Vesuvio sorvegliato speciale
Numero 35 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
Numero 35 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />
Direttore Biagio Agnes<br />
Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />
tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />
Sped. Abb. Post. - 70% -<br />
CNS/CBPA Sud/Salerno<br />
Anno V n. 35 € 0,50 Domenica 25 aprile 2010<br />
Sacra Sindone<br />
Lo specchio<br />
dei Vangeli<br />
esposto a Torino<br />
FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />
Pagina 3<br />
Cirillo, vice capo Polizia<br />
Intercettazioni<br />
importantissime:<br />
guai ad abusarne<br />
CRISTIANO VELLA<br />
Pagina 9<br />
Il libro di Panebianco<br />
Dall’Onu al G8:<br />
ecco come muta<br />
l’avvenire del mondo<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
Pagina 10<br />
Sono oltre seicentomila gli abitanti nei diciotto comuni della “zona rossa”<br />
<strong>Vesuvio</strong> <strong>sorvegliato</strong> <strong>speciale</strong><br />
La ricerca permette di prevedere l’eruzione diversi giorni prima<br />
Il <strong>Vesuvio</strong> che dorme davanti<br />
al Golfo è sotto osservazione<br />
24 ore su 24. Con lui<br />
anche l’area Flegrea e Ischia.<br />
Compito dell’Osservatorio<br />
vesuviano è quello di monitorare<br />
il territorio vulcanico<br />
più densamente abitato al<br />
mondo. Nell’area a rischio<br />
(la cosidetta “zona rossa”)<br />
risiedono poco più di seicentomila<br />
persone in diciotto<br />
Comuni. Un piano di evacuazione<br />
è stato già predisposto<br />
e viene costantemente<br />
aggiornato. La ricerca,<br />
negli ultimi anni, ha fatto<br />
passi da gigante e oggi si riesce<br />
a prevedere un’eruzione<br />
diversi giorni prima.<br />
DE SOMMA eIANNÒ<br />
Pagine 12 e 13<br />
Cronaca noir<br />
Serial killer:<br />
un gusto<br />
perverso<br />
e l’hobby<br />
di uccidere<br />
STELLA COLUCCI<br />
Pagina 8<br />
L’Ente sfama, soccorre e ascolta i poveri<br />
Caritas, ultima speranza<br />
SONIA ACERRA eFRANCESCO M. BORRELLI<br />
Pagina 6<br />
Liceo “Leonardo Da Vinci”<br />
Materia prima:<br />
la globalizzazione<br />
La didattica<br />
tra laboratori<br />
e innovazione<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
Pagina 15<br />
Gino Rivieccio<br />
Avvocato mancato<br />
comico per caso<br />
La popolarità<br />
nata ai tempi<br />
del Biscione<br />
CHIARA DEL GAUDIO<br />
Pagina 17<br />
Cambia l’offerta per il pubblico<br />
Cinema Paradiso<br />
in salsa napoletana<br />
La crisi travolge<br />
il ricordo<br />
delle vecchie sale<br />
GERMANA GRASSO<br />
Pagina 18<br />
La nostra<br />
terra<br />
snobbata<br />
AURELIO TOMMASETTI<br />
GIOVANNI VAIA<br />
L’<br />
argomento questione<br />
meridionale è<br />
oggetto di discussione<br />
diffuso, forse ozioso ma<br />
decisamente attuale. Il Sud,<br />
snobbato nel recente passato<br />
dal salotto buono della<br />
politica che conta o nel<br />
migliore dei casi ricordato<br />
a margine in occasione<br />
della proposta di ripristino<br />
delle gabbie salariali o peggio<br />
di stipendi parametrati<br />
come miracoloso antidoto<br />
a tutti i mali del mezzogiorno<br />
e del paese intero, è<br />
di nuovo al centro del<br />
dibattito politico nazionale.<br />
Parlare di meridione,<br />
cercando di evitare l’insidiosa<br />
trappola della trita<br />
serie di luoghi comuni della<br />
inutile retorica o peggio del<br />
populismo a buon mercato,<br />
è d’altra parte proposito<br />
difficile da realizzare.<br />
L’articolo vuole raccontare<br />
una discussione nata una<br />
sera di settembre durante<br />
una cena tra amici di vecchia<br />
data, in un piccolo<br />
paese abbarbicato su una<br />
collina del salernitano, in<br />
una regione dunque che<br />
può farsi emblema e simbolo<br />
dell’attuale condizione<br />
del mezzogiorno. Sette<br />
over trenta, sette professionalità<br />
e il gioco (semiserio)<br />
dei sette vizi capitali o del<br />
Sud che non c’è.<br />
Pagina 5 (continua)<br />
Fallito il primo tentativo di cooperazione tra i Sindaci<br />
Carta d’identità per il Cilento<br />
Allarme<br />
La strage<br />
delle foche<br />
parla<br />
canadese<br />
ROBERTA SALZANO<br />
Pagina 7<br />
Anna Di Cuzzo, insegnante<br />
in pensione, sfida la burocrazia.<br />
Da due anni ha presentato<br />
un progetto per rilasciare<br />
la carta d’identità al<br />
Cilento. La sua si annuncia<br />
come una battaglia infinita:<br />
il primo passo per mettere<br />
d’accordo i Comuni è fallito.<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Pagina 11<br />
Ogm<br />
Se l’orto<br />
del futuro<br />
si coltiva<br />
in provetta<br />
BARBARA TROTTA<br />
Pagina 7<br />
IL PUGNO<br />
Paura della crisi? Delle calamità<br />
naturali? Della fame nel mondo?<br />
Guarda il reality, che ti passa!<br />
Tanto si sa che la morte neuronale<br />
toglie da ogni impiccio. Dieci minuti<br />
di Grande Fratello e sarete già<br />
storditi. Una puntata dell’Isola dei<br />
Famosi vi darà la botta finale. E<br />
quando il vostro encefalogramma<br />
sarà piatto, non farete caso ad alcuna<br />
catastrofe. Fantastico, no?<br />
Veronica Valli<br />
LA VIGNETTA di Veronica Valli
2 Domenica 25 aprile 2010 News CAMPUS<br />
L’Università di Salerno protagonista alla Fiera Internazionale di Hannover<br />
Ma che bel pannello<br />
Un progetto sul fotovoltaico con l’Ateneo di Kassel<br />
unisa news<br />
VALERIO ARRICHIELLO<br />
Hannover, 12 giugno 2006, l’Italia<br />
di Marcello Lippi all’esordio nel<br />
mondiale tedesco batte 2-0 il Ghana.<br />
Inizia così una cavalcata trionfale<br />
che porterà l’Italia alla conquista<br />
della quarta coppa del mondo.<br />
Dopo circa quattro anni l’Italia<br />
sbarca nuovamente da protagonista<br />
nella capitale della Bassa Sassonia,<br />
ma in un altro campo, quello<br />
scientifico, come partner ufficiale<br />
della Fiera Internazionale di<br />
Hannover 2010 ( 19-23 aprile), la<br />
più importante manifestazione<br />
tecnologica del mondo. A rappresentare<br />
i nostri colori, quest’anno,<br />
c’è anche l’Università di Salerno in<br />
collaborazione con l’Università tedesca<br />
di Kassel, con il progetto<br />
“Circuiti elettronici di potenza ad<br />
alta efficienza ed affidabilità per il<br />
fotovoltaico”. Un progetto finanziato<br />
nell’ambito del programma Vigoni,<br />
dedicato allo scambio di ricercatori<br />
tra università italiane e<br />
tedesche. Un lavoro coordinato dal<br />
professore Giovanni Spagnuolo del<br />
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione<br />
e Ingegneria Elettrica,<br />
(DIIIE) dell’Università di<br />
Salerno e il professore P. Zacharias<br />
dell’Università di Kassel. La ricerca<br />
effettuata mira alla creazione di un<br />
impianto che permetta il controllo<br />
del singolo pannello fotovoltaico<br />
attraverso un singolo circuito dedicato<br />
ad esso. «Di regola – spiega il<br />
professore Spagnuolo – i sistemi<br />
attuali utilizzano un circuito di<br />
potenza maggiore legato a più<br />
pannelli. In tal caso c’è il problema<br />
ombreggiamento, un pannello meno<br />
soleggiato limita la produzione<br />
energetica dell’intero impianto».<br />
Con pannelli controllati dal singolo<br />
circuito si migliora non solo la<br />
produttività energetica ma anche<br />
la flessibilità dell’impianto. «Oggi<br />
– prosegue Spagnuolo – chi vuole<br />
affidarsi al fotovoltaico deve contattare<br />
un progettista che costruisca<br />
l’intero impianto, dotato di più<br />
pannelli. L’obiettivo futuro è che<br />
l’utente possa andare al supermercato<br />
e comprare anche un solo<br />
pannello con circuito integrato già<br />
pronto all’utilizzo». In realtà dispositivi<br />
del genere esistono già, l’aspetto<br />
su cui si sta lavorando è il<br />
miglioramento dell’efficienza e soprattutto<br />
dell’affidabilità per allungare<br />
le ore di vita dell’impianto.<br />
Altro scopo importante del progetto<br />
è il consolidamento del rapporto<br />
scientifico con l’Università di Kassel.<br />
«Il programma Vigoni – dice<br />
Spagnuolo – mira soprattutto alla<br />
mobilità. Al momento in Germania<br />
ci sono un nostro dottorando<br />
e l’ingegnere Giovanni Petrone<br />
che, il 21 aprile, presenterà il progetto<br />
alla Fiera, mentre il prossimo<br />
mese ospiteremo un ricercatore tedesco».<br />
Un’occasione per confrontarsi<br />
con altre realtà in cui lo sfruttamento<br />
dell’energia solare è molto<br />
più avanzato. «In Germania il fotovoltaico<br />
è molto più diffuso, così<br />
come il solare termico: se avessero<br />
il sole che c’è in Sicilia l’intera<br />
nazione potrebbe reggersi sull’energia<br />
solare. E’ una questione<br />
politica, gli investimenti del Governo<br />
tedesco sono cospicui, mentre<br />
da noi si punta su altre energie e<br />
si riparla di nucleare senza considerare<br />
adeguatamente l’aspetto<br />
dell’inquinamento».<br />
Ma fortunatamente c’è chi, come il<br />
gruppo del DIIIE, lavora da anni<br />
nella ricerca sulle fonti rinnovabili<br />
Una tre giorni di lavori congressuali sulla ricerca nutrizionale<br />
Alla scoperta dell’intestino<br />
Il meeting dedicato alla memoria del prof. Arturo Leone<br />
FRANCESCO PADULANO<br />
Si è svolto a Salerno, al «Grand Hotel», il 23°<br />
meeting dell’Associazione Europea Eitg, una tre<br />
giorni (dal 7 al 10 aprile) di interessanti lavori<br />
congressuali che ha coinvolto numerosi studiosi<br />
dei meccanismi di assorbimento intestinale.<br />
Infatti, lo “European Intestinal Transport Group”<br />
(Eitg) è un’associazione scientifica internazionale<br />
che raccoglie ricercatori europei dediti<br />
allo studio di quei determinati processi.<br />
I convegni organizzati dall’associazione richiamano<br />
ogni 18 mesi, in un diverso paese del vecchio<br />
continente, scienziati europei - ma anche<br />
americani ed asiatici - per presentare i progressi<br />
più recenti nella ricerca sul trasporto intestinale.<br />
E dopo l’ultima edizione italiana, quella di<br />
Lecce/Otranto del 1995, la candidatura di<br />
Salerno ha ricevuto il pieno consenso da parte<br />
dei membri del gruppo durante il congresso di<br />
Pamplona del 2008. A spingere e sostenere il<br />
nome della città campana, l’operato congiunto<br />
della prof. Giuditta Perozzi dell’Istituto Nazionale<br />
di Ricerca sulla Alimentazione e Nutrizione<br />
(Inran, unico ente pubblico in Italia specializzato<br />
in questo tipo di ricerca) e del prof. Liberato<br />
Marzullo della Facoltà di Farmacia dell’Università<br />
di Salerno (oltre alle dottoresse Yula Sambuy<br />
e Chiara Murgia dell’Inran e alla dottoressa<br />
Alessandra Tosco del dipartimento di Farmacia<br />
dell’Ateneo salernitano).<br />
Durante quest’edizione, circa 130 ricercatori<br />
hanno avuto opportunità di confrontarsi – grazie<br />
alle otto sezioni del meeting con oltre 30<br />
comunicazioni orali – e di fare il punto della<br />
situazione sull’avanzamento delle conoscenze e<br />
dei meccanismi molecolari alla base dei processi<br />
di assorbimento intestinale dei nutrienti. Si è<br />
discusso infatti della fisiologia della barriera<br />
intestinale, di regolazione neuroendocrina e del<br />
trasporto dei nutrienti, della tossicità dei micronutrienti,<br />
delle patologie del tratto gastrointestinale<br />
e «visto il luogo dove si è svolto il congresso,<br />
della storica Scuola Medica salernitana e<br />
della nostra invidiata e sempre attuale dieta<br />
mediterranea» come ha giustamente sottolineato<br />
il prof. Marzullo.<br />
Tra gli ospiti che hanno animato il convegno con<br />
i loro interventi, quattro sono stati protagonisti<br />
di letture magistrali: il prof. Michael Muller<br />
dell’Università di Wageningen con la regolazione<br />
genomica della barriera intestinale, il prof.<br />
Il comitato organizzatore<br />
Foto di gruppo dei partecipanti al convegno<br />
(il prof. Marzullo e la prof. Perozzi sono i primi da sinistra)<br />
Dennis Thiele della Duke University con i trasportatori<br />
del rame, la prof. Marion Buyse<br />
dell’Università Paris Sud con la regolazione del<br />
trasportatore di oligopeptidi mediato da leptina<br />
e il prof. Marco Ventura dell’Università di Parma<br />
con l’analisi microbiomica della microflora intestinale.<br />
Il meeting ha inoltre rappresentato l’occasione<br />
per ricordare Arturo Leone, docente e tra i fondatori<br />
del corso di laurea in biochimica<br />
dell’Università di Salerno nonché direttore<br />
dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione di<br />
Avellino, scomparso prematuramente nel 2005.<br />
Alla sua figura è stato dedicato il convegno ed<br />
un premio per giovani ricercatori (tutti under<br />
30) che è stato vinto<br />
da Alejandra Pèrez<br />
(Austral University of<br />
Chile), Federica Raffa<br />
(Università di Messina)<br />
e Evangelia Vlachodimitroupoulo<br />
(King’s College London).<br />
Il prossimo incontro<br />
si terrà nella città di<br />
Oxford nell’autunno<br />
del 2011. E intanto,<br />
archiviato questo di<br />
Salerno, se ne può<br />
fare un bilancio che «è<br />
molto positivo per<br />
quel che riguarda l’organizzazione<br />
e l’accoglienza»<br />
ammette il<br />
prof. Marzullo.<br />
ottenendo numerosi riconoscimenti<br />
e collaborazioni con importanti<br />
aziende. Solo due anni fa, gli<br />
ingegneri salernitani progettarono<br />
e realizzarono il generatore fotovoltaico<br />
della barca di Giovanni<br />
Soldini, impegnato nella traversata<br />
solitaria dell’Oceano Atlantico.<br />
Insomma grazie al DIIIE, nell’ateneo<br />
salernitano, c’è un piccolo raggio<br />
di sole che apre uno squarcio di<br />
luce nel buio della ricerca italiana<br />
sul fotovoltaico.<br />
Direttore<br />
Biagio Agnes<br />
Direttore Responsabile<br />
Giuseppe Blasi<br />
Coordinamento<br />
Mimmo Liguoro<br />
Marco Pellegrini<br />
Redazione<br />
Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />
Josè Astarita, Luciana<br />
Bartolini Francesco Maria<br />
Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />
Stella Colucci, Daniele De<br />
Somma, Chiara Del Gaudio,<br />
Claudia Esposito, Pierluigi<br />
Giordano Cardone, Francesco<br />
Antonio Grana, Germana<br />
Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />
Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />
Raffaele Pellegrino, Sabino<br />
Russo, Roberta Salzano,<br />
Orlando Savarese, Giovanni<br />
Sperandeo, Barbara Trotta,<br />
Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />
Loredana Zarrella<br />
Le Firme<br />
Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />
Ferruccio De Bortoli,<br />
Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />
Antonio Ghirelli,<br />
Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />
Pierluigi Magnaschi, Renato<br />
Mannheimer, Ezio Mauro,<br />
Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />
Arrigo Petacco Vanni<br />
Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />
Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />
UNIVERSITA<br />
DEGLI STUDI<br />
DI SALERNO<br />
Prof. Raimondo Pasquino<br />
Rettore dell'Università<br />
Prof. Annibale Elia<br />
Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della Comunicazione<br />
Prof. Emilio D'Agostino<br />
Presidente del Comitato Direttivo<br />
della Scuola di Giornalismo<br />
Prof.ssa Maria Galante<br />
Preside della Facoltà<br />
di Lettere e Filosofia<br />
Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />
e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />
Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />
telefono: 089 30 3311<br />
Distribuzione alle edicole<br />
Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />
Via Terre delle Risaie, Salerno<br />
fax: 089 3061877<br />
‘
TERZA PAGINA Domenica 25 aprile 2010<br />
3<br />
A lato<br />
la Sacra Sindone<br />
Sotto<br />
Benedetto XVI<br />
e il cardinale<br />
Severino Poletto<br />
Arcivescovo di Torino<br />
Il velo che sfida l’intelligenza<br />
Per sei settimane al Duomo di Torino la decima ostensione della Sindone<br />
Previsti due milioni di pellegrini: molti provengono dalle province campane<br />
FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />
«Provocazione dell’intelligenza, specchio<br />
del Vangelo e immagine del silenzio, della<br />
sofferenza umana, dell’amore di Dio e del<br />
peccato dell’uomo, dell’impotenza della<br />
morte». Giovanni Paolo II, in preghiera<br />
dinanzi alla Sindone, nel 1998, non ebbe<br />
difficoltà ad affermare che non compete<br />
alla Chiesa pronunciarsi sul rapporto tra il<br />
sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Essa,<br />
infatti, affida agli scienziati il compito di<br />
indagare per trovare risposte adeguate agli<br />
interrogativi connessi con questo misterioso<br />
lenzuolo che, secondo la tradizione,<br />
sarebbe stato acquistato da Giuseppe di<br />
Arimatea e avrebbe avvolto il corpo di<br />
Gesù quando fu deposto nel sepolcro.<br />
Per la Chiesa, la scienza non deve rimanere<br />
muta dinanzi alla Sindone. Tutt’altro.<br />
Ma ciò che conta soprattutto per il credente<br />
è che il sacro lino è lo specchio del<br />
Vangelo.<br />
Il dibattito sulla Sindone si riapre in queste<br />
settimane in cui, per la decima volta nella<br />
sua storia secolare, dopo l’intervento di<br />
conservazione del 2002 che lo ha riportato<br />
al suo antico splendore, il misterioso lenzuolo<br />
è esposto alla venerazione dei fedeli<br />
nel Duomo di Torino, dove è conservato. Si<br />
calcola che saranno due milioni i pellegrini<br />
che sosteranno dinanzi al sacro lino prima<br />
che l’ostensione si concluda, il 23 maggio<br />
prossimo. Grande attesa per l’arrivo di<br />
Benedetto XVI che sarà a Torino domenica<br />
2 maggio. La visita del Papa sarà anche<br />
un’occasione per incontrare la comunità<br />
locale e particolarmente i giovani piemontesi<br />
che accorreranno da tutta la Regione.<br />
Ma, senza dubbio, il culmine della giornata<br />
torinese di Benedetto XVI sarà la preghiera<br />
di fronte all’immagine di un uomo crocifisso<br />
impressa sulla Sindone.<br />
Ratzinger non si troverà per la prima volta<br />
a contemplare il sacro lino. Nel 1998 l’allora<br />
cardinale prefetto della Congregazione<br />
per la Dottrina della Fede, si era inginocchiato<br />
a pregare dinanzi alla Sindone insieme<br />
con il segretario del dicastero da lui<br />
guidato, l’allora arcivescovo Tarcisio<br />
Bertone, nativo della provincia di Torino.<br />
«L’ostensione è essenzialmente un evento<br />
spirituale e religioso e non commerciale o<br />
turistico», ha sottolineato l’Arcivescovo di<br />
Torino, il cardinale Severino Poletto,<br />
custode pontificio della Sindone. “Passio<br />
Christi, passio hominis” è il motto scelto<br />
dal porporato per questo evento per sottolineare<br />
che la passione di Gesù riassume in<br />
Non compete alla Chiesa pronunciarsi<br />
sul rapporto tra il sacro lino<br />
e la vicenda storica di Gesù di Nazaret<br />
Per il credente quell’immagine<br />
è lo specchio del Vangelo<br />
sé tutte le sofferenze degli uomini. «L’impronta<br />
del corpo martoriato del crocifisso<br />
– aveva affermato Giovanni Paolo II nel<br />
1998 – testimoniando la tremenda capacità<br />
dell’uomo di procurare dolore e morte<br />
ai suoi simili, si pone come l’icona della<br />
sofferenza dell’innocente di tutti i tempi:<br />
delle innumerevoli tragedie che hanno<br />
segnato la storia passata, e dei drammi che<br />
continuano a consumarsi nel mondo.<br />
Davanti alla Sindone – si era domandato il<br />
grande Papa – come non pensare ai milioni<br />
di uomini che muoiono di fame, agli<br />
orrori perpetrati nelle tante guerre che<br />
insanguinano le Nazioni, allo sfruttamento<br />
brutale di donne e bambini, ai milioni di<br />
esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni<br />
ai margini delle metropoli, specialmente<br />
nei Paesi in via di sviluppo? Come<br />
non ricordare con smarrimento e pietà<br />
quanti non possono godere degli elementari<br />
diritti civili, le vittime della tortura e del<br />
terrorismo, gli schiavi di organizzazioni<br />
criminali?».<br />
Dinanzi alla Sindone, ha precisato il cardinale<br />
Poletto, «si va per pregare e questo<br />
vale per tutti. Compete agli scienziati e storici<br />
seri – sostiene il porporato – non ai<br />
prevenuti, dire con certezza se la Sindone<br />
corrisponde o no al vero lenzuolo che ha<br />
avvolto il corpo di Gesù durante la sua<br />
breve sepoltura. A noi basta affermare che<br />
quanti finora l’hanno studiata a lungo con<br />
criteri scientifici oggettivi non sono ancora<br />
riusciti a spiegare come si sia formata quell’immagine,<br />
che certamente non è un<br />
manufatto, per cui permangono fondate,<br />
con alto grado di probabilità, le ragioni in<br />
favore della sua autenticità».<br />
La datazione radiometrica con la tecnica<br />
del Carbonio 14, eseguita contemporaneamente<br />
e indipendentemente nel 1988 nei<br />
laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, su<br />
alcuni campioni della Sindone, ha dato<br />
come risultato l'intervallo di tempo compreso<br />
tra il 1260 e il 1390. Contro l'attendibilità<br />
del test sono state sollevate subito<br />
numerose obiezioni.<br />
Dopo l’analisi del Carbonio 14, la<br />
Segreteria di Stato vaticana, come racconta<br />
il giornalista Marco Tosatti nel suo libro<br />
Inchiesta sulla Sindone (Piemme, 2009)<br />
aprì un dossier riservato per indagare se e<br />
come alcune logge massoniche statunitensi<br />
e britanniche avessero influito nei risultati<br />
degli esami sul sacro lino. L’allora Arcivescovo<br />
di Torino, il cardinale Anastasio<br />
Ballestrero, lo dirà chiaramente in un’intervista<br />
del 1997, affermando che nell’esito<br />
delle analisi «potrebbe averci messo lo<br />
zampino la massoneria». Giovanni Paolo II<br />
fu molto contrariato dal verdetto del<br />
Carbonio 14, e in un’udienza privata rimproverò<br />
al cardinale Ballestrero la gestione<br />
dell’esame. «Lei è il custode – gli disse il<br />
Papa – la responsabilità è sua». «Santità –<br />
rispose il porporato – ma lei è il proprietario,<br />
e io ho fatto tutto quello che lei mi ha<br />
detto di fare, dando tutto in mano<br />
all’Accademia delle Scienze».<br />
Papa Wojtyla, nell’aprile del 1989, in viaggio<br />
verso il Madagascar, rispose così all’allora<br />
vaticanista de Il Messaggero, Orazio<br />
Petrosillo, che gli chiedeva se la Sindone<br />
fosse autentica: «Se si tratta della reliquia,<br />
io penso che lo è. Se tanti lo pensano, non<br />
sono senza fondamento le loro convinzioni<br />
del vedere in essa l’impronta del corpo di<br />
Cristo».<br />
Oggi la tecnologia mette a disposizione<br />
della ricerca apparecchiature sempre più<br />
sofisticate. Ma ciò non basta per condurre<br />
le analisi in modo serio e costruttivo. Serve<br />
soprattutto l’impegno di chiunque si dedichi<br />
allo studio della Sindone di ricercare<br />
esclusivamente la verità, senza pretendere<br />
di voler dimostrare a ogni costo tesi preconcette,<br />
rifiutando tutto ciò che non può<br />
essere seriamente e scientificamente dimostrato.<br />
Il mistero della Sindone difficilmente potrà<br />
essere risolto in breve tempo. L’oggetto più<br />
studiato al mondo non smette di suscitare<br />
interesse in numerosi ricercatori che vorrebbero<br />
finalmente svelare l’identità del<br />
sacro lino. E la Chiesa continua a dimostrare<br />
di non aver paura della scienza.
