 del<br />
’78. Il problema a monte dell’immobilità<br />
ventennale è<br />
ubicativo cioè non sono<br />
state localizzate le aree per la<br />
costruzione delle case.<br />
Il complesso di case popolari sito nel quartiere Europa<br />
IL DIRETTORE GENERALE IACP<br />
«Call center<br />
al servizio<br />
della gente»<br />
Mai applicato il processo<br />
di mobilità dell’utenza<br />
Antonio<br />
Schiavone<br />
direttore<br />
generale<br />
dell’Istituto<br />
autonomo<br />
case popolari<br />
di Salerno<br />
Dottor Schiavone, ex magistrato,<br />
oggi direttore generale<br />
dello Iacp di Salerno,<br />
quali sono gli attori nell’assegnazione<br />
degli alloggi?<br />
«I soggetti sono tre: il Comune,<br />
la Commissione provinciale<br />
e lo Iacp. È essenziale<br />
distinguerne i ruoli. Il<br />
Comune pubblica il bando,<br />
raccoglie le domande e adotta<br />
i provvedimenti di assegnazione.<br />
La Commissione<br />
provinciale, presieduta da un<br />
magistrato, redige una graduatoria<br />
e la invia al Comune.<br />
Lo Iacp stipula il contratto con<br />
gli assegnatari e ne gestisce il<br />
rapporto fino all’eventuale<br />
vendita dell’immobile».<br />
Qual è la realtà salernitana<br />
in cui opera lo Iacp?<br />
«La provincia di Salerno è una<br />
delle più grandi d’Italia, com-<br />
La scheda<br />
12000 gli alloggi che lo<br />
Iacp gestisce nella provincia<br />
di Salerno.<br />
480 immobili a locazione<br />
permanente, di edilizia<br />
cooperativa in via di ultimazione.<br />
250 le residenze necessarie<br />
per rispondere all’emergenza<br />
abitativa cittadina.<br />
Cento sono “in<br />
corso d’opera” ormai da<br />
vent’anni.<br />
50 secondo il Sunia sono<br />
quest’anno gli sfratti esecutivi<br />
per morosità e fine<br />
locazione.<br />
2020 le case di edilizia<br />
sociale previsti nel bando<br />
comunale del 20 luglio<br />
2009.<br />
prende 158 comuni sul cui<br />
territorio sono sparsi 12000<br />
alloggi. Il dato paradossale è<br />
che ci siamo trovati in una<br />
realtà che prevedeva non più<br />
di cinque tecnici per il controllo<br />
e l’intervento sull’intero<br />
territorio».<br />
Come siete venuti a capo<br />
della situazione?<br />
«Lo Iacp ha innanzitutto<br />
bandito un appalto pubblico,<br />
suddiviso la provincia in<br />
quattro aree geografiche e ha<br />
programmato un intervento<br />
di 15 milioni di euro. In seconda<br />
battuta i vincitori dell’appalto<br />
hanno dovuto munirsi<br />
di un call center e quindi<br />
di numero verde per gli<br />
inquilini. Infine la gestione<br />
degli interventi è fatta da<br />
ditta e Iacp».<br />
Sono previsti degli interventi<br />
statali a breve?<br />
«Non sono previsti nuovi<br />
piani strategici, perché non ci<br />
sono finanziamenti. La Regione<br />
aveva 550 milioni di<br />
euro destinati all’edilizia pubblica,<br />
che sono stati dirottati<br />
sul bilancio della Sanità».<br />
Come viene monitorata<br />
l’assegnazione e l’effettivo<br />
utilizzo degli alloggi?<br />
«È un’attività che compete al<br />
Comune, infatti per la teoria<br />
degli effetti e degli atti contrari,<br />
se il Comune assegna, il<br />
Comune ritira. È necessario<br />
verificare che le case vengano<br />
congruamente assegnate,<br />
monitorare il numero e l’effettiva<br />
residenza degli assegnatari.<br />
Dovrebbe esistere un<br />
processo di mobilità dell’utenza<br />
previsto dal legislatore<br />
ma mai applicato».
E’ ancora possibile salvare il pastificio<br />
Carmine Russo di Cicciano.<br />
A quasi un anno dal fallimento,<br />
avvenuto lo scorso luglio, però,<br />
nessun imprenditore si è seriamente<br />
fatto avanti per rilevare la<br />
società, che nel 2001 la famiglia<br />
Russo ha ceduto all’avvocato Mario<br />
Maione. Tutte le possibili trattative<br />
non sono andate a buon fine.<br />
In un primo momento si è parlato<br />
di un fondo finanziario inglese,<br />
Blu Sky, che voleva investire sul<br />
rilancio dell’azienda. In seguito c’è<br />
stato l’interessamento di Cosimo<br />
Rummo, noto imprenditore del<br />
settore pastaio campano, proprietario<br />
dell’omonimo pastificio a<br />
Benevento. Le intenzioni di Rummo<br />
erano quelle di sondare il mercato<br />
per verificare la risposta dei<br />
consumatori a quasi un anno dal<br />
fallimento. Occorreva un periodo<br />
di sei mesi per compiere un’adeguata<br />
indagine di settore, durante<br />
la quale, l’imprenditore sannita<br />
avrebbe riavviato la produzione<br />
della pasta Russo a Benevento. Ma<br />
qualcosa non è andata per il verso<br />
giusto e la trattativa si è arenata.<br />
Nessuno sceicco<br />
per la pasta Russo<br />
PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />
Non ci sono offerte concrete per l’azienda di Cicciano<br />
Cento lavoratori a casa, zero finanziamenti in vista<br />
Nelle ultime settimane, infine, si è<br />
parlato anche dell’interessamento<br />
del gruppo agroalimentare spagnolo,<br />
Ebro Puleva, che, incassato<br />
il no della De Cecco, ha dirottato<br />
l’attenzione proprio verso il marchio<br />
Russo. Fino al 28 febbraio<br />
2010, termine ultimo per la formulazione<br />
di una proposta d’acquisto<br />
alla curatela fallimentare,<br />
gestita dal dottor Luciano Bifolco,<br />
non è stata presentata alcuna<br />
domanda. Il valore complessivo<br />
dell’azienda, stimato dal curatore<br />
fallimentare, al 28 febbraio, era di<br />
11 milioni 250mila euro.<br />
Per gli abitanti di Cicciano, però, il<br />
pastificio non ha un valore solo<br />
economico, ma anche e soprattutto<br />
affettivo. A cominciare dal primo<br />
cittadino, Giuseppe Domenico<br />
Caccavale: «Io sono cresciuto con<br />
i biscotti della salute, sono figlio di<br />
un pastaio e sono orgoglioso di<br />
quello che la pasta Russo ha rappresentato<br />
per Cicciano e i ciccianesi».<br />
Una storia antica nata, nel lontano<br />
1880, dall’intraprendenza industriale<br />
di una famiglia, che per tre<br />
generazioni si è dedicata alla lavorazione<br />
di pasta e derivati.<br />
In breve tempo, da un piccolo<br />
mulino a palmenti (a pietre) azionato<br />
da macchine a vapore, si è<br />
passati, nel ‘900, grazie alla diffusione<br />
dell’energia elettrica, al mulino<br />
a cilindri. Questo rinnovamento<br />
portò all’incremento della<br />
produzione industriale. Negli anni<br />
il pastificio si è ampliato per rispondere<br />
all’enorme richiesta del<br />
mercato che arrivava anche da<br />
fuori regione. Il boom vero e proprio<br />
c’è stato negli anni Cinquanta,<br />
quando l’azienda da carattere prettamente<br />
familiare si trasformò in<br />
una Spa. La famiglia Russo, in<br />
Pagina a cura di<br />
STELLA COLUCCI<br />
GIANNI IANNACCONE<br />
7<br />
seguito, però, non ha saputo più<br />
rispondere al cambiamento industriale<br />
che ha riguardato il settore<br />
e nel 2001, quando il costo della<br />
produzione era arrivato alle stelle,<br />
ha deciso di vendere a Maione.<br />
L’imprenditore partenopeo sapeva<br />
che per rilanciare l’azienda serviva<br />
rinnovarla, con l’acquisto di nuovi<br />
macchinari e spostarla dal centro<br />
abitato in una zona periferica.<br />
Il Comune, nel 2006, aveva anche<br />
individuato due aree per la delocalizzazione<br />
delle attività del pastificio,<br />
ma i lavori della proprietà non<br />
sono mai cominciati per la mancanza<br />
di fondi del gruppo Maione,<br />
che a partire dal 2008 ha iniziato la<br />
sua parabola discendente.<br />
La pasta Russo di Cicciano, se non<br />
s’interviene subito, rischia di diventare<br />
solo un ricordo per i ciccianesi<br />
e per tutti coloro che l’hanno<br />
degustata in questi anni.<br />
NEL 2001,DOPO 120 ANNI, LA STORICA FAMIGLIA PASSA LA MANO<br />
Maione e il progetto fantasma<br />
Mario Maione, una vita<br />
da industriale metalmeccanico,<br />
sul finire<br />
degli anni Novanta decide<br />
di investire nel settore<br />
agroalimentare rilevando<br />
il pastificio “Di<br />
Nola” di Gragnano e la<br />
fabbrica piemontese<br />
“Cioccolato Peyrano”.<br />
Nel 2001 acquista dalla<br />
famiglia Russo anche<br />
l’azienda di Cicciano.<br />
Il progetto pasta del<br />
gruppo Maione prende<br />
così corpo. Per rilanciare<br />
la Russo, Maione<br />
con la collaborazione<br />
di Massimo Ambrosio<br />
(figlio del re del grano,<br />
Franco Ambrosio, fon-<br />
datore della Italgrani,<br />
azienda leader per la<br />
lavorazione della semola<br />
di grano duro),<br />
prevede di ampliare il<br />
commercio della Russo<br />
attraverso lo sviluppo<br />
di prodotti alleati, l’incremento<br />
delle vendite<br />
all’estero e il consolidamento<br />
della posizione<br />
sul mercato italiano.<br />
Nel 2004 Maione assume<br />
anche il controllo,<br />
in affitto, de “la Molisana”<br />
di Campobasso. La<br />
gestione del duo Maione-Ambrosio<br />
porta discreti<br />
successi all’inizio,<br />
ma poi la debolezza<br />
strutturale dello stabilimento<br />
e la mancanza<br />
di investimenti saranno<br />
determinanti per<br />
il futuro. Maione sapeva<br />
che per andare a-<br />
vanti, visto che i costi<br />
di produzione erano<br />
elevati, occorreva spostare<br />
l’opificio dal centro<br />
abitato in un’area<br />
periferica e comprare<br />
nuovi macchinari per<br />
la produzione della pasta.<br />
L’imprenditore napoletano,<br />
nonostante la<br />
concessione di due terreni<br />
da parte del comune<br />
di Cicciano, non ha<br />
mai cominciato i lavori<br />
di delocalizzazione.<br />
Da quasi due anni sugli<br />
scaffali dei supermercati<br />
non si trova più la<br />
pasta Russo di Cicciano.<br />
A luglio 2009,<br />
con un’esposizione debitoria<br />
superiore ai 30<br />
milioni di euro, è stato<br />
decretato il fallimento<br />
e oggi 95 operai sono in<br />
cassa integrazione.<br />
Il sindaco<br />
«Ci hanno<br />
portato via<br />
il cuore»<br />
Sindaco Giuseppe Domenico Caccavale,<br />
perché si è arrivati al fallimento del<br />
pastificio Russo?<br />
Nel post terremoto la maggior parte delle<br />
aziende si sono sviluppate, perché hanno<br />
provveduto alla modernizzazione e delocalizzazione<br />
dei propri stabilimenti, riducendo<br />
così i costi e aumentando, nello<br />
stesso tempo, la produzione. Cosa che<br />
non ha fatto il pastificio di Cicciano, né<br />
con la famiglia Russo, né con la nuova<br />
proprietà rilevata a dicembre 2001 da<br />
Maione.<br />
Per quale motivo le trattative per la cessione<br />
dell’azienda non sono andate in<br />
porto?<br />
Il valore fissato dal procuratore fallimentare,<br />
11milioni<br />
e 250mila<br />
euro, forse è<br />
troppo alto<br />
per uno stabilimento<br />
che<br />
deve poi essere<br />
modernizzato<br />
e delocalizzato.<br />
Quali sono le<br />
responsabilità<br />
del Comune?<br />
Il Comune è andato più volte incontro a<br />
Maione. Con un primo provvedimentometteva<br />
a disposizione un’area di 70mila<br />
metri quadrati per spostare la fabbrica<br />
dal centro alla periferia. In seguito, grazie<br />
a una seconda delibera, l’area industriale<br />
è stata ulteriormente ampliata e offerta<br />
in cambio di una quota simbolica annuale<br />
di 1000 euro. Ma nulla di fatto.<br />
Per lei cosa rappresenta il pastificio<br />
Russo?<br />
Hanno portato via qualcosa che stava<br />
dentro al cuore dei ciccianesi. Tutti ci<br />
sentivamo partecipi, proprietari e operai<br />
del pastificio Russo. Senza considerare il<br />
grande apporto economico che ha dato<br />
per lo sviluppo del territorio.<br />
Ex dipendente<br />
«Ignorati<br />
dalla<br />
Regione»<br />
Salvatore Vassallo, trent’anni alla Russo,<br />
da sei mesi rappresentante dell’Ugl.<br />
Qual era la sua mansione in azienda?<br />
Ero responsabile controllo qualità, laboratorio<br />
analisi e hccp. Una mansione che mi<br />
permetteva di entrare un po’ in tutti i settori<br />
della fabbrica.<br />
Quando è cominciata la crisi?<br />
I primi sentori li abbiamo avuti a partire<br />
dal 2007, la materia prima cominciava a<br />
scarseggiare e molti fornitori lamentavano<br />
i ritardi nei pagamenti.<br />
Perché si è arrivati a questo punto?<br />
Maione voleva fare l’affare, ma dopo che<br />
Ambrosio è uscito dai quadri dirigenziali<br />
l’avvocato si è trovato a gestire un settore,<br />
quello della semola, che non conosceva.<br />
Qual è la situazione<br />
attuale?<br />
Siamo in cassa<br />
integrazione<br />
da novembre<br />
2009, percepiamo,<br />
ogni<br />
tre mesi, l’ottanta<br />
per cento<br />
dello stipendio.<br />
Cosa hanno<br />
fatto le istituzioni<br />
per starvi vicino?<br />
L’amministrazione comunale di Cicciano,<br />
è stata ed è al nostro fianco. La Regione<br />
Campania, invece, ha convocato Cgil,<br />
Cisl e Uil al tavolo istituzionale, dimendicandosi,<br />
però, dell’Ugl. Non è giusto perché<br />
il venti per cento degli operai della<br />
ditta Russo sono iscritti alla Ugl e hanno<br />
il diritto di essere rappresentati nelle sedi<br />
competenti.<br />
Come procedono i corsi di formazione?<br />
Abbiamo fatto solo due giorni a dicembre<br />
e da allora non siamo stati più contattati.<br />
Ai politici dico di non strumentalizzare<br />
questi corsi a fini propagandistici,<br />
visto che mancano soldi e aule.
8 Domenica<br />
BARBARA TROTTA<br />
11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
Sono 2000 gli iscritti in Campania impegnati nella salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale<br />
Fai: custode delle nostre meraviglie<br />
La baia di Ieranto il fiore all’occhiello, la giornata della primavera l’evento annuale<br />
Il Fondo ambiente italiano (Fai) è<br />
una fondazione senza scopo di<br />
lucro nata nel 1975, che pone tra i<br />
suoi obiettivi, come sottolinea il<br />
presidente della struttura in Campania,<br />
Maria de Divitiis, “ la tutela<br />
e la valorizzazione dei beni culturali<br />
e dell’ambiente naturale”. In<br />
Italia gli iscritti sono circa 80.000,<br />
in Campania 2.000 e crescono<br />
lentamente di anno in anno. “Sono<br />
un gruppo – dice De Diviitis -<br />
caratterizzato in genere da cultura<br />
medio alta, come studenti e laureati,<br />
e unito dall’amore per il proprio<br />
territorio e l’ambiente”.<br />
Numerose sono le iniziative di cui<br />
si occupa il Fai, sia a livello nazionale<br />
che regionale attraverso una<br />
capillare presenza fatta di 110 delegazioni<br />
e 11 gruppi in 20 regioni.<br />
La più famosa è la giornata Fai<br />
di primavera, in cui si aprono le<br />
porte non solo dei beni gestiti direttamente<br />
dal fondo, ma si organizzano<br />
anche visite guidate in<br />
posti di solito inaccessibili, come<br />
lo studio del presidente del Consiglio<br />
e la biblioteca di palazzo<br />
Chigi nell’edizione di quest’anno<br />
(27-28 marzo), che coinvolge 590<br />
siti.<br />
In Campania il solo bene del Fai<br />
visitabile è la baia di Ieranto, nella<br />
costa meridionale della penisola<br />
sorrentina, un’ex proprietà dell’Italsider,<br />
che fu donata al Fai da<br />
Prodi, quando cessò l’attività e-<br />
strattiva. Qui sono stati ricostruiti<br />
i muretti a secco, le case dei contadini<br />
con le coperture in battuto<br />
di lapillo, gli antichi strumenti per<br />
lavorare la pietra, i giardini protetti<br />
da muri e le palizzate in pagliericcio.<br />
A destra<br />
uno scorcio della baia<br />
di Ieranto<br />
e sotto la cinquecentesca<br />
torre di Montaldo<br />
restaurata<br />
dalla fondazione<br />
(Foto di Mimmo Jodice)<br />
A Lauro in provincia di Avellino,<br />
sono aperti a cura del Fai sette<br />
luoghi di interesse storico come<br />
il museo dedicato a Umberto<br />
Nobile e il castello Lancellotti. A<br />
Benevento l’appuntamento è a<br />
Cerreto Sannita, con le sue due<br />
Chiese: la barocca dedicata a San<br />
Giuseppe e quella di San Rocco.<br />
La delegazione di Caserta ha<br />
concentrato la sua attenzione sul<br />
parco archeologico di “Trebula<br />
Balliensis” a Treglia, l’insediamento<br />
sannita meglio conservato.<br />
A Napoli sono aperti al pubblico,<br />
tra gli altri, il conservatorio<br />
di San Pietro a Majella, caratterizzato<br />
da una preziosa biblioteca<br />
e un insieme di antichi stru-<br />
menti, e la poco conosciuta<br />
Chiesa di Santa Caterina al<br />
Formiello. A Salerno protagonista<br />
è Cava de’ Tirreni con l’apertura<br />
degli appartamenti privati<br />
dell’abate nell’abbazia della Santissima<br />
Trinità.<br />
« Si cerca di aprire al pubblico dei<br />
beni poco noti o normalmente<br />
non visitabili - precisa la segretaria<br />
del Fai Salerno, Maki Camera<br />
d’Afflitto - per diffonderne la conoscenza<br />
e stimolare nei visitatori<br />
l’orgoglio di appartenere ad un territorio<br />
così ricco di storia e di arte.<br />
In provincia, quindi, si svolge prevalentemente<br />
attività di scoperta<br />
di luoghi esclusivi, spesso dimenticati<br />
o poco valutati dagli stessi<br />
abitanti del luogo. Le passeggiate<br />
sono quasi sempre “suggerite” da<br />
proloco aderenti che risiedono in<br />
quei luoghi, da persone che li<br />
hanno visti e desiderano farli conoscere<br />
agli altri, insomma si tratta<br />
di un passaparola che si rivela<br />
sempre molto utile». A Salerno, ad<br />
esempio, sono previste ogni mese<br />
delle mostre e ci saranno passeggiate,<br />
come quella del 12 giugno,<br />
in cui si andrà alla scoperta della<br />
storia della città attraverso le sculture<br />
di Chiaromonte, mentre nel<br />
capoluogo ci saranno serate a tema,<br />
visite guidate, ma anche viaggi<br />
culturali e momenti di sensibilizzazione,<br />
come la proposta di u-<br />
na giornata di pulizia del Vallone<br />
della Gaiola. «La nostra attenzione<br />
– aggiunge la dottoressa de Divitiis<br />
– è rivolta anche a coinvolgere<br />
i giovani nella salvaguardia del<br />
patrimonio culturale. Ci sono dei<br />
progetti interamente dedicati alle<br />
scuole, mentre altri mirano a farli<br />
diventare apprendisti ciceroni».
