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Diritto d’alloggio violato

Numero 34 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />

Direttore Biagio Agnes<br />

Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />

tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />

Sped. Abb. Post. - 70% -<br />

CNS/CBPA Sud/Salerno<br />

Anno V n. 34 € 0,50 Domenica 11 aprile 2010<br />

Reportage dal Kosovo<br />

Ambiente<br />

Roberto De Simone<br />

EDITORIALE<br />

Investire<br />

sui giovani<br />

VANNI RONSISVALLE<br />

Da un campus a Pechino.<br />

Il viaggiatore<br />

che ne ha visitato<br />

uno riflette: perché la Cina<br />

è diventata la Cina? Anni<br />

addietro andai a prendere<br />

in aeroporto uno scrittore<br />

amico che ne era appena<br />

tornato e in taxi mi disse<br />

che aveva già in mente il<br />

titolo del suo libro, Il gigante<br />

Cina, che uscì l’anno<br />

dopo da Mondadori. Ed un<br />

pittore taciturno e famoso<br />

Giulio Turcato, anche lui<br />

reduce da un viaggio negli<br />

Anni Cinquanta disse in<br />

conferenza stampa, “La<br />

Cina è vicina. Nel senso<br />

che sta per raggiungerci.”<br />

Allora sembravano esagerazioni<br />

di un marxista-leninista.<br />

Oggi sembrano delle<br />

incongruenze, dei dettagli<br />

curiosi di mezzo secolo addietro.<br />

Eppure, al di là del<br />

potenziale bellico, di tutto<br />

ciò che l’avrebbe opposta,<br />

in competizione militare<br />

prima che industriale ed<br />

economica con (allora) la<br />

più ricca e potente nazione<br />

della terra, gli Stati Uniti<br />

d’America, prima della Corea,<br />

prima del Vietnam la<br />

Cina aveva gettato le basi<br />

della sua crescita impressionante.<br />

Pagina 5 (continua)<br />

Dai Balcani<br />

con lo sguardo<br />

all’Europa<br />

STEFANIA MELUCCI<br />

Pagina 3<br />

Riserve naturali<br />

e siti storici:<br />

ecco i figli del Fai<br />

BARBARA TROTTA<br />

Pagina 8<br />

Lo scugnizzo<br />

con Mozart<br />

sul comodino<br />

CHIARA DEL GAUDIO<br />

Pagina 15<br />

Allarme Iacp e Sunia a Salerno: difficoltà a trovare le aree per costruire le abitazioni<br />

<strong>Diritto</strong> <strong>d’alloggio</strong> <strong>violato</strong><br />

I finanziamenti per le case saranno utilizzati per il deficit sanitario<br />

L’emergenza abitativa è intrappolata<br />

tra i ritardi storici<br />

del post terremoto e le<br />

nuove realtà sociali fragili. I<br />

fondi della Regione, 550<br />

milioni di euro, sono stati<br />

dirottati sul bilancio della<br />

Sanità. A Salerno provincia<br />

l’Iacp gestisce i rapporti con<br />

gli assegnatari degli alloggi e<br />

ha fatto istituire un call center<br />

per gli inquilini. L’emergenza<br />

abitativa in città,<br />

secondo il Sunia, si risolverebbe<br />

con 250 case ma è<br />

paradossale che cento di esse<br />

finanziate dalla Regione<br />

venti anni fa non sono state<br />

mai realizzate.<br />

BORRELLI e IANNÒ<br />

Pagina 6<br />

Cava de’ Tirreni<br />

Il fenomeno<br />

sportivo<br />

in rosa<br />

sbanca<br />

la Campania<br />

ORLANDO SAVARESE<br />

Pagina 22<br />

Delitti irrisolti: il giallo parla napoletano<br />

Fantasmi di nera<br />

ARRICHIELLO, CARDONE eVELLA<br />

Pagine 12 e 13<br />

Società<br />

La chiesa<br />

solidale<br />

GRASSO eSPERANDEO<br />

Pagina 9<br />

“Incurabili”<br />

L’ospedale<br />

ha 5 secoli<br />

VERONIVA VALLI<br />

Pagina 11<br />

Obesità<br />

Italiani<br />

extralarge<br />

RAFFAELE PELLEGRINO<br />

Pagina 10<br />

Mostra dei Saveriani<br />

Il mondo<br />

è famiglia<br />

FRANCESCO A. GRANA<br />

Pagina 20<br />

Non si sblocca la crisi del pastificio Russo di Cicciano<br />

Pale ferme, il mulino non gira più<br />

Due ruote<br />

Le moto<br />

sfrecciano<br />

tra passato<br />

e futuro<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

Pagina 16<br />

Uno dei marchi più affermati<br />

del Sud rischia di scomparire<br />

per sempre e porterà via<br />

con sè anche la speranza di<br />

un posto di lavoro. La pasta<br />

Russo ha nutrito intere<br />

generazioni ed è stata la<br />

fonte primaria di guadagno<br />

per le famiglie di Cicciano.<br />

COLUCCI eIANNACCONE<br />

Pagina 7<br />

Università<br />

Club House<br />

nuovi spazi<br />

con vista<br />

sul Campus<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

Pagina 2<br />

LA VIGNETTA di Veronica Valli<br />

IL PUGNO<br />

Molti insegnanti precari al Nord,<br />

che sono tornati al Sud per votare,<br />

hanno avuto una brutta sorpresa. I<br />

giorni del viaggio non solo non gli<br />

verranno pagati, ma comporteranno<br />

anche un’interruzione di carriera.<br />

Così in tanti hanno rinunciato.<br />

Puniti per non aver cambiato residenza,<br />

ma costretti spesso a cambiare<br />

casa ogni anno, per andare a<br />

volte sempre più lontano, per inseguire<br />

una cattedra, delle radici, una<br />

vita. Sono loro i nuovi servi dello<br />

Stato senza voce. Barbara Trotta


2 Domenica 11 aprile 2010 News CAMPUS<br />

Tutto pronto per l’inaugurazione della prima Club House il 14 aprile<br />

Università casa aperta<br />

Nella struttura attività culturali e un ristorante doc<br />

unisa news<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

Si è ispirata ai più famosi Campus<br />

internazionali l’Università degli<br />

Studi di Salerno, quando ha deciso<br />

di realizzare al suo interno una<br />

Club House. Non si tratta di una<br />

novità, ma di un tassello necessario<br />

alla realizzazione di una dimensione<br />

europea per una delle<br />

più importanti università del Sud<br />

Italia.<br />

L’idea, partita da più persone circa<br />

due anni fa, è stata portata avanti<br />

concretamente dal professore Michele<br />

Pappalardo (nella foto), ordinario<br />

a Ingegneria, attraverso un<br />

atto costitutivo firmato da ventiquattro<br />

docenti, i promotori, e che<br />

si concretizzerà con l’inaugurazione<br />

della Club House il prossimo 14<br />

aprile.<br />

Il progetto, finanziato dall’Università,<br />

grazie al placet del Rettore<br />

Raimondo Pasquino, è stato realizzato<br />

dall’ingegnere Gianluca Basile<br />

e dell’architetto Marco Petrone<br />

dell’ufficio tecnico dell’Università.<br />

La struttura composta da un pian<br />

terreno di circa seicento metri<br />

quadri e di un piano superiore di<br />

quattrocento, sarà dotata al suo interno<br />

di un ristorante che, probabilmente,<br />

sarà affidato a una ditta<br />

esterna, e che, si spera, possa restare<br />

aperto anche il sabato e la do-<br />

menica, nei giorni in cui non vi è<br />

alcuna attività universitaria.<br />

Sono previsti inoltre un bar e una<br />

sala di ritrovo per i soci, dove quest’ultimi<br />

potranno discutere e confrontarsi.<br />

Il piano superiore invece sarà ad<br />

uso esclusivo degli iscritti al Club.<br />

Come tutti i sodalizi di questo tipo<br />

sarà dotato di uno statuto interno e<br />

di regole, come quelle di ammissione,<br />

necessarie per la sua gestione.<br />

Quest’ultima sarà affidata ad<br />

una associazione denominata Unisa,<br />

che prevederà un consiglio di<br />

amministrazione composto da<br />

nove persone, tra consiglieri e presidente.<br />

I consiglieri, docenti e o-<br />

Formula Sae: studenti e docenti impegnati a costruire auto da corsa<br />

Campus in pole position<br />

A settembre scende in pista l’Unisa Racing team<br />

In gara in Emilia la monoposto dell’Ateneo salernitano<br />

JOSÈ ASTARITA<br />

Fondo piatto, efficienza aerodinamica e prestazioni<br />

sono alcune delle caratteristiche delle auto<br />

di Formula 1 sulle quali ingegneri e tecnici trascorrono<br />

intere giornate per fregiarsi del titolo<br />

di campione del mondo. Anche gli studenti possono<br />

ambire a tale riconoscimento grazie alla<br />

Formula Sae. Acronimo di Society of Automotive<br />

Engineers è una manifestazione nata nel<br />

1981 e che permette agli studenti di tutto il<br />

mondo di confrontarsi con progetti di veicoli<br />

realizzati in collaborazione con le associazioni<br />

nazionali di ingegneri e tecnici dell'automobile.<br />

Sono dieci gli appuntamenti in tutto il mondo ai<br />

quali studenti di differenti Atenei possono partecipare.<br />

Non mancano le celebrità a spasso nel paddock<br />

della manifestazione, come Ross Brawn, che<br />

nella passata edizione si aggirava per i box alla<br />

ricerca di qualche soluzione interessante.<br />

L’obiettivo di questa associazione internazionale<br />

è consentire ai partecipanti alla gara di maturare<br />

una esperienza di gestione di una piccola factoring.<br />

Sul piano gestionale i laureandi devono<br />

strutturare, almeno su carta, una azienda che<br />

possa costruire in serie circa mille unità all’anno<br />

di monoposto da competizione.<br />

Il regolamento struttura la competizione in due<br />

parti. La prima prevede l’esame del progetto in<br />

tutte le sue componenti, mentre nella seconda<br />

l’oggetto di giudizio sarà la monoposto che<br />

dovrà superare una serie di test per poter accedere<br />

alla fase dinamica con le prove in pista.<br />

L’Università di Salerno può fregiarsi di avere un<br />

proprio team di studenti che sta lavorando sodo<br />

per riuscire a prendere parte al campionato studentesco<br />

nazionale denominato Formula Ata<br />

che si terrà in settembre a Varan, in provincia di<br />

Parma. L’Unisa Racing Team è una realtà della<br />

quale non tutto l’Ateneo è a conoscenza. I ragazzi<br />

impegnati al progetto hanno anche creato un<br />

proprio sito internet consultabile all’indirizzo<br />

http://www.racing.unisa.it, ma ancora molti studenti<br />

della stessa Facoltà di Ingegneria Meccanica<br />

non conoscono l’esistenza del team. Il<br />

concorso nazionale raccoglie sempre maggiori<br />

adesioni, anche a livello europeo e nel panorama<br />

continentale il team dell’Ateneo salernitano ha<br />

ottenuto un lusinghiero<br />

quarto posto nel<br />

2009 alla presentazione<br />

del progetto alla<br />

commissione giudicante<br />

della Sae. Tante<br />

speranze per gli studenti<br />

che stanno proseguendo<br />

il lavoro di<br />

sviluppo del mezzo<br />

meccanico. Fabio Basile,<br />

Gianpiero Sicignano,<br />

Danilo De<br />

Amicis, Gaetano Ferraro,<br />

Umberto Tarallo<br />

e Marco Romano sono<br />

solo alcuni dei laureandi<br />

più attivi alla<br />

realizzazione del prototipo<br />

che dovrà poi superare dei test statici per<br />

partecipare alla gara in pista. Il Team Advisor è<br />

il professore Alessandro Naddeo che con la valida<br />

collaborazione del tecnico Gianpaolo Noschese<br />

segue gli studenti nelle fasi del progetto.<br />

La voglia di Sicignano e soci è quella di riuscire<br />

già entro questo settembre a prendere parte alla<br />

gara, ma le difficoltà che gli studenti riscontrano<br />

presso aziende del settore presenti sul territorio<br />

campano rallentano notevolmente i tempi di<br />

realizzazione. «Partecipare - come afferma<br />

Basile - all’impegno del 2011 è l’obiettivo minimo<br />

che la squadra si pone, perché confrontarsi<br />

con altre realtà ci permetterà di crescere e ottenere<br />

lusinghieri risultati anche per l’Università».<br />

Il prototipo realizzato dall’Unisa Racing<br />

peratori dell’Università, sono i professori<br />

Emilio D’Agostino, Gaetano<br />

Guerra, Matteo D’Amore, Gaetano<br />

Vilasi, Michele Pappalardo, Maria<br />

Giovanna Riitano, Caterina Miraglia<br />

e i dottori Salvatore Colucci e<br />

Angela Santopietro.<br />

Il presidente Michele Pappalardo,<br />

insieme al consiglio d’amministrazione,<br />

avrà il compito di gestire la<br />

Club House, come luogo d’incontro<br />

tra docenti e personale dell’Università.<br />

Ma si prefiggerà anche lo scopo di<br />

dar vita a un ritrovo per la realizzazione<br />

di attività di tipo culturale e<br />

anche ludico, visto che si tratta pur<br />

sempre di un club.<br />

Per quando riguarda le attività da<br />

svolgere il consiglio di amministrazione<br />

ritiene di poter far crescere<br />

sempre più le idee e le proposte dei<br />

soci per poter realizzare, alla fine,<br />

un programma degno dei traguardi<br />

che si prefigge.<br />

Per quanto riguarda gli arredi, il cui<br />

finanziamento si è avuto in seguito<br />

a un ribasso d’asta, il compito è stato<br />

affidato alle tre donne presenti<br />

nel consiglio di amministrazione.<br />

L’inaugurazione è prevista per il 14<br />

aprile prossimo con due mostre di<br />

pittura, una del professore Emilio<br />

D’Agostino e un’altra del maestro<br />

Lista, di Salerno.<br />

In serata spettacoli musicali, uno di<br />

un’orchestra jazz, organizzato dal<br />

professore Gianfranco Rizzo e un<br />

altro di musica partenopea, programmato<br />

dal professore Aversano<br />

e dalla professoressa Siniscalchi.<br />

Con la partecipazione del professore<br />

Enzo Dovinola, pianista e<br />

docente della Facoltà d’Ingegneria<br />

Nello stesso tempo si svolgeranno<br />

un torneo di tressette e uno di burraco.<br />

Ma la chicca è data dai<br />

premi che riceveranno i vincitori:<br />

cravatte di Marinella per gli<br />

uomini e foulard per le donne,<br />

sempre firmate con il celebre<br />

marchio napoletano.<br />

Direttore<br />

Biagio Agnes<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Blasi<br />

Coordinamento<br />

Mimmo Liguoro<br />

Marco Pellegrini<br />

Redazione<br />

Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />

Josè Astarita, Luciana<br />

Bartolini Francesco Maria<br />

Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />

Stella Colucci, Daniele De<br />

Somma, Chiara Del Gaudio,<br />

Claudia Esposito, Pierluigi<br />

Giordano Cardone, Francesco<br />

Antonio Grana, Germana<br />

Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />

Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />

Raffaele Pellegrino, Sabino<br />

Russo, Roberta Salzano,<br />

Orlando Savarese, Giovanni<br />

Sperandeo, Barbara Trotta,<br />

Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />

Loredana Zarrella<br />

Le Firme<br />

Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />

Ferruccio De Bortoli,<br />

Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />

Antonio Ghirelli,<br />

Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />

Pierluigi Magnaschi, Renato<br />

Mannheimer, Ezio Mauro,<br />

Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />

Arrigo Petacco Vanni<br />

Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />

Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />

UNIVERSITA<br />

DEGLI STUDI<br />

DI SALERNO<br />

Prof. Raimondo Pasquino<br />

Rettore dell'Università<br />

Prof. Annibale Elia<br />

Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze della Comunicazione<br />

Prof. Emilio D'Agostino<br />

Presidente del Comitato Direttivo<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Prof.ssa Maria Galante<br />

Preside della Facoltà<br />

di Lettere e Filosofia<br />

Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />

e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />

Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />

telefono: 089 30 3311<br />

Distribuzione alle edicole<br />

Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />

Via Terre delle Risaie, Salerno<br />

fax: 089 3061877<br />


TERZA PAGINA Domenica 11 aprile 2010<br />

Reportage da uno dei Paesi tormentati dalla guerra dei Balcani<br />

3<br />

Alcune donne kosovare<br />

davanti a un centro<br />

di spaccio<br />

per la distribuzione<br />

di derrate alimentari:<br />

il Paese, uno tra i più poveri<br />

tra quelli dilaniati<br />

dalla guerra dei Balcani,<br />

guarda al futuro<br />

con l’aiuto della Nato<br />

e spera di proiettarsi in Europa<br />

Kosovo, terra della povertà<br />

STEFANIA MELUCCI<br />

Una macchia marrone,<br />

costellata da rivoli<br />

d’acqua e intervallata<br />

da piccole vette. Il paesaggio,<br />

visto dall’alto prima di<br />

atterrare all’aeroporto militare<br />

di Dakovica, è così<br />

intenso da togliere il fiato: le<br />

creste bianche, con la loro<br />

imponenza, alternano i<br />

colori scuri del panorama,<br />

tra cielo e terra. Benvenuti<br />

in Kosovo, lo stato più<br />

recente del mondo, che ha<br />

festeggiato il secondo anno<br />

di indipendenza il 17 febbraio.<br />

Una natura da incorniciare,<br />

che mostra però le<br />

crepe nei particolari, quando<br />

lo sguardo mette a fuoco<br />

gli scorci devastati dall’inquinamento<br />

e dall’incuria.<br />

Nella splendida valle<br />

Rugova, zona occidentale<br />

del Paese, lungo la strada<br />

dissestata che si arrampica<br />

sulle vette, sono i rifiuti i<br />

veri protagonisti.<br />

Abbandonati da tempo,<br />

sono massi incastonati<br />

sulle sponde dei fiumi,<br />

capaci di catturare anche lo<br />

sguardo dell’osservatore più<br />

distratto. La tutela ambientale<br />

non è la priorità di un<br />

paese che prova a risollevarsi<br />

dalla guerra lasciata alle<br />

spalle.<br />

Il 1999 sembra lontano, ma i<br />

segni sono ancora visibili sul<br />

territorio. Lungo le strade<br />

polverose e poco trafficate<br />

spuntano le tante case grezze,<br />

consegnate ai returnees. E poi<br />

cimiteri, serbi e albanesi, con<br />

Tensioni<br />

a Mitrovica<br />

e la metà<br />

della gente<br />

sopravvive<br />

con meno<br />

di 1,43 euro<br />

al giorno<br />

file di tombe sparpagliate in<br />

maniera confusa, dove non<br />

mancano avanzi di cibo,<br />

probabilmente utilizzati per<br />

condividere la quotidianità<br />

con chi non c’è più. “New<br />

Born” è la scritta a caratteri<br />

cubitali di colore giallo<br />

posizionata nella piazza<br />

centrale di Pristina, un’opera<br />

imponente, simbolo dell’indipendenza.<br />

Ovunque<br />

spiccano le bandiere del<br />

nuovo stato, che ricordano i<br />

colori dell’Europa, accompagnate<br />

dal vessillo albanese<br />

con l’aquila bicefala.<br />

Se i kosovari si sentono<br />

giovani europei, gli indicatori<br />

di ricchezza fanno<br />

di questo Paese uno dei più<br />

poveri del vecchio continente:<br />

secondo le stime della Banca<br />

Mondiale il 45% della popolazione<br />

vive con meno di 1,43<br />

euro al giorno, e di questi il<br />

15% ha a disposizione solo<br />

novantatre centesimi per sod-<br />

disfare le necessità quotidiane,<br />

inoltre il 42% della<br />

popolazione non ha un<br />

lavoro e la fascia più colpita<br />

è quella degli under 24. In<br />

sintesi: la povertà coinvolge<br />

maggiormente le zone rurali.<br />

Uno stato appena nato,<br />

costretto a fronteggiare la<br />

mancanza di infrastrutture,<br />

l’emergenza occupazionale<br />

e la presenza costante di<br />

traffici illeciti e corruzione.<br />

Il quadro è complesso dal<br />

punto di vista economico,<br />

ma il dialogo interetnico tra<br />

maggioranza albanese e<br />

minoranza serba, almeno<br />

nella parte occidentale del<br />

Paese, funziona senza troppe<br />

frizioni. Una situazione<br />

stabile ma fragile, come sottolineato<br />

dai report internazionali.<br />

Il quadro kosovaro<br />

però si complica a nord, a<br />

Mitrovica, dove i rapporti<br />

tra i due gruppi etnici sono<br />

più tesi.<br />

Ècompito delle forze<br />

internazionali della<br />

Kfor, la missione Nato,<br />

vigilare sul territorio e garantire<br />

la libertà di spostamento di<br />

tutti gli abitanti del Kosovo.<br />

«In questi ultimi dieci anni - ha<br />

spiegato il colonnello Vincenzo<br />

Grasso, comandante del<br />

Multinational Battle Group,<br />

operante nella zona occidentale<br />

del Paese - la comunità internazionale<br />

ha assistito a un<br />

cambiamento evidente,<br />

soprattutto per quanto<br />

riguarda la sicurezza. La polizia<br />

locale ha fatto passi da gigante.<br />

Adesso bisogna far ripartire<br />

l’economia, solo così il<br />

Paese può guardare al futuro».<br />

Uno stato attaccato agli<br />

aiuti internazionali e alle<br />

rimesse dei tanti che vivono<br />

all’estero.<br />

I<br />

l<br />

Kosovo prova a ripartire,<br />

ma mostra tutte le crepe<br />

nell’insufficienza di infrastrutture.<br />

Con gli aiuti del<br />

Cimic, la cooperazione civile e<br />

militare che collabora con le<br />

autorità locali, un pezzetto<br />

d’Italia prova a ridare speranza.<br />

Nonostante il taglio dei fondi,<br />

passati da 950mila euro nel<br />

2009 a circa 543mila nel 2010,<br />

ci sono progetti per l’istruzione<br />

e per la sanità, per l’attività<br />

sportiva e per le infrastrutture.<br />

E così, a Jasanica/Josanica, nella<br />

municipalità di Klina, c’è una<br />

squadra di operai kosovari che<br />

lavora sotto l’occhio vigile del<br />

capitano Michele Gortan,<br />

architetto friulano prestato<br />

all’esercito italiano per sei mesi<br />

come riserva selezionata.<br />

Severo e un po’ schivo, i suoi<br />

occhi diventano lucidi e la voce<br />

si incrina quando parla dei piccoli<br />

studenti, incontrati la<br />

prima volta solo quattro mesi<br />

fa. «Ci sono cose che ti restano<br />

nel cuore - ha affermato il libero<br />

professionista in mimetica,<br />

durante un sopralluogo - nelle<br />

città più grandi i bambini chiedono,<br />

fanno domande, nelle<br />

zone rurali non accade nulla di<br />

tutto questo. È la dignità della<br />

povertà ».<br />

Tre giorni per ottenere il<br />

via libera dalla municipalità<br />

e iniziare i lavori:<br />

la squadra ha iniziato a<br />

imbiancare muri e a costruire<br />

nuovi servizi igienici, in modo<br />

da chiudere definitivamente<br />

quelli vecchi e fatiscenti che<br />

gettavano i liquami in un fiume<br />

poco distante dal plesso scolastico.<br />

La collaborazione Italia-<br />

Kosovo funziona perché unisce<br />

le conoscenze tricolori con le<br />

specificità del posto: banditi i<br />

materiali d’importazione e<br />

linoleum, il capitano Gortan ha<br />

preferito utilizzare legno e pietra<br />

locali per mettere in moto<br />

un circolo virtuoso all’interno<br />

del Paese. E poi, nel progetto di<br />

riqualificazione della loro<br />

scuola, sono scesi in campo<br />

anche alcuni dei 230 alunni: gli<br />

studenti delle prime tre classi,<br />

quelli che utilizzeranno la<br />

struttura più a lungo, hanno<br />

deciso i colori delle pareti e i<br />

disegni da applicare alle finestre.<br />

Mano tesa<br />

dell’Italia<br />

con progetti<br />

per scuole,<br />

sport e sanità<br />

Ritrovare<br />

il dialogo<br />

interetnico<br />

Una scelta del capitano<br />

per regalare un sorriso<br />

a chi non ha niente.<br />

Puntare sulla formazione, ma<br />

anche ritrovare la religiosità nei<br />

luoghi sacri, come il Patriarcato<br />

di Pec/Peja o il monastero di<br />

Visoki Decani, avamposti serbi<br />

in territorio albanese, dove si<br />

prova a mandare avanti il dialogo<br />

interetnico.<br />

La spiritualità della Chiesa<br />

ortodossa è racchiusa nel<br />

monastero, sorvegliato<br />

giorno e notte dal contingente<br />

italiano. I monaci, alti da far<br />

invidia ai cestisti americani,<br />

vivono una dimensione senza<br />

tempo, in totale autosufficienza.<br />

Un laboratorio d’icone<br />

sacre, una fattoria con mucche<br />

e galline, una distilleria che<br />

porta ai turisti un ottimo vino<br />

della casa e la Rakja, la tipica<br />

grappa locale, capace di riscaldare<br />

i più freddolosi durante<br />

l’inverno. Una vita di meditazione,<br />

con sveglie che suonano<br />

ogni mattina alle quattro, per<br />

mandare avanti le preghiere e<br />

l’attività collettiva. Partecipare<br />

al vespro dedicato al fondatore<br />

del monastero Santo Stefano fa<br />

cogliere al meglio la spiritualità<br />

del luogo sacro. L’odore inebriante<br />

dell’incenso, diffuso in<br />

un ambiente illuminato esclusivamente<br />

dalla luce fioca<br />

delle candele, rende l’atmosfera<br />

ancora più intima e profonda,<br />

mentre lo sguardo si perde tra<br />

gli ori e gli intarsi delle pareti.<br />

Guardare una candela e<br />

ritrovare la serenità,<br />

dimenticando per un attimo<br />

i contrasti dell’esterno.