4 Domenica<br />
25 aprile 2010
(continua dalla prima pagina)<br />
L’ARTICOLO Domenica 25 aprile 2010<br />
5<br />
AURELIO TOMMASETTI*<br />
GIOVANNI VAIA**<br />
L’<br />
idea è nata da sé: perché non utilizzare<br />
il vecchio ma pur sempre valido<br />
indice dei peccati capitali (patrimonio<br />
e vanto della dottrina cattolica)?<br />
Accidia, Superbia, Avarizia, Gola, Ira,<br />
Lussuria, Invidia. È sorprendente quanto<br />
tale espediente abbia ben funzionato per<br />
descrivere in modo efficace, ma non<br />
manieristico, il Sud.<br />
Accidia (ovvero la sindrome dell’immobilismo<br />
da rincorsa al posto fisso). Beatrice,<br />
insegnante precaria da otto anni e madre<br />
permanente da quattro, lo sa bene. Una<br />
corsa quotidiana e affannosa alla cattedra<br />
che non c’è o magari ci sarà dopo l’attuazione<br />
della riforma. Si interroga spesso<br />
Beatrice negli ultimi mesi e ha deciso di<br />
cercarsi un lavoro diverso, magari specializzarsi<br />
in un’altra professione. Ancora<br />
studi e formazione, chissà che non serva<br />
più di quanto abbia già fatto. Perché da<br />
anni Scuola e Pubblica Amministrazione<br />
hanno svolto la funzione di ammortizzatore<br />
sociale, utilizzati spesso dalla classe politica<br />
come settori in cui riversare tutte le<br />
ansie da lavoro della popolazione del meridione.<br />
Un apparato tecnico-amministrativo<br />
lento, farraginoso e paradossalmente<br />
poco formato e specializzato. Gerarchie<br />
rigidamente strutturate, stipendio sicuro,<br />
responsabilità calcolate in un rapporto<br />
direttamente proporzionale, orario di lavoro<br />
fisso, zero rischio professionale, scarsa o<br />
nulla meritocrazia.<br />
Superbia (ovvero la concezione dell’imprenditore<br />
come padrone). Qual è il confine,<br />
la linea di separazione tra l’imprenditore<br />
illuminato e il barone da fabbrichetta<br />
di provincia? Davide se lo chiede da circa<br />
sette anni, dopo una laurea in lingue e tra<br />
un lavoro e l’altro di traduzione letteraria<br />
ottenuto sgomitando tra web e cenacolifestival-saloni<br />
letterari. Cosa fa di un<br />
imprenditore un professionista in grado di<br />
proiettare la propria realtà produttiva in<br />
un contesto di più ampio respiro? Ma<br />
sempre diffusa è la convinzione che non<br />
occorre soltanto un imprenditore che crei<br />
posti di lavoro ma piuttosto un imprenditore<br />
che coinvolga i dipendenti in una<br />
avventura interessante. Che dia un senso<br />
al loro lavoro.<br />
Avarizia e Gola (ovvero l’hic et nunc dell’imprenditore<br />
medio del Sud). Due dei<br />
peccati tipici del mezzogiorno che sembrerebbero<br />
muoversi agli antipodi della realtà<br />
imprenditoriale del meridione. Eppure c’è<br />
una sottile linea rossa che li unisce.<br />
L’impresa rappresenta un’importante organizzazione<br />
sociale, una cellula fondamentale<br />
della società. In qualche modo l’imprenditore<br />
deve essere educato. Ma come<br />
formare un nuovo tipo di uomini con il<br />
gusto per il prodotto e la propensione a<br />
creare un team e ad affrontare il rischio? Si<br />
potrebbe iniziare curando in particolare lo<br />
sviluppo dell’imprenditorialità intesa come<br />
impegno morale e come capacità operativa.<br />
Ciò che colpisce di più è che la maggior<br />
parte degli studenti universitari non ha mai<br />
sentito o concepito l’idea di fare un lavoro<br />
indipendente assumendosi tale carico professionale.<br />
Arrivano all’Università e dicono<br />
che dopo laureati cercheranno “un posto”.<br />
Sembra quasi che guardino al mercato<br />
A destra la<br />
“Lussuria”e la<br />
“Superbia”<br />
di Marc Chagall.<br />
In basso<br />
“I sette vizi<br />
capitali”<br />
di Hieronymus<br />
Bosch,<br />
sotto un piccolo<br />
agricoltore al lavoro<br />
nel suo vigneto<br />
Un espediente per descrivere con efficacia la nostra terra<br />
Il Sud che non c’è<br />
riflette l’idea<br />
dei sette vizi capitali<br />
Il Salernitano, regione che può farsi emblema<br />
e simbolo dell’attuale condizione del Mezzogiorno<br />
come il luogo della violenza e non semplicemente<br />
della concorrenza. Ma solo l’impresa,<br />
piccola o media o grande che sia,<br />
nata dai buoni propositi di una solida cultura<br />
imprenditoriale può mettere in cantiere<br />
piani di sviluppo, può crescere, ha un<br />
futuro.<br />
Ira (ovvero lo scarso senso della cosa pubblica).<br />
Secondo Ilaria agli inizi degli anni<br />
’90, con la fine della cosiddetta Prima<br />
Repubblica, il Sud si è trovato in certo senso<br />
politicamente nudo e si è accinto a uscire di<br />
scena. Le sue classi dirigenti avrebbero<br />
dovuto capire che, finita la «questione<br />
meridionale», restava loro forse una sola via<br />
per continuare a svolgere un ruolo realmente<br />
nazionale: e cioè prendere con forza la<br />
guida di una grande battaglia che facesse del<br />
rispetto per la cosa pubblica il proprio slogan<br />
e il proprio obiettivo prioritario. Molte<br />
delle città meridionali di oggi, alcune sommerse<br />
dai rifiuti, altre decapitate politicamente,<br />
mutate intellettualmente e terra di<br />
caccia della criminalità organizzata,<br />
sono il simbolo di<br />
un Sud assente, arto fantasma<br />
e dolente di un corpo -<br />
l’Italia - mutilato ma silenzioso.<br />
Invidia (ovvero l’incapacità<br />
di fare sistema in nome di<br />
interessi comuni). Ma fare<br />
sistema non vuol certo dire<br />
fare lobby o peggio ancora<br />
entrare nella “casta”. Marta<br />
ricorda il bell’articolo di<br />
Michele Ainis, pubblicato<br />
su Il Sole 24 Ore, che fotografa<br />
con lucidità uno dei<br />
mali endemici della società<br />
italiana: gli “amici”. O gli<br />
amici degli amici.<br />
Marta ha conservato l’articolo,<br />
lo mostra come fosse<br />
una reliquia, preziosa testimonianza<br />
di verità indiscutibile. Lo sviluppo<br />
economico, sociale e politico del mezzogiorno<br />
si lega indissolubilmente a gruppi<br />
di potere che adottano la cooptazione<br />
come metodo di reclutamento piuttosto<br />
che il principio meritocratico. È un metodo<br />
questo funzionale all’autoriproduzione<br />
delle élite, dal momento che i designati<br />
diventano i futuri designanti. Un metodo<br />
che protegge la continuità dei gruppi di<br />
comando. Una logica che uccide la meritocrazia<br />
e uccide il cambiamento e aggiungerei<br />
non giova allo sviluppo economico in<br />
termini di profitto reale.<br />
Lussuria (ovvero l’interpretazione errata<br />
del termine profitto, nella sua accezione<br />
deleteria di “immoralità del profitto”).<br />
Ludovica non può fare a meno di rammentare<br />
un’antica storiella indiana che dice più<br />
o meno così: “Tutti inseguiamo il profitto,<br />
come il pastore i suoi animali. Il cavallo un<br />
cocchio lieve, lo stregone il fuoco, vuole il<br />
giovane la donna, la rana l’acqua”. Insomma<br />
perseguire il proprio profitto è quasi una<br />
legge di natura. Ma ciò che conta è come lo<br />
si persegue e con quali conseguenze<br />
per chi vive intorno<br />
a noi. Bisogna distinguere.<br />
C’è, da una parte, un<br />
investimento che crea valore<br />
per sé e per gli altri, che<br />
fornisce le risorse necessarie<br />
alle imprese per svilupparsi<br />
e aumentare i posti di<br />
lavoro, che seleziona progetti<br />
buoni e progetti cattivi.<br />
E c’è, dall’altra, la speculazione<br />
che lascia sul terreno<br />
piccoli azionisti più<br />
poveri e imprese più fragili.<br />
Ciò che sembra mancare è<br />
la creazione di valore, dall’occupazione,<br />
alla ricerca,<br />
agli investimenti produttivi.<br />
Il sistema economico,<br />
insomma, non trae alcun<br />
beneficio, anzi esce più fragile<br />
e meno credibile da<br />
operazioni economiche,<br />
piccole e grandi, che appaiono<br />
mere speculazioni. Il rammarico è<br />
che quando i buchi si registrano all’estero si<br />
corre rapidamente ai ripari. Da noi, invece,<br />
ci si confronta, si discute, si litiga, magari si<br />
presenta qualche proposta in Parlamento,<br />
ma poi per anni non si fa niente. I buchi<br />
neri nel mercato e il conseguente diffondersi<br />
di un capitalismo finanziario distruttivo<br />
rischiano di avere un impatto negativo<br />
sulla percezione più generale delle attività<br />
finanziarie e, magari, delle attività economiche<br />
tout court. Si finisce così per demonizzare<br />
anche un’attività finanziaria o<br />
industriale sana, anche la creazione di un<br />
profitto che comporta un valore più generale<br />
per la società.<br />
* Professore ordinario di Economia aziendale<br />
nell’Università degli Studi di Salerno<br />
(tommasetti@unisa.it)<br />
** Professore a contratto di Sistemi informativi e di<br />
controllo nell’Università degli Studi di Salerno<br />
(gvaia@unisa.it)
6 Domenica 25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
Sempre al lavoro per sostenere i diversi bisogni: poveri e stranieri sono in aumento<br />
Alla Caritas gli ultimi sono i primi<br />
«Promuovere e animare la carità, è<br />
questo il nostro obiettivo che si<br />
traduce anche in servizi alla persona<br />
e a un sostegno a tutte le<br />
povertà, prive di un punto di riferimento».<br />
Spiega così don Marco<br />
Russo, direttore della Caritas<br />
Diocesana di Salerno il molteplice<br />
impegno dell’associazione cattolica.<br />
Ogni giorno la Caritas salernitana<br />
cerca di soddisfare le diverse<br />
esigenze di uomini, donne, anziani,<br />
giovani e bambini che ricorrono<br />
alla sede di via Bastioni. «Ci sono<br />
tante storie e tante persone che<br />
hanno bisogno - prosegue don<br />
Marco Russo con i suoi cinque<br />
anni d’esperienza. Per una che<br />
risolve il problema ce ne sono<br />
tante altre che bussano e noi apriamo<br />
sempre. Non penso si faccia<br />
chissà cosa, il cuore fa il suo dovere<br />
e basta. Tutti noi dobbiamo<br />
sapere che occorre solo dare, perché<br />
nel dare c’è anche il ricevere».<br />
Tante le attività di supporto alla<br />
A Salerno sportelli antiusura e antiviolenza.<br />
Si svolgono corsi per preparare i volontari<br />
povertà, con la mensa «San<br />
Francesco» e il dormitorio; con la<br />
distribuzione di pacchi alimentari;<br />
con la raccolta di abiti usati, col<br />
sostegno a bollette, spese impreviste<br />
per malattia o studi dei più giovani;<br />
con il microcredito e con il<br />
centro antiusura, che accompagna<br />
le vittime nel percorso verso la<br />
legalità e che ha contatti con l’associazione<br />
antiusura di padre<br />
Massimo Rastrelli.<br />
«È necessario distinguere le<br />
povertà - prosegue il direttore della<br />
Caritas di Salerno - per sopperire<br />
al bisogno vero di ciascuno,<br />
lasciando a tutti la propria dignità<br />
ed educando a venir fuori dalla<br />
situazione di disagio. La povertà è<br />
aumentata, la perdita di un lavoro<br />
o una malattia improvvisa ne possono<br />
essere la causa, ma anche<br />
persone, in particolare pensionati,<br />
con poco reddito ormai non ce la<br />
fanno più». L’attenzione è, poi,<br />
ancora rivolta con le unità di strada<br />
sia alla prostituzione, sia alle<br />
persone senza fissa dimora, con le<br />
attività specifiche per gli anziani,<br />
con i centri d’ascolto per le famiglie<br />
in crisi e le disabilità, anche<br />
mentali. Molta dedizione viene<br />
data allo sportello antiviolenza su<br />
donne e minori, a quello aperto al<br />
carcere e a quello per gli immigrati.<br />
«Per chi arriva qui e non sa nulla<br />
della nostra realtà- aggiunge don<br />
Marco Russo- offriamo l’ausilio di<br />
5 avvocati che lavorano a 1000 pratiche<br />
all’anno e l’assistenza per visite<br />
mediche e per necessità farmaceutiche.<br />
Il fenomeno immigrazione<br />
è in aumento, la preoccupazione<br />
è il sottobosco che c’è e che rischia<br />
di sfuggire. Noi cerchiamo di<br />
monitorare la realtà con particolare<br />
cura alla valle del Sele e a San<br />
Nicola a Varco. In quest’ultimo<br />
paese ci sono dalle 300 alle 400 persone,<br />
occorre evitare un’altra<br />
Rosarno. Non trascuriamo neppure<br />
i Rom e i Sinti presenti, anche in<br />
modo stanziale, sul nostro territorio».<br />
La Caritas salernitana raccoglie<br />
fondi per i terremotati dell’Abruzzo<br />
e di Haiti, aiuta missioni in<br />
Brasile, Congo e Bangladesh, partecipa<br />
alle adozioni a distanza dei<br />
bambini in Paesi poco fortunati e<br />
sostiene i giovani con delle cooperative<br />
in cui possono lavorare e con<br />
il servizio civile che può essere<br />
svolto nell’associazione. Per venire<br />
incontro alle tante esigenze sono<br />
all’opera molti volontari, per i quali<br />
sono stati creati anche dei corsi di<br />
formazione di base e di specializzazione.<br />
«È un impegno che richiede<br />
costanza- conclude il direttore<br />
della Caritas- perché non bisogna<br />
illudere chi avviciniamo. Non possiamo<br />
farci vedere un giorno e poi<br />
mai più». Per eventuali contributi<br />
alla Caritas diocesana di Salerno è<br />
possibile fare versamenti sul conto<br />
corrente o devolvere il 5 per mille<br />
della propria dichiarazione dei redditi,<br />
inserendo codice fiscale<br />
numero 04317730655.<br />
Pagina a cura di<br />
SONIA ACERRA<br />
FRANCESCO MARIA BORRELLI<br />
IL PANE QUOTIDIANO<br />
Si lavora alacremente<br />
alla «Mensa<br />
San Francesco» di<br />
Salerno, dove un<br />
piatto caldo non si<br />
nega a nessuno e<br />
non si chiede niente.<br />
Sono circa 200 i<br />
pasti distribuiti dal<br />
lunedì al sabato, e<br />
nei giorni di festa, per le persone bisognose<br />
che affollano i locali di via<br />
Giovanni D’Avossa. I posti a sedere sono<br />
73, ma la gente si alterna dalle 11.30 alle<br />
13. Ad occuparsi della mensa sono circa<br />
una trentina di volontari che svolgono dei<br />
turni, di cui 4- 5 si prodigano in maniera<br />
costante per mandare avanti l’attività.<br />
«Il volontariato lo si fa conoscendo i problemi-<br />
spiega Mario Conte, responsabile<br />
della «Mensa San Francesco»- e coinvolgendo<br />
chi ha bisogno. E qui vengono tutti,<br />
dagli immigrati, per lo più provenienti dai<br />
paesi dell’Est Europa e del Nord Africa,<br />
«San Francesco»,<br />
la mensa che offre<br />
200 pasti al giorno<br />
agli italiani, in maggioranza pensionati<br />
che non arrivano alla fine del mese». La<br />
mensa è funzionante da 16 anni, prima<br />
era a via Sabatini, da meno di 5 anni si è<br />
spostata negli attuali locali della Caritas,<br />
che ne paga anche le spese fisse. «Viviamo<br />
sempre nella precarietà- aggiunge Conte<br />
avendo bisogno di tutto.<br />
Ringraziamo dell’aiuto fornitori e donatori<br />
generosi che ogni giorno hanno la possibilità<br />
di vedere come spendiamo quello<br />
che riceviamo. Chiunque vuole sostenerci<br />
sia con denaro che con disponibilità al<br />
servizio può venire qua o contattarci al<br />
3388478073».<br />
A sinistra Don Marco Russo, in alto la mensa di San Francesco<br />
MICROCREDITO<br />
Un garante<br />
per le banche<br />
SOS BARBONI<br />
L’unità<br />
di recupero<br />
PROSTITUZIONE<br />
Primo passo<br />
è ascoltare<br />
IMMIGRAZIONE<br />
La porta<br />
è aperta<br />
BANCHI ALIMENTARI<br />
Un aiuto<br />
per la spesa<br />
I venti di crisi<br />
economica<br />
hanno portato<br />
molte famiglie<br />
alla soglia di<br />
povertà.<br />
Quando lo stipendio<br />
non basta<br />
a sostenere<br />
le spese improvvise la Caritas di<br />
Salerno va incontro ai bisogni delle<br />
persone. È possibile accedere al<br />
micro credito, una forma di prestito<br />
a tasso basso, intorno al 3%.<br />
L’ente solidale fa da garante con le<br />
banche e le persone possono beneficiare<br />
di cifre piccole ma sensibili,<br />
sull’ordine dei sette ottomila euro.<br />
Le condizioni di restituzione del<br />
capitale sono dilazionate fino ad<br />
arrivare a rate di cinquanta euro<br />
al mese. Come dice don Marco<br />
Russo «meno di una fumata di<br />
sigarette, per chi ha il vizio».<br />
Un’equipe specializzata<br />
di<br />
operatori Caritas<br />
gira in<br />
automezzo per<br />
le strade salernitane<br />
cercando<br />
di dare aiuto<br />
alle realtà<br />
più povere. Molti sono i barboni<br />
che di notte sono raggiunti da<br />
questi “angeli” che dopo essersi<br />
assicurati delle loro condizioni di<br />
salute, li portano in strutture<br />
sicure dell’Ente. Un tetto sulla<br />
testa nelle giornate più difficili<br />
(anche se a vivere in strada le<br />
giornate facili sono rare) e un<br />
pasto caldo. Sono le persone che<br />
nessuno vede e tutti evitano perché<br />
considerate un problema che<br />
non ci riguarda. Ma è possibile<br />
decidere chi va aiutato e chi no?<br />
Per la Caritas no.<br />
Le chiamano<br />
“donne allegre”<br />
ma forse senza<br />
capire il vero<br />
senso dei loro<br />
sorrisi. In gran<br />
parte sono costrette<br />
a prostituirsi<br />
per sbarcare<br />
il lunario, per mandare soldi a<br />
casa, per crescere un figlio magari<br />
nato da un uomo che non le ha mai<br />
rispettate. La Caritas le vede, le<br />
ascolta e cerca di aiutarle. Italiane<br />
o meno, qui all’Ente nessuno è straniero.<br />
Gli operatori dell’Organizzazione<br />
hanno l’obbiettivo di recuperarle e<br />
indirizzarle verso uno stile di vita<br />
più dignitoso, lontano dai ricatti.<br />
Non sono rari i casi di violenza fisica<br />
e psicologia da parte di clienti e<br />
sfruttatori. La Caritas fornisce un<br />
supporto psicologico importante.<br />
Nei loro paesi<br />
non hanno<br />
prospettive di<br />
vita e di lavoro.<br />
Il fenomeno<br />
immigrazione<br />
non è solo un<br />
numero alle<br />
frontiere.<br />
Le leggi che da un lato cercano di<br />
tutelare i cittadini italiani, dall’altro<br />
rendono difficile l’integrazione<br />
degli stranieri. La Caritas non chiede<br />
documenti o permessi più o<br />
meno articolati. Quando un uomo<br />
malconcio bussa di notte ai dormitori<br />
perché non sa più dove sbatter<br />
la testa, viene accolto. Porte aperte<br />
cuori aperti. Questa è la filosofia<br />
vincente. Non sono mancati i controlli<br />
della polizia che ha eseguito<br />
delle perquisizioni e a volte ha trovato<br />
qualche cd contraffatto, ma<br />
forse non è certo lì che si annidano<br />
le menti del commercio illegale.<br />
Presenti su tutto<br />
il territorio<br />
salernitano, i<br />
banchi alimentari<br />
sono una<br />
risorsa importante<br />
per chi<br />
non ha i soldi<br />
per fare la spesa.<br />
Come si fa a vivere con una pensione<br />
sociale, con un lavoro precario<br />
o saltuario? Una delle tante iniziative<br />
della Caritas sono questi<br />
mini market per gli indigenti. Certo<br />
le risorse economiche dell’Ente,<br />
nonostante le donazioni, non sono<br />
illimitate e sui banchi alimentari<br />
non si trova il filetto, la pasta trafilata<br />
al bronzo o qualche marca<br />
esclusiva. Ma spesso un pacco di<br />
pasta, di caffè o il solo sapere che c’è<br />
qualcuno che ti ascolta e che ti dà<br />
una mano quando hai fame, è un<br />
aiuto pratico e rincuorante.