NAPOLI<br />
PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />
Grazie alle offerte la parrocchia di Santa Brigida ha costruito docce per gli homeless<br />
Un aiuto per gli “invisibili”<br />
Don Raffaele Tosto: «Tentiamo di restituire dignità a chi non ha nulla»<br />
9<br />
Li chiamano gli “invisibili”,<br />
eppure esistono. Cercano riparo<br />
in case di cartone, negli angoli<br />
dei porticati, negli anfratti<br />
delle stazioni urbane, abituati<br />
ad essere oggetto di sguardi o-<br />
stili o compassionevoli, i senza<br />
fissa dimora hanno sempre una<br />
storia alle spalle che è causa<br />
della loro solitudine.<br />
Nella società moderna il fenomeno<br />
degli homeless è termometro<br />
della crisi. Non solo<br />
immigrati, spesso privi di documenti,<br />
ma anche anziani<br />
abbandonati, intere famiglie e<br />
giovani coppie che per contingenze<br />
economiche si trovano<br />
privi di tutto. Anche della dignità.<br />
Restituire quella dignità<br />
offesa dal destino è la sfida per<br />
i volontari.<br />
Nella parrocchia di Santa Brigida<br />
a Napoli sono circa una<br />
ventina i volontari che operano<br />
a contatto con i senza fissa dimora.<br />
Qui “gli amici per strada”<br />
possono mangiare, lavarsi e socializzare<br />
tra loro.<br />
«Quando facemmo i lavori di<br />
ristrutturazione - racconta padre<br />
Raffaele Tosto, parroco<br />
della chiesa di Santa Brigida -<br />
ci balenò l’idea di trasformare<br />
il vecchio bagno e di creare<br />
una doccia per i senza fissa<br />
dimora. Poi, notammo che<br />
una sola doccia non era sufficiente.<br />
Così a novembre progettammo<br />
una seconda doccia.<br />
Chiesi ai fedeli un contributo<br />
(sono stati raccolti circa<br />
800 euro), e a dicembre fu possibile<br />
realizzarne un’altra». A<br />
gruppi di 30-35 persone, i<br />
senza fissa dimora della zona<br />
della galleria Umberto I, un<br />
gioiello architettonico in stile<br />
Liberty trasformato in rifugio<br />
notturno per indigenti, frequentano<br />
la chiesa tre volte a<br />
settimana (martedì, giovedì e<br />
sabato). «Se si fa un gesto di<br />
carità è una testimonianza che<br />
si diffonde. Questo servizio<br />
che offriamo è impegnativo e<br />
gratificante, ma uno dei limiti<br />
è il poco spazio», dice padre<br />
Raffaele.<br />
Dal piccolo cortile interno si<br />
accede ad una sala per la refezione<br />
con al centro un tavolone<br />
di legno. Annessa alla sala c’è u-<br />
na piccola cucina. In un angolo<br />
del cortile è stata approntata u-<br />
na lavanderia con lavatrice e a-<br />
sciugatrice donata da un benefattore.<br />
«Molti portano i propri<br />
vestiti. Acquistiamo biancheria<br />
intima per coloro che vengono<br />
a lavarsi – spiega Tina Paolucci,<br />
una volontaria – spesso accade<br />
che sono zuppi di pioggia ed<br />
occorre subito asciugare i vestiti<br />
per il ricambio».<br />
Ad usufruire del servizio sono<br />
per la maggior parte stranieri,<br />
soprattutto rumeni e ucraini.<br />
Una popolazione variegata,<br />
quella dei senza fissa dimora,<br />
Un senza fissa dimora a piazza del Gesù a Napoli<br />
che va oltre le differenze di religione,<br />
poiché ci sono anche<br />
musulmani. «I volontari hanno<br />
aiutato un rumeno a trovargli<br />
casa – racconta il parroco – oggi<br />
ha una bambina. Una storia<br />
tragica, invece, fu quella di Vito.<br />
Una mattina, a ottobre scorso,<br />
fu trovato morto davanti alle<br />
Poste. Non aveva documenti,<br />
per cui ancora non si è riusciti<br />
a risalire ai parenti».<br />
Servizi di<br />
GERMANA GRASSO<br />
Per strada sono circa 1500<br />
Cercasi casa<br />
disperatamente<br />
Si stima che a Napoli i senza fissa dimora<br />
siano 1500. Di questi il 90% sono uomini, il<br />
77% stranieri, il 60% ha tra i 19 e i 34 anni. I<br />
dati emergono da una rilevazione fatta dalla<br />
Comunità di Sant’Egidio.<br />
«Perlopiù vivono in edifici fatiscenti e pericolosi<br />
– spiega Benedetta Ferone, responsabile<br />
del servizio per i senza fissa dimora della<br />
Comunità di Santo<br />
Egidio – Sono<br />
in aumento le<br />
morti per tumori,<br />
incidenti e violenza<br />
in strada. Da<br />
gennaio ci sono<br />
stati già dieci decessi».<br />
Urge un altro dormitorio<br />
e servono<br />
una struttura di<br />
accoglienza stabile<br />
e una aperta 24 ore su 24 adibita alle<br />
degenze post operatorie. «Nel dormitorio<br />
pubblico si passa la notte a terra - continua<br />
Ferone - è stata prorogata fino al 30 giugno<br />
l’accoglienza stabile all’istituto Santo Antonio<br />
La Palma alla Sanità, ma non basta.<br />
Della struttura comunale in via dei Cristallini<br />
non ne abbiamo saputo più nulla».<br />
Per aiutare chi vive in strada l’associazione<br />
pubblica ogni anno un vademecum per gli<br />
homeless. Si tratta della guida “Dove mangiare,<br />
dormire, lavarsi”. L’ultima, stampata a<br />
febbraio e finanziata dall’assessorato regionale<br />
alle Politiche Sociali, contiene anche gli<br />
indirizzi dei centri di ascolto, di quelli per<br />
alcolisti e tossicodipendenti e dei dipartimenti<br />
di salute mentale.<br />
Un programma di formazione professionale per sottrarre i giovani alla camorra<br />
Giuseppe che sogna il futuro<br />
Depalma vescovo di Nola: «Il progetto è un gesto d’amore per questa terra»<br />
Il prelato<br />
in mezzo<br />
alla gente<br />
Da dieci anni al vertice<br />
della diocesi di Nola,<br />
Beniamino Depalma si<br />
è sempre distinto per<br />
l’impegno sociale della<br />
chiesa, specialmente<br />
in favore dei bisogni<br />
del territorio. E’ stato<br />
al fianco dei lavoratori<br />
della Fiat di Pomigliano<br />
che rischiano di<br />
perdere il posto di<br />
lavoro, scrivendo anche<br />
una lettera al<br />
Sergio Marchionne.<br />
Ha pubblicamente invocato<br />
impegno per il<br />
territorio a tutti i candidati<br />
alle elezioni.<br />
«Ho sentito sulla mia pelle il grido di<br />
dolore delle tante famiglie piegate<br />
da disoccupazione e degrado, ho<br />
capito che non potevamo più limitarci<br />
alle buone parole e buone<br />
intenzioni». Questa la frase con la<br />
quale il vescovo di Nola, monsignor<br />
Beniamino Depalma, presenta il<br />
progetto di formazione professionale<br />
per 20 falegnami che la diocesi, in<br />
collaborazione con la Caritas, ha<br />
organizzato per i giovani di Torre<br />
Annunziata. “Il sogno di Giuseppe”,<br />
questo il nome dato al progetto<br />
occupazionale, è una coraggiosa iniziativa<br />
della chiesa che decide così di<br />
“scendere in campo” contro la<br />
camorra, occupandosi dell’avviamento<br />
professionale di ragazzi che<br />
rischiano di restare impigliati nelle<br />
reti della criminalità. Un progetto e<br />
una decisione che partono da lontano;<br />
dai due anni durante i quali il<br />
vescovo ha realizzato la visita pastorale<br />
in tutta la diocesi, toccando con<br />
mano i problemi della comunità.<br />
E l’iniziativa, lodata anche dal ministero<br />
per le Politiche Giovanili, viene<br />
Laboratorio<br />
di falegnameria<br />
in alto il vescovo<br />
di Nola, Depalma<br />
intitolata significativamente a Giuseppe<br />
d’Egitto, personaggio biblico<br />
che con in suoi sogni salvò le sorti<br />
delle sue genti. Nessun sogno stavolta<br />
ma «un’azione concreta e un<br />
segno forte che restituisce dignità e<br />
libertà ai giovani e che gli mostri<br />
una via diversa da quella della illegalità»,<br />
come ha spiegato monsignor<br />
Depalma. Non a caso si è scelta<br />
Torre Annunziata per far partire<br />
questo progetto di qualificazione<br />
professionale, terra di camorra si,<br />
ma anche di artigianato e tradizione.<br />
La formazione partirà subito dopo<br />
la Pasqua mentre i colloqui con i<br />
candidati si sono svolti nei giorni<br />
della seconda decade di marzo presso<br />
le parrocchie torresi. Previsti ventiquattro<br />
mesi di formazione suddivisi<br />
in duemila ore di lezioni tra pratica<br />
e teoria. Poi la possibilità per i<br />
venti aspiranti di effettuare stage e<br />
apprendistati presso le aziende del<br />
territorio. Un sogno che può vedere<br />
realizzati, come sperano gli organizzatori,<br />
i giovani allievi sia come falegnami<br />
che come restauratori nelle<br />
attività artigianali e nautiche dell’area<br />
di Torre Annunziata, per «dare<br />
così una speranza ad un territorio<br />
martoriato eppure ricco di risorse e<br />
tradizioni». La duplice finalità si<br />
rispecchia nel dare possibilità di<br />
lavoro in loco ai giovani: tenerli<br />
lontani da strade pericolose e non<br />
costringerli a emigrare, alla ricerca<br />
di occasioni che la loro terra sembra<br />
negargli.<br />
Servizi di<br />
GIOVANNI SPERANDEO
10 Domenica<br />
11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
Allarme obesità in Italia: una persona su tre è sovrappeso, in aumento i decessi per patologie cardiovascolari<br />
C’era una volta<br />
la dieta<br />
mediterranea<br />
Bimbi campani i più grassi d’Europa<br />
L’Organizzazione mondiale della sanità la definì<br />
nel 2002 “l’epidemia del terzo millennio”, tra lo<br />
scetticismo di quanti ancora stentavano a considerarla<br />
una vera malattia. Otto anni dopo, nonostante<br />
la grande risonanza di quell’allarme e le<br />
numerose campagne di prevenzione che ne seguirono,<br />
la triste profezia sul dilagare dell’obesità<br />
nelle società del benessere è già divenuta realtà.<br />
Il rapporto Osservasalute 2009, pubblicato il 16<br />
marzo a Roma dall’Osservatorio Nazionale sulla<br />
Salute nelle Regioni Italiane, rivela chiaramente<br />
come anche nel nostro Paese quella dell’obesità<br />
sia la principale minaccia che grava sulla salute<br />
dei cittadini. Complice la crisi economica, che ha<br />
costretto sempre più famiglie ad abbandonare la<br />
sana ma costosa abitudine della dieta mediterranea,<br />
la percentuale di individui sovrappeso in Italia<br />
ha raggiunto nel 2009 il 35,6%, vale a dire oltre<br />
un italiano su tre. Una vera e propria epidemia,<br />
appunto, che se da un lato aumenta con l’età (è<br />
sovrappeso il 60% degli italiani tra i 55 e i 74 anni,<br />
contro il 16,5% di quelli tra i 18 e i 24 anni) dall’altro<br />
non risparmia i più piccoli: tra gli under 18,<br />
infatti, la quota complessiva di<br />
Più letale<br />
della fame<br />
quelli grassi è del 36%, addirittura<br />
superiore alla media degli adulti, e<br />
mostra una preoccupante tendenza<br />
alla crescita.<br />
E’ una situazione fortemente contraddittoria<br />
quella fotografata dall’Osservatorio:<br />
insignita appena<br />
qualche anno fa dall’Onu del primato<br />
di nazione più longeva del<br />
mondo, l’Italia è anche uno dei<br />
Paesi europei col più alto tasso di<br />
mortalità per patologie legate all’obesità,<br />
come quelle cardiovascolari.<br />
E ironia della sorte, il triste<br />
primato dei cittadini sovrappeso<br />
spetta proprio alla Campania,<br />
per decenni modello mondiale<br />
della sana e corretta alimentazione.<br />
Nella patria della dieta mediterranea<br />
la percentuale degli individui<br />
sovrappeso raggiunge infatti<br />
il 41,3%, di cui l’11,2% sono o-<br />
besi, contro una media nazionale<br />
del 9,9%. Un dato preoccupante,<br />
che però ne contiene uno ancora<br />
più grave, quello relativo alla linea<br />
dei bambini: all’ombra del Vesuvio,<br />
infatti, la percentuale di giovanissimi<br />
obesi è di oltre il 30%,<br />
record assoluto in Europa, e raggiunge<br />
quasi il 50% se si sommano<br />
agli obesi i bimbi “semplicemente” sovrappeso.<br />
Percentuali che tradotte in cifre diventano 200<br />
mila bambini.<br />
A finire sul banco degli imputati sono soprattutto<br />
le cattive abitudini alimentari, spesso trascurate<br />
o addirittura incoraggiate dai genitori. Dai dati<br />
emerge infatti che oltre il 10% dei bambini non fa<br />
colazione, quasi un bambino su quattro non<br />
mangia né frutta né verdura e uno su due consuma<br />
cibi ipercalorici fuori dagli orari dei pasti. La<br />
colpa, però, non è tutta delle merendine. Nella<br />
maggior parte dei casi, infatti, obesità fa rima con<br />
sedentarietà, e ancora una volta i dati di Osservasalute<br />
sono impietosi con la nostra regione: in<br />
Campania solo il 14,2% della popolazione pratica<br />
sport in modo continuativo (solo la Sicilia fa peggio),<br />
mentre il 52% non ne pratica affatto.<br />
Dato interessante, la Campania è anche la regione<br />
italiana in cui si consumano meno antidepressivi.<br />
Come si suol dire, mangia che ti passa.<br />
L’obesità è una patologia<br />
multifattoriale<br />
tipica delle<br />
classi disagiate<br />
delle “società del<br />
benessere”. Dal<br />
punto di vista clinico<br />
si definisce<br />
obeso un individuo<br />
il cui indice di<br />
massa corporea<br />
(IMC), inteso come<br />
rapporto tra il peso<br />
e il quadrato dell’altezza,<br />
è superiore<br />
a 30. Nei Paesi<br />
industrializzati l’obesità<br />
fa più vittime<br />
della fame: in<br />
quelle aree, infatti,<br />
le persone sovrappeso<br />
sono oltre<br />
un miliardo, e i<br />
decessi per patologie<br />
collegate sono<br />
finora 3 milioni.<br />
Pagina a cura di<br />
RAFFAELE PELLEGRINO<br />
Un paziente obeso in visita da uno<br />
specialista. In alto due bimbi al fast food<br />
Teorie a confronto<br />
L’evoluzione<br />
della malattia<br />
L’obesità è una malattia<br />
dell’ambiente o dell’individuo?<br />
In un recente editoriale<br />
pubblicato sull’autorevole<br />
rivista medica “Lancet”<br />
l’autore cita un’opera,<br />
“L’evoluzione dell’obesità”,<br />
che esamina le ipotesi per<br />
le quali la malattia del sovrappeso,<br />
presente nella<br />
preistoria come fenomeno<br />
raro e venerato, sia diventata<br />
un flagello del terzo<br />
millennio. La teoria più accreditata,<br />
detta del genotipo<br />
risparmioso, sostiene<br />
che il corredo genetico<br />
dell’obeso, cioè la capacità<br />
di accumulare energia sottoforma<br />
di grasso, sia quello<br />
che ha conferito a questi<br />
individui un vantaggio di<br />
sopravvivenza in epoca di<br />
carestia, vantaggio che è<br />
poi divenuto patologia in<br />
un epoca di sovrabbondanza<br />
di cibo.<br />
Un’altra ipotesi sostiene<br />
che l’obeso fosse in passato<br />
svantaggiato di fronte ai<br />
predatori, e che quindi il<br />
genotipo si sia potuto e-<br />
spandere quando la società<br />
si è civilizzata. Una terza<br />
teoria, invece, è quella secondo<br />
cui gli individui o-<br />
besi siano sopravvissuti<br />
grazie al loro migliore sistema<br />
immunitario, e<br />
quindi alla maggiore resistenza<br />
alle infezioni.<br />
Problemi di linea per gli animali domestici<br />
Se anche Fido è oversize<br />
Incontro a Caserta con l’equipe<br />
dell’unità operativa del Cardarelli<br />
Senza feeling<br />
con il medico<br />
non c’è cura<br />
Culla della dieta mediterranea<br />
ed esempio di buona a-<br />
limentazione per oltre mezzo<br />
secolo, la Campania è<br />
oggi la regione italiana con<br />
la più alta percentuale di individui<br />
sovrappeso. Del<br />
problema si è discusso il 18<br />
marzo a Caserta con l’equipe<br />
del Centro di chirurgia<br />
Il dottor Emilio Manno, chirurgo dell’obesità<br />
dell’obesità del Cardarelli. La<br />
struttura, all’avanguardia nella<br />
cura delle patologie da sovrappeso,<br />
lavora a un ritmo<br />
di 800 interventi all’anno, un<br />
sesto di tutti quelli realizzati<br />
sul territorio nazionale. «I<br />
posti letto sono sempre pieni<br />
– racconta il dottor Maurizio<br />
Grillo, specialista in chirurgia<br />
In Italia l’allarme obesità non riguarda<br />
solo le persone. A litigare<br />
con la bilancia, secondo le ultime<br />
stime, sono anche 3 milioni di animali<br />
domestici, che soprattutto in<br />
concomitanza di festività come il<br />
Natale o la Pasqua aumentano di<br />
peso a causa dei bagordi alimentari.<br />
Stando ai dati raccolti dal Telefono<br />
Amico dell’Aidaa (Associazione<br />
italiana per la difesa degli<br />
animali e dell’ambiente) almeno il<br />
15% dei gatti e il 18% dei cani che<br />
vivono stabilmente nelle famiglie<br />
italiane sono sovrappeso, se non<br />
obesi. Nel complesso, sarebbero<br />
circa due milioni i cani, prevalentemente<br />
appartenenti a razze di<br />
piccola e media taglia, e un milione<br />
i gatti quotidianamente sottoposti<br />
a stress alimentare, e obbligati<br />
a un’alimentazione non corretta<br />
che li porta ad avere problemi<br />
di sovrappeso con tutte le conseguenze<br />
sanitarie del caso.<br />
Durante le ultime festività natalizie<br />
sono state numerosissime le<br />
richieste al Telefono Amico di assistenza<br />
veterinaria per animali<br />
domestici in preda a vere e proprie<br />
indigestioni di cibo. Sempre più<br />
diffusa, secondo l’associazione, è<br />
la tendenza da parte di padroni distratti<br />
e superficiali a inserire nella<br />
dieta dei loro animali cibi che nulla<br />
hanno a che vedere con la corretta<br />
alimentazione, come formaggi<br />
fermentati, salumi, fritti, a-glio e<br />
cipolla e addirittura la cioccolata,<br />
alimento potenzialmente letale.<br />
Una situazione che, secondo il<br />
presidente dell’Aidaa Lorenzo<br />
Croce, configura di fatto un vero<br />
e proprio maltrattamento, anche<br />
se prodotto da ignoranza o<br />
superficialità.<br />
generale – spesso non abbiamo<br />
neanche barelle libere,<br />
ma i pazienti preferiscono rimanere<br />
con noi anche in<br />
condizioni di disagio». Il segreto<br />
del Centro, secondo<br />
Grillo, è nella capacità non<br />
solo di curare, ma anche di<br />
accogliere e capire i pazienti.<br />
«L’obeso è un paziente complesso,<br />
che ha un rapporto<br />
conflittuale con il cibo e con<br />
il proprio corpo. L’unica possibilità<br />
per avere successo<br />
nella cura è quella di entrare<br />
in sintonia con lui, mostrare<br />
consapevolezza dei suoi disagi<br />
e dei suoi bisogni».<br />
All’origine dell’obesità, spiega<br />
il dottor Francesco Villa,<br />
c’è nella maggior parte dei<br />
casi uno scompenso psicologico,<br />
un’incapacità di distinguere<br />
la fame di cibo da altre<br />
carenze di tipo emotivo. E<br />
spesso, per i pazienti che arrivano<br />
nella struttura, non ci<br />
sono alternative alla soluzione<br />
chirurgica. «La chirurgia<br />
è l’unica terapia efficace<br />
quando l’indice di massa<br />
corporea è superiore a 35 –<br />
spiega il dottor Emilio Manno,<br />
responsabile della struttura<br />
di chirurgia dell’obesità<br />
– anche se, come tutte le<br />
terapie di intervento, presenta<br />
i suoi rischi». Su questo<br />
punto, Manno non risparmia<br />
una bacchettata ai<br />
media. «Spesso si leggono titoli<br />
del tipo “Voleva dimagrire,<br />
è morto”, ma bisognerebbe<br />
piuttosto dire “Voleva<br />
guarire, è morto”. Perché l’obesità<br />
non è una questione<br />
estetica, ma una malattia, di<br />
cui si può anche morire».
PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />
A Napoli si festeggia l’anniversario dell’ospedale dove lavorò San Giuseppe Moscati<br />
Incurabili da mezzo millennio<br />
11<br />
Forse il nome non è molto rassicurante<br />
ma, come si dice, mai fermarsi<br />
alle apparenze. Il complesso<br />
degli Incurabili è infatti uno<br />
dei siti monumentali più importanti<br />
e ricchi della Napoli rinascimentale.<br />
All’interno di esso sono<br />
racchiusi secoli di storia, arte<br />
senza contare le importanti pagine<br />
della medicina che vi sono<br />
state scritte. Lo scorso 23 marzo<br />
l’ospedale ha festeggiato i suoi<br />
quasi cinquecento anni di apertura,<br />
nel ricordo di quando, in quello<br />
stesso giorno nel 1522, le porte<br />
degli Incurabili furono aperte per<br />
la prima volta. Quello che non<br />
tutti sanno è che, all’origine di<br />
questa struttura, c’è una storia<br />
particolarmente affascinante, legata<br />
alla caparbia figura di una<br />
donna, Maria Requenses Longo,<br />
cui si deve la fondazione dell’ospedale.<br />
Nata da una nobile famiglia<br />
catalana, Maria Requenses<br />
sposò Giovanni Longo, funzionario<br />
di Ferdinando II d’Aragona e<br />
nel 1506 seguì il marito a Napoli,<br />
rimanendo però vedova dopo<br />
poco. Maria, donna di grande<br />
carità cristiana e notevole intelligenza,<br />
soffriva sin da giovane di<br />
una grave forma di artrite reumatoide.<br />
Per questo motivo, nel<br />
1516, si recò in pellegrinaggio al<br />
Santuario della Santa Casa di<br />
Loreto per chiedere la grazia della<br />
guarigione: guarita, fece voto di<br />
dedicare il resto della sua vita alla<br />
cura degli infermi ed entrò nel<br />
Terz’ordine Secolare di San<br />
Francesco d’Assisi, assumendo il<br />
nome di Maria Lorenza. Iniziò a<br />
frequentare le opere pie e caritatevoli<br />
napoletane, tra cui<br />
l'Ospedale di San Giacomo, e in<br />
particolare l'Ospedale di San<br />
Nicola al molo, che la vide particolarmente<br />
attiva nell’impegno<br />
pastorale. In quel periodo cominciò<br />
a farsi strada in lei l'idea di<br />
organizzare un'opera di assistenza<br />
per malati "incurabili". In<br />
appena due anni di lavori, grazie<br />
anche al sostegno dei suoi potenti<br />
amici, nasceva sulla splendida<br />
collina di Caponapoli, l'Ospedale<br />
degli Incurabili. Il 23 Marzo 1522<br />
i malati, in processione, guidati<br />
da Maria Longo, lasciavano il<br />
vecchio ospedale al Maschio<br />
Angioino per trasferirsi nella<br />
nuova sede. Per intercessione del<br />
Vescovo di Chieti Gian Pietro<br />
Carafa, l’ospedale ottenne numerosi<br />
privilegi dai Papi Leone X e<br />
Adriano VI. Successivamente nacquero,<br />
sempre a opera della<br />
Longo, la chiesa di Santa Maria<br />
del Popolo, che dette l'altro nome<br />
all'Ospedale, la sede dei Bianchi,<br />
il ricovero delle Pentite, il Monastero<br />
delle Riformate.<br />
Napoli fu colpita nei secoli da flagelli<br />
e calamità, epidemie di<br />
peste, di colera, carestie e guerre<br />
ma, in tutte le occasioni di più<br />
acuta sofferenza, trovò negli<br />
Incurabili un preciso punto di<br />
riferimento, realizzando il disegno<br />
idealmente tracciato dalla<br />
fondatrice. Lo scopo che si prefiggeva<br />
la nobildonna, infatti, non<br />
era semplicemente quello di<br />
costruire un luogo di ricovero per<br />
sofferenti: il suo progetto, molto<br />
più ambizioso, era di organizzare<br />
un ospedale che divenisse il più<br />
grande e funzionale del Regno.<br />
Un viaggio attraverso arte, storia e medicina<br />
per raccontare un luogo simbolo del nostro Sud<br />
La struttura<br />
nacque per diventare<br />
la più grande<br />
e funzionale<br />
del Regno borbonico<br />
Una sala<br />
della Farmacia<br />
dell’Ospedale<br />
degli Incurabili<br />
dove sono<br />
esposti i vasi<br />
in maiolica<br />
di Donato Massa<br />
Nel cortile dell'Ospedale, attraverso l'elegante scenografia<br />
delle scale aperte a doppia rampa, si arriva alla<br />
farmacia costruita, alla fine del Settecento, in sostituzione<br />
dell'antica spezieria cinquecentesca con un<br />
lascito di Antonio Maggiocca, reggente dell'Ospedale.<br />
E’ costituita da un salone ed una piccola sala-laboratorio,<br />
arredati con magnifici stigli di noce. Nelle scaffalature<br />
è esposta una serie di albarelli ed idrie farmaceutiche,<br />
decorati con paesaggi e figure en camaieu<br />
bleu. Il salone è interamente rivestito dall'armoniosa<br />
"boiserie" di un alto stiglio finemente intagliato con<br />
Statua<br />
della Madonna<br />
Addolorata<br />
di epoca settecentesca<br />
conservata<br />
nell’Ospedale<br />
degli Incurabili<br />
del centro storico<br />
di Napoli<br />
Preghiera alla Madonna di Loreto<br />
O Maria Vergine Lauretana,<br />
il mondo ha nostalgia di te!<br />
La tua piccola "casa" è memoria eloquente<br />
di valori perduti ma ancora sognati:<br />
le povere pietre silenziosamente parlano<br />
e gridano che è Dio la vera ricchezza;<br />
la semplicità insegna e dolcemente ricorda<br />
che l'umiltà è la terra della vera grandezza.<br />
O Maria, Vergine Lauretana<br />
il silenzio della tua "casa"<br />
custodisce un "sì" che ci appartiene<br />
e al quale noi tutti apparteniamo:<br />
è il "sì" che ha interrotto<br />
la catena dei nostri 'no';<br />
è il "sì" che è diventato Corpo del Figlio di Dio,<br />
Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre.<br />
O Maria, Vergine Lauretana,<br />
mentre passano i secoli ed i millenni,<br />
noi ci appoggiamo al tuo Cuore di Madre<br />
per intonare nel nostro povero cuore<br />
la melodia del tuo "sì",<br />
che ci riempie di Eterno<br />
e ci rende pellegrini felici<br />
verso la "Santa Casa" dei figli di Dio. Amen.<br />
Angelo Card. Comastri<br />
Fu costruita alla fine del Settecento in sostituzione dell’antica spezieria<br />
La farmacia delle meraviglie<br />
Un gioiello del Rinascimento con tesori di Murano e vasi maiolicati<br />
tre ampi e sfarzosi fondali dorati delle vetrine su cui<br />
poggiano coppe, boccette e bicchieri di vetro di<br />
Murano o di Boemia. Di valore incalcolabile gli splendidi<br />
vasi maiolicati dipinti con scene bibliche ad opera<br />
dei maestri napoletani Lorenzo Salandra e Donato<br />
Massa cui si deve anche l'impiantito della Farmacia.<br />
Sul soffitto si vede la splendida tela con Macaone che<br />
cura un guerriero ferito, opera del Bardellino. Sul pavimento,<br />
uno stupendo tappeto in cotto con decorazioni<br />
maiolicate ed ampie volute e ceste di frutta che<br />
completano la splendida visione di forme e colori.<br />
Per questo motivo, fin dagli esordi,<br />
lavorarono agli Incurabili<br />
medici di altissima levatura, che<br />
insegnarono anche ai giovani la<br />
teoria e la pratica della medicina<br />
e furono i pionieri di quella che<br />
divenne nel Seicento e nel<br />
Settecento una fiorentissima<br />
scuola, a opera di Marco Aurelio<br />
Severino. Tra i nomi illustri vi si<br />
annoverano anche Domenico<br />
Cotugno, Gabriele Tedeschi e soprattutto<br />
Giuseppe Moscati, forse<br />
a torto ricordato più per la sua<br />
santità che per le sue eccezionali<br />
capacità professionali. Ma il suolo<br />
dell’Ospedale fu calcato non solo<br />
da grandi figure dal punto di vista<br />
medico ma anche da moltissimi<br />
santi. Nessuna altra opera al<br />
mondo può vantare l’impegno di<br />
carità cristiana sviluppatosi agli<br />
Incurabili. Già all’inizio, con Maria<br />
Longo, collaboravano, tra gli<br />
altri, padre Girolamo da Monopoli,<br />
Vittoria Colonna e Antonio<br />
Caracciolo con la Compagnia dei<br />
Bianchi. Nel filo d'oro della storia<br />
dell'Ospedale s'inseriscono, primo<br />
fra tutti in ordine di tempo,<br />
San Gaetano Thiene, il vero animatore<br />
dell'impresa di costruire<br />
la struttura, e che si dedicò per<br />
anni all'assistenza degli infermi.<br />
Anche alcuni seguaci del Santo,<br />
come Sant'Andrea Avellino e San<br />
Giovanni Marinoni, dedicarono<br />
la loro vita alla causa. Poi gli Incurabili<br />
passarono alla guida spirituale<br />
della Compagnia dei<br />
Camillani fondata da San Camillo<br />
de Lellis, di cui seguì la scia San<br />
Luigi Gonzaga. Come non menzionare<br />
Sant'Alfonso Maria de'<br />
Liguori che, durante una visita<br />
agl'Incurabili, sulle scale principali<br />
fu colto da una visione divina<br />
e quindi decise di entrare nella<br />
Compagnia di Santa Maria Succurre<br />
Miseris che svolgeva il suo<br />
ministero in Ospedale assistendo<br />
spiritualmente i condannati a<br />
morte. Agli Incurabili svolsero la<br />
propria opera anche San Francesco<br />
Maria Bianchi e Santa Caterina<br />
Volpicelli, ma la lista sarebbe<br />
molto più lunga. Come già<br />
accennato, l’Ospedale è molto<br />
ricco anche dal punto di vista storico<br />
artistico anche se purtroppo<br />
fa parte di quella che si definisce<br />
“la Napoli negata", in quanto il<br />
suo patrimonio culturale è preclusa<br />
alla vista dei più. Il Complesso<br />
degli Incurabili attualmente<br />
comprende l’Ospedale, la chiesa<br />
di Santa Maria del Popolo, la<br />
chiesa di Santa Maria Succurre<br />
Miseris dei Bianchi, la chiesa di<br />
Santa Maria delle Grazie Maggiore<br />
a Caponapoli e l'omonimo<br />
chiostro, il complesso di Santa<br />
Maria della Consolazione, la<br />
chiesa di Santa Maria di Gerusalemme<br />
e il chiostro delle Trentatrè.<br />
L’Ospedale racchiude la<br />
splendida farmacia settecentesca<br />
realizzata da Bartolomeo Vecchione,<br />
rimasta quasi del tutto<br />
intatta. È composta da due sale<br />
con l'originaria scaffallatura completamente<br />
in legno, sulla quale<br />
sono presenti circa quattrocento<br />
preziosi vasi in maiolica dell'epoca,<br />
realizzati da Donato Massa.<br />
Pagina a cura di<br />
VERONICA VALLI
12 Domenica 11 aprile 2010 SPECIALE<br />
Scomparse inspiegabili, efferati omicidi, enigmi irrisolti: il giornalismo tra noir e romanzo gotico<br />
Quei delitti senza castigo<br />
Giallo partenopeo: quattro casi di cronaca che hanno fatto la storia<br />
Sangue e Campania, un<br />
binomio che rimanda chiunque<br />
alla camorra e ai suoi<br />
delitti. Se al rosso del<br />
sangue e alla location, però,<br />
aggiungiamo il terzo ingrediente,<br />
il giallo, allora la<br />
camorra scompare e restano<br />
l’uomo e gli abissi dell’anima.<br />
Delitti senza un<br />
colpevole, perfetti forse, come<br />
quelli di Hitchcockiana<br />
memoria. Sono molti i cadaveri<br />
che gridano vendetta<br />
tra Napoli e dintorni, da<br />
quelli “datati”, come Emilio<br />
Palamara (finanziere scomparso)<br />
a quelli recenti, come<br />
Romina del Gaudio.<br />
Misteri che appassionano<br />
gli amanti del noir, che<br />
ancora oggi fanno parlare e<br />
avanzare ipotesi. Spunti che<br />
permettono alla corrente<br />
noirista letteraria italiana di<br />
risorgere dalle ceneri e che<br />
fanno raggiungere picchi di<br />
share alle innumerevoli fiction<br />
in materia. Di qui un<br />
dato certo in un mondo<br />
dalle tinte oscure e confuse:<br />
il cambio di atteggiamento<br />
nei confronti dei delitti, la<br />
riservatezza del passato si è<br />
trasformata in crescente<br />
curiosità che ha portato i<br />
casi dai tribunali reali a<br />
quelli mediatici.<br />
Impossibile stabilire se il livello<br />
d’attenzione sia dovuto<br />
al crescente desiderio d’informazione<br />
o alla crescente<br />
morbosità. Un’Italia criminogena<br />
e con essa la Campania?<br />
Forse, di certo il bel<br />
paese, con la sua tendenza<br />
alle congiure di palazzo e al<br />
delitto passionale è sempre<br />
stata al centro di un gioco di<br />
luci e ombre talvolta così<br />
violento da risultare mortale.<br />
Un baluardo, negli ultimi<br />
anni, si è schierato contro<br />
la presunta irrisolvibilità<br />
dei più complessi casi di<br />
omicidio: è la scienza, che<br />
coi suoi progressi aiuta la<br />
polizia a trovare quel bandolo<br />
della matassa che prima<br />
era affidato totalmente o<br />
quasi all’intuito delle forze<br />
dell’ordine. Gli interrogativi<br />
del caso sono d’obbligo ovviamente:<br />
non è affatto<br />
scontato che con le nuove<br />
tecnologie misteri come<br />
quello di Emilio Palamara o<br />
di Via Caravaggio sarebbero<br />
stati risolti, infatti, ancora<br />
oggi, la Campania si tinge di<br />
un giallo impenetrabile<br />
anche al luminol e ai mezzi<br />
della scientifica. Delitti che<br />
rimangono senza castigo e<br />
generano la psicosi de “l’assassino<br />
è tra noi”, delitti che<br />
per dinamica, tipologia e<br />
logistica insegnano che sì,<br />
l’assassino è tra noi, forse,<br />
addirittura siamo noi.<br />
Pagine a cura di<br />
VALERIO ARRICHIELLO<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
CRISTIANO VELLA<br />
Il confidente scomodo<br />
La misteriosa sparizione di Emilio Palamara<br />
Emilio Palamara era un sottufficiale di Polizia.<br />
Un militare vero che, negli anni più fruttuosi<br />
del contrabbando di sigarette a Napoli, aveva<br />
ben ricostruito i fragili equilibri tra mafia siciliana,<br />
criminalità marsigliese e camorra.<br />
Quest’ultima si trovava tra l’incudine e il martello:<br />
doveva decidere da che parte stare, con<br />
chi allearsi per gestire i traffici illeciti. Emilio<br />
Palamara lo aveva capito prima di tutti, tanto<br />
che le sue “confidenze” erano diventate una<br />
fonte preziosissima per gli inquirenti che stavano<br />
indagando sui nuovi assetti della malavita<br />
Mercoledì 29 ottobre ’75, ore 23.30: Mimmo Santangelo<br />
e la sua seconda moglie, Gemma Cenname,<br />
stanno per cenare nel loro appartamento<br />
di via Caravaggio, a Napoli. In casa c’è anche<br />
Angela, la figlia del padrone di casa. Scene di vita<br />
quotidiana. Sabato 8 novembre, ore 20: i vigili<br />
del fuoco e la polizia, avvisati da Mario Zarrelli,<br />
un nipote della signora Gemma, sfondano la<br />
porta di casa Santangelo.<br />
Scene di straordinario orrore: due scie di sangue<br />
che dallo studio conducono in bagno. Qui, ammassati<br />
nella vasca, i corpi martoriati dei coniugi<br />
DICEMBRE ‘72<br />
cittadina. Alla fine del ‘72, però, del confidente<br />
scomodo si perdono le tracce: sparito nel nulla<br />
da un giorno all’altro. Nessuna prova, nessuna<br />
inchiesta in grado di stabilire la verità. Nel gennaio<br />
del ‘73 il colpo di scena: viene trovato<br />
morto il guardiano del cimitero di Villaricca.<br />
Secondo gli inquirenti l’omicidio è da collegare<br />
alla sparizione di Palamara e alla profanazione<br />
di alcune tombe: il custode del camposanto forse<br />
sapeva che il corpo del finanziere era stato<br />
occultato in una bara senza nome. Che la camorra<br />
avesse deciso da che parte stare?<br />
GENNAIO ‘73<br />
Macabra scoperta in trattoria<br />
I cadaveri di due amanti nel giardino del ristorante Pullastiello a Secondigliano<br />
Quella del 24 gennaio ’73 è una sera<br />
di lavoro come tante al ristorante<br />
“O’ Pullastiello” di Secondigliano.<br />
Fuori piove. Il sistema di smistamento<br />
interno delle acque è bloccato.<br />
Uno dei figli della proprietaria<br />
del locale va in giardino per capire<br />
cosa fosse successo.<br />
Scoccano i rintocchi dell’ orrore. In<br />
un fognolo, il volto senza vita di<br />
Laura Savo: capelli biondi, occhi<br />
OTTOBRE ‘75<br />
sbarrati, immagine di morte. Dieci<br />
minuti dopo, a ridosso di un muro<br />
che collega “O’Pullastiello” al cimitero,<br />
viene ritrovato il cadavere di Vito<br />
Adamo, siciliano, canadese d’adozione.<br />
I due erano amanti da qualche<br />
tempo: verranno identificati dopo<br />
tre settimane. Chi li ha uccisi?<br />
Quando? Dove? Perchè? Interrogativi<br />
senza risposta. Per il duplice<br />
omicidio vengono indagati i fratelli<br />
Se la morte arriva a cena<br />
La strage di Via Caravaggio: nessun colpevole<br />
e del loro cane. Nella letto matrimoniale, invece,<br />
il cadavere di Angela coperto dal piumone. Una<br />
strage. Tracce di sangue per tutta la casa, mozziconi<br />
di sigarette, due bicchieri di cognac e un’orma:<br />
tutte possibili tracce dell’assassino, che all’inizio<br />
viene individuato in Domenico Zarrelli, cugino<br />
di Gemma, assolto in cassazione dieci anni<br />
dopo con formula piena. Con un pugno di<br />
mosche in mano, gli inquirenti passano al setaccio<br />
la vita delle vittime: solo indiscrezioni, nessuna<br />
pista percorribile. Il caso viene archiviato: la<br />
strage di via Caravaggio è opera di ignoti.<br />
Omicidio di camorra o delitto passionale?<br />
Il mistero sull’assassinio di<br />
Anna Grimaldi per anni ha vissuto<br />
sulle possibili risposte a questo<br />
interrogativo. Era il 31 marzo ’81<br />
quando la donna, aristocratica<br />
napoletana e moglie dell’armatore<br />
Ugo Grimaldi, venne uccisa a colpi<br />
di pistola nel quartiere Posillipo.<br />
All’inizio, gli inquirenti collegarono<br />
l’omicidio all’impegno di Anna per<br />
la liberazione di suo nipote Luca,<br />
rapito dalla camorra quattro mesi<br />
prima: la donna aveva chiesto aiuto<br />
a Raffaele Cutolo.<br />
Dopo alcuni giorni, però, si fece<br />
strada la pista passionale: per gli<br />
investigatori, ad uccidere la Grimaldi<br />
fu Elena Massa, cronista de Il<br />
Mattino (quotidiano in cui lavorava<br />
la stessa Grimaldi) e moglie di Ciro<br />
Paglia, capocronista a via Chiatamone<br />
e amante di Anna. La Massa<br />
fu prima arrestata e poi assolta. Il<br />
Ruggiero, figli della proprietaria del<br />
ristorante: verranno tutti assolti.<br />
Stessa sorte per Aniello Santella,<br />
altro personaggio chiave della<br />
vicenda. Le indagini scavano nella<br />
vita di Adamo: si scopre che è un<br />
corriere della droga per conto della<br />
mafia in Canada. Aveva rivelato agli<br />
amici di volersi mettere in proprio:<br />
il suo futuro, però, lo avevano già<br />
deciso altri.<br />
MARZO ‘81<br />
Trema l’aristocrazia di Napoli<br />
L’assassinio di Anna Grimaldi fra criminalità organizzata e motivi passionali<br />
colpo di scena nel 1997: Salvatore<br />
Vollaro, pentito di camorra, rivelò<br />
che ad ammazzare per sbaglio la<br />
Grimaldi fu il clan Mallardo. Il motivo?<br />
Bisognava dare un segnale forte<br />
alla famiglia Grimaldi affinchè<br />
pagasse il riscatto per la liberazione<br />
del giovane Luca. I soldi sarebbero<br />
serviti per combattere proprio Cutolo:<br />
il clan poteva mai tollerare<br />
una mediazione del suo nemico<br />
numero uno?