4 Domenica<br />

11 aprile 2010


EDITORIALE Domenica 11 aprile 2010<br />

In una società soggetta a un costante invecchiamento i giovani sono una risorsa preziosa<br />

Il talento in una scarpa<br />

Una domanda ricorrente: qual è la più seria prospettiva per le nuove generazioni?<br />

5<br />

(continua dalla prima pagina)<br />

VANNI RONSISVALLE<br />

“I<br />

nvestono tutto sui giovani” dichiarò<br />

lo scrittore alla presentazione<br />

del suo libro. “Scommettono<br />

tutto sulle nuove generazioni”<br />

fu la testimonianza del pittore. Ne scaturisce<br />

ancora una riflessione. L’Europa,<br />

noi italiani in Europa e noi in<br />

Italia soprattutto al Sud, in tutto questo<br />

non siamo neppure pietra di paragone;<br />

semmai siamo un grumo complesso di<br />

problemi senza prospettive. Mentre la<br />

signora Gelmini, che per darsi una laurea<br />

è dovuta scendere dal nord a<br />

Reggio Calabria, annichilisce la scuola,<br />

l’università – ossia quello che è il primo<br />

investimento sui giovani – con tagli<br />

devastanti.<br />

***<br />

“Lo sapete che ai bambini a scuola<br />

già dai primi anni insegnano a<br />

comporre poesie?” raccontava l’autore<br />

de Il gigante Cina, Carlo Bernari,<br />

un napoletano che avrebbe<br />

costruito la sua fama di scrittore<br />

proprio scavando nella realtà<br />

drammatica del nostro Sud.<br />

Sembrava una incoerenza, un popolo<br />

di ingegneri, che sposta il letto<br />

di grandi fiumi sommergendo<br />

interi villaggi come nulla fosse, di<br />

informatici che oggi con un gigantesco<br />

motore di ricerca nazionale,<br />

il Baidù, consentono ai governanti,<br />

che ritengono i Diritti dell’Uomo<br />

un pettegolezzo borghese, di mettere<br />

alle corde Google come niente<br />

fosse: no, i cinesi investivano già<br />

allora, quando Hu Jintao era un<br />

bambino, anche nei futuri poeti. E<br />

quando ci si è chiesto proprio di<br />

questi giorni come sia stato possibile<br />

il sorpasso, cioè quella che fino<br />

all’altro ieri era l’immagine universalmente<br />

vincente degli Stati Uniti<br />

declassata al secondo posto, gli<br />

analisti hanno detto la stessa cosa<br />

di cinquanta anni addietro. Forse<br />

per quel mixer spregiudicato di<br />

comunismo e capitalismo? L’aver<br />

shakerato insieme Marx e Adam<br />

Smith, quel fiuto per le debolezze<br />

dell’occidente? Anche, ma coralmente<br />

il giudizio scaturito da quella<br />

analisi è stato: hanno investito<br />

tutto sui giovani.<br />

A giugno dell’estate scorsa, mentre<br />

più nere e cupe si addensavano le<br />

nubi della grande crisi (che non ci<br />

darà nemmeno la consolazione di<br />

quella del ’29: la grande letteratura,<br />

i grandi romanzi americani, da<br />

Steinbeck a Caldwell che la raccontarono,<br />

non vedo in circolazione<br />

scrittori di quella grandezza) a<br />

più di mezzo secolo da quel libro<br />

carico di presagi Il gigante Cina,<br />

l’Europa si sveglia e lassù a<br />

Bruxelles si ripromettono di adottare<br />

una strategia rivoluzionaria<br />

(sic!), investire nei giovani e conferire<br />

loro maggiori responsabilità.<br />

Responsabilità?<br />

***<br />

In una società soggetta ad un<br />

costante invecchiamento, i giovani<br />

costituiscono una risorsa preziosa.<br />

Che è persino un modo curioso di<br />

porre il problema. Il paradigma<br />

giovani/vecchi non funziona; e se<br />

l’esempio cinese potrebbe accentuare<br />

il senso di colpa degli europei<br />

va ricordato che ai vecchi in Cina –<br />

Marx non c’entra, Confucio certamente<br />

– vengono attribuiti ruoli<br />

altrettanto indispensabili bilanciando<br />

entusiasmo e vigore dei<br />

giovani con saggezza ed esperienza,<br />

un capitale di risorse non indifferente;<br />

laddove il tempo che<br />

passa, una volta tanto, non è una<br />

realtà negativa, in fatto di generazioni<br />

e generazioni che si succedono<br />

come ondate.<br />

La longevità intellettuale è frutto<br />

del progresso non solo sanitario<br />

ma culturale che non è un ludico<br />

diversivo; la centenaria Rita Levi<br />

Montalcini – una paladina della<br />

ricerca affidata ad un vivaio di giovani<br />

ricercatori – è assurta a simbolo<br />

di come stanno le cose: il gap<br />

non è tra i vecchi ed i giovani, ma<br />

tra chi sa e chi non sa perché chi ne<br />

aveva il dovere non si è preoccupato<br />

di equipaggiare, armare i giovani<br />

verso le nuove realtà sociali,<br />

economiche, industriali, imprenditoriali<br />

incombenti; laddove le lauree<br />

servono soltanto per scrivere<br />

Dott. o Prof. sul biglietto da visita<br />

di giovanotti senza futuro. In una<br />

città del Sud come Messina, i laureati<br />

in forza nella Nettezza Urbana<br />

e tra i becchini del cimitero<br />

sono una falange di depressi e sfiduciati<br />

non tanto nella Provvidenza<br />

del cielo ma nella capacità,<br />

L’Italia<br />

è all’ultimo<br />

posto<br />

tra i Paesi<br />

del G8<br />

che investono<br />

sul “domani”<br />

La politica<br />

compromette<br />

le fortune<br />

morali<br />

e sociali<br />

dei nostri<br />

figli<br />

nell’onestà di chi doveva organizzargli<br />

la vita sin da piccoli qui sulla<br />

terra. I politici? Ma i politici siamo<br />

noi che abbiamo facoltà di voto.<br />

In giugno dell’anno scorso la commissione<br />

europea auspicava strategie<br />

transettoriali per i giovani. Altro<br />

che i piccoli poeti cinesi in fieri,<br />

la capacità di sfiorare i vertici della<br />

oscurità espressiva da parte dei<br />

burocrati della politica batte i lirici<br />

del più arduo ermetismo, da Mallarmé<br />

ai Paroliberi Futuristi. Strategie<br />

transettoriali, mah!<br />

Si individuano con chiarezza, questo<br />

sì, i settori in cui favorire i giovani<br />

europei. L’istruzione, l’occupazione,<br />

la creatività e l’imprenditorialità,<br />

l’inclusione sociale (sic!),<br />

la salute e lo sport, la partecipazione<br />

civica e il volontariato. E chi<br />

può dissociarsi da questi propositi?<br />

La buona salute? Obama, presidente<br />

di una nazione che ha perso<br />

il primato rispetto alla Cina, con la<br />

riforma sanitaria investe sulla<br />

salute degli americani; ossia sul<br />

futuro del loro corpo, indispensa-<br />

bile al conseguimento della felicità<br />

che è all’articolo uno della loro<br />

Costituzione.<br />

Qui al Sud, tra la gente normale<br />

che li preferisce bamboccioni piuttosto<br />

che vagabondi morti di fame<br />

in cerca di un tetto (se i nostri figli<br />

a diciotto anni li avessimo scaraventati<br />

in un mondo come questo)<br />

il loro futuro è un’ossessione. Solo<br />

che se la politica ha un senso, cioè<br />

se la politica siamo noi nel delegare<br />

ad altri, che vi si dedicano, compresa<br />

la signora Gelmini, le fortune<br />

spirituali, morali, sociali, economiche<br />

dei nostri figli il loro futuro<br />

l’abbiamo ucciso noi. La ricerca?<br />

Siamo scesi al di sotto del 1% del<br />

Pil. Rischiamo di uscire dal club<br />

dei paesi sviluppati (che comunque<br />

quanto al pittoresco, per la nostra<br />

presenza, somiglia sempre di più al<br />

dickensiano Circolo Pickwick): un<br />

taglio di un miliardo e quattrocento<br />

milioni di euro non è tirare la<br />

cinghia ma stringere il cappio a cui<br />

impiccare i nostri giovani.<br />

***<br />

Mentre Gran Bretagna, Francia,<br />

Germania moltiplicano le risorse<br />

noi siamo all’ultimo scalino tra i<br />

paesi del G8. Ci salverà il made in<br />

Italy? Per concludere come nel<br />

varietà degli Anni Quaranta, quando<br />

per congedarsi dalla platea magari<br />

un poco delusa dalla bellezza<br />

delle ballerine si calava il sipario su<br />

una gag: un provvedimento all’insegna<br />

del largo ai giovani è il seguente;<br />

e c’entra ancora la Cina.<br />

Poiché la Cina ci batte anche in<br />

quello che era una volta il nostro<br />

primato (sulla Fifty Avenue la moda<br />

italiana spopolava, oggi non<br />

più) accanto ai provvedimenti antidumping<br />

del Consiglio dei Ministri<br />

europeo relativamente alle<br />

calzature in pelle e cuoio con cui ci<br />

invadono i figli dell’ex Celeste Impero,<br />

ecco una di quelle trovate,<br />

non sciocca per carità, anzi accattivante<br />

e fantasiosa. Ma è come<br />

quella lodevole iniziativa dei pagliacci<br />

che circolano negli ospedali<br />

pediatrici per far sorridere i bambini<br />

malatissimi. Lo slogan è esaltante,<br />

come una chiamata alle armi<br />

che rifocilla lo spirito concusso e<br />

raggrinzito nella sfiducia di chi,<br />

invece della croce del Nazareno in<br />

tempi pasquali, si porta addosso<br />

un’interrogativo altrettanto drammatico<br />

sul proprio avvenire: Un<br />

talento per la scarpa. Suona come<br />

lo shakespeariano Il mio regno per<br />

un cavallo ma con l’intento lodevole<br />

di agevolare giovani che nutrono<br />

la sincera vocazione di disegnare<br />

sandali per le signore; che è<br />

certo una risorsa, uno scommettere<br />

sul futuro di una di quelle voci<br />

che hanno reso famosa l’Italia del<br />

falso boom Anni Sessanta; ma sino<br />

a ieri. Alla faccia della Gioconda<br />

dietro cui si cela l’inventore di<br />

macchine alate Leonardo, di Galileo,<br />

di Malpighi, di Marconi, di<br />

Fermi e della sopravvissuta della<br />

grande pattuglia di geni italiani, la<br />

ultracentenaria Rita Levi Montalcini.<br />

Investire sui giovani perché<br />

tra loro si annoverino domani non<br />

soltanto grandi talenti agè, ma<br />

gente che ha attinto a quel genere<br />

di felicità citata all’articolo Uno<br />

della Costituzione americana, passando<br />

per l’articolo Uno della<br />

nostra Costituzione: il Lavoro su<br />

cui è fondata. Parola di un grande,<br />

onesto meridionale che vi appose<br />

la prima firma. Si chiamava Enrico<br />

De Nicola, napoletano.<br />

vannironsisvalle@virgilio.it


6 Domenica 11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

Vincoli dell’Ue<br />

Stop ai finanziamenti dello Stato per la<br />

costruzione in città di nuovi alloggi<br />

perché inquinano il mercato. Il monito<br />

è arrivato nei mesi scorsi dall’Unione<br />

europea. Intanto è in corso d’opera un<br />

piano casa collegato al bando del 20<br />

luglio dello scorso anno, promosso dal<br />

Comune di Salerno, per realizzare<br />

2020 appartamenti.<br />

Mai più casermoni e ghetti<br />

alla periferia cittadina.<br />

Il Social housing è un nuovo<br />

modo di pensare gli alloggi:<br />

una speranza di integrazione<br />

tra realtà diverse<br />

Case popolari per i nuovi poveri<br />

Salerno: cinquecento milioni stanziati per l’edilizia sociale dirottati sulla Sanità<br />

Emergenza infinita. Tra affitti triplicati, costi di<br />

manutenzione in costante aumento e fondi pubblici<br />

promessi e mai arrivati, l’odissea degli inquilini<br />

salernitani sembra non avere fine. La questione<br />

abitativa, oggi, non è solo quella di chi non ha<br />

una casa; il disagio, infatti, riguarda soprattutto<br />

quelle persone che non riescono a pagare il canone<br />

di locazione. Perché? Il motivo è semplice: al<br />

progressivo aumento dei prezzi si associa l’impoverimento<br />

delle famiglie. Cresce così la domanda<br />

di chi ha un reddito alto per accedere all’edilizia<br />

residenziale pubblica, basso per il mercato degli<br />

affitti. In pratica, il paradosso del “poveri ma non<br />

troppo”. Il Comune di Salerno e l’Istituto autonomo<br />

case popolari (Iacp), proprietario di circa dodicimila<br />

appartamenti nella provincia, hanno inserito<br />

nella loro agenda una questione che non<br />

può più essere solo gestita o amministrata, ma affrontata.<br />

Infatti, proprio nel mese di marzo sono<br />

state pubblicate, tra molte difficoltà e con un po’<br />

di ritardo, le graduatorie comunali del 2007: oltre<br />

duemila domande per milleduecento alloggi disponibili.<br />

La metà di quelle persone in difficoltà<br />

restano però fuori dal circuito degli aiuti. «Un dato<br />

sintomatico che mostra la staticità di tutto il<br />

settore», afferma il direttore generale dello Iacp di<br />

Salerno, Antonio Schiavone.<br />

Il disagio abitativo in città ha compiuto da poco<br />

quaranta anni: dalle case occupate negli anni Settanta<br />

ai container utilizzati per fronteggiare la<br />

fase post terremoto (Irpinia 1980), le soluzioni<br />

non sono mai state sufficienti.<br />

Ancora persone<br />

nei container<br />

post terremoto<br />

aspettando<br />

soldi promessi<br />

e interventi<br />

pluridecennali<br />

Oggi poi, non basta più avere<br />

un tetto, l’edilizia residenziale<br />

pubblica ha come primo obiettivo<br />

la qualità dell’abitare: ambienti<br />

privi di umidità, senza<br />

lesioni alle pareti, ma sopratutto<br />

che siano adatti ai diversi tipi<br />

di nuclei familiari. Da Palazzo<br />

di Città, la reazione all’urgenza<br />

si materializza con un bando<br />

per la costruzione di duemila<br />

appartamenti. L’Istituto, invece,<br />

dovrebbe realizzare nuovi<br />

edifici e provvedere alla manutenzione<br />

di quelli esistenti, reinvestendo<br />

il 75% dei ricavi; soldi che provengono<br />

dalla vendita delle case agli inquilini con “venti<br />

anni di onorato servizio”. Tradotto: persone in<br />

graduatoria per un determinato periodo di<br />

tempo. Ma tutto questo non basta: lo dimostrano<br />

quelle persone che non vedono riconosciuto il<br />

proprio diritto all’abitare accedendo a canoni di<br />

locazione agevolati o all’assegnazione diretta.<br />

Una soluzione potrebbe essere il Social housing,<br />

idea presa in prestito dai centri urbani del nord<br />

Italia (Torino, Parma e Ancona). Il progetto nasce<br />

dalla stretta connessione tra questione abitativa e<br />

coesione sociale, per evitare la costruzione di<br />

ghetti come successo negli anni Ottanta.<br />

Destinatari non solo i nuclei familiari a basso reddito,<br />

ma anche gli studenti fuori sede e gli sfrattati.<br />

Ma c’è bisogno di un contributo statale minimo<br />

del 30% del costo di realizzazione. I cinquecento<br />

milioni stanziati dal Governo nel novembre<br />

del 2009, sono stati utilizzati per coprire il disavanzo<br />

nel bilancio della Sanità. Ancora una volta,<br />

tutto fermo. Altra ipotesi riguarda i beni confiscati<br />

alle mafie e da destinare al mercato delle abitazioni.<br />

Tante idee e pochi investimenti. Ma, come insegna<br />

la tradizione campana, “senza soldi non si<br />

cantano messe”.<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO MARIA BORRELLI<br />

SANTO IANNÒ<br />

Emergenza:<br />

abitazioni<br />

mai finite<br />

«La città di Salerno ha un<br />

fabbisogno di duecentocinquanta<br />

alloggi, cento per le<br />

famiglie che vivono ancora<br />

in prefabbricati leggeri<br />

(nelle zone di Matierno e<br />

Fratte), altri necessari per chi<br />

vive in alcuni contenitori utilizzati<br />

dal Comune come<br />

alloggi parcheggio in via<br />

Capone e in via Rocco<br />

Cocchia (nell’edificio che<br />

ospitava l’ex liceo Alfano I)».<br />

Lo ha detto Liborio De<br />

Simone, segretario provinciale<br />

del Sunia (Sindacato<br />

nazionale unitario inquilini e<br />

assegnatari). Per rispondere<br />

al fabbisogno ci sono dei<br />

programmi costruttivi in<br />

corso, che se realizzati, sopperirebbero<br />

alla carenza abitativa.<br />

Ma a Salerno la situazione<br />

non è sempre lineare,<br />

infatti ci sono cento alloggi<br />

finanziati dalla Regione<br />

venti anni fa e mai realizzati.<br />

Quindi non sembra facile<br />

riuscire a coprire il fabbisogno,<br />

stimato in duecentocinquanta<br />

alloggi, se per<br />

cento di questi si sta aspettando<br />

da oltre venti anni. I<br />

fondi in questione fanno<br />

parte del piano decennale<br />

casa e sono la sesta e settima<br />

tranche della legge 457 del<br />

’78. Il problema a monte dell’immobilità<br />

ventennale è<br />

ubicativo cioè non sono<br />

state localizzate le aree per la<br />

costruzione delle case.<br />

Il complesso di case popolari sito nel quartiere Europa<br />

IL DIRETTORE GENERALE IACP<br />

«Call center<br />

al servizio<br />

della gente»<br />

Mai applicato il processo<br />

di mobilità dell’utenza<br />

Antonio<br />

Schiavone<br />

direttore<br />

generale<br />

dell’Istituto<br />

autonomo<br />

case popolari<br />

di Salerno<br />

Dottor Schiavone, ex magistrato,<br />

oggi direttore generale<br />

dello Iacp di Salerno,<br />

quali sono gli attori nell’assegnazione<br />

degli alloggi?<br />

«I soggetti sono tre: il Comune,<br />

la Commissione provinciale<br />

e lo Iacp. È essenziale<br />

distinguerne i ruoli. Il<br />

Comune pubblica il bando,<br />

raccoglie le domande e adotta<br />

i provvedimenti di assegnazione.<br />

La Commissione<br />

provinciale, presieduta da un<br />

magistrato, redige una graduatoria<br />

e la invia al Comune.<br />

Lo Iacp stipula il contratto con<br />

gli assegnatari e ne gestisce il<br />

rapporto fino all’eventuale<br />

vendita dell’immobile».<br />

Qual è la realtà salernitana<br />

in cui opera lo Iacp?<br />

«La provincia di Salerno è una<br />

delle più grandi d’Italia, com-<br />

La scheda<br />

12000 gli alloggi che lo<br />

Iacp gestisce nella provincia<br />

di Salerno.<br />

480 immobili a locazione<br />

permanente, di edilizia<br />

cooperativa in via di ultimazione.<br />

250 le residenze necessarie<br />

per rispondere all’emergenza<br />

abitativa cittadina.<br />

Cento sono “in<br />

corso d’opera” ormai da<br />

vent’anni.<br />

50 secondo il Sunia sono<br />

quest’anno gli sfratti esecutivi<br />

per morosità e fine<br />

locazione.<br />

2020 le case di edilizia<br />

sociale previsti nel bando<br />

comunale del 20 luglio<br />

2009.<br />

prende 158 comuni sul cui<br />

territorio sono sparsi 12000<br />

alloggi. Il dato paradossale è<br />

che ci siamo trovati in una<br />

realtà che prevedeva non più<br />

di cinque tecnici per il controllo<br />

e l’intervento sull’intero<br />

territorio».<br />

Come siete venuti a capo<br />

della situazione?<br />

«Lo Iacp ha innanzitutto<br />

bandito un appalto pubblico,<br />

suddiviso la provincia in<br />

quattro aree geografiche e ha<br />

programmato un intervento<br />

di 15 milioni di euro. In seconda<br />

battuta i vincitori dell’appalto<br />

hanno dovuto munirsi<br />

di un call center e quindi<br />

di numero verde per gli<br />

inquilini. Infine la gestione<br />

degli interventi è fatta da<br />

ditta e Iacp».<br />

Sono previsti degli interventi<br />

statali a breve?<br />

«Non sono previsti nuovi<br />

piani strategici, perché non ci<br />

sono finanziamenti. La Regione<br />

aveva 550 milioni di<br />

euro destinati all’edilizia pubblica,<br />

che sono stati dirottati<br />

sul bilancio della Sanità».<br />

Come viene monitorata<br />

l’assegnazione e l’effettivo<br />

utilizzo degli alloggi?<br />

«È un’attività che compete al<br />

Comune, infatti per la teoria<br />

degli effetti e degli atti contrari,<br />

se il Comune assegna, il<br />

Comune ritira. È necessario<br />

verificare che le case vengano<br />

congruamente assegnate,<br />

monitorare il numero e l’effettiva<br />

residenza degli assegnatari.<br />

Dovrebbe esistere un<br />

processo di mobilità dell’utenza<br />

previsto dal legislatore<br />

ma mai applicato».


