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Vesuvio sorvegliato speciale

Numero 35 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />

Direttore Biagio Agnes<br />

Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />

tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />

Sped. Abb. Post. - 70% -<br />

CNS/CBPA Sud/Salerno<br />

Anno V n. 35 € 0,50 Domenica 25 aprile 2010<br />

Sacra Sindone<br />

Lo specchio<br />

dei Vangeli<br />

esposto a Torino<br />

FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />

Pagina 3<br />

Cirillo, vice capo Polizia<br />

Intercettazioni<br />

importantissime:<br />

guai ad abusarne<br />

CRISTIANO VELLA<br />

Pagina 9<br />

Il libro di Panebianco<br />

Dall’Onu al G8:<br />

ecco come muta<br />

l’avvenire del mondo<br />

GIOVANNI SPERANDEO<br />

Pagina 10<br />

Sono oltre seicentomila gli abitanti nei diciotto comuni della “zona rossa”<br />

<strong>Vesuvio</strong> <strong>sorvegliato</strong> <strong>speciale</strong><br />

La ricerca permette di prevedere l’eruzione diversi giorni prima<br />

Il <strong>Vesuvio</strong> che dorme davanti<br />

al Golfo è sotto osservazione<br />

24 ore su 24. Con lui<br />

anche l’area Flegrea e Ischia.<br />

Compito dell’Osservatorio<br />

vesuviano è quello di monitorare<br />

il territorio vulcanico<br />

più densamente abitato al<br />

mondo. Nell’area a rischio<br />

(la cosidetta “zona rossa”)<br />

risiedono poco più di seicentomila<br />

persone in diciotto<br />

Comuni. Un piano di evacuazione<br />

è stato già predisposto<br />

e viene costantemente<br />

aggiornato. La ricerca,<br />

negli ultimi anni, ha fatto<br />

passi da gigante e oggi si riesce<br />

a prevedere un’eruzione<br />

diversi giorni prima.<br />

DE SOMMA eIANNÒ<br />

Pagine 12 e 13<br />

Cronaca noir<br />

Serial killer:<br />

un gusto<br />

perverso<br />

e l’hobby<br />

di uccidere<br />

STELLA COLUCCI<br />

Pagina 8<br />

L’Ente sfama, soccorre e ascolta i poveri<br />

Caritas, ultima speranza<br />

SONIA ACERRA eFRANCESCO M. BORRELLI<br />

Pagina 6<br />

Liceo “Leonardo Da Vinci”<br />

Materia prima:<br />

la globalizzazione<br />

La didattica<br />

tra laboratori<br />

e innovazione<br />

PIERLUIGI G. CARDONE<br />

Pagina 15<br />

Gino Rivieccio<br />

Avvocato mancato<br />

comico per caso<br />

La popolarità<br />

nata ai tempi<br />

del Biscione<br />

CHIARA DEL GAUDIO<br />

Pagina 17<br />

Cambia l’offerta per il pubblico<br />

Cinema Paradiso<br />

in salsa napoletana<br />

La crisi travolge<br />

il ricordo<br />

delle vecchie sale<br />

GERMANA GRASSO<br />

Pagina 18<br />

La nostra<br />

terra<br />

snobbata<br />

AURELIO TOMMASETTI<br />

GIOVANNI VAIA<br />

L’<br />

argomento questione<br />

meridionale è<br />

oggetto di discussione<br />

diffuso, forse ozioso ma<br />

decisamente attuale. Il Sud,<br />

snobbato nel recente passato<br />

dal salotto buono della<br />

politica che conta o nel<br />

migliore dei casi ricordato<br />

a margine in occasione<br />

della proposta di ripristino<br />

delle gabbie salariali o peggio<br />

di stipendi parametrati<br />

come miracoloso antidoto<br />

a tutti i mali del mezzogiorno<br />

e del paese intero, è<br />

di nuovo al centro del<br />

dibattito politico nazionale.<br />

Parlare di meridione,<br />

cercando di evitare l’insidiosa<br />

trappola della trita<br />

serie di luoghi comuni della<br />

inutile retorica o peggio del<br />

populismo a buon mercato,<br />

è d’altra parte proposito<br />

difficile da realizzare.<br />

L’articolo vuole raccontare<br />

una discussione nata una<br />

sera di settembre durante<br />

una cena tra amici di vecchia<br />

data, in un piccolo<br />

paese abbarbicato su una<br />

collina del salernitano, in<br />

una regione dunque che<br />

può farsi emblema e simbolo<br />

dell’attuale condizione<br />

del mezzogiorno. Sette<br />

over trenta, sette professionalità<br />

e il gioco (semiserio)<br />

dei sette vizi capitali o del<br />

Sud che non c’è.<br />

Pagina 5 (continua)<br />

Fallito il primo tentativo di cooperazione tra i Sindaci<br />

Carta d’identità per il Cilento<br />

Allarme<br />

La strage<br />

delle foche<br />

parla<br />

canadese<br />

ROBERTA SALZANO<br />

Pagina 7<br />

Anna Di Cuzzo, insegnante<br />

in pensione, sfida la burocrazia.<br />

Da due anni ha presentato<br />

un progetto per rilasciare<br />

la carta d’identità al<br />

Cilento. La sua si annuncia<br />

come una battaglia infinita:<br />

il primo passo per mettere<br />

d’accordo i Comuni è fallito.<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

Pagina 11<br />

Ogm<br />

Se l’orto<br />

del futuro<br />

si coltiva<br />

in provetta<br />

BARBARA TROTTA<br />

Pagina 7<br />

IL PUGNO<br />

Paura della crisi? Delle calamità<br />

naturali? Della fame nel mondo?<br />

Guarda il reality, che ti passa!<br />

Tanto si sa che la morte neuronale<br />

toglie da ogni impiccio. Dieci minuti<br />

di Grande Fratello e sarete già<br />

storditi. Una puntata dell’Isola dei<br />

Famosi vi darà la botta finale. E<br />

quando il vostro encefalogramma<br />

sarà piatto, non farete caso ad alcuna<br />

catastrofe. Fantastico, no?<br />

Veronica Valli<br />

LA VIGNETTA di Veronica Valli


2 Domenica 25 aprile 2010 News CAMPUS<br />

L’Università di Salerno protagonista alla Fiera Internazionale di Hannover<br />

Ma che bel pannello<br />

Un progetto sul fotovoltaico con l’Ateneo di Kassel<br />

unisa news<br />

VALERIO ARRICHIELLO<br />

Hannover, 12 giugno 2006, l’Italia<br />

di Marcello Lippi all’esordio nel<br />

mondiale tedesco batte 2-0 il Ghana.<br />

Inizia così una cavalcata trionfale<br />

che porterà l’Italia alla conquista<br />

della quarta coppa del mondo.<br />

Dopo circa quattro anni l’Italia<br />

sbarca nuovamente da protagonista<br />

nella capitale della Bassa Sassonia,<br />

ma in un altro campo, quello<br />

scientifico, come partner ufficiale<br />

della Fiera Internazionale di<br />

Hannover 2010 ( 19-23 aprile), la<br />

più importante manifestazione<br />

tecnologica del mondo. A rappresentare<br />

i nostri colori, quest’anno,<br />

c’è anche l’Università di Salerno in<br />

collaborazione con l’Università tedesca<br />

di Kassel, con il progetto<br />

“Circuiti elettronici di potenza ad<br />

alta efficienza ed affidabilità per il<br />

fotovoltaico”. Un progetto finanziato<br />

nell’ambito del programma Vigoni,<br />

dedicato allo scambio di ricercatori<br />

tra università italiane e<br />

tedesche. Un lavoro coordinato dal<br />

professore Giovanni Spagnuolo del<br />

Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione<br />

e Ingegneria Elettrica,<br />

(DIIIE) dell’Università di<br />

Salerno e il professore P. Zacharias<br />

dell’Università di Kassel. La ricerca<br />

effettuata mira alla creazione di un<br />

impianto che permetta il controllo<br />

del singolo pannello fotovoltaico<br />

attraverso un singolo circuito dedicato<br />

ad esso. «Di regola – spiega il<br />

professore Spagnuolo – i sistemi<br />

attuali utilizzano un circuito di<br />

potenza maggiore legato a più<br />

pannelli. In tal caso c’è il problema<br />

ombreggiamento, un pannello meno<br />

soleggiato limita la produzione<br />

energetica dell’intero impianto».<br />

Con pannelli controllati dal singolo<br />

circuito si migliora non solo la<br />

produttività energetica ma anche<br />

la flessibilità dell’impianto. «Oggi<br />

– prosegue Spagnuolo – chi vuole<br />

affidarsi al fotovoltaico deve contattare<br />

un progettista che costruisca<br />

l’intero impianto, dotato di più<br />

pannelli. L’obiettivo futuro è che<br />

l’utente possa andare al supermercato<br />

e comprare anche un solo<br />

pannello con circuito integrato già<br />

pronto all’utilizzo». In realtà dispositivi<br />

del genere esistono già, l’aspetto<br />

su cui si sta lavorando è il<br />

miglioramento dell’efficienza e soprattutto<br />

dell’affidabilità per allungare<br />

le ore di vita dell’impianto.<br />

Altro scopo importante del progetto<br />

è il consolidamento del rapporto<br />

scientifico con l’Università di Kassel.<br />

«Il programma Vigoni – dice<br />

Spagnuolo – mira soprattutto alla<br />

mobilità. Al momento in Germania<br />

ci sono un nostro dottorando<br />

e l’ingegnere Giovanni Petrone<br />

che, il 21 aprile, presenterà il progetto<br />

alla Fiera, mentre il prossimo<br />

mese ospiteremo un ricercatore tedesco».<br />

Un’occasione per confrontarsi<br />

con altre realtà in cui lo sfruttamento<br />

dell’energia solare è molto<br />

più avanzato. «In Germania il fotovoltaico<br />

è molto più diffuso, così<br />

come il solare termico: se avessero<br />

il sole che c’è in Sicilia l’intera<br />

nazione potrebbe reggersi sull’energia<br />

solare. E’ una questione<br />

politica, gli investimenti del Governo<br />

tedesco sono cospicui, mentre<br />

da noi si punta su altre energie e<br />

si riparla di nucleare senza considerare<br />

adeguatamente l’aspetto<br />

dell’inquinamento».<br />

Ma fortunatamente c’è chi, come il<br />

gruppo del DIIIE, lavora da anni<br />

nella ricerca sulle fonti rinnovabili<br />

Una tre giorni di lavori congressuali sulla ricerca nutrizionale<br />

Alla scoperta dell’intestino<br />

Il meeting dedicato alla memoria del prof. Arturo Leone<br />

FRANCESCO PADULANO<br />

Si è svolto a Salerno, al «Grand Hotel», il 23°<br />

meeting dell’Associazione Europea Eitg, una tre<br />

giorni (dal 7 al 10 aprile) di interessanti lavori<br />

congressuali che ha coinvolto numerosi studiosi<br />

dei meccanismi di assorbimento intestinale.<br />

Infatti, lo “European Intestinal Transport Group”<br />

(Eitg) è un’associazione scientifica internazionale<br />

che raccoglie ricercatori europei dediti<br />

allo studio di quei determinati processi.<br />

I convegni organizzati dall’associazione richiamano<br />

ogni 18 mesi, in un diverso paese del vecchio<br />

continente, scienziati europei - ma anche<br />

americani ed asiatici - per presentare i progressi<br />

più recenti nella ricerca sul trasporto intestinale.<br />

E dopo l’ultima edizione italiana, quella di<br />

Lecce/Otranto del 1995, la candidatura di<br />

Salerno ha ricevuto il pieno consenso da parte<br />

dei membri del gruppo durante il congresso di<br />

Pamplona del 2008. A spingere e sostenere il<br />

nome della città campana, l’operato congiunto<br />

della prof. Giuditta Perozzi dell’Istituto Nazionale<br />

di Ricerca sulla Alimentazione e Nutrizione<br />

(Inran, unico ente pubblico in Italia specializzato<br />

in questo tipo di ricerca) e del prof. Liberato<br />

Marzullo della Facoltà di Farmacia dell’Università<br />

di Salerno (oltre alle dottoresse Yula Sambuy<br />

e Chiara Murgia dell’Inran e alla dottoressa<br />

Alessandra Tosco del dipartimento di Farmacia<br />

dell’Ateneo salernitano).<br />

Durante quest’edizione, circa 130 ricercatori<br />

hanno avuto opportunità di confrontarsi – grazie<br />

alle otto sezioni del meeting con oltre 30<br />

comunicazioni orali – e di fare il punto della<br />

situazione sull’avanzamento delle conoscenze e<br />

dei meccanismi molecolari alla base dei processi<br />

di assorbimento intestinale dei nutrienti. Si è<br />

discusso infatti della fisiologia della barriera<br />

intestinale, di regolazione neuroendocrina e del<br />

trasporto dei nutrienti, della tossicità dei micronutrienti,<br />

delle patologie del tratto gastrointestinale<br />

e «visto il luogo dove si è svolto il congresso,<br />

della storica Scuola Medica salernitana e<br />

della nostra invidiata e sempre attuale dieta<br />

mediterranea» come ha giustamente sottolineato<br />

il prof. Marzullo.<br />

Tra gli ospiti che hanno animato il convegno con<br />

i loro interventi, quattro sono stati protagonisti<br />

di letture magistrali: il prof. Michael Muller<br />

dell’Università di Wageningen con la regolazione<br />

genomica della barriera intestinale, il prof.<br />

Il comitato organizzatore<br />

Foto di gruppo dei partecipanti al convegno<br />

(il prof. Marzullo e la prof. Perozzi sono i primi da sinistra)<br />

Dennis Thiele della Duke University con i trasportatori<br />

del rame, la prof. Marion Buyse<br />

dell’Università Paris Sud con la regolazione del<br />

trasportatore di oligopeptidi mediato da leptina<br />

e il prof. Marco Ventura dell’Università di Parma<br />

con l’analisi microbiomica della microflora intestinale.<br />

Il meeting ha inoltre rappresentato l’occasione<br />

per ricordare Arturo Leone, docente e tra i fondatori<br />

del corso di laurea in biochimica<br />

dell’Università di Salerno nonché direttore<br />

dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione di<br />

Avellino, scomparso prematuramente nel 2005.<br />

Alla sua figura è stato dedicato il convegno ed<br />

un premio per giovani ricercatori (tutti under<br />

30) che è stato vinto<br />

da Alejandra Pèrez<br />

(Austral University of<br />

Chile), Federica Raffa<br />

(Università di Messina)<br />

e Evangelia Vlachodimitroupoulo<br />

(King’s College London).<br />

Il prossimo incontro<br />

si terrà nella città di<br />

Oxford nell’autunno<br />

del 2011. E intanto,<br />

archiviato questo di<br />

Salerno, se ne può<br />

fare un bilancio che «è<br />

molto positivo per<br />

quel che riguarda l’organizzazione<br />

e l’accoglienza»<br />

ammette il<br />

prof. Marzullo.<br />

ottenendo numerosi riconoscimenti<br />

e collaborazioni con importanti<br />

aziende. Solo due anni fa, gli<br />

ingegneri salernitani progettarono<br />

e realizzarono il generatore fotovoltaico<br />

della barca di Giovanni<br />

Soldini, impegnato nella traversata<br />

solitaria dell’Oceano Atlantico.<br />

Insomma grazie al DIIIE, nell’ateneo<br />

salernitano, c’è un piccolo raggio<br />

di sole che apre uno squarcio di<br />

luce nel buio della ricerca italiana<br />

sul fotovoltaico.<br />

Direttore<br />

Biagio Agnes<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Blasi<br />

Coordinamento<br />

Mimmo Liguoro<br />

Marco Pellegrini<br />

Redazione<br />

Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />

Josè Astarita, Luciana<br />

Bartolini Francesco Maria<br />

Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />

Stella Colucci, Daniele De<br />

Somma, Chiara Del Gaudio,<br />

Claudia Esposito, Pierluigi<br />

Giordano Cardone, Francesco<br />

Antonio Grana, Germana<br />

Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />

Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />

Raffaele Pellegrino, Sabino<br />

Russo, Roberta Salzano,<br />

Orlando Savarese, Giovanni<br />

Sperandeo, Barbara Trotta,<br />

Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />

Loredana Zarrella<br />

Le Firme<br />

Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />

Ferruccio De Bortoli,<br />

Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />

Antonio Ghirelli,<br />

Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />

Pierluigi Magnaschi, Renato<br />

Mannheimer, Ezio Mauro,<br />

Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />

Arrigo Petacco Vanni<br />

Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />

Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />

UNIVERSITA<br />

DEGLI STUDI<br />

DI SALERNO<br />

Prof. Raimondo Pasquino<br />

Rettore dell'Università<br />

Prof. Annibale Elia<br />

Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze della Comunicazione<br />

Prof. Emilio D'Agostino<br />

Presidente del Comitato Direttivo<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Prof.ssa Maria Galante<br />

Preside della Facoltà<br />

di Lettere e Filosofia<br />

Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />

e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />

Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />

telefono: 089 30 3311<br />

Distribuzione alle edicole<br />

Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />

Via Terre delle Risaie, Salerno<br />

fax: 089 3061877<br />


TERZA PAGINA Domenica 25 aprile 2010<br />

3<br />

A lato<br />

la Sacra Sindone<br />

Sotto<br />

Benedetto XVI<br />

e il cardinale<br />

Severino Poletto<br />

Arcivescovo di Torino<br />

Il velo che sfida l’intelligenza<br />

Per sei settimane al Duomo di Torino la decima ostensione della Sindone<br />

Previsti due milioni di pellegrini: molti provengono dalle province campane<br />

FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />

«Provocazione dell’intelligenza, specchio<br />

del Vangelo e immagine del silenzio, della<br />

sofferenza umana, dell’amore di Dio e del<br />

peccato dell’uomo, dell’impotenza della<br />

morte». Giovanni Paolo II, in preghiera<br />

dinanzi alla Sindone, nel 1998, non ebbe<br />

difficoltà ad affermare che non compete<br />

alla Chiesa pronunciarsi sul rapporto tra il<br />

sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Essa,<br />

infatti, affida agli scienziati il compito di<br />

indagare per trovare risposte adeguate agli<br />

interrogativi connessi con questo misterioso<br />

lenzuolo che, secondo la tradizione,<br />

sarebbe stato acquistato da Giuseppe di<br />

Arimatea e avrebbe avvolto il corpo di<br />

Gesù quando fu deposto nel sepolcro.<br />

Per la Chiesa, la scienza non deve rimanere<br />

muta dinanzi alla Sindone. Tutt’altro.<br />

Ma ciò che conta soprattutto per il credente<br />

è che il sacro lino è lo specchio del<br />

Vangelo.<br />

Il dibattito sulla Sindone si riapre in queste<br />

settimane in cui, per la decima volta nella<br />

sua storia secolare, dopo l’intervento di<br />

conservazione del 2002 che lo ha riportato<br />

al suo antico splendore, il misterioso lenzuolo<br />

è esposto alla venerazione dei fedeli<br />

nel Duomo di Torino, dove è conservato. Si<br />

calcola che saranno due milioni i pellegrini<br />

che sosteranno dinanzi al sacro lino prima<br />

che l’ostensione si concluda, il 23 maggio<br />

prossimo. Grande attesa per l’arrivo di<br />

Benedetto XVI che sarà a Torino domenica<br />

2 maggio. La visita del Papa sarà anche<br />

un’occasione per incontrare la comunità<br />

locale e particolarmente i giovani piemontesi<br />

che accorreranno da tutta la Regione.<br />

Ma, senza dubbio, il culmine della giornata<br />

torinese di Benedetto XVI sarà la preghiera<br />

di fronte all’immagine di un uomo crocifisso<br />

impressa sulla Sindone.<br />

Ratzinger non si troverà per la prima volta<br />

a contemplare il sacro lino. Nel 1998 l’allora<br />

cardinale prefetto della Congregazione<br />

per la Dottrina della Fede, si era inginocchiato<br />

a pregare dinanzi alla Sindone insieme<br />

con il segretario del dicastero da lui<br />

guidato, l’allora arcivescovo Tarcisio<br />

Bertone, nativo della provincia di Torino.<br />

«L’ostensione è essenzialmente un evento<br />

spirituale e religioso e non commerciale o<br />

turistico», ha sottolineato l’Arcivescovo di<br />

Torino, il cardinale Severino Poletto,<br />

custode pontificio della Sindone. “Passio<br />

Christi, passio hominis” è il motto scelto<br />

dal porporato per questo evento per sottolineare<br />

che la passione di Gesù riassume in<br />

Non compete alla Chiesa pronunciarsi<br />

sul rapporto tra il sacro lino<br />

e la vicenda storica di Gesù di Nazaret<br />

Per il credente quell’immagine<br />

è lo specchio del Vangelo<br />

sé tutte le sofferenze degli uomini. «L’impronta<br />

del corpo martoriato del crocifisso<br />

– aveva affermato Giovanni Paolo II nel<br />

1998 – testimoniando la tremenda capacità<br />

dell’uomo di procurare dolore e morte<br />

ai suoi simili, si pone come l’icona della<br />

sofferenza dell’innocente di tutti i tempi:<br />

delle innumerevoli tragedie che hanno<br />

segnato la storia passata, e dei drammi che<br />

continuano a consumarsi nel mondo.<br />

Davanti alla Sindone – si era domandato il<br />

grande Papa – come non pensare ai milioni<br />

di uomini che muoiono di fame, agli<br />

orrori perpetrati nelle tante guerre che<br />

insanguinano le Nazioni, allo sfruttamento<br />

brutale di donne e bambini, ai milioni di<br />

esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni<br />

ai margini delle metropoli, specialmente<br />

nei Paesi in via di sviluppo? Come<br />

non ricordare con smarrimento e pietà<br />

quanti non possono godere degli elementari<br />

diritti civili, le vittime della tortura e del<br />

terrorismo, gli schiavi di organizzazioni<br />

criminali?».<br />

Dinanzi alla Sindone, ha precisato il cardinale<br />

Poletto, «si va per pregare e questo<br />

vale per tutti. Compete agli scienziati e storici<br />

seri – sostiene il porporato – non ai<br />

prevenuti, dire con certezza se la Sindone<br />

corrisponde o no al vero lenzuolo che ha<br />

avvolto il corpo di Gesù durante la sua<br />

breve sepoltura. A noi basta affermare che<br />

quanti finora l’hanno studiata a lungo con<br />

criteri scientifici oggettivi non sono ancora<br />

riusciti a spiegare come si sia formata quell’immagine,<br />

che certamente non è un<br />

manufatto, per cui permangono fondate,<br />

con alto grado di probabilità, le ragioni in<br />

favore della sua autenticità».<br />

La datazione radiometrica con la tecnica<br />

del Carbonio 14, eseguita contemporaneamente<br />

e indipendentemente nel 1988 nei<br />

laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, su<br />

alcuni campioni della Sindone, ha dato<br />

come risultato l'intervallo di tempo compreso<br />

tra il 1260 e il 1390. Contro l'attendibilità<br />

del test sono state sollevate subito<br />

numerose obiezioni.<br />

Dopo l’analisi del Carbonio 14, la<br />

Segreteria di Stato vaticana, come racconta<br />

il giornalista Marco Tosatti nel suo libro<br />

Inchiesta sulla Sindone (Piemme, 2009)<br />

aprì un dossier riservato per indagare se e<br />

come alcune logge massoniche statunitensi<br />

e britanniche avessero influito nei risultati<br />

degli esami sul sacro lino. L’allora Arcivescovo<br />

di Torino, il cardinale Anastasio<br />

Ballestrero, lo dirà chiaramente in un’intervista<br />

del 1997, affermando che nell’esito<br />

delle analisi «potrebbe averci messo lo<br />

zampino la massoneria». Giovanni Paolo II<br />

fu molto contrariato dal verdetto del<br />

Carbonio 14, e in un’udienza privata rimproverò<br />

al cardinale Ballestrero la gestione<br />

dell’esame. «Lei è il custode – gli disse il<br />

Papa – la responsabilità è sua». «Santità –<br />

rispose il porporato – ma lei è il proprietario,<br />

e io ho fatto tutto quello che lei mi ha<br />

detto di fare, dando tutto in mano<br />

all’Accademia delle Scienze».<br />

Papa Wojtyla, nell’aprile del 1989, in viaggio<br />

verso il Madagascar, rispose così all’allora<br />

vaticanista de Il Messaggero, Orazio<br />

Petrosillo, che gli chiedeva se la Sindone<br />

fosse autentica: «Se si tratta della reliquia,<br />

io penso che lo è. Se tanti lo pensano, non<br />

sono senza fondamento le loro convinzioni<br />

del vedere in essa l’impronta del corpo di<br />

Cristo».<br />

Oggi la tecnologia mette a disposizione<br />

della ricerca apparecchiature sempre più<br />

sofisticate. Ma ciò non basta per condurre<br />

le analisi in modo serio e costruttivo. Serve<br />

soprattutto l’impegno di chiunque si dedichi<br />

allo studio della Sindone di ricercare<br />

esclusivamente la verità, senza pretendere<br />

di voler dimostrare a ogni costo tesi preconcette,<br />

rifiutando tutto ciò che non può<br />

essere seriamente e scientificamente dimostrato.<br />

Il mistero della Sindone difficilmente potrà<br />

essere risolto in breve tempo. L’oggetto più<br />

studiato al mondo non smette di suscitare<br />

interesse in numerosi ricercatori che vorrebbero<br />

finalmente svelare l’identità del<br />

sacro lino. E la Chiesa continua a dimostrare<br />

di non aver paura della scienza.


4 Domenica<br />

25 aprile 2010


(continua dalla prima pagina)<br />

L’ARTICOLO Domenica 25 aprile 2010<br />

5<br />

AURELIO TOMMASETTI*<br />

GIOVANNI VAIA**<br />

L’<br />

idea è nata da sé: perché non utilizzare<br />

il vecchio ma pur sempre valido<br />

indice dei peccati capitali (patrimonio<br />

e vanto della dottrina cattolica)?<br />

Accidia, Superbia, Avarizia, Gola, Ira,<br />

Lussuria, Invidia. È sorprendente quanto<br />

tale espediente abbia ben funzionato per<br />

descrivere in modo efficace, ma non<br />

manieristico, il Sud.<br />

Accidia (ovvero la sindrome dell’immobilismo<br />

da rincorsa al posto fisso). Beatrice,<br />

insegnante precaria da otto anni e madre<br />

permanente da quattro, lo sa bene. Una<br />

corsa quotidiana e affannosa alla cattedra<br />

che non c’è o magari ci sarà dopo l’attuazione<br />

della riforma. Si interroga spesso<br />

Beatrice negli ultimi mesi e ha deciso di<br />

cercarsi un lavoro diverso, magari specializzarsi<br />

in un’altra professione. Ancora<br />

studi e formazione, chissà che non serva<br />

più di quanto abbia già fatto. Perché da<br />

anni Scuola e Pubblica Amministrazione<br />

hanno svolto la funzione di ammortizzatore<br />

sociale, utilizzati spesso dalla classe politica<br />

come settori in cui riversare tutte le<br />

ansie da lavoro della popolazione del meridione.<br />

Un apparato tecnico-amministrativo<br />

lento, farraginoso e paradossalmente<br />

poco formato e specializzato. Gerarchie<br />

rigidamente strutturate, stipendio sicuro,<br />

responsabilità calcolate in un rapporto<br />

direttamente proporzionale, orario di lavoro<br />

fisso, zero rischio professionale, scarsa o<br />

nulla meritocrazia.<br />

Superbia (ovvero la concezione dell’imprenditore<br />

come padrone). Qual è il confine,<br />

la linea di separazione tra l’imprenditore<br />

illuminato e il barone da fabbrichetta<br />

di provincia? Davide se lo chiede da circa<br />

sette anni, dopo una laurea in lingue e tra<br />

un lavoro e l’altro di traduzione letteraria<br />

ottenuto sgomitando tra web e cenacolifestival-saloni<br />

letterari. Cosa fa di un<br />

imprenditore un professionista in grado di<br />

proiettare la propria realtà produttiva in<br />

un contesto di più ampio respiro? Ma<br />

sempre diffusa è la convinzione che non<br />

occorre soltanto un imprenditore che crei<br />

posti di lavoro ma piuttosto un imprenditore<br />

che coinvolga i dipendenti in una<br />

avventura interessante. Che dia un senso<br />

al loro lavoro.<br />

Avarizia e Gola (ovvero l’hic et nunc dell’imprenditore<br />

medio del Sud). Due dei<br />

peccati tipici del mezzogiorno che sembrerebbero<br />

muoversi agli antipodi della realtà<br />

imprenditoriale del meridione. Eppure c’è<br />

una sottile linea rossa che li unisce.<br />

L’impresa rappresenta un’importante organizzazione<br />

sociale, una cellula fondamentale<br />

della società. In qualche modo l’imprenditore<br />

deve essere educato. Ma come<br />

formare un nuovo tipo di uomini con il<br />

gusto per il prodotto e la propensione a<br />

creare un team e ad affrontare il rischio? Si<br />

potrebbe iniziare curando in particolare lo<br />

sviluppo dell’imprenditorialità intesa come<br />

impegno morale e come capacità operativa.<br />

Ciò che colpisce di più è che la maggior<br />

parte degli studenti universitari non ha mai<br />

sentito o concepito l’idea di fare un lavoro<br />

indipendente assumendosi tale carico professionale.<br />

Arrivano all’Università e dicono<br />

che dopo laureati cercheranno “un posto”.<br />

Sembra quasi che guardino al mercato<br />

A destra la<br />

“Lussuria”e la<br />

“Superbia”<br />

di Marc Chagall.<br />

In basso<br />

“I sette vizi<br />

capitali”<br />

di Hieronymus<br />

Bosch,<br />

sotto un piccolo<br />

agricoltore al lavoro<br />

nel suo vigneto<br />

Un espediente per descrivere con efficacia la nostra terra<br />

Il Sud che non c’è<br />

riflette l’idea<br />

dei sette vizi capitali<br />

Il Salernitano, regione che può farsi emblema<br />

e simbolo dell’attuale condizione del Mezzogiorno<br />

come il luogo della violenza e non semplicemente<br />

della concorrenza. Ma solo l’impresa,<br />

piccola o media o grande che sia,<br />

nata dai buoni propositi di una solida cultura<br />

imprenditoriale può mettere in cantiere<br />

piani di sviluppo, può crescere, ha un<br />

futuro.<br />

Ira (ovvero lo scarso senso della cosa pubblica).<br />

Secondo Ilaria agli inizi degli anni<br />

’90, con la fine della cosiddetta Prima<br />

Repubblica, il Sud si è trovato in certo senso<br />

politicamente nudo e si è accinto a uscire di<br />

scena. Le sue classi dirigenti avrebbero<br />

dovuto capire che, finita la «questione<br />

meridionale», restava loro forse una sola via<br />

per continuare a svolgere un ruolo realmente<br />

nazionale: e cioè prendere con forza la<br />

guida di una grande battaglia che facesse del<br />

rispetto per la cosa pubblica il proprio slogan<br />

e il proprio obiettivo prioritario. Molte<br />

delle città meridionali di oggi, alcune sommerse<br />

dai rifiuti, altre decapitate politicamente,<br />

mutate intellettualmente e terra di<br />

caccia della criminalità organizzata,<br />

sono il simbolo di<br />

un Sud assente, arto fantasma<br />

e dolente di un corpo -<br />

l’Italia - mutilato ma silenzioso.<br />

Invidia (ovvero l’incapacità<br />

di fare sistema in nome di<br />

interessi comuni). Ma fare<br />

sistema non vuol certo dire<br />

fare lobby o peggio ancora<br />

entrare nella “casta”. Marta<br />

ricorda il bell’articolo di<br />

Michele Ainis, pubblicato<br />

su Il Sole 24 Ore, che fotografa<br />

con lucidità uno dei<br />

mali endemici della società<br />

italiana: gli “amici”. O gli<br />

amici degli amici.<br />

Marta ha conservato l’articolo,<br />

lo mostra come fosse<br />

una reliquia, preziosa testimonianza<br />

di verità indiscutibile. Lo sviluppo<br />

economico, sociale e politico del mezzogiorno<br />

si lega indissolubilmente a gruppi<br />

di potere che adottano la cooptazione<br />

come metodo di reclutamento piuttosto<br />

che il principio meritocratico. È un metodo<br />

questo funzionale all’autoriproduzione<br />

delle élite, dal momento che i designati<br />

diventano i futuri designanti. Un metodo<br />

che protegge la continuità dei gruppi di<br />

comando. Una logica che uccide la meritocrazia<br />

e uccide il cambiamento e aggiungerei<br />

non giova allo sviluppo economico in<br />

termini di profitto reale.<br />

Lussuria (ovvero l’interpretazione errata<br />

del termine profitto, nella sua accezione<br />

deleteria di “immoralità del profitto”).<br />

Ludovica non può fare a meno di rammentare<br />

un’antica storiella indiana che dice più<br />

o meno così: “Tutti inseguiamo il profitto,<br />

come il pastore i suoi animali. Il cavallo un<br />

cocchio lieve, lo stregone il fuoco, vuole il<br />

giovane la donna, la rana l’acqua”. Insomma<br />

perseguire il proprio profitto è quasi una<br />

legge di natura. Ma ciò che conta è come lo<br />

si persegue e con quali conseguenze<br />

per chi vive intorno<br />

a noi. Bisogna distinguere.<br />

C’è, da una parte, un<br />

investimento che crea valore<br />

per sé e per gli altri, che<br />

fornisce le risorse necessarie<br />

alle imprese per svilupparsi<br />

e aumentare i posti di<br />

lavoro, che seleziona progetti<br />

buoni e progetti cattivi.<br />

E c’è, dall’altra, la speculazione<br />

che lascia sul terreno<br />

piccoli azionisti più<br />

poveri e imprese più fragili.<br />

Ciò che sembra mancare è<br />

la creazione di valore, dall’occupazione,<br />

alla ricerca,<br />

agli investimenti produttivi.<br />

Il sistema economico,<br />

insomma, non trae alcun<br />

beneficio, anzi esce più fragile<br />

e meno credibile da<br />

operazioni economiche,<br />

piccole e grandi, che appaiono<br />

mere speculazioni. Il rammarico è<br />

che quando i buchi si registrano all’estero si<br />

corre rapidamente ai ripari. Da noi, invece,<br />

ci si confronta, si discute, si litiga, magari si<br />

presenta qualche proposta in Parlamento,<br />

ma poi per anni non si fa niente. I buchi<br />

neri nel mercato e il conseguente diffondersi<br />

di un capitalismo finanziario distruttivo<br />

rischiano di avere un impatto negativo<br />

sulla percezione più generale delle attività<br />

finanziarie e, magari, delle attività economiche<br />

tout court. Si finisce così per demonizzare<br />

anche un’attività finanziaria o<br />

industriale sana, anche la creazione di un<br />

profitto che comporta un valore più generale<br />

per la società.<br />

* Professore ordinario di Economia aziendale<br />

nell’Università degli Studi di Salerno<br />

(tommasetti@unisa.it)<br />

** Professore a contratto di Sistemi informativi e di<br />

controllo nell’Università degli Studi di Salerno<br />

(gvaia@unisa.it)


6 Domenica 25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

Sempre al lavoro per sostenere i diversi bisogni: poveri e stranieri sono in aumento<br />