SPECIALE Domenica 11 aprile 2010<br />
13<br />
L’analisi di Francesco Cirillo, Vice capo della Polizia: con la scienza grandi progressi<br />
«In passato troppo spesso si ipotizzava il movente camorristico, creando confusione»<br />
Troppa audience fa male all’inchiesta<br />
Francesco Cirillo, lei è il Vice<br />
Capo della Polizia, quale caso<br />
irrisolto l’ha affascinata di più<br />
tra quelli commessi in Campania?<br />
Innanzitutto ricordo la passione<br />
e l’impegno che la polizia utilizzava<br />
per risolvere i casi. In particolare,<br />
ad ogni modo, mi colpì la<br />
vicenda di Anna Grimaldi con i<br />
suo continui colpi di scena: protagonisti<br />
nuovi che entravano e<br />
uscivano dalle indagini, testimoni<br />
che diventavano imputati e<br />
così via. Anche il caso del ristorante<br />
“O’Pullastiello” è stato<br />
avvincente.<br />
Come si deve comportare un<br />
investigatore di fronte a casi<br />
intricati o difficili da risolvere?<br />
Bisogna sempre fare due operazioni<br />
fondamentali: innanzitutto<br />
inquadrare bene il fatto, un investigatore<br />
ha sempre l’obbligo di<br />
sgombrare il campo d’indagine e<br />
di comprendere alla perfezione<br />
l’ambito in cui ci si trova. Poi<br />
bisogna dare un volto a quello<br />
che potrebbe essere il colpevole.<br />
Ma soprattutto, quello che dico<br />
sempre ai giovani colleghi: mai<br />
innamorarsi delle proprie idee e<br />
delle proprie ipotesi, potrebbe<br />
essere davvero deleterio. La<br />
verità, spesso, ha molteplici<br />
facce.<br />
C’è una differenza generale<br />
secondo lei tra i casi più datati<br />
e quelli più recenti?<br />
Spesso anche noi in passato<br />
abbiamo guardato frettolosamente<br />
ai fatti di sangue ascrivendo<br />
tutto alla camorra. Per questo<br />
la criminalità organizzata ha tentato<br />
a volte di far passare per<br />
omicidi di mafia alcuni delitti<br />
commessi da singoli. Viceversa in<br />
alcuni casi persone singole<br />
hanno tentato di far sembrare i<br />
propri omicidi come compiuti<br />
dalla camorra.<br />
Sarebbe ipotizzabile addirittura<br />
profilare un cambiamento<br />
della società napoletana e campana<br />
anche guardando allo<br />
stile dei delitti?<br />
Si, credo che si possa scorgere un<br />
Vittima<br />
del lavoro<br />
nero<br />
«Cosa conta una vita di un operaio? Nulla».<br />
E’ lo sfogo amaro del papà di Francesco Iacomino<br />
morto a 33 anni, il 4 ottobre 2004,<br />
dopo essere stato abbandonato agonizzante,<br />
con le caviglie spezzate sul ciglio di una<br />
strada ad Ercolano. Due automobilisti cercarono<br />
di soccorrerlo e portarlo all’ospedale<br />
ma quando Iacomino arrivò al Maresca di<br />
Torre del Greco era già morto. Francesco,<br />
sposato e con un figlio aveva iniziato da<br />
pochi giorni a lavorare in nero in un cantiere.<br />
Sin dal primo momento si intuì che potesse<br />
trattarsi di un incidente sul lavoro, le<br />
caviglie spezzate facevano pensare a una<br />
Il Prefetto e Vice capo<br />
della Polizia<br />
Francesco Cirillo:<br />
ha lavorato alla sezione omicidi<br />
della Squadra Mobile a Napoli.<br />
A destra i Nocs in azione<br />
Francesco Cirillo è originario<br />
di Torre Annunziata,<br />
dove è nato<br />
nel 1949. E’ stato dirigente<br />
della sezione<br />
omicidi, estorsioni e<br />
cambiamento nella società campana:<br />
in particolare perche adesso<br />
sitende a dare un volto e una<br />
storia alle vittime, che prima<br />
venivano considerate più come<br />
numero.<br />
Come giudica il rapporto che<br />
esiste tra media e polizia in<br />
Vita strappata a 19 anni<br />
È la mattina del 4 giugno 2004<br />
quando Romina Del Gaudio, 19<br />
anni, scompare nel nulla. Romina,<br />
promoter per una compagnia telefonica,<br />
quel giorno è ad Aversa,<br />
ha appuntamento per pranzare<br />
con dei colleghi. Ma a quell’appuntamento<br />
la ragazza non si presenta.<br />
All’inizio si pensa l’abbiano<br />
rapita per una vendetta nei confronti<br />
del padre, residente in<br />
Germania, che deve testimoniare<br />
in un processo per una truffa. Gli<br />
inquirenti apprendono che a Pa-<br />
OTTOBRE‘04<br />
impongono all’opinione pubblica<br />
un colpevole, che magari in<br />
realtà è innocente. Non posso<br />
mai dimenticare alcuni casi di<br />
genitori additati come stupratori,<br />
mentre in realtà erano vittime,<br />
incolpate di violenze commesse<br />
da altre persone. In genere predisequestri<br />
di<br />
persona alla<br />
Mobile di Napoli: in<br />
tale veste ha portato a<br />
termine il primo blitz<br />
contro la Nuova ca-<br />
caduta da un’impalcatura.<br />
Dopo anni, il<br />
processo per accertare<br />
le responsabilità<br />
della morte di Iacomino<br />
è ancora in<br />
corso di svolgimento,<br />
a Portici. Dopo<br />
l’ultima udienza, a<br />
dicembre 2009, il padre<br />
di Iacomino, o-<br />
peraio in pensione,<br />
ha lanciato un appello al presidente della<br />
Repubblica. Del caso Iacomino parla anche<br />
Roberto Saviano in Gomorra: «Fu<br />
quando morì Francesco Iacomino che<br />
compresi sino in fondo i meccanismi dell'edilizia.<br />
Aveva 33 anni quando lo trovarono<br />
con la tuta da lavoro sul selciato...era<br />
caduto da un’impalcatura. Dopo l’incidente<br />
erano scappati tutti, geometra compreso.<br />
Nessuno ha chiamato l'autoambulanza,<br />
temendo potesse arrivare prima della loro<br />
fuga. Allora, mentre scappavano, avevano<br />
lasciato il corpo a metà strada, ancora vivo,<br />
mentre sputava sangue dai polmoni»<br />
La scheda<br />
GIUGNO ‘04<br />
morra organizzata<br />
del<br />
boss Raffaele Cutolo.<br />
Nel 1997 è stato promosso<br />
dirigente superiore<br />
della Polizia e<br />
questo campo? Cosa pensa in<br />
particolare dei cosiddetti “processi<br />
mediatici”?<br />
Credo che i media debbano avere<br />
il loro spazio e i loro tempi. Ma le<br />
speculazioni ai fini di audience<br />
fanno molto male alle indagini,<br />
sono fuorvianti poiché alle volte<br />
rete, il 3 giugno, una ragazza simile<br />
a Romina, ha subìto un tentato<br />
rapimento. Ma il 21 luglio una<br />
telefonata anonima rivela ai carabinieri<br />
la tragica verità. A Carditello,<br />
c’è il corpo di una ragazza<br />
ridotto a brandelli, accanto al cadavere<br />
i documenti e una cartellino<br />
della Wind. L’esame del Dna<br />
conferma: è Romina. Secondo<br />
l’autopsia la ragazza è stata violentata,<br />
trafitta da due coltellate e<br />
poi finita con due colpi di pistola.<br />
All’inizio i sospetti si concentrano<br />
successivamente nominato<br />
questore di<br />
Salerno, Palermo e<br />
Bologna. Oggi è prefetto<br />
e Vice Capo della<br />
Polizia.<br />
su due vicini di casa ma la prova<br />
del Dna li scagiona. Il 2 settembre<br />
2004 la famiglia di Romina riceve<br />
una telefonata anonima in cui un<br />
uomo si scusa per l’omicidio promettendo<br />
di costituirsi. Dopo cinque<br />
anni, nel registro degli indagati<br />
vengono iscritte altre due persone,<br />
mentre i legali di Romina<br />
chiedono la riesumazione e un<br />
nuovo test del Dna: secondo la<br />
madre quella ragazza non era sua<br />
figlia. È l’ultimo atto, per ora, di un<br />
mistero che resta irrisolto.<br />
Lo studioso<br />
ucciso<br />
in Olanda<br />
Era un fisico di successo Antonio Ferrigno.<br />
Nato a Cava de’Tirreni (Salerno), da 25 anni<br />
si era stabilito in Olanda dove lavorava come<br />
capo esaminatore dell’Ufficio Europeo<br />
Brevetti de L’Aja. Il pomeriggio del 25 dicembre<br />
2009 è stato trovato soffocato con le<br />
mani legate sul pavimento di casa a Rijswijk.<br />
A scoprire il cadavere è stato il figlio<br />
che non avendo ricevuto risposta alle telefonate<br />
era andato a trovare il padre per<br />
verificare che stesse bene. Secondo i medici<br />
legali, Ferrigno, 54 anni, sarebbe deceduto il<br />
24 mattina tra le 4 e le 6. A suffragare questa<br />
ipotesi la testimonianza dei vicini di casa<br />
DICEMBRE‘09<br />
co sempre cautela, ed esprimo la<br />
mia assoluta contrarietà alle speculazioni<br />
ma soprattutto all’enfatizzazione<br />
delle figure dei criminali:<br />
poiché potrebbero creare<br />
spirito di emulazione nelle persone.<br />
Prendiamo la fiction “Il<br />
capo dei capi”, per esempio, fa<br />
sembrare il protagonista un vero<br />
capo invece di dipingerlo come il<br />
peggiore dei criminali.<br />
Secondo lei il progresso scientifico<br />
quanto agevola realmente<br />
le inchieste ?<br />
Moltissimo in tutti i sensi. In<br />
Italia la polizia scientifica è una<br />
delle più efficienti e ammirate del<br />
mondo. Si svolge un lavoro encomiabile<br />
da questo punto di vista,<br />
anche perché ci troviamo di<br />
fronte a un mondo che è sempre<br />
più tecnologico, e in cui tutto<br />
può essere ricondotto alla dimensione<br />
informatica. Se prendiamo<br />
a esempio il lavoro fatto<br />
con le persone scomparse non si<br />
può che fare un plauso al ministero<br />
dell’interno, e al dipartimento<br />
persone scomparse, autori<br />
di una vera e propria rivoluzione.<br />
Sarebbe corretto affermare che<br />
la Campania è una delle regioni<br />
più “criminogene” d’Italia?<br />
Guardando i dati e facendo affidamento<br />
sui miei sentimenti non<br />
credo che si possa operare questa<br />
classificazione. Spesso si fanno<br />
analisi a fini mediatici che sono<br />
del tutto erronee. Certo, credo<br />
che ci siano connotazioni diverse<br />
tra gli abitanti delle varie regioni,<br />
tuttavia non è detto che dal<br />
punto di vista “criminogeno” il<br />
nord sia diverso dal sud, o che<br />
l’Italia sia diversa dalla Francia, o<br />
che l’Europa sia diversa dal Sud<br />
America. Vero è che l’Italia è<br />
presa come punto di riferimento<br />
positivo da molti paesi stranieri.<br />
Ultimamente infatti ci hanno<br />
chiesto aiuto per la lotta al crimine<br />
alcuni paesi dell’America<br />
Latina. Il sistema di ricerca dei<br />
beni da confiscare alla criminalità,<br />
per esempio, è ammirato e<br />
invidiato da tutto il mondo.<br />
che hanno detto di<br />
aver sentito grida e<br />
colpi contro il muro<br />
provenire da casa di<br />
Ferrigno verso le<br />
4,30 del 24 dicembre.<br />
La polizia indaga<br />
per omicidio volontario<br />
e segue due<br />
piste. La prima riguarda<br />
una possibile<br />
storia di spionaggio<br />
industriale: Ferrigno aveva appena fatto<br />
un’importante scoperta nel campo dei<br />
peacemaker e aveva riferito di aver ricevuto<br />
minacce telefoniche. La seconda riguarda<br />
il rapporto con l’ex moglie, una sudamericana<br />
da cui aveva avuto un figlio. Il<br />
loro rapporto era in crisi, Ferrigno aveva<br />
una relazione con una donna dominicana<br />
e aveva deciso di chiedere il divorzio, ma la<br />
moglie non era d’accordo. I vicini hanno<br />
raccontato alla polizia di una lite tra i due<br />
coniugi, durante la quale inveivano l’uno<br />
contro l’altro e si lanciavano degli oggetti.<br />
Delitto passionale? Dopo quattro mesi la<br />
morte di Ferrigno è ancora un giallo.