E’ ancora possibile salvare il pastificio<br />

Carmine Russo di Cicciano.<br />

A quasi un anno dal fallimento,<br />

avvenuto lo scorso luglio, però,<br />

nessun imprenditore si è seriamente<br />

fatto avanti per rilevare la<br />

società, che nel 2001 la famiglia<br />

Russo ha ceduto all’avvocato Mario<br />

Maione. Tutte le possibili trattative<br />

non sono andate a buon fine.<br />

In un primo momento si è parlato<br />

di un fondo finanziario inglese,<br />

Blu Sky, che voleva investire sul<br />

rilancio dell’azienda. In seguito c’è<br />

stato l’interessamento di Cosimo<br />

Rummo, noto imprenditore del<br />

settore pastaio campano, proprietario<br />

dell’omonimo pastificio a<br />

Benevento. Le intenzioni di Rummo<br />

erano quelle di sondare il mercato<br />

per verificare la risposta dei<br />

consumatori a quasi un anno dal<br />

fallimento. Occorreva un periodo<br />

di sei mesi per compiere un’adeguata<br />

indagine di settore, durante<br />

la quale, l’imprenditore sannita<br />

avrebbe riavviato la produzione<br />

della pasta Russo a Benevento. Ma<br />

qualcosa non è andata per il verso<br />

giusto e la trattativa si è arenata.<br />

Nessuno sceicco<br />

per la pasta Russo<br />

PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />

Non ci sono offerte concrete per l’azienda di Cicciano<br />

Cento lavoratori a casa, zero finanziamenti in vista<br />

Nelle ultime settimane, infine, si è<br />

parlato anche dell’interessamento<br />

del gruppo agroalimentare spagnolo,<br />

Ebro Puleva, che, incassato<br />

il no della De Cecco, ha dirottato<br />

l’attenzione proprio verso il marchio<br />

Russo. Fino al 28 febbraio<br />

2010, termine ultimo per la formulazione<br />

di una proposta d’acquisto<br />

alla curatela fallimentare,<br />

gestita dal dottor Luciano Bifolco,<br />

non è stata presentata alcuna<br />

domanda. Il valore complessivo<br />

dell’azienda, stimato dal curatore<br />

fallimentare, al 28 febbraio, era di<br />

11 milioni 250mila euro.<br />

Per gli abitanti di Cicciano, però, il<br />

pastificio non ha un valore solo<br />

economico, ma anche e soprattutto<br />

affettivo. A cominciare dal primo<br />

cittadino, Giuseppe Domenico<br />

Caccavale: «Io sono cresciuto con<br />

i biscotti della salute, sono figlio di<br />

un pastaio e sono orgoglioso di<br />

quello che la pasta Russo ha rappresentato<br />

per Cicciano e i ciccianesi».<br />

Una storia antica nata, nel lontano<br />

1880, dall’intraprendenza industriale<br />

di una famiglia, che per tre<br />

generazioni si è dedicata alla lavorazione<br />

di pasta e derivati.<br />

In breve tempo, da un piccolo<br />

mulino a palmenti (a pietre) azionato<br />

da macchine a vapore, si è<br />

passati, nel ‘900, grazie alla diffusione<br />

dell’energia elettrica, al mulino<br />

a cilindri. Questo rinnovamento<br />

portò all’incremento della<br />

produzione industriale. Negli anni<br />

il pastificio si è ampliato per rispondere<br />

all’enorme richiesta del<br />

mercato che arrivava anche da<br />

fuori regione. Il boom vero e proprio<br />

c’è stato negli anni Cinquanta,<br />

quando l’azienda da carattere prettamente<br />

familiare si trasformò in<br />

una Spa. La famiglia Russo, in<br />

Pagina a cura di<br />

STELLA COLUCCI<br />

GIANNI IANNACCONE<br />

7<br />

seguito, però, non ha saputo più<br />

rispondere al cambiamento industriale<br />

che ha riguardato il settore<br />

e nel 2001, quando il costo della<br />

produzione era arrivato alle stelle,<br />

ha deciso di vendere a Maione.<br />

L’imprenditore partenopeo sapeva<br />

che per rilanciare l’azienda serviva<br />

rinnovarla, con l’acquisto di nuovi<br />

macchinari e spostarla dal centro<br />

abitato in una zona periferica.<br />

Il Comune, nel 2006, aveva anche<br />

individuato due aree per la delocalizzazione<br />

delle attività del pastificio,<br />

ma i lavori della proprietà non<br />

sono mai cominciati per la mancanza<br />

di fondi del gruppo Maione,<br />

che a partire dal 2008 ha iniziato la<br />

sua parabola discendente.<br />

La pasta Russo di Cicciano, se non<br />

s’interviene subito, rischia di diventare<br />

solo un ricordo per i ciccianesi<br />

e per tutti coloro che l’hanno<br />

degustata in questi anni.<br />

NEL 2001,DOPO 120 ANNI, LA STORICA FAMIGLIA PASSA LA MANO<br />

Maione e il progetto fantasma<br />

Mario Maione, una vita<br />

da industriale metalmeccanico,<br />

sul finire<br />

degli anni Novanta decide<br />

di investire nel settore<br />

agroalimentare rilevando<br />

il pastificio “Di<br />

Nola” di Gragnano e la<br />

fabbrica piemontese<br />

“Cioccolato Peyrano”.<br />

Nel 2001 acquista dalla<br />

famiglia Russo anche<br />

l’azienda di Cicciano.<br />

Il progetto pasta del<br />

gruppo Maione prende<br />

così corpo. Per rilanciare<br />

la Russo, Maione<br />

con la collaborazione<br />

di Massimo Ambrosio<br />

(figlio del re del grano,<br />

Franco Ambrosio, fon-<br />

datore della Italgrani,<br />

azienda leader per la<br />

lavorazione della semola<br />

di grano duro),<br />

prevede di ampliare il<br />

commercio della Russo<br />

attraverso lo sviluppo<br />

di prodotti alleati, l’incremento<br />

delle vendite<br />

all’estero e il consolidamento<br />

della posizione<br />

sul mercato italiano.<br />

Nel 2004 Maione assume<br />

anche il controllo,<br />

in affitto, de “la Molisana”<br />

di Campobasso. La<br />

gestione del duo Maione-Ambrosio<br />

porta discreti<br />

successi all’inizio,<br />

ma poi la debolezza<br />

strutturale dello stabilimento<br />

e la mancanza<br />

di investimenti saranno<br />

determinanti per<br />

il futuro. Maione sapeva<br />

che per andare a-<br />

vanti, visto che i costi<br />

di produzione erano<br />

elevati, occorreva spostare<br />

l’opificio dal centro<br />

abitato in un’area<br />

periferica e comprare<br />

nuovi macchinari per<br />

la produzione della pasta.<br />

L’imprenditore napoletano,<br />

nonostante la<br />

concessione di due terreni<br />

da parte del comune<br />

di Cicciano, non ha<br />

mai cominciato i lavori<br />

di delocalizzazione.<br />

Da quasi due anni sugli<br />

scaffali dei supermercati<br />

non si trova più la<br />

pasta Russo di Cicciano.<br />

A luglio 2009,<br />

con un’esposizione debitoria<br />

superiore ai 30<br />

milioni di euro, è stato<br />

decretato il fallimento<br />

e oggi 95 operai sono in<br />

cassa integrazione.<br />

Il sindaco<br />

«Ci hanno<br />

portato via<br />

il cuore»<br />

Sindaco Giuseppe Domenico Caccavale,<br />

perché si è arrivati al fallimento del<br />

pastificio Russo?<br />

Nel post terremoto la maggior parte delle<br />

aziende si sono sviluppate, perché hanno<br />

provveduto alla modernizzazione e delocalizzazione<br />

dei propri stabilimenti, riducendo<br />

così i costi e aumentando, nello<br />

stesso tempo, la produzione. Cosa che<br />

non ha fatto il pastificio di Cicciano, né<br />

con la famiglia Russo, né con la nuova<br />

proprietà rilevata a dicembre 2001 da<br />

Maione.<br />

Per quale motivo le trattative per la cessione<br />

dell’azienda non sono andate in<br />

porto?<br />

Il valore fissato dal procuratore fallimentare,<br />

11milioni<br />

e 250mila<br />

euro, forse è<br />

troppo alto<br />

per uno stabilimento<br />

che<br />

deve poi essere<br />

modernizzato<br />

e delocalizzato.<br />

Quali sono le<br />

responsabilità<br />

del Comune?<br />

Il Comune è andato più volte incontro a<br />

Maione. Con un primo provvedimentometteva<br />

a disposizione un’area di 70mila<br />

metri quadrati per spostare la fabbrica<br />

dal centro alla periferia. In seguito, grazie<br />

a una seconda delibera, l’area industriale<br />

è stata ulteriormente ampliata e offerta<br />

in cambio di una quota simbolica annuale<br />

di 1000 euro. Ma nulla di fatto.<br />

Per lei cosa rappresenta il pastificio<br />

Russo?<br />

Hanno portato via qualcosa che stava<br />

dentro al cuore dei ciccianesi. Tutti ci<br />

sentivamo partecipi, proprietari e operai<br />

del pastificio Russo. Senza considerare il<br />

grande apporto economico che ha dato<br />

per lo sviluppo del territorio.<br />

Ex dipendente<br />

«Ignorati<br />

dalla<br />

Regione»<br />

Salvatore Vassallo, trent’anni alla Russo,<br />

da sei mesi rappresentante dell’Ugl.<br />

Qual era la sua mansione in azienda?<br />

Ero responsabile controllo qualità, laboratorio<br />

analisi e hccp. Una mansione che mi<br />

permetteva di entrare un po’ in tutti i settori<br />

della fabbrica.<br />

Quando è cominciata la crisi?<br />

I primi sentori li abbiamo avuti a partire<br />

dal 2007, la materia prima cominciava a<br />

scarseggiare e molti fornitori lamentavano<br />

i ritardi nei pagamenti.<br />

Perché si è arrivati a questo punto?<br />

Maione voleva fare l’affare, ma dopo che<br />

Ambrosio è uscito dai quadri dirigenziali<br />

l’avvocato si è trovato a gestire un settore,<br />

quello della semola, che non conosceva.<br />

Qual è la situazione<br />

attuale?<br />

Siamo in cassa<br />

integrazione<br />

da novembre<br />

2009, percepiamo,<br />

ogni<br />

tre mesi, l’ottanta<br />

per cento<br />

dello stipendio.<br />

Cosa hanno<br />

fatto le istituzioni<br />

per starvi vicino?<br />

L’amministrazione comunale di Cicciano,<br />

è stata ed è al nostro fianco. La Regione<br />

Campania, invece, ha convocato Cgil,<br />

Cisl e Uil al tavolo istituzionale, dimendicandosi,<br />

però, dell’Ugl. Non è giusto perché<br />

il venti per cento degli operai della<br />

ditta Russo sono iscritti alla Ugl e hanno<br />

il diritto di essere rappresentati nelle sedi<br />

competenti.<br />

Come procedono i corsi di formazione?<br />

Abbiamo fatto solo due giorni a dicembre<br />

e da allora non siamo stati più contattati.<br />

Ai politici dico di non strumentalizzare<br />

questi corsi a fini propagandistici,<br />

visto che mancano soldi e aule.


8 Domenica<br />

BARBARA TROTTA<br />

11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

Sono 2000 gli iscritti in Campania impegnati nella salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale<br />

Fai: custode delle nostre meraviglie<br />

La baia di Ieranto il fiore all’occhiello, la giornata della primavera l’evento annuale<br />

Il Fondo ambiente italiano (Fai) è<br />

una fondazione senza scopo di<br />

lucro nata nel 1975, che pone tra i<br />

suoi obiettivi, come sottolinea il<br />

presidente della struttura in Campania,<br />

Maria de Divitiis, “ la tutela<br />

e la valorizzazione dei beni culturali<br />

e dell’ambiente naturale”. In<br />

Italia gli iscritti sono circa 80.000,<br />

in Campania 2.000 e crescono<br />

lentamente di anno in anno. “Sono<br />

un gruppo – dice De Diviitis -<br />

caratterizzato in genere da cultura<br />

medio alta, come studenti e laureati,<br />

e unito dall’amore per il proprio<br />

territorio e l’ambiente”.<br />

Numerose sono le iniziative di cui<br />

si occupa il Fai, sia a livello nazionale<br />

che regionale attraverso una<br />

capillare presenza fatta di 110 delegazioni<br />

e 11 gruppi in 20 regioni.<br />

La più famosa è la giornata Fai<br />

di primavera, in cui si aprono le<br />

porte non solo dei beni gestiti direttamente<br />

dal fondo, ma si organizzano<br />

anche visite guidate in<br />

posti di solito inaccessibili, come<br />

lo studio del presidente del Consiglio<br />

e la biblioteca di palazzo<br />

Chigi nell’edizione di quest’anno<br />

(27-28 marzo), che coinvolge 590<br />

siti.<br />

In Campania il solo bene del Fai<br />

visitabile è la baia di Ieranto, nella<br />

costa meridionale della penisola<br />

sorrentina, un’ex proprietà dell’Italsider,<br />

che fu donata al Fai da<br />

Prodi, quando cessò l’attività e-<br />

strattiva. Qui sono stati ricostruiti<br />

i muretti a secco, le case dei contadini<br />

con le coperture in battuto<br />

di lapillo, gli antichi strumenti per<br />

lavorare la pietra, i giardini protetti<br />

da muri e le palizzate in pagliericcio.<br />

A destra<br />

uno scorcio della baia<br />

di Ieranto<br />

e sotto la cinquecentesca<br />

torre di Montaldo<br />

restaurata<br />

dalla fondazione<br />

(Foto di Mimmo Jodice)<br />

A Lauro in provincia di Avellino,<br />

sono aperti a cura del Fai sette<br />

luoghi di interesse storico come<br />

il museo dedicato a Umberto<br />

Nobile e il castello Lancellotti. A<br />

Benevento l’appuntamento è a<br />

Cerreto Sannita, con le sue due<br />

Chiese: la barocca dedicata a San<br />

Giuseppe e quella di San Rocco.<br />

La delegazione di Caserta ha<br />

concentrato la sua attenzione sul<br />

parco archeologico di “Trebula<br />

Balliensis” a Treglia, l’insediamento<br />

sannita meglio conservato.<br />

A Napoli sono aperti al pubblico,<br />

tra gli altri, il conservatorio<br />

di San Pietro a Majella, caratterizzato<br />

da una preziosa biblioteca<br />

e un insieme di antichi stru-<br />

menti, e la poco conosciuta<br />

Chiesa di Santa Caterina al<br />

Formiello. A Salerno protagonista<br />

è Cava de’ Tirreni con l’apertura<br />

degli appartamenti privati<br />

dell’abate nell’abbazia della Santissima<br />

Trinità.<br />

« Si cerca di aprire al pubblico dei<br />

beni poco noti o normalmente<br />

non visitabili - precisa la segretaria<br />

del Fai Salerno, Maki Camera<br />

d’Afflitto - per diffonderne la conoscenza<br />

e stimolare nei visitatori<br />

l’orgoglio di appartenere ad un territorio<br />

così ricco di storia e di arte.<br />

In provincia, quindi, si svolge prevalentemente<br />

attività di scoperta<br />

di luoghi esclusivi, spesso dimenticati<br />

o poco valutati dagli stessi<br />

abitanti del luogo. Le passeggiate<br />

sono quasi sempre “suggerite” da<br />

proloco aderenti che risiedono in<br />

quei luoghi, da persone che li<br />

hanno visti e desiderano farli conoscere<br />

agli altri, insomma si tratta<br />

di un passaparola che si rivela<br />

sempre molto utile». A Salerno, ad<br />

esempio, sono previste ogni mese<br />

delle mostre e ci saranno passeggiate,<br />

come quella del 12 giugno,<br />

in cui si andrà alla scoperta della<br />

storia della città attraverso le sculture<br />

di Chiaromonte, mentre nel<br />

capoluogo ci saranno serate a tema,<br />

visite guidate, ma anche viaggi<br />

culturali e momenti di sensibilizzazione,<br />

come la proposta di u-<br />

na giornata di pulizia del Vallone<br />

della Gaiola. «La nostra attenzione<br />

– aggiunge la dottoressa de Divitiis<br />

– è rivolta anche a coinvolgere<br />

i giovani nella salvaguardia del<br />

patrimonio culturale. Ci sono dei<br />

progetti interamente dedicati alle<br />

scuole, mentre altri mirano a farli<br />

diventare apprendisti ciceroni».


NAPOLI<br />

PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />

Grazie alle offerte la parrocchia di Santa Brigida ha costruito docce per gli homeless<br />

Un aiuto per gli “invisibili”<br />

Don Raffaele Tosto: «Tentiamo di restituire dignità a chi non ha nulla»<br />

9<br />

Li chiamano gli “invisibili”,<br />

eppure esistono. Cercano riparo<br />

in case di cartone, negli angoli<br />

dei porticati, negli anfratti<br />

delle stazioni urbane, abituati<br />

ad essere oggetto di sguardi o-<br />

stili o compassionevoli, i senza<br />

fissa dimora hanno sempre una<br />

storia alle spalle che è causa<br />

della loro solitudine.<br />

Nella società moderna il fenomeno<br />

degli homeless è termometro<br />

della crisi. Non solo<br />

immigrati, spesso privi di documenti,<br />

ma anche anziani<br />

abbandonati, intere famiglie e<br />

giovani coppie che per contingenze<br />

economiche si trovano<br />

privi di tutto. Anche della dignità.<br />

Restituire quella dignità<br />

offesa dal destino è la sfida per<br />

i volontari.<br />

Nella parrocchia di Santa Brigida<br />

a Napoli sono circa una<br />

ventina i volontari che operano<br />

a contatto con i senza fissa dimora.<br />

Qui “gli amici per strada”<br />

possono mangiare, lavarsi e socializzare<br />

tra loro.<br />

«Quando facemmo i lavori di<br />

ristrutturazione - racconta padre<br />

Raffaele Tosto, parroco<br />

della chiesa di Santa Brigida -<br />

ci balenò l’idea di trasformare<br />

il vecchio bagno e di creare<br />

una doccia per i senza fissa<br />

dimora. Poi, notammo che<br />

una sola doccia non era sufficiente.<br />

Così a novembre progettammo<br />

una seconda doccia.<br />

Chiesi ai fedeli un contributo<br />

(sono stati raccolti circa<br />

800 euro), e a dicembre fu possibile<br />

realizzarne un’altra». A<br />

gruppi di 30-35 persone, i<br />

senza fissa dimora della zona<br />

della galleria Umberto I, un<br />

gioiello architettonico in stile<br />

Liberty trasformato in rifugio<br />

notturno per indigenti, frequentano<br />

la chiesa tre volte a<br />

settimana (martedì, giovedì e<br />

sabato). «Se si fa un gesto di<br />

carità è una testimonianza che<br />

si diffonde. Questo servizio<br />

che offriamo è impegnativo e<br />

gratificante, ma uno dei limiti<br />

è il poco spazio», dice padre<br />

Raffaele.<br />

Dal piccolo cortile interno si<br />

accede ad una sala per la refezione<br />

con al centro un tavolone<br />

di legno. Annessa alla sala c’è u-<br />

na piccola cucina. In un angolo<br />

del cortile è stata approntata u-<br />

na lavanderia con lavatrice e a-<br />

sciugatrice donata da un benefattore.<br />

«Molti portano i propri<br />

vestiti. Acquistiamo biancheria<br />

intima per coloro che vengono<br />

a lavarsi – spiega Tina Paolucci,<br />

una volontaria – spesso accade<br />

che sono zuppi di pioggia ed<br />

occorre subito asciugare i vestiti<br />

per il ricambio».<br />

Ad usufruire del servizio sono<br />

per la maggior parte stranieri,<br />

soprattutto rumeni e ucraini.<br />

Una popolazione variegata,<br />

quella dei senza fissa dimora,<br />

Un senza fissa dimora a piazza del Gesù a Napoli<br />

che va oltre le differenze di religione,<br />

poiché ci sono anche<br />

musulmani. «I volontari hanno<br />

aiutato un rumeno a trovargli<br />

casa – racconta il parroco – oggi<br />

ha una bambina. Una storia<br />

tragica, invece, fu quella di Vito.<br />

Una mattina, a ottobre scorso,<br />

fu trovato morto davanti alle<br />

Poste. Non aveva documenti,<br />

per cui ancora non si è riusciti<br />

a risalire ai parenti».<br />

Servizi di<br />

GERMANA GRASSO<br />

Per strada sono circa 1500<br />

Cercasi casa<br />

disperatamente<br />

Si stima che a Napoli i senza fissa dimora<br />

siano 1500. Di questi il 90% sono uomini, il<br />

77% stranieri, il 60% ha tra i 19 e i 34 anni. I<br />

dati emergono da una rilevazione fatta dalla<br />

Comunità di Sant’Egidio.<br />

«Perlopiù vivono in edifici fatiscenti e pericolosi<br />

– spiega Benedetta Ferone, responsabile<br />

del servizio per i senza fissa dimora della<br />

Comunità di Santo<br />

Egidio – Sono<br />

in aumento le<br />

morti per tumori,<br />

incidenti e violenza<br />

in strada. Da<br />

gennaio ci sono<br />

stati già dieci decessi».<br />

Urge un altro dormitorio<br />

e servono<br />

una struttura di<br />

accoglienza stabile<br />

e una aperta 24 ore su 24 adibita alle<br />

degenze post operatorie. «Nel dormitorio<br />

pubblico si passa la notte a terra - continua<br />

Ferone - è stata prorogata fino al 30 giugno<br />

l’accoglienza stabile all’istituto Santo Antonio<br />

La Palma alla Sanità, ma non basta.<br />

Della struttura comunale in via dei Cristallini<br />

non ne abbiamo saputo più nulla».<br />

Per aiutare chi vive in strada l’associazione<br />

pubblica ogni anno un vademecum per gli<br />

homeless. Si tratta della guida “Dove mangiare,<br />

dormire, lavarsi”. L’ultima, stampata a<br />

febbraio e finanziata dall’assessorato regionale<br />

alle Politiche Sociali, contiene anche gli<br />

indirizzi dei centri di ascolto, di quelli per<br />

alcolisti e tossicodipendenti e dei dipartimenti<br />

di salute mentale.<br />

Un programma di formazione professionale per sottrarre i giovani alla camorra<br />

Giuseppe che sogna il futuro<br />

Depalma vescovo di Nola: «Il progetto è un gesto d’amore per questa terra»<br />

Il prelato<br />

in mezzo<br />

alla gente<br />

Da dieci anni al vertice<br />

della diocesi di Nola,<br />

Beniamino Depalma si<br />

è sempre distinto per<br />

l’impegno sociale della<br />

chiesa, specialmente<br />

in favore dei bisogni<br />

del territorio. E’ stato<br />

al fianco dei lavoratori<br />

della Fiat di Pomigliano<br />

che rischiano di<br />

perdere il posto di<br />

lavoro, scrivendo anche<br />

una lettera al<br />

Sergio Marchionne.<br />

Ha pubblicamente invocato<br />

impegno per il<br />

territorio a tutti i candidati<br />

alle elezioni.<br />

«Ho sentito sulla mia pelle il grido di<br />

dolore delle tante famiglie piegate<br />

da disoccupazione e degrado, ho<br />

capito che non potevamo più limitarci<br />

alle buone parole e buone<br />

intenzioni». Questa la frase con la<br />

quale il vescovo di Nola, monsignor<br />

Beniamino Depalma, presenta il<br />

progetto di formazione professionale<br />

per 20 falegnami che la diocesi, in<br />

collaborazione con la Caritas, ha<br />

organizzato per i giovani di Torre<br />

Annunziata. “Il sogno di Giuseppe”,<br />

questo il nome dato al progetto<br />

occupazionale, è una coraggiosa iniziativa<br />

della chiesa che decide così di<br />

“scendere in campo” contro la<br />

camorra, occupandosi dell’avviamento<br />

professionale di ragazzi che<br />

rischiano di restare impigliati nelle<br />

reti della criminalità. Un progetto e<br />

una decisione che partono da lontano;<br />

dai due anni durante i quali il<br />

vescovo ha realizzato la visita pastorale<br />

in tutta la diocesi, toccando con<br />

mano i problemi della comunità.<br />

E l’iniziativa, lodata anche dal ministero<br />

per le Politiche Giovanili, viene<br />

Laboratorio<br />

di falegnameria<br />

in alto il vescovo<br />

di Nola, Depalma<br />

intitolata significativamente a Giuseppe<br />

d’Egitto, personaggio biblico<br />

che con in suoi sogni salvò le sorti<br />

delle sue genti. Nessun sogno stavolta<br />

ma «un’azione concreta e un<br />

segno forte che restituisce dignità e<br />

libertà ai giovani e che gli mostri<br />

una via diversa da quella della illegalità»,<br />

come ha spiegato monsignor<br />

Depalma. Non a caso si è scelta<br />

Torre Annunziata per far partire<br />

questo progetto di qualificazione<br />

professionale, terra di camorra si,<br />

ma anche di artigianato e tradizione.<br />

La formazione partirà subito dopo<br />

la Pasqua mentre i colloqui con i<br />

candidati si sono svolti nei giorni<br />

della seconda decade di marzo presso<br />

le parrocchie torresi. Previsti ventiquattro<br />

mesi di formazione suddivisi<br />

in duemila ore di lezioni tra pratica<br />

e teoria. Poi la possibilità per i<br />

venti aspiranti di effettuare stage e<br />

apprendistati presso le aziende del<br />

territorio. Un sogno che può vedere<br />

realizzati, come sperano gli organizzatori,<br />

i giovani allievi sia come falegnami<br />

che come restauratori nelle<br />

attività artigianali e nautiche dell’area<br />

di Torre Annunziata, per «dare<br />

così una speranza ad un territorio<br />

martoriato eppure ricco di risorse e<br />

tradizioni». La duplice finalità si<br />

rispecchia nel dare possibilità di<br />

lavoro in loco ai giovani: tenerli<br />

lontani da strade pericolose e non<br />

costringerli a emigrare, alla ricerca<br />

di occasioni che la loro terra sembra<br />

negargli.<br />

Servizi di<br />

GIOVANNI SPERANDEO


10 Domenica<br />

11 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

Allarme obesità in Italia: una persona su tre è sovrappeso, in aumento i decessi per patologie cardiovascolari<br />