Alla Caritas gli ultimi sono i primi<br />

«Promuovere e animare la carità, è<br />

questo il nostro obiettivo che si<br />

traduce anche in servizi alla persona<br />

e a un sostegno a tutte le<br />

povertà, prive di un punto di riferimento».<br />

Spiega così don Marco<br />

Russo, direttore della Caritas<br />

Diocesana di Salerno il molteplice<br />

impegno dell’associazione cattolica.<br />

Ogni giorno la Caritas salernitana<br />

cerca di soddisfare le diverse<br />

esigenze di uomini, donne, anziani,<br />

giovani e bambini che ricorrono<br />

alla sede di via Bastioni. «Ci sono<br />

tante storie e tante persone che<br />

hanno bisogno - prosegue don<br />

Marco Russo con i suoi cinque<br />

anni d’esperienza. Per una che<br />

risolve il problema ce ne sono<br />

tante altre che bussano e noi apriamo<br />

sempre. Non penso si faccia<br />

chissà cosa, il cuore fa il suo dovere<br />

e basta. Tutti noi dobbiamo<br />

sapere che occorre solo dare, perché<br />

nel dare c’è anche il ricevere».<br />

Tante le attività di supporto alla<br />

A Salerno sportelli antiusura e antiviolenza.<br />

Si svolgono corsi per preparare i volontari<br />

povertà, con la mensa «San<br />

Francesco» e il dormitorio; con la<br />

distribuzione di pacchi alimentari;<br />

con la raccolta di abiti usati, col<br />

sostegno a bollette, spese impreviste<br />

per malattia o studi dei più giovani;<br />

con il microcredito e con il<br />

centro antiusura, che accompagna<br />

le vittime nel percorso verso la<br />

legalità e che ha contatti con l’associazione<br />

antiusura di padre<br />

Massimo Rastrelli.<br />

«È necessario distinguere le<br />

povertà - prosegue il direttore della<br />

Caritas di Salerno - per sopperire<br />

al bisogno vero di ciascuno,<br />

lasciando a tutti la propria dignità<br />

ed educando a venir fuori dalla<br />

situazione di disagio. La povertà è<br />

aumentata, la perdita di un lavoro<br />

o una malattia improvvisa ne possono<br />

essere la causa, ma anche<br />

persone, in particolare pensionati,<br />

con poco reddito ormai non ce la<br />

fanno più». L’attenzione è, poi,<br />

ancora rivolta con le unità di strada<br />

sia alla prostituzione, sia alle<br />

persone senza fissa dimora, con le<br />

attività specifiche per gli anziani,<br />

con i centri d’ascolto per le famiglie<br />

in crisi e le disabilità, anche<br />

mentali. Molta dedizione viene<br />

data allo sportello antiviolenza su<br />

donne e minori, a quello aperto al<br />

carcere e a quello per gli immigrati.<br />

«Per chi arriva qui e non sa nulla<br />

della nostra realtà- aggiunge don<br />

Marco Russo- offriamo l’ausilio di<br />

5 avvocati che lavorano a 1000 pratiche<br />

all’anno e l’assistenza per visite<br />

mediche e per necessità farmaceutiche.<br />

Il fenomeno immigrazione<br />

è in aumento, la preoccupazione<br />

è il sottobosco che c’è e che rischia<br />

di sfuggire. Noi cerchiamo di<br />

monitorare la realtà con particolare<br />

cura alla valle del Sele e a San<br />

Nicola a Varco. In quest’ultimo<br />

paese ci sono dalle 300 alle 400 persone,<br />

occorre evitare un’altra<br />

Rosarno. Non trascuriamo neppure<br />

i Rom e i Sinti presenti, anche in<br />

modo stanziale, sul nostro territorio».<br />

La Caritas salernitana raccoglie<br />

fondi per i terremotati dell’Abruzzo<br />

e di Haiti, aiuta missioni in<br />

Brasile, Congo e Bangladesh, partecipa<br />

alle adozioni a distanza dei<br />

bambini in Paesi poco fortunati e<br />

sostiene i giovani con delle cooperative<br />

in cui possono lavorare e con<br />

il servizio civile che può essere<br />

svolto nell’associazione. Per venire<br />

incontro alle tante esigenze sono<br />

all’opera molti volontari, per i quali<br />

sono stati creati anche dei corsi di<br />

formazione di base e di specializzazione.<br />

«È un impegno che richiede<br />

costanza- conclude il direttore<br />

della Caritas- perché non bisogna<br />

illudere chi avviciniamo. Non possiamo<br />

farci vedere un giorno e poi<br />

mai più». Per eventuali contributi<br />

alla Caritas diocesana di Salerno è<br />

possibile fare versamenti sul conto<br />

corrente o devolvere il 5 per mille<br />

della propria dichiarazione dei redditi,<br />

inserendo codice fiscale<br />

numero 04317730655.<br />

Pagina a cura di<br />

SONIA ACERRA<br />

FRANCESCO MARIA BORRELLI<br />

IL PANE QUOTIDIANO<br />

Si lavora alacremente<br />

alla «Mensa<br />

San Francesco» di<br />

Salerno, dove un<br />

piatto caldo non si<br />

nega a nessuno e<br />

non si chiede niente.<br />

Sono circa 200 i<br />

pasti distribuiti dal<br />

lunedì al sabato, e<br />

nei giorni di festa, per le persone bisognose<br />

che affollano i locali di via<br />

Giovanni D’Avossa. I posti a sedere sono<br />

73, ma la gente si alterna dalle 11.30 alle<br />

13. Ad occuparsi della mensa sono circa<br />

una trentina di volontari che svolgono dei<br />

turni, di cui 4- 5 si prodigano in maniera<br />

costante per mandare avanti l’attività.<br />

«Il volontariato lo si fa conoscendo i problemi-<br />

spiega Mario Conte, responsabile<br />

della «Mensa San Francesco»- e coinvolgendo<br />

chi ha bisogno. E qui vengono tutti,<br />

dagli immigrati, per lo più provenienti dai<br />

paesi dell’Est Europa e del Nord Africa,<br />

«San Francesco»,<br />

la mensa che offre<br />

200 pasti al giorno<br />

agli italiani, in maggioranza pensionati<br />

che non arrivano alla fine del mese». La<br />

mensa è funzionante da 16 anni, prima<br />

era a via Sabatini, da meno di 5 anni si è<br />

spostata negli attuali locali della Caritas,<br />

che ne paga anche le spese fisse. «Viviamo<br />

sempre nella precarietà- aggiunge Conte<br />

avendo bisogno di tutto.<br />

Ringraziamo dell’aiuto fornitori e donatori<br />

generosi che ogni giorno hanno la possibilità<br />

di vedere come spendiamo quello<br />

che riceviamo. Chiunque vuole sostenerci<br />

sia con denaro che con disponibilità al<br />

servizio può venire qua o contattarci al<br />

3388478073».<br />

A sinistra Don Marco Russo, in alto la mensa di San Francesco<br />

MICROCREDITO<br />

Un garante<br />

per le banche<br />

SOS BARBONI<br />

L’unità<br />

di recupero<br />

PROSTITUZIONE<br />

Primo passo<br />

è ascoltare<br />

IMMIGRAZIONE<br />

La porta<br />

è aperta<br />

BANCHI ALIMENTARI<br />

Un aiuto<br />

per la spesa<br />

I venti di crisi<br />

economica<br />

hanno portato<br />

molte famiglie<br />

alla soglia di<br />

povertà.<br />

Quando lo stipendio<br />

non basta<br />

a sostenere<br />

le spese improvvise la Caritas di<br />

Salerno va incontro ai bisogni delle<br />

persone. È possibile accedere al<br />

micro credito, una forma di prestito<br />

a tasso basso, intorno al 3%.<br />

L’ente solidale fa da garante con le<br />

banche e le persone possono beneficiare<br />

di cifre piccole ma sensibili,<br />

sull’ordine dei sette ottomila euro.<br />

Le condizioni di restituzione del<br />

capitale sono dilazionate fino ad<br />

arrivare a rate di cinquanta euro<br />

al mese. Come dice don Marco<br />

Russo «meno di una fumata di<br />

sigarette, per chi ha il vizio».<br />

Un’equipe specializzata<br />

di<br />

operatori Caritas<br />

gira in<br />

automezzo per<br />

le strade salernitane<br />

cercando<br />

di dare aiuto<br />

alle realtà<br />

più povere. Molti sono i barboni<br />

che di notte sono raggiunti da<br />

questi “angeli” che dopo essersi<br />

assicurati delle loro condizioni di<br />

salute, li portano in strutture<br />

sicure dell’Ente. Un tetto sulla<br />

testa nelle giornate più difficili<br />

(anche se a vivere in strada le<br />

giornate facili sono rare) e un<br />

pasto caldo. Sono le persone che<br />

nessuno vede e tutti evitano perché<br />

considerate un problema che<br />

non ci riguarda. Ma è possibile<br />

decidere chi va aiutato e chi no?<br />

Per la Caritas no.<br />

Le chiamano<br />

“donne allegre”<br />

ma forse senza<br />

capire il vero<br />

senso dei loro<br />

sorrisi. In gran<br />

parte sono costrette<br />

a prostituirsi<br />

per sbarcare<br />

il lunario, per mandare soldi a<br />

casa, per crescere un figlio magari<br />

nato da un uomo che non le ha mai<br />

rispettate. La Caritas le vede, le<br />

ascolta e cerca di aiutarle. Italiane<br />

o meno, qui all’Ente nessuno è straniero.<br />

Gli operatori dell’Organizzazione<br />

hanno l’obbiettivo di recuperarle e<br />

indirizzarle verso uno stile di vita<br />

più dignitoso, lontano dai ricatti.<br />

Non sono rari i casi di violenza fisica<br />

e psicologia da parte di clienti e<br />

sfruttatori. La Caritas fornisce un<br />

supporto psicologico importante.<br />

Nei loro paesi<br />

non hanno<br />

prospettive di<br />

vita e di lavoro.<br />

Il fenomeno<br />

immigrazione<br />

non è solo un<br />

numero alle<br />

frontiere.<br />

Le leggi che da un lato cercano di<br />

tutelare i cittadini italiani, dall’altro<br />

rendono difficile l’integrazione<br />

degli stranieri. La Caritas non chiede<br />

documenti o permessi più o<br />

meno articolati. Quando un uomo<br />

malconcio bussa di notte ai dormitori<br />

perché non sa più dove sbatter<br />

la testa, viene accolto. Porte aperte<br />

cuori aperti. Questa è la filosofia<br />

vincente. Non sono mancati i controlli<br />

della polizia che ha eseguito<br />

delle perquisizioni e a volte ha trovato<br />

qualche cd contraffatto, ma<br />

forse non è certo lì che si annidano<br />

le menti del commercio illegale.<br />

Presenti su tutto<br />

il territorio<br />

salernitano, i<br />

banchi alimentari<br />

sono una<br />

risorsa importante<br />

per chi<br />

non ha i soldi<br />

per fare la spesa.<br />

Come si fa a vivere con una pensione<br />

sociale, con un lavoro precario<br />

o saltuario? Una delle tante iniziative<br />

della Caritas sono questi<br />

mini market per gli indigenti. Certo<br />

le risorse economiche dell’Ente,<br />

nonostante le donazioni, non sono<br />

illimitate e sui banchi alimentari<br />

non si trova il filetto, la pasta trafilata<br />

al bronzo o qualche marca<br />

esclusiva. Ma spesso un pacco di<br />

pasta, di caffè o il solo sapere che c’è<br />

qualcuno che ti ascolta e che ti dà<br />

una mano quando hai fame, è un<br />

aiuto pratico e rincuorante.


CANADA<br />

PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />

Ogni anno la caccia dei piccoli mammiferi provoca la morte di migliaia di esemplari<br />

Stop al massacro delle foche<br />

Numerosi i blog e le petizioni in rete per fermare la mattanza tra i ghiacci<br />

7<br />

Acquistare una pelliccia all’ultimo<br />

grido, con pelle soffice e<br />

morbida non ha prezzo. E così<br />

ogni anno in Canada si ripete la<br />

mattanza dei cuccioli di foca.<br />

Quest’anno la caccia è stata<br />

sospesa, ma un inverno particolarmente<br />

caldo ha provocato<br />

il restringimento del ghiaccio<br />

nelle zone della riproduzione e<br />

per i cuccioli di foca non c’è<br />

stata via di scampo. Molti sono<br />

scivolati in mare e sono morti o<br />

sono stati separati prematuramente<br />

dalle madri per la rottura<br />

delle lastre su cui vivevano.<br />

Altri sono nati sulla terra ferma.<br />

E anche lì le sorti non sono<br />

state migliori, sono diventati<br />

infatti vittime di predatori e<br />

coyote. Secondo gli esperti è<br />

ancora presto per stilare con<br />

esattezza un bilancio delle perdite<br />

subite, ma gli elementi per<br />

definire il 2010 un’annata negativa<br />

ci sono tutti.<br />

Mike Hammil, biologo del dipartimento<br />

di pesca del Quebec,<br />

ha affermato: «L’ultima<br />

volta che le condizioni sono<br />

state così cattive per le foche è<br />

stato il 1981. Quell’anno l’intera<br />

cucciolata sembrava scomparsa».<br />

E il caso ha voluto che quest’anno<br />

a dare l’allarme siano<br />

stati proprio i cacciatori, che<br />

rinunceranno alle tradizionali<br />

battute per procurarsi le pellicce.<br />

La spietata caccia delle<br />

foche era stata chiusa in Canada<br />

nel 1984, ma nel 1994 è<br />

stata riaperta e i cuccioli di foca<br />

continuano a essere oggetto<br />

della crudeltà e delle barbarie<br />

dei cacciatori. L’Italia è da sempre<br />

in prima linea contro lo<br />

sterminio delle foche, un mas-<br />

sacro contestato, tra l’altro, a<br />

livello internazionale.<br />

A maggio scorso il Parlamento<br />

europeo ha approvato un regolamento<br />

che vieta, salvo qualche<br />

eccezione, l'importazione e<br />

il commercio di pelli di foca e<br />

prodotti derivati. Quasi un<br />

terzo del commercio mondiale<br />

dei prodotti ricavati dalla foca<br />

attraversa il mercato dell’Unione<br />

Europea, e una buona fetta<br />

finisce anche in Russia e in<br />

Cina.<br />

Il Governo canadese nonostante<br />

le numerose proteste per<br />

queste stragi ha ribadito che è<br />

stata migliorata la tecnica di<br />

caccia con l’intento di rendere<br />

più umana la mattanza. E nel<br />

corso del G8 del 2008 ha ribadito<br />

di non essere disposto ad<br />

accettare misure restrittive internazionali,<br />

relative al commercio<br />

e agli scambi commerciali<br />

delle pelli di foca.<br />

Dal 2003 sono morti oltre 1,5<br />

milioni di esemplari. Un dato<br />

impressionante che tende ad<br />

aumentare. La stagione della<br />

caccia prosegue fino al 15 maggio<br />

e questo è il periodo più critico.<br />

Secondo stime ufficiali il<br />

tasso di mortalità a fine anno si<br />

Cacciatori che scuoiano foche<br />

potrebbe aggirare intorno al<br />

95%.<br />

Il cucciolo di foca è la vittima<br />

preferita dei cacciatori per il<br />

manto morbido, è indifeso e<br />

facile da catturare. L’artefice di<br />

questo massacro è ancora una<br />

volta l’uomo, spinto dall’esigenza<br />

di inseguire i propri interessi<br />

economici e di rispondere a<br />

quel primordiale istinto di<br />

sopravvivenza.<br />

Servizi di<br />

ROBERTA SALZANO<br />

Il provvedimento dell’Italia<br />

La legge<br />

in Senato<br />

Perché si uccidono le foche? Il primo motivo<br />

è per la loro pelliccia, morbida e candida, e<br />

poi per i loro genitali molto apprezzati nei<br />

mercati asiatici per i presunti poteri afrodisiaci.<br />

Il resto dell’animale non viene utilizzato ma<br />

lasciato marcire sul ghiaccio. Alcuni invece<br />

ricavano l’olio di foca e lo vendono come alimento<br />

ma lo etichettano<br />

come<br />

“olio marino” per<br />

nasconderne l’origine.<br />

In Italia il 28<br />

gennaio 2010 il<br />

Senato ha approvato<br />

le modifiche<br />

alla legge n. 189/-<br />

2004, che all’articolo<br />

1 bis sancisce<br />

il divieto per l’Italia<br />

di utilizzare<br />

foche, o le loro parti per produrre o confezionare<br />

pelli, pellicce, capi di abbigliamento<br />

e tutti i loro derivati, olii, grassi.<br />

Si tratta di un piccolo passo in avanti.<br />

Intanto continuano le petizioni per fermare<br />

il massacro, ma i canadesi non vogliono sentire<br />

ragioni. Il Governo ha definito “umanamente<br />

accettabili” le condizioni in cui opernano<br />

i cacciatori. Ma a guardare le immagini<br />

che oramai hanno fatto il giro del mondo<br />

attraverso il web, e i numerosi blog sembrerebbe<br />

proprio di no.<br />

Ancora una volta si restringe il cerchio della<br />

vita e la responsabilità è dell’uomo, che sembra<br />

essersi trasformato in una sorta di parassita<br />

della Terra, sempre più incapace di convivere<br />

con gli altri coinquilini del pianeta.<br />

Sono trentacinque le varietà di piante modificate ammesse dall’Europa<br />

L’Ue strizza l’occhio all’Ogm<br />

La Coldiretti: arrivano i nemici della tipicità e della biodiversità<br />

È sbarcata<br />

la patata<br />

Amflora<br />

La patata Amflora è<br />

prodotta dall’azienda<br />

chimica tedesca Basf<br />

ed è il primo Ogm interamente<br />

europeo. È<br />

stata autorizzata solo<br />

per usi industriali, cioè<br />

per produrre carta,<br />

calcestruzzo e adesivi,<br />

grazie alla sua particolarità<br />

di produrre amilopectina<br />

pura, uno<br />

dei componenti dell’amido.<br />

Ha causato discussioni,<br />

perché il suo<br />

marcatore, quello che<br />

verifica l’avvenuta modificazione,<br />

resiste a<br />

due antibiotici importanti<br />

per l’uomo.<br />

Piantine di mais che resistono ai parassiti,<br />

pomodori viola che proteggono<br />

dai tumori, chicchi di riso arricchiti<br />

alla vitamina A: sono questi<br />

solo alcuni esempi di organismi geneticamente<br />

modificati (Ogm).<br />

Si tratta, quindi, nel caso si parli di<br />

vegetali, di piante il cui patrimonio<br />

genetico è stato modificato dall’uomo.<br />

Per farlo si utilizzano in genere<br />

due tecniche: la prima prevede l’impiego<br />

di un batterio, l’agrobacterium<br />

tumefaciens, per trasmettere nella<br />

cellula vegetale il gene di interesse,<br />

nell’altra si usano cannoni a Dna per<br />

bombardare la cellula e modificarla.<br />

Il dibattito sugli Ogm è divenuto negli<br />

ultimi tempi molto attuale, soprattutto<br />

dopo la fine della moratoria<br />

europea sulle nuove varietà di<br />

queste colture, in vigore dal 1998.<br />

Negli ultimi dieci anni, infatti, è stato<br />

ammesso in Europa solo il mais Mon<br />

810 della Monsanto. All’inizio di<br />

marzo, però, la Commissione Ue ha<br />

autorizzato la coltivazione della patata<br />

transgenica Amflora congiuntamente<br />

ad altre tre varietà di mais<br />

A lato<br />

patate<br />

transgeniche<br />

A destra<br />

pomodori<br />

San Marzano<br />

modificato, portando così a 35 gli<br />

Ogm ammessi in Europa.<br />

In Italia il provvedimento firmato<br />

dal ministro delle Politiche agricole<br />

Luca Zaia e controfirmato, poi, dal<br />

ministro dell’Ambiente e da quello<br />

della Salute, ha ribadito la chiusura<br />

nostrana alle piante modificate, vietando<br />

sul territorio nazionale la coltivazione<br />

del mais Mon 810, appellandosi<br />

alla “clausola della salvaguardia”<br />

contenuta nella direttiva<br />

comunitaria 2001/18. Le posizioni<br />

pro e contro Ogm, intanto, si moltiplicano.<br />

Secondo i favorevoli questi<br />

tipi di colture sono controllati e sicuri<br />

e potranno permettere di risolvere<br />

la fame nel mondo. Secondo i<br />

contrari, come il direttore della<br />

Coldiretti Campania, Vito Amendolara<br />

“il modello produttivo cui è<br />

orientato l’impiego Ogm è il grande<br />

alleato dell’omologazione che deprime<br />

i prezzi e aumenta la dipendenza<br />

dall’estero e il grande nemico<br />

della tipicità e della biodiversità rappresentato<br />

dall’agroalimentare campano”.<br />

La risposta a queste colture,<br />

sempre secondo Coldiretti, può<br />

essere trovata negli innesti naturali<br />

che hanno dato vita al super pomodoro<br />

campano, ricco di antiossidanti<br />

e figlio del Black tomato maschio<br />

del pomodoro San Marzano<br />

femmina. «L'ambizioso progetto -<br />

conclude - è replicabile senza controindicazione,<br />

recupera l'immagine<br />

del "nostro" San Marzano e qualifica<br />

l'industria conserviera locale»<br />

Servizi di<br />

BARBARA TROTTA


8 Domenica<br />

25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

Negli anni Settanta una serie di omicidi plurimi e dalle caratteristiche comuni<br />

portarono i criminologi americani a coniare un termine per definire il responsabile<br />