CANADA<br />
PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />
Ogni anno la caccia dei piccoli mammiferi provoca la morte di migliaia di esemplari<br />
Stop al massacro delle foche<br />
Numerosi i blog e le petizioni in rete per fermare la mattanza tra i ghiacci<br />
7<br />
Acquistare una pelliccia all’ultimo<br />
grido, con pelle soffice e<br />
morbida non ha prezzo. E così<br />
ogni anno in Canada si ripete la<br />
mattanza dei cuccioli di foca.<br />
Quest’anno la caccia è stata<br />
sospesa, ma un inverno particolarmente<br />
caldo ha provocato<br />
il restringimento del ghiaccio<br />
nelle zone della riproduzione e<br />
per i cuccioli di foca non c’è<br />
stata via di scampo. Molti sono<br />
scivolati in mare e sono morti o<br />
sono stati separati prematuramente<br />
dalle madri per la rottura<br />
delle lastre su cui vivevano.<br />
Altri sono nati sulla terra ferma.<br />
E anche lì le sorti non sono<br />
state migliori, sono diventati<br />
infatti vittime di predatori e<br />
coyote. Secondo gli esperti è<br />
ancora presto per stilare con<br />
esattezza un bilancio delle perdite<br />
subite, ma gli elementi per<br />
definire il 2010 un’annata negativa<br />
ci sono tutti.<br />
Mike Hammil, biologo del dipartimento<br />
di pesca del Quebec,<br />
ha affermato: «L’ultima<br />
volta che le condizioni sono<br />
state così cattive per le foche è<br />
stato il 1981. Quell’anno l’intera<br />
cucciolata sembrava scomparsa».<br />
E il caso ha voluto che quest’anno<br />
a dare l’allarme siano<br />
stati proprio i cacciatori, che<br />
rinunceranno alle tradizionali<br />
battute per procurarsi le pellicce.<br />
La spietata caccia delle<br />
foche era stata chiusa in Canada<br />
nel 1984, ma nel 1994 è<br />
stata riaperta e i cuccioli di foca<br />
continuano a essere oggetto<br />
della crudeltà e delle barbarie<br />
dei cacciatori. L’Italia è da sempre<br />
in prima linea contro lo<br />
sterminio delle foche, un mas-<br />
sacro contestato, tra l’altro, a<br />
livello internazionale.<br />
A maggio scorso il Parlamento<br />
europeo ha approvato un regolamento<br />
che vieta, salvo qualche<br />
eccezione, l'importazione e<br />
il commercio di pelli di foca e<br />
prodotti derivati. Quasi un<br />
terzo del commercio mondiale<br />
dei prodotti ricavati dalla foca<br />
attraversa il mercato dell’Unione<br />
Europea, e una buona fetta<br />
finisce anche in Russia e in<br />
Cina.<br />
Il Governo canadese nonostante<br />
le numerose proteste per<br />
queste stragi ha ribadito che è<br />
stata migliorata la tecnica di<br />
caccia con l’intento di rendere<br />
più umana la mattanza. E nel<br />
corso del G8 del 2008 ha ribadito<br />
di non essere disposto ad<br />
accettare misure restrittive internazionali,<br />
relative al commercio<br />
e agli scambi commerciali<br />
delle pelli di foca.<br />
Dal 2003 sono morti oltre 1,5<br />
milioni di esemplari. Un dato<br />
impressionante che tende ad<br />
aumentare. La stagione della<br />
caccia prosegue fino al 15 maggio<br />
e questo è il periodo più critico.<br />
Secondo stime ufficiali il<br />
tasso di mortalità a fine anno si<br />
Cacciatori che scuoiano foche<br />
potrebbe aggirare intorno al<br />
95%.<br />
Il cucciolo di foca è la vittima<br />
preferita dei cacciatori per il<br />
manto morbido, è indifeso e<br />
facile da catturare. L’artefice di<br />
questo massacro è ancora una<br />
volta l’uomo, spinto dall’esigenza<br />
di inseguire i propri interessi<br />
economici e di rispondere a<br />
quel primordiale istinto di<br />
sopravvivenza.<br />
Servizi di<br />
ROBERTA SALZANO<br />
Il provvedimento dell’Italia<br />
La legge<br />
in Senato<br />
Perché si uccidono le foche? Il primo motivo<br />
è per la loro pelliccia, morbida e candida, e<br />
poi per i loro genitali molto apprezzati nei<br />
mercati asiatici per i presunti poteri afrodisiaci.<br />
Il resto dell’animale non viene utilizzato ma<br />
lasciato marcire sul ghiaccio. Alcuni invece<br />
ricavano l’olio di foca e lo vendono come alimento<br />
ma lo etichettano<br />
come<br />
“olio marino” per<br />
nasconderne l’origine.<br />
In Italia il 28<br />
gennaio 2010 il<br />
Senato ha approvato<br />
le modifiche<br />
alla legge n. 189/-<br />
2004, che all’articolo<br />
1 bis sancisce<br />
il divieto per l’Italia<br />
di utilizzare<br />
foche, o le loro parti per produrre o confezionare<br />
pelli, pellicce, capi di abbigliamento<br />
e tutti i loro derivati, olii, grassi.<br />
Si tratta di un piccolo passo in avanti.<br />
Intanto continuano le petizioni per fermare<br />
il massacro, ma i canadesi non vogliono sentire<br />
ragioni. Il Governo ha definito “umanamente<br />
accettabili” le condizioni in cui opernano<br />
i cacciatori. Ma a guardare le immagini<br />
che oramai hanno fatto il giro del mondo<br />
attraverso il web, e i numerosi blog sembrerebbe<br />
proprio di no.<br />
Ancora una volta si restringe il cerchio della<br />
vita e la responsabilità è dell’uomo, che sembra<br />
essersi trasformato in una sorta di parassita<br />
della Terra, sempre più incapace di convivere<br />
con gli altri coinquilini del pianeta.<br />
Sono trentacinque le varietà di piante modificate ammesse dall’Europa<br />
L’Ue strizza l’occhio all’Ogm<br />
La Coldiretti: arrivano i nemici della tipicità e della biodiversità<br />
È sbarcata<br />
la patata<br />
Amflora<br />
La patata Amflora è<br />
prodotta dall’azienda<br />
chimica tedesca Basf<br />
ed è il primo Ogm interamente<br />
europeo. È<br />
stata autorizzata solo<br />
per usi industriali, cioè<br />
per produrre carta,<br />
calcestruzzo e adesivi,<br />
grazie alla sua particolarità<br />
di produrre amilopectina<br />
pura, uno<br />
dei componenti dell’amido.<br />
Ha causato discussioni,<br />
perché il suo<br />
marcatore, quello che<br />
verifica l’avvenuta modificazione,<br />
resiste a<br />
due antibiotici importanti<br />
per l’uomo.<br />
Piantine di mais che resistono ai parassiti,<br />
pomodori viola che proteggono<br />
dai tumori, chicchi di riso arricchiti<br />
alla vitamina A: sono questi<br />
solo alcuni esempi di organismi geneticamente<br />
modificati (Ogm).<br />
Si tratta, quindi, nel caso si parli di<br />
vegetali, di piante il cui patrimonio<br />
genetico è stato modificato dall’uomo.<br />
Per farlo si utilizzano in genere<br />
due tecniche: la prima prevede l’impiego<br />
di un batterio, l’agrobacterium<br />
tumefaciens, per trasmettere nella<br />
cellula vegetale il gene di interesse,<br />
nell’altra si usano cannoni a Dna per<br />
bombardare la cellula e modificarla.<br />
Il dibattito sugli Ogm è divenuto negli<br />
ultimi tempi molto attuale, soprattutto<br />
dopo la fine della moratoria<br />
europea sulle nuove varietà di<br />
queste colture, in vigore dal 1998.<br />
Negli ultimi dieci anni, infatti, è stato<br />
ammesso in Europa solo il mais Mon<br />
810 della Monsanto. All’inizio di<br />
marzo, però, la Commissione Ue ha<br />
autorizzato la coltivazione della patata<br />
transgenica Amflora congiuntamente<br />
ad altre tre varietà di mais<br />
A lato<br />
patate<br />
transgeniche<br />
A destra<br />
pomodori<br />
San Marzano<br />
modificato, portando così a 35 gli<br />
Ogm ammessi in Europa.<br />
In Italia il provvedimento firmato<br />
dal ministro delle Politiche agricole<br />
Luca Zaia e controfirmato, poi, dal<br />
ministro dell’Ambiente e da quello<br />
della Salute, ha ribadito la chiusura<br />
nostrana alle piante modificate, vietando<br />
sul territorio nazionale la coltivazione<br />
del mais Mon 810, appellandosi<br />
alla “clausola della salvaguardia”<br />
contenuta nella direttiva<br />
comunitaria 2001/18. Le posizioni<br />
pro e contro Ogm, intanto, si moltiplicano.<br />
Secondo i favorevoli questi<br />
tipi di colture sono controllati e sicuri<br />
e potranno permettere di risolvere<br />
la fame nel mondo. Secondo i<br />
contrari, come il direttore della<br />
Coldiretti Campania, Vito Amendolara<br />
“il modello produttivo cui è<br />
orientato l’impiego Ogm è il grande<br />
alleato dell’omologazione che deprime<br />
i prezzi e aumenta la dipendenza<br />
dall’estero e il grande nemico<br />
della tipicità e della biodiversità rappresentato<br />
dall’agroalimentare campano”.<br />
La risposta a queste colture,<br />
sempre secondo Coldiretti, può<br />
essere trovata negli innesti naturali<br />
che hanno dato vita al super pomodoro<br />
campano, ricco di antiossidanti<br />
e figlio del Black tomato maschio<br />
del pomodoro San Marzano<br />
femmina. «L'ambizioso progetto -<br />
conclude - è replicabile senza controindicazione,<br />
recupera l'immagine<br />
del "nostro" San Marzano e qualifica<br />
l'industria conserviera locale»<br />
Servizi di<br />
BARBARA TROTTA
8 Domenica<br />
25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
Negli anni Settanta una serie di omicidi plurimi e dalle caratteristiche comuni<br />
portarono i criminologi americani a coniare un termine per definire il responsabile<br />
Identikit di un serial killer<br />
L’assassino seriale si distingue dall’omicida<br />
occasionale perché non<br />
uccide una sola volta, ma commette<br />
una serie di crimini in un arco<br />
temporale relativamente lungo che<br />
vede momenti di calma apparente,<br />
intervallati da periodi di forte tensione<br />
da cui nasce l’istinto a uccidere.<br />
Le vittime dei serial killer spesso<br />
non conoscono il proprio carnefice,<br />
di solito sono persone<br />
deboli o sorprese dall’ira irrefrenabile<br />
del loro assalitore. Il termine<br />
serial killer è stato introdotto<br />
negli anni Settanta negli Stati Uniti,<br />
i criminologi americani individuarono<br />
questa parola per spiegare la<br />
sequenza di assassinii efferati che<br />
stava sconvolgendo il Paese.<br />
Nel novanta per cento dei casi gli<br />
assassini seriali sono uomini con<br />
delle turbe mentali causate dalle<br />
molestie e dalle sevizie subite<br />
durante l’infanzia. Il serial killer,<br />
tormentato dalla vita che lo circonda,<br />
trova nel crimine una sorta di<br />
soddisfazione o meglio di compensazione.<br />
I cadaveri il più delle volte<br />
si presentano sventrati e martoriati<br />
frutto di supplizi prolungati<br />
inflitti alle vittime. La tortura<br />
dimostra l’assenza di sensibilità<br />
dell’assassino, che non si immedesima<br />
nel dolore che sta provando<br />
la propria vittima perché è in<br />
quelle pratiche atroci e tortuose<br />
che trova soddisfazione ed eccitazione.<br />
Le statistiche registrano un numero<br />
maggiore di serial killer in<br />
Occidente, il conteggio, oggi, non è<br />
ritenuto molto attendibile perché<br />
durante il regime comunista si tendeva<br />
a nascondere questo tipo di<br />
crimini in quanto ritenuti una prerogativa<br />
della degenerazione della<br />
società capitalista. Tecniche di<br />
investigazione, diffusione a mezzo<br />
stampa, assenza di censura e differenze<br />
culturali sono alla base dell’individuazione<br />
di un omicida<br />
A destra,<br />
un vampiro<br />
sotto il pluriomicida<br />
Albert Fish<br />
che si cibava<br />
delle sue vittime<br />
e il clown malvagio,<br />
JohnWayne Gacy,<br />
che attirava<br />
i ragazzini<br />
JACK LO SQUARTATORE LEONARDA CIANCIULLI CASO CLAPS<br />
plurimo. John Wayne Gacy, il<br />
clown malvagio (animava le feste<br />
dei bambini travestendosi da pagliaccio),<br />
violentava e uccideva<br />
ragazzi ritenuti da lui omosessuali<br />
perché da piccolo il padre lo<br />
aggrediva accusandolo di essere<br />
un “finocchio”.<br />
Albert Fish anche lui americano<br />
aveva la fama del cannibale (mangiava<br />
la carne delle vittime), ha<br />
molestato più di cento bambini<br />
uccidendone cinque. Carrol Cole,<br />
invece, uccideva le donne sposate<br />
che avevano relazioni extraconiugali;<br />
in questo caso sembra che lui<br />
da piccolo sia stato costretto dalla<br />
madre ad assistere e tenere segrete<br />
le relazioni che la donna aveva con<br />
altri uomini. Non tutti i serial killer<br />
hanno alle spalle situazioni familiari<br />
difficili: le loro fantasie spesso<br />
sono influenzate da personaggi o<br />
eventi che rivelano un’attrazione<br />
alla brutalità e alla ferocia.<br />
Anche se il fenomeno, serial killer,<br />
è stato classificato nel ventesimo<br />
secolo, ci sono casi di delitti irrisolti<br />
prima del ‘900 conducibili<br />
alla stessa tipologia; inoltre, si<br />
pensa che le bestie mitologiche<br />
che hanno popolato i racconti sul<br />
Medioevo come il lupo mannaro e<br />
i vampiri altro non erano che dei<br />
serial killer. I casi più eclatanti che<br />
hanno sconvolto l’opinione pubblica<br />
italiana sono legati ai delitti<br />
irrisolti del mostro, senza volto, di<br />
Firenze.<br />
Una serie di omicidi, di coppiette<br />
appartate, tra la fine degli anni<br />
Sessanta e gli anni Ottanta che<br />
come riferimento avevano stessa<br />
arma, una pistola calibro 22, e l’accanimento<br />
sui corpi delle donne di<br />
solito con un coltello.<br />
Pagina a cura di<br />
STELLA COLUCCI<br />
Il mito dal volto<br />
sconosciuto<br />
Saponificava<br />
le sue vittime<br />
Elisa uccisa<br />
da un maniaco<br />
Nell’Inghilterra Vittoriana<br />
del diciannovesimo secolo<br />
una serie di delitti di prostitute<br />
turbarono l’opinione<br />
pubblica dei<br />
sudditi di Sua<br />
Maestà.<br />
La stampa era<br />
attratta dalle<br />
morti brutali<br />
che coinvolgevano<br />
le classi<br />
povere del Regno<br />
più potente<br />
e agiato<br />
al mondo.<br />
Nell’autunno<br />
del 1888 nel quartiere di<br />
Whitechapel (Londra) furono<br />
assassinate allo stesso<br />
modo, sventrate e sgozzate,<br />
alcune prostitute (i casi accertati<br />
sono cinque, ma se<br />
ne sospettano molti altri). Il<br />
killer mai identificato è<br />
conosciuto con lo pseudonimo<br />
di Jack lo squartatore. E’<br />
lo stesso nome che compariva<br />
in calce ad alcune missive<br />
che la polizia riceveva<br />
da un tale che diceva di essere<br />
l’assassino delle prostitute.<br />
In molti scrivono<br />
alla polizia<br />
affermando<br />
di essere<br />
il killer,<br />
ma soltanto<br />
uno, quello<br />
che si firma<br />
Jack the Ripper<br />
è ritenuto<br />
plausibile<br />
perché annuncia<br />
assassinii che realmente<br />
si verificheranno.<br />
Così avvenne in una circostanza:<br />
inviò insieme alla<br />
lettera anche uno dei reni<br />
di una vittima. Si scoprirà<br />
in seguito che era la parte<br />
mancante del corpo di una<br />
prostituta trovata morta<br />
nello solito quartiere di<br />
Londra.<br />
Originaria di Montella dopo<br />
il terremoto che colpì il<br />
Vulture si trasferì con marito<br />
e figli a Correggio in provincia<br />
di<br />
R e g g i o<br />
Emilia. Le<br />
cose vanno<br />
bene all’inizio:<br />
Leonarda<br />
gestisce<br />
con successo<br />
un’attività<br />
commerciale.<br />
Poi la separazione<br />
dal marito,<br />
diventato alcolizzato, la<br />
costringe a crescere da sola i<br />
quattro figli.<br />
Lo choc della Seconda guerra<br />
mondiale la convince che<br />
solo sacrificando del sangue<br />
umano potrà impedire che il<br />
primo figlio, in età da leva,<br />
possa partire per il fronte.<br />
Con la scusa di trovare<br />
marito a qualche signora del<br />
posto le adesca fingendosi<br />
amica e le uccide soffocandole<br />
o colpendole con armi<br />
bianche. Tre sono le morti<br />
attribuite alla<br />
furia della<br />
Cianciulli.<br />
Per occultare<br />
il cadavere<br />
delle vittime,<br />
Lea ne sezionava<br />
i corpi e<br />
li bolliva in<br />
un pentolone<br />
con la soda<br />
caustica ottenendo<br />
delle<br />
saponette che regalava ai<br />
vicini.<br />
Il sangue delle vittime, invece,<br />
diventava un ingrediente<br />
prezioso dei biscotti<br />
che preparava.<br />
La Cianciulli morirà in carcere<br />
a Pozzuoli nel 1978: le<br />
restavano da scontare altri<br />
sei anni di detenzione dei<br />
trenta previsti.<br />
Il giallo legato a Elisa Claps,<br />
la giovane lucana scomparsa<br />
il 12 settembre del 1993 e<br />
rinvenuta diciassette anni<br />
dopo, marzo<br />
2010, nel sottotetto<br />
della<br />
chiesa della<br />
Santissima<br />
Trinità a Potenza,<br />
potrebbe<br />
rilevare<br />
elementi<br />
utili all’identificazione<br />
di<br />
un assassino<br />
seriale.<br />
La persona che ha ucciso<br />
Elisa Claps potrebbe essere la<br />
stessa che il 12 novembre del<br />
2002 ha massacrato con un<br />
martello Heather Burnett<br />
nella propria abitazione di<br />
Bournemouth (Inghilterra).<br />
Entrambe le vittime sono state<br />
trovate con il reggiseno tagliato<br />
sul davanti, il taglio è lo<br />
stesso e forse è stato eseguito<br />
con un taglierino.<br />
In entrambi i casi la persona<br />
indagata è stata Danilo Restivo,<br />
ma le prove a suo carico<br />
non sono state esaustive<br />
per ascrivergli<br />
il reato.<br />
La polizia i-<br />
taliana e quella<br />
inglese sono<br />
in contatto<br />
per capire se<br />
tra le due<br />
morti ci sono<br />
le tracce che<br />
portano allo<br />
stesso colpevole.<br />
Sembra<br />
che anche la Procura di<br />
Aosta abbia riaperto un<br />
vecchio caso di una ragazza<br />
coreana scomparsa e mai<br />
ritrovata che avrebbe potuto<br />
conoscere Restivo. Un<br />
altro elemento importante è<br />
un borsone trovato dagli<br />
inquirenti inglesi di proprietà<br />
di Restivo, sembra<br />
che anche a Potenza ne sia<br />
stato trovato uno simile.
PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />
I praticanti della Scuola di Giornalismo incontrano il vice Capo della Polizia<br />
Cirillo: garantiamo sicurezza<br />
«Senza le intercettazioni telefoniche il nostro lavoro sarebbe molto più difficile»<br />
«Le intercettazioni possono essere<br />
cattive solo quando c’è un<br />
abuso rispetto alla loro diffusione».<br />
E’ questo il pensiero di Francesco<br />
Cirillo, vice Capo della Polizia,<br />
espresso in un incontro con<br />
i praticanti della Scuola di Giornalismo<br />
dell’Università di Salerno.<br />
Di fronte alle numerose domande,<br />
Cirillo ha precisato:<br />
«Intanto la legge che dovrebbe<br />
regolamentare le intercettazioni<br />
ancora non c’è, quindi è inutile<br />
fasciarsi la testa già da ora. In<br />
ogni caso, quando sono stato a-<br />
scoltato dalle commissioni giustizia<br />
di Camera e Senato ho spiegato<br />
che eliminare le intercettazioni<br />
sarebbe come togliere strumenti<br />
importantissimi dalla nostra cassetta<br />
di lavoro. Di sicuro, possiamo<br />
svolgere il nostro lavoro<br />
anche senza l’intercettazione, ma<br />
è altrettanto sicuro che così la<br />
lotta contro il crimine sarebbe<br />
meno efficace, più lenta e con un<br />
risultato finale qualitativamente<br />
peggiore». Il vice Capo della Polizia,<br />
ribadendo la propria contrarietà<br />
rispetto all’eccessiva diffusione<br />
delle intercettazioni da<br />
parte della stampa ha concluso:<br />
«Non ho mai visto, in trentacinque<br />
anni di carriera, un metodo<br />
di investigazione abortito in<br />
seguito alla diffusione di notizie<br />
stampa. E’ bene precisarlo, le<br />
intercettazioni servono e servono<br />
molto».<br />
Cirillo poi si è detto in disaccordo<br />
con quanti intravedono un aumento<br />
della criminalità in Italia e<br />
minor sicurezza: «Una volta avevamo<br />
a che fare con Vallanzasca,<br />
Angelo Izzo, tutti i boss liberi.<br />
Addirittura, in un periodo ci<br />
furono tredici sequestri contemporanei;<br />
oggi invece il pericolo<br />
per la sicurezza è rappresentato<br />
dal “diverso”, quindi non credo<br />
che ci sia minor sicurezza se si è<br />
passati dalla lotta a Riina a quella<br />
ai lavavetri». Poi, qualche ricordo<br />
divertente, come, ad esempio,<br />
una vicenda di microspie installate<br />
in stalle che spesso dovevano<br />
essere sostituite poiché venivano<br />
mangiate dal bestiame. Più che<br />
una lezione, dunque, uno scambio<br />
di testimonianze e idee sul<br />
tema della legalità tra la polizia e<br />
i praticanti della scuola di giornalismo,<br />
con Cirillo che non ha lesinato<br />
critiche alla categoria che<br />
rappresenta per vicende come<br />
quella di Federico Aldrovandi,<br />
diciottenne emiliano morto dopo<br />
essere stato fermato a un posto di<br />
blocco: «E’ stato un caso gestito<br />
pessimamente, ma le responsabilità<br />
sono state giustamente accertate,<br />
poiché chiunque deve rispondere<br />
dei propri gesti di fronte<br />
alla legge, indipendentemente<br />
dalla casacca che porta»<br />
Qualche perplessità è stata sollevata<br />
da Cirillo anche in relazione<br />
agli ormai tristemente famosi fatti<br />
del G8 di Genova, nel 2001: «La<br />
situazione era stata esasperata, e<br />
di molto, già prima che il summit<br />
iniziasse. C’è stato qualche errore<br />
di gestione, ma non bisogna<br />
dimenticare che le piazze e alcuni<br />
gruppi di manifestanti non erano<br />
certamente pacifici».<br />
Diversi spunti, ovviamente, han-<br />
Sopra,<br />
il Vice Capo della<br />
Polizia Francesco<br />
Cirillo.<br />
A destra,<br />
un momento<br />
della lezione<br />
ai praticanti<br />
della Scuola<br />
di Giornalismo<br />
ti di sicuro ce ne saranno altri 700<br />
a loro disposizione, ma sono operazioni<br />
da guardare comunque in<br />
positivo».<br />
E se i beni sequestrati sono stati al<br />
centro di polemiche, in particolare<br />
per la legge che adesso permette<br />
la loro messa all’asta, Cirillo<br />
dichiara: «E’ un tema su cui ci sarebbe<br />
molto da dire. I beni confi-<br />
«A volte<br />
il bestiame<br />
mangiava<br />
le cimici<br />
nascoste»<br />
«E’ assurdo<br />
che Graviano<br />
e Schiavone<br />
si parlino<br />
in carcere»<br />
no riguardato la criminalità organizzata<br />
e la camorra in particolare,<br />
anche in virtù del recente maxi<br />
sequestro di beni ai casalesi:<br />
«Questo – ha commentato Cirillo<br />
– è un colpo durissimo inferto al<br />
clan. Certo, è un apparato che,<br />
come si è visto è in grado di<br />
introitare somme enormi di denaro<br />
e per 700 milioni sequestrascati<br />
o sequestrati sono di difficile<br />
gestione, mi riferisco in particolare<br />
alle società, ai grandi latifondi,<br />
alle quote in borsa, non<br />
sempre infatti si riesce a destinarli.<br />
E’ stata creata un’agenzia unica<br />
nel suo genere per la loro vendita.<br />
Se si riesce ad alienarli con garanzie<br />
assolute, cioè senza farli tornare<br />
nelle mani della criminalità,<br />
allora è una buona scelta».<br />
Restando in tema di criminalità<br />
organizzata la recente notizia su<br />
colloqui in carcere tra l’ex capo<br />
dei caselesi “Sandokan” Schiavone<br />
e l’ex reggente del mandamento<br />
mafioso di Brancaccio,<br />
Graviano, ha lasciato perplesso<br />
Cirillo: «E’ gravissimo che si<br />
siano parlati. In ogni caso c’è<br />
La scheda<br />
9<br />
Il vice Capo della Polizia, Francesco<br />
Cirillo, è nato a Torre Annunziata nel<br />
1949. E’ entrato nei ruoli dei commissari<br />
di pubblica sicurezza nel 1975 e già da<br />
allora la sua carriera sembrava segnata,<br />
infatti, lui stesso racconta: «Un giorno mia<br />
suocera incontrò per strada un conoscente<br />
che le predisse: Francesco diventerà<br />
sicuramente vice Capo della Polizia».<br />
Ha cominciato la carriera a Genova per<br />
poi passare a Firenze e tornare, in seguito,<br />
a Napoli, dove da dirigente della sezione<br />
“Omicidi” ha portato a termine il primo<br />
blitz contro la “Nuova Camorra Organizzata”<br />
di Raffaele Cutulo, arrestando numerosi<br />
affiliati.<br />
Nel 1985 è diventato vicedirigente del<br />
centro interprovinciale Criminalpol di<br />
Napoli, coordinando tra l’altro le operazioni<br />
per arrestare, in Brasile, il noto<br />
latitante Antonio Bardellino, capo dell’omonimo<br />
clan. E’ stato questore nelle<br />
città di Salerno, Bologna e Palermo.<br />
Ancora oggi non si pente della scelta fatta:<br />
«E’ stata una decisione d’amore quella di<br />
scegliere la polizia. Una decisione per<br />
giunta fortunata, poichè le grandi storie<br />
d’amore spesso sono segnate dai tradimenti<br />
mentre per me non è stato così, e<br />
ancora oggi sono contentissimo di aver<br />
intrapreso questa strada».<br />
un’inchiesta interna per conoscere<br />
meglio le dinamiche. Che<br />
abbiano un’intesa, comunque, è<br />
un fatto nuovo, anche se nuove<br />
non sono le alleanze che nascono<br />
in carcere, basta ricordare i tempi<br />
di Cutolo».<br />
L’analisi di Cirillo però si è soffermata<br />
anche sul desiderio di<br />
aumentare la vicinanza tra polizia<br />
e cittadini: «Dobbiamo farci<br />
capire di più – ha dichiarato –<br />
poiché abbiamo bisogno, ora più<br />
che mai, dell’aiuto dei cittadini. A<br />
volte mi chiedo perché le persone<br />
sono molto più disposte a parlare<br />
con voi giornalisti che con noi<br />
«Bisogna<br />
prendere<br />
ad esempio<br />
figure come<br />
Libero Grassi»<br />
poliziotti, e penso che è una<br />
distanza che si deve ridurre».<br />
Come ricetta da seguire per avvicinarsi<br />
alla gente, l’ex questore di<br />
Palermo ha insistito sul crescente<br />
bisogno di cultura della legalità:<br />
«Determinati valori dovrebbero<br />
essere insegnati a scuola ogni<br />
giorno. Lo Stato dovrebbe eleggere<br />
a esempio da seguire figure come<br />
quella di Libero Grassi, che<br />
combattè la mafia da solo, finendo<br />
ucciso. Per la legalità c’è bisogno<br />
di impegnarsi sempre di più».<br />
Pagina a cura di<br />
CRISTIANO VELLA
10 Domenica<br />
25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />
IL G8 SCALZERÀ L’ONU<br />
La verve intellettuale<br />
del professor<br />
Panebianco, da<br />
anni osservatore<br />
privilegiato dei<br />
vertici internazionali,<br />
si nota nelle<br />
battute finali,<br />
quelle scambiate<br />
lontano dal parterre<br />
degli illustri<br />
ospiti.<br />
Si parla del G8 e degli sviluppi futuri di<br />
quello che sembra essere sempre di più<br />
un importante appuntamento di carattere<br />
mondiale. Luogo oramai dove si<br />
fanno alleanze e si siglano intese. Il peso<br />
del G8 infatti cresce di giorno in giorno<br />
nei contesti internazionali a discapito<br />
dell’Onu. Non si discute più solo di economia<br />
ma oggi anche d’ambiente, commercio,<br />
Africa e peace-keeping, operazioni<br />
in passato prerogative di altre<br />
“E San Francesco<br />
proteggerà<br />
le Nazioni Unite”<br />
organizzazioni. Alla domanda se l’Onu<br />
sia oramai nella prassi scalzata dai “GX”,<br />
il professor Panebianco è chiaro: «Le<br />
Nazioni Unite nascono con il trattato di<br />
San Francisco. I membri permanenti<br />
però sono rimasti gli stessi e non sono<br />
cambiati nel corso del tempo. Mentre<br />
nei vertici del G8 ci sono i paesi più<br />
importanti al mondo. Da queste riunioni<br />
nasce il diritto all’improvviso, quello<br />
della risposta immediata. Le Nazioni<br />
Unite sono invece il cerimoniale. E poi<br />
San Francesco, si sa, è un santo buono e<br />
dà protezione».<br />
Da L’Aquila a Salerno. Dai luoghi<br />
del terremoto, sede dell’assise dei<br />
“Grandi della terra”, all’Università<br />
in nome dello studio accademico<br />
sulla più importante prassi di<br />
diritto internazionale creatasi<br />
negli ultimi anni: il G8. Infatti, sul<br />
35° summit tra gli Stati più sviluppati<br />
del mondo, tenutosi a<br />
L’Aquila dal 8 al 10 luglio dello<br />
scorso anno, è stato curato un<br />
testo da parte del professor<br />
Massimo Panebianco, ordinario<br />
di diritto internazionale all’Università<br />
di Salerno e alla<br />
Sapienza di Roma, intitolato “Il<br />
G8 2009. Sistema multi regionale<br />
di Stati”. Lo scritto è stato presentato<br />
al palazzo di giustizia di<br />
Salerno e, in anteprima, alla<br />
Scuola di Giornalismo dell’Ateneo<br />
con un nutrito successo di<br />
pubblico e l’introduzione del<br />
direttore del dipartimento di<br />
diritto pubblico generale e teoria<br />
delle istituzioni nonché ordinario<br />
di procedura penale, Luigi Kalb.<br />
Un lavoro scrupoloso, quello realizzato<br />
dal professor Panebianco<br />
insieme a tutta la sua equipe<br />
scientifica, che riesce a cogliere le<br />
Il professore salernitano svela i futuri assetti del mondo<br />
I grandi della terra<br />
visti da Panebianco<br />
Presentato il volume sul vertice aquilano del 2009<br />
più importanti novità di politica<br />
internazionale non tralasciando<br />
significativi particolari degli equilibri<br />
geografici mondiali. Un lavoro<br />
riportato anche con una leggibilità<br />
facile e scorrevole che fa del<br />
testo universitario un libro comprensibile<br />
oltre l’universo accademico<br />
e illustrativo, in maniera<br />
minuziosa e curiosa, dei meccanismi<br />
internazionali di geo-politica.<br />
Una vera e propria “Bibbia”<br />
sull’attuale equilibrio mondiale<br />
con un’attenta analisi sugli scenari<br />
futuri.<br />
Due le singolarità del testo: una<br />
prefazione del presidente del<br />
Senato, Renato Schifani, che ne<br />
accresce la valenza istituzionale, e<br />
la traduzione della stessa prefazione<br />
in cinese oltre che inglese,<br />
“omaggio” alla crescente economia<br />
asiatica oramai punto di riferimento<br />
del mercato mondiale e<br />
partnership commerciale di rilievo<br />
di alcuni Stati come il confronto<br />
a due con gli Usa a L’Aquila ha<br />
dimostrato. Alla presentazione vi<br />
è stata la presenza di Luca<br />
Trifone, consigliere di legazione<br />
già in servizio presso l’ambasciata<br />
italiana a Pechino. Il diplomatico<br />
è intervenuto illustrando i meccanismi<br />
e le strategie che nel tempo<br />
stanno portando la Cina al vertice<br />
dell’economia mondiale dopo<br />
esserlo stato della politica internazionale.<br />
Il libro s’interroga sulla rappresentazione<br />
democratica delle<br />
nazioni all’interno del G8, focalizzando<br />
l’attenzione sul fenomeno<br />
giuridico del “diritto futuro” sul<br />
piano internazionale. Non mancano<br />
le novità di rilievo della riunione<br />
come i nuovi ingressi delle<br />
leadership emergenti a livello<br />
mondiale e l’introduzione del<br />
principio “one world one law”,<br />
armonizzazione normativa settoriale<br />
che punta a diventare principio<br />
giuridico di diritto universale.<br />
Il lavoro sul G8 è stato realizzato,<br />
con il coordinamento del professor<br />
Panebianco, grazie ai contributi<br />
di esperti e dottori di ricerca<br />
quali Angela Di Stasi, Armando<br />
Lamberti, Teresa Russo, Anna<br />
Lisa Verdecchia, Francesco<br />
Buonomenna, Daniela Marrani,<br />
Pasquale Borea, Miriam<br />
Immediato e Ciro Manzolillo.<br />
Proprio quest’ultimo autore, ricevendo<br />
vivi apprezzamenti, nella<br />
stessa occasione ha presentato il<br />
testo “Prospettive del diritto<br />
internazionale dell’integrazione”,<br />
curato nell’edizione dal dipartimento<br />
di diritto pubblico generale<br />
e teoria delle istituzioni, sezione<br />
di diritto internazionale comunitario<br />
e comparato.<br />
Pagina a cura di<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
COMMERCIO<br />
Mercati aperti<br />
contro la crisi<br />
ECONOMIA<br />
Solo insieme<br />
si cresce<br />
AMBIENTE<br />
Meno smog<br />
per il clima<br />
SVILUPPO<br />
Più servizi<br />
per l’Africa<br />
SICUREZZA<br />
Investimenti<br />
in agricoltura<br />
No al protezionismo<br />
perchè<br />
i mercati<br />
aperti sono<br />
cruciali per la<br />
crescita e lo<br />
sviluppo, specialmente<br />
in<br />
un periodo di<br />
crisi come quello attuale. Da questa<br />
decisione dei leader, l’impegno<br />
di incontrarsi di nuovo prima<br />
del vertice di Pittsburgh per fare<br />
il punto sulla situazione.<br />
Confermata così la clausola di<br />
moratoria adottata nelle recenti<br />
riunioni di Washington e Londra,<br />
la cosiddetta “standstill”. I ministri<br />
del Commercio dei vari Stati<br />
saranno i protagonisti delle prossime<br />
riunioni sull’argomento.<br />
Entrano a far parte del team<br />
internazionale per lo sviluppo del<br />
commercio anche Australia,<br />
Indonesia e Corea del Sud.<br />
La crescita<br />
sostenibile per<br />
il lungo periodo.<br />
E’ questo<br />
l’obiettivo dei<br />
leader del G8<br />
che intendono<br />
continuare a<br />
sostenere l’economia<br />
mondiale e il risanamento<br />
del sistema finanziario. L’aspetto<br />
sociale della crisi è stato il primo<br />
argomento affrontato per promuovere<br />
un’azione mondiale a<br />
sosteno dell’occupazione. L’analisi<br />
dell’emergenza fa considerare l’esigenza<br />
di avere delle regole ferree<br />
per le attività finanziarie internazionali.<br />
L’impegno di tutti è<br />
quello di assicurare condizioni di<br />
concorrenza leale ma anche di<br />
combattere la corruzione, l’evasione<br />
fiscale, il riciclaggio di<br />
denaro e il finanziamento del terrorismo<br />
con protocolli standard.<br />
I cambiamenti<br />
climatici in<br />
primo piano<br />
nell’agenda del<br />
G8. L’obiettivo<br />
di lungo termine<br />
è quello<br />
di ridurre le<br />
emissioni globali<br />
del 50% entro il 2050. In particolare,<br />
i Paesi industrializzati<br />
s’impegnano nella riduzione del<br />
80%. Un margine maggiore per<br />
chi ha migliori strumenti. Entro il<br />
2015 c’è l’accordo per incrementare<br />
gli investimenti pubblici nel<br />
settore delle tecnologie a basse<br />
emissioni di carbonio. Nell’ambito<br />
della cooperazione internazionale<br />
previsti anche incentivi per<br />
lo sviluppo e la diffusione delle<br />
specifiche innovazioni tecnologiche.<br />
In fase di valutazione del<br />
Messico la creazione di un fondo<br />
Verde internazionale.<br />
Maggiore concertazione<br />
per<br />
quanto riguarda<br />
la lotta<br />
alla povertà<br />
e alla fame.<br />
Un primo patto<br />
prevedeva<br />
di raggiungere<br />
alcuni scopi già individuati denominati<br />
“obiettivi del Millennio”. Il<br />
vertice ha preso coscienza che il<br />
raggiungimento di tali obiettivi è<br />
stato rallentato dalla crisi mondiale.<br />
Nell’agenda sono stati puntualizzati<br />
alcuni importanti<br />
punti come mantenere gli impegni<br />
sull’aiuto pubblico per lo sviluppo,<br />
mantenere i mercati aperti<br />
per rilanciare la crescita economica<br />
a beneficio dei poveri,<br />
rafforzare la partnership con<br />
l’Africa per accrescere l’accesso<br />
all’acqua e ai servizi igienici e la<br />
sicurezza alimentare.<br />
L’aumento del<br />
fenomeno<br />
delle persone<br />
denutrite è<br />
l’allarme lanciato<br />
a L’Aquila<br />
dai leader<br />
del G8.<br />
Denunciato<br />
anche l’inadeguato livello di investimenti<br />
in agricoltura per permetterne<br />
lo sviluppo programmato.<br />
Investiti anche venti<br />
miliardi di dollari in tre anni per<br />
incrementare la sicurezza alimentare<br />
nei paesi poveri. E’ stato<br />
così promosso un accordo globale<br />
sull’agricoltura e la sicurezza alimentare<br />
proprio per mantenere<br />
tale settore al centro dell’agenda<br />
internazionale. Si punterà così a<br />
rilanciare gli investimenti specifici,<br />
migliorare l’efficacia degli<br />
aiuti e il coordinamento dei singoli<br />
paesi.