C’era una volta<br />

la dieta<br />

mediterranea<br />

Bimbi campani i più grassi d’Europa<br />

L’Organizzazione mondiale della sanità la definì<br />

nel 2002 “l’epidemia del terzo millennio”, tra lo<br />

scetticismo di quanti ancora stentavano a considerarla<br />

una vera malattia. Otto anni dopo, nonostante<br />

la grande risonanza di quell’allarme e le<br />

numerose campagne di prevenzione che ne seguirono,<br />

la triste profezia sul dilagare dell’obesità<br />

nelle società del benessere è già divenuta realtà.<br />

Il rapporto Osservasalute 2009, pubblicato il 16<br />

marzo a Roma dall’Osservatorio Nazionale sulla<br />

Salute nelle Regioni Italiane, rivela chiaramente<br />

come anche nel nostro Paese quella dell’obesità<br />

sia la principale minaccia che grava sulla salute<br />

dei cittadini. Complice la crisi economica, che ha<br />

costretto sempre più famiglie ad abbandonare la<br />

sana ma costosa abitudine della dieta mediterranea,<br />

la percentuale di individui sovrappeso in Italia<br />

ha raggiunto nel 2009 il 35,6%, vale a dire oltre<br />

un italiano su tre. Una vera e propria epidemia,<br />

appunto, che se da un lato aumenta con l’età (è<br />

sovrappeso il 60% degli italiani tra i 55 e i 74 anni,<br />

contro il 16,5% di quelli tra i 18 e i 24 anni) dall’altro<br />

non risparmia i più piccoli: tra gli under 18,<br />

infatti, la quota complessiva di<br />

Più letale<br />

della fame<br />

quelli grassi è del 36%, addirittura<br />

superiore alla media degli adulti, e<br />

mostra una preoccupante tendenza<br />

alla crescita.<br />

E’ una situazione fortemente contraddittoria<br />

quella fotografata dall’Osservatorio:<br />

insignita appena<br />

qualche anno fa dall’Onu del primato<br />

di nazione più longeva del<br />

mondo, l’Italia è anche uno dei<br />

Paesi europei col più alto tasso di<br />

mortalità per patologie legate all’obesità,<br />

come quelle cardiovascolari.<br />

E ironia della sorte, il triste<br />

primato dei cittadini sovrappeso<br />

spetta proprio alla Campania,<br />

per decenni modello mondiale<br />

della sana e corretta alimentazione.<br />

Nella patria della dieta mediterranea<br />

la percentuale degli individui<br />

sovrappeso raggiunge infatti<br />

il 41,3%, di cui l’11,2% sono o-<br />

besi, contro una media nazionale<br />

del 9,9%. Un dato preoccupante,<br />

che però ne contiene uno ancora<br />

più grave, quello relativo alla linea<br />

dei bambini: all’ombra del Vesuvio,<br />

infatti, la percentuale di giovanissimi<br />

obesi è di oltre il 30%,<br />

record assoluto in Europa, e raggiunge<br />

quasi il 50% se si sommano<br />

agli obesi i bimbi “semplicemente” sovrappeso.<br />

Percentuali che tradotte in cifre diventano 200<br />

mila bambini.<br />

A finire sul banco degli imputati sono soprattutto<br />

le cattive abitudini alimentari, spesso trascurate<br />

o addirittura incoraggiate dai genitori. Dai dati<br />

emerge infatti che oltre il 10% dei bambini non fa<br />

colazione, quasi un bambino su quattro non<br />

mangia né frutta né verdura e uno su due consuma<br />

cibi ipercalorici fuori dagli orari dei pasti. La<br />

colpa, però, non è tutta delle merendine. Nella<br />

maggior parte dei casi, infatti, obesità fa rima con<br />

sedentarietà, e ancora una volta i dati di Osservasalute<br />

sono impietosi con la nostra regione: in<br />

Campania solo il 14,2% della popolazione pratica<br />

sport in modo continuativo (solo la Sicilia fa peggio),<br />

mentre il 52% non ne pratica affatto.<br />

Dato interessante, la Campania è anche la regione<br />

italiana in cui si consumano meno antidepressivi.<br />

Come si suol dire, mangia che ti passa.<br />

L’obesità è una patologia<br />

multifattoriale<br />

tipica delle<br />

classi disagiate<br />

delle “società del<br />

benessere”. Dal<br />

punto di vista clinico<br />

si definisce<br />

obeso un individuo<br />

il cui indice di<br />

massa corporea<br />

(IMC), inteso come<br />

rapporto tra il peso<br />

e il quadrato dell’altezza,<br />

è superiore<br />

a 30. Nei Paesi<br />

industrializzati l’obesità<br />

fa più vittime<br />

della fame: in<br />

quelle aree, infatti,<br />

le persone sovrappeso<br />

sono oltre<br />

un miliardo, e i<br />

decessi per patologie<br />

collegate sono<br />

finora 3 milioni.<br />

Pagina a cura di<br />

RAFFAELE PELLEGRINO<br />

Un paziente obeso in visita da uno<br />

specialista. In alto due bimbi al fast food<br />

Teorie a confronto<br />

L’evoluzione<br />

della malattia<br />

L’obesità è una malattia<br />

dell’ambiente o dell’individuo?<br />

In un recente editoriale<br />

pubblicato sull’autorevole<br />

rivista medica “Lancet”<br />

l’autore cita un’opera,<br />

“L’evoluzione dell’obesità”,<br />

che esamina le ipotesi per<br />

le quali la malattia del sovrappeso,<br />

presente nella<br />

preistoria come fenomeno<br />

raro e venerato, sia diventata<br />

un flagello del terzo<br />

millennio. La teoria più accreditata,<br />

detta del genotipo<br />

risparmioso, sostiene<br />

che il corredo genetico<br />

dell’obeso, cioè la capacità<br />

di accumulare energia sottoforma<br />

di grasso, sia quello<br />

che ha conferito a questi<br />

individui un vantaggio di<br />

sopravvivenza in epoca di<br />

carestia, vantaggio che è<br />

poi divenuto patologia in<br />

un epoca di sovrabbondanza<br />

di cibo.<br />

Un’altra ipotesi sostiene<br />

che l’obeso fosse in passato<br />

svantaggiato di fronte ai<br />

predatori, e che quindi il<br />

genotipo si sia potuto e-<br />

spandere quando la società<br />

si è civilizzata. Una terza<br />

teoria, invece, è quella secondo<br />

cui gli individui o-<br />

besi siano sopravvissuti<br />

grazie al loro migliore sistema<br />

immunitario, e<br />

quindi alla maggiore resistenza<br />

alle infezioni.<br />

Problemi di linea per gli animali domestici<br />

Se anche Fido è oversize<br />

Incontro a Caserta con l’equipe<br />

dell’unità operativa del Cardarelli<br />

Senza feeling<br />

con il medico<br />

non c’è cura<br />

Culla della dieta mediterranea<br />

ed esempio di buona a-<br />

limentazione per oltre mezzo<br />

secolo, la Campania è<br />

oggi la regione italiana con<br />

la più alta percentuale di individui<br />

sovrappeso. Del<br />

problema si è discusso il 18<br />

marzo a Caserta con l’equipe<br />

del Centro di chirurgia<br />

Il dottor Emilio Manno, chirurgo dell’obesità<br />

dell’obesità del Cardarelli. La<br />

struttura, all’avanguardia nella<br />

cura delle patologie da sovrappeso,<br />

lavora a un ritmo<br />

di 800 interventi all’anno, un<br />

sesto di tutti quelli realizzati<br />

sul territorio nazionale. «I<br />

posti letto sono sempre pieni<br />

– racconta il dottor Maurizio<br />

Grillo, specialista in chirurgia<br />

In Italia l’allarme obesità non riguarda<br />

solo le persone. A litigare<br />

con la bilancia, secondo le ultime<br />

stime, sono anche 3 milioni di animali<br />

domestici, che soprattutto in<br />

concomitanza di festività come il<br />

Natale o la Pasqua aumentano di<br />

peso a causa dei bagordi alimentari.<br />

Stando ai dati raccolti dal Telefono<br />

Amico dell’Aidaa (Associazione<br />

italiana per la difesa degli<br />

animali e dell’ambiente) almeno il<br />

15% dei gatti e il 18% dei cani che<br />

vivono stabilmente nelle famiglie<br />

italiane sono sovrappeso, se non<br />

obesi. Nel complesso, sarebbero<br />

circa due milioni i cani, prevalentemente<br />

appartenenti a razze di<br />

piccola e media taglia, e un milione<br />

i gatti quotidianamente sottoposti<br />

a stress alimentare, e obbligati<br />

a un’alimentazione non corretta<br />

che li porta ad avere problemi<br />

di sovrappeso con tutte le conseguenze<br />

sanitarie del caso.<br />

Durante le ultime festività natalizie<br />

sono state numerosissime le<br />

richieste al Telefono Amico di assistenza<br />

veterinaria per animali<br />

domestici in preda a vere e proprie<br />

indigestioni di cibo. Sempre più<br />

diffusa, secondo l’associazione, è<br />

la tendenza da parte di padroni distratti<br />

e superficiali a inserire nella<br />

dieta dei loro animali cibi che nulla<br />

hanno a che vedere con la corretta<br />

alimentazione, come formaggi<br />

fermentati, salumi, fritti, a-glio e<br />

cipolla e addirittura la cioccolata,<br />

alimento potenzialmente letale.<br />

Una situazione che, secondo il<br />

presidente dell’Aidaa Lorenzo<br />

Croce, configura di fatto un vero<br />

e proprio maltrattamento, anche<br />

se prodotto da ignoranza o<br />

superficialità.<br />

generale – spesso non abbiamo<br />

neanche barelle libere,<br />

ma i pazienti preferiscono rimanere<br />

con noi anche in<br />

condizioni di disagio». Il segreto<br />

del Centro, secondo<br />

Grillo, è nella capacità non<br />

solo di curare, ma anche di<br />

accogliere e capire i pazienti.<br />

«L’obeso è un paziente complesso,<br />

che ha un rapporto<br />

conflittuale con il cibo e con<br />

il proprio corpo. L’unica possibilità<br />

per avere successo<br />

nella cura è quella di entrare<br />

in sintonia con lui, mostrare<br />

consapevolezza dei suoi disagi<br />

e dei suoi bisogni».<br />

All’origine dell’obesità, spiega<br />

il dottor Francesco Villa,<br />

c’è nella maggior parte dei<br />

casi uno scompenso psicologico,<br />

un’incapacità di distinguere<br />

la fame di cibo da altre<br />

carenze di tipo emotivo. E<br />

spesso, per i pazienti che arrivano<br />

nella struttura, non ci<br />

sono alternative alla soluzione<br />

chirurgica. «La chirurgia<br />

è l’unica terapia efficace<br />

quando l’indice di massa<br />

corporea è superiore a 35 –<br />

spiega il dottor Emilio Manno,<br />

responsabile della struttura<br />

di chirurgia dell’obesità<br />

– anche se, come tutte le<br />

terapie di intervento, presenta<br />

i suoi rischi». Su questo<br />

punto, Manno non risparmia<br />

una bacchettata ai<br />

media. «Spesso si leggono titoli<br />

del tipo “Voleva dimagrire,<br />

è morto”, ma bisognerebbe<br />

piuttosto dire “Voleva<br />

guarire, è morto”. Perché l’obesità<br />

non è una questione<br />

estetica, ma una malattia, di<br />

cui si può anche morire».


PRIMO PIANO Domenica 11 aprile 2010<br />

A Napoli si festeggia l’anniversario dell’ospedale dove lavorò San Giuseppe Moscati<br />

Incurabili da mezzo millennio<br />

11<br />

Forse il nome non è molto rassicurante<br />

ma, come si dice, mai fermarsi<br />

alle apparenze. Il complesso<br />

degli Incurabili è infatti uno<br />

dei siti monumentali più importanti<br />

e ricchi della Napoli rinascimentale.<br />

All’interno di esso sono<br />

racchiusi secoli di storia, arte<br />

senza contare le importanti pagine<br />

della medicina che vi sono<br />

state scritte. Lo scorso 23 marzo<br />

l’ospedale ha festeggiato i suoi<br />

quasi cinquecento anni di apertura,<br />

nel ricordo di quando, in quello<br />

stesso giorno nel 1522, le porte<br />

degli Incurabili furono aperte per<br />

la prima volta. Quello che non<br />

tutti sanno è che, all’origine di<br />

questa struttura, c’è una storia<br />

particolarmente affascinante, legata<br />

alla caparbia figura di una<br />

donna, Maria Requenses Longo,<br />

cui si deve la fondazione dell’ospedale.<br />

Nata da una nobile famiglia<br />

catalana, Maria Requenses<br />

sposò Giovanni Longo, funzionario<br />

di Ferdinando II d’Aragona e<br />

nel 1506 seguì il marito a Napoli,<br />

rimanendo però vedova dopo<br />

poco. Maria, donna di grande<br />

carità cristiana e notevole intelligenza,<br />

soffriva sin da giovane di<br />

una grave forma di artrite reumatoide.<br />

Per questo motivo, nel<br />

1516, si recò in pellegrinaggio al<br />

Santuario della Santa Casa di<br />

Loreto per chiedere la grazia della<br />

guarigione: guarita, fece voto di<br />

dedicare il resto della sua vita alla<br />

cura degli infermi ed entrò nel<br />

Terz’ordine Secolare di San<br />

Francesco d’Assisi, assumendo il<br />

nome di Maria Lorenza. Iniziò a<br />

frequentare le opere pie e caritatevoli<br />

napoletane, tra cui<br />

l'Ospedale di San Giacomo, e in<br />

particolare l'Ospedale di San<br />

Nicola al molo, che la vide particolarmente<br />

attiva nell’impegno<br />

pastorale. In quel periodo cominciò<br />

a farsi strada in lei l'idea di<br />

organizzare un'opera di assistenza<br />

per malati "incurabili". In<br />

appena due anni di lavori, grazie<br />

anche al sostegno dei suoi potenti<br />

amici, nasceva sulla splendida<br />

collina di Caponapoli, l'Ospedale<br />

degli Incurabili. Il 23 Marzo 1522<br />

i malati, in processione, guidati<br />

da Maria Longo, lasciavano il<br />

vecchio ospedale al Maschio<br />

Angioino per trasferirsi nella<br />

nuova sede. Per intercessione del<br />

Vescovo di Chieti Gian Pietro<br />

Carafa, l’ospedale ottenne numerosi<br />

privilegi dai Papi Leone X e<br />

Adriano VI. Successivamente nacquero,<br />

sempre a opera della<br />

Longo, la chiesa di Santa Maria<br />

del Popolo, che dette l'altro nome<br />

all'Ospedale, la sede dei Bianchi,<br />

il ricovero delle Pentite, il Monastero<br />

delle Riformate.<br />

Napoli fu colpita nei secoli da flagelli<br />

e calamità, epidemie di<br />

peste, di colera, carestie e guerre<br />

ma, in tutte le occasioni di più<br />

acuta sofferenza, trovò negli<br />

Incurabili un preciso punto di<br />

riferimento, realizzando il disegno<br />

idealmente tracciato dalla<br />

fondatrice. Lo scopo che si prefiggeva<br />

la nobildonna, infatti, non<br />

era semplicemente quello di<br />

costruire un luogo di ricovero per<br />

sofferenti: il suo progetto, molto<br />

più ambizioso, era di organizzare<br />

un ospedale che divenisse il più<br />

grande e funzionale del Regno.<br />

Un viaggio attraverso arte, storia e medicina<br />

per raccontare un luogo simbolo del nostro Sud<br />

La struttura<br />

nacque per diventare<br />

la più grande<br />

e funzionale<br />

del Regno borbonico<br />

Una sala<br />

della Farmacia<br />

dell’Ospedale<br />

degli Incurabili<br />

dove sono<br />

esposti i vasi<br />

in maiolica<br />

di Donato Massa<br />

Nel cortile dell'Ospedale, attraverso l'elegante scenografia<br />

delle scale aperte a doppia rampa, si arriva alla<br />

farmacia costruita, alla fine del Settecento, in sostituzione<br />

dell'antica spezieria cinquecentesca con un<br />

lascito di Antonio Maggiocca, reggente dell'Ospedale.<br />

E’ costituita da un salone ed una piccola sala-laboratorio,<br />

arredati con magnifici stigli di noce. Nelle scaffalature<br />

è esposta una serie di albarelli ed idrie farmaceutiche,<br />

decorati con paesaggi e figure en camaieu<br />

bleu. Il salone è interamente rivestito dall'armoniosa<br />

"boiserie" di un alto stiglio finemente intagliato con<br />

Statua<br />

della Madonna<br />

Addolorata<br />

di epoca settecentesca<br />

conservata<br />

nell’Ospedale<br />

degli Incurabili<br />

del centro storico<br />

di Napoli<br />

Preghiera alla Madonna di Loreto<br />

O Maria Vergine Lauretana,<br />

il mondo ha nostalgia di te!<br />

La tua piccola "casa" è memoria eloquente<br />

di valori perduti ma ancora sognati:<br />

le povere pietre silenziosamente parlano<br />

e gridano che è Dio la vera ricchezza;<br />

la semplicità insegna e dolcemente ricorda<br />

che l'umiltà è la terra della vera grandezza.<br />

O Maria, Vergine Lauretana<br />

il silenzio della tua "casa"<br />

custodisce un "sì" che ci appartiene<br />

e al quale noi tutti apparteniamo:<br />

è il "sì" che ha interrotto<br />

la catena dei nostri 'no';<br />

è il "sì" che è diventato Corpo del Figlio di Dio,<br />

Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre.<br />

O Maria, Vergine Lauretana,<br />

mentre passano i secoli ed i millenni,<br />

noi ci appoggiamo al tuo Cuore di Madre<br />

per intonare nel nostro povero cuore<br />

la melodia del tuo "sì",<br />

che ci riempie di Eterno<br />

e ci rende pellegrini felici<br />

verso la "Santa Casa" dei figli di Dio. Amen.<br />

Angelo Card. Comastri<br />

Fu costruita alla fine del Settecento in sostituzione dell’antica spezieria<br />

La farmacia delle meraviglie<br />

Un gioiello del Rinascimento con tesori di Murano e vasi maiolicati<br />

tre ampi e sfarzosi fondali dorati delle vetrine su cui<br />

poggiano coppe, boccette e bicchieri di vetro di<br />

Murano o di Boemia. Di valore incalcolabile gli splendidi<br />

vasi maiolicati dipinti con scene bibliche ad opera<br />

dei maestri napoletani Lorenzo Salandra e Donato<br />

Massa cui si deve anche l'impiantito della Farmacia.<br />

Sul soffitto si vede la splendida tela con Macaone che<br />

cura un guerriero ferito, opera del Bardellino. Sul pavimento,<br />

uno stupendo tappeto in cotto con decorazioni<br />

maiolicate ed ampie volute e ceste di frutta che<br />

completano la splendida visione di forme e colori.<br />

Per questo motivo, fin dagli esordi,<br />

lavorarono agli Incurabili<br />

medici di altissima levatura, che<br />

insegnarono anche ai giovani la<br />

teoria e la pratica della medicina<br />

e furono i pionieri di quella che<br />

divenne nel Seicento e nel<br />

Settecento una fiorentissima<br />

scuola, a opera di Marco Aurelio<br />

Severino. Tra i nomi illustri vi si<br />

annoverano anche Domenico<br />

Cotugno, Gabriele Tedeschi e soprattutto<br />

Giuseppe Moscati, forse<br />

a torto ricordato più per la sua<br />

santità che per le sue eccezionali<br />

capacità professionali. Ma il suolo<br />

dell’Ospedale fu calcato non solo<br />

da grandi figure dal punto di vista<br />

medico ma anche da moltissimi<br />

santi. Nessuna altra opera al<br />

mondo può vantare l’impegno di<br />

carità cristiana sviluppatosi agli<br />

Incurabili. Già all’inizio, con Maria<br />

Longo, collaboravano, tra gli<br />

altri, padre Girolamo da Monopoli,<br />

Vittoria Colonna e Antonio<br />

Caracciolo con la Compagnia dei<br />

Bianchi. Nel filo d'oro della storia<br />

dell'Ospedale s'inseriscono, primo<br />

fra tutti in ordine di tempo,<br />

San Gaetano Thiene, il vero animatore<br />

dell'impresa di costruire<br />

la struttura, e che si dedicò per<br />

anni all'assistenza degli infermi.<br />

Anche alcuni seguaci del Santo,<br />

come Sant'Andrea Avellino e San<br />

Giovanni Marinoni, dedicarono<br />

la loro vita alla causa. Poi gli Incurabili<br />

passarono alla guida spirituale<br />

della Compagnia dei<br />

Camillani fondata da San Camillo<br />

de Lellis, di cui seguì la scia San<br />

Luigi Gonzaga. Come non menzionare<br />

Sant'Alfonso Maria de'<br />

Liguori che, durante una visita<br />

agl'Incurabili, sulle scale principali<br />

fu colto da una visione divina<br />

e quindi decise di entrare nella<br />

Compagnia di Santa Maria Succurre<br />

Miseris che svolgeva il suo<br />

ministero in Ospedale assistendo<br />

spiritualmente i condannati a<br />

morte. Agli Incurabili svolsero la<br />

propria opera anche San Francesco<br />

Maria Bianchi e Santa Caterina<br />

Volpicelli, ma la lista sarebbe<br />

molto più lunga. Come già<br />

accennato, l’Ospedale è molto<br />

ricco anche dal punto di vista storico<br />

artistico anche se purtroppo<br />

fa parte di quella che si definisce<br />

“la Napoli negata", in quanto il<br />

suo patrimonio culturale è preclusa<br />

alla vista dei più. Il Complesso<br />

degli Incurabili attualmente<br />

comprende l’Ospedale, la chiesa<br />

di Santa Maria del Popolo, la<br />

chiesa di Santa Maria Succurre<br />

Miseris dei Bianchi, la chiesa di<br />

Santa Maria delle Grazie Maggiore<br />

a Caponapoli e l'omonimo<br />

chiostro, il complesso di Santa<br />

Maria della Consolazione, la<br />

chiesa di Santa Maria di Gerusalemme<br />

e il chiostro delle Trentatrè.<br />

L’Ospedale racchiude la<br />

splendida farmacia settecentesca<br />

realizzata da Bartolomeo Vecchione,<br />

rimasta quasi del tutto<br />

intatta. È composta da due sale<br />

con l'originaria scaffallatura completamente<br />

in legno, sulla quale<br />

sono presenti circa quattrocento<br />

preziosi vasi in maiolica dell'epoca,<br />

realizzati da Donato Massa.<br />

Pagina a cura di<br />

VERONICA VALLI


12 Domenica 11 aprile 2010 SPECIALE<br />

Scomparse inspiegabili, efferati omicidi, enigmi irrisolti: il giornalismo tra noir e romanzo gotico<br />

Quei delitti senza castigo<br />

Giallo partenopeo: quattro casi di cronaca che hanno fatto la storia<br />

Sangue e Campania, un<br />

binomio che rimanda chiunque<br />

alla camorra e ai suoi<br />

delitti. Se al rosso del<br />

sangue e alla location, però,<br />

aggiungiamo il terzo ingrediente,<br />

il giallo, allora la<br />

camorra scompare e restano<br />

l’uomo e gli abissi dell’anima.<br />

Delitti senza un<br />

colpevole, perfetti forse, come<br />

quelli di Hitchcockiana<br />

memoria. Sono molti i cadaveri<br />

che gridano vendetta<br />

tra Napoli e dintorni, da<br />

quelli “datati”, come Emilio<br />

Palamara (finanziere scomparso)<br />

a quelli recenti, come<br />

Romina del Gaudio.<br />

Misteri che appassionano<br />

gli amanti del noir, che<br />

ancora oggi fanno parlare e<br />

avanzare ipotesi. Spunti che<br />

permettono alla corrente<br />

noirista letteraria italiana di<br />

risorgere dalle ceneri e che<br />

fanno raggiungere picchi di<br />

share alle innumerevoli fiction<br />

in materia. Di qui un<br />

dato certo in un mondo<br />

dalle tinte oscure e confuse:<br />

il cambio di atteggiamento<br />

nei confronti dei delitti, la<br />

riservatezza del passato si è<br />

trasformata in crescente<br />

curiosità che ha portato i<br />

casi dai tribunali reali a<br />

quelli mediatici.<br />

Impossibile stabilire se il livello<br />

d’attenzione sia dovuto<br />

al crescente desiderio d’informazione<br />

o alla crescente<br />

morbosità. Un’Italia criminogena<br />

e con essa la Campania?<br />

Forse, di certo il bel<br />

paese, con la sua tendenza<br />

alle congiure di palazzo e al<br />

delitto passionale è sempre<br />

stata al centro di un gioco di<br />

luci e ombre talvolta così<br />

violento da risultare mortale.<br />

Un baluardo, negli ultimi<br />

anni, si è schierato contro<br />

la presunta irrisolvibilità<br />

dei più complessi casi di<br />

omicidio: è la scienza, che<br />

coi suoi progressi aiuta la<br />

polizia a trovare quel bandolo<br />

della matassa che prima<br />

era affidato totalmente o<br />

quasi all’intuito delle forze<br />

dell’ordine. Gli interrogativi<br />

del caso sono d’obbligo ovviamente:<br />

non è affatto<br />

scontato che con le nuove<br />

tecnologie misteri come<br />

quello di Emilio Palamara o<br />

di Via Caravaggio sarebbero<br />

stati risolti, infatti, ancora<br />

oggi, la Campania si tinge di<br />

un giallo impenetrabile<br />

anche al luminol e ai mezzi<br />

della scientifica. Delitti che<br />

rimangono senza castigo e<br />

generano la psicosi de “l’assassino<br />

è tra noi”, delitti che<br />

per dinamica, tipologia e<br />

logistica insegnano che sì,<br />

l’assassino è tra noi, forse,<br />

addirittura siamo noi.<br />

Pagine a cura di<br />

VALERIO ARRICHIELLO<br />

PIERLUIGI G. CARDONE<br />

CRISTIANO VELLA<br />

Il confidente scomodo<br />

La misteriosa sparizione di Emilio Palamara<br />

Emilio Palamara era un sottufficiale di Polizia.<br />

Un militare vero che, negli anni più fruttuosi<br />

del contrabbando di sigarette a Napoli, aveva<br />

ben ricostruito i fragili equilibri tra mafia siciliana,<br />

criminalità marsigliese e camorra.<br />

Quest’ultima si trovava tra l’incudine e il martello:<br />

doveva decidere da che parte stare, con<br />

chi allearsi per gestire i traffici illeciti. Emilio<br />

Palamara lo aveva capito prima di tutti, tanto<br />

che le sue “confidenze” erano diventate una<br />

fonte preziosissima per gli inquirenti che stavano<br />

indagando sui nuovi assetti della malavita<br />

Mercoledì 29 ottobre ’75, ore 23.30: Mimmo Santangelo<br />

e la sua seconda moglie, Gemma Cenname,<br />

stanno per cenare nel loro appartamento<br />

di via Caravaggio, a Napoli. In casa c’è anche<br />

Angela, la figlia del padrone di casa. Scene di vita<br />

quotidiana. Sabato 8 novembre, ore 20: i vigili<br />

del fuoco e la polizia, avvisati da Mario Zarrelli,<br />

un nipote della signora Gemma, sfondano la<br />

porta di casa Santangelo.<br />

Scene di straordinario orrore: due scie di sangue<br />

che dallo studio conducono in bagno. Qui, ammassati<br />

nella vasca, i corpi martoriati dei coniugi<br />

DICEMBRE ‘72<br />

cittadina. Alla fine del ‘72, però, del confidente<br />

scomodo si perdono le tracce: sparito nel nulla<br />

da un giorno all’altro. Nessuna prova, nessuna<br />

inchiesta in grado di stabilire la verità. Nel gennaio<br />

del ‘73 il colpo di scena: viene trovato<br />

morto il guardiano del cimitero di Villaricca.<br />

Secondo gli inquirenti l’omicidio è da collegare<br />

alla sparizione di Palamara e alla profanazione<br />

di alcune tombe: il custode del camposanto forse<br />

sapeva che il corpo del finanziere era stato<br />

occultato in una bara senza nome. Che la camorra<br />

avesse deciso da che parte stare?<br />

GENNAIO ‘73<br />

Macabra scoperta in trattoria<br />

I cadaveri di due amanti nel giardino del ristorante Pullastiello a Secondigliano<br />

Quella del 24 gennaio ’73 è una sera<br />

di lavoro come tante al ristorante<br />

“O’ Pullastiello” di Secondigliano.<br />

Fuori piove. Il sistema di smistamento<br />

interno delle acque è bloccato.<br />

Uno dei figli della proprietaria<br />

del locale va in giardino per capire<br />

cosa fosse successo.<br />

Scoccano i rintocchi dell’ orrore. In<br />

un fognolo, il volto senza vita di<br />

Laura Savo: capelli biondi, occhi<br />

OTTOBRE ‘75<br />

sbarrati, immagine di morte. Dieci<br />

minuti dopo, a ridosso di un muro<br />

che collega “O’Pullastiello” al cimitero,<br />

viene ritrovato il cadavere di Vito<br />

Adamo, siciliano, canadese d’adozione.<br />

I due erano amanti da qualche<br />

tempo: verranno identificati dopo<br />

tre settimane. Chi li ha uccisi?<br />

Quando? Dove? Perchè? Interrogativi<br />

senza risposta. Per il duplice<br />

omicidio vengono indagati i fratelli<br />

Se la morte arriva a cena<br />

La strage di Via Caravaggio: nessun colpevole<br />

e del loro cane. Nella letto matrimoniale, invece,<br />

il cadavere di Angela coperto dal piumone. Una<br />

strage. Tracce di sangue per tutta la casa, mozziconi<br />

di sigarette, due bicchieri di cognac e un’orma:<br />

tutte possibili tracce dell’assassino, che all’inizio<br />

viene individuato in Domenico Zarrelli, cugino<br />

di Gemma, assolto in cassazione dieci anni<br />

dopo con formula piena. Con un pugno di<br />

mosche in mano, gli inquirenti passano al setaccio<br />

la vita delle vittime: solo indiscrezioni, nessuna<br />

pista percorribile. Il caso viene archiviato: la<br />

strage di via Caravaggio è opera di ignoti.<br />

Omicidio di camorra o delitto passionale?<br />

Il mistero sull’assassinio di<br />

Anna Grimaldi per anni ha vissuto<br />

sulle possibili risposte a questo<br />

interrogativo. Era il 31 marzo ’81<br />

quando la donna, aristocratica<br />

napoletana e moglie dell’armatore<br />

Ugo Grimaldi, venne uccisa a colpi<br />

di pistola nel quartiere Posillipo.<br />

All’inizio, gli inquirenti collegarono<br />

l’omicidio all’impegno di Anna per<br />

la liberazione di suo nipote Luca,<br />

rapito dalla camorra quattro mesi<br />

prima: la donna aveva chiesto aiuto<br />

a Raffaele Cutolo.<br />

Dopo alcuni giorni, però, si fece<br />

strada la pista passionale: per gli<br />

investigatori, ad uccidere la Grimaldi<br />

fu Elena Massa, cronista de Il<br />

Mattino (quotidiano in cui lavorava<br />

la stessa Grimaldi) e moglie di Ciro<br />

Paglia, capocronista a via Chiatamone<br />

e amante di Anna. La Massa<br />

fu prima arrestata e poi assolta. Il<br />

Ruggiero, figli della proprietaria del<br />

ristorante: verranno tutti assolti.<br />

Stessa sorte per Aniello Santella,<br />

altro personaggio chiave della<br />

vicenda. Le indagini scavano nella<br />

vita di Adamo: si scopre che è un<br />

corriere della droga per conto della<br />

mafia in Canada. Aveva rivelato agli<br />

amici di volersi mettere in proprio:<br />

il suo futuro, però, lo avevano già<br />

deciso altri.<br />

MARZO ‘81<br />

Trema l’aristocrazia di Napoli<br />

L’assassinio di Anna Grimaldi fra criminalità organizzata e motivi passionali<br />

colpo di scena nel 1997: Salvatore<br />

Vollaro, pentito di camorra, rivelò<br />

che ad ammazzare per sbaglio la<br />

Grimaldi fu il clan Mallardo. Il motivo?<br />

Bisognava dare un segnale forte<br />

alla famiglia Grimaldi affinchè<br />

pagasse il riscatto per la liberazione<br />

del giovane Luca. I soldi sarebbero<br />

serviti per combattere proprio Cutolo:<br />

il clan poteva mai tollerare<br />

una mediazione del suo nemico<br />

numero uno?