14 Domenica<br />
11 aprile 2010
IL PERSONAGGIO Domenica 11 aprile 2010<br />
15<br />
Roberto De Simone, esprit libre dell’opera classica e popolare col passato da jazzista<br />
Una vita fuori dall’Olimpo<br />
Maestro De Simone che cos’è la<br />
musica per lei?<br />
Oddio... non lo so, è come se le<br />
chiedessi cosa sono le sue orecchie!<br />
E’ un organo vitale sul quale ho<br />
sempre contato, se mi mancasse,<br />
allora sì, me ne accorgerei...<br />
Le è mai mancata?<br />
No, perché io ho scelto la musica<br />
ma per tutte le scelte, bisogna fare<br />
delle rinunce. Io le ho fatte.<br />
A cosa ha rinunciato?<br />
All’essere un compositore rinvenibile<br />
nella cerchia dei compositori.<br />
Ho scelto invece la mia strada che<br />
non rientrava nei canoni dell’ufficialità.<br />
Ho preferito la via del<br />
nuovo, del musicista oscuro, difficile<br />
da capire, malgrado praticassi<br />
una musica che era comprensibile<br />
a tutti i livelli. Ho accettato di stare<br />
nell’equivoco per quelli che hanno<br />
difficoltà a catalogarmi come<br />
musicista, perché non mi accettano<br />
come tale, considerandomi un<br />
regista e i registi a cui non piaccio<br />
come regista, che mi ritengono<br />
solo un musicista! Scelte che si<br />
pagano sulla propria pelle.<br />
Lei come le ha pagate?<br />
Uscendo dall’ambiente ufficiale<br />
che mi garantiva, ad esempio, un<br />
sicuro posto di insegnante al<br />
Conservatorio. Poi mi resi conto<br />
che per campare dovevo fare concerti<br />
e dovevo entrare in un giro di<br />
persone che non mi piacevano<br />
affatto.<br />
Quali?<br />
La borghesia supponente, le persone<br />
che non sanno e che presumono<br />
di sapere e di giudicare e con<br />
questa gente, io non ho mai voluto<br />
dividere nulla, nemmeno il lavoro.<br />
Napoli è una città dove c’è una delle<br />
più brutte borghesie che suppongono<br />
di essere colte, di capirne<br />
di arte, invece in molti casi è solamente<br />
gente ignorante, collusa col<br />
potere, sempre, di tutti i colori. Prima<br />
era collusa con Lauro, in questi<br />
ultimi tempi è collusa con il regime<br />
di sinistra. Ritengo che siano loro i<br />
responsabili del declino politico di<br />
Napoli.<br />
Maestro lei è passato dalla composizione,<br />
alla scrittura, alla regia<br />
e rivisitazione di opere liriche<br />
e teatrali, la musica è trasversale?<br />
Io credo di sì. La classificazione<br />
che si è voluta dare alla musica dipende<br />
dal fatto che essa è continuo<br />
apprendimento. Tutt’ora io imparo<br />
E lo faccio ascoltando, ne parlavamo<br />
spesso di questo con Nino Rota,<br />
un uomo di successo, oltre che<br />
un grande musicista.<br />
E lei si ritiene un uomo di successo?<br />
Per carità, no! Io sono fuori dal sistema.<br />
Se non fosse così, non starei<br />
in una casa in affitto, non vivrei di<br />
una pensione di 940 euro con l’aggiunta<br />
di una specie di sussidio<br />
mensile della Siae (500 euro) che<br />
viene riconosciuto ad alcuni autori<br />
come me, non miliardari ! Ringraziando<br />
la Madonna dell’Arco, sono<br />
attivo, lavoro e guadagno. Come<br />
ho sempre fatto, sin da giovane.<br />
Quando era clavicembalista dell’Orchestra<br />
Scarlatti?<br />
Si ma prima di quello, in certi<br />
momenti particolarmente neri, ho<br />
fatto anche il night club !<br />
Il maestro contro le lobby sindacali nei teatri<br />
e il divismo mordi e fuggi. Allevi? Bocciato<br />
Napoli ricca<br />
di giovani geni<br />
che finiscono<br />
a fare gli sguatteri<br />
perché incompresi<br />
A lato una scena<br />
de"Il Convitato<br />
di Pietra"<br />
regia di Roberto<br />
De Simone<br />
Foto Luciano<br />
Romano©Teatro<br />
di San Carlo<br />
Quando e dove?<br />
A Napoli facevo parte di un complesso<br />
che suonava in un night per<br />
marittimi, il “Seamen’s club” si trovava<br />
a Palazzo Reale.<br />
Cosa suonavate?<br />
Musica americana, Col Porter, ad<br />
esempio.<br />
“Beguin to beguine”!<br />
Sì, non solo, anche Gershwin, eravamo<br />
molto apprezzati, sa?<br />
Chi c’era con lei ?<br />
Il maestro Reina, che era un virtuoso<br />
della chitarra elettrica e del<br />
mandolino, il maestro Avitabile,<br />
un batterista, un bassista e, naturalmente,<br />
una cantante molto brava…poi<br />
si sposò se ne andò in<br />
A lato il maestro<br />
Roberto De Simone<br />
nato a Napoli<br />
il 25 agosto 1933<br />
(nipote dell’omonimo zio,<br />
attore teatrale<br />
e cinematografico),<br />
cominciò a studiare<br />
pianoforte all’età di sei anni<br />
Foto Luciano<br />
Romano©Teatro<br />
di San Carlo<br />
America.. Fu un’esperienza che mi<br />
arricchì tantissimo come giovane<br />
musicista perché mi avvicinò ad<br />
un genere che non conoscevo,<br />
altrimenti sarei rimasto chiuso<br />
nell’ambito della musica classica.<br />
Cosa ne pensa dei giovani musicisti?<br />
Ce ne sono di bravi e desiderosi di<br />
apprendere, ma devono anche trovare<br />
la persona disposta a mettere<br />
in discussione se stessa. Io lo faccio<br />
tutti i giorni. Per me fare uno<br />
spettacolo o scrivere un’opera<br />
musicale è sempre un foglio bianco<br />
che devo riempire. Quando ero<br />
al conservatorio davo molto spazio<br />
agli allievi gli davo modo di<br />
scrivere, comporre. Ma ci vuole<br />
LA BIOGRAFIA<br />
Compositore, regista, musicologo e drammaturgo<br />
Roberto De Simone, napoletano per nascita e<br />
vocazione artistica è uno dei massimi esperti di<br />
musica popolare della tradizione campana. Studente<br />
del Conservatorio di San Pietro a Majella,<br />
quindicenne, nel ’47, esegue il Concerto per pianoforte<br />
e orchestra K. 466 di Mozart per il quale<br />
scrive anche le cadenze. Nel ‘67 dall’incontro con<br />
Eugenio Bennato e Giovanni Mauriello, nasce la<br />
Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui<br />
diventa l’animatore: nel ’76 La gatta Cenerentola,<br />
opera scritta e musicata dallo stesso De Simone,<br />
consacrerà il maggior successo della Compagnia,<br />
determinandone però anche il suo scioglimento.<br />
Ma la ricerca di De Simone negli anni ‘80 non<br />
conosce battute d’arresto: L’Opera buffa del<br />
Giovedì Santo, La Festa di Piedigrotta, e Mistero<br />
Napolitano sono tra i massimi esempi. Non si<br />
contano le regie di liriche: il Don Giovanni di<br />
Mozart, La Serva Padrona di Pergolesi, tra i suoi<br />
maestri preferiti. Senza però trascurare opere di<br />
Rossini e Verdi. Dal 1981 al 1987 è direttore artistico<br />
del Teatro San Carlo di Napoli. Nel ‘95 è alla<br />
guida del Conservatorio di San Pietro a Majella,<br />
tre anni dopo Accademico di Santa Cecilia e<br />
Chevalier des Arts e des Lettres della Repubblica<br />
Francese. La sua “Olimpiade in Pergolesi” inaugurerà<br />
la stagione lirica 2010-2011 del Massimo<br />
napoletano.<br />
anche competenza per capire dov’è,<br />
la fiammella dell’ arte.<br />
E di Giovanni Allevi?<br />
Mi faccia un’altra domanda.<br />
Com’è il pubblico della lirica?<br />
In molti casi è ignorante, suppone<br />
di sapere, ma frequenta il teatro solo<br />
per rappresentanza sociale.<br />
Insomma un’ipocrisia di fondo che<br />
nella tradizione popolare non c’è<br />
perché la musica viene praticata<br />
come rituale religioso, in quanto<br />
necessaria alla rappresentazione<br />
della società stessa.<br />
Lei è uno studioso della tradizione<br />
popolare musicale…<br />
Mi definirei un etnomusicologo.<br />
Ho fatto ricerche nel Cilento sulle<br />
tradizioni popolari musicali della<br />
Pasqua e le ho raccolte in sette cd<br />
di prossima uscita. Ora sto girando<br />
in costiera amalfitana dove ho trovato<br />
una testimonianza straordinaria:<br />
congreghe che hanno tradizione<br />
di musica polivocale tramandata<br />
oralmente, tipica di quel mondo<br />
dove c’è ancora l’estemporaneità<br />
della esecuzione.<br />
In fondo anche oggi si improvvisa...<br />
Ma quella di oggi non è improvvisazione<br />
che era tipica della musica<br />
d’arte, anche Mozart improvvisava.<br />
Piuttosto è superficialità perché<br />
regna il divismo del tutto e subito.<br />
Non si capisce invece l’importanza<br />
di dover costruire la propria personalità.<br />
In che modo?<br />
Innanzitutto smontando i parametri<br />
di certa cultura di destra ma<br />
anche di sinistra che ha creato il<br />
cosiddetto giovanilismo valso soprattutto<br />
a illudere che la cultura<br />
sia cosa facile e che i giovani siano<br />
comunque e tutti preparati. Una<br />
sorta di supporto per giustificare<br />
molto spesso manifestazioni che<br />
non hanno nulla a che fare, né con<br />
la cultura, né con i giovani.<br />
Binomio difficile a Napoli?<br />
La nostra è una città meravigliosa,<br />
ricca di geni giovani che vengono<br />
condannati a fare gli sguatteri perché<br />
non se ne capisce il valore. Qui<br />
come altrove si è dato spazio molto<br />
spesso ad autorità che non hanno<br />
alcun diritto di essere autorità<br />
culturali e che hanno emarginato<br />
coloro che sanno, forse perché<br />
danno fastidio, escludendoli da<br />
qualsiasi attività istituzionale.<br />
La sua ricetta?<br />
Cambiare le regole, quelle cattive<br />
del sindacalismo che ha rovinato<br />
teatri e conservatori. Delle scuole<br />
dove non si studia più il latino e il<br />
greco provocando il degrado della<br />
cultura in generale...Dei giornalisti<br />
che diventano scrittori producendo<br />
libri di cronaca, pseudo-sociale.<br />
L’ultimo libro sul comodino?<br />
C’è sempre la partitura del “Don<br />
Giovanni” di Mozart e lo “Stabat<br />
Mater” di Pergolesi, i miei maestri<br />
per eccellenza.<br />
Nelle sue opere c’è un rapporto<br />
forte con la tradizione religiosa.<br />
Lei è credente?<br />
Non potrei non esserlo, mi sento<br />
cristiano perché sono nato, nella<br />
tradizione cristiana. Da anni ormai,<br />
pensando agli insegnamenti<br />
di mia madre, per tutto il tempo<br />
della quaresima pratico il digiuno<br />
della carne, anche se poi non sono<br />
molto osservante, vado molto<br />
poco a Messa perchè non mi sento<br />
in comunione con gli altri fedeli.<br />
Credo che Dio nella sua immensità<br />
incomprensibile è dentro di noi.<br />
Anche nei geni della musica c’è<br />
qualcosa di divino.<br />
Ha paura delle morte?<br />
Finché si vive, è impossibile pensare<br />
alla morte. E’ come immaginare<br />
la Cina senza esserci mai andato.<br />
So solo che non mi farò certamente<br />
seppellire a Napoli, in vita ci<br />
sono stato molto male.<br />
E dove?<br />
Ho già pensato a un luogo lontano,<br />
in campagna. L’Irpinia magari.
16 Domenica 11 aprile 2010 TERRITORIO<br />
Costi più contenuti rispetto all’auto, ma anche ostacoli per l’importazione delle straniere<br />
Due ruote: impenna la passione<br />
Il mito del motociclista è qualcosa<br />
che attraversa i tempi e la nostra<br />
cultura. Tanti attori, come Marlon<br />
Brando, devono la loro celebrità a<br />
film dove interpretano centauri.<br />
Ma sono anche tanti altri gli appassionati<br />
delle due ruote in<br />
Campania come nel resto d’Italia,<br />
per loro la moto non è solo un<br />
mezzo di trasporto ma anche un<br />
vero e proprio stile di vita.<br />
Un gruppo consistente visto che<br />
anche il Governo ha deciso di dare<br />
incentivi per l’acquisto di moto,<br />
dopo averli riservati prevalentemente<br />
all’auto.<br />
«La moto mette a disposizione<br />
tanti momenti di aggregazione – ci<br />
racconta Giuseppe Guarnaschelli,<br />
presidente del Club I Cobra di<br />
Mariglianella, appassionato di<br />
moto sia moderne che d’epoca e<br />
pilota semiprofessionista – hai più<br />
la possibilità di giri turistici e passeggiate<br />
rispetto all’auto. Si viaggia<br />
Cresce la febbre per il mito dei motociclisti<br />
e sono tantissime le donne centauro<br />
insieme si condividono momenti.<br />
Con l’auto è più difficile, organizzare,<br />
ad esempio, una passeggiata<br />
in costiera la domenica mattina,<br />
perché incorri in problemi di traffico<br />
e di parcheggio. Anche i viaggi<br />
di più giorni sono più semplici da<br />
organizzare».<br />
Per questo ai tour su due ruote<br />
partecipano sempre più appassionati,<br />
molte sono le donne.<br />
Una differenza considerevole sta<br />
poi nei costi: una moto sportiva di<br />
buon livello, adatta anche all’utilizzo<br />
in pista, può costare intorno ai<br />
20 mila euro.<br />
Per un’auto i costi possono raddoppiare,<br />
oltre alle difficoltà di trovare<br />
in Italia impianti adatti in cui<br />
cimentarsi, localizzati prevalentemente<br />
nel nord e centro Italia,<br />
come ad esempio il Mugello.<br />
Gli appassionati di moto d’epoca<br />
hanno poi un mondo tutto loro: se<br />
quest’anno tante vetture degli anni<br />
80/90 in circolazione hanno compiuto<br />
20 anni e possono dirsi d’epoca,<br />
favorendo le domande presso<br />
i club confederati per avere le<br />
agevolazioni fiscali e assicurative,<br />
per la moto la realtà è molto diversa.<br />
Infatti l’incremento del mercato<br />
delle moto negli anni 80 era ancora<br />
nelle fasi iniziali, quindi non<br />
sono molti i modelli di quegli anni<br />
ancora in circolazione.<br />
I collezionisti quindi si orientano<br />
prevalentemente su modelli degli<br />
anni 60/70, sono in media quarantenni<br />
e cinquantenni in continuo<br />
contatto tra loro e alla ricerca di<br />
pezzi di ricambio e carrozzieri specializzati.<br />
«Gli appassionati di moto d’epoca<br />
– continua Guardaschelli – in genere<br />
non utilizzano il loro veicolo<br />
per circolare, o per giri turistici, ma<br />
sono molto orientati a partecipare<br />
a raduni a tema per confrontarsi:<br />
un carrozziere qualificato fa gola,<br />
così come un negozio di autoricambi<br />
che ha a disposizione pezzi<br />
di ricambio particolarmente datati».<br />
Senza contare che l’appassionato di<br />
moto d’epoca può anche rischiare<br />
di vedere bocciato il proprio veicolo<br />
nella procedura di autenticazione<br />
dell’Asi, soprattutto se si tratta<br />
di moto straniere.<br />
Infatti le diverse leggi, ad esempio<br />
tra Stati Uniti ed Europa costringono<br />
il proprietario di una moto<br />
americana in Italia ad apportare<br />
delle modifiche per poter circolare,<br />
come spostare la targa su un lato<br />
diverso rispetto all’omologazione<br />
iniziale o aggiungere specchietti<br />
non previsti. Questo spinge l’Asi a<br />
non inserire nel registro dei veicoli<br />
d’epoca alcuni modelli in circolazione<br />
perché non più fedeli all’ originale.<br />
Altro problema che porta alla<br />
scomparsa di molti veicoli è la rottamazione,<br />
soprattutto per gli<br />
scooter: le associazioni stimano<br />
che tra dieci anni moto e motorini<br />
anche molto popolari e ad alta tiratura<br />
come l’Aprilia Mito 50 rischiano<br />
di scomparire.<br />
Pagina a cura di<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
UN CLUB PER OGNI APPASSIONATO DI MECCANICA<br />
I COBRA DEI MOTORI<br />
Si chiama Giuseppe Guarnaschelli, “Il<br />
Cobra”, insieme al gruppo di amici, ha<br />
fondato l’anno scorso il club che porta il<br />
suo nome “I Cobra”. Un contenitore ambivalente<br />
che raggruppa<br />
appassionati di motori a<br />
tutto tondo: veicoli d’epoca<br />
ma anche tanti appassionati<br />
di auto e moto<br />
moderne. Il club organizza<br />
tutta una serie di attività:<br />
raduni, giri e viaggi,<br />
corsi di guida sicura,<br />
guida sportiva e su neve,<br />
fino alla procedura completa<br />
per rientrare nelle<br />
agevolazioni assicurative<br />
destinate ai veicoli d’epoca.<br />
«Abbiamo raggiunto<br />
un accordo interno con la Carige – ci racconta<br />
il presidente – un ispettore della<br />
compagnia controlla direttamente il<br />
mezzo e, se supera tutti i parametri lo<br />
assicura anche senza la certificazione<br />
dell’Asi, il che abbassa molto i costi per chi<br />
assicura un solo veicolo».<br />
Il Club organizza giri in<br />
moto ogni domenica,<br />
con percorsi di circa 600<br />
km e anche tour di intere<br />
regioni italiane.<br />
«Le nostre regole permettono<br />
anche a chi ha<br />
una moto 250 di viaggiare<br />
con noi. Il nostro<br />
obbiettivo principale è<br />
l’aggregazione e la crescita<br />
del gruppo».<br />
Il prossimo appuntamento<br />
è il raduno per<br />
benefincenza “Un Morso<br />
di Solidarietà” al convento di S.Vito a<br />
Marigliano (NA) in programma il 18<br />
Aprile.<br />
VESPA<br />
Amore<br />
intramontabile<br />
DUCATI<br />
Le Scrambler:<br />
fusione di stili<br />
LAMBRETTA<br />
Una rivalità<br />
che fa storia<br />
GUZZI<br />
Il Falcone<br />
della polizia<br />
La Vespa è sicuramente<br />
lo scooter<br />
più famoso della<br />
storia motoristica<br />
italiana.<br />
Nato nel 1946<br />
dalle mani dell’ingegnere<br />
Corradino<br />
D’Ascanio ha visto<br />
un susseguirsi di<br />
modelli fino ad oggi. E sono tantissimi i<br />
pezzi d’epoca ancora in circolazione in<br />
Campania, complice i costi elevati per l’assicurazione<br />
degli scooter. Le più richieste<br />
sono le Vespe 150, vendute a partire dagli<br />
anni 60 che introducevano la “valvola<br />
rotante” che influenzò tutta la gamma di<br />
scooter successivi. Questi modelli possono<br />
circolare anche in autostrada e danno<br />
prova di grande affidabilità. Tanti sono i<br />
collezionisti, ma ancora di più quelli che la<br />
utilizzano, dagli anni ‘50 come oggi anche<br />
solo per andare a lavoro o a scuola.<br />
Le “Ducati Scrambler”,<br />
nelle varie<br />
motorizzazioni<br />
250, 350 e 450,<br />
sono tra le più<br />
richieste tra gli<br />
appassionati di<br />
moto d’epoca italiani.<br />
Nate per il mercato<br />
americano sono state prodotte dalla storica<br />
casa di Borgo Panigale a partire dal<br />
1963 fino al 1974.<br />
Deve il suo successo al particolarmente<br />
robusto, fu usata anche nelle corse in pista,<br />
e alla linea innovativa per l’epoca: è considerata<br />
dagli esperti la perfetta fusione tra<br />
le moto europee e americane.<br />
Nonostante non fosse molto veloce per i<br />
tempi è sopravvissuta a tutte le mode e<br />
ancora oggi la sua linea classica e moderna<br />
insieme, ne fa una moto estremamente<br />
richiesta che raccoglie file di appassionati.<br />
Sorella e concorrente<br />
della Vespa, la<br />
Lambretta, che<br />
deriva il suo nome<br />
dal quartiere Lambrate<br />
a Milano dove<br />
veniva assemblata,<br />
è stata in produzione<br />
a partire dal<br />
1947 fino al 1972.<br />
La differenza fondamentale tra lo scooter<br />
prodotto dalla Innocenti e la Vespa sta nel<br />
telaio: i modelli milanesi hanno una struttura<br />
a tubolari su cui vengono applicati i vari<br />
pezzi di carrozzeria, mentre la Vespa è sviluppata<br />
su telai di un solo pezzo.<br />
Questo faceva si che i primi modelli erano a<br />
“carrozzeria scoperta” contrapposti a quelli<br />
dello scooter Piaggio completamente carenati.<br />
Altra differenza fondamentale è nella<br />
posizione del motore: al centro nella<br />
Lambretta, a lato sulla Vespa. Molto simili<br />
invece i motori, dal 50 al 150.<br />
Altro fiore all’occhiello<br />
dei collezionisti<br />
di moto<br />
italiani è la “Guzzi<br />
Falcone”.<br />
Prodotta dallo storico<br />
marchio genovese<br />
a partire<br />
dal 1950 fino al<br />
1967 è stata una<br />
moto di grande successo, come la sua<br />
diretta concorrente la Gilera Saturno, prodotta<br />
dalla casa di Arcore a partire dal<br />
1946 fino al 1958.<br />
Ma il suo successo impenna quando a partire<br />
dalla metà degli anni 50 diventa la preferita<br />
della Polizia Stradale e della Guardia<br />
di Finanza, tanto che le modifiche successive<br />
al modello sono strettamente legate<br />
alle esigenze delle forze dell’ordine.<br />
È l’ultima moto della Guzzi che equipaggia<br />
il motore monocilindrico a quattro tempi<br />
di 500 centimetri cubici.
18 Domenica 11 aprile 2010 SOCIETÀ<br />
Ogni giocattolo segue<br />
una branca della scienza:<br />
meccanica, aerospaziale,<br />
delle telecomunicazioni,<br />
elettrotecnica, chimica,<br />
logistica e gestionale<br />
I giocattoli devono rispondere a precisi criteri<br />
di sicurezza. E’ quanto viene disciplinato<br />
dalle normative europee a riguardo.<br />
Prima dell’immissione sul mercato i giocattoli<br />
devono esseremuniti del marchio di<br />
conformità CE che ne attesti la non pericolosità.<br />
Tra le novità della nuova direttiva<br />
2009/48/CE il divieto di utilizzare sostanze<br />
chimiche tossiche e allergizzanti.<br />
Giocare sulle ali dell’ ingegneria<br />
Curiosità, entusiasmo, capacità di uscire dagli schemi i segreti dell’inventore<br />
Non c’è principio dell’ingegneria<br />
che sfugge al mondo<br />
dei giocattoli. Nel più piccolo<br />
e semplice meccanismo si<br />
possono infatti ravvisare i<br />
paradigmi della scienza. Ad<br />
illustrarci i segreti della tecnica<br />
nei balocchi è Vittorio<br />
Marchis, prof. di Storia della<br />
scienza e delle tecniche al<br />
Politecnico di Torino, tra i<br />
curatori della Mostra “Ingegneri<br />
per gioco”, svoltasi<br />
due anni fa a Milano e a Torino.<br />
«Il giocattolo è l’espressione<br />
archetipica del<br />
fare e il fare è il modo con<br />
cui la specie umana si è rapportata<br />
con il mondo» precisa<br />
il professore. Ed è proprio<br />
attraverso lo strumento<br />
ludico che si possono<br />
cogliere i meccanismi dell’ingegneria.<br />
Vedere il giocattolo<br />
come semplice divertimento<br />
sarebbe riduttivo.<br />
Al di là di ogni mattoncino,<br />
di ogni trenino elettrico<br />
o piccolo aeroplano colorato,<br />
ma anche dietro un semplice<br />
teatrino o un fittizio<br />
campo di battaglia, c’è<br />
scienza e logica. «Nelle<br />
marionette o nei soldatini,<br />
più che nel Risiko o nel<br />
Monopoli, possiamo trovare<br />
i principi dell’ingegneria<br />
gestionale», afferma il prof.<br />
Marchis.<br />
Meccanica, elettronica, delle<br />
telecomunicazioni, aerospaziale:<br />
a ogni giocattolo la<br />
sua branca di ingegneria. A<br />
volte sono piccoli e sofisticati<br />
capolavori, altre volte<br />
semplici meccanismi di<br />
funzionamento come la<br />
trottola o il frisbee. Alla base<br />
di tutto c’è sempre tanta<br />
creatività. Alla domanda su<br />
chi è o chi può essere un<br />
ingegnere dei giocattoli il<br />
prof. Marchis non ha dubbi:<br />
«deve essere un curioso, deve<br />
cioè guardare la realtà,<br />
trovare entusiasmo nel progettare<br />
le cose, sapersi divertire<br />
e avere la capacità di<br />
uscire dagli schemi». Essere<br />
creativi significa infatti<br />
anche affidarsi al pensiero<br />
laterale, che è la capacità di<br />
affrontare un problema non<br />
in maniera rigorosa, ipotetico-deduttiva,<br />
ma cambiando<br />
il punto di vista per non<br />
ripercorrere strade già battute<br />
da altri. Libertà di creazione,<br />
divertimento, abbattimento<br />
delle barriere precostituite<br />
sono i segreti per<br />
costruire un buon giocattolo.<br />
Insindacabile sarà il giudizio<br />
degli esigenti utenti<br />
finali, i bambini: se si divertiranno,<br />
se saranno stimolati<br />
ad inventare nuove forme<br />
e nuove storie perfetto sarà<br />
stato il lavoro degli speciali<br />
ingegneri. Dietro ogni giocattolo<br />
c’è davvero tutto un<br />
mondo: essenziale è la tecnica,<br />
senza cui l’uomo d'altronde<br />
non avrebbe fatto<br />
progressi in nessun campo,<br />
ma il vero motore del fare è<br />
senza dubbio la fantasia.<br />
Pagina a cura di<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
La trottola<br />
nel tempo<br />
Numerose e diverse sono<br />
le forme di divertimento<br />
che si sono succedute nel<br />
tempo. Il legno, la pietra e<br />
l’argilla sono i materiali con<br />
cui si sono costruiti i primi<br />
giocattoli. I ritrovamenti<br />
nei siti archeologici hanno<br />
dato testimonianze importanti<br />
a riguardo. Non si<br />
tratta solo di bambole, diffuse<br />
in ogni epoca e che<br />
nell’antico Egitto avevano<br />
addirittura gambe snodabili.<br />
L’ingegno non è mai<br />
mancato e ha seguito l’evoluzione<br />
della tecnica.<br />
Nell’antica Roma artigiani<br />
esperti realizzavano cerchi,<br />
ornati spesso da anelli e<br />
sonagli, da far correre e<br />
suonare con la bacchetta.<br />
Un giocattolo che ha resistito<br />
nel tempo ma che ha<br />
origini molto lontane è la<br />
trottola: lo stesso Catone il<br />
Censore consigliava ai genitori<br />
di farci giocare i propri<br />
bambini.<br />
Norme di sicurezza<br />
Il cuore<br />
elettronico<br />
Il vecchio giocattolo dai<br />
meccanismi elementari resiste<br />
negli anni ma è sull’ecologia<br />
e sulla tecnologia<br />
avanzata che si gioca la sfida<br />
del futuro. Via libera dunque<br />
ai mattoncini da costruzione<br />
e ai soldatini biodegradabili<br />
e alla plastica<br />
riciclata. Robot e personaggi<br />
con il cuore elettronico<br />
coesisteranno poi sugli scaffali<br />
dei negozi insieme ai<br />
giochi dal sapore antico.<br />
E’ dal mondo dell’elettronica<br />
che arrivano i primi interessanti<br />
e spettacolari esperimenti.<br />
Il Parrot AR. Drone,<br />
presentato lo scorso dicembre<br />
al Consumer electronics<br />
show 2010 di Las Vegas, ne<br />
è un esempio. Si tratta di un<br />
quadricottero comandato a<br />
distanza grazie all’iPhone, in<br />
grado di sfruttare la cosiddetta<br />
realtà aumentata per<br />
giocare ad avvincenti battaglie<br />
virtuali.