Identikit di un serial killer<br />

L’assassino seriale si distingue dall’omicida<br />

occasionale perché non<br />

uccide una sola volta, ma commette<br />

una serie di crimini in un arco<br />

temporale relativamente lungo che<br />

vede momenti di calma apparente,<br />

intervallati da periodi di forte tensione<br />

da cui nasce l’istinto a uccidere.<br />

Le vittime dei serial killer spesso<br />

non conoscono il proprio carnefice,<br />

di solito sono persone<br />

deboli o sorprese dall’ira irrefrenabile<br />

del loro assalitore. Il termine<br />

serial killer è stato introdotto<br />

negli anni Settanta negli Stati Uniti,<br />

i criminologi americani individuarono<br />

questa parola per spiegare la<br />

sequenza di assassinii efferati che<br />

stava sconvolgendo il Paese.<br />

Nel novanta per cento dei casi gli<br />

assassini seriali sono uomini con<br />

delle turbe mentali causate dalle<br />

molestie e dalle sevizie subite<br />

durante l’infanzia. Il serial killer,<br />

tormentato dalla vita che lo circonda,<br />

trova nel crimine una sorta di<br />

soddisfazione o meglio di compensazione.<br />

I cadaveri il più delle volte<br />

si presentano sventrati e martoriati<br />

frutto di supplizi prolungati<br />

inflitti alle vittime. La tortura<br />

dimostra l’assenza di sensibilità<br />

dell’assassino, che non si immedesima<br />

nel dolore che sta provando<br />

la propria vittima perché è in<br />

quelle pratiche atroci e tortuose<br />

che trova soddisfazione ed eccitazione.<br />

Le statistiche registrano un numero<br />

maggiore di serial killer in<br />

Occidente, il conteggio, oggi, non è<br />

ritenuto molto attendibile perché<br />

durante il regime comunista si tendeva<br />

a nascondere questo tipo di<br />

crimini in quanto ritenuti una prerogativa<br />

della degenerazione della<br />

società capitalista. Tecniche di<br />

investigazione, diffusione a mezzo<br />

stampa, assenza di censura e differenze<br />

culturali sono alla base dell’individuazione<br />

di un omicida<br />

A destra,<br />

un vampiro<br />

sotto il pluriomicida<br />

Albert Fish<br />

che si cibava<br />

delle sue vittime<br />

e il clown malvagio,<br />

JohnWayne Gacy,<br />

che attirava<br />

i ragazzini<br />

JACK LO SQUARTATORE LEONARDA CIANCIULLI CASO CLAPS<br />

plurimo. John Wayne Gacy, il<br />

clown malvagio (animava le feste<br />

dei bambini travestendosi da pagliaccio),<br />

violentava e uccideva<br />

ragazzi ritenuti da lui omosessuali<br />

perché da piccolo il padre lo<br />

aggrediva accusandolo di essere<br />

un “finocchio”.<br />

Albert Fish anche lui americano<br />

aveva la fama del cannibale (mangiava<br />

la carne delle vittime), ha<br />

molestato più di cento bambini<br />

uccidendone cinque. Carrol Cole,<br />

invece, uccideva le donne sposate<br />

che avevano relazioni extraconiugali;<br />

in questo caso sembra che lui<br />

da piccolo sia stato costretto dalla<br />

madre ad assistere e tenere segrete<br />

le relazioni che la donna aveva con<br />

altri uomini. Non tutti i serial killer<br />

hanno alle spalle situazioni familiari<br />

difficili: le loro fantasie spesso<br />

sono influenzate da personaggi o<br />

eventi che rivelano un’attrazione<br />

alla brutalità e alla ferocia.<br />

Anche se il fenomeno, serial killer,<br />

è stato classificato nel ventesimo<br />

secolo, ci sono casi di delitti irrisolti<br />

prima del ‘900 conducibili<br />

alla stessa tipologia; inoltre, si<br />

pensa che le bestie mitologiche<br />

che hanno popolato i racconti sul<br />

Medioevo come il lupo mannaro e<br />

i vampiri altro non erano che dei<br />

serial killer. I casi più eclatanti che<br />

hanno sconvolto l’opinione pubblica<br />

italiana sono legati ai delitti<br />

irrisolti del mostro, senza volto, di<br />

Firenze.<br />

Una serie di omicidi, di coppiette<br />

appartate, tra la fine degli anni<br />

Sessanta e gli anni Ottanta che<br />

come riferimento avevano stessa<br />

arma, una pistola calibro 22, e l’accanimento<br />

sui corpi delle donne di<br />

solito con un coltello.<br />

Pagina a cura di<br />

STELLA COLUCCI<br />

Il mito dal volto<br />

sconosciuto<br />

Saponificava<br />

le sue vittime<br />

Elisa uccisa<br />

da un maniaco<br />

Nell’Inghilterra Vittoriana<br />

del diciannovesimo secolo<br />

una serie di delitti di prostitute<br />

turbarono l’opinione<br />

pubblica dei<br />

sudditi di Sua<br />

Maestà.<br />

La stampa era<br />

attratta dalle<br />

morti brutali<br />

che coinvolgevano<br />

le classi<br />

povere del Regno<br />

più potente<br />

e agiato<br />

al mondo.<br />

Nell’autunno<br />

del 1888 nel quartiere di<br />

Whitechapel (Londra) furono<br />

assassinate allo stesso<br />

modo, sventrate e sgozzate,<br />

alcune prostitute (i casi accertati<br />

sono cinque, ma se<br />

ne sospettano molti altri). Il<br />

killer mai identificato è<br />

conosciuto con lo pseudonimo<br />

di Jack lo squartatore. E’<br />

lo stesso nome che compariva<br />

in calce ad alcune missive<br />

che la polizia riceveva<br />

da un tale che diceva di essere<br />

l’assassino delle prostitute.<br />

In molti scrivono<br />

alla polizia<br />

affermando<br />

di essere<br />

il killer,<br />

ma soltanto<br />

uno, quello<br />

che si firma<br />

Jack the Ripper<br />

è ritenuto<br />

plausibile<br />

perché annuncia<br />

assassinii che realmente<br />

si verificheranno.<br />

Così avvenne in una circostanza:<br />

inviò insieme alla<br />

lettera anche uno dei reni<br />

di una vittima. Si scoprirà<br />

in seguito che era la parte<br />

mancante del corpo di una<br />

prostituta trovata morta<br />

nello solito quartiere di<br />

Londra.<br />

Originaria di Montella dopo<br />

il terremoto che colpì il<br />

Vulture si trasferì con marito<br />

e figli a Correggio in provincia<br />

di<br />

R e g g i o<br />

Emilia. Le<br />

cose vanno<br />

bene all’inizio:<br />

Leonarda<br />

gestisce<br />

con successo<br />

un’attività<br />

commerciale.<br />

Poi la separazione<br />

dal marito,<br />

diventato alcolizzato, la<br />

costringe a crescere da sola i<br />

quattro figli.<br />

Lo choc della Seconda guerra<br />

mondiale la convince che<br />

solo sacrificando del sangue<br />

umano potrà impedire che il<br />

primo figlio, in età da leva,<br />

possa partire per il fronte.<br />

Con la scusa di trovare<br />

marito a qualche signora del<br />

posto le adesca fingendosi<br />

amica e le uccide soffocandole<br />

o colpendole con armi<br />

bianche. Tre sono le morti<br />

attribuite alla<br />

furia della<br />

Cianciulli.<br />

Per occultare<br />

il cadavere<br />

delle vittime,<br />

Lea ne sezionava<br />

i corpi e<br />

li bolliva in<br />

un pentolone<br />

con la soda<br />

caustica ottenendo<br />

delle<br />

saponette che regalava ai<br />

vicini.<br />

Il sangue delle vittime, invece,<br />

diventava un ingrediente<br />

prezioso dei biscotti<br />

che preparava.<br />

La Cianciulli morirà in carcere<br />

a Pozzuoli nel 1978: le<br />

restavano da scontare altri<br />

sei anni di detenzione dei<br />

trenta previsti.<br />

Il giallo legato a Elisa Claps,<br />

la giovane lucana scomparsa<br />

il 12 settembre del 1993 e<br />

rinvenuta diciassette anni<br />

dopo, marzo<br />

2010, nel sottotetto<br />

della<br />

chiesa della<br />

Santissima<br />

Trinità a Potenza,<br />

potrebbe<br />

rilevare<br />

elementi<br />

utili all’identificazione<br />

di<br />

un assassino<br />

seriale.<br />

La persona che ha ucciso<br />

Elisa Claps potrebbe essere la<br />

stessa che il 12 novembre del<br />

2002 ha massacrato con un<br />

martello Heather Burnett<br />

nella propria abitazione di<br />

Bournemouth (Inghilterra).<br />

Entrambe le vittime sono state<br />

trovate con il reggiseno tagliato<br />

sul davanti, il taglio è lo<br />

stesso e forse è stato eseguito<br />

con un taglierino.<br />

In entrambi i casi la persona<br />

indagata è stata Danilo Restivo,<br />

ma le prove a suo carico<br />

non sono state esaustive<br />

per ascrivergli<br />

il reato.<br />

La polizia i-<br />

taliana e quella<br />

inglese sono<br />

in contatto<br />

per capire se<br />

tra le due<br />

morti ci sono<br />

le tracce che<br />

portano allo<br />

stesso colpevole.<br />

Sembra<br />

che anche la Procura di<br />

Aosta abbia riaperto un<br />

vecchio caso di una ragazza<br />

coreana scomparsa e mai<br />

ritrovata che avrebbe potuto<br />

conoscere Restivo. Un<br />

altro elemento importante è<br />

un borsone trovato dagli<br />

inquirenti inglesi di proprietà<br />

di Restivo, sembra<br />

che anche a Potenza ne sia<br />

stato trovato uno simile.


PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />

I praticanti della Scuola di Giornalismo incontrano il vice Capo della Polizia<br />

Cirillo: garantiamo sicurezza<br />

«Senza le intercettazioni telefoniche il nostro lavoro sarebbe molto più difficile»<br />