SPECIALE Domenica 11 aprile 2010<br />

13<br />

L’analisi di Francesco Cirillo, Vice capo della Polizia: con la scienza grandi progressi<br />

«In passato troppo spesso si ipotizzava il movente camorristico, creando confusione»<br />

Troppa audience fa male all’inchiesta<br />

Francesco Cirillo, lei è il Vice<br />

Capo della Polizia, quale caso<br />

irrisolto l’ha affascinata di più<br />

tra quelli commessi in Campania?<br />

Innanzitutto ricordo la passione<br />

e l’impegno che la polizia utilizzava<br />

per risolvere i casi. In particolare,<br />

ad ogni modo, mi colpì la<br />

vicenda di Anna Grimaldi con i<br />

suo continui colpi di scena: protagonisti<br />

nuovi che entravano e<br />

uscivano dalle indagini, testimoni<br />

che diventavano imputati e<br />

così via. Anche il caso del ristorante<br />

“O’Pullastiello” è stato<br />

avvincente.<br />

Come si deve comportare un<br />

investigatore di fronte a casi<br />

intricati o difficili da risolvere?<br />

Bisogna sempre fare due operazioni<br />

fondamentali: innanzitutto<br />

inquadrare bene il fatto, un investigatore<br />

ha sempre l’obbligo di<br />

sgombrare il campo d’indagine e<br />

di comprendere alla perfezione<br />

l’ambito in cui ci si trova. Poi<br />

bisogna dare un volto a quello<br />

che potrebbe essere il colpevole.<br />

Ma soprattutto, quello che dico<br />

sempre ai giovani colleghi: mai<br />

innamorarsi delle proprie idee e<br />

delle proprie ipotesi, potrebbe<br />

essere davvero deleterio. La<br />

verità, spesso, ha molteplici<br />

facce.<br />

C’è una differenza generale<br />

secondo lei tra i casi più datati<br />

e quelli più recenti?<br />

Spesso anche noi in passato<br />

abbiamo guardato frettolosamente<br />

ai fatti di sangue ascrivendo<br />

tutto alla camorra. Per questo<br />

la criminalità organizzata ha tentato<br />

a volte di far passare per<br />

omicidi di mafia alcuni delitti<br />

commessi da singoli. Viceversa in<br />

alcuni casi persone singole<br />

hanno tentato di far sembrare i<br />

propri omicidi come compiuti<br />

dalla camorra.<br />

Sarebbe ipotizzabile addirittura<br />

profilare un cambiamento<br />

della società napoletana e campana<br />

anche guardando allo<br />

stile dei delitti?<br />

Si, credo che si possa scorgere un<br />

Vittima<br />

del lavoro<br />

nero<br />

«Cosa conta una vita di un operaio? Nulla».<br />

E’ lo sfogo amaro del papà di Francesco Iacomino<br />

morto a 33 anni, il 4 ottobre 2004,<br />

dopo essere stato abbandonato agonizzante,<br />

con le caviglie spezzate sul ciglio di una<br />

strada ad Ercolano. Due automobilisti cercarono<br />

di soccorrerlo e portarlo all’ospedale<br />

ma quando Iacomino arrivò al Maresca di<br />

Torre del Greco era già morto. Francesco,<br />

sposato e con un figlio aveva iniziato da<br />

pochi giorni a lavorare in nero in un cantiere.<br />

Sin dal primo momento si intuì che potesse<br />

trattarsi di un incidente sul lavoro, le<br />

caviglie spezzate facevano pensare a una<br />

Il Prefetto e Vice capo<br />

della Polizia<br />

Francesco Cirillo:<br />

ha lavorato alla sezione omicidi<br />

della Squadra Mobile a Napoli.<br />

A destra i Nocs in azione<br />

Francesco Cirillo è originario<br />

di Torre Annunziata,<br />

dove è nato<br />

nel 1949. E’ stato dirigente<br />

della sezione<br />

omicidi, estorsioni e<br />

cambiamento nella società campana:<br />

in particolare perche adesso<br />

sitende a dare un volto e una<br />

storia alle vittime, che prima<br />

venivano considerate più come<br />

numero.<br />

Come giudica il rapporto che<br />

esiste tra media e polizia in<br />

Vita strappata a 19 anni<br />

È la mattina del 4 giugno 2004<br />

quando Romina Del Gaudio, 19<br />

anni, scompare nel nulla. Romina,<br />

promoter per una compagnia telefonica,<br />

quel giorno è ad Aversa,<br />

ha appuntamento per pranzare<br />

con dei colleghi. Ma a quell’appuntamento<br />

la ragazza non si presenta.<br />

All’inizio si pensa l’abbiano<br />

rapita per una vendetta nei confronti<br />

del padre, residente in<br />

Germania, che deve testimoniare<br />

in un processo per una truffa. Gli<br />

inquirenti apprendono che a Pa-<br />

OTTOBRE‘04<br />

impongono all’opinione pubblica<br />

un colpevole, che magari in<br />

realtà è innocente. Non posso<br />

mai dimenticare alcuni casi di<br />

genitori additati come stupratori,<br />

mentre in realtà erano vittime,<br />

incolpate di violenze commesse<br />

da altre persone. In genere predisequestri<br />

di<br />

persona alla<br />

Mobile di Napoli: in<br />

tale veste ha portato a<br />

termine il primo blitz<br />

contro la Nuova ca-<br />

caduta da un’impalcatura.<br />

Dopo anni, il<br />

processo per accertare<br />

le responsabilità<br />

della morte di Iacomino<br />

è ancora in<br />

corso di svolgimento,<br />

a Portici. Dopo<br />

l’ultima udienza, a<br />

dicembre 2009, il padre<br />

di Iacomino, o-<br />

peraio in pensione,<br />

ha lanciato un appello al presidente della<br />

Repubblica. Del caso Iacomino parla anche<br />

Roberto Saviano in Gomorra: «Fu<br />

quando morì Francesco Iacomino che<br />

compresi sino in fondo i meccanismi dell'edilizia.<br />

Aveva 33 anni quando lo trovarono<br />

con la tuta da lavoro sul selciato...era<br />

caduto da un’impalcatura. Dopo l’incidente<br />

erano scappati tutti, geometra compreso.<br />

Nessuno ha chiamato l'autoambulanza,<br />

temendo potesse arrivare prima della loro<br />

fuga. Allora, mentre scappavano, avevano<br />

lasciato il corpo a metà strada, ancora vivo,<br />

mentre sputava sangue dai polmoni»<br />

La scheda<br />

GIUGNO ‘04<br />

morra organizzata<br />

del<br />

boss Raffaele Cutolo.<br />

Nel 1997 è stato promosso<br />

dirigente superiore<br />

della Polizia e<br />

questo campo? Cosa pensa in<br />

particolare dei cosiddetti “processi<br />

mediatici”?<br />

Credo che i media debbano avere<br />

il loro spazio e i loro tempi. Ma le<br />

speculazioni ai fini di audience<br />

fanno molto male alle indagini,<br />

sono fuorvianti poiché alle volte<br />

rete, il 3 giugno, una ragazza simile<br />

a Romina, ha subìto un tentato<br />

rapimento. Ma il 21 luglio una<br />

telefonata anonima rivela ai carabinieri<br />

la tragica verità. A Carditello,<br />

c’è il corpo di una ragazza<br />

ridotto a brandelli, accanto al cadavere<br />

i documenti e una cartellino<br />

della Wind. L’esame del Dna<br />

conferma: è Romina. Secondo<br />

l’autopsia la ragazza è stata violentata,<br />

trafitta da due coltellate e<br />

poi finita con due colpi di pistola.<br />

All’inizio i sospetti si concentrano<br />

successivamente nominato<br />

questore di<br />

Salerno, Palermo e<br />

Bologna. Oggi è prefetto<br />

e Vice Capo della<br />

Polizia.<br />

su due vicini di casa ma la prova<br />

del Dna li scagiona. Il 2 settembre<br />

2004 la famiglia di Romina riceve<br />

una telefonata anonima in cui un<br />

uomo si scusa per l’omicidio promettendo<br />

di costituirsi. Dopo cinque<br />

anni, nel registro degli indagati<br />

vengono iscritte altre due persone,<br />

mentre i legali di Romina<br />

chiedono la riesumazione e un<br />

nuovo test del Dna: secondo la<br />

madre quella ragazza non era sua<br />

figlia. È l’ultimo atto, per ora, di un<br />

mistero che resta irrisolto.<br />

Lo studioso<br />

ucciso<br />

in Olanda<br />

Era un fisico di successo Antonio Ferrigno.<br />

Nato a Cava de’Tirreni (Salerno), da 25 anni<br />

si era stabilito in Olanda dove lavorava come<br />

capo esaminatore dell’Ufficio Europeo<br />

Brevetti de L’Aja. Il pomeriggio del 25 dicembre<br />

2009 è stato trovato soffocato con le<br />

mani legate sul pavimento di casa a Rijswijk.<br />

A scoprire il cadavere è stato il figlio<br />

che non avendo ricevuto risposta alle telefonate<br />

era andato a trovare il padre per<br />

verificare che stesse bene. Secondo i medici<br />

legali, Ferrigno, 54 anni, sarebbe deceduto il<br />

24 mattina tra le 4 e le 6. A suffragare questa<br />

ipotesi la testimonianza dei vicini di casa<br />

DICEMBRE‘09<br />

co sempre cautela, ed esprimo la<br />

mia assoluta contrarietà alle speculazioni<br />

ma soprattutto all’enfatizzazione<br />

delle figure dei criminali:<br />

poiché potrebbero creare<br />

spirito di emulazione nelle persone.<br />

Prendiamo la fiction “Il<br />

capo dei capi”, per esempio, fa<br />

sembrare il protagonista un vero<br />

capo invece di dipingerlo come il<br />

peggiore dei criminali.<br />

Secondo lei il progresso scientifico<br />

quanto agevola realmente<br />

le inchieste ?<br />

Moltissimo in tutti i sensi. In<br />

Italia la polizia scientifica è una<br />

delle più efficienti e ammirate del<br />

mondo. Si svolge un lavoro encomiabile<br />

da questo punto di vista,<br />

anche perché ci troviamo di<br />

fronte a un mondo che è sempre<br />

più tecnologico, e in cui tutto<br />

può essere ricondotto alla dimensione<br />

informatica. Se prendiamo<br />

a esempio il lavoro fatto<br />

con le persone scomparse non si<br />

può che fare un plauso al ministero<br />

dell’interno, e al dipartimento<br />

persone scomparse, autori<br />

di una vera e propria rivoluzione.<br />

Sarebbe corretto affermare che<br />

la Campania è una delle regioni<br />

più “criminogene” d’Italia?<br />

Guardando i dati e facendo affidamento<br />

sui miei sentimenti non<br />

credo che si possa operare questa<br />

classificazione. Spesso si fanno<br />

analisi a fini mediatici che sono<br />

del tutto erronee. Certo, credo<br />

che ci siano connotazioni diverse<br />

tra gli abitanti delle varie regioni,<br />

tuttavia non è detto che dal<br />

punto di vista “criminogeno” il<br />

nord sia diverso dal sud, o che<br />

l’Italia sia diversa dalla Francia, o<br />

che l’Europa sia diversa dal Sud<br />

America. Vero è che l’Italia è<br />

presa come punto di riferimento<br />

positivo da molti paesi stranieri.<br />

Ultimamente infatti ci hanno<br />

chiesto aiuto per la lotta al crimine<br />

alcuni paesi dell’America<br />

Latina. Il sistema di ricerca dei<br />

beni da confiscare alla criminalità,<br />

per esempio, è ammirato e<br />

invidiato da tutto il mondo.<br />

che hanno detto di<br />

aver sentito grida e<br />

colpi contro il muro<br />

provenire da casa di<br />

Ferrigno verso le<br />

4,30 del 24 dicembre.<br />

La polizia indaga<br />

per omicidio volontario<br />

e segue due<br />

piste. La prima riguarda<br />

una possibile<br />

storia di spionaggio<br />

industriale: Ferrigno aveva appena fatto<br />

un’importante scoperta nel campo dei<br />

peacemaker e aveva riferito di aver ricevuto<br />

minacce telefoniche. La seconda riguarda<br />

il rapporto con l’ex moglie, una sudamericana<br />

da cui aveva avuto un figlio. Il<br />

loro rapporto era in crisi, Ferrigno aveva<br />

una relazione con una donna dominicana<br />

e aveva deciso di chiedere il divorzio, ma la<br />

moglie non era d’accordo. I vicini hanno<br />

raccontato alla polizia di una lite tra i due<br />

coniugi, durante la quale inveivano l’uno<br />

contro l’altro e si lanciavano degli oggetti.<br />

Delitto passionale? Dopo quattro mesi la<br />

morte di Ferrigno è ancora un giallo.


14 Domenica<br />

11 aprile 2010


IL PERSONAGGIO Domenica 11 aprile 2010<br />

15<br />

Roberto De Simone, esprit libre dell’opera classica e popolare col passato da jazzista<br />

Una vita fuori dall’Olimpo<br />

Maestro De Simone che cos’è la<br />

musica per lei?<br />

Oddio... non lo so, è come se le<br />

chiedessi cosa sono le sue orecchie!<br />

E’ un organo vitale sul quale ho<br />

sempre contato, se mi mancasse,<br />

allora sì, me ne accorgerei...<br />

Le è mai mancata?<br />

No, perché io ho scelto la musica<br />

ma per tutte le scelte, bisogna fare<br />

delle rinunce. Io le ho fatte.<br />

A cosa ha rinunciato?<br />

All’essere un compositore rinvenibile<br />

nella cerchia dei compositori.<br />

Ho scelto invece la mia strada che<br />

non rientrava nei canoni dell’ufficialità.<br />

Ho preferito la via del<br />

nuovo, del musicista oscuro, difficile<br />

da capire, malgrado praticassi<br />

una musica che era comprensibile<br />

a tutti i livelli. Ho accettato di stare<br />

nell’equivoco per quelli che hanno<br />

difficoltà a catalogarmi come<br />

musicista, perché non mi accettano<br />

come tale, considerandomi un<br />

regista e i registi a cui non piaccio<br />

come regista, che mi ritengono<br />

solo un musicista! Scelte che si<br />

pagano sulla propria pelle.<br />

Lei come le ha pagate?<br />

Uscendo dall’ambiente ufficiale<br />

che mi garantiva, ad esempio, un<br />

sicuro posto di insegnante al<br />

Conservatorio. Poi mi resi conto<br />

che per campare dovevo fare concerti<br />

e dovevo entrare in un giro di<br />

persone che non mi piacevano<br />

affatto.<br />

Quali?<br />

La borghesia supponente, le persone<br />

che non sanno e che presumono<br />

di sapere e di giudicare e con<br />

questa gente, io non ho mai voluto<br />

dividere nulla, nemmeno il lavoro.<br />

Napoli è una città dove c’è una delle<br />

più brutte borghesie che suppongono<br />

di essere colte, di capirne<br />

di arte, invece in molti casi è solamente<br />

gente ignorante, collusa col<br />

potere, sempre, di tutti i colori. Prima<br />

era collusa con Lauro, in questi<br />

ultimi tempi è collusa con il regime<br />

di sinistra. Ritengo che siano loro i<br />

responsabili del declino politico di<br />

Napoli.<br />

Maestro lei è passato dalla composizione,<br />

alla scrittura, alla regia<br />

e rivisitazione di opere liriche<br />

e teatrali, la musica è trasversale?<br />

Io credo di sì. La classificazione<br />

che si è voluta dare alla musica dipende<br />

dal fatto che essa è continuo<br />

apprendimento. Tutt’ora io imparo<br />

E lo faccio ascoltando, ne parlavamo<br />

spesso di questo con Nino Rota,<br />

un uomo di successo, oltre che<br />

un grande musicista.<br />

E lei si ritiene un uomo di successo?<br />

Per carità, no! Io sono fuori dal sistema.<br />

Se non fosse così, non starei<br />

in una casa in affitto, non vivrei di<br />

una pensione di 940 euro con l’aggiunta<br />

di una specie di sussidio<br />

mensile della Siae (500 euro) che<br />

viene riconosciuto ad alcuni autori<br />

come me, non miliardari ! Ringraziando<br />

la Madonna dell’Arco, sono<br />

attivo, lavoro e guadagno. Come<br />

ho sempre fatto, sin da giovane.<br />

Quando era clavicembalista dell’Orchestra<br />

Scarlatti?<br />

Si ma prima di quello, in certi<br />

momenti particolarmente neri, ho<br />

fatto anche il night club !<br />

Il maestro contro le lobby sindacali nei teatri<br />

e il divismo mordi e fuggi. Allevi? Bocciato<br />

Napoli ricca<br />

di giovani geni<br />

che finiscono<br />

a fare gli sguatteri<br />

perché incompresi<br />

A lato una scena<br />

de"Il Convitato<br />

di Pietra"<br />

regia di Roberto<br />

De Simone<br />

Foto Luciano<br />

Romano©Teatro<br />

di San Carlo<br />

Quando e dove?<br />

A Napoli facevo parte di un complesso<br />

che suonava in un night per<br />

marittimi, il “Seamen’s club” si trovava<br />

a Palazzo Reale.<br />

Cosa suonavate?<br />

Musica americana, Col Porter, ad<br />

esempio.<br />

“Beguin to beguine”!<br />

Sì, non solo, anche Gershwin, eravamo<br />

molto apprezzati, sa?<br />

Chi c’era con lei ?<br />

Il maestro Reina, che era un virtuoso<br />

della chitarra elettrica e del<br />

mandolino, il maestro Avitabile,<br />

un batterista, un bassista e, naturalmente,<br />

una cantante molto brava…poi<br />

si sposò se ne andò in<br />

A lato il maestro<br />

Roberto De Simone<br />

nato a Napoli<br />

il 25 agosto 1933<br />

(nipote dell’omonimo zio,<br />

attore teatrale<br />

e cinematografico),<br />

cominciò a studiare<br />

pianoforte all’età di sei anni<br />

Foto Luciano<br />

Romano©Teatro<br />

di San Carlo<br />

America.. Fu un’esperienza che mi<br />

arricchì tantissimo come giovane<br />

musicista perché mi avvicinò ad<br />

un genere che non conoscevo,<br />

altrimenti sarei rimasto chiuso<br />

nell’ambito della musica classica.<br />

Cosa ne pensa dei giovani musicisti?<br />

Ce ne sono di bravi e desiderosi di<br />

apprendere, ma devono anche trovare<br />

la persona disposta a mettere<br />

in discussione se stessa. Io lo faccio<br />

tutti i giorni. Per me fare uno<br />

spettacolo o scrivere un’opera<br />

musicale è sempre un foglio bianco<br />

che devo riempire. Quando ero<br />

al conservatorio davo molto spazio<br />

agli allievi gli davo modo di<br />

scrivere, comporre. Ma ci vuole<br />

LA BIOGRAFIA<br />

Compositore, regista, musicologo e drammaturgo<br />

Roberto De Simone, napoletano per nascita e<br />

vocazione artistica è uno dei massimi esperti di<br />

musica popolare della tradizione campana. Studente<br />

del Conservatorio di San Pietro a Majella,<br />

quindicenne, nel ’47, esegue il Concerto per pianoforte<br />

e orchestra K. 466 di Mozart per il quale<br />

scrive anche le cadenze. Nel ‘67 dall’incontro con<br />

Eugenio Bennato e Giovanni Mauriello, nasce la<br />

Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui<br />

diventa l’animatore: nel ’76 La gatta Cenerentola,<br />

opera scritta e musicata dallo stesso De Simone,<br />

consacrerà il maggior successo della Compagnia,<br />

determinandone però anche il suo scioglimento.<br />

Ma la ricerca di De Simone negli anni ‘80 non<br />

conosce battute d’arresto: L’Opera buffa del<br />

Giovedì Santo, La Festa di Piedigrotta, e Mistero<br />

Napolitano sono tra i massimi esempi. Non si<br />

contano le regie di liriche: il Don Giovanni di<br />

Mozart, La Serva Padrona di Pergolesi, tra i suoi<br />

maestri preferiti. Senza però trascurare opere di<br />

Rossini e Verdi. Dal 1981 al 1987 è direttore artistico<br />

del Teatro San Carlo di Napoli. Nel ‘95 è alla<br />

guida del Conservatorio di San Pietro a Majella,<br />

tre anni dopo Accademico di Santa Cecilia e<br />

Chevalier des Arts e des Lettres della Repubblica<br />

Francese. La sua “Olimpiade in Pergolesi” inaugurerà<br />

la stagione lirica 2010-2011 del Massimo<br />

napoletano.<br />

anche competenza per capire dov’è,<br />

la fiammella dell’ arte.<br />

E di Giovanni Allevi?<br />

Mi faccia un’altra domanda.<br />

Com’è il pubblico della lirica?<br />

In molti casi è ignorante, suppone<br />

di sapere, ma frequenta il teatro solo<br />

per rappresentanza sociale.<br />

Insomma un’ipocrisia di fondo che<br />

nella tradizione popolare non c’è<br />

perché la musica viene praticata<br />

come rituale religioso, in quanto<br />

necessaria alla rappresentazione<br />

della società stessa.<br />

Lei è uno studioso della tradizione<br />

popolare musicale…<br />

Mi definirei un etnomusicologo.<br />

Ho fatto ricerche nel Cilento sulle<br />

tradizioni popolari musicali della<br />

Pasqua e le ho raccolte in sette cd<br />

di prossima uscita. Ora sto girando<br />

in costiera amalfitana dove ho trovato<br />

una testimonianza straordinaria:<br />

congreghe che hanno tradizione<br />

di musica polivocale tramandata<br />

oralmente, tipica di quel mondo<br />

dove c’è ancora l’estemporaneità<br />

della esecuzione.<br />

In fondo anche oggi si improvvisa...<br />

Ma quella di oggi non è improvvisazione<br />

che era tipica della musica<br />

d’arte, anche Mozart improvvisava.<br />

Piuttosto è superficialità perché<br />

regna il divismo del tutto e subito.<br />

Non si capisce invece l’importanza<br />

di dover costruire la propria personalità.<br />

In che modo?<br />

Innanzitutto smontando i parametri<br />

di certa cultura di destra ma<br />

anche di sinistra che ha creato il<br />

cosiddetto giovanilismo valso soprattutto<br />

a illudere che la cultura<br />

sia cosa facile e che i giovani siano<br />

comunque e tutti preparati. Una<br />

sorta di supporto per giustificare<br />

molto spesso manifestazioni che<br />

non hanno nulla a che fare, né con<br />

la cultura, né con i giovani.<br />

Binomio difficile a Napoli?<br />

La nostra è una città meravigliosa,<br />

ricca di geni giovani che vengono<br />

condannati a fare gli sguatteri perché<br />

non se ne capisce il valore. Qui<br />

come altrove si è dato spazio molto<br />

spesso ad autorità che non hanno<br />

alcun diritto di essere autorità<br />

culturali e che hanno emarginato<br />

coloro che sanno, forse perché<br />

danno fastidio, escludendoli da<br />

qualsiasi attività istituzionale.<br />

La sua ricetta?<br />

Cambiare le regole, quelle cattive<br />

del sindacalismo che ha rovinato<br />

teatri e conservatori. Delle scuole<br />

dove non si studia più il latino e il<br />

greco provocando il degrado della<br />

cultura in generale...Dei giornalisti<br />

che diventano scrittori producendo<br />

libri di cronaca, pseudo-sociale.<br />

L’ultimo libro sul comodino?<br />

C’è sempre la partitura del “Don<br />

Giovanni” di Mozart e lo “Stabat<br />

Mater” di Pergolesi, i miei maestri<br />

per eccellenza.<br />

Nelle sue opere c’è un rapporto<br />

forte con la tradizione religiosa.<br />

Lei è credente?<br />

Non potrei non esserlo, mi sento<br />

cristiano perché sono nato, nella<br />

tradizione cristiana. Da anni ormai,<br />

pensando agli insegnamenti<br />

di mia madre, per tutto il tempo<br />

della quaresima pratico il digiuno<br />

della carne, anche se poi non sono<br />

molto osservante, vado molto<br />

poco a Messa perchè non mi sento<br />

in comunione con gli altri fedeli.<br />

Credo che Dio nella sua immensità<br />

incomprensibile è dentro di noi.<br />

Anche nei geni della musica c’è<br />

qualcosa di divino.<br />

Ha paura delle morte?<br />

Finché si vive, è impossibile pensare<br />

alla morte. E’ come immaginare<br />

la Cina senza esserci mai andato.<br />

So solo che non mi farò certamente<br />

seppellire a Napoli, in vita ci<br />

sono stato molto male.<br />

E dove?<br />

Ho già pensato a un luogo lontano,<br />

in campagna. L’Irpinia magari.