L’INIZIATIVA<br />
TERRITORIO<br />
Domenica 11 aprile 2010<br />
La Fondazione Ania e l’Aiscat in campo per un mese negli istituti di otto regioni<br />
Morti sulle strade<br />
A scuola lezioni<br />
di guida sicura<br />
Il 30% delle vittime sono i giovani<br />
17<br />
Ogni anno in Italia muore il 30% di giovani al di<br />
sotto dei trenta anni in incidenti stradali. Un dato<br />
allarmante che testimonia quanto sia importante<br />
la prevenzione. Secondo l’ultima indagine Istat del<br />
2008, infatti, è stato rilevato che su 4.731 vittime di<br />
incidenti, 449 sono tra i 15 e i 20 anni, 440 tra i 20<br />
e i 24 e 453 tra i 25 e i 29.<br />
Sulla base di queste tragiche cifre la Fondazione<br />
Ania, in collaborazione con Aiscat (Associazione<br />
dei concessionari di autostrade e trafori), ha<br />
messo a punto un progetto per contrastare il<br />
drammatico fenomeno ed è entrata nelle scuole<br />
italiane con «La scuola ti guida», un’iniziativa che<br />
ha coinvolto istituti di otto regioni: Lombardia,<br />
Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo,<br />
Puglia, Campania e Lazio. Gli incontri sono<br />
cominciati a Milano a fine febbraio, e il giro si è<br />
concluso a Roma, con la partecipazione del duo<br />
musicale «Zero Assoluto» che ha fatto da testimonial.<br />
Le lezioni sulla sicurezza sono state tenute in<br />
17 scuole per complessivi 6000 studenti.<br />
«È atroce che un Paese sempre più vecchio veda<br />
distruggere sulla strada le sue giovani vite - afferma<br />
Sandro Salvati, presidente della<br />
Tutti<br />
i numeri<br />
Fondazione Ania - in quanto il 30%<br />
dei morti per incidente stradale ha<br />
meno di trenta anni e 1 morto su<br />
10 addirittura tra i 15 e i 20. Bisogna<br />
intervenire insieme con le<br />
famiglie e la scuola per far in modo<br />
che i giovani capiscano il valore<br />
della vita e non la mettano in gioco<br />
con atteggiamenti sconsiderati<br />
quando sono al volante».<br />
Per i ragazzi dei primi anni scolastici<br />
si sono svolti corsi di sicurezza<br />
stradale, tenuti da psicologi ed<br />
esperti di guida, per prepararsi al<br />
meglio e conseguire il patentito<br />
per ciclomotore ed essere sensibilizzati<br />
sui rischi della guida in stato<br />
d’ebbrezza. Per quanto riguarda gli<br />
studenti delle classi superiori, invece,<br />
oltre alle lezioni teoriche ci<br />
sono stati test di guida per valutare<br />
le loro capacità al volante con delle<br />
consolle per la simulazione. «Abbiamo<br />
trovato nelle scuole - spiega<br />
Umberto Guidoni, segretario generale<br />
della Fondazione Ania - un<br />
interlocutore ideale per trasmettere<br />
comportamenti corretti ai giovani».<br />
Ogni giorno in Italia si verificano<br />
in media 598 incidenti stradali che<br />
causano la morte di 13 persone e il ferimento di<br />
altre 849. In tutto il 2008, sempre secondo i dati<br />
dell’Istat, ce ne sono stati 218.963 con 310.739<br />
feriti. I dati riscontrano, rispetto al 2007 un calo<br />
del 5,2% degli incidenti, del 7, 8% dei morti e del<br />
4,6% dei feriti.<br />
«Non possiamo gioire completamente dei lusinghieri<br />
risultati, conseguiti nell’ultimo decennio,<br />
sulla rete autostradale a pedaggio - afferma<br />
Massimo Schintu, segretario generale Aiscat - dove<br />
i decessi per incidenti stradali si sono dimezzati,<br />
se pensiamo che ancora molte persone, e tra<br />
questi numerosissimi giovani, continuano a morire,<br />
sempre più spesso a causa dell’abuso di alcool o<br />
di uso di sostanze stupefacenti. È fondamentale,<br />
dunque, diffondere la cultura della sicurezza ed è<br />
per questo che Aiscat, con il contributo particolare<br />
di Autostrade per l’Italia, ha voluto collaborare<br />
con l’iniziativa della Fondazione Ania».<br />
Il progetto «La<br />
scuola di guida»<br />
della Fondazione<br />
Ania per la sicurezza<br />
stradale ha fatto<br />
il giro di diversi<br />
istituti scolastici .<br />
Questi alcuni dei<br />
numeri: 26 lezioni<br />
di teoria, con supporti<br />
multimediali,<br />
17 simulatori di<br />
guida completi di<br />
software e consolle<br />
di guida delle scuole<br />
, 85 kit didattici,<br />
2.700 cd “patentino<br />
on line”, 8.000 etilometri<br />
monouso,<br />
15.000 opuscoli<br />
informativi . Si<br />
sono, poi, iscritti<br />
1.500 ragazzi al<br />
progetto<br />
Neopatentati.<br />
Pagina a cura di<br />
SONIA ACERRA<br />
Umberto Guidoni (al centro) con gli “Zero Assoluto”<br />
Le cause:<br />
regole<br />
non rispettate<br />
Le principali cause degli incidenti<br />
sono costituite, per<br />
il 44% dei casi, dai comportamenti<br />
errati di guida, il<br />
mancato rispetto delle regole<br />
di precedenza, la guida<br />
distratta e la velocità<br />
troppo elevata. Importante,<br />
poi, è lo stato psicofisico<br />
alterato del conducente,<br />
non tanto per l’incidenza<br />
che è solo del 3, 1%<br />
dei casi, ma per la pericolosità<br />
degli incidenti provocati.<br />
La maggiore alterazione<br />
riguarda la guida in stato<br />
di ebbrezza da alcool col<br />
68,1%, poi il malore, l’ingestione<br />
di sostanze stupefacenti<br />
e il sonno. Soltanto lo<br />
0,4% sul totale è imputabile<br />
a difetti o avarie del veicolo<br />
e il 3,4% al comportamento<br />
scorretto del pedone. È per<br />
questo che l’indice di mortalità<br />
aumenta nel fine settimana,<br />
in particolare tra il<br />
sabato e la domenica con 3,<br />
4 morti ogni 100 incidenti,<br />
cioè oltre un terzo dei decessi<br />
e un quarto degli incidenti<br />
della settimana, mentre<br />
i giorni più tranquilli risultano<br />
essere il lunedì e il<br />
mercoledì. La notte ci sono<br />
meno infortuni, ma più<br />
gravi. Nell’anno il mese con<br />
una più alta incidentalità è<br />
luglio con 21.369 sinistri e<br />
quello con la più bassa è<br />
dicembre con 16.105.<br />
DISASTRI SULLE VIE INTERURBANE<br />
Maggiori pericoli nelle città<br />
Le strade italiane con più infortuni<br />
sono quelle urbane, almeno stando<br />
al numero d’incidenti provocati<br />
che sono 168.088, circa il 76,8%. Le<br />
cifre, fornite dall’Istat, accendono<br />
l’attenzione anche sui feriti, che sono<br />
228.325 , ovvero il 73, 5% , mentre<br />
i decessi sono 2.076, pari al 43,<br />
9%. L’indice di mortalità è, però,<br />
più grave sulle strade extraurbane<br />
(escluse le autostrade, dove si arriva<br />
al 3,7%), e si registrano 5,7<br />
decessi ogni 100 incidenti. Sulle<br />
strade urbane, invece, gli incidenti<br />
sono meno gravi con 1,2 morti<br />
ogni 100 incidenti.<br />
Sulle autostrade si sono verificati<br />
12.372 sinistri, solo il 5,7% del totale,<br />
i quali hanno causato 20.631<br />
infortunati e 452 morti.<br />
I dati sono in diminuzione rispetto<br />
al 2007 per quanto riguarda l’incidentalità<br />
con il 5,2% in meno, che<br />
Incidenti,<br />
il primato<br />
in Lombardia<br />
Campania al nono posto<br />
a Napoli la maglia nera<br />
Il nostro Paese punta a dimezzare<br />
gli incidenti stradali,<br />
anche su sollecitazione<br />
dell’Unione Europea.<br />
Nel Libro Bianco del 13<br />
settembre 2001, infatti, il<br />
Parlamento Europeo ha<br />
fissato l’obiettivo di ridurre,<br />
entro quest’anno, su<br />
tutto il territorio comunitario,<br />
del 50% la mortalità<br />
su strada. Gli ultimi dati,<br />
però, risalenti al 2008,<br />
parlano chiaro: nel nostro<br />
Paese i danni a persone o<br />
cose sono diminuiti del<br />
33% e bisogna ancora lavorare<br />
per migliorare nella<br />
sicurezza stradale.<br />
La media di diminuzione<br />
dei sinistri in Europa,<br />
sempre in base agli stessi<br />
sulla rete autostradale arriva a<br />
meno 9,3%. L’incidente più comune<br />
è quello frontale-laterale con<br />
77.735, poi il tamponamento, lo<br />
scontro laterale, lo scontro frontale<br />
e l’urto con veicolo in momentanea<br />
fermata o arresto.<br />
Ad avere la peggio sono i conducenti<br />
con il 69,6% dei morti e il 69,<br />
2% dei feriti. La fascia di età che ha<br />
più morti tra chi guida è quella che<br />
va tra i 25 e i 29 anni con 370<br />
decessi. I passeggeri trasportati<br />
sono il 16,5% dei morti e il 24,1%<br />
dei feriti, mentre i pedoni, utenza<br />
debole, sono il 13, 7% dei morti e il<br />
6,6% dei feriti.<br />
A constatare gli incidenti stradali<br />
sono per lo più gli agenti della<br />
Polizia Municipale con il loro<br />
64,9%, poi la Polizia Stradale con il<br />
19,4%, i Carabinieri con il 15, 4% e<br />
altri con lo 0,3%.<br />
dati rispetto al 2000, è un<br />
po’ più bassa di quella italiana<br />
ed è del 31%. Ci sono,<br />
tuttavia, degli Stati virtuosi.<br />
A raggiungere già il<br />
traguardo sono il Portogallo,<br />
il Lussemburgo e<br />
la Lettonia. Nella fascia<br />
italiana, tra il 30 e il 40% ,<br />
si collocano anche altri<br />
Paesi quali l’Austria, il<br />
Belgio, l’Estonia, l’Irlanda,<br />
i Paesi Bassi, la Slovenia e<br />
la Svezia.<br />
Le maglie nere spettano<br />
alla Bulgaria e alla Romania,<br />
dove la variazione<br />
della mortalità è addirittura<br />
in aumento.<br />
Per quanto riguarda le regioni<br />
italiane, il primato<br />
degli infortuni spetta alla<br />
Lombardia con 41.827<br />
incidenti e la meno pericolosa<br />
è la Valle d’Aosta<br />
con 301 sinistri. La Campania<br />
è nona nella classifica<br />
con 11.529 incidenti,<br />
329 morti e 17.380 feriti.<br />
Tra le città più pericolose<br />
ci sono Milano con 23.894<br />
incidenti e Roma con<br />
22.636. Napoli le segue a<br />
distanza, insieme a Torino,<br />
Brescia e Treviso,<br />
con 6.064, 130 morti e<br />
8.778 feriti.<br />
Degli altri capoluoghi<br />
campani c’è Salerno con<br />
2.852 incidenti, 86 decessi<br />
e 4.371 feriti, poi Caserta<br />
con 1.622 incidenti, 73<br />
morti e 2.580 feriti, ancora<br />
Avellino con 593 incidenti,<br />
29 morti e 992 infortunati<br />
e, in ultimo, Benevento<br />
con 398 incidenti, 11<br />
morti e 659 feriti.
SPETTACOLI Domenica 11 aprile 2010<br />
A quasi un anno dalla scomparsa si riconferma campione di incassi<br />
La Sony ha stipulato un contratto con i suoi parenti per oltre 250 milioni di euro<br />
Jackson, mito che non muore<br />
19<br />
ROBERTA SALZANO<br />
A nove mesi dalla sua scomparsa<br />
Michael Jackson continua a far<br />
parlare di sé. Dopo il boom di vendite<br />
per i suoi dischi, con 31 milioni<br />
di copie vendute e un ammontare<br />
di 250 milioni di dollari, la<br />
Sony non si è lasciata scappare l’affare.<br />
La major discografica ha<br />
infatti stipulato un contratto con<br />
la “Michael Jackson Estate”. Una<br />
sorta di accordo con i parenti della<br />
popstar che garantirà loro altri<br />
250 milioni di dollari per dieci<br />
progetti legati al nome di Jacko, da<br />
pubblicare fino al 2017.<br />
Il presidente della Columbia/Epic,<br />
Rob Stringer, l’etichetta dei maggiori<br />
successi di Jacko, ha affermato:<br />
«Non saranno solo dischi.<br />
Potrebbe trattarsi di operazioni<br />
legate al cinema o al teatro, videogiochi<br />
o addirittura piattaforme<br />
multimediali, ancora da lanciare<br />
sul mercato».<br />
Il nuovo contratto è la testimonianza<br />
tangibile che il successo di<br />
Michael Jackson sopravvive alla<br />
sua scomparsa. Lo dimostrano gli<br />
8,3 milioni di dischi venduti e i 12,<br />
4 milioni di download in appena<br />
nove mesi, solo negli Stati Uniti.<br />
Michael Jackson, dominatore<br />
assoluto degli anni Ottanta, divo<br />
stellare, uomo controverso e complesso,<br />
milionario sconnesso dal<br />
mondo. Cantante, compositore,<br />
ballerino, produttore discografico,<br />
attore, sceneggiatore. Un’icona del<br />
pop, ma al tempo stesso un artista<br />
poliedrico che si è inventato e<br />
reinventato di continuo. E pensare<br />
che aveva cominciato la propria<br />
carriera a cinque anni esibendosi<br />
con i fratelli negli Jackson Five, per<br />
trasformarsi in uno dei più grandi<br />
artisti della storia della musica<br />
pop. Aperto agli sperimentalismi,<br />
ha intrecciato diversi generi musi-<br />
La discografia completa di<br />
Michael Jackson:<br />
This Is It (2009)<br />
Thriller (2008)<br />
Number Ones (2003)<br />
Invincible (2001) 1 posto nelle<br />
classifiche di 13 Paesi con 10<br />
La leggenda del pop<br />
milioni di copie vendute<br />
Blood On The Dance Floor -<br />
History In The Mix (1997)<br />
Dangerous (1991)<br />
Bad (1987)-Thriller (1982)-Off<br />
The Wall (1979) nel 2003 entrarono<br />
nella lista dei 500 migliori<br />
album secondo Rolling Stone.<br />
Thriller divenne il più grande<br />
successo commerciale. Rimase<br />
nella top ten della Billboard 200<br />
per 80 settimane consecutive, di<br />
cui 37 al 1 posto<br />
Forever, Michael (1975)<br />
Got To Be There (1972)<br />
Ben (1972)<br />
cali, dal soul al rhythm and blues<br />
per passare al dance e poi al rock.<br />
Giacca nera scintillante, capelli<br />
lunghi e ricci, impressionanti passi<br />
di break-dance (specialmente il<br />
moonwalk, un vero fenomeno di<br />
costume), voce esile ed efebica, un<br />
guanto bianco, occhiali scuri e<br />
scarpe slacciate. Michael Jackson<br />
ha lanciato il suo stile. Uno stile<br />
che ha fatto storia al punto che i<br />
teenager imitano il suo look e i fan<br />
vanno in delirio ai suoi concerti,<br />
pirotecnici e sfarzosi.<br />
Premiato come il miglior artista<br />
pop maschile del millennio ai<br />
World Music Awards del 2000 e<br />
artista del secolo agli American<br />
Music Awards del 2002, per due<br />
volte è stato inserito nella Rock<br />
and Roll Hall of Fame e nella sua<br />
carriera ha vinto 13 Grammy<br />
Awards. Il 25 giugno del 2009, alla<br />
vigilia del tour mondiale This Is It<br />
già tutto esaurito che avrebbe<br />
dovuto segnare il suo grande ritorno<br />
al mondo del lo spettacolo,<br />
dopo anni di scandali giudiziari,<br />
problemi di salute e una vita personale<br />
molto sfortunata, Michael<br />
Jackson è morto per un’eccessiva<br />
somministrazione di calmanti.<br />
Il suo medico personale, Conrad<br />
Murray è tuttora indagato per<br />
omicidio colposo. A quasi un<br />
anno dalla sua scomparsa il mito<br />
di Jacko sembra destinato a non<br />
tramontare. Perché rivivrà nella<br />
memoria dei suoi numerosi fan<br />
attraverso dischi, dvd, film. Sessanta<br />
brani inediti dell’artista sono<br />
ancora chiusi nel cassetto e da<br />
novembre è prevista l’uscita del<br />
primo album di inediti, oltre al<br />
noto catalogo di evergreen che<br />
continuerà a far sognare intere<br />
generazioni, con il suo stile inconfondibile<br />
e la sua musica che<br />
ormai è a tutti gli effetti patrimonio<br />
dell’umanità.<br />
Il ministero della Salute impone regole più severe per la visione tridimensionale<br />
Gli occhialini della discordia<br />
L’oculista Mario Stirpe: «Malesseri passeggeri ma intollerabile il riutilizzo»<br />
Il 3D<br />
diventa<br />
di casa<br />
Il 3D sta varcando la<br />
soglia di molte case<br />
europee. In Inghilterra,<br />
dal 3 aprile, è attivo<br />
il canale tridimensionale<br />
di Sky Uk, inaugurato<br />
in occasione della<br />
partita Manchester U-<br />
nited – Chelsea. In<br />
Spagna, il canale 3D<br />
della pay-tv Canal +<br />
sarà disponibile dal 17<br />
aprile. Per ricevere<br />
questi canali occorre<br />
un decoder Hd e una<br />
televisione compatibile.<br />
A giugno arriverà la<br />
nuova console della<br />
Nintendo, la “3DS”.<br />
CLAUDIA ESPOSITO<br />
Attori che sfondano lo schermo per<br />
raggiungere lo spettatore alla ricerca<br />
di un realismo che lasci senza fiato:<br />
è la tecnologia 3D che sta spopolando<br />
dopo l’arrivo nelle sale di titoli<br />
fantasy come “Avatar” e “Alice in<br />
Wonderland”. Puntuale è esploso<br />
anche il dibattito sui possibili effetti<br />
nocivi degli occhialini 3D dopo diversi<br />
episodi di nausea e vertigini registrati<br />
tra gli spettatori e segnalati<br />
dalle associazioni di consumatori.<br />
Più grave, invece, il caso di una bimba<br />
milanese di tre anni che ha riportato<br />
una grave infiammazione agli<br />
occhi. Mentre le case cinematografiche<br />
invitano a non sollevare inutili<br />
allarmismi, i numerosi malesseri<br />
hanno suscitato l’attenzione del ministero<br />
della Salute che, a sua volta,<br />
ha chiesto un parere al Consiglio superiore<br />
di Sanità. Questo, in una relazione,<br />
ha sconsigliato gli occhiali<br />
tridimensionali ai bambini inferiori<br />
ai sei anni e ne ha raccomandato agli<br />
adulti l’uso per un periodo limitato<br />
A sinistra<br />
una signora<br />
indossa un paio<br />
di occhialini 3D<br />
e a destra<br />
il noto oculista<br />
Mario Stirpe<br />
di tempo. Ma fanno davvero male gli<br />
occhiali 3D?<br />
«I malesseri accusati da diverse persone<br />
– spiega Mario Stirpe, noto o-<br />
culista e membro del Consiglio superiore<br />
di Sanità nonché estensore<br />
della relazione sugli effetti degli occhialini<br />
tridimensionali adottata poi<br />
dal ministero – sono solo manifestazioni<br />
transitorie che dipendono dalla<br />
sensibilità individuale del sistema<br />
nervoso vegetativo. Persone sensibili<br />
che magari hanno la nausea già<br />
leggendo in auto». Nella circolare<br />
del ministero è stato anche disposto<br />
che gli occhialini 3D debbano essere<br />
monouso. «È intollerabile - continua<br />
Stirpe - che questi occhiali, una volta<br />
usati, vengano riposti in un cesto<br />
e poi riutilizzati da un’altra persona.<br />
Una prassi di questo tipo non è igienica<br />
e diventa il veicolo di epidemie<br />
congiuntivali. Per questo, va anche<br />
trovato un metodo di sterilizzazione<br />
che non irriti l’occhio». Problemi<br />
ancora aperti con risvolti non solo<br />
sulla salute ma anche sulle tasche<br />
dei gestori delle sale cinematografiche.<br />
E tutto questo mentre il cinema<br />
tridimensionale si appresta a<br />
dilagare nelle case e a diventare di<br />
uso comune. Ma di fronte al possibile,<br />
futuro, abuso di questa tecnologia,<br />
Stirpe avverte: «La visione<br />
saltuaria in 3D non provoca danni,<br />
ma in mancanza di uno studio approfondito<br />
sull’argomento, non è e-<br />
scluso che ci potrebbero essere riflessi<br />
nel corso degli anni, soprattutto<br />
in caso di visione quotidiana<br />
protratta nel tempo».