«Le intercettazioni possono essere<br />

cattive solo quando c’è un<br />

abuso rispetto alla loro diffusione».<br />

E’ questo il pensiero di Francesco<br />

Cirillo, vice Capo della Polizia,<br />

espresso in un incontro con<br />

i praticanti della Scuola di Giornalismo<br />

dell’Università di Salerno.<br />

Di fronte alle numerose domande,<br />

Cirillo ha precisato:<br />

«Intanto la legge che dovrebbe<br />

regolamentare le intercettazioni<br />

ancora non c’è, quindi è inutile<br />

fasciarsi la testa già da ora. In<br />

ogni caso, quando sono stato a-<br />

scoltato dalle commissioni giustizia<br />

di Camera e Senato ho spiegato<br />

che eliminare le intercettazioni<br />

sarebbe come togliere strumenti<br />

importantissimi dalla nostra cassetta<br />

di lavoro. Di sicuro, possiamo<br />

svolgere il nostro lavoro<br />

anche senza l’intercettazione, ma<br />

è altrettanto sicuro che così la<br />

lotta contro il crimine sarebbe<br />

meno efficace, più lenta e con un<br />

risultato finale qualitativamente<br />

peggiore». Il vice Capo della Polizia,<br />

ribadendo la propria contrarietà<br />

rispetto all’eccessiva diffusione<br />

delle intercettazioni da<br />

parte della stampa ha concluso:<br />

«Non ho mai visto, in trentacinque<br />

anni di carriera, un metodo<br />

di investigazione abortito in<br />

seguito alla diffusione di notizie<br />

stampa. E’ bene precisarlo, le<br />

intercettazioni servono e servono<br />

molto».<br />

Cirillo poi si è detto in disaccordo<br />

con quanti intravedono un aumento<br />

della criminalità in Italia e<br />

minor sicurezza: «Una volta avevamo<br />

a che fare con Vallanzasca,<br />

Angelo Izzo, tutti i boss liberi.<br />

Addirittura, in un periodo ci<br />

furono tredici sequestri contemporanei;<br />

oggi invece il pericolo<br />

per la sicurezza è rappresentato<br />

dal “diverso”, quindi non credo<br />

che ci sia minor sicurezza se si è<br />

passati dalla lotta a Riina a quella<br />

ai lavavetri». Poi, qualche ricordo<br />

divertente, come, ad esempio,<br />

una vicenda di microspie installate<br />

in stalle che spesso dovevano<br />

essere sostituite poiché venivano<br />

mangiate dal bestiame. Più che<br />

una lezione, dunque, uno scambio<br />

di testimonianze e idee sul<br />

tema della legalità tra la polizia e<br />

i praticanti della scuola di giornalismo,<br />

con Cirillo che non ha lesinato<br />

critiche alla categoria che<br />

rappresenta per vicende come<br />

quella di Federico Aldrovandi,<br />

diciottenne emiliano morto dopo<br />

essere stato fermato a un posto di<br />

blocco: «E’ stato un caso gestito<br />

pessimamente, ma le responsabilità<br />

sono state giustamente accertate,<br />

poiché chiunque deve rispondere<br />

dei propri gesti di fronte<br />

alla legge, indipendentemente<br />

dalla casacca che porta»<br />

Qualche perplessità è stata sollevata<br />

da Cirillo anche in relazione<br />

agli ormai tristemente famosi fatti<br />

del G8 di Genova, nel 2001: «La<br />

situazione era stata esasperata, e<br />

di molto, già prima che il summit<br />

iniziasse. C’è stato qualche errore<br />

di gestione, ma non bisogna<br />

dimenticare che le piazze e alcuni<br />

gruppi di manifestanti non erano<br />

certamente pacifici».<br />

Diversi spunti, ovviamente, han-<br />

Sopra,<br />

il Vice Capo della<br />

Polizia Francesco<br />

Cirillo.<br />

A destra,<br />

un momento<br />

della lezione<br />

ai praticanti<br />

della Scuola<br />

di Giornalismo<br />

ti di sicuro ce ne saranno altri 700<br />

a loro disposizione, ma sono operazioni<br />

da guardare comunque in<br />

positivo».<br />

E se i beni sequestrati sono stati al<br />

centro di polemiche, in particolare<br />

per la legge che adesso permette<br />

la loro messa all’asta, Cirillo<br />

dichiara: «E’ un tema su cui ci sarebbe<br />

molto da dire. I beni confi-<br />

«A volte<br />

il bestiame<br />

mangiava<br />

le cimici<br />

nascoste»<br />

«E’ assurdo<br />

che Graviano<br />

e Schiavone<br />

si parlino<br />

in carcere»<br />

no riguardato la criminalità organizzata<br />

e la camorra in particolare,<br />

anche in virtù del recente maxi<br />

sequestro di beni ai casalesi:<br />

«Questo – ha commentato Cirillo<br />

– è un colpo durissimo inferto al<br />

clan. Certo, è un apparato che,<br />

come si è visto è in grado di<br />

introitare somme enormi di denaro<br />

e per 700 milioni sequestrascati<br />

o sequestrati sono di difficile<br />

gestione, mi riferisco in particolare<br />

alle società, ai grandi latifondi,<br />

alle quote in borsa, non<br />

sempre infatti si riesce a destinarli.<br />

E’ stata creata un’agenzia unica<br />

nel suo genere per la loro vendita.<br />

Se si riesce ad alienarli con garanzie<br />

assolute, cioè senza farli tornare<br />

nelle mani della criminalità,<br />

allora è una buona scelta».<br />

Restando in tema di criminalità<br />

organizzata la recente notizia su<br />

colloqui in carcere tra l’ex capo<br />

dei caselesi “Sandokan” Schiavone<br />

e l’ex reggente del mandamento<br />

mafioso di Brancaccio,<br />

Graviano, ha lasciato perplesso<br />

Cirillo: «E’ gravissimo che si<br />

siano parlati. In ogni caso c’è<br />

La scheda<br />

9<br />

Il vice Capo della Polizia, Francesco<br />

Cirillo, è nato a Torre Annunziata nel<br />

1949. E’ entrato nei ruoli dei commissari<br />

di pubblica sicurezza nel 1975 e già da<br />

allora la sua carriera sembrava segnata,<br />

infatti, lui stesso racconta: «Un giorno mia<br />

suocera incontrò per strada un conoscente<br />

che le predisse: Francesco diventerà<br />

sicuramente vice Capo della Polizia».<br />

Ha cominciato la carriera a Genova per<br />

poi passare a Firenze e tornare, in seguito,<br />

a Napoli, dove da dirigente della sezione<br />

“Omicidi” ha portato a termine il primo<br />

blitz contro la “Nuova Camorra Organizzata”<br />

di Raffaele Cutulo, arrestando numerosi<br />

affiliati.<br />

Nel 1985 è diventato vicedirigente del<br />

centro interprovinciale Criminalpol di<br />

Napoli, coordinando tra l’altro le operazioni<br />

per arrestare, in Brasile, il noto<br />

latitante Antonio Bardellino, capo dell’omonimo<br />

clan. E’ stato questore nelle<br />

città di Salerno, Bologna e Palermo.<br />

Ancora oggi non si pente della scelta fatta:<br />

«E’ stata una decisione d’amore quella di<br />

scegliere la polizia. Una decisione per<br />

giunta fortunata, poichè le grandi storie<br />

d’amore spesso sono segnate dai tradimenti<br />

mentre per me non è stato così, e<br />

ancora oggi sono contentissimo di aver<br />

intrapreso questa strada».<br />

un’inchiesta interna per conoscere<br />

meglio le dinamiche. Che<br />

abbiano un’intesa, comunque, è<br />

un fatto nuovo, anche se nuove<br />

non sono le alleanze che nascono<br />

in carcere, basta ricordare i tempi<br />

di Cutolo».<br />

L’analisi di Cirillo però si è soffermata<br />

anche sul desiderio di<br />

aumentare la vicinanza tra polizia<br />

e cittadini: «Dobbiamo farci<br />

capire di più – ha dichiarato –<br />

poiché abbiamo bisogno, ora più<br />

che mai, dell’aiuto dei cittadini. A<br />

volte mi chiedo perché le persone<br />

sono molto più disposte a parlare<br />

con voi giornalisti che con noi<br />

«Bisogna<br />

prendere<br />

ad esempio<br />

figure come<br />

Libero Grassi»<br />

poliziotti, e penso che è una<br />

distanza che si deve ridurre».<br />

Come ricetta da seguire per avvicinarsi<br />

alla gente, l’ex questore di<br />

Palermo ha insistito sul crescente<br />

bisogno di cultura della legalità:<br />

«Determinati valori dovrebbero<br />

essere insegnati a scuola ogni<br />

giorno. Lo Stato dovrebbe eleggere<br />

a esempio da seguire figure come<br />

quella di Libero Grassi, che<br />

combattè la mafia da solo, finendo<br />

ucciso. Per la legalità c’è bisogno<br />

di impegnarsi sempre di più».<br />

Pagina a cura di<br />

CRISTIANO VELLA


10 Domenica<br />

25 aprile 2010 PRIMO PIANO<br />

IL G8 SCALZERÀ L’ONU<br />

La verve intellettuale<br />

del professor<br />

Panebianco, da<br />

anni osservatore<br />

privilegiato dei<br />

vertici internazionali,<br />

si nota nelle<br />

battute finali,<br />

quelle scambiate<br />

lontano dal parterre<br />

degli illustri<br />

ospiti.<br />

Si parla del G8 e degli sviluppi futuri di<br />

quello che sembra essere sempre di più<br />

un importante appuntamento di carattere<br />

mondiale. Luogo oramai dove si<br />

fanno alleanze e si siglano intese. Il peso<br />

del G8 infatti cresce di giorno in giorno<br />

nei contesti internazionali a discapito<br />

dell’Onu. Non si discute più solo di economia<br />

ma oggi anche d’ambiente, commercio,<br />

Africa e peace-keeping, operazioni<br />

in passato prerogative di altre<br />

“E San Francesco<br />

proteggerà<br />

le Nazioni Unite”<br />

organizzazioni. Alla domanda se l’Onu<br />

sia oramai nella prassi scalzata dai “GX”,<br />

il professor Panebianco è chiaro: «Le<br />

Nazioni Unite nascono con il trattato di<br />

San Francisco. I membri permanenti<br />

però sono rimasti gli stessi e non sono<br />

cambiati nel corso del tempo. Mentre<br />

nei vertici del G8 ci sono i paesi più<br />

importanti al mondo. Da queste riunioni<br />

nasce il diritto all’improvviso, quello<br />

della risposta immediata. Le Nazioni<br />

Unite sono invece il cerimoniale. E poi<br />

San Francesco, si sa, è un santo buono e<br />

dà protezione».<br />

Da L’Aquila a Salerno. Dai luoghi<br />

del terremoto, sede dell’assise dei<br />

“Grandi della terra”, all’Università<br />

in nome dello studio accademico<br />

sulla più importante prassi di<br />

diritto internazionale creatasi<br />

negli ultimi anni: il G8. Infatti, sul<br />

35° summit tra gli Stati più sviluppati<br />

del mondo, tenutosi a<br />

L’Aquila dal 8 al 10 luglio dello<br />

scorso anno, è stato curato un<br />

testo da parte del professor<br />

Massimo Panebianco, ordinario<br />

di diritto internazionale all’Università<br />

di Salerno e alla<br />

Sapienza di Roma, intitolato “Il<br />

G8 2009. Sistema multi regionale<br />

di Stati”. Lo scritto è stato presentato<br />

al palazzo di giustizia di<br />

Salerno e, in anteprima, alla<br />

Scuola di Giornalismo dell’Ateneo<br />

con un nutrito successo di<br />

pubblico e l’introduzione del<br />

direttore del dipartimento di<br />

diritto pubblico generale e teoria<br />

delle istituzioni nonché ordinario<br />

di procedura penale, Luigi Kalb.<br />

Un lavoro scrupoloso, quello realizzato<br />

dal professor Panebianco<br />

insieme a tutta la sua equipe<br />

scientifica, che riesce a cogliere le<br />

Il professore salernitano svela i futuri assetti del mondo<br />

I grandi della terra<br />

visti da Panebianco<br />

Presentato il volume sul vertice aquilano del 2009<br />

più importanti novità di politica<br />

internazionale non tralasciando<br />

significativi particolari degli equilibri<br />

geografici mondiali. Un lavoro<br />

riportato anche con una leggibilità<br />

facile e scorrevole che fa del<br />

testo universitario un libro comprensibile<br />

oltre l’universo accademico<br />

e illustrativo, in maniera<br />

minuziosa e curiosa, dei meccanismi<br />

internazionali di geo-politica.<br />

Una vera e propria “Bibbia”<br />

sull’attuale equilibrio mondiale<br />

con un’attenta analisi sugli scenari<br />

futuri.<br />

Due le singolarità del testo: una<br />

prefazione del presidente del<br />

Senato, Renato Schifani, che ne<br />

accresce la valenza istituzionale, e<br />

la traduzione della stessa prefazione<br />

in cinese oltre che inglese,<br />

“omaggio” alla crescente economia<br />

asiatica oramai punto di riferimento<br />

del mercato mondiale e<br />

partnership commerciale di rilievo<br />

di alcuni Stati come il confronto<br />

a due con gli Usa a L’Aquila ha<br />

dimostrato. Alla presentazione vi<br />

è stata la presenza di Luca<br />

Trifone, consigliere di legazione<br />

già in servizio presso l’ambasciata<br />

italiana a Pechino. Il diplomatico<br />

è intervenuto illustrando i meccanismi<br />

e le strategie che nel tempo<br />

stanno portando la Cina al vertice<br />

dell’economia mondiale dopo<br />

esserlo stato della politica internazionale.<br />

Il libro s’interroga sulla rappresentazione<br />

democratica delle<br />

nazioni all’interno del G8, focalizzando<br />

l’attenzione sul fenomeno<br />

giuridico del “diritto futuro” sul<br />

piano internazionale. Non mancano<br />

le novità di rilievo della riunione<br />

come i nuovi ingressi delle<br />

leadership emergenti a livello<br />

mondiale e l’introduzione del<br />

principio “one world one law”,<br />

armonizzazione normativa settoriale<br />

che punta a diventare principio<br />

giuridico di diritto universale.<br />

Il lavoro sul G8 è stato realizzato,<br />

con il coordinamento del professor<br />

Panebianco, grazie ai contributi<br />

di esperti e dottori di ricerca<br />

quali Angela Di Stasi, Armando<br />

Lamberti, Teresa Russo, Anna<br />

Lisa Verdecchia, Francesco<br />

Buonomenna, Daniela Marrani,<br />

Pasquale Borea, Miriam<br />

Immediato e Ciro Manzolillo.<br />

Proprio quest’ultimo autore, ricevendo<br />

vivi apprezzamenti, nella<br />

stessa occasione ha presentato il<br />

testo “Prospettive del diritto<br />

internazionale dell’integrazione”,<br />

curato nell’edizione dal dipartimento<br />

di diritto pubblico generale<br />

e teoria delle istituzioni, sezione<br />

di diritto internazionale comunitario<br />

e comparato.<br />

Pagina a cura di<br />

GIOVANNI SPERANDEO<br />

COMMERCIO<br />

Mercati aperti<br />

contro la crisi<br />

ECONOMIA<br />

Solo insieme<br />

si cresce<br />

AMBIENTE<br />

Meno smog<br />

per il clima<br />

SVILUPPO<br />

Più servizi<br />

per l’Africa<br />

SICUREZZA<br />

Investimenti<br />

in agricoltura<br />

No al protezionismo<br />

perchè<br />

i mercati<br />

aperti sono<br />

cruciali per la<br />

crescita e lo<br />

sviluppo, specialmente<br />

in<br />

un periodo di<br />

crisi come quello attuale. Da questa<br />

decisione dei leader, l’impegno<br />

di incontrarsi di nuovo prima<br />

del vertice di Pittsburgh per fare<br />

il punto sulla situazione.<br />

Confermata così la clausola di<br />

moratoria adottata nelle recenti<br />

riunioni di Washington e Londra,<br />

la cosiddetta “standstill”. I ministri<br />

del Commercio dei vari Stati<br />

saranno i protagonisti delle prossime<br />

riunioni sull’argomento.<br />

Entrano a far parte del team<br />

internazionale per lo sviluppo del<br />

commercio anche Australia,<br />

Indonesia e Corea del Sud.<br />

La crescita<br />

sostenibile per<br />

il lungo periodo.<br />

E’ questo<br />

l’obiettivo dei<br />

leader del G8<br />

che intendono<br />

continuare a<br />

sostenere l’economia<br />

mondiale e il risanamento<br />

del sistema finanziario. L’aspetto<br />

sociale della crisi è stato il primo<br />

argomento affrontato per promuovere<br />

un’azione mondiale a<br />

sosteno dell’occupazione. L’analisi<br />

dell’emergenza fa considerare l’esigenza<br />

di avere delle regole ferree<br />

per le attività finanziarie internazionali.<br />

L’impegno di tutti è<br />

quello di assicurare condizioni di<br />

concorrenza leale ma anche di<br />

combattere la corruzione, l’evasione<br />

fiscale, il riciclaggio di<br />

denaro e il finanziamento del terrorismo<br />

con protocolli standard.<br />

I cambiamenti<br />

climatici in<br />

primo piano<br />

nell’agenda del<br />

G8. L’obiettivo<br />

di lungo termine<br />

è quello<br />

di ridurre le<br />

emissioni globali<br />

del 50% entro il 2050. In particolare,<br />

i Paesi industrializzati<br />

s’impegnano nella riduzione del<br />

80%. Un margine maggiore per<br />

chi ha migliori strumenti. Entro il<br />

2015 c’è l’accordo per incrementare<br />

gli investimenti pubblici nel<br />

settore delle tecnologie a basse<br />

emissioni di carbonio. Nell’ambito<br />

della cooperazione internazionale<br />

previsti anche incentivi per<br />

lo sviluppo e la diffusione delle<br />

specifiche innovazioni tecnologiche.<br />

In fase di valutazione del<br />

Messico la creazione di un fondo<br />

Verde internazionale.<br />

Maggiore concertazione<br />

per<br />

quanto riguarda<br />

la lotta<br />

alla povertà<br />

e alla fame.<br />

Un primo patto<br />

prevedeva<br />

di raggiungere<br />

alcuni scopi già individuati denominati<br />

“obiettivi del Millennio”. Il<br />

vertice ha preso coscienza che il<br />

raggiungimento di tali obiettivi è<br />

stato rallentato dalla crisi mondiale.<br />

Nell’agenda sono stati puntualizzati<br />

alcuni importanti<br />

punti come mantenere gli impegni<br />

sull’aiuto pubblico per lo sviluppo,<br />

mantenere i mercati aperti<br />

per rilanciare la crescita economica<br />

a beneficio dei poveri,<br />

rafforzare la partnership con<br />

l’Africa per accrescere l’accesso<br />

all’acqua e ai servizi igienici e la<br />

sicurezza alimentare.<br />

L’aumento del<br />

fenomeno<br />

delle persone<br />

denutrite è<br />

l’allarme lanciato<br />

a L’Aquila<br />

dai leader<br />

del G8.<br />

Denunciato<br />

anche l’inadeguato livello di investimenti<br />

in agricoltura per permetterne<br />

lo sviluppo programmato.<br />

Investiti anche venti<br />

miliardi di dollari in tre anni per<br />

incrementare la sicurezza alimentare<br />

nei paesi poveri. E’ stato<br />

così promosso un accordo globale<br />

sull’agricoltura e la sicurezza alimentare<br />

proprio per mantenere<br />

tale settore al centro dell’agenda<br />

internazionale. Si punterà così a<br />

rilanciare gli investimenti specifici,<br />

migliorare l’efficacia degli<br />

aiuti e il coordinamento dei singoli<br />

paesi.


Dal 2008 un progetto prevede l’unione di tutti i Comuni dell’area<br />

Il sogno cilentano<br />

seduce la Campania<br />

Un piano per ciascun settore d’intervento individuato<br />

PRIMO PIANO Domenica 25 aprile 2010<br />

11<br />

«Signori si nasce e io lo nacqui»<br />

diceva Totò in una<br />

famosa frase. Cilentani si<br />

nasce e non si diventa. È l’identità<br />

cilentana, umana e<br />

territoriale, che può e deve<br />

essere evidenziata attraverso<br />

un progetto che metta in<br />

risalto la storia, la cultura,<br />

l’arte, la bellezza e i valori<br />

che accomunano questo popolo,<br />

ma che al contempo<br />

risolva anche tutte le molteplici<br />

problematiche che affliggono<br />

il territorio.<br />

Una unione di forze e di<br />

intenti grazie ai quali si possa<br />

finalmente concentrare<br />

sul piano politico-istituzionale<br />

una serie di iniziative<br />

per tirar fuori tutta l’identità<br />

del tanto osannato Cilento.<br />

Un nuovo, o meglio, un definitivo<br />

status socio-economico-territoriale<br />

imposto oltre<br />

che dal suo immenso patrimonio<br />

umano, anche dal<br />

suo continuo spopolamento,<br />

soprattutto di giovani costretti<br />

a cercare fortuna altrove,<br />

e dalla sua persistente<br />

emarginazione.<br />

Ciò che occorre è un progetto<br />

unico, un programma u-<br />

nitario al quale tutti i Comuni<br />

del Cilento, nessuno e-<br />

scluso, debbano aderire, in<br />

moda tale da far crescere<br />

sempre di più la “cilentanità”<br />

che li accomuna, quale sentimento<br />

aggregante e indissolubile<br />

che rende popolo gli<br />

abitanti di una stessa terra.<br />

Il progetto relativo all’Unione<br />

dei Comuni del Cilento,<br />

senza alcun colore politico<br />

e scopo di lucro è stato<br />

messo appunto dalla dottoressa<br />

Anna Di Cuzzo attraverso<br />

dieci punti fondamentali:<br />

1. Individuazione dei settori<br />

necessari allo sviluppo del<br />

territorio interessato;<br />

2. Formazione di tanti gruppi<br />

di Comuni quanti sono i<br />

settori individuati, più uno<br />

itinerante di appoggio e di<br />

raccordo;<br />

3. Attribuzione di ogni settore<br />

a un gruppo di comuni<br />

che assumerà le caratteristiche<br />

di un polo;<br />

4. Compito di ogni gruppo<br />

(polo) sarà quello di approntare<br />

un piano unico per il<br />

suo settore, per il quale rappresenterà<br />

il responsabile e il<br />

referente unico per tutto il<br />

territorio;<br />

5. Ogni gruppo nominerà al<br />

suo interno un coordinatore-portavoce<br />

che a turno<br />

verrà cambiato;<br />

6. Tutti i coordinatori, al<br />

completamento dei lavori,<br />

incontreranno i sindaci, riuniti<br />

in un’assemblea plenaria,<br />

al fine di illustrare tutti i<br />

progetti approntati e delineati;<br />

7. I portavoce dei settori<br />

economici individuati, insieme<br />

e a scadenze prestabilite,<br />

riferiranno risultati e decisioni<br />

al Presidente della Provincia<br />

o della Regione, che<br />

ne prenderà atto avviando<br />

l’iter adeguato alla loro realizzazione;<br />

8. I responsabili di ogni settore,<br />

nel definire i progetti<br />

da attuare, dovranno tenere<br />

presente la situazione del<br />

territorio nella sua globalità<br />

e nel suo interesse, per evitare<br />

possibili contrasti;<br />

9. Gli esperti e i tecnici dei<br />

singoli Comuni potranno<br />

spostarsi all’interno dei vari<br />

gruppi individuati, a secondo<br />

delle necessità richieste,<br />

al fine di ottimizzare l’utilizzo<br />

delle risorse;<br />

10. Almeno una volta all’anno<br />

i Sindaci dei vari Comuni<br />

si riuniranno in un’unica assemblea,<br />

in una sede da costoro<br />

stabilita, per discutere<br />

e decidere in merito alla situazione<br />

del territorio.<br />

Il fine che l’Unione dei Comuni<br />

cilentani perseguirà<br />

sarà quello di promuovere il<br />

massimo sviluppo equo e<br />

solidale del territorio, in<br />

campo culturale, economico<br />

e sociale. Ma per realizzare<br />

tutto questo è necessario<br />

che i Sindaci abbandonino i<br />

singoli interessi a favore di<br />

un unico grande movimento<br />

che faccia gli interessi dell’intero<br />

Cilento. Non scontro<br />

ma incontro, necessario a<br />

superare i campanilismi che<br />

non fanno altro che frenare<br />

ogni tipo di azione propositiva,<br />

minando la sopravvivenza<br />

stessa di un popolo.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

La Primula di Palinuro<br />

E’ il simbolo del Parco<br />

Nazionale del Cilento e<br />

Vallo di Diano la primula<br />

di Palinuro. È conosciuta<br />

dai naturalisti di tutto il<br />

mondo ed è inserita negli<br />

elenchi internazionali delle<br />

specie protette e a<br />

rischio d’estinzione.<br />

È l’unica varietà di primula<br />

che cresce così al<br />

Sud e preferisce la vicinanza<br />

al mare.<br />

Fiorisce tra febbraio e<br />

marzo ed è caratterizzata<br />

da fiori gialli riuniti in<br />

Uno scorcio delle montagne<br />

che caratterizzono<br />

il Cilento. Rifugio<br />

naturale per rapaci come<br />

la poiana e il falco<br />

pellegrino, specie in via<br />

d’estinzione.<br />

ombrello. Oggi si concentra<br />

in circa novanta chilometri<br />

lungo la costa del<br />

Cilento<br />

E’ la sorgente del fiume<br />

Sammaro, situata tra i<br />

comuni di Sacco e<br />

Roscigno, nel cuore del<br />

Cilento. Un’altra sorgente<br />

è nelle grotte di<br />

Morigerati.<br />

Il Parco<br />

elemento<br />

decisivo<br />

Istituito nel 1991, il Parco<br />

nazionale del Cilento e<br />

Vallo di Diano corrisponde<br />

alla parte meridionale della<br />

provincia di Salerno.<br />

Nato per tutelare l’area cilentana<br />

dalle speculazioni<br />

edilizie, il Parco nazionale<br />

è servito anche da collante<br />

per questo popolo, perché<br />

è grazie ad esso che sono<br />

emerse le caratteristiche<br />

storico, politico e culturale<br />

che caratterizzano gli abitanti<br />

del Parco e che li differenziano<br />

dagli altri conterranei.<br />

Tracce, ricordi, monumenti,<br />

culture, sentieri legati a<br />

questa ricca storia oggi<br />

sono salvaguardati anche<br />

grazie al Parco nazionale<br />

del Cilento<br />

Il mito<br />

dell’isola<br />

incantata<br />

Tanto tempo fa un Dio si<br />

innamorò di una stupenda<br />

fanciulla, Cilentia. Per lei<br />

volle creare un posto dove<br />

poter vivere felici. Un’isola<br />

fatta di colline, fiumi e spiagge.<br />

Cilentia e il suo sposo<br />

vivevano felici, ma all’improvviso<br />

Cilentia morì.<br />

Egli, impazzito, scatenò<br />

tempeste e correnti marine:<br />

doveva morire l’isola<br />

incantata. Ma Cilentia apparve<br />

al suo sposo e lo<br />

scongiurò di desistere dal<br />

suo proposito di distruzione.<br />

Quando già l’isola stava<br />

per scomparire i due sposi<br />

riuscirono ad ancorarla alla<br />

costa più vicina. Non era<br />

più un’isola ma era ugualmente<br />

un luogo bellissimo,<br />

il Cilento.<br />

Parla la promotrice dell’iniziativa, Anna Di Cuzzo<br />

«Ogni viaggio inizia<br />

con un singolo passo»<br />

Anna Di Cuzzo, promotrice del<br />

movimento “Unione dei Comuni<br />

cilentani, quando ha iniziato a<br />

lavorare a questo programma?<br />

«L’idea è nata nel 2008. All’ inizio si<br />

parlava del Cilento come Regione autonoma.<br />

Successivamente il progetto<br />

si è trasformato in una “Unione dei<br />

Comuni cilentani”»<br />

Quali sono state le tappe fondamentali<br />

di questo progetto?<br />

«Nel giugno del 2009, mentre si ipotizzava<br />

l’unione di pochi Comuni cilentani,<br />

idea non attuata, ebbi un<br />

incontro al comune di San Giovanni<br />

a Piro con il sindaco Maria Stella<br />

Giannì e con Giovanni Fortunato,<br />

sindaco di Santa Marina. Presenti<br />

anche il direttore del mensile “Cilento”<br />

, il dottor Passananti , il direttore<br />

della casa editrice “Controcorrente”,<br />

e lo storico e giornalista dottore<br />

Golia»<br />

Cosa è successo all’’incontro?<br />

«A tutti i presenti fu fornita una copia<br />

della bozza di statuto dell’Unione<br />

dei Comuni cilentani, da me elaborata.<br />

E si parlò anche di un possibile<br />

convegno esplorativo da tenersi nel<br />

successivo mese di settembre. Ma<br />

nonostante mi fossi attivata più volte,<br />

l’incontro di settembre non ci fu»<br />

Cosa intende fare, allora, per portare<br />

a termine questo progetto?<br />

«Sempre un convegno esplorativo<br />

pubblico che metta sul tavolo tutte le<br />

proposte, non solo la mia, affinchè si<br />

possa discutere sul “cosa” e sul “come”<br />

fare per superare i reali bisogni<br />

del territorio, utilizzando tutte le risorse<br />

non solo politiche ma anche u-<br />

mane in un’ottica di totale collaborazione»<br />

Lei ritiene che ci possa essere una<br />

reale collaborazione con i sindaci<br />

da lei consultati?<br />

«Il sindaco di Santa Marina, Giovanni<br />

Fortunato, è persona molto<br />

attiva in tal senso. In quanto ha sempre<br />

sostenuto di voler affrontare le<br />

problematiche del nostro territorio<br />

in modo incisivo. E inoltre ritengo<br />

che l’elezione alla regione Campania<br />

di Fortunato rappresenti un evento<br />

positivo per tutto il Cilento»


12 Domenica 25 aprile 2010 SPECIALE<br />

Sono 18 i Comuni<br />

del Napoletano<br />

nella zona rossa<br />

e si estendono<br />

su un’area<br />

di duecento<br />

chilometri quadrati<br />

A lato, il centro di monitoraggio<br />

A destra panoramica del <strong>Vesuvio</strong><br />

Il bello addormentato sul golfo<br />

<strong>Vesuvio</strong>, <strong>sorvegliato</strong> <strong>speciale</strong> dall’occhio vigile dei geologi di tutto il mondo<br />