16 Domenica 11 aprile 2010 TERRITORIO<br />

Costi più contenuti rispetto all’auto, ma anche ostacoli per l’importazione delle straniere<br />

Due ruote: impenna la passione<br />

Il mito del motociclista è qualcosa<br />

che attraversa i tempi e la nostra<br />

cultura. Tanti attori, come Marlon<br />

Brando, devono la loro celebrità a<br />

film dove interpretano centauri.<br />

Ma sono anche tanti altri gli appassionati<br />

delle due ruote in<br />

Campania come nel resto d’Italia,<br />

per loro la moto non è solo un<br />

mezzo di trasporto ma anche un<br />

vero e proprio stile di vita.<br />

Un gruppo consistente visto che<br />

anche il Governo ha deciso di dare<br />

incentivi per l’acquisto di moto,<br />

dopo averli riservati prevalentemente<br />

all’auto.<br />

«La moto mette a disposizione<br />

tanti momenti di aggregazione – ci<br />

racconta Giuseppe Guarnaschelli,<br />

presidente del Club I Cobra di<br />

Mariglianella, appassionato di<br />

moto sia moderne che d’epoca e<br />

pilota semiprofessionista – hai più<br />

la possibilità di giri turistici e passeggiate<br />

rispetto all’auto. Si viaggia<br />

Cresce la febbre per il mito dei motociclisti<br />

e sono tantissime le donne centauro<br />

insieme si condividono momenti.<br />

Con l’auto è più difficile, organizzare,<br />

ad esempio, una passeggiata<br />

in costiera la domenica mattina,<br />

perché incorri in problemi di traffico<br />

e di parcheggio. Anche i viaggi<br />

di più giorni sono più semplici da<br />

organizzare».<br />

Per questo ai tour su due ruote<br />

partecipano sempre più appassionati,<br />

molte sono le donne.<br />

Una differenza considerevole sta<br />

poi nei costi: una moto sportiva di<br />

buon livello, adatta anche all’utilizzo<br />

in pista, può costare intorno ai<br />

20 mila euro.<br />

Per un’auto i costi possono raddoppiare,<br />

oltre alle difficoltà di trovare<br />

in Italia impianti adatti in cui<br />

cimentarsi, localizzati prevalentemente<br />

nel nord e centro Italia,<br />

come ad esempio il Mugello.<br />

Gli appassionati di moto d’epoca<br />

hanno poi un mondo tutto loro: se<br />

quest’anno tante vetture degli anni<br />

80/90 in circolazione hanno compiuto<br />

20 anni e possono dirsi d’epoca,<br />

favorendo le domande presso<br />

i club confederati per avere le<br />

agevolazioni fiscali e assicurative,<br />

per la moto la realtà è molto diversa.<br />

Infatti l’incremento del mercato<br />

delle moto negli anni 80 era ancora<br />

nelle fasi iniziali, quindi non<br />

sono molti i modelli di quegli anni<br />

ancora in circolazione.<br />

I collezionisti quindi si orientano<br />

prevalentemente su modelli degli<br />

anni 60/70, sono in media quarantenni<br />

e cinquantenni in continuo<br />

contatto tra loro e alla ricerca di<br />

pezzi di ricambio e carrozzieri specializzati.<br />

«Gli appassionati di moto d’epoca<br />

– continua Guardaschelli – in genere<br />

non utilizzano il loro veicolo<br />

per circolare, o per giri turistici, ma<br />

sono molto orientati a partecipare<br />

a raduni a tema per confrontarsi:<br />

un carrozziere qualificato fa gola,<br />

così come un negozio di autoricambi<br />

che ha a disposizione pezzi<br />

di ricambio particolarmente datati».<br />

Senza contare che l’appassionato di<br />

moto d’epoca può anche rischiare<br />

di vedere bocciato il proprio veicolo<br />

nella procedura di autenticazione<br />

dell’Asi, soprattutto se si tratta<br />

di moto straniere.<br />

Infatti le diverse leggi, ad esempio<br />

tra Stati Uniti ed Europa costringono<br />

il proprietario di una moto<br />

americana in Italia ad apportare<br />

delle modifiche per poter circolare,<br />

come spostare la targa su un lato<br />

diverso rispetto all’omologazione<br />

iniziale o aggiungere specchietti<br />

non previsti. Questo spinge l’Asi a<br />

non inserire nel registro dei veicoli<br />

d’epoca alcuni modelli in circolazione<br />

perché non più fedeli all’ originale.<br />

Altro problema che porta alla<br />

scomparsa di molti veicoli è la rottamazione,<br />

soprattutto per gli<br />

scooter: le associazioni stimano<br />

che tra dieci anni moto e motorini<br />

anche molto popolari e ad alta tiratura<br />

come l’Aprilia Mito 50 rischiano<br />

di scomparire.<br />

Pagina a cura di<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

UN CLUB PER OGNI APPASSIONATO DI MECCANICA<br />

I COBRA DEI MOTORI<br />

Si chiama Giuseppe Guarnaschelli, “Il<br />

Cobra”, insieme al gruppo di amici, ha<br />

fondato l’anno scorso il club che porta il<br />

suo nome “I Cobra”. Un contenitore ambivalente<br />

che raggruppa<br />

appassionati di motori a<br />

tutto tondo: veicoli d’epoca<br />

ma anche tanti appassionati<br />

di auto e moto<br />

moderne. Il club organizza<br />

tutta una serie di attività:<br />

raduni, giri e viaggi,<br />

corsi di guida sicura,<br />

guida sportiva e su neve,<br />

fino alla procedura completa<br />

per rientrare nelle<br />

agevolazioni assicurative<br />

destinate ai veicoli d’epoca.<br />

«Abbiamo raggiunto<br />

un accordo interno con la Carige – ci racconta<br />

il presidente – un ispettore della<br />

compagnia controlla direttamente il<br />

mezzo e, se supera tutti i parametri lo<br />

assicura anche senza la certificazione<br />

dell’Asi, il che abbassa molto i costi per chi<br />

assicura un solo veicolo».<br />

Il Club organizza giri in<br />

moto ogni domenica,<br />

con percorsi di circa 600<br />

km e anche tour di intere<br />

regioni italiane.<br />

«Le nostre regole permettono<br />

anche a chi ha<br />

una moto 250 di viaggiare<br />

con noi. Il nostro<br />

obbiettivo principale è<br />

l’aggregazione e la crescita<br />

del gruppo».<br />

Il prossimo appuntamento<br />

è il raduno per<br />

benefincenza “Un Morso<br />

di Solidarietà” al convento di S.Vito a<br />

Marigliano (NA) in programma il 18<br />

Aprile.<br />

VESPA<br />

Amore<br />

intramontabile<br />

DUCATI<br />

Le Scrambler:<br />

fusione di stili<br />

LAMBRETTA<br />

Una rivalità<br />

che fa storia<br />

GUZZI<br />

Il Falcone<br />

della polizia<br />

La Vespa è sicuramente<br />

lo scooter<br />

più famoso della<br />

storia motoristica<br />

italiana.<br />

Nato nel 1946<br />

dalle mani dell’ingegnere<br />

Corradino<br />

D’Ascanio ha visto<br />

un susseguirsi di<br />

modelli fino ad oggi. E sono tantissimi i<br />

pezzi d’epoca ancora in circolazione in<br />

Campania, complice i costi elevati per l’assicurazione<br />

degli scooter. Le più richieste<br />

sono le Vespe 150, vendute a partire dagli<br />

anni 60 che introducevano la “valvola<br />

rotante” che influenzò tutta la gamma di<br />

scooter successivi. Questi modelli possono<br />

circolare anche in autostrada e danno<br />

prova di grande affidabilità. Tanti sono i<br />

collezionisti, ma ancora di più quelli che la<br />

utilizzano, dagli anni ‘50 come oggi anche<br />

solo per andare a lavoro o a scuola.<br />

Le “Ducati Scrambler”,<br />

nelle varie<br />

motorizzazioni<br />

250, 350 e 450,<br />

sono tra le più<br />

richieste tra gli<br />

appassionati di<br />

moto d’epoca italiani.<br />

Nate per il mercato<br />

americano sono state prodotte dalla storica<br />

casa di Borgo Panigale a partire dal<br />

1963 fino al 1974.<br />

Deve il suo successo al particolarmente<br />

robusto, fu usata anche nelle corse in pista,<br />

e alla linea innovativa per l’epoca: è considerata<br />

dagli esperti la perfetta fusione tra<br />

le moto europee e americane.<br />

Nonostante non fosse molto veloce per i<br />

tempi è sopravvissuta a tutte le mode e<br />

ancora oggi la sua linea classica e moderna<br />

insieme, ne fa una moto estremamente<br />

richiesta che raccoglie file di appassionati.<br />

Sorella e concorrente<br />

della Vespa, la<br />

Lambretta, che<br />

deriva il suo nome<br />

dal quartiere Lambrate<br />

a Milano dove<br />

veniva assemblata,<br />

è stata in produzione<br />

a partire dal<br />

1947 fino al 1972.<br />

La differenza fondamentale tra lo scooter<br />

prodotto dalla Innocenti e la Vespa sta nel<br />

telaio: i modelli milanesi hanno una struttura<br />

a tubolari su cui vengono applicati i vari<br />

pezzi di carrozzeria, mentre la Vespa è sviluppata<br />

su telai di un solo pezzo.<br />

Questo faceva si che i primi modelli erano a<br />

“carrozzeria scoperta” contrapposti a quelli<br />

dello scooter Piaggio completamente carenati.<br />

Altra differenza fondamentale è nella<br />

posizione del motore: al centro nella<br />

Lambretta, a lato sulla Vespa. Molto simili<br />

invece i motori, dal 50 al 150.<br />

Altro fiore all’occhiello<br />

dei collezionisti<br />

di moto<br />

italiani è la “Guzzi<br />

Falcone”.<br />

Prodotta dallo storico<br />

marchio genovese<br />

a partire<br />

dal 1950 fino al<br />

1967 è stata una<br />

moto di grande successo, come la sua<br />

diretta concorrente la Gilera Saturno, prodotta<br />

dalla casa di Arcore a partire dal<br />

1946 fino al 1958.<br />

Ma il suo successo impenna quando a partire<br />

dalla metà degli anni 50 diventa la preferita<br />

della Polizia Stradale e della Guardia<br />

di Finanza, tanto che le modifiche successive<br />

al modello sono strettamente legate<br />

alle esigenze delle forze dell’ordine.<br />

È l’ultima moto della Guzzi che equipaggia<br />

il motore monocilindrico a quattro tempi<br />

di 500 centimetri cubici.


18 Domenica 11 aprile 2010 SOCIETÀ<br />

Ogni giocattolo segue<br />

una branca della scienza:<br />

meccanica, aerospaziale,<br />

delle telecomunicazioni,<br />

elettrotecnica, chimica,<br />

logistica e gestionale<br />

I giocattoli devono rispondere a precisi criteri<br />

di sicurezza. E’ quanto viene disciplinato<br />

dalle normative europee a riguardo.<br />

Prima dell’immissione sul mercato i giocattoli<br />

devono esseremuniti del marchio di<br />

conformità CE che ne attesti la non pericolosità.<br />

Tra le novità della nuova direttiva<br />

2009/48/CE il divieto di utilizzare sostanze<br />

chimiche tossiche e allergizzanti.<br />

Giocare sulle ali dell’ ingegneria<br />

Curiosità, entusiasmo, capacità di uscire dagli schemi i segreti dell’inventore<br />

Non c’è principio dell’ingegneria<br />

che sfugge al mondo<br />

dei giocattoli. Nel più piccolo<br />

e semplice meccanismo si<br />

possono infatti ravvisare i<br />

paradigmi della scienza. Ad<br />

illustrarci i segreti della tecnica<br />

nei balocchi è Vittorio<br />

Marchis, prof. di Storia della<br />

scienza e delle tecniche al<br />

Politecnico di Torino, tra i<br />

curatori della Mostra “Ingegneri<br />

per gioco”, svoltasi<br />

due anni fa a Milano e a Torino.<br />

«Il giocattolo è l’espressione<br />

archetipica del<br />

fare e il fare è il modo con<br />

cui la specie umana si è rapportata<br />

con il mondo» precisa<br />

il professore. Ed è proprio<br />

attraverso lo strumento<br />

ludico che si possono<br />

cogliere i meccanismi dell’ingegneria.<br />

Vedere il giocattolo<br />

come semplice divertimento<br />

sarebbe riduttivo.<br />

Al di là di ogni mattoncino,<br />

di ogni trenino elettrico<br />

o piccolo aeroplano colorato,<br />

ma anche dietro un semplice<br />

teatrino o un fittizio<br />

campo di battaglia, c’è<br />

scienza e logica. «Nelle<br />

marionette o nei soldatini,<br />

più che nel Risiko o nel<br />

Monopoli, possiamo trovare<br />

i principi dell’ingegneria<br />

gestionale», afferma il prof.<br />

Marchis.<br />

Meccanica, elettronica, delle<br />

telecomunicazioni, aerospaziale:<br />

a ogni giocattolo la<br />

sua branca di ingegneria. A<br />

volte sono piccoli e sofisticati<br />

capolavori, altre volte<br />

semplici meccanismi di<br />

funzionamento come la<br />

trottola o il frisbee. Alla base<br />

di tutto c’è sempre tanta<br />

creatività. Alla domanda su<br />

chi è o chi può essere un<br />

ingegnere dei giocattoli il<br />

prof. Marchis non ha dubbi:<br />

«deve essere un curioso, deve<br />

cioè guardare la realtà,<br />

trovare entusiasmo nel progettare<br />

le cose, sapersi divertire<br />

e avere la capacità di<br />

uscire dagli schemi». Essere<br />

creativi significa infatti<br />

anche affidarsi al pensiero<br />

laterale, che è la capacità di<br />

affrontare un problema non<br />

in maniera rigorosa, ipotetico-deduttiva,<br />

ma cambiando<br />

il punto di vista per non<br />

ripercorrere strade già battute<br />

da altri. Libertà di creazione,<br />

divertimento, abbattimento<br />

delle barriere precostituite<br />

sono i segreti per<br />

costruire un buon giocattolo.<br />

Insindacabile sarà il giudizio<br />

degli esigenti utenti<br />

finali, i bambini: se si divertiranno,<br />

se saranno stimolati<br />

ad inventare nuove forme<br />

e nuove storie perfetto sarà<br />

stato il lavoro degli speciali<br />

ingegneri. Dietro ogni giocattolo<br />

c’è davvero tutto un<br />

mondo: essenziale è la tecnica,<br />

senza cui l’uomo d'altronde<br />

non avrebbe fatto<br />

progressi in nessun campo,<br />

ma il vero motore del fare è<br />

senza dubbio la fantasia.<br />

Pagina a cura di<br />

LOREDANA ZARRELLA<br />

La trottola<br />

nel tempo<br />

Numerose e diverse sono<br />

le forme di divertimento<br />

che si sono succedute nel<br />

tempo. Il legno, la pietra e<br />

l’argilla sono i materiali con<br />

cui si sono costruiti i primi<br />

giocattoli. I ritrovamenti<br />

nei siti archeologici hanno<br />

dato testimonianze importanti<br />

a riguardo. Non si<br />

tratta solo di bambole, diffuse<br />

in ogni epoca e che<br />

nell’antico Egitto avevano<br />

addirittura gambe snodabili.<br />

L’ingegno non è mai<br />

mancato e ha seguito l’evoluzione<br />

della tecnica.<br />

Nell’antica Roma artigiani<br />

esperti realizzavano cerchi,<br />

ornati spesso da anelli e<br />

sonagli, da far correre e<br />

suonare con la bacchetta.<br />

Un giocattolo che ha resistito<br />

nel tempo ma che ha<br />

origini molto lontane è la<br />

trottola: lo stesso Catone il<br />

Censore consigliava ai genitori<br />

di farci giocare i propri<br />

bambini.<br />

Norme di sicurezza<br />

Il cuore<br />

elettronico<br />

Il vecchio giocattolo dai<br />

meccanismi elementari resiste<br />

negli anni ma è sull’ecologia<br />

e sulla tecnologia<br />

avanzata che si gioca la sfida<br />

del futuro. Via libera dunque<br />

ai mattoncini da costruzione<br />

e ai soldatini biodegradabili<br />

e alla plastica<br />

riciclata. Robot e personaggi<br />

con il cuore elettronico<br />

coesisteranno poi sugli scaffali<br />

dei negozi insieme ai<br />

giochi dal sapore antico.<br />

E’ dal mondo dell’elettronica<br />

che arrivano i primi interessanti<br />

e spettacolari esperimenti.<br />

Il Parrot AR. Drone,<br />

presentato lo scorso dicembre<br />

al Consumer electronics<br />

show 2010 di Las Vegas, ne<br />

è un esempio. Si tratta di un<br />

quadricottero comandato a<br />

distanza grazie all’iPhone, in<br />

grado di sfruttare la cosiddetta<br />

realtà aumentata per<br />

giocare ad avvincenti battaglie<br />

virtuali.


L’INIZIATIVA<br />

TERRITORIO<br />

Domenica 11 aprile 2010<br />

La Fondazione Ania e l’Aiscat in campo per un mese negli istituti di otto regioni<br />