20 Domenica 11 aprile 2010 RUBRICHE<br />
Il volume pubblicato<br />
dalle edizioni<br />
“Nutrimenti”<br />
uscito il 16 marzo<br />
nel 32° anniversario<br />
dal rapimento<br />
del presidente Dc<br />
Aldo Moro<br />
“Via Fani ore 9.02” è il lavoro di Bianco e Castronuovo<br />
sull’agguato delle Brigate Rosse allo statista democristiano<br />
Ricostruire una delle pagine più buie della<br />
“Prima Repubblica”, non attraverso i verbali<br />
degli investigatori o delle Commissioni<br />
parlamentari d’inchiesta, ma con i ricordi<br />
di chi c’era. In “Via Fani ore 9.02” i trentaquattro<br />
testimoni oculari raccontano il<br />
rapimento di Aldo Moro. Un modo diverso<br />
di ricostruire quella mattina del 16 marzo<br />
1978 quando, mentre i brigatisti rapivano<br />
il presidente della Democrazia cristiana,<br />
il Parlamento si apprestava a votare la<br />
fiducia al governo Andreotti. Pubblicato<br />
proprio nel giorno del trentaduesimo<br />
anniversario dell’esplosione della “geometrica<br />
potenza” delle Br, il volume del giornalista<br />
Romano Bianco e del saggista<br />
Manlio Castronuovo offre un montaggio<br />
cinematografico della vicenda: dalle manovre<br />
di avvicinamento del commando alla<br />
tecnica a “cancelletto” per bloccare le vie<br />
di ingresso e d’uscita di via Fani, dalla<br />
mappa degli spettatori per caso a quella<br />
moto Honda che scompare e ricompare<br />
sulla scena del delitto. Ma tanta curiosità<br />
suscita anche quella Alfasud beige da cui<br />
scende un uomo che, alla vista dei corpi e-<br />
sanimi degli uomini della scorta, grida:<br />
«Oddio i colleghi». Tutto come in un film,<br />
anzi un cortometraggio, perché l’attacco al<br />
“cuore dello Stato” dura solo cinque minuti.<br />
Uno spazio di tempo breve, un lasso mi-<br />
Gli scrittori<br />
Romano Bianco, giornalista,<br />
si interessa al caso Moro da<br />
quando, bambino, un suo<br />
compaesano fu trucidato in<br />
via Fani. Dall’adolescenza legge<br />
tutte le pubblicazioni sull’argomento.<br />
Questo è il suo<br />
primo lavoro. Manlio Castronuovo,<br />
saggista, ha pubblicato<br />
“Vuoto a perdere. Le Brigate<br />
Rosse, il rapimento, il processo<br />
e l’uccisione di Aldo Moro”.<br />
A fianco via Fani dopo l’agguato<br />
In basso la copertina del libro<br />
La parola ai testimoni<br />
nimo, in cui però è possibile cambiare la<br />
storia. È proprio quello che accade la mattina<br />
del 16 marzo e a cui assiste Francesco.<br />
Uno studente che, mentre parte la prima<br />
raffica contro l’auto di Moro e delle sue<br />
guardie del corpo, aspetta l’autobus per<br />
raggiungere l’Università. Scappando da<br />
quell’orrore incrocia una signora che non<br />
ha il tempo di capire. Neppure l’edicolante<br />
della “strada della morte” ha la possibilità<br />
di intuire: sta sfogliando i quotidiani, come<br />
ogni mattina, mentre il primo colpo di pistola<br />
rompe il silenzio. Ma c’è chi assiste<br />
all’agguato dal balcone della propria casa.<br />
Non può riconoscere gli uomini e le donne<br />
del commando, ma vede morire gli agenti<br />
e sparire il presidente in pectore della Repubblica<br />
tra due persone che indossano u-<br />
na divisa simile a quella dei piloti dell’Alitalia.<br />
Far descrivere l’agguato dai testimoni<br />
e raccontarlo in un libro è un’idea<br />
semplice, tanto facile che «nessuno ha mai<br />
tentato un’operazione del genere» ci spiega<br />
il fasanese e coautore del libro Romano<br />
Bianco. Perché? Leggendo in “controluce”<br />
le dichiarazioni dei testimoni dell’agguato,<br />
come suggerisce Bianco, emergono nuove<br />
e importanti incongruenze che fanno aumentare<br />
gli interrogativi e rafforzano i<br />
dubbi. Il racconto corale offerto dai trentaquattro<br />
testimoni e proposto con rigore<br />
dai due autori è ricco di spunti. Rivelazioni<br />
a ridottissimo rischio di manipolazione e<br />
prive delle distorsioni frutto del lungo percorso<br />
giudiziario. La voce narrante diventa<br />
quella dei passanti e dei residenti della<br />
zona, inconsapevoli protagonisti della vicenda.<br />
Un libro innovativo nel metodo<br />
che, da un altro punto di vista, racconta l’-<br />
attacco al cuore dello Stato.<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />
SANTO IANNÒ<br />
libri<br />
“Hanno tutti ragione”<br />
di Paolo Sorrentino<br />
Edizione Feltrinelli<br />
Pagine 320 – 18,00 euro<br />
Dal cinema alla letteratura. Sorrentino racconta,<br />
nel suo primo libro, la storia di un quarantenne<br />
napoletano: cantante di scarso successo<br />
e cocainomane. Nel romanzo, scritto<br />
sotto forma di memoriale, la vita porta Tony<br />
in Brasile. Dopo 20 anni il ritorno in Italia<br />
grazie alla chiamata di un potente politico.<br />
Un legame che ricorda quello tra Apicella e<br />
Berlusconi. Ma il regista si giustifica così:<br />
«Voglio solo sottolineare l’incapacità del protagonista<br />
di decifrare il presente».<br />
“No”<br />
di Paola Capriolo<br />
Edizione El<br />
Pagine 92 – 10,50 euro<br />
Conoscere la storia per combattere il razzismo.<br />
L’autrice racconta la vita di Rosa Parks<br />
che, su un bus nel dicembre del 1955, rifiutò<br />
di cedere il posto a un “bianco”. Un gesto<br />
considerato il la a una battaglia che vedrà<br />
protagonista Martin Luther King. Un’idea<br />
nata dal clima di rabbia nei confronti degli<br />
stranieri. Un libro su una donna che ha<br />
combattuto per i propri diritti e non è riuscita<br />
a vedere il primo presidente di colore<br />
eletto alla Casa Bianca. Il desiderio è quello<br />
di non rivivere un passato vergognoso.<br />
“La pattuglia dell’alba”<br />
di Don Winslow<br />
Edizione Einaudi<br />
Pagine 365– 18,50 euro<br />
Indagine sulla criminalità, passione per il<br />
surf e l’amicizia: tutto questo è l’ultimo romanzo<br />
di Winslow. La pattuglia dell’alba è<br />
multirazziale: i giovani in spiaggia dell’onda<br />
giusta e le messicane che aspettano i primi<br />
clienti per vendersi. Per l’autore il male è<br />
macroscopico, invasivo e inestirpabile perché<br />
è parte di ogni uomo.<br />
Missionari e laici Saveriani celebrano i loro primi cinquant’anni a Salerno con una mostra<br />
La sfida unisce il mondo<br />
Da San Francesco a Obama il cammino del dialogo dell’umanità<br />
“Un mondo di sfide per l’uomo”.<br />
È il titolo della quinta mostra<br />
interculturale organizzata<br />
dai Missionari e laici Saveriani<br />
per celebrare il cinquantesimo<br />
anniversario della loro presenza<br />
a Salerno.<br />
Attraverso un percorso concettuale<br />
che abbraccia i cinque<br />
continenti, la mo-stra, che si<br />
rivolge principalmente agli<br />
alunni delle scuole salernitane,<br />
vuole raccontare le sfide che<br />
l’umanità combatte al di là del<br />
nostro orizzonte.<br />
Si parte dall’Africa, il continente<br />
con le maggiori contraddizioni,<br />
dove il tema è quello della<br />
pace. Il continente nero è un<br />
paese povero, ma al contempo<br />
ricchissimo di materie prime.<br />
Una delle maggiore cause delle<br />
guerre che insanguinano l’Africa<br />
è legata all’estrazione della<br />
pietra di coltan. Una volta raffinato,<br />
esso è fondamentale per<br />
la costruzione di dispositivi che<br />
immagazzinano energia o condensatori,<br />
utilizzati, ad esempio,<br />
nei cellulari, nei computer<br />
portatili, nelle macchine fotografiche<br />
digitali.<br />
Il Congo possiede l’ottanta per<br />
cento del coltan del mondo, e si<br />
stima che la sua esportazione<br />
nei mercati europei e americani<br />
sia stata una delle maggiori<br />
cause che hanno contribuito a<br />
finanziare le numerose e non<br />
ancora terminate guerre in quel<br />
Paese. In Europa la sfida è l’immigrazione.<br />
Nella mostra vengono<br />
messe a confronto l’emigrazione<br />
italiana del Novecento<br />
con l’attuale flusso di immigrati<br />
che vivono e lavorano oggi nel<br />
nostro Paese.<br />
In Asia il viaggio prosegue<br />
attraverso il difficile dialogo<br />
interreligioso. Ai giovani visitatori<br />
vengono presentati tre<br />
campioni del dialogo: Ghandi,<br />
Matteo Ricci e San Francesco<br />
d’Assisi. In America dominano<br />
la sfida dei diritti e della giustizia,<br />
da quelli dell’infanzia e<br />
della terra fino a quelli alla giusta<br />
pena, contro la condanna a<br />
morte, e all’assistenza sanitaria,<br />
che Barack Obama sta vincendo<br />
con successo. In Oceania,<br />
dove sono presenti centoquaranta<br />
etnie diverse, si combatte<br />
per salvaguardare il creato e<br />
per la tutela delle minoranze.<br />
A fare da cornice alla mostra, le<br />
fotografie di quattro fotoreporter<br />
napoletane, Silvia Cappiello,<br />
Giulia Esposito, Alessandra<br />
Farinelli e Antigone Marino.<br />
«La nostra sfida – racconta<br />
Silvia Cappiello – è stata quella<br />
Foto della mostra<br />
“Un mondo<br />
di sfide per l’uomo”<br />
realizzata<br />
dai Missionari e laici<br />
Saveriani a Salerno<br />
di trovare i punti di contatto dei<br />
cinque continenti. Sotto ogni<br />
foto abbiamo riportato la latitudine<br />
e la longitudine dei luoghi<br />
dove sono state scattate per<br />
privarle dell’identità. Ognuna<br />
di esse, infatti, può appartenere<br />
a ciascun continente».<br />
Tra i luoghi del dialogo, nella<br />
mostra viene presentata la<br />
Scuola medica salernitana, la<br />
prima e più importante istituzione<br />
sanitaria d’Europa nel<br />
Medioevo.
A metà strada<br />
tra Amalfi e Positano<br />
lungo i tornanti<br />
del dipinto naturale<br />
più bello del pianeta<br />
una galleria d’arte<br />
a cielo aperto<br />
tra incanto e realtà<br />
WEEK END<br />
Domenica 11 aprile 2010<br />
21<br />
SABINO RUSSO<br />
Dal Fiordo con Furore<br />
A un battito di ciglio dalla<br />
Divina Costiera, lasciata l'Amafiltana,<br />
lungo i tornanti di<br />
una strada fra le più belle del<br />
mondo, su un pendìo intensamente<br />
coltivato a vite ed a<br />
olivo, si arriva a Furore. Il<br />
nome antico di tutta la zona<br />
era "Terra Furoris", per quel<br />
rumore spaventoso e assordante<br />
derivante dal frangere<br />
dei flutti sulla scogliera e sul<br />
Fiordo.<br />
Furore è il "paese dipinto", un<br />
gioiello policromo. La prima<br />
cosa che balza agli occhi dei<br />
visitatori sono le sue pitture<br />
murali che affrescano case,<br />
piazzette, edifici<br />
pubblici. I<br />
murales di Furore<br />
sostituiscono<br />
una galleria<br />
d'arte<br />
contemporanea<br />
"en plain<br />
air". Pertanto il<br />
piccolo borgo<br />
marinaro<br />
costiero può<br />
inserirsi a pieno<br />
titolo tra i<br />
più suggestivi<br />
paesi dipinti<br />
d'Italia. Una<br />
Muri d’autore<br />
A settembre pittori e scultori<br />
arricchiscono questa galleria<br />
d’arte a cielo aperto lungo le<br />
vie, i muri delle case, i cortili.<br />
A passeggio tra antiche cartiere<br />
mulini e casette dei pescatori<br />
collettività legata alla sua<br />
terra, ricca di vigneti che produce<br />
un ottimo vino, coltivata<br />
da agricoltori capaci e "testardi"<br />
che coltivano frutti genuini<br />
come pomodorini di montagna,<br />
olio di oliva, patate di<br />
terra asciutta, erbe aromatiche.<br />
I pescatori-contadini del<br />
Fiordo sfidano un mare spesso<br />
in burrasca, e il frutto di notti<br />
insonni arricchisce la loro<br />
tavola, dando origine a piatti<br />
originali come totani e patate.<br />
Vini Doc<br />
Doc dal 1995, è stato premiato<br />
come miglior bianco d’Italia<br />
2006 e “Best of Class” Award<br />
Limited Production in USA.<br />
E così oggi, a pochi chilometri<br />
da Amalfi, si può scegliere una<br />
località fuori dal turismo di<br />
massa, coscienti di trovare<br />
atmosfere suggestive, dove l'asprezza<br />
del territorio viene<br />
mitigato dalla fantasia degli<br />
artisti che, con le loro opere,<br />
hanno dato un'identità culturale<br />
a un intero paese: Luigi e<br />
Rosario Mazzella, Leone,<br />
Padula, Di Meglio, e artisti<br />
stranieri come Fritz Gilow,<br />
Werner Christian Wontroba.<br />
E’ possibile inoltre visitare le<br />
Chiese di S. Giacomo, S.<br />
Michele Arcangelo e S.Elia. La<br />
Chiesa di S.Elia, risale ad<br />
epoca antichissima, e conserva<br />
gli interventi eseguiti nel<br />
‘400 e gli ampliamenti barocchi<br />
all'interno. Un importante<br />
trittico quattrocentesco, raffigurante<br />
la Madonna col Bambino,<br />
S.Elia e S.Bartolomeo,<br />
opera di Angelo Antonelli da<br />
Capua, del XV secolo.<br />
Se si desidera fare una passeggiata<br />
a piedi e si vuole scendere<br />
a piedi al Fiordo, c'è una<br />
suggestiva scalinatella che<br />
conduce fino al mare. Lungo la<br />
strada, si nascondono antiche<br />
cartiere,<br />
canali, mulini,<br />
grotte<br />
preistoriche<br />
e una scenografia<br />
naturale,<br />
con<br />
quelle magnifiche<br />
Prodotti tipici<br />
Oltre i limoni, il prodotto tipico<br />
è il pomodorino a “piennolo”,<br />
detto l’oro di Furore.<br />
Ottimi i formaggi di Agerola.<br />
casette di<br />
pescatori,<br />
dove sembra<br />
rivivere perennemente<br />
un'atmosfera<br />
di un tempo<br />
remoto.<br />
di Francesco Maria Borrelli<br />
Cotoletta di spada<br />
e crema di fagioli<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
pesce spada 800gr<br />
uova 4, sale, pepe<br />
pangrattato 200gr<br />
fagioli borlotti 600gr<br />
olio d’oliva, rosmarino.<br />
Preparazione:<br />
Pulite le fette di pesce spada privandole della<br />
spina centrale e della pelle. Intanto fate scaldare<br />
in padella i fagioli con olio e rosmarino.<br />
Salate, portateli a cottura, frullateli e passateli<br />
una seconda volta in padella per 2-3 minuti.<br />
Sbattete le uova in un piatto e aggiustate di<br />
sale e pepe macinato. Disponete in un piatto<br />
ampio il pangrattato. Fate riscaldare in padella<br />
abbondante olio d’oliva. Intingete le fette di<br />
pesce spanda, una alla volta, nelle uova sbattute<br />
poi passatele nel pangrattato e infine<br />
mettetele nella padella con l’olio che oramai<br />
sarà arrivato a temperatura da frittura. Fate<br />
dorare il pesce da un lato e poco dopo dal<br />
altro, infine lasciatelo diventare croccante<br />
sulle due facce. Mettete della carta assorbente<br />
per frittura in un piatto ampio. Levate il<br />
pesce spada ormai fritto, disponetelo sul piatto<br />
e copritelo con altra carta per frittura in<br />
modo da assorbirne l’olio in eccesso.<br />
Impiattate disponendo il pesce al centro e la<br />
vellutata di fagioli ancora fumante, di lato. A<br />
piacere potrete aggiungere del pepe macinato<br />
prima di assaporare la portata.<br />
I vini:<br />
Marisa Cuomo, “Furore bianco Fior d’uva”<br />
oppure Marisa Cuomo, “Furore Rosso”.