Dal 2008 un progetto prevede l’unione di tutti i Comuni dell’area<br />
Il sogno cilentano<br />
seduce la Campania<br />
Un piano per ciascun settore d’intervento individuato<br />
PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />
11<br />
«Signori si nasce e io lo nacqui»<br />
diceva Totò in una<br />
famosa frase. Cilentani si<br />
nasce e non si diventa. È l’identità<br />
cilentana, umana e<br />
territoriale, che può e deve<br />
essere evidenziata attraverso<br />
un progetto che metta in<br />
risalto la storia, la cultura,<br />
l’arte, la bellezza e i valori<br />
che accomunano questo popolo,<br />
ma che al contempo<br />
risolva anche tutte le molteplici<br />
problematiche che affliggono<br />
il territorio.<br />
Una unione di forze e di<br />
intenti grazie ai quali si possa<br />
finalmente concentrare<br />
sul piano politico-istituzionale<br />
una serie di iniziative<br />
per tirar fuori tutta l’identità<br />
del tanto osannato Cilento.<br />
Un nuovo, o meglio, un definitivo<br />
status socio-economico-territoriale<br />
imposto oltre<br />
che dal suo immenso patrimonio<br />
umano, anche dal<br />
suo continuo spopolamento,<br />
soprattutto di giovani costretti<br />
a cercare fortuna altrove,<br />
e dalla sua persistente<br />
emarginazione.<br />
Ciò che occorre è un progetto<br />
unico, un programma u-<br />
nitario al quale tutti i Comuni<br />
del Cilento, nessuno e-<br />
scluso, debbano aderire, in<br />
moda tale da far crescere<br />
sempre di più la “cilentanità”<br />
che li accomuna, quale sentimento<br />
aggregante e indissolubile<br />
che rende popolo gli<br />
abitanti di una stessa terra.<br />
Il progetto relativo all’Unione<br />
dei Comuni del Cilento,<br />
senza alcun colore politico<br />
e scopo di lucro è stato<br />
messo appunto dalla dottoressa<br />
Anna Di Cuzzo attraverso<br />
dieci punti fondamentali:<br />
1. Individuazione dei settori<br />
necessari allo sviluppo del<br />
territorio interessato;<br />
2. Formazione di tanti gruppi<br />
di Comuni quanti sono i<br />
settori individuati, più uno<br />
itinerante di appoggio e di<br />
raccordo;<br />
3. Attribuzione di ogni settore<br />
a un gruppo di comuni<br />
che assumerà le caratteristiche<br />
di un polo;<br />
4. Compito di ogni gruppo<br />
(polo) sarà quello di approntare<br />
un piano unico per il<br />
suo settore, per il quale rappresenterà<br />
il responsabile e il<br />
referente unico per tutto il<br />
territorio;<br />
5. Ogni gruppo nominerà al<br />
suo interno un coordinatore-portavoce<br />
che a turno<br />
verrà cambiato;<br />
6. Tutti i coordinatori, al<br />
completamento dei lavori,<br />
incontreranno i sindaci, riuniti<br />
in un’assemblea plenaria,<br />
al fine di illustrare tutti i<br />
progetti approntati e delineati;<br />
7. I portavoce dei settori<br />
economici individuati, insieme<br />
e a scadenze prestabilite,<br />
riferiranno risultati e decisioni<br />
al Presidente della Provincia<br />
o della Regione, che<br />
ne prenderà atto avviando<br />
l’iter adeguato alla loro realizzazione;<br />
8. I responsabili di ogni settore,<br />
nel definire i progetti<br />
da attuare, dovranno tenere<br />
presente la situazione del<br />
territorio nella sua globalità<br />
e nel suo interesse, per evitare<br />
possibili contrasti;<br />
9. Gli esperti e i tecnici dei<br />
singoli Comuni potranno<br />
spostarsi all’interno dei vari<br />
gruppi individuati, a secondo<br />
delle necessità richieste,<br />
al fine di ottimizzare l’utilizzo<br />
delle risorse;<br />
10. Almeno una volta all’anno<br />
i Sindaci dei vari Comuni<br />
si riuniranno in un’unica assemblea,<br />
in una sede da costoro<br />
stabilita, per discutere<br />
e decidere in merito alla situazione<br />
del territorio.<br />
Il fine che l’Unione dei Comuni<br />
cilentani perseguirà<br />
sarà quello di promuovere il<br />
massimo sviluppo equo e<br />
solidale del territorio, in<br />
campo culturale, economico<br />
e sociale. Ma per realizzare<br />
tutto questo è necessario<br />
che i Sindaci abbandonino i<br />
singoli interessi a favore di<br />
un unico grande movimento<br />
che faccia gli interessi dell’intero<br />
Cilento. Non scontro<br />
ma incontro, necessario a<br />
superare i campanilismi che<br />
non fanno altro che frenare<br />
ogni tipo di azione propositiva,<br />
minando la sopravvivenza<br />
stessa di un popolo.<br />
Pagina a cura di<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
La Primula di Palinuro<br />
E’ il simbolo del Parco<br />
Nazionale del Cilento e<br />
Vallo di Diano la primula<br />
di Palinuro. È conosciuta<br />
dai naturalisti di tutto il<br />
mondo ed è inserita negli<br />
elenchi internazionali delle<br />
specie protette e a<br />
rischio d’estinzione.<br />
È l’unica varietà di primula<br />
che cresce così al<br />
Sud e preferisce la vicinanza<br />
al mare.<br />
Fiorisce tra febbraio e<br />
marzo ed è caratterizzata<br />
da fiori gialli riuniti in<br />
Uno scorcio delle montagne<br />
che caratterizzono<br />
il Cilento. Rifugio<br />
naturale per rapaci come<br />
la poiana e il falco<br />
pellegrino, specie in via<br />
d’estinzione.<br />
ombrello. Oggi si concentra<br />
in circa novanta chilometri<br />
lungo la costa del<br />
Cilento<br />
E’ la sorgente del fiume<br />
Sammaro, situata tra i<br />
comuni di Sacco e<br />
Roscigno, nel cuore del<br />
Cilento. Un’altra sorgente<br />
è nelle grotte di<br />
Morigerati.<br />
Il Parco<br />
elemento<br />
decisivo<br />
Istituito nel 1991, il Parco<br />
nazionale del Cilento e<br />
Vallo di Diano corrisponde<br />
alla parte meridionale della<br />
provincia di Salerno.<br />
Nato per tutelare l’area cilentana<br />
dalle speculazioni<br />
edilizie, il Parco nazionale<br />
è servito anche da collante<br />
per questo popolo, perché<br />
è grazie ad esso che sono<br />
emerse le caratteristiche<br />
storico, politico e culturale<br />
che caratterizzano gli abitanti<br />
del Parco e che li differenziano<br />
dagli altri conterranei.<br />
Tracce, ricordi, monumenti,<br />
culture, sentieri legati a<br />
questa ricca storia oggi<br />
sono salvaguardati anche<br />
grazie al Parco nazionale<br />
del Cilento<br />
Il mito<br />
dell’isola<br />
incantata<br />
Tanto tempo fa un Dio si<br />
innamorò di una stupenda<br />
fanciulla, Cilentia. Per lei<br />
volle creare un posto dove<br />
poter vivere felici. Un’isola<br />
fatta di colline, fiumi e spiagge.<br />
Cilentia e il suo sposo<br />
vivevano felici, ma all’improvviso<br />
Cilentia morì.<br />
Egli, impazzito, scatenò<br />
tempeste e correnti marine:<br />
doveva morire l’isola<br />
incantata. Ma Cilentia apparve<br />
al suo sposo e lo<br />
scongiurò di desistere dal<br />
suo proposito di distruzione.<br />
Quando già l’isola stava<br />
per scomparire i due sposi<br />
riuscirono ad ancorarla alla<br />
costa più vicina. Non era<br />
più un’isola ma era ugualmente<br />
un luogo bellissimo,<br />
il Cilento.<br />
Parla la promotrice dell’iniziativa, Anna Di Cuzzo<br />
«Ogni viaggio inizia<br />
con un singolo passo»<br />
Anna Di Cuzzo, promotrice del<br />
movimento “Unione dei Comuni<br />
cilentani, quando ha iniziato a<br />
lavorare a questo programma?<br />
«L’idea è nata nel 2008. All’ inizio si<br />
parlava del Cilento come Regione autonoma.<br />
Successivamente il progetto<br />
si è trasformato in una “Unione dei<br />
Comuni cilentani”»<br />
Quali sono state le tappe fondamentali<br />
di questo progetto?<br />
«Nel giugno del 2009, mentre si ipotizzava<br />
l’unione di pochi Comuni cilentani,<br />
idea non attuata, ebbi un<br />
incontro al comune di San Giovanni<br />
a Piro con il sindaco Maria Stella<br />
Giannì e con Giovanni Fortunato,<br />
sindaco di Santa Marina. Presenti<br />
anche il direttore del mensile “Cilento”<br />
, il dottor Passananti , il direttore<br />
della casa editrice “Controcorrente”,<br />
e lo storico e giornalista dottore<br />
Golia»<br />
Cosa è successo all’’incontro?<br />
«A tutti i presenti fu fornita una copia<br />
della bozza di statuto dell’Unione<br />
dei Comuni cilentani, da me elaborata.<br />
E si parlò anche di un possibile<br />
convegno esplorativo da tenersi nel<br />
successivo mese di settembre. Ma<br />
nonostante mi fossi attivata più volte,<br />
l’incontro di settembre non ci fu»<br />
Cosa intende fare, allora, per portare<br />
a termine questo progetto?<br />
«Sempre un convegno esplorativo<br />
pubblico che metta sul tavolo tutte le<br />
proposte, non solo la mia, affinchè si<br />
possa discutere sul “cosa” e sul “come”<br />
fare per superare i reali bisogni<br />
del territorio, utilizzando tutte le risorse<br />
non solo politiche ma anche u-<br />
mane in un’ottica di totale collaborazione»<br />
Lei ritiene che ci possa essere una<br />
reale collaborazione con i sindaci<br />
da lei consultati?<br />
«Il sindaco di Santa Marina, Giovanni<br />
Fortunato, è persona molto<br />
attiva in tal senso. In quanto ha sempre<br />
sostenuto di voler affrontare le<br />
problematiche del nostro territorio<br />
in modo incisivo. E inoltre ritengo<br />
che l’elezione alla regione Campania<br />
di Fortunato rappresenti un evento<br />
positivo per tutto il Cilento»
12 Domenica 25 aprile 2010 SPECIALE<br />
Sono 18 i Comuni<br />
del Napoletano<br />
nella zona rossa<br />
e si estendono<br />
su un’area<br />
di duecento<br />
chilometri quadrati<br />
A lato, il centro di monitoraggio<br />
A destra panoramica del <strong>Vesuvio</strong><br />
Il bello addormentato sul golfo<br />
<strong>Vesuvio</strong>, <strong>sorvegliato</strong> <strong>speciale</strong> dall’occhio vigile dei geologi di tutto il mondo<br />
La Campania è tra le regioni a più intensa attività<br />
vulcanica d’Italia, lo sanno bene quelli dell’Osservatorio<br />
Vesuviano, sezione napoletana dell’Istituto<br />
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che sorvegliano<br />
costantemente i vulcani attivi campani.<br />
Perché, contrariamente a quanto si pensa, non è il<br />
solo <strong>Vesuvio</strong> a poter generare fenomeni eruttivi,<br />
anche gli altri due vulcani campani, dell’area Flegrea<br />
e di Ischia meritano attenzione e monitoraggio.<br />
Il primato del <strong>Vesuvio</strong> è sicuramente dovuto alla<br />
memoria storica che le eruzioni del vulcano napoletano<br />
hanno scritto nei secoli. Famosissima è l’eruzione<br />
che ha distrutto Pompei, tra le prime catastrofi<br />
vulcaniche di cui abbiamo testimonianza<br />
diretta. Altro primato è quello degli abitanti a<br />
rischio: attorno al <strong>Vesuvio</strong> ci sono 18 comuni, alcuni<br />
densamente popolati come Portici e Ottaviano,<br />
per un totale di circa 600 mila persone coinvolte.<br />
Ma anche le 300 mila persone che abitano<br />
l’area Flegrea e i circa 60 mila abitanti di Ischia<br />
fanno della Campania la zona vulcanica più densamente<br />
popolata al mondo.<br />
Ma, spiegano dall’Osservatorio<br />
vesuviano, che è inutile generare<br />
allarmismi. «Il compito della<br />
comunità scientifica – ci dice il<br />
direttore Martini – è definire l’evento<br />
massimo che allo stato<br />
attuale può generare il singolo vulcano,<br />
cioè l’ipotesi “peggiore possibile”<br />
e i fenomeni associati.<br />
Per il <strong>Vesuvio</strong> è un’eruzione “sub<br />
pliniana”, cioè leggermente inferiore<br />
per quanto riguarda l’energia e<br />
la quantità di materiale emesso, rispetto<br />
a quella che ha distrutto<br />
Pompei».<br />
Un’eruzione di questo tipo è caratterizzata<br />
da una grande esplosione<br />
che genera la cosiddetta “nube ardente”,<br />
cioè, continua il direttore<br />
Martini, «il collassamento della<br />
colonna che si forma nella prima<br />
parte dell’eruzione di materiali piroclastici<br />
che può raggiungere i<br />
15/20 km di altezza. La nube è sostenuta<br />
non solo dalla pressione<br />
ma anche dalla temperatura che<br />
porta ad un certa quota il materiale,<br />
che poi ricade al suolo. Questo<br />
materiale, composto da sostanze<br />
solide e gas, può raggiungere diverse<br />
centinaia di gradi».<br />
Sensori<br />
costanti<br />
Sono costantemente<br />
sotto controllo i tre<br />
principali vulcani<br />
Campani: l’Osservatorio<br />
vesuviano ha<br />
a disposizioni 50 stazioni<br />
di monitoraggio<br />
che trasmettono i<br />
dati alla sede centrale<br />
di via Diocleziano, a<br />
Napoli. Si tratta di<br />
rilevazioni sismiche a<br />
cui si aggiungono le<br />
deformazioni del<br />
suolo, misurate attraverso<br />
strumentazioni<br />
che possono percepire<br />
variazioni subcentimentriche<br />
tra le<br />
stazioni e spostamenti<br />
angolari fino al<br />
microradiante.<br />
L’osservazione si<br />
avvale anche di foto<br />
satellitari e rilevazioni<br />
Gps.<br />
La buona notizia che l’Osservatorio può dare l’allarme<br />
anche diversi giorni prima dell’evento, analizzando<br />
l’attività sismica e gli spostamenti del<br />
suolo. Un“telefono rosso” collega il centro di<br />
monitoraggio alla Protezione civile che immediatamente<br />
allerterà chi in questi territori vive le sue<br />
giornate.<br />
In più nessuno può stabilire se davvero la fine del<br />
periodo di “quiescenza” del <strong>Vesuvio</strong>, iniziato con<br />
l’eruzione del 1944, si concluda necessariamente<br />
con un evento tanto disastroso.<br />
Pagine a cura di<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
SANTO IANNÒ<br />
IL VULCANOLOGO ENZO BOSCHI<br />
«La ricerca batte il rischio»<br />
Fondamentale il lavoro di gruppo per la prevenzione<br />
che consente di capire in anticipo cosa succederà<br />
Professor Enzo Boschi,<br />
lei è il direttore dell’Istituto<br />
Nazionale di<br />
Geofisica e Vulcanologia,<br />
perché si è sentita l'esigenza<br />
di riunire tutti gli<br />
istituti di ricerca italiani<br />
in un unico ente?<br />
L’unione di importanti enti<br />
nazionali che si occupavano<br />
di sismologia geofisica,<br />
geochimica e vulcanologia<br />
ha portato ad un sistema di<br />
monitoraggio e ricerca u-<br />
nico al mondo. L’integrazione<br />
di queste componenti<br />
è stato un passo fondamentale<br />
per scoperte o-<br />
riginali. Queste ricerche<br />
hanno aumentato molto la<br />
nostra capacità di prevedere<br />
le eruzioni vulcaniche.<br />
Quanti sono i siti a<br />
rischio in Italia?<br />
Oltre ai vulcani più noti,<br />
Parla Marcello Martini, direttore dell’Osservatorio vesuviano<br />
Dottor Marcello Martini, lei è il direttore<br />
dell’Osservatorio vesuviano, sezione di<br />
Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica<br />
e Vulcanologia. Quanto tempo prima siete<br />
in grado di allertare la Protezione civile in<br />
caso di emergenza?<br />
Sappiamo che fenomeni precursori si manifestano<br />
diversi giorni prima, anche settimane.<br />
Questa stima nasce attraverso lo studio di<br />
dati storici. Il nostro è l’osservatorio più antico<br />
del mondo, quindi ha un archivio di dati<br />
storici notevole.<br />
Potete prevedere quando e se il <strong>Vesuvio</strong><br />
erutterà?<br />
Le conoscenze attuali non permettono di stimare<br />
quando il vulcano erutterà. L’altra cosa<br />
che non possiamo sapere è di che tipo sarà.<br />
È possibile fare dei correttivi a livello<br />
strutturale per arginare questo tipo di<br />
emergenza?<br />
Il problema base non è la resa della struttura<br />
ma la temperatura. Le persone che si trovano<br />
in un edificio sono a rischio soprattutto per la<br />
temperatura altissima e i gas che l’eruzione<br />
propaga. L’altro fenomeno importante è<br />
quello delle colate di fango dovuto al deposi-<br />
Enzo Boschi<br />
(<strong>Vesuvio</strong>, Campi Flegrei,<br />
Etna, Vulcano, Stromboli)<br />
che sono oggi ben conosciuti<br />
e controllati strettamente<br />
grazie proprio alle nostre<br />
reti di monitoraggio, ci sono<br />
altri vulcani “minori” che sono<br />
soggetti a rischi di eruzioni<br />
o di effetti collaterali,<br />
come emissioni di CO2 ai<br />
Colli Albani, eruzioni sottomarini<br />
e possibili Tsunami,<br />
per il vulcano sommerso<br />
Marsili nel Mar Tirreno.<br />
A che punto è la ricerca<br />
scientifica per quanto riguarda<br />
la prevenzione?<br />
La ricerca scientifica finalizzata<br />
alla prevenzione ha fatto<br />
enormi passi avanti sia in<br />
campo sismico che vulcanico.<br />
Pensiamo ad esempio alla<br />
carta di pericolosità sismica<br />
del territorio nazionale realizzata<br />
negli ultimi anni, su<br />
cui si basa la classificazione<br />
del territorio e le norme tecniche<br />
per le costruzioni. Purtroppo<br />
a questi avanzamenti<br />
della conoscenza spesso non<br />
seguono adeguate azioni di<br />
riduzione del rischio, ma<br />
questa è compito della politica<br />
e della società.<br />
«L’eruzione si può prevedere»<br />
I segni precursori si manifestano molto tempo prima<br />
to di materiali per caduta, Ercolano, ad esempio<br />
è stata seppellita da una di queste.<br />
I fenomeni vulcanici quanto sono collegati<br />
tra loro?<br />
I fenomeni di per sé non hanno alcun legame,<br />
ad esempio se analizziamo i Campi<br />
Flegrei e il <strong>Vesuvio</strong> non troviamo analogie.<br />
Non esistono meccanismi di sincronismo o<br />
di causa effetto. Che esista una coerenza geodinamica<br />
è vero, ma legami fenomenologici<br />
non esistono. Predire come si comporta un<br />
vulcano rispetto ad un altro non è possibile.<br />
La sede storica dell’Osservatorio<br />
La storia<br />
Quelle<br />
pagine<br />
di Plinio<br />
Domina il golfo di Napoli.<br />
Incute timore e attira per<br />
la sua bellezza. È il <strong>Vesuvio</strong>,<br />
il vulcano <strong>sorvegliato</strong><br />
<strong>speciale</strong> nella cintura di<br />
fuoco campana. Di diritto<br />
nel guinness dei primati<br />
perché è stato il primo ad<br />
essere sistematicamente<br />
studiato. Alto milleduecento<br />
metri, il <strong>Vesuvio</strong> è<br />
parte del sistema montuoso<br />
del Somma e sul suo<br />
nome da sempre circolano<br />
leggende. Nell’antichità,<br />
si riteneva fosse<br />
consacrato a Ercole (da<br />
cui prende il nome Ercolano),<br />
chiamato Uesouuios,<br />
il figlio di colui che<br />
fa piovere (Giove). Da qui<br />
Vesuvius. Questo vulcano<br />
suscita interesse anche<br />
per la frequenza delle sue<br />
eruzioni. Molti studiosi<br />
sono convinti che l’attività<br />
sia iniziata oltre quattrocentomila<br />
anni fa, anche<br />
se per molti secoli le sue<br />
pareti furono coperte da<br />
orti e vigne. Le eruzioni<br />
più violente sono quelle di<br />
Codola, Sarno Pomici e<br />
Pomici di Avellino. Quella<br />
più conosciuta è certamente<br />
l’esplosione del 79<br />
d.C. che distrusse Pompei,<br />
Ercolano e Stabia,<br />
descritta nelle pagine di<br />
Plinio il Giovane che dal<br />
cratere vide «una nube<br />
inconsueta sia per forma<br />
che per grandezza». Nel<br />
1036, invece, ci fu la<br />
prima fuoriuscita di lava,<br />
mentre fino ad allora le e-<br />
ruzioni non avevano prodotto<br />
magma. Altra data<br />
importante è quella del<br />
1631, quando il vulcano<br />
tornò in attività distruggendo<br />
Torre del Greco e<br />
Portici. Il periodo di attività<br />
meno intenso è quello<br />
del 1872-1944. Dopo, il<br />
vulcano si è fermato e la<br />
ripresa è in forte ritardo.<br />
Ma è sempre il <strong>Vesuvio</strong>: il<br />
bello addormentato sul<br />
golfo.