Morti sulle strade<br />

A scuola lezioni<br />

di guida sicura<br />

Il 30% delle vittime sono i giovani<br />

17<br />

Ogni anno in Italia muore il 30% di giovani al di<br />

sotto dei trenta anni in incidenti stradali. Un dato<br />

allarmante che testimonia quanto sia importante<br />

la prevenzione. Secondo l’ultima indagine Istat del<br />

2008, infatti, è stato rilevato che su 4.731 vittime di<br />

incidenti, 449 sono tra i 15 e i 20 anni, 440 tra i 20<br />

e i 24 e 453 tra i 25 e i 29.<br />

Sulla base di queste tragiche cifre la Fondazione<br />

Ania, in collaborazione con Aiscat (Associazione<br />

dei concessionari di autostrade e trafori), ha<br />

messo a punto un progetto per contrastare il<br />

drammatico fenomeno ed è entrata nelle scuole<br />

italiane con «La scuola ti guida», un’iniziativa che<br />

ha coinvolto istituti di otto regioni: Lombardia,<br />

Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo,<br />

Puglia, Campania e Lazio. Gli incontri sono<br />

cominciati a Milano a fine febbraio, e il giro si è<br />

concluso a Roma, con la partecipazione del duo<br />

musicale «Zero Assoluto» che ha fatto da testimonial.<br />

Le lezioni sulla sicurezza sono state tenute in<br />

17 scuole per complessivi 6000 studenti.<br />

«È atroce che un Paese sempre più vecchio veda<br />

distruggere sulla strada le sue giovani vite - afferma<br />

Sandro Salvati, presidente della<br />

Tutti<br />

i numeri<br />

Fondazione Ania - in quanto il 30%<br />

dei morti per incidente stradale ha<br />

meno di trenta anni e 1 morto su<br />

10 addirittura tra i 15 e i 20. Bisogna<br />

intervenire insieme con le<br />

famiglie e la scuola per far in modo<br />

che i giovani capiscano il valore<br />

della vita e non la mettano in gioco<br />

con atteggiamenti sconsiderati<br />

quando sono al volante».<br />

Per i ragazzi dei primi anni scolastici<br />

si sono svolti corsi di sicurezza<br />

stradale, tenuti da psicologi ed<br />

esperti di guida, per prepararsi al<br />

meglio e conseguire il patentito<br />

per ciclomotore ed essere sensibilizzati<br />

sui rischi della guida in stato<br />

d’ebbrezza. Per quanto riguarda gli<br />

studenti delle classi superiori, invece,<br />

oltre alle lezioni teoriche ci<br />

sono stati test di guida per valutare<br />

le loro capacità al volante con delle<br />

consolle per la simulazione. «Abbiamo<br />

trovato nelle scuole - spiega<br />

Umberto Guidoni, segretario generale<br />

della Fondazione Ania - un<br />

interlocutore ideale per trasmettere<br />

comportamenti corretti ai giovani».<br />

Ogni giorno in Italia si verificano<br />

in media 598 incidenti stradali che<br />

causano la morte di 13 persone e il ferimento di<br />

altre 849. In tutto il 2008, sempre secondo i dati<br />

dell’Istat, ce ne sono stati 218.963 con 310.739<br />

feriti. I dati riscontrano, rispetto al 2007 un calo<br />

del 5,2% degli incidenti, del 7, 8% dei morti e del<br />

4,6% dei feriti.<br />

«Non possiamo gioire completamente dei lusinghieri<br />

risultati, conseguiti nell’ultimo decennio,<br />

sulla rete autostradale a pedaggio - afferma<br />

Massimo Schintu, segretario generale Aiscat - dove<br />

i decessi per incidenti stradali si sono dimezzati,<br />

se pensiamo che ancora molte persone, e tra<br />

questi numerosissimi giovani, continuano a morire,<br />

sempre più spesso a causa dell’abuso di alcool o<br />

di uso di sostanze stupefacenti. È fondamentale,<br />

dunque, diffondere la cultura della sicurezza ed è<br />

per questo che Aiscat, con il contributo particolare<br />

di Autostrade per l’Italia, ha voluto collaborare<br />

con l’iniziativa della Fondazione Ania».<br />

Il progetto «La<br />

scuola di guida»<br />

della Fondazione<br />

Ania per la sicurezza<br />

stradale ha fatto<br />

il giro di diversi<br />

istituti scolastici .<br />

Questi alcuni dei<br />

numeri: 26 lezioni<br />

di teoria, con supporti<br />

multimediali,<br />

17 simulatori di<br />

guida completi di<br />

software e consolle<br />

di guida delle scuole<br />

, 85 kit didattici,<br />

2.700 cd “patentino<br />

on line”, 8.000 etilometri<br />

monouso,<br />

15.000 opuscoli<br />

informativi . Si<br />

sono, poi, iscritti<br />

1.500 ragazzi al<br />

progetto<br />

Neopatentati.<br />

Pagina a cura di<br />

SONIA ACERRA<br />

Umberto Guidoni (al centro) con gli “Zero Assoluto”<br />

Le cause:<br />

regole<br />

non rispettate<br />

Le principali cause degli incidenti<br />

sono costituite, per<br />

il 44% dei casi, dai comportamenti<br />

errati di guida, il<br />

mancato rispetto delle regole<br />

di precedenza, la guida<br />

distratta e la velocità<br />

troppo elevata. Importante,<br />

poi, è lo stato psicofisico<br />

alterato del conducente,<br />

non tanto per l’incidenza<br />

che è solo del 3, 1%<br />

dei casi, ma per la pericolosità<br />

degli incidenti provocati.<br />

La maggiore alterazione<br />

riguarda la guida in stato<br />

di ebbrezza da alcool col<br />

68,1%, poi il malore, l’ingestione<br />

di sostanze stupefacenti<br />

e il sonno. Soltanto lo<br />

0,4% sul totale è imputabile<br />

a difetti o avarie del veicolo<br />

e il 3,4% al comportamento<br />

scorretto del pedone. È per<br />

questo che l’indice di mortalità<br />

aumenta nel fine settimana,<br />

in particolare tra il<br />

sabato e la domenica con 3,<br />

4 morti ogni 100 incidenti,<br />

cioè oltre un terzo dei decessi<br />

e un quarto degli incidenti<br />

della settimana, mentre<br />

i giorni più tranquilli risultano<br />

essere il lunedì e il<br />

mercoledì. La notte ci sono<br />

meno infortuni, ma più<br />

gravi. Nell’anno il mese con<br />

una più alta incidentalità è<br />

luglio con 21.369 sinistri e<br />

quello con la più bassa è<br />

dicembre con 16.105.<br />

DISASTRI SULLE VIE INTERURBANE<br />

Maggiori pericoli nelle città<br />

Le strade italiane con più infortuni<br />

sono quelle urbane, almeno stando<br />

al numero d’incidenti provocati<br />

che sono 168.088, circa il 76,8%. Le<br />

cifre, fornite dall’Istat, accendono<br />

l’attenzione anche sui feriti, che sono<br />

228.325 , ovvero il 73, 5% , mentre<br />

i decessi sono 2.076, pari al 43,<br />

9%. L’indice di mortalità è, però,<br />

più grave sulle strade extraurbane<br />

(escluse le autostrade, dove si arriva<br />

al 3,7%), e si registrano 5,7<br />

decessi ogni 100 incidenti. Sulle<br />

strade urbane, invece, gli incidenti<br />

sono meno gravi con 1,2 morti<br />

ogni 100 incidenti.<br />

Sulle autostrade si sono verificati<br />

12.372 sinistri, solo il 5,7% del totale,<br />

i quali hanno causato 20.631<br />

infortunati e 452 morti.<br />

I dati sono in diminuzione rispetto<br />

al 2007 per quanto riguarda l’incidentalità<br />

con il 5,2% in meno, che<br />

Incidenti,<br />

il primato<br />

in Lombardia<br />

Campania al nono posto<br />

a Napoli la maglia nera<br />

Il nostro Paese punta a dimezzare<br />

gli incidenti stradali,<br />

anche su sollecitazione<br />

dell’Unione Europea.<br />

Nel Libro Bianco del 13<br />

settembre 2001, infatti, il<br />

Parlamento Europeo ha<br />

fissato l’obiettivo di ridurre,<br />

entro quest’anno, su<br />

tutto il territorio comunitario,<br />

del 50% la mortalità<br />

su strada. Gli ultimi dati,<br />

però, risalenti al 2008,<br />

parlano chiaro: nel nostro<br />

Paese i danni a persone o<br />

cose sono diminuiti del<br />

33% e bisogna ancora lavorare<br />

per migliorare nella<br />

sicurezza stradale.<br />

La media di diminuzione<br />

dei sinistri in Europa,<br />

sempre in base agli stessi<br />

sulla rete autostradale arriva a<br />

meno 9,3%. L’incidente più comune<br />

è quello frontale-laterale con<br />

77.735, poi il tamponamento, lo<br />

scontro laterale, lo scontro frontale<br />

e l’urto con veicolo in momentanea<br />

fermata o arresto.<br />

Ad avere la peggio sono i conducenti<br />

con il 69,6% dei morti e il 69,<br />

2% dei feriti. La fascia di età che ha<br />

più morti tra chi guida è quella che<br />

va tra i 25 e i 29 anni con 370<br />

decessi. I passeggeri trasportati<br />

sono il 16,5% dei morti e il 24,1%<br />

dei feriti, mentre i pedoni, utenza<br />

debole, sono il 13, 7% dei morti e il<br />

6,6% dei feriti.<br />

A constatare gli incidenti stradali<br />

sono per lo più gli agenti della<br />

Polizia Municipale con il loro<br />

64,9%, poi la Polizia Stradale con il<br />

19,4%, i Carabinieri con il 15, 4% e<br />

altri con lo 0,3%.<br />

dati rispetto al 2000, è un<br />

po’ più bassa di quella italiana<br />

ed è del 31%. Ci sono,<br />

tuttavia, degli Stati virtuosi.<br />

A raggiungere già il<br />

traguardo sono il Portogallo,<br />

il Lussemburgo e<br />

la Lettonia. Nella fascia<br />

italiana, tra il 30 e il 40% ,<br />

si collocano anche altri<br />

Paesi quali l’Austria, il<br />

Belgio, l’Estonia, l’Irlanda,<br />

i Paesi Bassi, la Slovenia e<br />

la Svezia.<br />

Le maglie nere spettano<br />

alla Bulgaria e alla Romania,<br />

dove la variazione<br />

della mortalità è addirittura<br />

in aumento.<br />

Per quanto riguarda le regioni<br />

italiane, il primato<br />

degli infortuni spetta alla<br />

Lombardia con 41.827<br />

incidenti e la meno pericolosa<br />

è la Valle d’Aosta<br />

con 301 sinistri. La Campania<br />

è nona nella classifica<br />

con 11.529 incidenti,<br />

329 morti e 17.380 feriti.<br />

Tra le città più pericolose<br />

ci sono Milano con 23.894<br />

incidenti e Roma con<br />

22.636. Napoli le segue a<br />

distanza, insieme a Torino,<br />

Brescia e Treviso,<br />

con 6.064, 130 morti e<br />

8.778 feriti.<br />

Degli altri capoluoghi<br />

campani c’è Salerno con<br />

2.852 incidenti, 86 decessi<br />

e 4.371 feriti, poi Caserta<br />

con 1.622 incidenti, 73<br />

morti e 2.580 feriti, ancora<br />

Avellino con 593 incidenti,<br />

29 morti e 992 infortunati<br />

e, in ultimo, Benevento<br />

con 398 incidenti, 11<br />

morti e 659 feriti.


SPETTACOLI Domenica 11 aprile 2010<br />

A quasi un anno dalla scomparsa si riconferma campione di incassi<br />

La Sony ha stipulato un contratto con i suoi parenti per oltre 250 milioni di euro<br />

Jackson, mito che non muore<br />

19<br />

ROBERTA SALZANO<br />

A nove mesi dalla sua scomparsa<br />

Michael Jackson continua a far<br />

parlare di sé. Dopo il boom di vendite<br />

per i suoi dischi, con 31 milioni<br />

di copie vendute e un ammontare<br />

di 250 milioni di dollari, la<br />

Sony non si è lasciata scappare l’affare.<br />

La major discografica ha<br />

infatti stipulato un contratto con<br />

la “Michael Jackson Estate”. Una<br />

sorta di accordo con i parenti della<br />

popstar che garantirà loro altri<br />

250 milioni di dollari per dieci<br />

progetti legati al nome di Jacko, da<br />

pubblicare fino al 2017.<br />

Il presidente della Columbia/Epic,<br />

Rob Stringer, l’etichetta dei maggiori<br />

successi di Jacko, ha affermato:<br />

«Non saranno solo dischi.<br />

Potrebbe trattarsi di operazioni<br />

legate al cinema o al teatro, videogiochi<br />

o addirittura piattaforme<br />

multimediali, ancora da lanciare<br />

sul mercato».<br />

Il nuovo contratto è la testimonianza<br />

tangibile che il successo di<br />

Michael Jackson sopravvive alla<br />

sua scomparsa. Lo dimostrano gli<br />

8,3 milioni di dischi venduti e i 12,<br />

4 milioni di download in appena<br />

nove mesi, solo negli Stati Uniti.<br />

Michael Jackson, dominatore<br />

assoluto degli anni Ottanta, divo<br />

stellare, uomo controverso e complesso,<br />

milionario sconnesso dal<br />

mondo. Cantante, compositore,<br />

ballerino, produttore discografico,<br />

attore, sceneggiatore. Un’icona del<br />

pop, ma al tempo stesso un artista<br />

poliedrico che si è inventato e<br />

reinventato di continuo. E pensare<br />

che aveva cominciato la propria<br />

carriera a cinque anni esibendosi<br />

con i fratelli negli Jackson Five, per<br />

trasformarsi in uno dei più grandi<br />

artisti della storia della musica<br />

pop. Aperto agli sperimentalismi,<br />

ha intrecciato diversi generi musi-<br />

La discografia completa di<br />

Michael Jackson:<br />

This Is It (2009)<br />

Thriller (2008)<br />

Number Ones (2003)<br />

Invincible (2001) 1 posto nelle<br />

classifiche di 13 Paesi con 10<br />

La leggenda del pop<br />

milioni di copie vendute<br />

Blood On The Dance Floor -<br />

History In The Mix (1997)<br />

Dangerous (1991)<br />

Bad (1987)-Thriller (1982)-Off<br />

The Wall (1979) nel 2003 entrarono<br />

nella lista dei 500 migliori<br />

album secondo Rolling Stone.<br />

Thriller divenne il più grande<br />

successo commerciale. Rimase<br />

nella top ten della Billboard 200<br />

per 80 settimane consecutive, di<br />

cui 37 al 1 posto<br />

Forever, Michael (1975)<br />

Got To Be There (1972)<br />

Ben (1972)<br />

cali, dal soul al rhythm and blues<br />

per passare al dance e poi al rock.<br />

Giacca nera scintillante, capelli<br />

lunghi e ricci, impressionanti passi<br />

di break-dance (specialmente il<br />

moonwalk, un vero fenomeno di<br />

costume), voce esile ed efebica, un<br />

guanto bianco, occhiali scuri e<br />

scarpe slacciate. Michael Jackson<br />

ha lanciato il suo stile. Uno stile<br />

che ha fatto storia al punto che i<br />

teenager imitano il suo look e i fan<br />

vanno in delirio ai suoi concerti,<br />

pirotecnici e sfarzosi.<br />

Premiato come il miglior artista<br />

pop maschile del millennio ai<br />

World Music Awards del 2000 e<br />

artista del secolo agli American<br />

Music Awards del 2002, per due<br />

volte è stato inserito nella Rock<br />

and Roll Hall of Fame e nella sua<br />

carriera ha vinto 13 Grammy<br />

Awards. Il 25 giugno del 2009, alla<br />

vigilia del tour mondiale This Is It<br />

già tutto esaurito che avrebbe<br />

dovuto segnare il suo grande ritorno<br />

al mondo del lo spettacolo,<br />

dopo anni di scandali giudiziari,<br />

problemi di salute e una vita personale<br />

molto sfortunata, Michael<br />

Jackson è morto per un’eccessiva<br />

somministrazione di calmanti.<br />

Il suo medico personale, Conrad<br />

Murray è tuttora indagato per<br />

omicidio colposo. A quasi un<br />

anno dalla sua scomparsa il mito<br />

di Jacko sembra destinato a non<br />

tramontare. Perché rivivrà nella<br />

memoria dei suoi numerosi fan<br />

attraverso dischi, dvd, film. Sessanta<br />

brani inediti dell’artista sono<br />

ancora chiusi nel cassetto e da<br />

novembre è prevista l’uscita del<br />

primo album di inediti, oltre al<br />

noto catalogo di evergreen che<br />

continuerà a far sognare intere<br />

generazioni, con il suo stile inconfondibile<br />

e la sua musica che<br />

ormai è a tutti gli effetti patrimonio<br />

dell’umanità.<br />

Il ministero della Salute impone regole più severe per la visione tridimensionale<br />

Gli occhialini della discordia<br />

L’oculista Mario Stirpe: «Malesseri passeggeri ma intollerabile il riutilizzo»<br />

Il 3D<br />

diventa<br />

di casa<br />

Il 3D sta varcando la<br />

soglia di molte case<br />

europee. In Inghilterra,<br />

dal 3 aprile, è attivo<br />

il canale tridimensionale<br />

di Sky Uk, inaugurato<br />

in occasione della<br />

partita Manchester U-<br />

nited – Chelsea. In<br />

Spagna, il canale 3D<br />

della pay-tv Canal +<br />

sarà disponibile dal 17<br />

aprile. Per ricevere<br />

questi canali occorre<br />

un decoder Hd e una<br />

televisione compatibile.<br />

A giugno arriverà la<br />

nuova console della<br />

Nintendo, la “3DS”.<br />

CLAUDIA ESPOSITO<br />

Attori che sfondano lo schermo per<br />

raggiungere lo spettatore alla ricerca<br />

di un realismo che lasci senza fiato:<br />

è la tecnologia 3D che sta spopolando<br />

dopo l’arrivo nelle sale di titoli<br />

fantasy come “Avatar” e “Alice in<br />

Wonderland”. Puntuale è esploso<br />

anche il dibattito sui possibili effetti<br />

nocivi degli occhialini 3D dopo diversi<br />

episodi di nausea e vertigini registrati<br />

tra gli spettatori e segnalati<br />

dalle associazioni di consumatori.<br />

Più grave, invece, il caso di una bimba<br />

milanese di tre anni che ha riportato<br />

una grave infiammazione agli<br />

occhi. Mentre le case cinematografiche<br />

invitano a non sollevare inutili<br />

allarmismi, i numerosi malesseri<br />

hanno suscitato l’attenzione del ministero<br />

della Salute che, a sua volta,<br />

ha chiesto un parere al Consiglio superiore<br />

di Sanità. Questo, in una relazione,<br />

ha sconsigliato gli occhiali<br />

tridimensionali ai bambini inferiori<br />

ai sei anni e ne ha raccomandato agli<br />

adulti l’uso per un periodo limitato<br />

A sinistra<br />

una signora<br />

indossa un paio<br />

di occhialini 3D<br />

e a destra<br />

il noto oculista<br />

Mario Stirpe<br />

di tempo. Ma fanno davvero male gli<br />

occhiali 3D?<br />

«I malesseri accusati da diverse persone<br />

– spiega Mario Stirpe, noto o-<br />

culista e membro del Consiglio superiore<br />

di Sanità nonché estensore<br />

della relazione sugli effetti degli occhialini<br />

tridimensionali adottata poi<br />

dal ministero – sono solo manifestazioni<br />

transitorie che dipendono dalla<br />

sensibilità individuale del sistema<br />

nervoso vegetativo. Persone sensibili<br />

che magari hanno la nausea già<br />

leggendo in auto». Nella circolare<br />

del ministero è stato anche disposto<br />

che gli occhialini 3D debbano essere<br />

monouso. «È intollerabile - continua<br />

Stirpe - che questi occhiali, una volta<br />

usati, vengano riposti in un cesto<br />

e poi riutilizzati da un’altra persona.<br />

Una prassi di questo tipo non è igienica<br />

e diventa il veicolo di epidemie<br />

congiuntivali. Per questo, va anche<br />

trovato un metodo di sterilizzazione<br />

che non irriti l’occhio». Problemi<br />

ancora aperti con risvolti non solo<br />

sulla salute ma anche sulle tasche<br />

dei gestori delle sale cinematografiche.<br />

E tutto questo mentre il cinema<br />

tridimensionale si appresta a<br />

dilagare nelle case e a diventare di<br />

uso comune. Ma di fronte al possibile,<br />

futuro, abuso di questa tecnologia,<br />

Stirpe avverte: «La visione<br />

saltuaria in 3D non provoca danni,<br />

ma in mancanza di uno studio approfondito<br />

sull’argomento, non è e-<br />

scluso che ci potrebbero essere riflessi<br />

nel corso degli anni, soprattutto<br />

in caso di visione quotidiana<br />

protratta nel tempo».


20 Domenica 11 aprile 2010 RUBRICHE<br />

Il volume pubblicato<br />

dalle edizioni<br />

“Nutrimenti”<br />

uscito il 16 marzo<br />

nel 32° anniversario<br />

dal rapimento<br />

del presidente Dc<br />

Aldo Moro<br />

“Via Fani ore 9.02” è il lavoro di Bianco e Castronuovo<br />

sull’agguato delle Brigate Rosse allo statista democristiano<br />

Ricostruire una delle pagine più buie della<br />

“Prima Repubblica”, non attraverso i verbali<br />

degli investigatori o delle Commissioni<br />

parlamentari d’inchiesta, ma con i ricordi<br />

di chi c’era. In “Via Fani ore 9.02” i trentaquattro<br />

testimoni oculari raccontano il<br />

rapimento di Aldo Moro. Un modo diverso<br />

di ricostruire quella mattina del 16 marzo<br />

1978 quando, mentre i brigatisti rapivano<br />

il presidente della Democrazia cristiana,<br />

il Parlamento si apprestava a votare la<br />

fiducia al governo Andreotti. Pubblicato<br />

proprio nel giorno del trentaduesimo<br />

anniversario dell’esplosione della “geometrica<br />

potenza” delle Br, il volume del giornalista<br />

Romano Bianco e del saggista<br />

Manlio Castronuovo offre un montaggio<br />

cinematografico della vicenda: dalle manovre<br />

di avvicinamento del commando alla<br />

tecnica a “cancelletto” per bloccare le vie<br />

di ingresso e d’uscita di via Fani, dalla<br />

mappa degli spettatori per caso a quella<br />

moto Honda che scompare e ricompare<br />

sulla scena del delitto. Ma tanta curiosità<br />

suscita anche quella Alfasud beige da cui<br />

scende un uomo che, alla vista dei corpi e-<br />

sanimi degli uomini della scorta, grida:<br />

«Oddio i colleghi». Tutto come in un film,<br />

anzi un cortometraggio, perché l’attacco al<br />

“cuore dello Stato” dura solo cinque minuti.<br />

Uno spazio di tempo breve, un lasso mi-<br />

Gli scrittori<br />

Romano Bianco, giornalista,<br />

si interessa al caso Moro da<br />

quando, bambino, un suo<br />

compaesano fu trucidato in<br />

via Fani. Dall’adolescenza legge<br />

tutte le pubblicazioni sull’argomento.<br />

Questo è il suo<br />

primo lavoro. Manlio Castronuovo,<br />

saggista, ha pubblicato<br />

“Vuoto a perdere. Le Brigate<br />

Rosse, il rapimento, il processo<br />

e l’uccisione di Aldo Moro”.<br />

A fianco via Fani dopo l’agguato<br />

In basso la copertina del libro<br />

La parola ai testimoni<br />

nimo, in cui però è possibile cambiare la<br />

storia. È proprio quello che accade la mattina<br />

del 16 marzo e a cui assiste Francesco.<br />

Uno studente che, mentre parte la prima<br />

raffica contro l’auto di Moro e delle sue<br />

guardie del corpo, aspetta l’autobus per<br />

raggiungere l’Università. Scappando da<br />

quell’orrore incrocia una signora che non<br />

ha il tempo di capire. Neppure l’edicolante<br />

della “strada della morte” ha la possibilità<br />

di intuire: sta sfogliando i quotidiani, come<br />

ogni mattina, mentre il primo colpo di pistola<br />

rompe il silenzio. Ma c’è chi assiste<br />

all’agguato dal balcone della propria casa.<br />

Non può riconoscere gli uomini e le donne<br />

del commando, ma vede morire gli agenti<br />

e sparire il presidente in pectore della Repubblica<br />

tra due persone che indossano u-<br />

na divisa simile a quella dei piloti dell’Alitalia.<br />

Far descrivere l’agguato dai testimoni<br />

e raccontarlo in un libro è un’idea<br />

semplice, tanto facile che «nessuno ha mai<br />

tentato un’operazione del genere» ci spiega<br />

il fasanese e coautore del libro Romano<br />

Bianco. Perché? Leggendo in “controluce”<br />

le dichiarazioni dei testimoni dell’agguato,<br />

come suggerisce Bianco, emergono nuove<br />

e importanti incongruenze che fanno aumentare<br />

gli interrogativi e rafforzano i<br />

dubbi. Il racconto corale offerto dai trentaquattro<br />

testimoni e proposto con rigore<br />

dai due autori è ricco di spunti. Rivelazioni<br />

a ridottissimo rischio di manipolazione e<br />

prive delle distorsioni frutto del lungo percorso<br />

giudiziario. La voce narrante diventa<br />

quella dei passanti e dei residenti della<br />

zona, inconsapevoli protagonisti della vicenda.<br />

Un libro innovativo nel metodo<br />

che, da un altro punto di vista, racconta l’-<br />

attacco al cuore dello Stato.<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />

SANTO IANNÒ<br />

libri<br />

“Hanno tutti ragione”<br />

di Paolo Sorrentino<br />

Edizione Feltrinelli<br />

Pagine 320 – 18,00 euro<br />

Dal cinema alla letteratura. Sorrentino racconta,<br />

nel suo primo libro, la storia di un quarantenne<br />

napoletano: cantante di scarso successo<br />

e cocainomane. Nel romanzo, scritto<br />

sotto forma di memoriale, la vita porta Tony<br />

in Brasile. Dopo 20 anni il ritorno in Italia<br />

grazie alla chiamata di un potente politico.<br />

Un legame che ricorda quello tra Apicella e<br />

Berlusconi. Ma il regista si giustifica così:<br />

«Voglio solo sottolineare l’incapacità del protagonista<br />

di decifrare il presente».<br />

“No”<br />

di Paola Capriolo<br />

Edizione El<br />

Pagine 92 – 10,50 euro<br />

Conoscere la storia per combattere il razzismo.<br />

L’autrice racconta la vita di Rosa Parks<br />

che, su un bus nel dicembre del 1955, rifiutò<br />

di cedere il posto a un “bianco”. Un gesto<br />

considerato il la a una battaglia che vedrà<br />

protagonista Martin Luther King. Un’idea<br />

nata dal clima di rabbia nei confronti degli<br />

stranieri. Un libro su una donna che ha<br />

combattuto per i propri diritti e non è riuscita<br />

a vedere il primo presidente di colore<br />

eletto alla Casa Bianca. Il desiderio è quello<br />

di non rivivere un passato vergognoso.<br />

“La pattuglia dell’alba”<br />

di Don Winslow<br />

Edizione Einaudi<br />

Pagine 365– 18,50 euro<br />

Indagine sulla criminalità, passione per il<br />

surf e l’amicizia: tutto questo è l’ultimo romanzo<br />

di Winslow. La pattuglia dell’alba è<br />

multirazziale: i giovani in spiaggia dell’onda<br />

giusta e le messicane che aspettano i primi<br />

clienti per vendersi. Per l’autore il male è<br />

macroscopico, invasivo e inestirpabile perché<br />

è parte di ogni uomo.<br />

Missionari e laici Saveriani celebrano i loro primi cinquant’anni a Salerno con una mostra<br />

La sfida unisce il mondo<br />

Da San Francesco a Obama il cammino del dialogo dell’umanità<br />

“Un mondo di sfide per l’uomo”.<br />

È il titolo della quinta mostra<br />

interculturale organizzata<br />

dai Missionari e laici Saveriani<br />

per celebrare il cinquantesimo<br />

anniversario della loro presenza<br />

a Salerno.<br />

Attraverso un percorso concettuale<br />

che abbraccia i cinque<br />

continenti, la mo-stra, che si<br />

rivolge principalmente agli<br />

alunni delle scuole salernitane,<br />

vuole raccontare le sfide che<br />

l’umanità combatte al di là del<br />

nostro orizzonte.<br />

Si parte dall’Africa, il continente<br />

con le maggiori contraddizioni,<br />

dove il tema è quello della<br />

pace. Il continente nero è un<br />

paese povero, ma al contempo<br />

ricchissimo di materie prime.<br />

Una delle maggiore cause delle<br />

guerre che insanguinano l’Africa<br />

è legata all’estrazione della<br />

pietra di coltan. Una volta raffinato,<br />

esso è fondamentale per<br />

la costruzione di dispositivi che<br />

immagazzinano energia o condensatori,<br />

utilizzati, ad esempio,<br />

nei cellulari, nei computer<br />

portatili, nelle macchine fotografiche<br />

digitali.<br />

Il Congo possiede l’ottanta per<br />

cento del coltan del mondo, e si<br />

stima che la sua esportazione<br />

nei mercati europei e americani<br />

sia stata una delle maggiori<br />

cause che hanno contribuito a<br />

finanziare le numerose e non<br />

ancora terminate guerre in quel<br />

Paese. In Europa la sfida è l’immigrazione.<br />

Nella mostra vengono<br />

messe a confronto l’emigrazione<br />

italiana del Novecento<br />

con l’attuale flusso di immigrati<br />

che vivono e lavorano oggi nel<br />

nostro Paese.<br />

In Asia il viaggio prosegue<br />

attraverso il difficile dialogo<br />

interreligioso. Ai giovani visitatori<br />

vengono presentati tre<br />

campioni del dialogo: Ghandi,<br />

Matteo Ricci e San Francesco<br />

d’Assisi. In America dominano<br />

la sfida dei diritti e della giustizia,<br />

da quelli dell’infanzia e<br />

della terra fino a quelli alla giusta<br />

pena, contro la condanna a<br />

morte, e all’assistenza sanitaria,<br />

che Barack Obama sta vincendo<br />

con successo. In Oceania,<br />

dove sono presenti centoquaranta<br />

etnie diverse, si combatte<br />

per salvaguardare il creato e<br />

per la tutela delle minoranze.<br />

A fare da cornice alla mostra, le<br />

fotografie di quattro fotoreporter<br />

napoletane, Silvia Cappiello,<br />

Giulia Esposito, Alessandra<br />

Farinelli e Antigone Marino.<br />

«La nostra sfida – racconta<br />

Silvia Cappiello – è stata quella<br />

Foto della mostra<br />

“Un mondo<br />

di sfide per l’uomo”<br />

realizzata<br />

dai Missionari e laici<br />

Saveriani a Salerno<br />

di trovare i punti di contatto dei<br />

cinque continenti. Sotto ogni<br />

foto abbiamo riportato la latitudine<br />

e la longitudine dei luoghi<br />

dove sono state scattate per<br />

privarle dell’identità. Ognuna<br />

di esse, infatti, può appartenere<br />

a ciascun continente».<br />

Tra i luoghi del dialogo, nella<br />

mostra viene presentata la<br />

Scuola medica salernitana, la<br />

prima e più importante istituzione<br />

sanitaria d’Europa nel<br />

Medioevo.