22 Domenica<br />
11 aprile 2010 SPORT<br />
CAVA DE’ TIRRENI<br />
Nel calcio a cinque con i gol della Di Riso la Primavera sta sfiorando la massima serie<br />
Attenti uomini, avanza l’onda rosa<br />
Un ottimo sponsor per valorizzare le promesse della squadra di pallavolo<br />
Attenti a sottovalutare le<br />
donne: a Cava de’ Tirreni,<br />
ove solitamente si mangia<br />
pane e pallone, si stanno<br />
segnalando altri sport femminili.<br />
È proprio con la palla<br />
che le sportive stanno ritagliandosi<br />
uno spazio importante.<br />
Uomini, e altre società,<br />
state attenti!<br />
La Primavera Cavese del<br />
presidente Claudio Di Criscio,<br />
squadra di calcio a 5<br />
femminile terza nella B<br />
regionale, è l’esempio di come<br />
i risultati possano giungere<br />
se voluti. Le biancoblu<br />
sono già ammesse ai playoff<br />
per la promozione nella A<br />
regionale, dove sono state<br />
trascinate dai gol di Celeste<br />
Di Riso (nella foto) ben 39 in<br />
14 partite e, secondo lei, dall’impegno<br />
del coach Florindo<br />
Taffarel.<br />
«Il mister ha aperto la nostra<br />
mentalità – commenta la Di<br />
Riso – e ha cambiato il nostro<br />
gioco. E’ una persona<br />
speciale».<br />
Calciatore preferito?<br />
Per caratteristiche Maradona,<br />
anche se il presidente mi<br />
paragona a Lavezzi… Certamente,<br />
segnare 39 gol è<br />
anche merito della squadra.<br />
Si sente pronta per una<br />
Serie A regionale?<br />
Mi sento pronta, ma anche il<br />
resto della squadra si sente<br />
pronto.<br />
La prossima stagione rimarrà<br />
a Cava?<br />
Sì, perché Cava ha una bella<br />
squadra e una società seria,<br />
per questo non penso di<br />
andarmene.<br />
Risultati non ai livelli delle<br />
I volteggi della Barone<br />
C’è un’altra bella realtà<br />
che tiene alto lo sport<br />
rosa di Cava de’ Tirreni.<br />
È l’Asd Danza e Ginnastica<br />
Metelliana, con il<br />
presidente Giuseppe Riccio<br />
e l’allenatrice Daniela<br />
Iantorno. La ginnastica<br />
ritmica ha visto la settimana<br />
scorsa l’evento più<br />
importante, il campionato<br />
nazionale a Terranuova<br />
Bracciolini. Per<br />
Cava c’erano le giovanissime<br />
Sofia Ceni, ed Emanuela<br />
Barone. In Toscana<br />
proprio la Barone, 10 anni,<br />
è giunta diciannovesima<br />
su venticinque concorrenti,<br />
ed è stata la migliore<br />
tra le ragazze della<br />
Campania ivi presenti.<br />
ragazze del futsal, anche a<br />
causa dell’età media bassa,<br />
ma per La Tramontina Cava<br />
de’ Tirreni, società di pallavolo<br />
che per la prima volta<br />
nella sua storia abbina il proprio<br />
nome a uno sponsor,<br />
l’importante è crescere. La<br />
squadra partecipa alla Serie<br />
D Progetto Giovani, e per il<br />
presidente Biagio Canora è<br />
possibile far salire più in alto<br />
il nome di Cava nel volley.<br />
«La partnership con La Tramontina<br />
avrà seguito – spiega<br />
Canora – soprattutto se<br />
(come ci è stato richiesto<br />
dallo sponsor) l’anno prossimo<br />
avremo alte ambizioni.<br />
Le altre inseriscono tre ragazze<br />
over 18, noi giochiamo<br />
con ragazze tutte giovanissime<br />
perché miriamo a<br />
valorizzarle».<br />
Farete ancora la D?<br />
A metà aprile definiremo il<br />
programma per la prossima<br />
stagione. O continueremo<br />
nella serie D giovanile, o faremo<br />
un salto immediato,<br />
ma dovremmo acquisire un<br />
titolo di serie C.<br />
Lei il suo impegno lo garantirà<br />
ancora?<br />
Vedremo. Una eventuale<br />
conferma di Canora ai vertici<br />
può essere presa in considerazione,<br />
ma al tempo stesso<br />
penso sia più importante<br />
creare un nucleo di dirigenti<br />
che possano seguire con<br />
passione questo compito.<br />
Pagina a cura di<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Grande attesa per il derby<br />
La Primavera Cavese forse<br />
disputerà le semifinali<br />
dei playoff. Il 2-2 conseguito<br />
con Nocera lascia<br />
le metelliane a -5 dalla<br />
seconda. Probabile barrage<br />
con la Magna Graecia<br />
Salernitana: per chi<br />
crede al campanile, è un<br />
derby ad alta tensione.<br />
L’anno prossimo D o C<br />
È terzultima ma non<br />
scenderà La Tramontina<br />
del presidente Canora<br />
e del coach Mirabile:<br />
non c’è infatti retrocessione.<br />
Se la partnership<br />
con lo sponsor proseguirà,<br />
resta da valutare se il<br />
prossimo torneo sarà<br />
ancora in D oppure in C.<br />
GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: STEFANO SORRENTINO (14<br />
L’incubo dei rigoristi in A<br />
Per il Chievo ha sventato tre penalty: «Mi informo sempre col preparatore»<br />
Da Torino<br />
ha girato<br />
l’Europa<br />
Stefano Sorrentino è<br />
nato a Cava de’ Tirreni,<br />
il 28 marzo 1979. Dopo<br />
la trafila nelle giovanili<br />
di Juve e Lazio, passa al<br />
Torino con cui ha poi<br />
giocato 89 partite. Nel<br />
curriculum anche Juve<br />
Stabia, Varese, Aek Atene,<br />
Recreativo, e da due<br />
anni Chievo, con cui ha<br />
62 presenze.<br />
E’ sposato con Antonella,<br />
da cui ha avuto<br />
Carlotta e Matilda. Non<br />
ha un hobby in particolare<br />
perché, «facciamo<br />
il lavoro più bello del<br />
mondo, e il resto lo dedico<br />
alla famiglia”».<br />
Stefano Sorrentino, come è iniziata<br />
la sua esperienza lontano<br />
dalla Campania?<br />
E’ stato nel 1990: per il lavoro di mio<br />
padre, Roberto Sorrentino, che è un<br />
preparatore dei portieri, sono andato<br />
a Torino. Ero ragazzino e di conseguenza<br />
mi sono trovato a giocare<br />
lì. Poi sono stato notato negli anni<br />
seguenti dalla Juve e ho iniziato<br />
dalle giovanili.<br />
Percepiamo difatti uno spiccato<br />
accento nordico...<br />
Oramai sono tanti anni che non<br />
sono più al Sud: vivo da anni al<br />
Nord, ho giocato anche all’estero, e<br />
di conseguenza la cadenza campana<br />
l’ho un po’ perduta. Non rinnego le<br />
mie origini campane, perché in<br />
Campania torno comunque volentieri:<br />
ho quasi tutti i miei parenti.<br />
Il suo debutto in serie A?<br />
Fu nel 2000, e fu una giornata di<br />
grande pioggia. Pareggiammo a<br />
Lecce, e fu anche un buon risultato<br />
perché il Torino veniva da diverse<br />
A sinistra<br />
Sorrentino<br />
con il Recreativo<br />
anticipa la stella<br />
del Real Madrid<br />
Raul Gonzalez<br />
A destra ancora<br />
il portiere<br />
del Chievo Verona<br />
sconfitte consecutive, quindi era<br />
una gara molto delicata. Mi sono<br />
trovato a ventuno anni buttato nella<br />
mischia, e fortunatamente offrii una<br />
buona prestazione.<br />
Il primo campionato straniero<br />
per lei fu quello greco, all’Aek<br />
Atene.<br />
Sì, il Torino mi cedette all’Aek, e<br />
anche io scelsi la Grecia per poter<br />
giocare le Coppe europee. Devo<br />
dire che comunque fu un’esperienza<br />
costruttiva in tutto, a livello professionale<br />
e di vita quotidiana.<br />
L’esperienza all’estero ti fortifica, e<br />
la consiglierei a tutti.<br />
Poi, nel 2007, c’è stata la Liga spagnola<br />
a Huelva.<br />
Anche quello è un periodo che<br />
ricordo con piacere: la Spagna è un<br />
Paese latino, molto simile a noi, e la<br />
mia famiglia stette molto bene. La<br />
fortuna è che tornando in Italia c’è<br />
stata una piazza come Verona, ma<br />
se non ci fosse stata, avrei fatto di<br />
tutto per rimanere in Spagna.<br />
Si è anche scoperto paratore di<br />
rigori, perché ha fermato le con-<br />
clusioni di Floccari, Pizarro e<br />
Donati. Qualche segreto?<br />
L’unico mio segreto, che non è<br />
affatto un segreto, è che con il mio<br />
preparatore dei portieri, Filippi,<br />
vediamo gli ultimi rigori calciati da<br />
ogni giocatore, e decidiamo cosa<br />
fare nel momento in cui tirano.<br />
Spero di pararne ancora altri con<br />
la maglia del Chievo Verona.<br />
Ci pensa a giocare in Campania?<br />
Sicuramente. Sarebbe come tornare<br />
a casa. Non ne ho mai fatto una<br />
questione di categoria o di città Se<br />
ci fosse l’occasione di tornare in<br />
Campania, lo farò volentieri.
Pagina a cura di<br />
Dopo la lettera dei vescovi liguri, interviene il Papa<br />
«Vita, dono prezioso»<br />
Il rispetto per la sacralità della vita, dal<br />
concepimento alla morte naturale, contro<br />
l’aborto e la difesa del matrimonio tra uomo<br />
e donna, base della famiglia sono stati<br />
ribaditi dal Papa durante l’udienza generale<br />
del mercoledì e nel messaggio al X Forum<br />
internazionale dei giovani.<br />
Il Pontefice ha sottolineato che il matrimonio<br />
è «una relazione tra uomo e donna che<br />
riflette l’amore di Dio in maniera speciale e<br />
non è un contratto a termine che si può<br />
infrangere». «Il vero amore è fedele e dono<br />
di sé definitivo; il vincolo coniugale assume<br />
una dignità immensa» ha aggiunto<br />
Benedetto XVI al termine del suo discorso.<br />
Il Santo Padre ha evidenziato l’importanza<br />
della sacralità della vita come dono di Dio.<br />
Negli ultimi giorni questi valori erano stati<br />
sanciti da una lettera dei vescovi della Liguria<br />
firmata dal cardinale Angelo Bagnasco,<br />
arcivescovo di Genova.<br />
Il presidente della Cei aveva sostenuto che<br />
essi rivestono la stessa importanza del<br />
diritto al lavoro e alla casa e dell’integrazione<br />
degli immigrati. Il comunicato<br />
correggeva in parte un precedente appello<br />
lanciato da Bagnasco in vista delle elezioni<br />
regionali per indirizzare i cattolici esortandoli<br />
a esprimere un voto contro l’aborto.<br />
Nel suo discorso il cardinale aveva manifestato<br />
la sua contrarietà all’uso della pillola<br />
abortiva Ru486 e aveva distinto tra valori<br />
non negoziabili e prioritari come tutela<br />
della vita e difesa del matrimonio e altri<br />
valori secondari come diritto al lavoro, alla<br />
casa e l’integrazione degli immigrati. La<br />
differenza tra la prima e l’ultima versione<br />
era nell’assenza di una gerarchia nella seconda<br />
tra principi bioetici e sociali. Sul tema<br />
dell’integrazione degli immigrati gli otto<br />
vescovi firmatari del documento sostenevano<br />
che gli extracomunitari devono<br />
essere trattati da “uguali” e non relegati in<br />
“isole etniche”.<br />
Alle aziende gli alti prelati chiedevano di<br />
non fronteggiare la crisi ricorrendo ai<br />
licenziamenti dei lavoratori ma di aumentare<br />
i sostegni economici degli ammortizzatori<br />
sociali.<br />
Domenica 11 aprile 2010<br />
Piano strategico alla Fiat:<br />
tagli di 5000 posti di lavoro<br />
23<br />
re scenderanno da 12 a 8, a<br />
Torino si ridurranno da 5 a<br />
2: rimarranno MiTo e L1,<br />
una monovolume di grandi<br />
dimensioni. I sindacati chiedono<br />
di incontrare il Governo<br />
per discutere il piano<br />
prima del 21 aprile.<br />
I presunti licenziamenti<br />
della Fiat rafforzano l’allarme<br />
lanciato dall’Istat secondo<br />
cui nel 2009 sono stati<br />
persi 380000 posti di lavoro<br />
con un tasso medio di disoccupazione<br />
del 7,8%. E’il<br />
primo calo dal 1995.<br />
Obama e la riforma infinita<br />
La storica rivoluzione del sistema sanitario si ferma e ritorna al voto<br />
«Abbiamo appena assicurato il<br />
principio fondamentale che<br />
tutti possano avere una sicurezza<br />
di base quando si tratta<br />
della salute»: questa la dichiarazione<br />
del presidente Barack<br />
Obama subito dopo la vittoria<br />
parlamentare alla Camera che<br />
ha dato il via alla tanto voluta<br />
riforma del sistema sanitario.<br />
La nuova legge estenderà la copertura<br />
sanitaria a 32 milioni<br />
di americani (pari al 95% dell’intera<br />
popolazione) e prevede<br />
programmi di assistenza per i<br />
più poveri, un aumento del<br />
carico fiscale per i ricchi e un<br />
divieto alle compagnie assicurative<br />
di stipulare alcune pratiche<br />
discriminatorie, come la<br />
possibilità di rifiutare una<br />
polizza a persone che abbiano<br />
problemi di salute pregressi.<br />
Gli Stati Uniti, dopo lunghissimi<br />
e difficili negoziati, hanno<br />
quindi un nuovo sistema sanitario,<br />
cavallo di battaglia di<br />
LUCIANA BARTOLINI<br />
FRANCESCO PADULANO<br />
«Il matrimonio non è un contratto a termine»<br />
L’amministratore delegato<br />
della Fiat, Sergio Marchionne<br />
ha reagito alle notizie<br />
circolate nei giorni<br />
scorsi affermando che<br />
«Con l’attuale crisi è vergognoso<br />
“picchiare” l’unica<br />
industria manifatturiera<br />
italiana. Non abbiamo licenziato<br />
nessuno» aggiunge<br />
e sottolinea che sono informazioni<br />
«premature e<br />
senza fondamento». «E’ un<br />
piano che non conosco, ci<br />
stiamo ancora lavorando».<br />
Secondo indiscrezioni diffuse,<br />
il piano strategico<br />
2010-2014, che dovrà essere<br />
presentato il prossimo<br />
21 aprile, prevede il taglio<br />
di 5000 posti di lavoro pari<br />
al 15% dell’organico. Nella<br />
fabbrica di Mirafiori a Torino<br />
si calcolano 2500 lavoratori<br />
in meno allontanati<br />
con i prepensionamenti.<br />
Fra qualche anno la Fiat<br />
avrà stabilimenti più piccoli<br />
con meno addetti ma<br />
maggiore produzione di<br />
auto (da 600000 a 900000<br />
pari al 50%). La rivoluzione<br />
Obama sin dall’inizio della sua<br />
scalata alla Casa Bianca. Ma<br />
nelle aule di giustizia è già cominciata<br />
la battaglia per boicottarlo:<br />
i procuratori generali<br />
di 13 stati americani hanno subito<br />
avviato un procedimento<br />
legale affinché il governo federale<br />
blocchi la riforma in quanto<br />
anti-costituzionale. E il tentativo<br />
di ostacolare la riforma è<br />
più grande riguarderà Pomigliano<br />
d’Arco dove sarà<br />
prodotta la Panda al posto<br />
delle Alfa. Confermata la<br />
chiusura entro il 2012 di<br />
Termini Imerese.<br />
La Fiat continuerà a realizzare<br />
i motori più mo-derni<br />
negli Stati Uniti e in Polonia.<br />
Ci saranno cambiamenti<br />
alla Fma di Pratola Serra<br />
(Av) che ha diminuito la<br />
produzione dai 500000<br />
motori del 2006 ai 170000<br />
del 2009. I modelli di vettu-<br />
riuscito invece ai repubblicani.<br />
Uno stop alla legge, che dovrà<br />
essere sottoposta ad una nuova<br />
votazione per «irregolarità di<br />
procedura». A dichiararlo è<br />
stato Jim Manley, portavoce di<br />
Harry Reid, leader della maggioranza<br />
democratica al Senato:<br />
«Dopo ore di tentativi<br />
per trovare un modo di bloccare<br />
il testo, i repubblicani hanno<br />
scovato due clausole relativamente<br />
secondarie che sono<br />
violazioni della procedura del<br />
Senato, il che significa che<br />
dobbiamo rimandare il provvedimento<br />
alla Camera». I due<br />
emendamenti, che riguardano<br />
la concessione delle borse di<br />
studio agli studenti con basso<br />
reddito, non potevano essere<br />
approvati con il procedimento<br />
della «riconciliazione» (uno<br />
strumento parlamentare che<br />
richiede solo la maggioranza<br />
semplice, cioè 51 voti invece di<br />
60), adottato dai democratici<br />
per evitare ostruzionismi in<br />
Senato.<br />
Tuttavia il nuovo testo dovrebbe<br />
essere approvato dalla Camera<br />
in tempi brevi, a meno<br />
che qualche deputato democratico,<br />
specie nel fronte antiabortista,<br />
cambi idea cercando<br />
di ottenere qualcosa di più,<br />
visto anche l’avvicinarsi delle<br />
elezioni di metà mandato.<br />
La decisione del governo israeliano di espandere gli insediamenti a Gerusalemme Est rende difficile il processo di pace<br />
Torna alta la tensione in Medio Oriente<br />
La ferma decisione del<br />
governo israeliano di costruire<br />
nuovi insediamenti<br />
(pari a 1.600 alloggi) a<br />
Gerusalemme est, ha fatto<br />
ripiombare in uno stato di<br />
alta tensione il Medio<br />
Oriente e non solo. Infatti,<br />
ad incrinarsi e ad andare<br />
in crisi è stato anche il<br />
forte rapporto di amicizia<br />
che lega Israele agli Stati<br />
Uniti. Una crisi che ha<br />
spinto il premier israeliano,<br />
Benjamin Netanyahu, ad<br />
andare a Washington per<br />
confrontarsi con il governo<br />
americano che duramente<br />
aveva criticato il progetto di<br />
espansione e il blocco della<br />
libera circolazione subito<br />
dai palestinesi che vivono a<br />
Gerusalemme. Ma<br />
Netanyahu, durante l’incontro<br />
con il vicepresidente Joe<br />
Biden, ha minacciato che il<br />
blocco continuerà e i colloqui<br />
per la pace in Medio<br />
Oriente saranno ritardati di<br />
un anno se i palestinesi -<br />
appoggiati dagli Stati Uniti -<br />
non ritireranno la richiesta<br />
di congelamento totale degli<br />
insediamenti (mentre da I-<br />
sraele arrivava l’ok per la<br />
costruzione di 20 alloggi a<br />
Gerusalemme est, nel luogo<br />
in cui attualmente sorge<br />
un albergo palestinese).<br />
E alla vigilia del colloquio<br />
tra Obama e Netanyahu, il<br />
segretario di Stato americano,<br />
Hillary Clinton, ha<br />
dichiarato che «il cammino<br />
da seguire è chiaro: due<br />
Stati e due popoli che vivono<br />
fianco a fianco. E se questo<br />
è l’obiettivo, costruire<br />
nuove case israeliane a<br />
Gerusalemme est danneggia<br />
la fiducia reciproca».<br />
Ma la risposta di Netanyahu<br />
non ha lasciato alcun spiraglio<br />
ad un necessario miglioramento<br />
della critica<br />
situazione: «Gerusalemme<br />
non è una colonia, è la<br />
nostra capitale. Il popolo<br />
ebraico l’ha costruita tremila<br />
anni fa e continuerà a<br />
costruirla ora. Non resteremo<br />
prigionieri di richieste<br />
irrazionali e illogiche».