La Campania è tra le regioni a più intensa attività<br />

vulcanica d’Italia, lo sanno bene quelli dell’Osservatorio<br />

Vesuviano, sezione napoletana dell’Istituto<br />

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che sorvegliano<br />

costantemente i vulcani attivi campani.<br />

Perché, contrariamente a quanto si pensa, non è il<br />

solo <strong>Vesuvio</strong> a poter generare fenomeni eruttivi,<br />

anche gli altri due vulcani campani, dell’area Flegrea<br />

e di Ischia meritano attenzione e monitoraggio.<br />

Il primato del <strong>Vesuvio</strong> è sicuramente dovuto alla<br />

memoria storica che le eruzioni del vulcano napoletano<br />

hanno scritto nei secoli. Famosissima è l’eruzione<br />

che ha distrutto Pompei, tra le prime catastrofi<br />

vulcaniche di cui abbiamo testimonianza<br />

diretta. Altro primato è quello degli abitanti a<br />

rischio: attorno al <strong>Vesuvio</strong> ci sono 18 comuni, alcuni<br />

densamente popolati come Portici e Ottaviano,<br />

per un totale di circa 600 mila persone coinvolte.<br />

Ma anche le 300 mila persone che abitano<br />

l’area Flegrea e i circa 60 mila abitanti di Ischia<br />

fanno della Campania la zona vulcanica più densamente<br />

popolata al mondo.<br />

Ma, spiegano dall’Osservatorio<br />

vesuviano, che è inutile generare<br />

allarmismi. «Il compito della<br />

comunità scientifica – ci dice il<br />

direttore Martini – è definire l’evento<br />

massimo che allo stato<br />

attuale può generare il singolo vulcano,<br />

cioè l’ipotesi “peggiore possibile”<br />

e i fenomeni associati.<br />

Per il <strong>Vesuvio</strong> è un’eruzione “sub<br />

pliniana”, cioè leggermente inferiore<br />

per quanto riguarda l’energia e<br />

la quantità di materiale emesso, rispetto<br />

a quella che ha distrutto<br />

Pompei».<br />

Un’eruzione di questo tipo è caratterizzata<br />

da una grande esplosione<br />

che genera la cosiddetta “nube ardente”,<br />

cioè, continua il direttore<br />

Martini, «il collassamento della<br />

colonna che si forma nella prima<br />

parte dell’eruzione di materiali piroclastici<br />

che può raggiungere i<br />

15/20 km di altezza. La nube è sostenuta<br />

non solo dalla pressione<br />

ma anche dalla temperatura che<br />

porta ad un certa quota il materiale,<br />

che poi ricade al suolo. Questo<br />

materiale, composto da sostanze<br />

solide e gas, può raggiungere diverse<br />

centinaia di gradi».<br />

Sensori<br />

costanti<br />

Sono costantemente<br />

sotto controllo i tre<br />

principali vulcani<br />

Campani: l’Osservatorio<br />

vesuviano ha<br />

a disposizioni 50 stazioni<br />

di monitoraggio<br />

che trasmettono i<br />

dati alla sede centrale<br />

di via Diocleziano, a<br />

Napoli. Si tratta di<br />

rilevazioni sismiche a<br />

cui si aggiungono le<br />

deformazioni del<br />

suolo, misurate attraverso<br />

strumentazioni<br />

che possono percepire<br />

variazioni subcentimentriche<br />

tra le<br />

stazioni e spostamenti<br />

angolari fino al<br />

microradiante.<br />

L’osservazione si<br />

avvale anche di foto<br />

satellitari e rilevazioni<br />

Gps.<br />

La buona notizia che l’Osservatorio può dare l’allarme<br />

anche diversi giorni prima dell’evento, analizzando<br />

l’attività sismica e gli spostamenti del<br />

suolo. Un“telefono rosso” collega il centro di<br />

monitoraggio alla Protezione civile che immediatamente<br />

allerterà chi in questi territori vive le sue<br />

giornate.<br />

In più nessuno può stabilire se davvero la fine del<br />

periodo di “quiescenza” del <strong>Vesuvio</strong>, iniziato con<br />

l’eruzione del 1944, si concluda necessariamente<br />

con un evento tanto disastroso.<br />

Pagine a cura di<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

SANTO IANNÒ<br />

IL VULCANOLOGO ENZO BOSCHI<br />

«La ricerca batte il rischio»<br />

Fondamentale il lavoro di gruppo per la prevenzione<br />

che consente di capire in anticipo cosa succederà<br />

Professor Enzo Boschi,<br />

lei è il direttore dell’Istituto<br />

Nazionale di<br />

Geofisica e Vulcanologia,<br />

perché si è sentita l'esigenza<br />

di riunire tutti gli<br />

istituti di ricerca italiani<br />

in un unico ente?<br />

L’unione di importanti enti<br />

nazionali che si occupavano<br />

di sismologia geofisica,<br />

geochimica e vulcanologia<br />

ha portato ad un sistema di<br />

monitoraggio e ricerca u-<br />

nico al mondo. L’integrazione<br />

di queste componenti<br />

è stato un passo fondamentale<br />

per scoperte o-<br />

riginali. Queste ricerche<br />

hanno aumentato molto la<br />

nostra capacità di prevedere<br />

le eruzioni vulcaniche.<br />

Quanti sono i siti a<br />

rischio in Italia?<br />

Oltre ai vulcani più noti,<br />

Parla Marcello Martini, direttore dell’Osservatorio vesuviano<br />

Dottor Marcello Martini, lei è il direttore<br />

dell’Osservatorio vesuviano, sezione di<br />

Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica<br />

e Vulcanologia. Quanto tempo prima siete<br />

in grado di allertare la Protezione civile in<br />

caso di emergenza?<br />

Sappiamo che fenomeni precursori si manifestano<br />

diversi giorni prima, anche settimane.<br />

Questa stima nasce attraverso lo studio di<br />

dati storici. Il nostro è l’osservatorio più antico<br />

del mondo, quindi ha un archivio di dati<br />

storici notevole.<br />

Potete prevedere quando e se il <strong>Vesuvio</strong><br />

erutterà?<br />

Le conoscenze attuali non permettono di stimare<br />

quando il vulcano erutterà. L’altra cosa<br />

che non possiamo sapere è di che tipo sarà.<br />

È possibile fare dei correttivi a livello<br />

strutturale per arginare questo tipo di<br />

emergenza?<br />

Il problema base non è la resa della struttura<br />

ma la temperatura. Le persone che si trovano<br />

in un edificio sono a rischio soprattutto per la<br />

temperatura altissima e i gas che l’eruzione<br />

propaga. L’altro fenomeno importante è<br />

quello delle colate di fango dovuto al deposi-<br />

Enzo Boschi<br />

(<strong>Vesuvio</strong>, Campi Flegrei,<br />

Etna, Vulcano, Stromboli)<br />

che sono oggi ben conosciuti<br />

e controllati strettamente<br />

grazie proprio alle nostre<br />

reti di monitoraggio, ci sono<br />

altri vulcani “minori” che sono<br />

soggetti a rischi di eruzioni<br />

o di effetti collaterali,<br />

come emissioni di CO2 ai<br />

Colli Albani, eruzioni sottomarini<br />

e possibili Tsunami,<br />

per il vulcano sommerso<br />

Marsili nel Mar Tirreno.<br />

A che punto è la ricerca<br />

scientifica per quanto riguarda<br />

la prevenzione?<br />

La ricerca scientifica finalizzata<br />

alla prevenzione ha fatto<br />

enormi passi avanti sia in<br />

campo sismico che vulcanico.<br />

Pensiamo ad esempio alla<br />

carta di pericolosità sismica<br />

del territorio nazionale realizzata<br />

negli ultimi anni, su<br />

cui si basa la classificazione<br />

del territorio e le norme tecniche<br />

per le costruzioni. Purtroppo<br />

a questi avanzamenti<br />

della conoscenza spesso non<br />

seguono adeguate azioni di<br />

riduzione del rischio, ma<br />

questa è compito della politica<br />

e della società.<br />

«L’eruzione si può prevedere»<br />

I segni precursori si manifestano molto tempo prima<br />

to di materiali per caduta, Ercolano, ad esempio<br />

è stata seppellita da una di queste.<br />

I fenomeni vulcanici quanto sono collegati<br />

tra loro?<br />

I fenomeni di per sé non hanno alcun legame,<br />

ad esempio se analizziamo i Campi<br />

Flegrei e il <strong>Vesuvio</strong> non troviamo analogie.<br />

Non esistono meccanismi di sincronismo o<br />

di causa effetto. Che esista una coerenza geodinamica<br />

è vero, ma legami fenomenologici<br />

non esistono. Predire come si comporta un<br />

vulcano rispetto ad un altro non è possibile.<br />

La sede storica dell’Osservatorio<br />

La storia<br />

Quelle<br />

pagine<br />

di Plinio<br />

Domina il golfo di Napoli.<br />

Incute timore e attira per<br />

la sua bellezza. È il <strong>Vesuvio</strong>,<br />

il vulcano <strong>sorvegliato</strong><br />

<strong>speciale</strong> nella cintura di<br />

fuoco campana. Di diritto<br />

nel guinness dei primati<br />

perché è stato il primo ad<br />

essere sistematicamente<br />

studiato. Alto milleduecento<br />

metri, il <strong>Vesuvio</strong> è<br />

parte del sistema montuoso<br />

del Somma e sul suo<br />

nome da sempre circolano<br />

leggende. Nell’antichità,<br />

si riteneva fosse<br />

consacrato a Ercole (da<br />

cui prende il nome Ercolano),<br />

chiamato Uesouuios,<br />

il figlio di colui che<br />

fa piovere (Giove). Da qui<br />

Vesuvius. Questo vulcano<br />

suscita interesse anche<br />

per la frequenza delle sue<br />

eruzioni. Molti studiosi<br />

sono convinti che l’attività<br />

sia iniziata oltre quattrocentomila<br />

anni fa, anche<br />

se per molti secoli le sue<br />

pareti furono coperte da<br />

orti e vigne. Le eruzioni<br />

più violente sono quelle di<br />

Codola, Sarno Pomici e<br />

Pomici di Avellino. Quella<br />

più conosciuta è certamente<br />

l’esplosione del 79<br />

d.C. che distrusse Pompei,<br />

Ercolano e Stabia,<br />

descritta nelle pagine di<br />

Plinio il Giovane che dal<br />

cratere vide «una nube<br />

inconsueta sia per forma<br />

che per grandezza». Nel<br />

1036, invece, ci fu la<br />

prima fuoriuscita di lava,<br />

mentre fino ad allora le e-<br />

ruzioni non avevano prodotto<br />

magma. Altra data<br />

importante è quella del<br />

1631, quando il vulcano<br />

tornò in attività distruggendo<br />

Torre del Greco e<br />

Portici. Il periodo di attività<br />

meno intenso è quello<br />

del 1872-1944. Dopo, il<br />

vulcano si è fermato e la<br />

ripresa è in forte ritardo.<br />

Ma è sempre il <strong>Vesuvio</strong>: il<br />

bello addormentato sul<br />

golfo.


Tre vulcani attivi, tre milioni di<br />

persone e un piano di evacuazione:<br />

sono questi i numeri della “cintura<br />

di fuoco” campana. L’area vulcanica<br />

partenopea è costituita dal<br />

<strong>Vesuvio</strong>, dai Campi Flegrei e da I-<br />

schia; senza però dimenticare due<br />

vulcani sommersi: il Palinuro e il<br />

Marsili. Una situazione che fa di<br />

Napoli, e delle zone limitrofe, una<br />

delle aree a più alto rischio eruttivo.<br />

Oggi, il bello addormentato sul<br />

golfo è in uno stato di quiescenza<br />

dal 1944, cioè in fase di riposo, ma<br />

questo non permette di abbassare<br />

il livello di guardia. L’unico modo<br />

per non soccombere alla forza distruttrice<br />

della lava è quello di<br />

creare delle vie di fuga. La Protezione<br />

civile, insieme con l’Osservatorio<br />

Vesuviano e l’Istituto<br />

nazionale di geofisica e vulcanologia<br />

(Ingv), ha suddiviso il territorio<br />

in macroaree, a cui corrispondono<br />

tre zone di pericolosità: rossa, gialla<br />

e blu. La prima circonda il vulcano<br />

ed è formata da diciotto<br />

Comuni del Parco Nazionale, tra<br />

cui Ercolano, Nola, Pompei, Torre<br />

del Greco e Portici. In duecento<br />

Continuo aggiornamento del piano di evacuazione<br />

E se si sveglia<br />

ci salvi chi può<br />

Seicentomila le persone più esposte a lava e fango<br />

chilometri quadrati, sono seicentomila<br />

gli abitanti esposti alla<br />

minaccia del fiume di magma.<br />

Impossibile prevedere in che direzione<br />

andranno i flussi piroclastici,<br />

composti da miscele di gas. Per<br />

questa ragione nessun dubbio: l’unica<br />

misura preventiva è la fuga.<br />

La seconda striscia di territorio,<br />

invece, è meno esposta, ma questo<br />

non significa che non potrebbe essere<br />

interessata da una eruzione.<br />

Per oltre un milione di abitanti<br />

delle novantasei città che popolano<br />

la zona gialla (formata dalle<br />

province di Napoli, Salerno, Benevento<br />

e Avellino), il pericolo arriva<br />

dalla cenere e dai lapilli: nemici<br />

giurati dei tetti delle case. Infatti,<br />

una pioggia di questi materiali<br />

provoca un sovraccarico eccessivo<br />

con il rischio di crolli. Altre conseguenze?<br />

Difficoltà respiratorie,<br />

danni alle coltivazioni e problemi<br />

nella circolazione sia stradale che<br />

aerea. Abbastanza per lasciarsi alle<br />

spalle tutto quello che si ha e salvare<br />

la pelle.<br />

L’ultima è la zona blu, che si trova<br />

all’interno di quella gialla. Per la<br />

conca di Nola il killer potrebbe essere<br />

l’acqua: per le caratteristiche<br />

SPECIALE Domenica 25 aprile 2010<br />

idrogeologiche del territorio, infatti,<br />

il Nolano è a rischio inondazioni<br />

e alluvioni.<br />

Quattro i livelli di allerta: base, fase<br />

di attenzione, preallarme e allarme.<br />

Il primo è quello attuale, con<br />

magma a temperatura costante e<br />

assenza di scosse sismiche. Nel secondo<br />

stadio si riunisce la Commissione<br />

Grandi Rischi. Con il<br />

preallarme si dichiara l’emergenza<br />

e la popolazione è invitata ad abbandonare<br />

le proprie case. L’ultima,<br />

quando l’eruzione è certa, porta<br />

all’evacuazione senza se e senza<br />

ma di tutta la zona rossa. Il piano,<br />

13<br />

che è costantemente aggiornato (il<br />

prossimo è atteso per la fine dell’anno),<br />

prevede il gemellaggio con<br />

alcune regioni della Penisola.<br />

Gli abitanti di San Giorgio a Cremano<br />

con il Lazio; Ottaviano con<br />

l’Umbria; Boscotrecase con la Basilicata.<br />

Scenari ipotizzati per la<br />

mancanza di strutture per accogliere<br />

gli sfollati in Campania, ma<br />

anche per continuare le relazioni<br />

sociali. Ma non mancano le polemiche.<br />

Andare al Comune di residenza<br />

per chiedere lo status di rifugiato<br />

o scappare? Via sulla propria<br />

auto o aspettare un bus?<br />

Quattro opzioni per un unico dilemma:<br />

sfuggire al fiume di lava.<br />

Altri parlano di pochi punti di accoglienza<br />

appena fuori dalle aree<br />

evacuate. Altri ancora non hanno<br />

usufruito dei finanziamenti pubblici<br />

per costruire una nuova casa<br />

al di fuori della zona rossa. Il motivo?<br />

Troppo pochi i soldi per chi<br />

dell’abusivismo edilizio ha fatto<br />

una filosofia di vita. Non resta che<br />

continuare a monitorare. E magari<br />

sperare che il sonno del <strong>Vesuvio</strong>, e<br />

degli altri vulcani, sia eterno.<br />

L’INGRESSO DELL’INFERNO<br />

Antro della Sibilla, ingresso dell’Inferno,<br />

luoghi pieni di fascino ancora oggi. I<br />

Campi Flegrei sono tra le aree più belle<br />

del napoletano e anche un enorme vulcano<br />

attivo. Abitati da sempre, fin dalla<br />

comparsa dell’uomo sulla terra, sono stati<br />

protagonisti di miti e letteratura. Si tratta<br />

di una serie di “caldere vulcaniche”, un fenomeno<br />

più raro rispetto a vulcani propriamente<br />

detti. Sono nate da fortissime<br />

esplosioni con un emissione di materiali<br />

che hanno creato i crateri che oggi vediamo,<br />

in una zona vastissima che va da Posillipo<br />

a capo Miseno. Famosissima è la<br />

Solfatara, una formazione di terreno molle<br />

con l’immissione di vapori, oltre alle<br />

strutture termali di Agnano, Pozzuoli e<br />

Lu-crino.<br />

L’ultima eruzione del 1538 ha creato<br />

Monte Nuovo, tra gli anni Settanta e Ottanta,<br />

il fenomeno del bradisismo, cioè un<br />

innalzamento e abbassamento del suolo,<br />

che in quegli anni ha toccato picchi di un<br />

metro e mezzo. Al centro di Pozzuoli si<br />

Campi Flegrei<br />

tra la Solfatara<br />

e il bradisismo<br />

trova il tempio di Serapide, oggi in parte<br />

sommerso ed è solo il più noto degli edifici.<br />

Ma anche le stesse eruzioni possono<br />

essere pericolose, spiegano i tecnici dell’Osservatorio<br />

Vesuviano, perché altamente<br />

esplosive, in una zona vastissima e<br />

densamente popolata con i suoi circa 300<br />

mila abitanti.<br />

«Essendo un territorio ad alta densità abitativa<br />

fin dall’antichità, abbiamo ritrovamenti<br />

che risalgono a tutte le epoche», aggiunge<br />

Marcello Martini, direttore del<br />

centro di monitaraggio.<br />

Per questa zona però il piano di evacuazione<br />

non è stato ancora aggiornato.<br />

I Comuni interessati<br />

alla “zona rossa”<br />

ISCHIA<br />

La fase finale<br />

della sua attività<br />

STROMBOLI<br />

Monitoraggio<br />

a banda larga<br />

MARSILI<br />

Il pericolo<br />

è un maremoto<br />

PALINURO<br />

Nascosto<br />

tra le onde<br />

Un’isola, un cratere.<br />

Ischia è tutta<br />

sul cono di un vulcano<br />

che non desta<br />

preoccupazioni in<br />

quanto dorme ormai<br />

da tempo infinito.<br />

In passato il<br />

complesso ha alternato<br />

momenti di<br />

calma a eruzioni espolsive violente, come<br />

nel 1302 quando si formò la colata dell’Arso.<br />

L’ultimo terremoto, nel 1883, distrusse Casamicciola.<br />

La sua attività è iniziata oltre<br />

centomila anni fa e l’eruzione di maggior<br />

portata è quella del Tufo Verde. La fase finale<br />

del vulcanismo è in evoluzione da diecimila<br />

anni e molti dei centri esplosivi si trovano<br />

nella parte orientale dell’isola. Sono<br />

tre le stazioni sismiche che trasmettono senza<br />

sosta segnali all’Osservatorio Vesuviano<br />

per il monitoraggio. Per ora però l’attività è<br />

debole: l’ultima scossa risale al 2007.<br />

Persistente azione e-<br />

splosiva: questa la caratteristica<br />

di Stromboli,<br />

isola vulcanica<br />

del Tirreno. L’attività,<br />

definita stromboliana,<br />

è interrotta da occasionali<br />

episodi di<br />

fuoriuscita di flussi di<br />

lava. L’attuale struttura<br />

del vulcano è il risultato di diversi cicli eruttivi<br />

avvenuti in centomila anni. Il fianco nordovest<br />

è chiamato la Sciara del Fuoco e si estende<br />

per oltre millecinquecento metri sotto il livello<br />

del mare. Gli studiosi evidenziano che il tremore<br />

vulcanico ha origine a solo duecento metri di<br />

profondità. L’ultima fase effusiva è avvenuta nel<br />

febbraio del 2007, quando il versante della Sciara<br />

del Fuoco è stato attraversato da una colata di<br />

lava. Dal 2003 è attivo il sistema di monitoraggio<br />

sismico a banda larga, tredici stazioni digitali che<br />

trasmettono i dati dei processi eruttivi per inviarli<br />

all’Osservatorio Vesuviano di Napoli.<br />

Nessun allarmismo,<br />

ma gli studiosi del<br />

C.N.R. consigliano<br />

di monitorare il golfo<br />

di Policastro. Il<br />

motivo? Un vulcano<br />

sottomarino definito<br />

«potenzialmente<br />

pericoloso»: il Marsili.<br />

Distante 150<br />

chilometri da Napoli e 70 dalle isole Eolie; è<br />

alto 3mila metri, lungo oltre 50 km e largo 30.<br />

Un vero e proprio gigante nato due milioni di<br />

anni fa, che, per gli addetti ai lavori, è il più<br />

grande vulcano d’Europa. La giovane età del<br />

mar Tirreno provoca instabilità nelle pareti<br />

del Marsili. Le sue fumarole sono state riprese<br />

nel ’90 con un video-robot da alcuni ricercatori<br />

statunitensi e sul fianco del vulcano sono<br />

stati identificati dei “collassi” che potrebbero<br />

provocare dei maremoti. Inoltre, sono state registrate<br />

frequenti emissioni che non lasciano<br />

spazio a dubbi: il vulcano sommerso è attivo.<br />

Della cintura del fuoco<br />

degli abissi fa parte<br />

anche il Palinuro. L’origine<br />

di questo vulcano<br />

risale a più di<br />

duemilioni di anni. Il<br />

Palinuro si trova a<br />

centocinquanta chilometri<br />

dal golfo partenopeo<br />

e a circa ottanta<br />

dalla costa calabrese di Diamante. La sua<br />

pericolosità è strettamente collegata con l’attività<br />

di altri vulcani sottomarini come il Marsili e il<br />

Vassilov (tra Sardegna e Lazio), anche se quest’ultimo<br />

appare più stabile. Altre preoccupazioni<br />

nascono dallo studio della struttura del vulcano:<br />

le sue pareti, infatti, sono fragili e, allo stesso tempo,<br />

la camera di magma formatasi in questo periodo<br />

ha raggiunto grandi dimensioni. Inoltre, le<br />

emissioni, unite al debole fianco, potrebbero causare<br />

dei crolli che, per gli studiosi, sono più pericolosi<br />

di un’eruzione stessa. L’unica soluzione,<br />

per ora e come sempre, è monitorare.