A metà strada<br />

tra Amalfi e Positano<br />

lungo i tornanti<br />

del dipinto naturale<br />

più bello del pianeta<br />

una galleria d’arte<br />

a cielo aperto<br />

tra incanto e realtà<br />

WEEK END<br />

Domenica 11 aprile 2010<br />

21<br />

SABINO RUSSO<br />

Dal Fiordo con Furore<br />

A un battito di ciglio dalla<br />

Divina Costiera, lasciata l'Amafiltana,<br />

lungo i tornanti di<br />

una strada fra le più belle del<br />

mondo, su un pendìo intensamente<br />

coltivato a vite ed a<br />

olivo, si arriva a Furore. Il<br />

nome antico di tutta la zona<br />

era "Terra Furoris", per quel<br />

rumore spaventoso e assordante<br />

derivante dal frangere<br />

dei flutti sulla scogliera e sul<br />

Fiordo.<br />

Furore è il "paese dipinto", un<br />

gioiello policromo. La prima<br />

cosa che balza agli occhi dei<br />

visitatori sono le sue pitture<br />

murali che affrescano case,<br />

piazzette, edifici<br />

pubblici. I<br />

murales di Furore<br />

sostituiscono<br />

una galleria<br />

d'arte<br />

contemporanea<br />

"en plain<br />

air". Pertanto il<br />

piccolo borgo<br />

marinaro<br />

costiero può<br />

inserirsi a pieno<br />

titolo tra i<br />

più suggestivi<br />

paesi dipinti<br />

d'Italia. Una<br />

Muri d’autore<br />

A settembre pittori e scultori<br />

arricchiscono questa galleria<br />

d’arte a cielo aperto lungo le<br />

vie, i muri delle case, i cortili.<br />

A passeggio tra antiche cartiere<br />

mulini e casette dei pescatori<br />

collettività legata alla sua<br />

terra, ricca di vigneti che produce<br />

un ottimo vino, coltivata<br />

da agricoltori capaci e "testardi"<br />

che coltivano frutti genuini<br />

come pomodorini di montagna,<br />

olio di oliva, patate di<br />

terra asciutta, erbe aromatiche.<br />

I pescatori-contadini del<br />

Fiordo sfidano un mare spesso<br />

in burrasca, e il frutto di notti<br />

insonni arricchisce la loro<br />

tavola, dando origine a piatti<br />

originali come totani e patate.<br />

Vini Doc<br />

Doc dal 1995, è stato premiato<br />

come miglior bianco d’Italia<br />

2006 e “Best of Class” Award<br />

Limited Production in USA.<br />

E così oggi, a pochi chilometri<br />

da Amalfi, si può scegliere una<br />

località fuori dal turismo di<br />

massa, coscienti di trovare<br />

atmosfere suggestive, dove l'asprezza<br />

del territorio viene<br />

mitigato dalla fantasia degli<br />

artisti che, con le loro opere,<br />

hanno dato un'identità culturale<br />

a un intero paese: Luigi e<br />

Rosario Mazzella, Leone,<br />

Padula, Di Meglio, e artisti<br />

stranieri come Fritz Gilow,<br />

Werner Christian Wontroba.<br />

E’ possibile inoltre visitare le<br />

Chiese di S. Giacomo, S.<br />

Michele Arcangelo e S.Elia. La<br />

Chiesa di S.Elia, risale ad<br />

epoca antichissima, e conserva<br />

gli interventi eseguiti nel<br />

‘400 e gli ampliamenti barocchi<br />

all'interno. Un importante<br />

trittico quattrocentesco, raffigurante<br />

la Madonna col Bambino,<br />

S.Elia e S.Bartolomeo,<br />

opera di Angelo Antonelli da<br />

Capua, del XV secolo.<br />

Se si desidera fare una passeggiata<br />

a piedi e si vuole scendere<br />

a piedi al Fiordo, c'è una<br />

suggestiva scalinatella che<br />

conduce fino al mare. Lungo la<br />

strada, si nascondono antiche<br />

cartiere,<br />

canali, mulini,<br />

grotte<br />

preistoriche<br />

e una scenografia<br />

naturale,<br />

con<br />

quelle magnifiche<br />

Prodotti tipici<br />

Oltre i limoni, il prodotto tipico<br />

è il pomodorino a “piennolo”,<br />

detto l’oro di Furore.<br />

Ottimi i formaggi di Agerola.<br />

casette di<br />

pescatori,<br />

dove sembra<br />

rivivere perennemente<br />

un'atmosfera<br />

di un tempo<br />

remoto.<br />

di Francesco Maria Borrelli<br />

Cotoletta di spada<br />

e crema di fagioli<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

pesce spada 800gr<br />

uova 4, sale, pepe<br />

pangrattato 200gr<br />

fagioli borlotti 600gr<br />

olio d’oliva, rosmarino.<br />

Preparazione:<br />

Pulite le fette di pesce spada privandole della<br />

spina centrale e della pelle. Intanto fate scaldare<br />

in padella i fagioli con olio e rosmarino.<br />

Salate, portateli a cottura, frullateli e passateli<br />

una seconda volta in padella per 2-3 minuti.<br />

Sbattete le uova in un piatto e aggiustate di<br />

sale e pepe macinato. Disponete in un piatto<br />

ampio il pangrattato. Fate riscaldare in padella<br />

abbondante olio d’oliva. Intingete le fette di<br />

pesce spanda, una alla volta, nelle uova sbattute<br />

poi passatele nel pangrattato e infine<br />

mettetele nella padella con l’olio che oramai<br />

sarà arrivato a temperatura da frittura. Fate<br />

dorare il pesce da un lato e poco dopo dal<br />

altro, infine lasciatelo diventare croccante<br />

sulle due facce. Mettete della carta assorbente<br />

per frittura in un piatto ampio. Levate il<br />

pesce spada ormai fritto, disponetelo sul piatto<br />

e copritelo con altra carta per frittura in<br />

modo da assorbirne l’olio in eccesso.<br />

Impiattate disponendo il pesce al centro e la<br />

vellutata di fagioli ancora fumante, di lato. A<br />

piacere potrete aggiungere del pepe macinato<br />

prima di assaporare la portata.<br />

I vini:<br />

Marisa Cuomo, “Furore bianco Fior d’uva”<br />

oppure Marisa Cuomo, “Furore Rosso”.


22 Domenica<br />

11 aprile 2010 SPORT<br />

CAVA DE’ TIRRENI<br />

Nel calcio a cinque con i gol della Di Riso la Primavera sta sfiorando la massima serie<br />

Attenti uomini, avanza l’onda rosa<br />

Un ottimo sponsor per valorizzare le promesse della squadra di pallavolo<br />

Attenti a sottovalutare le<br />

donne: a Cava de’ Tirreni,<br />

ove solitamente si mangia<br />

pane e pallone, si stanno<br />

segnalando altri sport femminili.<br />

È proprio con la palla<br />

che le sportive stanno ritagliandosi<br />

uno spazio importante.<br />

Uomini, e altre società,<br />

state attenti!<br />

La Primavera Cavese del<br />

presidente Claudio Di Criscio,<br />

squadra di calcio a 5<br />

femminile terza nella B<br />

regionale, è l’esempio di come<br />

i risultati possano giungere<br />

se voluti. Le biancoblu<br />

sono già ammesse ai playoff<br />

per la promozione nella A<br />

regionale, dove sono state<br />

trascinate dai gol di Celeste<br />

Di Riso (nella foto) ben 39 in<br />

14 partite e, secondo lei, dall’impegno<br />

del coach Florindo<br />

Taffarel.<br />

«Il mister ha aperto la nostra<br />

mentalità – commenta la Di<br />

Riso – e ha cambiato il nostro<br />

gioco. E’ una persona<br />

speciale».<br />

Calciatore preferito?<br />

Per caratteristiche Maradona,<br />

anche se il presidente mi<br />

paragona a Lavezzi… Certamente,<br />

segnare 39 gol è<br />

anche merito della squadra.<br />

Si sente pronta per una<br />

Serie A regionale?<br />

Mi sento pronta, ma anche il<br />

resto della squadra si sente<br />

pronto.<br />

La prossima stagione rimarrà<br />

a Cava?<br />

Sì, perché Cava ha una bella<br />

squadra e una società seria,<br />

per questo non penso di<br />

andarmene.<br />

Risultati non ai livelli delle<br />

I volteggi della Barone<br />

C’è un’altra bella realtà<br />

che tiene alto lo sport<br />

rosa di Cava de’ Tirreni.<br />

È l’Asd Danza e Ginnastica<br />

Metelliana, con il<br />

presidente Giuseppe Riccio<br />

e l’allenatrice Daniela<br />

Iantorno. La ginnastica<br />

ritmica ha visto la settimana<br />

scorsa l’evento più<br />

importante, il campionato<br />

nazionale a Terranuova<br />

Bracciolini. Per<br />

Cava c’erano le giovanissime<br />

Sofia Ceni, ed Emanuela<br />

Barone. In Toscana<br />

proprio la Barone, 10 anni,<br />

è giunta diciannovesima<br />

su venticinque concorrenti,<br />

ed è stata la migliore<br />

tra le ragazze della<br />

Campania ivi presenti.<br />

ragazze del futsal, anche a<br />

causa dell’età media bassa,<br />

ma per La Tramontina Cava<br />

de’ Tirreni, società di pallavolo<br />

che per la prima volta<br />

nella sua storia abbina il proprio<br />

nome a uno sponsor,<br />

l’importante è crescere. La<br />

squadra partecipa alla Serie<br />

D Progetto Giovani, e per il<br />

presidente Biagio Canora è<br />

possibile far salire più in alto<br />

il nome di Cava nel volley.<br />

«La partnership con La Tramontina<br />

avrà seguito – spiega<br />

Canora – soprattutto se<br />

(come ci è stato richiesto<br />

dallo sponsor) l’anno prossimo<br />

avremo alte ambizioni.<br />

Le altre inseriscono tre ragazze<br />

over 18, noi giochiamo<br />

con ragazze tutte giovanissime<br />

perché miriamo a<br />

valorizzarle».<br />

Farete ancora la D?<br />

A metà aprile definiremo il<br />

programma per la prossima<br />

stagione. O continueremo<br />

nella serie D giovanile, o faremo<br />

un salto immediato,<br />

ma dovremmo acquisire un<br />

titolo di serie C.<br />

Lei il suo impegno lo garantirà<br />

ancora?<br />

Vedremo. Una eventuale<br />

conferma di Canora ai vertici<br />

può essere presa in considerazione,<br />

ma al tempo stesso<br />

penso sia più importante<br />

creare un nucleo di dirigenti<br />

che possano seguire con<br />

passione questo compito.<br />

Pagina a cura di<br />

ORLANDO SAVARESE<br />

Grande attesa per il derby<br />

La Primavera Cavese forse<br />

disputerà le semifinali<br />

dei playoff. Il 2-2 conseguito<br />

con Nocera lascia<br />

le metelliane a -5 dalla<br />

seconda. Probabile barrage<br />

con la Magna Graecia<br />

Salernitana: per chi<br />

crede al campanile, è un<br />

derby ad alta tensione.<br />

L’anno prossimo D o C<br />

È terzultima ma non<br />

scenderà La Tramontina<br />

del presidente Canora<br />

e del coach Mirabile:<br />

non c’è infatti retrocessione.<br />

Se la partnership<br />

con lo sponsor proseguirà,<br />

resta da valutare se il<br />

prossimo torneo sarà<br />

ancora in D oppure in C.<br />

GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: STEFANO SORRENTINO (14<br />

L’incubo dei rigoristi in A<br />

Per il Chievo ha sventato tre penalty: «Mi informo sempre col preparatore»<br />

Da Torino<br />

ha girato<br />

l’Europa<br />

Stefano Sorrentino è<br />

nato a Cava de’ Tirreni,<br />

il 28 marzo 1979. Dopo<br />

la trafila nelle giovanili<br />

di Juve e Lazio, passa al<br />

Torino con cui ha poi<br />

giocato 89 partite. Nel<br />

curriculum anche Juve<br />

Stabia, Varese, Aek Atene,<br />

Recreativo, e da due<br />

anni Chievo, con cui ha<br />

62 presenze.<br />

E’ sposato con Antonella,<br />

da cui ha avuto<br />

Carlotta e Matilda. Non<br />

ha un hobby in particolare<br />

perché, «facciamo<br />

il lavoro più bello del<br />

mondo, e il resto lo dedico<br />

alla famiglia”».<br />

Stefano Sorrentino, come è iniziata<br />

la sua esperienza lontano<br />

dalla Campania?<br />

E’ stato nel 1990: per il lavoro di mio<br />

padre, Roberto Sorrentino, che è un<br />

preparatore dei portieri, sono andato<br />

a Torino. Ero ragazzino e di conseguenza<br />

mi sono trovato a giocare<br />

lì. Poi sono stato notato negli anni<br />

seguenti dalla Juve e ho iniziato<br />

dalle giovanili.<br />

Percepiamo difatti uno spiccato<br />

accento nordico...<br />

Oramai sono tanti anni che non<br />

sono più al Sud: vivo da anni al<br />

Nord, ho giocato anche all’estero, e<br />

di conseguenza la cadenza campana<br />

l’ho un po’ perduta. Non rinnego le<br />

mie origini campane, perché in<br />

Campania torno comunque volentieri:<br />

ho quasi tutti i miei parenti.<br />

Il suo debutto in serie A?<br />

Fu nel 2000, e fu una giornata di<br />

grande pioggia. Pareggiammo a<br />

Lecce, e fu anche un buon risultato<br />

perché il Torino veniva da diverse<br />

A sinistra<br />

Sorrentino<br />

con il Recreativo<br />

anticipa la stella<br />

del Real Madrid<br />

Raul Gonzalez<br />

A destra ancora<br />

il portiere<br />

del Chievo Verona<br />

sconfitte consecutive, quindi era<br />

una gara molto delicata. Mi sono<br />

trovato a ventuno anni buttato nella<br />

mischia, e fortunatamente offrii una<br />

buona prestazione.<br />

Il primo campionato straniero<br />

per lei fu quello greco, all’Aek<br />

Atene.<br />

Sì, il Torino mi cedette all’Aek, e<br />

anche io scelsi la Grecia per poter<br />

giocare le Coppe europee. Devo<br />

dire che comunque fu un’esperienza<br />

costruttiva in tutto, a livello professionale<br />

e di vita quotidiana.<br />

L’esperienza all’estero ti fortifica, e<br />

la consiglierei a tutti.<br />

Poi, nel 2007, c’è stata la Liga spagnola<br />

a Huelva.<br />

Anche quello è un periodo che<br />

ricordo con piacere: la Spagna è un<br />

Paese latino, molto simile a noi, e la<br />

mia famiglia stette molto bene. La<br />

fortuna è che tornando in Italia c’è<br />

stata una piazza come Verona, ma<br />

se non ci fosse stata, avrei fatto di<br />

tutto per rimanere in Spagna.<br />

Si è anche scoperto paratore di<br />

rigori, perché ha fermato le con-<br />

clusioni di Floccari, Pizarro e<br />

Donati. Qualche segreto?<br />

L’unico mio segreto, che non è<br />

affatto un segreto, è che con il mio<br />

preparatore dei portieri, Filippi,<br />

vediamo gli ultimi rigori calciati da<br />

ogni giocatore, e decidiamo cosa<br />

fare nel momento in cui tirano.<br />

Spero di pararne ancora altri con<br />

la maglia del Chievo Verona.<br />

Ci pensa a giocare in Campania?<br />

Sicuramente. Sarebbe come tornare<br />

a casa. Non ne ho mai fatto una<br />

questione di categoria o di città Se<br />

ci fosse l’occasione di tornare in<br />

Campania, lo farò volentieri.


Pagina a cura di<br />

Dopo la lettera dei vescovi liguri, interviene il Papa<br />

«Vita, dono prezioso»<br />

Il rispetto per la sacralità della vita, dal<br />

concepimento alla morte naturale, contro<br />

l’aborto e la difesa del matrimonio tra uomo<br />

e donna, base della famiglia sono stati<br />

ribaditi dal Papa durante l’udienza generale<br />

del mercoledì e nel messaggio al X Forum<br />

internazionale dei giovani.<br />

Il Pontefice ha sottolineato che il matrimonio<br />

è «una relazione tra uomo e donna che<br />

riflette l’amore di Dio in maniera speciale e<br />

non è un contratto a termine che si può<br />

infrangere». «Il vero amore è fedele e dono<br />

di sé definitivo; il vincolo coniugale assume<br />

una dignità immensa» ha aggiunto<br />

Benedetto XVI al termine del suo discorso.<br />

Il Santo Padre ha evidenziato l’importanza<br />

della sacralità della vita come dono di Dio.<br />

Negli ultimi giorni questi valori erano stati<br />

sanciti da una lettera dei vescovi della Liguria<br />

firmata dal cardinale Angelo Bagnasco,<br />

arcivescovo di Genova.<br />

Il presidente della Cei aveva sostenuto che<br />

essi rivestono la stessa importanza del<br />

diritto al lavoro e alla casa e dell’integrazione<br />

degli immigrati. Il comunicato<br />

correggeva in parte un precedente appello<br />

lanciato da Bagnasco in vista delle elezioni<br />

regionali per indirizzare i cattolici esortandoli<br />

a esprimere un voto contro l’aborto.<br />

Nel suo discorso il cardinale aveva manifestato<br />

la sua contrarietà all’uso della pillola<br />

abortiva Ru486 e aveva distinto tra valori<br />

non negoziabili e prioritari come tutela<br />

della vita e difesa del matrimonio e altri<br />

valori secondari come diritto al lavoro, alla<br />

casa e l’integrazione degli immigrati. La<br />

differenza tra la prima e l’ultima versione<br />

era nell’assenza di una gerarchia nella seconda<br />

tra principi bioetici e sociali. Sul tema<br />

dell’integrazione degli immigrati gli otto<br />

vescovi firmatari del documento sostenevano<br />

che gli extracomunitari devono<br />

essere trattati da “uguali” e non relegati in<br />

“isole etniche”.<br />

Alle aziende gli alti prelati chiedevano di<br />

non fronteggiare la crisi ricorrendo ai<br />

licenziamenti dei lavoratori ma di aumentare<br />

i sostegni economici degli ammortizzatori<br />

sociali.<br />

Domenica 11 aprile 2010<br />

Piano strategico alla Fiat:<br />

tagli di 5000 posti di lavoro<br />

23<br />

re scenderanno da 12 a 8, a<br />

Torino si ridurranno da 5 a<br />

2: rimarranno MiTo e L1,<br />

una monovolume di grandi<br />

dimensioni. I sindacati chiedono<br />

di incontrare il Governo<br />

per discutere il piano<br />

prima del 21 aprile.<br />

I presunti licenziamenti<br />

della Fiat rafforzano l’allarme<br />

lanciato dall’Istat secondo<br />

cui nel 2009 sono stati<br />

persi 380000 posti di lavoro<br />

con un tasso medio di disoccupazione<br />

del 7,8%. E’il<br />

primo calo dal 1995.<br />

Obama e la riforma infinita<br />

La storica rivoluzione del sistema sanitario si ferma e ritorna al voto<br />

«Abbiamo appena assicurato il<br />

principio fondamentale che<br />

tutti possano avere una sicurezza<br />

di base quando si tratta<br />

della salute»: questa la dichiarazione<br />

del presidente Barack<br />

Obama subito dopo la vittoria<br />

parlamentare alla Camera che<br />

ha dato il via alla tanto voluta<br />

riforma del sistema sanitario.<br />

La nuova legge estenderà la copertura<br />

sanitaria a 32 milioni<br />

di americani (pari al 95% dell’intera<br />

popolazione) e prevede<br />

programmi di assistenza per i<br />

più poveri, un aumento del<br />

carico fiscale per i ricchi e un<br />

divieto alle compagnie assicurative<br />

di stipulare alcune pratiche<br />

discriminatorie, come la<br />

possibilità di rifiutare una<br />

polizza a persone che abbiano<br />

problemi di salute pregressi.<br />

Gli Stati Uniti, dopo lunghissimi<br />

e difficili negoziati, hanno<br />

quindi un nuovo sistema sanitario,<br />

cavallo di battaglia di<br />

LUCIANA BARTOLINI<br />

FRANCESCO PADULANO<br />

«Il matrimonio non è un contratto a termine»<br />

L’amministratore delegato<br />

della Fiat, Sergio Marchionne<br />

ha reagito alle notizie<br />

circolate nei giorni<br />

scorsi affermando che<br />

«Con l’attuale crisi è vergognoso<br />

“picchiare” l’unica<br />

industria manifatturiera<br />

italiana. Non abbiamo licenziato<br />

nessuno» aggiunge<br />

e sottolinea che sono informazioni<br />

«premature e<br />

senza fondamento». «E’ un<br />

piano che non conosco, ci<br />

stiamo ancora lavorando».<br />

Secondo indiscrezioni diffuse,<br />

il piano strategico<br />

2010-2014, che dovrà essere<br />

presentato il prossimo<br />

21 aprile, prevede il taglio<br />

di 5000 posti di lavoro pari<br />

al 15% dell’organico. Nella<br />

fabbrica di Mirafiori a Torino<br />

si calcolano 2500 lavoratori<br />

in meno allontanati<br />

con i prepensionamenti.<br />

Fra qualche anno la Fiat<br />

avrà stabilimenti più piccoli<br />

con meno addetti ma<br />

maggiore produzione di<br />

auto (da 600000 a 900000<br />

pari al 50%). La rivoluzione<br />

Obama sin dall’inizio della sua<br />

scalata alla Casa Bianca. Ma<br />

nelle aule di giustizia è già cominciata<br />

la battaglia per boicottarlo:<br />

i procuratori generali<br />

di 13 stati americani hanno subito<br />

avviato un procedimento<br />

legale affinché il governo federale<br />

blocchi la riforma in quanto<br />

anti-costituzionale. E il tentativo<br />

di ostacolare la riforma è<br />

più grande riguarderà Pomigliano<br />

d’Arco dove sarà<br />

prodotta la Panda al posto<br />

delle Alfa. Confermata la<br />

chiusura entro il 2012 di<br />

Termini Imerese.<br />

La Fiat continuerà a realizzare<br />

i motori più mo-derni<br />

negli Stati Uniti e in Polonia.<br />

Ci saranno cambiamenti<br />

alla Fma di Pratola Serra<br />

(Av) che ha diminuito la<br />

produzione dai 500000<br />

motori del 2006 ai 170000<br />

del 2009. I modelli di vettu-<br />

riuscito invece ai repubblicani.<br />

Uno stop alla legge, che dovrà<br />

essere sottoposta ad una nuova<br />

votazione per «irregolarità di<br />

procedura». A dichiararlo è<br />

stato Jim Manley, portavoce di<br />

Harry Reid, leader della maggioranza<br />

democratica al Senato:<br />

«Dopo ore di tentativi<br />

per trovare un modo di bloccare<br />

il testo, i repubblicani hanno<br />

scovato due clausole relativamente<br />

secondarie che sono<br />

violazioni della procedura del<br />

Senato, il che significa che<br />

dobbiamo rimandare il provvedimento<br />

alla Camera». I due<br />

emendamenti, che riguardano<br />

la concessione delle borse di<br />

studio agli studenti con basso<br />

reddito, non potevano essere<br />

approvati con il procedimento<br />

della «riconciliazione» (uno<br />

strumento parlamentare che<br />

richiede solo la maggioranza<br />

semplice, cioè 51 voti invece di<br />

60), adottato dai democratici<br />

per evitare ostruzionismi in<br />

Senato.<br />

Tuttavia il nuovo testo dovrebbe<br />

essere approvato dalla Camera<br />

in tempi brevi, a meno<br />

che qualche deputato democratico,<br />

specie nel fronte antiabortista,<br />

cambi idea cercando<br />

di ottenere qualcosa di più,<br />

visto anche l’avvicinarsi delle<br />

elezioni di metà mandato.<br />

La decisione del governo israeliano di espandere gli insediamenti a Gerusalemme Est rende difficile il processo di pace<br />

Torna alta la tensione in Medio Oriente<br />

La ferma decisione del<br />

governo israeliano di costruire<br />

nuovi insediamenti<br />

(pari a 1.600 alloggi) a<br />

Gerusalemme est, ha fatto<br />

ripiombare in uno stato di<br />

alta tensione il Medio<br />

Oriente e non solo. Infatti,<br />

ad incrinarsi e ad andare<br />

in crisi è stato anche il<br />

forte rapporto di amicizia<br />

che lega Israele agli Stati<br />

Uniti. Una crisi che ha<br />

spinto il premier israeliano,<br />

Benjamin Netanyahu, ad<br />

andare a Washington per<br />

confrontarsi con il governo<br />

americano che duramente<br />

aveva criticato il progetto di<br />

espansione e il blocco della<br />

libera circolazione subito<br />

dai palestinesi che vivono a<br />

Gerusalemme. Ma<br />

Netanyahu, durante l’incontro<br />

con il vicepresidente Joe<br />

Biden, ha minacciato che il<br />

blocco continuerà e i colloqui<br />

per la pace in Medio<br />

Oriente saranno ritardati di<br />

un anno se i palestinesi -<br />

appoggiati dagli Stati Uniti -<br />

non ritireranno la richiesta<br />

di congelamento totale degli<br />

insediamenti (mentre da I-<br />

sraele arrivava l’ok per la<br />

costruzione di 20 alloggi a<br />

Gerusalemme est, nel luogo<br />

in cui attualmente sorge<br />

un albergo palestinese).<br />

E alla vigilia del colloquio<br />

tra Obama e Netanyahu, il<br />

segretario di Stato americano,<br />

Hillary Clinton, ha<br />

dichiarato che «il cammino<br />

da seguire è chiaro: due<br />

Stati e due popoli che vivono<br />

fianco a fianco. E se questo<br />

è l’obiettivo, costruire<br />

nuove case israeliane a<br />

Gerusalemme est danneggia<br />

la fiducia reciproca».<br />

Ma la risposta di Netanyahu<br />

non ha lasciato alcun spiraglio<br />

ad un necessario miglioramento<br />

della critica<br />

situazione: «Gerusalemme<br />

non è una colonia, è la<br />

nostra capitale. Il popolo<br />

ebraico l’ha costruita tremila<br />

anni fa e continuerà a<br />

costruirla ora. Non resteremo<br />

prigionieri di richieste<br />

irrazionali e illogiche».

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