Tre vulcani attivi, tre milioni di<br />
persone e un piano di evacuazione:<br />
sono questi i numeri della “cintura<br />
di fuoco” campana. L’area vulcanica<br />
partenopea è costituita dal<br />
<strong>Vesuvio</strong>, dai Campi Flegrei e da I-<br />
schia; senza però dimenticare due<br />
vulcani sommersi: il Palinuro e il<br />
Marsili. Una situazione che fa di<br />
Napoli, e delle zone limitrofe, una<br />
delle aree a più alto rischio eruttivo.<br />
Oggi, il bello addormentato sul<br />
golfo è in uno stato di quiescenza<br />
dal 1944, cioè in fase di riposo, ma<br />
questo non permette di abbassare<br />
il livello di guardia. L’unico modo<br />
per non soccombere alla forza distruttrice<br />
della lava è quello di<br />
creare delle vie di fuga. La Protezione<br />
civile, insieme con l’Osservatorio<br />
Vesuviano e l’Istituto<br />
nazionale di geofisica e vulcanologia<br />
(Ingv), ha suddiviso il territorio<br />
in macroaree, a cui corrispondono<br />
tre zone di pericolosità: rossa, gialla<br />
e blu. La prima circonda il vulcano<br />
ed è formata da diciotto<br />
Comuni del Parco Nazionale, tra<br />
cui Ercolano, Nola, Pompei, Torre<br />
del Greco e Portici. In duecento<br />
Continuo aggiornamento del piano di evacuazione<br />
E se si sveglia<br />
ci salvi chi può<br />
Seicentomila le persone più esposte a lava e fango<br />
chilometri quadrati, sono seicentomila<br />
gli abitanti esposti alla<br />
minaccia del fiume di magma.<br />
Impossibile prevedere in che direzione<br />
andranno i flussi piroclastici,<br />
composti da miscele di gas. Per<br />
questa ragione nessun dubbio: l’unica<br />
misura preventiva è la fuga.<br />
La seconda striscia di territorio,<br />
invece, è meno esposta, ma questo<br />
non significa che non potrebbe essere<br />
interessata da una eruzione.<br />
Per oltre un milione di abitanti<br />
delle novantasei città che popolano<br />
la zona gialla (formata dalle<br />
province di Napoli, Salerno, Benevento<br />
e Avellino), il pericolo arriva<br />
dalla cenere e dai lapilli: nemici<br />
giurati dei tetti delle case. Infatti,<br />
una pioggia di questi materiali<br />
provoca un sovraccarico eccessivo<br />
con il rischio di crolli. Altre conseguenze?<br />
Difficoltà respiratorie,<br />
danni alle coltivazioni e problemi<br />
nella circolazione sia stradale che<br />
aerea. Abbastanza per lasciarsi alle<br />
spalle tutto quello che si ha e salvare<br />
la pelle.<br />
L’ultima è la zona blu, che si trova<br />
all’interno di quella gialla. Per la<br />
conca di Nola il killer potrebbe essere<br />
l’acqua: per le caratteristiche<br />
SPECIALE Domenica 25 aprile 2010<br />
idrogeologiche del territorio, infatti,<br />
il Nolano è a rischio inondazioni<br />
e alluvioni.<br />
Quattro i livelli di allerta: base, fase<br />
di attenzione, preallarme e allarme.<br />
Il primo è quello attuale, con<br />
magma a temperatura costante e<br />
assenza di scosse sismiche. Nel secondo<br />
stadio si riunisce la Commissione<br />
Grandi Rischi. Con il<br />
preallarme si dichiara l’emergenza<br />
e la popolazione è invitata ad abbandonare<br />
le proprie case. L’ultima,<br />
quando l’eruzione è certa, porta<br />
all’evacuazione senza se e senza<br />
ma di tutta la zona rossa. Il piano,<br />
13<br />
che è costantemente aggiornato (il<br />
prossimo è atteso per la fine dell’anno),<br />
prevede il gemellaggio con<br />
alcune regioni della Penisola.<br />
Gli abitanti di San Giorgio a Cremano<br />
con il Lazio; Ottaviano con<br />
l’Umbria; Boscotrecase con la Basilicata.<br />
Scenari ipotizzati per la<br />
mancanza di strutture per accogliere<br />
gli sfollati in Campania, ma<br />
anche per continuare le relazioni<br />
sociali. Ma non mancano le polemiche.<br />
Andare al Comune di residenza<br />
per chiedere lo status di rifugiato<br />
o scappare? Via sulla propria<br />
auto o aspettare un bus?<br />
Quattro opzioni per un unico dilemma:<br />
sfuggire al fiume di lava.<br />
Altri parlano di pochi punti di accoglienza<br />
appena fuori dalle aree<br />
evacuate. Altri ancora non hanno<br />
usufruito dei finanziamenti pubblici<br />
per costruire una nuova casa<br />
al di fuori della zona rossa. Il motivo?<br />
Troppo pochi i soldi per chi<br />
dell’abusivismo edilizio ha fatto<br />
una filosofia di vita. Non resta che<br />
continuare a monitorare. E magari<br />
sperare che il sonno del <strong>Vesuvio</strong>, e<br />
degli altri vulcani, sia eterno.<br />
L’INGRESSO DELL’INFERNO<br />
Antro della Sibilla, ingresso dell’Inferno,<br />
luoghi pieni di fascino ancora oggi. I<br />
Campi Flegrei sono tra le aree più belle<br />
del napoletano e anche un enorme vulcano<br />
attivo. Abitati da sempre, fin dalla<br />
comparsa dell’uomo sulla terra, sono stati<br />
protagonisti di miti e letteratura. Si tratta<br />
di una serie di “caldere vulcaniche”, un fenomeno<br />
più raro rispetto a vulcani propriamente<br />
detti. Sono nate da fortissime<br />
esplosioni con un emissione di materiali<br />
che hanno creato i crateri che oggi vediamo,<br />
in una zona vastissima che va da Posillipo<br />
a capo Miseno. Famosissima è la<br />
Solfatara, una formazione di terreno molle<br />
con l’immissione di vapori, oltre alle<br />
strutture termali di Agnano, Pozzuoli e<br />
Lu-crino.<br />
L’ultima eruzione del 1538 ha creato<br />
Monte Nuovo, tra gli anni Settanta e Ottanta,<br />
il fenomeno del bradisismo, cioè un<br />
innalzamento e abbassamento del suolo,<br />
che in quegli anni ha toccato picchi di un<br />
metro e mezzo. Al centro di Pozzuoli si<br />
Campi Flegrei<br />
tra la Solfatara<br />
e il bradisismo<br />
trova il tempio di Serapide, oggi in parte<br />
sommerso ed è solo il più noto degli edifici.<br />
Ma anche le stesse eruzioni possono<br />
essere pericolose, spiegano i tecnici dell’Osservatorio<br />
Vesuviano, perché altamente<br />
esplosive, in una zona vastissima e<br />
densamente popolata con i suoi circa 300<br />
mila abitanti.<br />
«Essendo un territorio ad alta densità abitativa<br />
fin dall’antichità, abbiamo ritrovamenti<br />
che risalgono a tutte le epoche», aggiunge<br />
Marcello Martini, direttore del<br />
centro di monitaraggio.<br />
Per questa zona però il piano di evacuazione<br />
non è stato ancora aggiornato.<br />
I Comuni interessati<br />
alla “zona rossa”<br />
ISCHIA<br />
La fase finale<br />
della sua attività<br />
STROMBOLI<br />
Monitoraggio<br />
a banda larga<br />
MARSILI<br />
Il pericolo<br />
è un maremoto<br />
PALINURO<br />
Nascosto<br />
tra le onde<br />
Un’isola, un cratere.<br />
Ischia è tutta<br />
sul cono di un vulcano<br />
che non desta<br />
preoccupazioni in<br />
quanto dorme ormai<br />
da tempo infinito.<br />
In passato il<br />
complesso ha alternato<br />
momenti di<br />
calma a eruzioni espolsive violente, come<br />
nel 1302 quando si formò la colata dell’Arso.<br />
L’ultimo terremoto, nel 1883, distrusse Casamicciola.<br />
La sua attività è iniziata oltre<br />
centomila anni fa e l’eruzione di maggior<br />
portata è quella del Tufo Verde. La fase finale<br />
del vulcanismo è in evoluzione da diecimila<br />
anni e molti dei centri esplosivi si trovano<br />
nella parte orientale dell’isola. Sono<br />
tre le stazioni sismiche che trasmettono senza<br />
sosta segnali all’Osservatorio Vesuviano<br />
per il monitoraggio. Per ora però l’attività è<br />
debole: l’ultima scossa risale al 2007.<br />
Persistente azione e-<br />
splosiva: questa la caratteristica<br />
di Stromboli,<br />
isola vulcanica<br />
del Tirreno. L’attività,<br />
definita stromboliana,<br />
è interrotta da occasionali<br />
episodi di<br />
fuoriuscita di flussi di<br />
lava. L’attuale struttura<br />
del vulcano è il risultato di diversi cicli eruttivi<br />
avvenuti in centomila anni. Il fianco nordovest<br />
è chiamato la Sciara del Fuoco e si estende<br />
per oltre millecinquecento metri sotto il livello<br />
del mare. Gli studiosi evidenziano che il tremore<br />
vulcanico ha origine a solo duecento metri di<br />
profondità. L’ultima fase effusiva è avvenuta nel<br />
febbraio del 2007, quando il versante della Sciara<br />
del Fuoco è stato attraversato da una colata di<br />
lava. Dal 2003 è attivo il sistema di monitoraggio<br />
sismico a banda larga, tredici stazioni digitali che<br />
trasmettono i dati dei processi eruttivi per inviarli<br />
all’Osservatorio Vesuviano di Napoli.<br />
Nessun allarmismo,<br />
ma gli studiosi del<br />
C.N.R. consigliano<br />
di monitorare il golfo<br />
di Policastro. Il<br />
motivo? Un vulcano<br />
sottomarino definito<br />
«potenzialmente<br />
pericoloso»: il Marsili.<br />
Distante 150<br />
chilometri da Napoli e 70 dalle isole Eolie; è<br />
alto 3mila metri, lungo oltre 50 km e largo 30.<br />
Un vero e proprio gigante nato due milioni di<br />
anni fa, che, per gli addetti ai lavori, è il più<br />
grande vulcano d’Europa. La giovane età del<br />
mar Tirreno provoca instabilità nelle pareti<br />
del Marsili. Le sue fumarole sono state riprese<br />
nel ’90 con un video-robot da alcuni ricercatori<br />
statunitensi e sul fianco del vulcano sono<br />
stati identificati dei “collassi” che potrebbero<br />
provocare dei maremoti. Inoltre, sono state registrate<br />
frequenti emissioni che non lasciano<br />
spazio a dubbi: il vulcano sommerso è attivo.<br />
Della cintura del fuoco<br />
degli abissi fa parte<br />
anche il Palinuro. L’origine<br />
di questo vulcano<br />
risale a più di<br />
duemilioni di anni. Il<br />
Palinuro si trova a<br />
centocinquanta chilometri<br />
dal golfo partenopeo<br />
e a circa ottanta<br />
dalla costa calabrese di Diamante. La sua<br />
pericolosità è strettamente collegata con l’attività<br />
di altri vulcani sottomarini come il Marsili e il<br />
Vassilov (tra Sardegna e Lazio), anche se quest’ultimo<br />
appare più stabile. Altre preoccupazioni<br />
nascono dallo studio della struttura del vulcano:<br />
le sue pareti, infatti, sono fragili e, allo stesso tempo,<br />
la camera di magma formatasi in questo periodo<br />
ha raggiunto grandi dimensioni. Inoltre, le<br />
emissioni, unite al debole fianco, potrebbero causare<br />
dei crolli che, per gli studiosi, sono più pericolosi<br />
di un’eruzione stessa. L’unica soluzione,<br />
per ora e come sempre, è monitorare.
14 Domenica<br />
25 aprile 2010 TERRITORIO<br />
Le notizie degli incidenti aumentano la percezione del rischio<br />
Volare in sicurezza:<br />
missione possibile<br />
Il fattore uomo prevale su ambiente e macchina<br />
Aeromobili speciali<br />
Elicotteri, aeroplani e aerei<br />
di linea sono passati alla cronaca,<br />
negli ultimi mesi, come<br />
protagonisti di gravi incidenti.<br />
Dalle pagine dei<br />
giornali e dalle immagini<br />
della televisione sono rimbalzati,<br />
a cadenze quasi regolari,<br />
racconti di aerei e ultraleggeri<br />
precipitati nel<br />
vuoto. Spesso l’evento si tinge<br />
di giallo andando ad incrementare<br />
la sensazione di<br />
insicurezza tra gli ascoltatori.<br />
Eppure volare senza rischi<br />
si può. Addirittura, sostiene<br />
il colonnello Venanzio Rapolla,<br />
istruttore dell’Aeroclub<br />
di Benevento, «nell’aeronautica<br />
l’imponderabilità<br />
del rischio è minore rispetto<br />
alla nautica e ai trasporti terrestri».<br />
Nulla viene dato per<br />
scontato. Rigorosi sono i<br />
controlli e “prevenzione” è la<br />
parola chiave. Lo sa bene<br />
l’Agenzia nazionale per la<br />
sicurezza del volo (Ansv),<br />
istituita in Italia nel 1999 in<br />
attuazione delle direttive europee<br />
in materia. Oltre alle<br />
attività di studio, l’Ansv svolge<br />
le inchieste relative agli<br />
incidenti e agli inconvenienti<br />
occorsi ad aeromobili dell’aviazione<br />
civile. La finalità<br />
dell’Istituzione è quella di<br />
suggerire le opportune raccomandazioni<br />
di sicurezza.<br />
«Nelle dinamiche di un incidente<br />
c’è sempre una serie di<br />
concause», continua il colonnello<br />
Rapolla. Le avversità<br />
climatiche o i difetti di<br />
macchina da sole non giustificano<br />
il verificarsi di un<br />
incidente. E’ l’errore umano<br />
l’aspetto che subentra su<br />
tutto, precisa il colonnello:<br />
«E’ l’uomo che verifica le<br />
condizioni del tempo ed è<br />
sempre l’uomo che controlla<br />
la macchina».<br />
Sulla tragedia dell’aereo presidenziale<br />
polacco precipitato<br />
in Russia una cosa è certa:<br />
«E’ stato un errore fare tre<br />
riattaccate perché già dopo il<br />
secondo tentativo di avvicinamento<br />
è previsto che si<br />
vada sull’aeroporto alternato».<br />
La massima attenzione va<br />
posta quando si vola sugli<br />
specchi d’acqua: «I laghi<br />
hanno acque calme, quindi<br />
la distanza tra la superficie<br />
dell’acqua e l’aeromobile<br />
non sempre viene percepita<br />
in modo corretto, nemmeno<br />
il radar altimetro non risponde<br />
bene come sul terreno».<br />
«In ogni caso» – precisa<br />
– «al di sotto dei 200 piedi<br />
(70 metri), distanza a cui si<br />
imposta l’altimetro, è sempre<br />
il pilota che deve valutare<br />
bene».<br />
Con gli aeroplani si vola per<br />
sport e per diletto ma diversi<br />
sono gli utilizzi di questi<br />
ultraleggeri in campo civile<br />
e militare: da una parte il<br />
soccorso (come l’evacuazione<br />
sanitaria, la ricerca in<br />
mare di un disperso e lo spegnimento<br />
di un incendio) e<br />
gli usi scientifici (come l’analisi<br />
chimica dell’atmosfera),<br />
dall’altro il supporto alle<br />
operazioni militari come<br />
l’appoggio di fuoco, la ricognizione,<br />
l’esplorazione e il<br />
trasporto tattico delle truppe.<br />
Tragica fatalità, errore u-<br />
mano o guasto tecnico che<br />
sia, le notizie degli incidenti<br />
nelle rotte del cielo tracciano<br />
un segno indelebile nella<br />
storia del volo, che è l’essenza<br />
stessa dei sogni dell’uomo.<br />
Così la morte nel 2006,<br />
su un aeroplano Sky Arrow,<br />
di Angelo D’Arrigo, detentore<br />
di molti record tra cui la<br />
prima traversata del Sahara<br />
in solitario su un deltaplano<br />
a motore e il primo sorvolo<br />
dell’Everest in volo libero,<br />
toccò i cuori di tutti, appassionati<br />
di voli e non. Inevitabile,<br />
in casi come questi,<br />
l’aumento di una ingiustificata<br />
percezione del rischio<br />
in senso negativo.<br />
Pagina a cura di<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
Il Predator è un velivolo militare senza pilota,<br />
comandato a distanza e concepito essenzialmente<br />
per compiti di ricognizione, sorveglianza e acquisizione<br />
obiettivi. L’aeromobile, già utilizzato dall’Aeronautica<br />
in Iraq e in Afghanistan per il controllo<br />
delle aree ad altro rischio, è stato impiegato per<br />
concorrere alla sicurezza del G8 de L’Aquila.<br />
Si chiama Solar Impulse il nuovo aereo svizzero ad<br />
energia solare. Pochi giorni fa ha compiuto il suo<br />
primo volo in altitudine. Il velivolo, in fibre di carbonio,<br />
ha 12mila cellule fotovoltaiche che alimentano<br />
quattro motori elettrici da 10 cavalli ciascuno e caricano<br />
le batterie di litio-polimero, necessarie per il<br />
volo notturno. Nel 2013 tenterà il giro del mondo.<br />
La versatilità dell’elicottero<br />
L’elicottero si presta a diversi<br />
utilizzi. Gli Augusta-Bell sono<br />
realizzati per usi civili e militari<br />
tra cui eliambulanza, antincendio,<br />
pattugliamento e soccorso<br />
ad operazioni navali. Il velivolo<br />
viene allestito in modi differenti<br />
a seconda delle necessità.
TERRITORIO<br />
Domenica 25 aprile 2010<br />
Viaggio dentro l’istruzione: visita al liceo salernitano dove si studia per diventare cittadini del mondo<br />
15<br />
La nuova ricetta del “Da Vinci”<br />
Didattica, attività di laboratorio, ricerca e territorio: così rinasce la scuola<br />
Liceo scientifico “Leonardo Da<br />
Vinci” di Salerno: nomen omen. A<br />
testimoniare l’assunto, la mole e<br />
la qualità dei progetti messi in<br />
campo da un istituto che, specie<br />
per quanto riguarda gli obiettivi<br />
formativi, sembra rifarsi in maniera<br />
mirata alla poliedricità culturale<br />
del genio leonardiano. E del<br />
resto basta un breve colloquio<br />
con il preside Salvatore Cicenia<br />
per rendersi conto della temperie<br />
che si respira in questa scuola.<br />
Giornalista pubblicista, poeta per<br />
diletto e autore di oltre 70 pubblicazioni<br />
scientifiche, il preside espone<br />
con chiarezza la filosofia del<br />
suo mandato. «Oggi la scuola e la<br />
società sono entità complesse: ciò<br />
significa che bisogna dare ai nostri<br />
giovani risposte formative altrettanto<br />
complesse al fine di<br />
metterli in grado di affrontare il<br />
futuro analizzando i processi sociali».<br />
Come decodificare questa nuova<br />
teoria della complessità? Secondo<br />
Cicenia, diversificando e caratterizzando<br />
diversamente il ruolo<br />
della scuola. Ed ecco il programma<br />
in quattro punti sul quale si<br />
fonda l’offerta formativa del “Da<br />
Vinci”. Innanzitutto la didattica. Il<br />
lettore, a questo punto, si chiederà:<br />
ma qual è la novità? Semplice:<br />
nel modo di intendere la didattica,<br />
che non è più quella pensata<br />
con metodologia trasmissiva.<br />
«Serve un approccio problematico<br />
al sapere - ha detto il preside -<br />
per far sì che i ragazzi non vengano<br />
bombardati da nozioni dal sapore<br />
stantio: ormai, con la caduta<br />
delle ideologie e di riferimenti didattici,<br />
non c’è più un modello so-<br />
In alto,<br />
il liceo<br />
“Da Vinci”<br />
A sinistra<br />
il preside<br />
Salvatore Cicenia<br />
e in basso<br />
un documento<br />
antico<br />
e la copertina<br />
del giornale<br />
ciologico e formativo di riferimento.<br />
Da qui la necessità di stimolare<br />
un approccio anche critico<br />
dei nostri ragazzi di fronte al<br />
sapere».<br />
Questo modo di “pensare la scuola”<br />
si riflette anche in come vengono<br />
intese le attività di laboratorio,<br />
che sono il secondo, fondamentale<br />
passaggio del programma<br />
dell’istituto. Essendo un liceo<br />
scientifico, al “Da Vinci” ovviamente<br />
si tengono lezioni “tecniche”<br />
in cui si sperimenta empiricamente<br />
ciò che gli studenti di<br />
qualche generazione fa imparavano<br />
solo sui libri. Il vero esperimento<br />
pionieristico, invece, è il<br />
laboratorio di scienze umane e<br />
storiche, realizzato tramite il progetto<br />
“Investigatori del tempo”<br />
(vedi articolo in basso). Un tassel-<br />
lo importante nel mosaico culturale<br />
del “Da Vinci” è occupato<br />
inoltre dalla ricerca scientifica e<br />
dalla formazione (terzo punto<br />
del programma), il tutto ben<br />
coniugato con la pubblicazione<br />
semestrale della “Rivista di epistemologia<br />
didattica”. Il progetto,<br />
nato nel 2006 e ad oggi uno dei<br />
fiori all’occhiello del liceo (anche<br />
per la circolazione nazionale<br />
della rivista), rappresenta un’idea<br />
di ricerca sui fondamenti dell’insegnamento<br />
e viene messo in<br />
essere, in ambito autonomo e<br />
con il contributo di grandi personaggi<br />
dell’epistemologia e della<br />
filosofia della scienza, come un<br />
ripensamento critico dei dogmi<br />
della didattica nell’ottica dell’aggiornamento<br />
professionale.<br />
Quarto, ma non per questo ultimo<br />
punto del programma formativo<br />
del “Da Vinci” è l’importanza<br />
data ai rapporti con il territorio.<br />
Qui, però, non sono tutte<br />
rose e fiori. «Noi meridionali - ha<br />
detto il preside - paghiamo un<br />
prezzo alto rispetto al nord, dove<br />
molti imprenditori finanziano di<br />
tasca loro progetti formativi. Da<br />
noi non accade, ma penso che il<br />
gap sia di carattere puramente<br />
culturale. Cambiare questa<br />
situazione è il nostro prossimo<br />
obiettivo». Ad majora, quindi,<br />
anche perchè, come diceva<br />
Leonardo, “la sapienza è figlia<br />
dell’esperienza”.<br />
Pagina a cura di<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
Si chiama “Investigatori del<br />
tempo” e rappresenta un<br />
progetto didattico con o-<br />
biettivo assolutamente pionieristico:<br />
provare a fare ricerca<br />
scientifica anche nel<br />
campo della cultura umanistica.<br />
«Quando è nata questa<br />
idea - ha detto la professoressa<br />
Daniela Giacomarro<br />
- volevamo colmare uno<br />
spazio: quello della ricerca<br />
documentaria sulle fonti<br />
storiche, per rendere protagonisti<br />
i ragazzi in una materia<br />
in cui è difficile fare<br />
ricerca».<br />
Dal dire al fare, il passaggio<br />
successivo è stato l’accordo<br />
con l’Archivio di Stato di<br />
Salerno, dove gli studenti<br />
del “Da Vinci” si sono recati<br />
più e più volte per trovare<br />
e analizzare documenti<br />
originali. Inizialmente ci<br />
sono state alcune lezioni in<br />
cui gli alunni hanno avuto<br />
la possibilità di ricostruire l’<br />
albero genealogico della famiglia<br />
partendo dal loro<br />
cognome. Il rapporto diretto<br />
con tale tipo di fonte,<br />
poi, ha scatenato la curiosità<br />
intelletuale dei ragazzi<br />
che, sempre con il prezioso<br />
aiuto dei docenti che curano<br />
il progetto, hanno focalizzato<br />
la loro attenzione<br />
nella ricerca di documenti<br />
che avessero a che fare con<br />
il brigantaggio salernitano,<br />
Un progetto pionieristico<br />
La storia<br />
per capire<br />
chi siamo<br />
delineando le caratteristiche<br />
principali del fenomeno, oltre<br />
ai tratti e alle gesta dei<br />
personaggi più interessanti.<br />
«Inizialmente - ha continuato<br />
la professoressa - il progetto<br />
era indirizzato agli studenti<br />
del triennio, ma successivamente<br />
abbiamo coinvolto<br />
anche i ragazzi dei<br />
primi due anni, con risultati<br />
francamente inaspettati».<br />
La prima fase del progetto,<br />
quella della ricerca dei dati,<br />
è ormai conclusa: ora i ragazzi<br />
stanno lavorando per<br />
creare dei contenuti multimediali<br />
che raccontino quest’esperienza,<br />
ulteriormente<br />
impreziosita, vale la pena<br />
dirlo, anche da tutta una serie<br />
di “uscite sul campo”<br />
presso musei e siti di interesse<br />
storico a tema. «La<br />
storia è un’identità, è la nostra<br />
radice - ha concluso la<br />
professoressa Giacomarro<br />
-. Certo, non abbiamo mai<br />
avuto pretese scientifiche<br />
in senso stretto, ma devo<br />
dire che il progetto, grazie<br />
anche alla disponibilità di<br />
tutto il personale dell’Archivio<br />
di Stato, rappresenta<br />
un vero successo»<br />
Una vera fucina di idee.<br />
Difficile definire diversamente<br />
i ragazzi del liceo<br />
“Da Vinci”, specie per l’originalità<br />
delle loro iniziative.<br />
Una di queste è il mensile<br />
“Da Vinci times”, realizzato<br />
senza nessun filtro<br />
da parte del personale docente.<br />
«Il preside e i professori<br />
ci hanno dato libertà,<br />
autonomia e la possibilità<br />
di creare spazi autogestiti.<br />
Noi li ripaghiamo<br />
con la nostra responsabilità»:<br />
a parlare sono<br />
Giacomo Delinavelli, Mario<br />
Noschese e Valentina<br />
Pagano, rispettivamente<br />
rappresentante d’istituto,<br />
direttore e caporedattrice<br />
del giornale in questione,<br />
integralmente scritto e<br />
impaginato dai ragazzi.<br />
Tanti i temi trattati, con<br />
interviste e approfondimenti<br />
che puntano ad a-<br />
nalizzare l’attualità spicciola<br />
e molti aspetti del<br />
mondo giovanile.<br />
Altra trovata non meno<br />
originale, inoltre, è la pagella<br />
di fine anno ai professori.<br />
«E’ un esperimento<br />
che quest’anno portiamo<br />
avanti per la prima<br />
volta - hanno detto i ragazzi<br />
- e pensiamo che<br />
possa servire a migliorare<br />
l’offerta didattica della<br />
nostra scuola». L’idea non<br />
Le iniziative degli alunni<br />
«Autonomia<br />
vuol dire<br />
responsabilità»<br />
è peregrina, anche perchè i<br />
voti ai docenti sono l’esito<br />
di un’analisi fondata su parametri<br />
di valutazione davvero<br />
interessanti: si va dalla<br />
comunicabilità al tempo<br />
extra dedicato agli alunni,<br />
dall’adattamento (del programma<br />
alle esigenze della<br />
classe) alla coerenza della<br />
valutazione, fino ad arrivare<br />
alla sensibilità dei professori<br />
nel comunicare agli<br />
alunni le problematiche sociali.<br />
A fine anno, poi, i ragazzi<br />
renderanno nota una<br />
classifica di merito dei migliori<br />
cinque professori.<br />
Attenzione: non la graduatoria<br />
completa, perchè -<br />
come dicono i ragazzi -<br />
«non vogliamo colpire nessuno».<br />
I motivi di cotanto<br />
impegno? «Vogliamo dimostrare<br />
che la meritocrazia<br />
paga sempre: chi vale<br />
deve essere premiato! E’<br />
anche un messaggio per<br />
chi amministra la scuola a<br />
livello nazionale». Un risultato<br />
tangibile già c’è: se<br />
fino a qualche anno fa il<br />
“Da Vinci” perdeva iscrizioni,<br />
dal 2009 il trend è in<br />
controtendenza. E scusate<br />
se è poco.