14 Domenica<br />

25 aprile 2010 TERRITORIO<br />

Le notizie degli incidenti aumentano la percezione del rischio<br />

Volare in sicurezza:<br />

missione possibile<br />

Il fattore uomo prevale su ambiente e macchina<br />

Aeromobili speciali<br />

Elicotteri, aeroplani e aerei<br />

di linea sono passati alla cronaca,<br />

negli ultimi mesi, come<br />

protagonisti di gravi incidenti.<br />

Dalle pagine dei<br />

giornali e dalle immagini<br />

della televisione sono rimbalzati,<br />

a cadenze quasi regolari,<br />

racconti di aerei e ultraleggeri<br />

precipitati nel<br />

vuoto. Spesso l’evento si tinge<br />

di giallo andando ad incrementare<br />

la sensazione di<br />

insicurezza tra gli ascoltatori.<br />

Eppure volare senza rischi<br />

si può. Addirittura, sostiene<br />

il colonnello Venanzio Rapolla,<br />

istruttore dell’Aeroclub<br />

di Benevento, «nell’aeronautica<br />

l’imponderabilità<br />

del rischio è minore rispetto<br />

alla nautica e ai trasporti terrestri».<br />

Nulla viene dato per<br />

scontato. Rigorosi sono i<br />

controlli e “prevenzione” è la<br />

parola chiave. Lo sa bene<br />

l’Agenzia nazionale per la<br />

sicurezza del volo (Ansv),<br />

istituita in Italia nel 1999 in<br />

attuazione delle direttive europee<br />

in materia. Oltre alle<br />

attività di studio, l’Ansv svolge<br />

le inchieste relative agli<br />

incidenti e agli inconvenienti<br />

occorsi ad aeromobili dell’aviazione<br />

civile. La finalità<br />

dell’Istituzione è quella di<br />

suggerire le opportune raccomandazioni<br />

di sicurezza.<br />

«Nelle dinamiche di un incidente<br />

c’è sempre una serie di<br />

concause», continua il colonnello<br />

Rapolla. Le avversità<br />

climatiche o i difetti di<br />

macchina da sole non giustificano<br />

il verificarsi di un<br />

incidente. E’ l’errore umano<br />

l’aspetto che subentra su<br />

tutto, precisa il colonnello:<br />

«E’ l’uomo che verifica le<br />

condizioni del tempo ed è<br />

sempre l’uomo che controlla<br />

la macchina».<br />

Sulla tragedia dell’aereo presidenziale<br />

polacco precipitato<br />

in Russia una cosa è certa:<br />

«E’ stato un errore fare tre<br />

riattaccate perché già dopo il<br />

secondo tentativo di avvicinamento<br />

è previsto che si<br />

vada sull’aeroporto alternato».<br />

La massima attenzione va<br />

posta quando si vola sugli<br />

specchi d’acqua: «I laghi<br />

hanno acque calme, quindi<br />

la distanza tra la superficie<br />

dell’acqua e l’aeromobile<br />

non sempre viene percepita<br />

in modo corretto, nemmeno<br />

il radar altimetro non risponde<br />

bene come sul terreno».<br />

«In ogni caso» – precisa<br />

– «al di sotto dei 200 piedi<br />

(70 metri), distanza a cui si<br />

imposta l’altimetro, è sempre<br />

il pilota che deve valutare<br />

bene».<br />

Con gli aeroplani si vola per<br />

sport e per diletto ma diversi<br />

sono gli utilizzi di questi<br />

ultraleggeri in campo civile<br />

e militare: da una parte il<br />

soccorso (come l’evacuazione<br />

sanitaria, la ricerca in<br />

mare di un disperso e lo spegnimento<br />

di un incendio) e<br />

gli usi scientifici (come l’analisi<br />

chimica dell’atmosfera),<br />

dall’altro il supporto alle<br />

operazioni militari come<br />

l’appoggio di fuoco, la ricognizione,<br />

l’esplorazione e il<br />

trasporto tattico delle truppe.<br />

Tragica fatalità, errore u-<br />

mano o guasto tecnico che<br />

sia, le notizie degli incidenti<br />

nelle rotte del cielo tracciano<br />

un segno indelebile nella<br />

storia del volo, che è l’essenza<br />

stessa dei sogni dell’uomo.<br />

Così la morte nel 2006,<br />

su un aeroplano Sky Arrow,<br />

di Angelo D’Arrigo, detentore<br />

di molti record tra cui la<br />

prima traversata del Sahara<br />

in solitario su un deltaplano<br />

a motore e il primo sorvolo<br />

dell’Everest in volo libero,<br />

toccò i cuori di tutti, appassionati<br />

di voli e non. Inevitabile,<br />

in casi come questi,<br />

l’aumento di una ingiustificata<br />

percezione del rischio<br />

in senso negativo.<br />

Pagina a cura di<br />

LOREDANA ZARRELLA<br />

Il Predator è un velivolo militare senza pilota,<br />

comandato a distanza e concepito essenzialmente<br />

per compiti di ricognizione, sorveglianza e acquisizione<br />

obiettivi. L’aeromobile, già utilizzato dall’Aeronautica<br />

in Iraq e in Afghanistan per il controllo<br />

delle aree ad altro rischio, è stato impiegato per<br />

concorrere alla sicurezza del G8 de L’Aquila.<br />

Si chiama Solar Impulse il nuovo aereo svizzero ad<br />

energia solare. Pochi giorni fa ha compiuto il suo<br />

primo volo in altitudine. Il velivolo, in fibre di carbonio,<br />

ha 12mila cellule fotovoltaiche che alimentano<br />

quattro motori elettrici da 10 cavalli ciascuno e caricano<br />

le batterie di litio-polimero, necessarie per il<br />

volo notturno. Nel 2013 tenterà il giro del mondo.<br />

La versatilità dell’elicottero<br />

L’elicottero si presta a diversi<br />

utilizzi. Gli Augusta-Bell sono<br />

realizzati per usi civili e militari<br />

tra cui eliambulanza, antincendio,<br />

pattugliamento e soccorso<br />

ad operazioni navali. Il velivolo<br />

viene allestito in modi differenti<br />

a seconda delle necessità.


TERRITORIO<br />

Domenica 25 aprile 2010<br />

Viaggio dentro l’istruzione: visita al liceo salernitano dove si studia per diventare cittadini del mondo<br />

15<br />

La nuova ricetta del “Da Vinci”<br />

Didattica, attività di laboratorio, ricerca e territorio: così rinasce la scuola<br />

Liceo scientifico “Leonardo Da<br />

Vinci” di Salerno: nomen omen. A<br />

testimoniare l’assunto, la mole e<br />

la qualità dei progetti messi in<br />

campo da un istituto che, specie<br />

per quanto riguarda gli obiettivi<br />

formativi, sembra rifarsi in maniera<br />

mirata alla poliedricità culturale<br />

del genio leonardiano. E del<br />

resto basta un breve colloquio<br />

con il preside Salvatore Cicenia<br />

per rendersi conto della temperie<br />

che si respira in questa scuola.<br />

Giornalista pubblicista, poeta per<br />

diletto e autore di oltre 70 pubblicazioni<br />

scientifiche, il preside espone<br />

con chiarezza la filosofia del<br />

suo mandato. «Oggi la scuola e la<br />

società sono entità complesse: ciò<br />

significa che bisogna dare ai nostri<br />

giovani risposte formative altrettanto<br />

complesse al fine di<br />

metterli in grado di affrontare il<br />

futuro analizzando i processi sociali».<br />

Come decodificare questa nuova<br />

teoria della complessità? Secondo<br />

Cicenia, diversificando e caratterizzando<br />

diversamente il ruolo<br />

della scuola. Ed ecco il programma<br />

in quattro punti sul quale si<br />

fonda l’offerta formativa del “Da<br />

Vinci”. Innanzitutto la didattica. Il<br />

lettore, a questo punto, si chiederà:<br />

ma qual è la novità? Semplice:<br />

nel modo di intendere la didattica,<br />

che non è più quella pensata<br />

con metodologia trasmissiva.<br />

«Serve un approccio problematico<br />

al sapere - ha detto il preside -<br />

per far sì che i ragazzi non vengano<br />

bombardati da nozioni dal sapore<br />

stantio: ormai, con la caduta<br />

delle ideologie e di riferimenti didattici,<br />

non c’è più un modello so-<br />

In alto,<br />

il liceo<br />

“Da Vinci”<br />

A sinistra<br />

il preside<br />

Salvatore Cicenia<br />

e in basso<br />

un documento<br />

antico<br />

e la copertina<br />

del giornale<br />

ciologico e formativo di riferimento.<br />

Da qui la necessità di stimolare<br />

un approccio anche critico<br />

dei nostri ragazzi di fronte al<br />

sapere».<br />

Questo modo di “pensare la scuola”<br />

si riflette anche in come vengono<br />

intese le attività di laboratorio,<br />

che sono il secondo, fondamentale<br />

passaggio del programma<br />

dell’istituto. Essendo un liceo<br />

scientifico, al “Da Vinci” ovviamente<br />

si tengono lezioni “tecniche”<br />

in cui si sperimenta empiricamente<br />

ciò che gli studenti di<br />

qualche generazione fa imparavano<br />

solo sui libri. Il vero esperimento<br />

pionieristico, invece, è il<br />

laboratorio di scienze umane e<br />

storiche, realizzato tramite il progetto<br />

“Investigatori del tempo”<br />

(vedi articolo in basso). Un tassel-<br />

lo importante nel mosaico culturale<br />

del “Da Vinci” è occupato<br />

inoltre dalla ricerca scientifica e<br />

dalla formazione (terzo punto<br />

del programma), il tutto ben<br />

coniugato con la pubblicazione<br />

semestrale della “Rivista di epistemologia<br />

didattica”. Il progetto,<br />

nato nel 2006 e ad oggi uno dei<br />

fiori all’occhiello del liceo (anche<br />

per la circolazione nazionale<br />

della rivista), rappresenta un’idea<br />

di ricerca sui fondamenti dell’insegnamento<br />

e viene messo in<br />

essere, in ambito autonomo e<br />

con il contributo di grandi personaggi<br />

dell’epistemologia e della<br />

filosofia della scienza, come un<br />

ripensamento critico dei dogmi<br />

della didattica nell’ottica dell’aggiornamento<br />

professionale.<br />

Quarto, ma non per questo ultimo<br />

punto del programma formativo<br />

del “Da Vinci” è l’importanza<br />

data ai rapporti con il territorio.<br />

Qui, però, non sono tutte<br />

rose e fiori. «Noi meridionali - ha<br />

detto il preside - paghiamo un<br />

prezzo alto rispetto al nord, dove<br />

molti imprenditori finanziano di<br />

tasca loro progetti formativi. Da<br />

noi non accade, ma penso che il<br />

gap sia di carattere puramente<br />

culturale. Cambiare questa<br />

situazione è il nostro prossimo<br />

obiettivo». Ad majora, quindi,<br />

anche perchè, come diceva<br />

Leonardo, “la sapienza è figlia<br />

dell’esperienza”.<br />

Pagina a cura di<br />

PIERLUIGI G. CARDONE<br />

Si chiama “Investigatori del<br />

tempo” e rappresenta un<br />

progetto didattico con o-<br />

biettivo assolutamente pionieristico:<br />

provare a fare ricerca<br />

scientifica anche nel<br />

campo della cultura umanistica.<br />

«Quando è nata questa<br />

idea - ha detto la professoressa<br />

Daniela Giacomarro<br />

- volevamo colmare uno<br />

spazio: quello della ricerca<br />

documentaria sulle fonti<br />

storiche, per rendere protagonisti<br />

i ragazzi in una materia<br />

in cui è difficile fare<br />

ricerca».<br />

Dal dire al fare, il passaggio<br />

successivo è stato l’accordo<br />

con l’Archivio di Stato di<br />

Salerno, dove gli studenti<br />

del “Da Vinci” si sono recati<br />

più e più volte per trovare<br />

e analizzare documenti<br />

originali. Inizialmente ci<br />

sono state alcune lezioni in<br />

cui gli alunni hanno avuto<br />

la possibilità di ricostruire l’<br />

albero genealogico della famiglia<br />

partendo dal loro<br />

cognome. Il rapporto diretto<br />

con tale tipo di fonte,<br />

poi, ha scatenato la curiosità<br />

intelletuale dei ragazzi<br />

che, sempre con il prezioso<br />

aiuto dei docenti che curano<br />

il progetto, hanno focalizzato<br />

la loro attenzione<br />

nella ricerca di documenti<br />

che avessero a che fare con<br />

il brigantaggio salernitano,<br />

Un progetto pionieristico<br />

La storia<br />

per capire<br />

chi siamo<br />

delineando le caratteristiche<br />

principali del fenomeno, oltre<br />

ai tratti e alle gesta dei<br />

personaggi più interessanti.<br />

«Inizialmente - ha continuato<br />

la professoressa - il progetto<br />

era indirizzato agli studenti<br />

del triennio, ma successivamente<br />

abbiamo coinvolto<br />

anche i ragazzi dei<br />

primi due anni, con risultati<br />

francamente inaspettati».<br />

La prima fase del progetto,<br />

quella della ricerca dei dati,<br />

è ormai conclusa: ora i ragazzi<br />

stanno lavorando per<br />

creare dei contenuti multimediali<br />

che raccontino quest’esperienza,<br />

ulteriormente<br />

impreziosita, vale la pena<br />

dirlo, anche da tutta una serie<br />

di “uscite sul campo”<br />

presso musei e siti di interesse<br />

storico a tema. «La<br />

storia è un’identità, è la nostra<br />

radice - ha concluso la<br />

professoressa Giacomarro<br />

-. Certo, non abbiamo mai<br />

avuto pretese scientifiche<br />

in senso stretto, ma devo<br />

dire che il progetto, grazie<br />

anche alla disponibilità di<br />

tutto il personale dell’Archivio<br />

di Stato, rappresenta<br />

un vero successo»<br />

Una vera fucina di idee.<br />

Difficile definire diversamente<br />

i ragazzi del liceo<br />

“Da Vinci”, specie per l’originalità<br />

delle loro iniziative.<br />

Una di queste è il mensile<br />

“Da Vinci times”, realizzato<br />

senza nessun filtro<br />

da parte del personale docente.<br />

«Il preside e i professori<br />

ci hanno dato libertà,<br />

autonomia e la possibilità<br />

di creare spazi autogestiti.<br />

Noi li ripaghiamo<br />

con la nostra responsabilità»:<br />

a parlare sono<br />

Giacomo Delinavelli, Mario<br />

Noschese e Valentina<br />

Pagano, rispettivamente<br />

rappresentante d’istituto,<br />

direttore e caporedattrice<br />

del giornale in questione,<br />

integralmente scritto e<br />

impaginato dai ragazzi.<br />

Tanti i temi trattati, con<br />

interviste e approfondimenti<br />

che puntano ad a-<br />

nalizzare l’attualità spicciola<br />

e molti aspetti del<br />

mondo giovanile.<br />

Altra trovata non meno<br />

originale, inoltre, è la pagella<br />

di fine anno ai professori.<br />

«E’ un esperimento<br />

che quest’anno portiamo<br />

avanti per la prima<br />

volta - hanno detto i ragazzi<br />

- e pensiamo che<br />

possa servire a migliorare<br />

l’offerta didattica della<br />

nostra scuola». L’idea non<br />

Le iniziative degli alunni<br />

«Autonomia<br />

vuol dire<br />

responsabilità»<br />

è peregrina, anche perchè i<br />

voti ai docenti sono l’esito<br />

di un’analisi fondata su parametri<br />

di valutazione davvero<br />

interessanti: si va dalla<br />

comunicabilità al tempo<br />

extra dedicato agli alunni,<br />

dall’adattamento (del programma<br />

alle esigenze della<br />

classe) alla coerenza della<br />

valutazione, fino ad arrivare<br />

alla sensibilità dei professori<br />

nel comunicare agli<br />

alunni le problematiche sociali.<br />

A fine anno, poi, i ragazzi<br />

renderanno nota una<br />

classifica di merito dei migliori<br />

cinque professori.<br />

Attenzione: non la graduatoria<br />

completa, perchè -<br />

come dicono i ragazzi -<br />

«non vogliamo colpire nessuno».<br />

I motivi di cotanto<br />

impegno? «Vogliamo dimostrare<br />

che la meritocrazia<br />

paga sempre: chi vale<br />

deve essere premiato! E’<br />

anche un messaggio per<br />

chi amministra la scuola a<br />

livello nazionale». Un risultato<br />

tangibile già c’è: se<br />

fino a qualche anno fa il<br />

“Da Vinci” perdeva iscrizioni,<br />

dal 2009 il trend è in<br />

controtendenza. E scusate<br />

se è poco.