16 Domenica 25 aprile 2010 TERRITORIO<br />
Strafalcioni, errori verbali, punteggiatura scriteriata: dal web un triste spaccato del linguaggio giovanile<br />
Niente grammatica, siamo blogger<br />
Sui social network si fa scempio dell’italiano. Ma c’è chi si unisce per difenderlo<br />
Da Twitter con furore “fallow my<br />
blog”, che tradotto suonerebbe tipo<br />
“incolto il mio blog”. Non è uno<br />
scherzo, ma uno dei tanti scempi<br />
linguistici da web 2.0. Perché la<br />
diffusione di internet, dei social<br />
network e dei blog, oltre ai noti<br />
vantaggi, ha portato con sé anche<br />
tanti danni, uno su tutti il totale<br />
stravolgimento della lingua.<br />
Il fenomeno, preoccupante per linguisti<br />
ed insegnanti ma esilarante<br />
per il popolo delle rete, costringe a<br />
porsi una domanda: se alla tv dobbiamo<br />
la diffusione della lingua i-<br />
taliana, è ai nuovi media che dovremo<br />
la sua scomparsa? Domanda<br />
non nuova, certo, ma ormai<br />
non più eludibile nell’epoca dei social<br />
network, che hanno portato<br />
alla luce, e in un certo senso sdoganato,<br />
un universo di mostruosità<br />
linguistiche prima celato nell’intimità<br />
degli sms.<br />
Il fenomeno ha proporzioni più<br />
vaste di quanto si pensi. C’è la ragazzotta<br />
di periferia, nel pieno della<br />
tarda adolescenza, le cui giornate<br />
trascorrono lunghe e vuote.<br />
Passa il tempo facendo acquisti in<br />
negozietti di abbigliamento dal<br />
target economico, sognando un<br />
futuro da attrice di soap opera o da<br />
modella, e ha bisogno di farsi notare.<br />
Facebook non le basta, allora a-<br />
pre un blog. Un luogo virtuale dove<br />
esprimersi con fotografie, frasi<br />
ad effetto, piccoli racconti di vita<br />
vissuta per mostrare a tutti gli internauti<br />
quanto ha da dire, e convincerli<br />
di quanto la loro vita fosse<br />
inutile prima della scoperta del suo<br />
fantastico spazio web. Pazienza se<br />
non è proprio una bellezza, se non<br />
ha a disposizione un fotografo professionista<br />
o una macchina fotografica<br />
“entry level”, quello che<br />
conta è ciò che è, e soprattutto ciò<br />
che scrive. Ed è qui che arriva il<br />
bello: strafalcioni, orrori grammaticali,<br />
tempi verbali inesistenti,<br />
punteggiatura completamente assente<br />
e chi più ne ha più ne metta.<br />
Altro che perifrastica: a dare un’occhiata<br />
al web sembra che i nostri<br />
giovani non conoscano neanche i<br />
rudimenti della lingua italiana. Cosa<br />
che fa riflettere ed anche indignare,<br />
se pensiamo che l’età media<br />
dei diaristi del web è l’adolescenza<br />
e che, presumibilmente, dovrebbero<br />
tutti frequentare un istituto superiore.<br />
Se pensate che sia impossibile che<br />
nel 2010 un ragazzo non conosca<br />
la propria lingua, qualche esempio<br />
vi farà cambiare idea. C’è Marta,<br />
simpatica ragazza della provincia<br />
di Napoli, che racconta dei propri<br />
acquisti effettuati “incuriosando su<br />
internet”. Ed è ancora niente. Molti<br />
amano inserire citazioni o piccoli<br />
pensieri filosofici sui propri profili<br />
Facebook, come l’enigmatica frase<br />
“lunico modo per liberarsi di una<br />
tentazione è credervi”, un libero riadattamento<br />
di un aforisma di O-<br />
scar Wilde. Poi c’è Tullio, che, sempre<br />
sul popolare social network,<br />
condivide con i suoi amici la scoperta<br />
che “la caspitale dell’Umbra<br />
non è Udinese ma e Peruggia”, roba<br />
da far rimpiangere i ragazzini di<br />
“Io speriamo che me la cavo”.<br />
E come non citare Angelica, aspirante<br />
redattrice di Vogue, che decide<br />
di scavalcare ogni gavetta, rivolgendosi<br />
direttamente su Twitter<br />
alla direttrice Franca Sozzani con<br />
un “volevo proporle un'articolo, se<br />
mi manda la sua mail”. Forse le<br />
sfugge che per scrivere “un articolo”<br />
non serve l’apostrofo. Per non<br />
parlare delle lingue straniere, da<br />
sempre bestie nere dei giovani italiani,<br />
a cui tanti però ricorrono per<br />
darsi un tocco di classe e rendere i<br />
loro spazi più “internazionali”.<br />
Gli orrori del web hanno dato vita<br />
a un filone di blog nato appositamente<br />
per raccogliere tutti gli strafalcioni,<br />
come il noto Facebookkini,<br />
parodia del social network, di<br />
cui raccoglie gli errori più grossolani<br />
e divertenti. Lo stesso Facebook,<br />
però, oltre ad essere teatro di<br />
scempi linguistici, è anche la culla<br />
di alcuni gruppi fondati col più o<br />
meno serio obiettivo di tutelare la<br />
lingua italiana. Tra questi spicca<br />
“Lottiamo contro la scomparsa del<br />
congiuntivo”, che conta ad oggi oltre<br />
centomila iscritti. L’area discussioni<br />
del gruppo è spesso animata<br />
da dotte disquisizioni sull’utilizzo<br />
dell’odiato tempo verbale, che<br />
proprio i nuovi media stanno contribuendo<br />
a far scomparire.<br />
Proprio dal web una speranza,<br />
dunque. La domanda allora diventa:<br />
i social network distruggeranno<br />
o salveranno la lingua italiana? Il<br />
poeta tedesco Holderlin diceva che<br />
“lì dove c’è il pericolo cresce anche<br />
ciò che salva”. Speriamo sia di buon<br />
auspicio.<br />
Servizi di<br />
RAFFAELE PELLEGRINO<br />
VERONICA VALLI<br />
Traduttori<br />
automatici<br />
pasticcioni<br />
Volete scrivere o tradurre<br />
qualcosa in inglese ma non<br />
spiccicate una parola? No<br />
problem. Da vari anni sono<br />
disponibili diversi siti internet<br />
dotati di traduttori automatici.<br />
Il loro funzionamento è<br />
semplicissimo: basta inserire<br />
il testo in italiano, selezionare<br />
la lingua desiderata e il gioco è<br />
fatto. Però bisogna stare attenti:<br />
non è tutto oro quello<br />
che luccica. La maggior parte<br />
dei siti, infatti, si limita a tradurre<br />
il testo parola per parola,<br />
con un risultato deludente<br />
e talvolta esilarante, perciò è<br />
meglio scegliere con cura il<br />
portale.<br />
Alcuni dei servizi offerti da<br />
siti popolari come Google o<br />
Yahoo sono affidabili per frasi<br />
brevi ma basta un costrutto<br />
più complesso per mandarli<br />
nel pallone. Guai quindi ad<br />
utilizzarli per la traduzione di<br />
interi testi o pagine web.<br />
Un’ottima alternativa sono gli<br />
spazi come Translated.net,<br />
che offrono anche dei servizi<br />
di traduzione a pagamento e<br />
dove è possibile addirittura<br />
offrire il proprio contributo<br />
alla traduzione, in perfetto<br />
stile “wiki”. Le lingue a disposizione<br />
sono tantissime, dalle<br />
classiche inglese e francese fino<br />
al giapponese, coreano e<br />
persino il creolo haitiano.<br />
Il Comune della Costiera sorrentina celebra i meridionalisti, suoi migliori figli adottivi<br />
Vico, la storia in due piazze<br />
Nuova toponomastica per ricordare Gerardo Chiaromonte e Manlio Rossi Doria<br />
Nel 2007 si pensò al sen. Fermariello<br />
La via che non c’è<br />
Il cambio di toponomastica<br />
ha scontentato numerosi<br />
sostenitori del Pd<br />
che lamentano l’esclusione<br />
di un altro personaggio<br />
della sinistra meridionale,<br />
il senatore Carlo<br />
Fermariello, a cui, il partito,<br />
nel 2007, in occasione<br />
del decennale della scomparsa,<br />
aveva promesso<br />
l’intitolazione di una strada.<br />
Nato nel 1925, Fermariello<br />
militò nel Partito<br />
d’Azione seguendo le<br />
orme dello zio Gennaro,<br />
sindaco di Napoli nel<br />
1945. Partecipò alla lotta<br />
partigiana, collaborando<br />
con il giornale “L’Azione”<br />
diretto da Guido Dorso.<br />
Nel dopoguerra aderì al<br />
Pci per poi diventare<br />
segretario della Federbraccianti<br />
e coordinatore<br />
della Cgil in occasione<br />
delle lotte contadine per<br />
il Mezzogiorno. Nel 1963<br />
recitò nel film “Le mani<br />
sulla città” di Francesco<br />
Rosi. Dal 1968 al 1983 fu<br />
eletto senatore, periodo<br />
in cui si interessò anche<br />
dello sviluppo della città<br />
di Napoli. Nel 1996 diventò<br />
sindaco di Vico E-<br />
quense al primo turno<br />
con il 72% delle preferenze.<br />
Morì pochi mesi dopo,<br />
il 15 gennaio 1997.<br />
Anche lui è sepolto nella<br />
cittadina costiera.<br />
Presto ci saranno due nuove piazze per<br />
Vico Equense. Solo il tempo di ultimare<br />
gli ultimi adempimenti burocratici<br />
poi la piazzetta del borgo di marina di<br />
Vico e quella del borgo di Montechiaro<br />
saranno intitolate rispettivamente a<br />
due grandi nomi della politica e del<br />
meridionalismo del Novecento, Gerardo<br />
Chiaromonte e Manlio Rossi Doria.<br />
La proposta, partita da un consigliere<br />
del Partito democratico, è stata accolta<br />
dalla giunta di centrodestra del Comune<br />
della Costiera sorrentina. I due<br />
politici di sinistra avevano in comune<br />
un amore sconfinato proprio per Vico<br />
Equense al punto da eleggerlo come<br />
luogo ideale per i periodi di riposo e<br />
per la propria sepoltura.<br />
Gerardo Chiaromonte, nato a Napoli<br />
nel 1924, è stato uno dei protagonisti<br />
della storia del Pci e quindi del Pds,<br />
ricoprendo anche la carica di direttore<br />
di “Rinascita” dal 1972 al 1975 e de<br />
“L’Unità” dal 1986 al 1988. Più volte<br />
senatore, nel 1987 diventa presidente<br />
della commissione parlamentare di<br />
inchiesta sulla criminalità organizzata.<br />
Scrittore di vari saggi su temi quali l’agricoltura,<br />
la politica e il sociale, scompare<br />
nel 1993 a Vico Equense, luogo<br />
dove è ancora oggi sepolto.<br />
Manlio Rossi Doria, invece, nato a<br />
Roma nel 1904, è stato militante in gioventù<br />
nella fila del Partito d’Azione.<br />
Professore di economia e politica agraria<br />
alla facoltà di Agraria di Portici, diventa<br />
un esperto di primo piano della<br />
politica agraria meridionale. Sostenitore<br />
della pianificazione del territorio,<br />
si è a lungo battuto per la creazione di<br />
una carta dei suoli prima che i Comuni<br />
fossero dotati di un simile strumento<br />
Piazza Rossi Doria<br />
e in basso piazza Chiaromonte<br />
per arginare la cementificazione selvaggia.<br />
Senatore socialista negli anni<br />
’60, Rossi Doria è stato autore di una<br />
vasta produzione scientifica oggi conservata<br />
alla facoltà di Economia<br />
dell’Università di Roma Tre, nel centro<br />
che porta il suo nome. Morì nel<br />
1988 e scelse di essere sepolto a<br />
Montechiaro, frazione di Vico, dove<br />
amava trascorrere le vacanze.<br />
Servizi di<br />
CLAUDIA ESPOSITO
IL PERSONAGGIO Domenica 25 aprile 2010<br />
Gino Rivieccio, con il suo show da mattatore raffinato, al Gesualdo di Avellino<br />
Il gentleman della risata<br />
17<br />
“Quann ce vò ce vò”, il suo one<br />
man show con la veste musicale<br />
della Minale Band per la regia di<br />
Giancarlo Drillo, presentato con<br />
successo alla scorsa edizione del<br />
Festival Teatro Italia, è approdato<br />
in queste sere al Comunale “Carlo<br />
Gesualdo” di Avellino. Occasione<br />
per il cinquantaduenne Gino Rivieccio,<br />
che ha festeggiato lo scorso<br />
anno, i 30 di carriera, per una<br />
carrellata satiro-realistica di vizi e<br />
virtù della sua Napoli, spaziando<br />
dalla canzone degli anni ’70 a quella<br />
partenopea, dal night club al<br />
cabaret, irrigando col sorriso il<br />
terreno della politica, del costume<br />
e del malcostume.<br />
«Una fotografia della mia città,<br />
con la sua gente, la sua solitudine e<br />
la sua cultura, quella del ragù,<br />
prima di tutto, di cui non potrei<br />
mai fare a meno, ma che è anche<br />
quella di vedersi qui alla Caffettiera<br />
per la nostra intervista, un<br />
must per i napoletani doc» assicura.<br />
Falcata elegante, stretto in un<br />
abito grigio col pantalone da piega<br />
perfetta e scarpa english, Rivieccio<br />
ha il physique du role più<br />
dell’avvocato della porta accanto,<br />
che dell’attore comico. E con la<br />
laurea in giurisprudenza, in otto<br />
anni, confessa («episodio annoverabile<br />
tra i consapevoli ritardi<br />
della mia vita, iniziata con 20 giorni<br />
di attesa extra e dopo 11 anni da<br />
mio fratello») il rischio ci fu, di<br />
praticare i parquets di studi blasonati,<br />
piuttosto che le tavole del<br />
palcoscenico. Ma sarebbe stato un<br />
peccato, per il pubblico.<br />
Quello che, dai tempi del “Merigiornale”(il<br />
notiziario del meridionale<br />
“col saluto ai fratelli Abbagnale”)<br />
alla più recente parodia del<br />
Governatore afragolese, Rivieccio<br />
continua a sedurre, con la sua<br />
comicità divertente e divertita,<br />
arguta e mai volgare, figlia della<br />
scuola di Dino Verde, Nino Taranto<br />
e Pietro de Vico.<br />
«Maestri della risata senza turpiloquio,<br />
oggi rara, come se non si<br />
potesse fare a meno di offendere il<br />
bersaglio e calunniarlo» dice, ricordando<br />
tra quelli, l’esempio illuminante<br />
di Walter Chiari. L’occhio<br />
lungimirante e il naso del<br />
talent scout del cavaliere dei<br />
tempi del Biscione, lo capì giovanissimo<br />
e lo carpì, subito.<br />
«Sono stato in Fininvest quando<br />
Berlusconi non aveva ancora la<br />
diretta, registravo 3 puntate al<br />
giorno (250 in un anno) poi le<br />
famose pizze venivano spedite in<br />
tutta Italia e mandate simultaneamente…<br />
era una finta … nel superare<br />
le barriere della legge, lui, è<br />
sempre stato bravo! Venivo usato<br />
come conduttore più che come<br />
comico, perché l’immagine del<br />
napoletano per bene, piaceva molto<br />
al “dottore,” come lo chiamavano<br />
ad Arcore e a Cologno Monzese».<br />
Esperienza televisiva, quella<br />
milanese, destinata ad esaurirsi<br />
agli inizi degli anni ‘90, quando il<br />
vento leghista spazzò via i meridionali<br />
dal video (e Luigi Compagnone<br />
scrisse di epurazioni da<br />
parte di Fininvest). Fu per Gino<br />
uno dei primi bocconi amari a cui<br />
il padre poliziotto lo aveva preparato,<br />
facendogli dono di un cucchiaino<br />
d’argento, quando lo aveva<br />
«Era più bella la tv con gli indici di gradimento<br />
A Zelig, talenti? No, basta fare i personaggi»<br />
«Ieri attaccato alla città<br />
come una patella<br />
allo scoglio<br />
e oggi mi sento<br />
napoletano d’altomare»<br />
L’attore<br />
in una delle sue<br />
interpretazioni<br />
più famose quella<br />
del “Merigiornale”<br />
il tg satirico<br />
meridionalista,<br />
della trasmisssione<br />
Studio 5<br />
che lo rese famoso<br />
negli anni ‘80<br />
salutato alla stazione dei Campi<br />
Flegrei, episodio che egli stesso<br />
ricorda in “Retroscena” (cofanetto<br />
libro-dvd, uscito a dicembre scorso<br />
per le edizioni Graf) con una<br />
prefazione - cammeo di Antonio<br />
Ghirelli. «Le motivazioni di quell’epilogo<br />
furono strettamente<br />
commerciali: allora più di ora, i<br />
palinsesti erano dettati dall’Oreal<br />
piuttosto che da Barilla o Rana<br />
che prediligevano presentatori<br />
con accento settentrionale. Ma<br />
nonostante tutto ho un bellissimo<br />
ricordo di quel periodo e non<br />
potrei mai portare rancore a<br />
Silvio Berlusconi, gli sono grato,<br />
se non altro, perché mi ha permesso<br />
di piangere su una Rolls<br />
Royce e non sul tram; di viaggiare<br />
in prima classe…guadagnare, a<br />
soli ventotto anni, milioni a stagione<br />
e vivere al Jolly Hotel , con<br />
l’autista a disposizione». Come<br />
quei napoletani che non festeggiano<br />
il carnevale perché la<br />
maschera la indossano tutto l’anno,<br />
secondo uno dei suoi più noti<br />
aforismi, Rivieccio lontano da<br />
diciassette anni dalla tv, indossa la<br />
sua, quella di partenopeo orgoglioso<br />
dei suoi natali e grato a Dio<br />
per avergli dato il compito di far<br />
ridere la gente. Assolvendolo elegantemente,<br />
dai teatri di tutta<br />
Italia, alternando commedie musicali<br />
alla rivista, passando per lo<br />
storico “Scanzonatissimo” (che<br />
Il comico napoletano<br />
Gino Rivieccio<br />
figlio di un poliziotto<br />
e di una casalinga<br />
nato il 31 gennaio 1958<br />
ha scelto di rimanere<br />
a vivere nella sua città<br />
LA BIOGRAFIA<br />
Per Gino Rivieccio, attore comico, presentatore e<br />
scrittore, Napoli è uno stato d’animo, più che la<br />
sua città natale. A cinque anni nel ‘63 era già,<br />
scopa alla mano, il baby molleggiato di 24 mila<br />
baci, protagonista, di serate in famiglia.<br />
A 21, entra a far parte come attore della compagnia<br />
stabile del Teatro Sannazzaro di Napoli, al<br />
fianco di Nino Taranto, Luisa Conte, Pietro De<br />
Vico e di giocare con l’arte, non ha mai più smesso.<br />
Vincitore del Festival del cabaret di Loano,<br />
approderà alla tv conducendo su Rete 4 al fianco<br />
di Carmen Russo e Paolo Villaggio, “Un Fantastico<br />
tragico Venerdì”. Ma è il tg satirico meridionalista<br />
di “Studio 5” spazio quotidiano su Canale<br />
5 a consacrarlo comico di successo. Dal 1987<br />
al 1989 conduce “Cantando cantando”, con Little<br />
Tony, Rosanna Fratello e Bobby Solo. Nel 1991<br />
passa alla Rai per affiancare Osvaldo Bevilacqua e<br />
Mita Medici in “Sereno Variabile”. Ma l’anno<br />
dopo uno sfortunato “Cantagiro”, con Mara<br />
Venier e Fiorello segna il suo addio alla tv, e il<br />
ritorno al teatro. Da “Scanzonatissimo” del ‘93<br />
per la regia di Dino Verde, ad oggi, Rivieccio ha<br />
attraversato con elegante autoironia, le passerelle<br />
dei più importanti teatri italiani.<br />
negli anni ‘60 aveva portato al successo<br />
Noschese e rivisitato per lui<br />
da Dino Verde) a Viviani, Plauto e<br />
Feydeau, fino a “Sali e t’abbacchi”<br />
scritta con Gustavo (figlio di Dino)<br />
che ha decretato il successo della<br />
scorsa stagione teatrale.<br />
«Come mi realizzo sulle tavole del<br />
palcoscenico, non mi accade davanti<br />
alla telecamera - confessa - e<br />
poi il pubblico non te lo puoi comprare.<br />
In tv dettano legge gli indici<br />
di ascolto; in quella di Agnes c’era<br />
l’indice di gradimento, chissà…<br />
peccato non averlo conosciuto<br />
allora, quando Pippo Baudo, che<br />
pure aveva un debole per me, ai<br />
provini di “Serata d’Onore”, accompagnato<br />
da papà, al Teatro<br />
Verdi di Montecatini , mi scartò<br />
per il trio Solenghi-Marchesini-<br />
Lopez! Certo la televisione fa comodo,<br />
ma quella di oggi, fatta eccezione<br />
per programmi come<br />
“Report” e personaggi come Fabio<br />
Fazio, Fiorello (che ebbi modo di<br />
apprezzare nel nostro “Cantagiro”<br />
poco fortunato ma perchè non<br />
funzionava più la formula) e Gerry<br />
Scotti che considero tra le migliori<br />
espressioni, non mi interessa. Il<br />
mio elettrodomestico preferito<br />
resta il frigorifero». E parlando di<br />
Zelig, vetrina dei comici di oggi,<br />
dice: «È come il vino, ci sono le<br />
annate buone e quelle cattive, ma<br />
ho la sensazione che ormai sia un<br />
marchio indovinato, dove tutto è<br />
perdonato non è importante essere<br />
bravi, basta fare i personaggi. O<br />
nel caso, delle tv per ragazzi, essere<br />
bambini, per fare i cantanti e i<br />
ballerini!»<br />
Il Rivieccio papà (sposo 46enne in<br />
ritardo, nel suo modo di vivere “da<br />
fondista, piuttosto che da scattista”)<br />
di due bimbi di 3 anni e<br />
mezzo e 5, è attento ai dettagli e<br />
premuroso; non si fa distrarre<br />
dagli applausi o dagli incassi al<br />
botteghino, ed è divenuto, nel<br />
tempo, lo ammette, meno napoletano<br />
di scoglio e più di alto mare.<br />
Capace anche di guardare da lontano<br />
la sua città, per scrutarne i<br />
difetti: «tra quelli dello spettacolo<br />
sono rimasto tra i pochi a rimanere<br />
qui, forse ne ho pagato anche il<br />
prezzo ma è stato bello fare da<br />
anticorpo, anche se ora guardo al<br />
futuro dei miei figli, con preoccupazione».<br />
Intanto nella lunga attesa di indossare<br />
il vero tight, debutterà l’8 febbraio<br />
2011 al San Babila di Milano,<br />
(solo da fine marzo a Napoli) con<br />
“Il padre della sposa” piece tratta<br />
dall’ omonima pellicola del 1950 di<br />
Vincent Minnelli , nel ruolo che fu<br />
di Spencer Tracy e al fianco di<br />
Corinne Clery che dovrà misurarsi<br />
nella parte (della versione cinematografica)<br />
di Liz Taylor. La regia<br />
dello spettacolo per la Albertina<br />
produzioni è affidata a Marco<br />
Parodi mentre è ancora top secret<br />
il ruolo della figlia. In lizza due<br />
giovani e brave attrici Alessandra<br />
Pierelli (scoperta da Maria de<br />
Filippi in “Uomini e donne”) e<br />
Sarah Maestri (la Alice del film di<br />
Fausto Brizzi “Notte prima degli<br />
esami”).<br />
Rivieccio, col sano distacco di<br />
un’artista che ha messo al centro<br />
della sua vita, la famiglia, gli amici<br />
e la scrittura, resta l’inguaribile innamorato<br />
delle tavole del palcoscenico,<br />
pronto alla sua nuova<br />
sfida.<br />
«Sono ancora qui che lotto per la<br />
mia Europa League e non certo<br />
per la retrocessione - ride sornio<br />
ne - gioco per le prime posizioni! Il<br />
campionato è ancora lungo e, se i<br />
conti si fanno alla fine, mi aspetta<br />
il girone di ritorno. Considerando<br />
i miei 52 anni mi restano almeno<br />
una ventina di partite da giocare…o<br />
no?»<br />
Pagina a cura di<br />
CHIARA DEL GAUDIO
18 Domenica 25 aprile 2010 SPETTACOLI<br />
Storia<br />
La crisi minaccia persino il ricordo di quei luoghi<br />
Quando Napoli<br />
scoprì il cinema<br />
Era la seconda città d’Europa per numero di sale<br />
Proiezioni e antiche ribalte<br />
Per noi spettatori moderni il<br />
cinema è occhialini per il<br />
3D, trailers su maxischermo<br />
accompagnati da sfizi alimentari<br />
e gadget. Abituati a<br />
frequentare multiplex, il rischio<br />
è perdere la memoria<br />
delle vecchie sale di quartiere,<br />
nell’ultimo decennio travolte<br />
dalla crisi. È grazie a<br />
quelle sale che, nell’era premediatica,<br />
si sono formate<br />
tendenze e si è velocizzato il<br />
processo di condivisione<br />
attraverso la visione collettiva.<br />
Per gli spettatori di inizio<br />
Novecento i cinema furono<br />
una finestra sul mondo e<br />
mezzo divulgatore di novità.<br />
E Napoli, già a fine Ottocento,<br />
era una capitale del<br />
cinema, seconda solo a Parigi<br />
per numero di sale cinematografiche.<br />
Nel 1895-96,<br />
presunta data di nascita del<br />
cinema, Napoli fu una delle<br />
prime metropoli ad aprirsi<br />
alla novità. Grazie ad audaci<br />
imprenditori la macchina da<br />
proiezione trovò ospitalità<br />
in bar, birrerie e caffè-concerto.<br />
Fu proprio un caffèconcerto,<br />
il Salone Margherita,<br />
nella crociera inferiore<br />
della Galleria Umberto I, a<br />
fare da apripista. Il 30 marzo<br />
1896 i napoletani conobbero<br />
la macchina dei Lumière.<br />
Quei pochi minuti di proiezione<br />
suscitarono grande<br />
effetto e il cinema conquistò<br />
i napoletani, guadagnando<br />
terreno anche sullo spettacolo<br />
teatrale, frequentato<br />
dall’aristocrazia e dall’alta<br />
borghesia, che in cornici<br />
adeguate al loro ceto sociale,<br />
si accostarono progressivamente<br />
alle immagini in<br />
movimento.<br />
Quando nel 1910 si passò alle<br />
pellicole in lungometraggio,<br />
gli esercenti napoletani<br />
furono costretti a maggiorare<br />
il prezzo del biglietto. Di<br />
conseguenza aumentò anche<br />
il divario sociale tra le<br />
sale. Quelle di prima visione,<br />
eredi dei caffè-concerto e<br />
situate nelle zone della cosiddetta<br />
“Napoli bene”, alternavano<br />
proiezioni a spettacoli<br />
teatrali e di varietà. Le<br />
sale di seconda e terza visione<br />
erano discendenti di<br />
baracconi in legno ricostruiti<br />
in muratura.<br />
Da una ricerca promossa<br />
dalla cattedra di Storia del<br />
cinema delle università Federico<br />
II di Napoli e dell’Ateneo<br />
di Salerno (di prossima<br />
pubblicazione nella<br />
collana Cinema e Storia della<br />
casa editrice Liguori) è e-<br />
merso che allora furono<br />
poste le basi per l’affermazione<br />
dello spettacolo cinematografico<br />
a Napoli. Ruolo<br />
fondamentale ebbero gli e-<br />
sercenti che, intuendone le<br />
potenzialità economiche, investirono<br />
sul settore. Durante<br />
la Prima Guerra Mondiale,<br />
quando le sale divennero<br />
un interessante mezzo<br />
informativo - sebbene epurato<br />
- su ciò che avveniva al<br />
fronte, lo spettacolo cinematografico<br />
visse un periodo<br />
di assestamento.<br />
Negli anni Venti gli esercenti<br />
attinsero alla produzione<br />
americana per far fronte alla<br />
penuria di pellicole italiane<br />
di qualità. Il governo intervenne<br />
troppo tardi per tutelare<br />
realmente il prodotto<br />
filmistico nazionale e gli e-<br />
sercenti furono considerati<br />
responsabili della crisi del<br />
cinema nazionale.<br />
Afflitto dalle tasse, il settore<br />
incassò anche il colpo della<br />
“rivoluzione” del sonoro. Se<br />
da un lato l’innovazione tecnica<br />
era una possibilità di<br />
rinnovamento, dall’altra la<br />
scelta era obbligata: convertire<br />
la sala al sonoro o chiuderla.<br />
Periodo nero dell’esercizio<br />
cinematografico napoletano<br />
fu la Seconda Guerra Mondiale.<br />
Il difficile approvvigionamento<br />
di pellicole, l’imposizione<br />
dell’oscuramento a<br />
causa del pericolo di bombardamenti,<br />
la limitazione<br />
degli orari di spettacolo, il<br />
peso fiscale, la disoccupazione,<br />
il mercato nero, le e-<br />
pidemie e la mancanza di rifugi<br />
antiaerei costrinsero<br />
alla chiusura le poche sale<br />
ancora attive. Era la Napoli<br />
devastata del secondo dopoguerra:<br />
la Napoli milionaria.<br />
Pagina a cura di<br />
GERMANA GRASSO<br />
Il 30 marzo 1896 al Salone<br />
Margherita, in<br />
galleria Umberto I, si<br />
tenne la prima proiezione<br />
a Napoli, proposta<br />
all’interno dello<br />
spettacolo di varietà.<br />
L’Apollo al Vasto nel<br />
1929 era il secondo cinema<br />
della città con<br />
1500 posti. La sala era<br />
ben decorata e aveva<br />
lanternini elettrici. Fu<br />
demolito nel 1958.<br />
Il Diana ieri e oggi<br />
Fu inaugurato da Giovanni<br />
De Gaudio il 16<br />
marzo 1933 alla presenza<br />
del principe Umberto<br />
di Savoia. Per l’occasione<br />
Nel 1894 in Galleria<br />
Principe di Napoli fu<br />
inaugurato lo Scotto<br />
Jonno, che poi prese il<br />
nome di Carenzi e<br />
aveva l’esclusiva per le<br />
pellicole della Pathè.<br />
Il Garibaldi in piazza<br />
Tribunali era in legno.<br />
Apparteneva ai fratelli<br />
Ajello, parenti del noto<br />
attore popolare Federico<br />
Stella. Fu demolito<br />
nel 1918.<br />
fu proiettato un cartone<br />
animato della Disney.<br />
Oggi il Diana è gestito<br />
dalla famiglia Mirra,<br />
erede di De Gaudio.<br />
Nostalgia<br />
del lenzuolo<br />
bianco<br />
Anche la produzione cinematografica<br />
non è immune<br />
dal fascino della<br />
sala come proiezione di<br />
aspirazioni collettive.<br />
Nel 1988 in Italia furono<br />
prodotti tre film che raccontano<br />
la nostalgia per<br />
un luogo in cui formare<br />
una cultura condivisa:<br />
Nuovo Cinema Paradiso<br />
di Giuseppe Tornatore,<br />
Splendor di Ettore Scola<br />
e Via Paradiso di Luciano<br />
Odorisio. In questi<br />
film la decadenza della<br />
sala è simbolo dell’incapacità<br />
a valorizzare il lascito<br />
culturale delle generazioni<br />
precedenti e<br />
segno di un diffuso malessere<br />
culturale.<br />
A teatro va in scena<br />
la macchina Lumière<br />
Il Vate, “Cabiria” e l’infuocata polemica sul San Carlo<br />
A metà degli anni Dieci lo spettacolo<br />
cinematografico iniziò a conquistare<br />
anche il palcoscenico dei migliori teatri<br />
cittadini. Era consuetudine proporre<br />
in teatro pellicole ritenute artisticamente<br />
rilevanti. Quando, però,<br />
si pensò di aprire alla macchina da<br />
proiezione le porte del prestigioso<br />
San Carlo, la situazione cambiò. È<br />
documentato che il primo spettacolo<br />
cinematografico si tenne al San Carlo<br />
nel 1912 e per sole due serate di gala.<br />
Il ricavato andò in beneficenza alle<br />
truppe della Marina Militare Italiana<br />
impegnate nella guerra di Libia. L’episodio<br />
scatenò le proteste degli esercenti<br />
teatrali che consideravano lo<br />
spettacolo cinematografico un antagonista<br />
di quello teatrale. La querelle<br />
sul preminente valore artistico tra ci-<br />
nema e teatro serpeggiò fino al 1914<br />
quando arrivò a Napoli Cabiria, la<br />
pellicola con le didascalie di Gabriele<br />
D’Annunzio. Per la prima fu proposto<br />
proprio il San Carlo. La levata di<br />
scudi degli intellettuali fu il termometro<br />
della considerazione che l’ambiente<br />
culturale aveva del cinema. La<br />
contesa del Massimo avvenne a stilettate<br />
di infuocate botte e risposte<br />
sui quotidiani e si infiammò quando<br />
l’allora impresario del teatro, il commissario<br />
Laganà, concesse il teatro<br />
per due sole serate, invece delle trenta<br />
richieste. Dalle colonne del “Roma”<br />
Diego Petriccione gridò allo<br />
scempio. Contro la “profanazione”<br />
del San Carlo scrisse anche Matilde<br />
Serao, giornalista de “Il Giorno”, che<br />
ipotizzava un complotto per ottenere<br />
la ribalta milanese de La Scala. «Ci<br />
voleva il cinematografo per agitar la<br />
pozzanghera e far gracidare i ranocchi<br />
- scriveva la rivista “La Cine-<br />
Fono” - il San Carlo è il tempio dell’arte.<br />
Ma che cosa è il tempio dell’arte?<br />
È il luogo dove han dimora gli<br />
idoli? Ma gli idoli crollano quando,<br />
per il mutare dei tempi, non hanno<br />
più il loro valore etico”. Il 30 aprile<br />
1914 Cabiria fu proiettato al teatro<br />
Mercadante. Il cinema perse una battaglia,<br />
ma non la guerra. La discussa<br />
pellicola ebbe il merito di accostare la<br />
parola cinema alla parola arte.<br />
Metropolitan<br />
sfida<br />
il tempo<br />
Nell’ultimo decennio<br />
Napoli ha perso quasi<br />
tutti gli esercizi storici,<br />
come l’Abadir, l’Empire,<br />
l’Alcione e il President.<br />
Altri sono stati trasformati<br />
in multisale. Tra i<br />
recenti ed eclatanti casi<br />
c’è quello del Warner<br />
Village Metropolitan di<br />
via Chaia, chiuso a<br />
maggio 2009 per fallimento<br />
e riaperto dopo<br />
otto mesi con il nome<br />
di Martos Metropolitan.<br />
Costruito nel secondo<br />
dopoguerra riadattando<br />
i rifugi antiaerei,<br />
fu concepito come<br />
uno dei cinema più<br />
capienti d’Italia con i<br />
suoi 2500 posti.
RUBRICHE Domenica 25 aprile 2010<br />
19<br />
L’autore salernitano<br />
intende descrivere<br />
l’antico dilemma<br />
tra cuore e ragione<br />
Protagonisti sono<br />
i dialoghi con l’anima<br />
e il suo alter ego<br />
A destra Paolo Trucillo<br />
In basso la copertina del libro<br />
Fuori e dentro di te<br />
“Fine a se stesso” raccoglie le riflessioni dell’esordiente Paolo Trucillo<br />
Nel libro emerge l’inquietudine giovanile della dimensione umana<br />
Un viaggio spirituale. Solo così si può definire<br />
l’esordio letterario del giovanissimo<br />
Paolo Trucillo. Leggere “Fine a se stesso<br />
ovvero fuori e dentro di te” significa entrare<br />
nei meandri della mente dell’autore, diventando<br />
prigionieri dei suoi dialoghi con<br />
l’anima. Il libro si apre con una poesia, Lacrima<br />
folle, che è un’invocazione alla lacrima<br />
stessa di non fuggire da «gote un domani<br />
fratturate da rughe».<br />
Da qui in poi, avventurandosi nelle ottantacinque<br />
pagine del suo lavoro, diventerà<br />
quasi impossibile non porsi interrogativi<br />
sulla nostra esistenza; partendo magari da<br />
quelle cose che ci sembrano più banali, ma<br />
che per Trucillo tali non sono.<br />
La sua è una sfida contro il foglio ancora<br />
bianco, ma la supremazia sarà della penna<br />
e delle riflessioni dell’autore.<br />
Un matematico con la passione per la letteratura.<br />
Non è uno scrivere fine a se stesso,<br />
ma per giustificare la gioia di vivere.<br />
Le sue riflessioni si traducono così in una<br />
voglia di evasione: una fuga dal mondo o-<br />
vattato dell’avere per raggiungerne uno in<br />
cui la vita sia effettivamente tale. E dove<br />
può andare un cavaliere errante della scrittura?<br />
Sulla luna che appare «sincera e soave».<br />
Così, lo scrittore-ingegnere invita il<br />
lettore a seguirlo in questo viaggio verso il<br />
satellite che rappresenta la purezza dell’a-<br />
arte<br />
Affreschi e modernismo<br />
al Museo Gracco di Pompei<br />
Avvicinare il pubblico alla conoscenza dell’antica<br />
tecnica pittorica dell’affresco. Con questo obiettivo,<br />
in occasione della dodicesima settimana della<br />
cultura, è stato creato un nuovo spazio espositivo al<br />
Museo Gracco Arte Contemporanea e Fotografia<br />
(MiCAB) dell’area archeologica di Pompei. Fino al<br />
25 aprile sarà esposta un’opera del maestro Franco<br />
Gracco, un affresco che si ispira alla Deposizione di<br />
Gesù, un momento fondamentale della tradizione<br />
cristiana. Nel corso della mostra, inoltre, saranno<br />
illustrate le varie fasi della realizzazione del lavoro<br />
dell’artista.<br />
I “posseduti” di Mendoza<br />
al Madre di Napoli<br />
Idealizzare e sperimentare. In bilico tra un bisogno<br />
e un desiderio, Ryan Mendoza realizza le sue tele,<br />
esposte al Madre di Napoli per la mostra The possessed.<br />
Lavori che si trasformano in una galleria di<br />
individui, i “posseduti”: figure in apparenza normali,<br />
ma in realtà inquiete perché contagiate da pensieri<br />
perversi. Soggetti che rivelano la tecnica utilizzata,<br />
con il recupero di soluzioni dei maestri della<br />
storia dell’arte. Ma nei suoi quadri l’antica sapienza<br />
pittorica convive con azzardi moderni, modellando<br />
i corpi e calibrando le luci. Alterazioni e<br />
stravolgimenti caratterizzati da sproporzioni prospettiche,<br />
che rivelano dissonanze anatomiche.<br />
Tredici dipinti per raccontare la natura umana.<br />
Lo scrittore<br />
Paolo Trucillo nasce a Vallo<br />
della Lucania nel 1988 e si<br />
diploma al Tasso di Salerno.<br />
Ora frequenta la facoltà di<br />
Ingegneria Chimica. Collabora<br />
con il periodico salernitano<br />
“Agire”. Nel 2007 ha vinto il<br />
premio “Piergiorgio Lizza”. È<br />
autore di saggi come “Il mistero<br />
di Dioniso” e di poesie.<br />
Con Fine a se stesso è al suo<br />
esordio letterario.<br />
nima. “Le Baccanti” di Euripide hanno influenzato<br />
molto la sua “opera prima”.<br />
Il problematico rapporto tra razionale ed<br />
a-razionale, nel testo euripideo, trova il<br />
suo riscontro, infatti, nel contrasto che e-<br />
merge dai dialoghi di “Fine a se stesso” tra<br />
Paolo e il suo alterego oloaP.<br />
Come in un gioco di specchi, emerge il dilemma<br />
della dimensione umana: ragione<br />
contro emozione. Per questo anche chi<br />
sfoglia le pagine del libro sarà trascinato<br />
sull’orlo di un precipizio, in quell’eterna e<br />
irrisolvibile lotta tra il cuore e la mente. Le<br />
riflessioni di Trucillo fanno entrare e uscire<br />
tra queste due realtà, a volte complementari.<br />
La disperata ricerca di una propria identità<br />
forse potrebbe essere risolta con l’amore,<br />
che qui è visto come un rito di iniziazione<br />
al godere, al fruire dell’esistenza.<br />
Ma l’effettivo ricorso a immagini di carattere<br />
erotico non sembra guarire dal mal<br />
d’anima. Tutto lo scritto, infatti, è attraversato<br />
da una spasmodica ansia di risposte<br />
nella continua rincorsa di sé, che trova la<br />
tregua in due momenti: il primo è caratterizzato<br />
dalle note musicali di un pianoforte<br />
suonato da una fanciulla spagnola; il secondo<br />
è quello della pace bucolica evocata<br />
da bambini che giocano spensierati.<br />
Ma anche la notte può trasformarsi in una<br />
culla che concilia il dolore; ma nel dilemma<br />
esistenziale lo scrittore esordiente non<br />
vuole dimenticare. Curiosa la scelta di non<br />
scrivere un finale: «Se avesse una fine ciò<br />
che è fine a se stesso – scrive Trucillo –<br />
non avrei problemi a imporre un finale.<br />
Molto spesso la fine coincide con l’inizio».<br />
Proprio come in un sogno.<br />
musica<br />
Un gioco d’orchestra<br />
con Midnight talks<br />
Pagina a cura di<br />
SANTO IANNÒ<br />
Ossatura rock e arrangiamenti orchestrali: questo il<br />
binomio musicale proposto da A Toys Orchestra, la<br />
band campana che canta in inglese. Partito da A-<br />
gropoli, il gruppo di quattro ragazzi (Ilaria D’Angelis<br />
al piano, Raffaele Benevento al basso, Andrea<br />
Perillo alla batteria e Enzo Moretto voce e chitarra)<br />
si è stabilito a Bologna, dove con le loro note hanno<br />
conquistato prima l’Emilia e poi tutto il nord Italia.<br />
Il quarto album, Midnight Talks, è uscito ad aprile<br />
per Urtovox. Un disco composto da quattordici brani,<br />
decisamente più rockettari rispetto alle sonorità<br />
sognanti dei primi lavori. «Quando siamo chiusi in<br />
studio – spiega Enzo Moretto – cerchiamo di ricreare<br />
l’atmosfera e l’energia del live». La forza acquisita<br />
suonando dal vivo permette «di cambiare sempre<br />
– aggiunge – cercando quei nuovi slanci che sono<br />
fondamentali per chi fa musica». Sonorità sporche,<br />
prese in prestito dai concerti, che però non sbarrano<br />
la strada alla contaminazione degli strumenti classici.<br />
Il matrimonio con l’orchestra ha portato così alla<br />
collaborazione con gli archi e i fiati di Enrico Gabrielli.<br />
Il violino invece è stato affidato a Rodrigo<br />
D’Erasmo degli Afterhours, con cui, nel 2009, avevano<br />
già realizzato il progetto “Il Paese è reale”. La<br />
band ha collaborato anche con altri artisti della realtà<br />
indie italiana, perché «per noi le collaborazioni<br />
sono vitali», sottolinea il frontman dei A Toys Orchestra.<br />
Con il video di Peter Pan Syndrome, brano<br />
tratto dal secondo album Cuckoo Boohoo, il gruppo<br />
ha vinto il premio Fandango. Ora sperano di scalare<br />
le classifiche musicali.<br />
libri<br />
“La seconda vita del Che”<br />
di Michael Casey<br />
Edizione Feltrinelli<br />
Pagine 332 – 18,00 euro<br />
Sguardo fiero e basco in testa: è questa l’immagine<br />
che immortala Ernesto Che Guevara.<br />
Il fotografo cubano Korda non poteva sapere<br />
che quello scatto sarebbe diventato il simbolo<br />
della rivoluzione più riprodotto di sempre.<br />
Michael Caesy, nel suo libro, attorno a quella<br />
rappresentazione ha cercato di analizzare le<br />
molteplici evoluzioni del marchio. Una mercificazione<br />
di massa che Guevara stesso<br />
avrebbe voluto sconfiggere. Quella fotografia,<br />
infatti, è uno strumento pubblicitario: un incontro-scontro<br />
postumo con il capitalismo,<br />
che alimenta la seconda vita del rivoluzionario<br />
argentino ucciso il 10 ottobre 1967. I marchi<br />
e le immagini, da sempre, fanno parte dell’io<br />
idealizzato: perché il loro fascino deriva<br />
dalla bellezza della speranza.<br />
“Ti spiego”<br />
di Romana Petri<br />
Edizione Cavallo di Ferro<br />
Pagine 224 – 16,50 euro<br />
Un romanzo epistolare a senso unico. Le<br />
lettere di una moglie al marito fuggito in<br />
Brasile, dove ha costruito una nuova famiglia.<br />
Ma la voce di lui non si sente, se non<br />
nelle risposte della donna che ripercorre le<br />
tappe di una storia finita da quindici anni.<br />
In queste pagine, Romana Petri mette a nudo<br />
il bisogno di sincerità di una ex coppia di<br />
sessantenni italiani. Sullo sfondo, trent’anni<br />
di storia del nostro Paese: dal boom economico<br />
al terrorismo. I due protagonisti non<br />
sono diventati assassini politici e non sono<br />
sprofondati nella droga, come i loro amici.<br />
Ma sono finiti nella «fanghiglia di un rapporto<br />
borghese», scrive l’autrice. Un libro<br />
per descrivere lo scontro uomo donna, una<br />
lotta che attraversa tutte le epoche.<br />
“Inter la dinastia”<br />
di Tommaso Pellizzari<br />
Edizione Baldini Castoldi Dalai<br />
Pagine 192 – 18,00 euro<br />
Nel nome del padre del figlio e dei mister.<br />
Tommasso Pellizzari nel suo libro vuole raccontare<br />
quattro vite parallele: Angelo Moratti,<br />
presidente dell’Inter anni Sessanta, e<br />
di suo figlio Massimo, numero uno attuale;<br />
Helenio Herrera, allenatore dei nerazzurri<br />
di Moratti senior, e José Mourinho, il mister<br />
di oggi. Centonovantadue pagine per raccontare<br />
le vite di quattro uomini molto ricchi.<br />
Due allenatori amati e odiati, con un’accusa<br />
che li accomuna: la loro forza non è negli<br />
schemi, ma nella carica psicologica che<br />
danno alle loro squadre. I due presidenti u-<br />
guali nel viziare i giocatori: Moratti padre<br />
fece con Mario Corso quello che il figlio ha<br />
fatto con Recoba. Corsi e ricorsi storici verrebbe<br />
da dire.<br />
“Irritazioni”<br />
di Gillo Dorfles<br />
Edizione Castel Vecchi<br />
Pagine 250 – 18,50 euro<br />
«Molte cose mi irritano». Lo scrive Dorfles<br />
nella premessa del suo libro, una raccolta di<br />
articoli degli anni ’80 e ’90 pubblicati per<br />
festeggiare i suoi cento anni. L’insofferenza<br />
verso alcuni aspetti della vita si trasforma in<br />
un testo composto da oltre quaranta argomenti<br />
che l’autore definisce scomodi. Il<br />
maestro degli studi di Estetica cerca di comprendere,<br />
tra le cose irritanti, la videomania.<br />
Non si chiede perché vengano collezionate,<br />
ma riflette sulla ragione intima e la voglia<br />
di fermare istanti perduti. Un volume<br />
caratterizzato da momenti di osservazione,<br />
subito seguiti dal tempo della riflessione.
20 Domenica<br />
25 aprile 2010<br />
CAMPUS<br />
Inaugurato all’Università di Salerno un nuovo luogo d’incontro aperto non solo ai docenti<br />
Club House, dove nascono le idee<br />
Il presidente Pappalardo: «Spero che da qui escano tanti premi Nobel»<br />
Si aggiunge un nuovo tassello<br />
all’arcipelago delle strutture<br />
nel campus dell’Università<br />
di Salerno. Mercoledì 14<br />
aprile, davanti al suggestivo<br />
scenario dell’esposizione di<br />
opere digitali del professor<br />
Emilio D’Agostino e del quadro<br />
del pittore salernitano<br />
Pietro Lista, è stata inaugurata<br />
la Club House dell’Università<br />
di Salerno. I lavori artistici<br />
di D’Agostino sono i-<br />
spirati al <strong>Vesuvio</strong> che domina<br />
il golfo di Napoli e al romanzo<br />
Gomorra di Roberto<br />
Saviano, con un omaggio<br />
alla pittrice polacca Tamara<br />
de Lempicka.<br />
«Tutte le migliori università<br />
del mondo hanno una club<br />
house – ha affermato il presidente<br />
della nuova struttura<br />
del Campus, Michele Pappalardo<br />
– un posto dove i docenti<br />
si incontrano per un<br />
piacevole scambio culturale.<br />
Il fisico svizzero Karl Mueller,<br />
premio nobel nel 1987,<br />
lavorava all’Ibm di Zurigo.<br />
Quando un giornalista gli<br />
chiese quale fosse il laboratorio<br />
più importante, lui rispose:<br />
la caffetteria. Io spero<br />
– ha proseguito Pappalardo<br />
– che dalla nostra Club<br />
House possano uscire tanti<br />
premi nobel». Come nella<br />
migliore tradizione dei campus<br />
universitari anglosassoni,<br />
la Club House dell’A-<br />
I soci fondatori<br />
Sono ventiquattro i soci<br />
fondatori della Club House<br />
dell’Università di Salerno.<br />
A questi si è aggiunto il<br />
rettore Raimondo Pasquino<br />
che è stato nominato<br />
socio onorario.<br />
Il comitato promotore è<br />
composto dal presidente<br />
del Club, Michele Pappalardo,<br />
dai docenti Emilio<br />
D'Agostino, Matteo D’Amore,<br />
Gaetano Guerra,<br />
Gaetano Vilasi, Angela<br />
Santopietro, Salvatore Colucci<br />
e dal presidente dell'Adisu,<br />
Caterina Miraglia.<br />
Al Club, che sarà a disposizione<br />
di tutti i dipendenti<br />
dell’Ateneo e aperto anche<br />
all’esterno, si sono già<br />
iscritti numerosi docenti.<br />
Pagina a cura di<br />
GIANNI IANNACCONE<br />
teneo salernitano è una vera<br />
e propria casa, arredata con<br />
gusto e sobria eleganza,<br />
curata nei minimi particolari<br />
per rendere accogliente<br />
l'ambiente dove incontrarsi<br />
per piacevoli momenti di<br />
relax. Un circolo con l'opportunità<br />
di guardare la<br />
televisione, navigare in internet,<br />
leggere o giocare a<br />
carte. L'edificio, di circa mille<br />
metri quadrati suddivisi<br />
su due piani, è fornito di tutti<br />
i comfort, dall'angolo bar<br />
al reparto ristorazione con<br />
una modernissima cucina<br />
professionale.<br />
Due competizioni di carte<br />
hanno aperto la manifestazione<br />
inaugurale con numerosi<br />
docenti e dipendenti<br />
che si sono iscritti al torneo<br />
di Burraco e a quello di Tresette.<br />
I vincitori hanno ricevuto<br />
un premio griffato della<br />
ditta Marinella di Napoli.<br />
«Per il momento possiamo<br />
dare solo un giudizio positivo<br />
sulla struttura che si<br />
inaugura – ha affermato il<br />
Rettore Raimondo Pasquino<br />
– ma sono convinto che<br />
la Club House svolgerà la<br />
funzione per la quale è nata,<br />
quella di essere un luogo<br />
d’incontro dove i soci, docenti<br />
e non, potranno discutere<br />
e scambiarsi idee». Di<br />
valore aggiunto per il Campus<br />
di Fisciano parla la presidente<br />
dell'Adisu, prof.<br />
Caterina Miraglia. «Abbiamo<br />
voluto creare le condizioni<br />
oggettive per offrire ai<br />
nostri colleghi un ruolo di<br />
puro e sano relax».<br />
La Club House è stato realizzato<br />
con criteri tecnologici<br />
avanzati, dai pannelli solari<br />
per un'autonomia energetica,<br />
all'ultima novità degli<br />
elementi radianti a battiscopa,<br />
che lo rendono un edificio<br />
di classe A.<br />
Uno degli ambienti della Club House e, in alto, il prof. D’Agostino<br />
accanto ad una delle sue opere digitali esposte.
L’EVENTO<br />
SPORT<br />
Domenica 25 aprile 2010<br />
In attesa degli Azzurri, il calcio amatoriale scende in campo fra due settimane<br />
21<br />
Anche Cava ha il suo “mondiale”<br />
Giovanni Bisogno dedica al figlio scomparso la sesta edizione del torneo<br />
Chi non ha mai ammirato<br />
Chiellini? Chi non ha mai<br />
cercato di giocare come Leo<br />
Messi? Chi non conosce le<br />
doti di Cristiano Ronaldo?<br />
Per gli appassionati di calcio<br />
di Cava de’ Tirreni torna<br />
dopo un anno il “Mundialito<br />
Summer Club” e, approfittando<br />
anche dell’avvicinamento<br />
al mondiale estivo in<br />
Sudafrica, questo evento<br />
amatoriale richiamerà quelli<br />
che hanno desiderio di<br />
cimentarsi sui campetti di<br />
periferia. Tutte le squadre<br />
che si iscriveranno al torneo<br />
potrà infatti scegliersi il<br />
nome di una delle Nazionali<br />
che parteciperanno alla rassegna<br />
iridata, per cercare di<br />
difendere il titolo mondiale<br />
se sceglierà l’Italia, per provare<br />
a rivincerlo dopo tanti<br />
anni come l’Argentina, oppure<br />
tentare di recitare il<br />
ruolo della sorpresa come il<br />
Portogallo.<br />
L’organizzatore del torneo,<br />
Giovanni Bisogno, si aspetta<br />
che il riscontro di partecipanti<br />
sia massiccio, anche in<br />
considerazione che la ‘febbre<br />
mondiale’ possa alzarsi con<br />
il passare dei giorni: più si<br />
avvicina la rassegna iridata,<br />
più cresce anche l’attesa al<br />
Mundialito. «Abbiamo una<br />
decina di squadre già iscritte<br />
– dichiara Giovanni Bisogno<br />
– altre ancora dovrebbero<br />
confermarci la propria<br />
adesione in tempi brevi.<br />
L’idea era nata per gioco cinque<br />
anni fa, poi però dopo la<br />
tragedia di mio figlio abbiamo<br />
deciso di intitolare il<br />
Mundialito anche a lui ».<br />
Daniele morì a 20 anni<br />
Il giovane Daniele<br />
Bisogno era nato a Cava<br />
de’ Tirreni il 28 dicembre<br />
1988, e aveva giocato<br />
a calcio a livello dilettantistico.<br />
Per tre stagioni<br />
è stato con la<br />
Virtus Metelliana, ora<br />
ribattezzata Valle<br />
Metelliana, fino alla fine<br />
dei suoi giorni che è<br />
avvenuta all'ospedale di<br />
Nocera Inferiore l'11<br />
settembre 2008 per una<br />
setticemia acuta dovuta<br />
a infezione a seguito di<br />
un intervento chirurgico.<br />
Il caso è stato riaperto,<br />
come chiesto dalla<br />
famiglia Bisogno che<br />
lamenta una trascuranza<br />
di soccorso dei medici.<br />
Come anticipato dallo stesso<br />
Bisogno, il Mundialito, che<br />
si giocherà in frazione San<br />
Martino, sul campo minicalcio<br />
gestito da lui, avrà carattere<br />
di memorial in quanto<br />
ricorderà il proprio giovane<br />
figlio Daniele, che non è più<br />
tra noi da meno di due anni.<br />
«E’ la sesta edizione che<br />
organizziamo come Mundialito<br />
– prosegue Bisogno<br />
– dall’anno scorso invece ho<br />
deciso di intitolarlo anche<br />
alla memoria di mio figlio.<br />
Davide amava moltissimo il<br />
gioco del calcio, è per questo<br />
che abbiamo intitolato a lui<br />
il nostro torneo, perché rappresentava<br />
quel calcio allegro<br />
che dovrebbe essere<br />
svolto oggi». Curiosamente,<br />
Bisogno è arrivato secondo<br />
nel suo ultimo torneo disputato<br />
nell’estate 2008: all’epoca<br />
infatti è stato emulo<br />
dell’Olanda (anche perché<br />
era tifoso del Milan, in particolare<br />
di Gullit e van Basten)<br />
ed è stato battuto in finale<br />
solo ai rigori dai “croati”.<br />
Appuntamento quindi al 2<br />
maggio, quando il Mundialito<br />
prenderà il via, un mese<br />
prima della vera rassegna<br />
iridata, e in attesa che gli<br />
Azzurri di Marcello Lippi<br />
difendano il titolo in Sudafrica,<br />
c’è tutta curiosità<br />
per chi vincerà, chi si piazzerà<br />
e chi sbaraglierà il pronostico<br />
al campo di San<br />
Martino.<br />
Pagina a cura di<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Un anno fa vinse l’Uruguay<br />
Hanno già garantito la<br />
loro adesione i campioni<br />
in carica dell’Uruguay,<br />
che vinsero un anno fa<br />
sull’Olanda, ma ci saranno<br />
anche Argentina,<br />
Brasile, Francia, Germania<br />
e Portogallo. In totale<br />
24 squadre, che saranno<br />
ripartite in 4 gironi.<br />
Si comincia il 2 maggio<br />
Al campo di minicalcio<br />
“San Martino” la partita<br />
inaugurale si disputerà<br />
domenica 2 maggio, e la<br />
finalissima sarà probabilmente<br />
intorno al 13<br />
giugno, quando la vera<br />
Nazionale italiana non<br />
sarà impegnata in nessuna<br />
partita.<br />
GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: GENNARO SARDO (15<br />
Dai Campi Flegrei all’Arena<br />
Il difensore del ChievoVerona scoperto da Zeman: «Sono stato fortunato»<br />
Chiuderà<br />
la carriera<br />
a Pozzuoli?<br />
Gennaro Sardo è nato<br />
l’8 maggio 1979. Ha iniziato<br />
dalla gavetta con<br />
Palmese, Giugliano, S.<br />
Anastasia e Terzigno,<br />
ma nel 2002 si è trasferito<br />
alla Salernitana di<br />
Zeman, il quale poi lo<br />
ha voluto un anno più<br />
tardi ad Avellino. Dopo<br />
64 partite con il Piacenza,<br />
arriva in Serie A<br />
con Catania e Chievo.<br />
Gennaro ama trascorrere<br />
il tempo libero in<br />
compagnia della moglie<br />
e della figlia di quasi un<br />
anno. Ha dichiarato di<br />
voler chiudere la carriera<br />
nella natia Pozzuoli.<br />
Gennaro Sardo, vista l’anagrafe<br />
che testimonia una raggiunta<br />
maturità sportiva, a quasi 31 anni<br />
sente di aver fatto la scelta giusta<br />
lasciando la Campania?<br />
Diciamo che ne è valsa la pena, perché<br />
dopo molti anni in Serie D oltre<br />
che a Salerno ed Avellino, sono riuscito<br />
a realizzare un sogno praticamente<br />
con il mio passaggio al<br />
Piacenza nel 2004.<br />
Si è anche sacrificato perché ha<br />
cominciato sui campi sterrati del<br />
napoletano, poi nel 2002 ricevette<br />
la chiamata di un certo signor<br />
Zeman. Se lo sarebbe aspettato?<br />
Non me lo aspettavo. Avevo affrontato<br />
in amichevole la Salernitana nel<br />
periodo in cui giocavo a Terzigno, in<br />
Serie D, e il mister mi volle a Salerno<br />
per una settimana in prova. Poi decisero<br />
di prendermi e da allora è iniziata<br />
questa mia carriera. Sono stato<br />
molto fortunato, ma la fortuna la<br />
devi prendere al momento giusto.<br />
Perché secondo lei Zeman non è<br />
A sinistra<br />
Gennaro Sardo<br />
esulta<br />
dopo il gol<br />
alla Juventus.<br />
A destra<br />
ancora il terzino<br />
del Chievo<br />
più di moda in Italia da qualche<br />
anno?<br />
Rientrano tanti discorsi in questo:<br />
forse lo scandalo che colpì il calcio<br />
italiano a livello di doping, con il<br />
mister che si mise contro il sistema,<br />
alla fine lo ha un po’ penalizzato.<br />
Però, io ho avuto Zeman come allenatore<br />
per due anni e posso dire che<br />
ha sempre voluto un calcio pulito.<br />
Se è uscito dal giro non lo so, ma<br />
sono convinto che tornerà.<br />
Nel suo ruolo chi ammirava?<br />
È stato proprio Zeman a farmi giocare<br />
terzino, ma colui che rimarrà<br />
sempre il mio idolo è Cafu, perché<br />
faceva la fase difensiva e quella<br />
offensiva in maniera costante. Ci<br />
siamo anche affrontati io e Cafu<br />
quando lui era al Milan.<br />
Dopo diverse squadre, ora è al<br />
Chievo. Come si trova lì?<br />
Stiamo facendo un campionato<br />
importante, direi che siamo anche<br />
vicini alla salvezza. Al di là di questo,<br />
a Verona mi trovo benissimo, anche<br />
perché non c’è pressione e ti fanno<br />
lavorare con tranquillità.<br />
Fra i suoi gol messi a segno, c’è<br />
quello contro la Juve.<br />
È stato il mio gol più importante.<br />
Lo dissi anche in passato, però era<br />
stato più importante che il Chievo<br />
vincesse. Fare gol alla Juve e a<br />
Buffon non è cosa di tutti i giorni.<br />
Concluderà la carriera in<br />
Campania?<br />
Ritornerei volentieri a Pozzuoli,<br />
magari con la Puteolana. È il mio<br />
sogno perché da ragazzo andavo a<br />
vedere il Campania. Però voglio<br />
rimanere in queste categorie più a<br />
lungo possibile.
22 Domenica<br />
25 aprile 2010 WEEK END<br />
Nel centro irpino<br />
non mancano<br />
luoghi di culto<br />
e c’è la tomba<br />
del conte Cavaniglia<br />
e della moglie:<br />
“il monumento<br />
degli innamorati”<br />
Montella, musei negati<br />
LUCIANA BARTOLINI<br />
Montella appartiene alla Comunità<br />
Montana Terminio<br />
Cervialto, e al Parco regionale<br />
dei Picentini. E’ nota per<br />
i suoi paesaggi come il piano<br />
di Verteglia. La fauna comprende<br />
lupi, volpi, talpe,<br />
ricci, cinghiali, aquile reali e<br />
cicogne bianche. La flora<br />
include castagni, faggi, noccioli,<br />
querce, sambuchi, viole<br />
mammole, primule, bucaneve,<br />
narcisi e crochi. La<br />
zona è ricca di cascate (come<br />
quella della Lavandaia) e le<br />
grotte del Caprone e dei<br />
Cantraloni. La meta preferita<br />
dai turisti, tra<br />
quelle naturali,<br />
religiose<br />
e culturali, è<br />
la prima. Sul<br />
piano di Verteglia<br />
non c’è<br />
un animale o<br />
un vegetale<br />
tipico ma è<br />
famoso per<br />
l’aria salubre.<br />
Non mancano<br />
le chiese:<br />
il santuario<br />
del SS. Salvatore<br />
sorge su<br />
La chiesa<br />
La chiesa di Santa Maria del<br />
Piano nella piazza centrale<br />
ha il portale di legno intagliato<br />
e le pareti rosa.<br />
Boom del turismo ecologico<br />
fra cascate, grotte e castagneti<br />
un monte e conserva la statua<br />
omonima. Eretto dopo la siccità<br />
del 1779, ad agosto è meta<br />
di pellegrinaggi.<br />
Ci sono poi il convento di San<br />
Francesco a Folloni (fondato<br />
nel 1222 dal frate di Assisi) e<br />
l’annessa chiesa del 1700. Il<br />
convento ha un pavimento<br />
maiolicato e ospita la tomba<br />
del conte Diego Cavaniglia e<br />
della moglie, detta “monumento<br />
degli innamorati”. Dopo<br />
500 anni le ossa del conte sono<br />
Il castello<br />
Il castello di Montella fu fortezza<br />
romana e poi longobarda<br />
di cui rimangono i resti<br />
delle mura e la torre.<br />
state ritrovate in perfetto stato<br />
di conservazione che ha permesso<br />
di ricomporne lo scheletro<br />
e sono stati rinvenuti e<br />
restaurati i suoi abiti. Nel 1224<br />
si compì un miracolo: per una<br />
nevicata i frati rimasero bloccati<br />
nel convento e stavano<br />
morendo di fame quando<br />
qualcuno lasciò loro un sacco<br />
con gigli di Francia ricamati,<br />
pieno di pane. Era un dono di<br />
S. Francesco, ospite in Francia<br />
di Luigi VIII, che tramite i suoi<br />
angeli, lo aveva inviato ai frati.<br />
Il sacco fu conservato come<br />
una reliquia e utilizzato come<br />
tovaglia d’altare.<br />
La chiesa di Santa Maria del<br />
Piano, al centro del paese, è<br />
detta Collegiata perchè costruita<br />
per riunire in un’unica<br />
parrocchia le 11 comunità<br />
locali di fedeli. E c’è anche il<br />
castello, fortezza romana poi<br />
longobarda di cui rimangono i<br />
resti delle mura e la torre.<br />
Ci sono, inoltre, due musei<br />
chiusi da tempo per restauri,<br />
uno con opere d’arte recuperate<br />
dopo il sisma del 1980; il<br />
secondo con oggetti sacri. Il<br />
prodotto tipico della zona è la<br />
castagna<br />
(Doc e Igp).<br />
Montella ha<br />
anche dato i<br />
natali ad un<br />
personaggio<br />
illustre:il<br />
commissario<br />
della Ps<br />
Giovanni<br />
Palatucci,<br />
che durante<br />
Le maioliche<br />
Nel convento di San Francesco<br />
a Folloni si può ammirare<br />
lo splendido pavimento maiolicato<br />
risalente al 1750.<br />
la seconda<br />
guerra mondiale<br />
salvò<br />
la vita a 5000<br />
ebrei.<br />
Spezzato con crema<br />
di ceci e noci<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
manzo magro 800gr<br />
ceci in scatola 350gr sgocciolati<br />
noci sgusciate 120gr<br />
olio extravergine d’oliva<br />
acqua, sale<br />
Preparazione:<br />
Sgocciolate i ceci in scatola e metteteli nel frullatore<br />
aggiungendo le noci sgusciate, poco olio extravergine<br />
d’oliva, sale e due o tre tazzine d’acqua.<br />
Frullate fino a rendere il composto vellutato.<br />
Mettete la crema di ceci e noci in padella e fatela<br />
cuocere, con il coperchio a fiamma moderata, per<br />
qualche minuto aggiungendo una o due tazzine<br />
d’acqua. A parte pulite dalle eventuali tracce di<br />
grasso e nervetti il manzo e tagliatelo a cubetti.<br />
Aggiungete lo spezzato di carne alla crema di ceci<br />
e noci che sta cuocendo in padella. Salate e lasciate<br />
cuocere dapprima con il coperchio a fiamma<br />
moderata per sei o sette minuti e poi scoperchiate<br />
e fate cuocere per altri cinque o sei minuti ricordandovi<br />
regolare fiamma da moderata a vivace.<br />
Intanto a piacere potete affettare del pane e metterlo<br />
in forno preriscaldato in modo da farlo diventare<br />
croccante. Impiattate lo spezzato con crema di<br />
ceci e noci e accompagnatelo a gusto con i crostini<br />
di pane ancora caldi.<br />
I vini<br />
di Francesco Maria Borrelli<br />
Grifo di Rocca, aglianico d.o.c. Sannio, cantine<br />
Mustilli, oppure bianco, Falanghina d.o.c. Sant’Agata<br />
dei Goti, cantine Mustilli.
A Washington 47 Paesi dicono no all’atomica<br />
Start, si disarma<br />
Sembra lontano anni luce il periodo della<br />
Guerra fredda fra Stati Uniti e Unione Sovietica<br />
dopo la conclusione degli incontri<br />
di Washington sul trattato di “Non proliferazione<br />
nucleare”. Per non lasciare che il<br />
summit, tenutosi nella capitale americana,<br />
resti un evento isolato, il presidente americano<br />
Barack Obama ha annunciato una seconda<br />
riunione nel 2012. La sede sarà la<br />
Corea del Sud, un messaggio velato a chi,<br />
come la Corea del Nord, viene considerato<br />
a rischio perché continua nella sua ricerca<br />
di arricchimento dell’uranio. Dopo la firma<br />
dell’accordo Start 2 con la Russia, a Praga<br />
pochi giorni or sono, è stato compiuto un<br />
altro passo verso la “sicurezza mondiale”<br />
come la definisce il leader americano. L’accordo,<br />
che i 47 Paesi riunitisi a Washington,<br />
si sono impegnati a rispettare entro il<br />
2014 è volto a mettere in sicurezza i materiali<br />
nucleari in loro possesso per evitare<br />
che possano cadere nelle mani di organizzazioni<br />
terroristiche.<br />
Una prima vittoria che il presidente statunitense<br />
ha riportato è stata la dichiarazione<br />
dell’Ucraina che ha, pubblicamente, detto<br />
di voler smantellare tutte le testate in suo<br />
possesso e di consegnarle alla Russia. La<br />
sconfitta più grande, però, per Obama è<br />
l’assenza di Benjamin Netanyahu. Il leader<br />
israeliano non è presente a Washington ed<br />
ha mandato una rappresentanza di secondo<br />
piano, a conferma della vecchia mancata<br />
adesione al TNP. Importanti passi in a-<br />
vanti, sulla questione Iran, sono stati compiuti<br />
durante l’incontro bilaterale fra America<br />
e Cina. Alla base delle riunioni bilaterali<br />
le sanzioni che dovrebbero essere utilizzate<br />
per provare a fermare il piano iraniano<br />
di arricchimento dell’uranio.<br />
Nel documento finale si fa chiaro riferimento<br />
alla messa in sicurezza dei materiali<br />
nucleari vulnerabili, per evitare che i terroristi<br />
se ne impossessino e alla riconversione<br />
degli impianti per uso militare a quello<br />
civile. Grande importanza, nell’atto finale<br />
posto alla firma degli Stati, è il ruolo centrale<br />
che deve avere l’Agenzia internazionale<br />
per l’energia atomica.<br />
Pagina a cura di JOSÈ ASTARITA eSABINO RUSSO<br />
Assente Netanyahu, l’Iran protesta all’Onu<br />
Domenica 25 aprile 2010<br />
Il Senatùr esce allo scoperto<br />
Assalto alle banche del Nord<br />
23<br />
ga il leader leghista - che<br />
approva una legge, poi si<br />
vedono le modifiche che<br />
porta la sinistra. Si va in<br />
Commissione ed è lì che si<br />
vede quale è l'interesse del<br />
Pd a fare le riforme». Su un<br />
punto poi il Senatùr è chiaro:<br />
«La legge elettorale non<br />
si tocca. Stiamo parlando di<br />
federalismo. Funziona già<br />
ed io toglierei il doppio<br />
turno anche alle comunali».<br />
Parole sicuramente gradite<br />
a Berlusconi<br />
Emergency si tinge di giallo<br />
Tre italiani arrestati a Lashkar Gah. Per Gino Strada una montatura<br />
Silvio Berlusconi è intervenuto<br />
in prima persona nella vicenda<br />
che ha coinvolto i tre italiani<br />
arrestati a Lashkar Gah. Il premier,<br />
nei giorni scorsi, ha inviato<br />
una lettera a Karzai auspicando<br />
una veloce soluzione<br />
della vicenda. È stata accettata<br />
dal Governo di Kabul anche la<br />
creazione di un team italoafgano<br />
per l’accertamento dei<br />
fatti.<br />
Lo scorso 10 aprile i servizi di<br />
sicurezza afgani avevano posto<br />
in stato di fermo tre italiani<br />
volontari di Emergency, trasferito<br />
qualche giorno dopo a<br />
Kabul. Gli operatori sanitari<br />
sono stati accusati di «detenzione<br />
consapevole» di armi da<br />
impiegare in un attentato contro<br />
il governatore dell’Helmand.<br />
Per Marco Garatti,<br />
Matteo Dall’Aira e Matteo Pagani<br />
vale il codice di procedura<br />
penale afgano ad interim, in<br />
quanto quello scritto sotto<br />
«A noi le banche più grosse<br />
del Nord». Chiuse le urne,<br />
Bossi non perde tempo e<br />
presenta a Berlusconi il<br />
conto, molto salato, del successo<br />
alle elezioni. Il Senatùr<br />
alza il tiro e avanza richieste<br />
a tutto campo. Riforme e<br />
assessorati, uno o più sottosegretari,<br />
la nomina di<br />
Galan a ministro dell’Agricoltura<br />
e, perché no, un premier<br />
leghista nel 2013. Scoperte<br />
finalmente le carte, la<br />
strategia leghista di controllo<br />
a tutti i livelli è evidente.<br />
Il Carroccio, dopo anni in<br />
cui ha raccolto solo le briciole<br />
lasciate da altri, vuole<br />
entrare negli ingranaggi<br />
della macchina politica, economica,<br />
e del sistema di<br />
comando, forte del consenso<br />
degli elettori. «E’ chiaro<br />
che le banche più grosse del<br />
Nord avranno uomini nostri<br />
- dice Bossi - e la gente ci<br />
dice prendetevi le banche e<br />
noi lo faremo». È tempo di<br />
cambi nelle fondazioni bancarie<br />
settentrionali. La Lega<br />
guida ora due regioni<br />
consulenza italiana non è ancora<br />
stato votato dal Parlamento.<br />
Dei tre quello più prossimo<br />
al rilascio è subito stato<br />
Matteo Pagani che è quello con<br />
le accuse più leggere, mentre<br />
sono proseguiti gli accertamenti<br />
sulla posizione di Dall’Aira.<br />
Più complicata la situazione<br />
del chirurgo Garatti per<br />
il quale ci sono accuse che lo<br />
(Piemonte e Veneto), deve<br />
contare sugli enti economici<br />
se vuole governare importanti<br />
scelte, sulle infrastrutture,<br />
e in prospettiva, anche<br />
sull’Expo 2015 di Milano.<br />
Sulla nomina di Galan a<br />
ministro dell'Agricoltura, la<br />
Lega vuole più di una garanzia.<br />
In primis, la continuità<br />
nella politica agricola avuta<br />
finora da Zaia. Quanto alle<br />
riforme Bossi indica poi il<br />
suo percorso: «Si parte dal<br />
Consiglio dei ministri - spie-<br />
vorrebbero implicato, anche,<br />
nel sequestro del giornalista,<br />
de La Repubblica, Mastrogiacomo;<br />
ma all’epoca del sequestro<br />
si trovava in Sierra Leone.<br />
La notizia dell’arresto dei tre di<br />
Emergency è stata pubblicata<br />
dal Times scatenando subito<br />
reazioni a catena in tutto il panorama<br />
politico italiano. Il<br />
ministro degli Esteri Frattini a<br />
caldo ha commentato: «Se la<br />
notizia fosse vera sarebbe una<br />
vergogna per l’Italia», ma, successivamente<br />
ha scritto al presidente<br />
Hamid Karzai per chiedere<br />
una rapida soluzione della<br />
vicenda. L’intrigo internazionale<br />
sembra, però, più complesso<br />
di quanto si possa pensare.<br />
Alle spalle della vicenda<br />
c’è un’avversione del governatore<br />
provinciale di Helmand<br />
verso l’Ong che si prodiga nella<br />
cura dei feriti degli attentati e<br />
dei civili. La zona è sotto il controllo<br />
delle truppe britanniche<br />
strettamente legate con il<br />
governatore di Lashkar Gah,<br />
Gulab Mangal, che preferirebbe<br />
vedere ridotta al silenzio<br />
Emergency. Le prove sono tutte<br />
da verificare: il giorno dell’arresto<br />
dei tre operatori, ci fu un<br />
allarme bomba e l’ospedale fu<br />
evacuato per oltre un’ora,<br />
secondo quanto afferma il<br />
generale Santini dell’Aise.<br />
In arrivo importanti novità dal riordino del nuovo codice della strada. Prevista una rivoluzione anche per le minicar<br />
Test anti-droga per chi prende la patente<br />
Test anti-droga obbligatorio<br />
per chi vorrà prendere<br />
la patente. Lo ha<br />
deciso con voto bipartisan<br />
la commissione Lavori<br />
Pubblici del Senato<br />
che esamina il disegno di<br />
riordino del nuovo codice<br />
della strada, modificando<br />
in parte il testo già approvato<br />
dalla Camera nel<br />
luglio del 2009. Obbligatorio<br />
il test oltre che per i<br />
neo-patentati, anche per i<br />
conducenti di mezzi pubblici,<br />
tassisti e autotrasportatori.<br />
Il testo sarà particolarmente<br />
severo sia per<br />
chi beve alcolici, sia per chi<br />
fa uso di droghe. L’emendamento<br />
che prevede il test<br />
è uno dei circa 400 presentati<br />
dai senatori durante l’esame<br />
del testo approvato<br />
dalla Camera alla fine di<br />
luglio scorso e giunto solo<br />
adesso alle ultime battute<br />
in commissione al Senato<br />
prima del voto finale.<br />
Oltre al controllo antidroga,<br />
è stato votato anche l’emendamento<br />
che prevede<br />
l’esibizione per il neopatentato<br />
e per chi deve rinnovare<br />
la patente di un certificato<br />
con anamnesi rilasciato<br />
dal medico di famiglia.<br />
Inoltre è stato introdotto<br />
l’innalzamento del limite di<br />
velocità sulle autostrade a<br />
tre corsie (da 130 a 150<br />
km/h) e l’obbligo del minietilometro<br />
per i ristoratori.<br />
Non solo, dopo gli ultimi<br />
incidenti mortali con le<br />
minicar, che possono essere<br />
guidate anche dai quattordicenni,<br />
sono state presentate<br />
alcune proposte<br />
che prevedono l’innalzamento<br />
a sedici anni del limite<br />
d’età, l’introduzione di<br />
un esame pratico, obbligatorio<br />
già per gli scooter, che<br />
integri il solo test teorico<br />
previsto oggi e multe più<br />
salate per chi “trucca” le<br />
minicar per renderle più<br />
veloci. Sanzione di 5000<br />
euro per chi le modifica. E’<br />
previsto, inoltre, il sequestro<br />
immediato del mezzo<br />
e la sospensione del patentino<br />
del conducente.