16 Domenica 25 aprile 2010 TERRITORIO<br />

Strafalcioni, errori verbali, punteggiatura scriteriata: dal web un triste spaccato del linguaggio giovanile<br />

Niente grammatica, siamo blogger<br />

Sui social network si fa scempio dell’italiano. Ma c’è chi si unisce per difenderlo<br />

Da Twitter con furore “fallow my<br />

blog”, che tradotto suonerebbe tipo<br />

“incolto il mio blog”. Non è uno<br />

scherzo, ma uno dei tanti scempi<br />

linguistici da web 2.0. Perché la<br />

diffusione di internet, dei social<br />

network e dei blog, oltre ai noti<br />

vantaggi, ha portato con sé anche<br />

tanti danni, uno su tutti il totale<br />

stravolgimento della lingua.<br />

Il fenomeno, preoccupante per linguisti<br />

ed insegnanti ma esilarante<br />

per il popolo delle rete, costringe a<br />

porsi una domanda: se alla tv dobbiamo<br />

la diffusione della lingua i-<br />

taliana, è ai nuovi media che dovremo<br />

la sua scomparsa? Domanda<br />

non nuova, certo, ma ormai<br />

non più eludibile nell’epoca dei social<br />

network, che hanno portato<br />

alla luce, e in un certo senso sdoganato,<br />

un universo di mostruosità<br />

linguistiche prima celato nell’intimità<br />

degli sms.<br />

Il fenomeno ha proporzioni più<br />

vaste di quanto si pensi. C’è la ragazzotta<br />

di periferia, nel pieno della<br />

tarda adolescenza, le cui giornate<br />

trascorrono lunghe e vuote.<br />

Passa il tempo facendo acquisti in<br />

negozietti di abbigliamento dal<br />

target economico, sognando un<br />

futuro da attrice di soap opera o da<br />

modella, e ha bisogno di farsi notare.<br />

Facebook non le basta, allora a-<br />

pre un blog. Un luogo virtuale dove<br />

esprimersi con fotografie, frasi<br />

ad effetto, piccoli racconti di vita<br />

vissuta per mostrare a tutti gli internauti<br />

quanto ha da dire, e convincerli<br />

di quanto la loro vita fosse<br />

inutile prima della scoperta del suo<br />

fantastico spazio web. Pazienza se<br />

non è proprio una bellezza, se non<br />

ha a disposizione un fotografo professionista<br />

o una macchina fotografica<br />

“entry level”, quello che<br />

conta è ciò che è, e soprattutto ciò<br />

che scrive. Ed è qui che arriva il<br />

bello: strafalcioni, orrori grammaticali,<br />

tempi verbali inesistenti,<br />

punteggiatura completamente assente<br />

e chi più ne ha più ne metta.<br />

Altro che perifrastica: a dare un’occhiata<br />

al web sembra che i nostri<br />

giovani non conoscano neanche i<br />

rudimenti della lingua italiana. Cosa<br />

che fa riflettere ed anche indignare,<br />

se pensiamo che l’età media<br />

dei diaristi del web è l’adolescenza<br />

e che, presumibilmente, dovrebbero<br />

tutti frequentare un istituto superiore.<br />

Se pensate che sia impossibile che<br />

nel 2010 un ragazzo non conosca<br />

la propria lingua, qualche esempio<br />

vi farà cambiare idea. C’è Marta,<br />

simpatica ragazza della provincia<br />

di Napoli, che racconta dei propri<br />

acquisti effettuati “incuriosando su<br />

internet”. Ed è ancora niente. Molti<br />

amano inserire citazioni o piccoli<br />

pensieri filosofici sui propri profili<br />

Facebook, come l’enigmatica frase<br />

“lunico modo per liberarsi di una<br />

tentazione è credervi”, un libero riadattamento<br />

di un aforisma di O-<br />

scar Wilde. Poi c’è Tullio, che, sempre<br />

sul popolare social network,<br />

condivide con i suoi amici la scoperta<br />

che “la caspitale dell’Umbra<br />

non è Udinese ma e Peruggia”, roba<br />

da far rimpiangere i ragazzini di<br />

“Io speriamo che me la cavo”.<br />

E come non citare Angelica, aspirante<br />

redattrice di Vogue, che decide<br />

di scavalcare ogni gavetta, rivolgendosi<br />

direttamente su Twitter<br />

alla direttrice Franca Sozzani con<br />

un “volevo proporle un'articolo, se<br />

mi manda la sua mail”. Forse le<br />

sfugge che per scrivere “un articolo”<br />

non serve l’apostrofo. Per non<br />

parlare delle lingue straniere, da<br />

sempre bestie nere dei giovani italiani,<br />

a cui tanti però ricorrono per<br />

darsi un tocco di classe e rendere i<br />

loro spazi più “internazionali”.<br />

Gli orrori del web hanno dato vita<br />

a un filone di blog nato appositamente<br />

per raccogliere tutti gli strafalcioni,<br />

come il noto Facebookkini,<br />

parodia del social network, di<br />

cui raccoglie gli errori più grossolani<br />

e divertenti. Lo stesso Facebook,<br />

però, oltre ad essere teatro di<br />

scempi linguistici, è anche la culla<br />

di alcuni gruppi fondati col più o<br />

meno serio obiettivo di tutelare la<br />

lingua italiana. Tra questi spicca<br />

“Lottiamo contro la scomparsa del<br />

congiuntivo”, che conta ad oggi oltre<br />

centomila iscritti. L’area discussioni<br />

del gruppo è spesso animata<br />

da dotte disquisizioni sull’utilizzo<br />

dell’odiato tempo verbale, che<br />

proprio i nuovi media stanno contribuendo<br />

a far scomparire.<br />

Proprio dal web una speranza,<br />

dunque. La domanda allora diventa:<br />

i social network distruggeranno<br />

o salveranno la lingua italiana? Il<br />

poeta tedesco Holderlin diceva che<br />

“lì dove c’è il pericolo cresce anche<br />

ciò che salva”. Speriamo sia di buon<br />

auspicio.<br />

Servizi di<br />

RAFFAELE PELLEGRINO<br />

VERONICA VALLI<br />

Traduttori<br />

automatici<br />

pasticcioni<br />

Volete scrivere o tradurre<br />

qualcosa in inglese ma non<br />

spiccicate una parola? No<br />

problem. Da vari anni sono<br />

disponibili diversi siti internet<br />

dotati di traduttori automatici.<br />

Il loro funzionamento è<br />

semplicissimo: basta inserire<br />

il testo in italiano, selezionare<br />

la lingua desiderata e il gioco è<br />

fatto. Però bisogna stare attenti:<br />

non è tutto oro quello<br />

che luccica. La maggior parte<br />

dei siti, infatti, si limita a tradurre<br />

il testo parola per parola,<br />

con un risultato deludente<br />

e talvolta esilarante, perciò è<br />

meglio scegliere con cura il<br />

portale.<br />

Alcuni dei servizi offerti da<br />

siti popolari come Google o<br />

Yahoo sono affidabili per frasi<br />

brevi ma basta un costrutto<br />

più complesso per mandarli<br />

nel pallone. Guai quindi ad<br />

utilizzarli per la traduzione di<br />

interi testi o pagine web.<br />

Un’ottima alternativa sono gli<br />

spazi come Translated.net,<br />

che offrono anche dei servizi<br />

di traduzione a pagamento e<br />

dove è possibile addirittura<br />

offrire il proprio contributo<br />

alla traduzione, in perfetto<br />

stile “wiki”. Le lingue a disposizione<br />

sono tantissime, dalle<br />

classiche inglese e francese fino<br />

al giapponese, coreano e<br />

persino il creolo haitiano.<br />

Il Comune della Costiera sorrentina celebra i meridionalisti, suoi migliori figli adottivi<br />

Vico, la storia in due piazze<br />

Nuova toponomastica per ricordare Gerardo Chiaromonte e Manlio Rossi Doria<br />

Nel 2007 si pensò al sen. Fermariello<br />

La via che non c’è<br />

Il cambio di toponomastica<br />

ha scontentato numerosi<br />

sostenitori del Pd<br />

che lamentano l’esclusione<br />

di un altro personaggio<br />

della sinistra meridionale,<br />

il senatore Carlo<br />

Fermariello, a cui, il partito,<br />

nel 2007, in occasione<br />

del decennale della scomparsa,<br />

aveva promesso<br />

l’intitolazione di una strada.<br />

Nato nel 1925, Fermariello<br />

militò nel Partito<br />

d’Azione seguendo le<br />

orme dello zio Gennaro,<br />

sindaco di Napoli nel<br />

1945. Partecipò alla lotta<br />

partigiana, collaborando<br />

con il giornale “L’Azione”<br />

diretto da Guido Dorso.<br />

Nel dopoguerra aderì al<br />

Pci per poi diventare<br />

segretario della Federbraccianti<br />

e coordinatore<br />

della Cgil in occasione<br />

delle lotte contadine per<br />

il Mezzogiorno. Nel 1963<br />

recitò nel film “Le mani<br />

sulla città” di Francesco<br />

Rosi. Dal 1968 al 1983 fu<br />

eletto senatore, periodo<br />

in cui si interessò anche<br />

dello sviluppo della città<br />

di Napoli. Nel 1996 diventò<br />

sindaco di Vico E-<br />

quense al primo turno<br />

con il 72% delle preferenze.<br />

Morì pochi mesi dopo,<br />

il 15 gennaio 1997.<br />

Anche lui è sepolto nella<br />

cittadina costiera.<br />

Presto ci saranno due nuove piazze per<br />

Vico Equense. Solo il tempo di ultimare<br />

gli ultimi adempimenti burocratici<br />

poi la piazzetta del borgo di marina di<br />

Vico e quella del borgo di Montechiaro<br />

saranno intitolate rispettivamente a<br />

due grandi nomi della politica e del<br />

meridionalismo del Novecento, Gerardo<br />

Chiaromonte e Manlio Rossi Doria.<br />

La proposta, partita da un consigliere<br />

del Partito democratico, è stata accolta<br />

dalla giunta di centrodestra del Comune<br />

della Costiera sorrentina. I due<br />

politici di sinistra avevano in comune<br />

un amore sconfinato proprio per Vico<br />

Equense al punto da eleggerlo come<br />

luogo ideale per i periodi di riposo e<br />

per la propria sepoltura.<br />

Gerardo Chiaromonte, nato a Napoli<br />

nel 1924, è stato uno dei protagonisti<br />

della storia del Pci e quindi del Pds,<br />

ricoprendo anche la carica di direttore<br />

di “Rinascita” dal 1972 al 1975 e de<br />

“L’Unità” dal 1986 al 1988. Più volte<br />

senatore, nel 1987 diventa presidente<br />

della commissione parlamentare di<br />

inchiesta sulla criminalità organizzata.<br />

Scrittore di vari saggi su temi quali l’agricoltura,<br />

la politica e il sociale, scompare<br />

nel 1993 a Vico Equense, luogo<br />

dove è ancora oggi sepolto.<br />

Manlio Rossi Doria, invece, nato a<br />

Roma nel 1904, è stato militante in gioventù<br />

nella fila del Partito d’Azione.<br />

Professore di economia e politica agraria<br />

alla facoltà di Agraria di Portici, diventa<br />

un esperto di primo piano della<br />

politica agraria meridionale. Sostenitore<br />

della pianificazione del territorio,<br />

si è a lungo battuto per la creazione di<br />

una carta dei suoli prima che i Comuni<br />

fossero dotati di un simile strumento<br />

Piazza Rossi Doria<br />

e in basso piazza Chiaromonte<br />

per arginare la cementificazione selvaggia.<br />

Senatore socialista negli anni<br />

’60, Rossi Doria è stato autore di una<br />

vasta produzione scientifica oggi conservata<br />

alla facoltà di Economia<br />

dell’Università di Roma Tre, nel centro<br />

che porta il suo nome. Morì nel<br />

1988 e scelse di essere sepolto a<br />

Montechiaro, frazione di Vico, dove<br />

amava trascorrere le vacanze.<br />

Servizi di<br />

CLAUDIA ESPOSITO


IL PERSONAGGIO Domenica 25 aprile 2010<br />

Gino Rivieccio, con il suo show da mattatore raffinato, al Gesualdo di Avellino<br />

Il gentleman della risata<br />

17<br />

“Quann ce vò ce vò”, il suo one<br />

man show con la veste musicale<br />

della Minale Band per la regia di<br />

Giancarlo Drillo, presentato con<br />

successo alla scorsa edizione del<br />

Festival Teatro Italia, è approdato<br />

in queste sere al Comunale “Carlo<br />

Gesualdo” di Avellino. Occasione<br />

per il cinquantaduenne Gino Rivieccio,<br />

che ha festeggiato lo scorso<br />

anno, i 30 di carriera, per una<br />

carrellata satiro-realistica di vizi e<br />

virtù della sua Napoli, spaziando<br />

dalla canzone degli anni ’70 a quella<br />

partenopea, dal night club al<br />

cabaret, irrigando col sorriso il<br />

terreno della politica, del costume<br />

e del malcostume.<br />

«Una fotografia della mia città,<br />

con la sua gente, la sua solitudine e<br />

la sua cultura, quella del ragù,<br />

prima di tutto, di cui non potrei<br />

mai fare a meno, ma che è anche<br />

quella di vedersi qui alla Caffettiera<br />

per la nostra intervista, un<br />

must per i napoletani doc» assicura.<br />

Falcata elegante, stretto in un<br />

abito grigio col pantalone da piega<br />

perfetta e scarpa english, Rivieccio<br />

ha il physique du role più<br />

dell’avvocato della porta accanto,<br />

che dell’attore comico. E con la<br />

laurea in giurisprudenza, in otto<br />

anni, confessa («episodio annoverabile<br />

tra i consapevoli ritardi<br />

della mia vita, iniziata con 20 giorni<br />

di attesa extra e dopo 11 anni da<br />

mio fratello») il rischio ci fu, di<br />

praticare i parquets di studi blasonati,<br />

piuttosto che le tavole del<br />

palcoscenico. Ma sarebbe stato un<br />

peccato, per il pubblico.<br />

Quello che, dai tempi del “Merigiornale”(il<br />

notiziario del meridionale<br />

“col saluto ai fratelli Abbagnale”)<br />

alla più recente parodia del<br />

Governatore afragolese, Rivieccio<br />

continua a sedurre, con la sua<br />

comicità divertente e divertita,<br />

arguta e mai volgare, figlia della<br />

scuola di Dino Verde, Nino Taranto<br />

e Pietro de Vico.<br />

«Maestri della risata senza turpiloquio,<br />

oggi rara, come se non si<br />

potesse fare a meno di offendere il<br />

bersaglio e calunniarlo» dice, ricordando<br />

tra quelli, l’esempio illuminante<br />

di Walter Chiari. L’occhio<br />

lungimirante e il naso del<br />

talent scout del cavaliere dei<br />

tempi del Biscione, lo capì giovanissimo<br />

e lo carpì, subito.<br />

«Sono stato in Fininvest quando<br />

Berlusconi non aveva ancora la<br />

diretta, registravo 3 puntate al<br />

giorno (250 in un anno) poi le<br />

famose pizze venivano spedite in<br />

tutta Italia e mandate simultaneamente…<br />

era una finta … nel superare<br />

le barriere della legge, lui, è<br />

sempre stato bravo! Venivo usato<br />

come conduttore più che come<br />

comico, perché l’immagine del<br />

napoletano per bene, piaceva molto<br />

al “dottore,” come lo chiamavano<br />

ad Arcore e a Cologno Monzese».<br />

Esperienza televisiva, quella<br />

milanese, destinata ad esaurirsi<br />

agli inizi degli anni ‘90, quando il<br />

vento leghista spazzò via i meridionali<br />

dal video (e Luigi Compagnone<br />

scrisse di epurazioni da<br />

parte di Fininvest). Fu per Gino<br />

uno dei primi bocconi amari a cui<br />

il padre poliziotto lo aveva preparato,<br />

facendogli dono di un cucchiaino<br />

d’argento, quando lo aveva<br />

«Era più bella la tv con gli indici di gradimento<br />

A Zelig, talenti? No, basta fare i personaggi»<br />

«Ieri attaccato alla città<br />

come una patella<br />

allo scoglio<br />

e oggi mi sento<br />

napoletano d’altomare»<br />

L’attore<br />

in una delle sue<br />

interpretazioni<br />

più famose quella<br />

del “Merigiornale”<br />

il tg satirico<br />

meridionalista,<br />

della trasmisssione<br />

Studio 5<br />

che lo rese famoso<br />

negli anni ‘80<br />

salutato alla stazione dei Campi<br />

Flegrei, episodio che egli stesso<br />

ricorda in “Retroscena” (cofanetto<br />

libro-dvd, uscito a dicembre scorso<br />

per le edizioni Graf) con una<br />

prefazione - cammeo di Antonio<br />

Ghirelli. «Le motivazioni di quell’epilogo<br />

furono strettamente<br />

commerciali: allora più di ora, i<br />

palinsesti erano dettati dall’Oreal<br />

piuttosto che da Barilla o Rana<br />

che prediligevano presentatori<br />

con accento settentrionale. Ma<br />

nonostante tutto ho un bellissimo<br />

ricordo di quel periodo e non<br />

potrei mai portare rancore a<br />

Silvio Berlusconi, gli sono grato,<br />

se non altro, perché mi ha permesso<br />

di piangere su una Rolls<br />

Royce e non sul tram; di viaggiare<br />

in prima classe…guadagnare, a<br />

soli ventotto anni, milioni a stagione<br />

e vivere al Jolly Hotel , con<br />

l’autista a disposizione». Come<br />

quei napoletani che non festeggiano<br />

il carnevale perché la<br />

maschera la indossano tutto l’anno,<br />

secondo uno dei suoi più noti<br />

aforismi, Rivieccio lontano da<br />

diciassette anni dalla tv, indossa la<br />

sua, quella di partenopeo orgoglioso<br />

dei suoi natali e grato a Dio<br />

per avergli dato il compito di far<br />

ridere la gente. Assolvendolo elegantemente,<br />

dai teatri di tutta<br />

Italia, alternando commedie musicali<br />

alla rivista, passando per lo<br />

storico “Scanzonatissimo” (che<br />

Il comico napoletano<br />

Gino Rivieccio<br />

figlio di un poliziotto<br />

e di una casalinga<br />

nato il 31 gennaio 1958<br />

ha scelto di rimanere<br />

a vivere nella sua città<br />

LA BIOGRAFIA<br />

Per Gino Rivieccio, attore comico, presentatore e<br />

scrittore, Napoli è uno stato d’animo, più che la<br />

sua città natale. A cinque anni nel ‘63 era già,<br />

scopa alla mano, il baby molleggiato di 24 mila<br />

baci, protagonista, di serate in famiglia.<br />

A 21, entra a far parte come attore della compagnia<br />

stabile del Teatro Sannazzaro di Napoli, al<br />

fianco di Nino Taranto, Luisa Conte, Pietro De<br />

Vico e di giocare con l’arte, non ha mai più smesso.<br />

Vincitore del Festival del cabaret di Loano,<br />

approderà alla tv conducendo su Rete 4 al fianco<br />

di Carmen Russo e Paolo Villaggio, “Un Fantastico<br />

tragico Venerdì”. Ma è il tg satirico meridionalista<br />

di “Studio 5” spazio quotidiano su Canale<br />

5 a consacrarlo comico di successo. Dal 1987<br />

al 1989 conduce “Cantando cantando”, con Little<br />

Tony, Rosanna Fratello e Bobby Solo. Nel 1991<br />

passa alla Rai per affiancare Osvaldo Bevilacqua e<br />

Mita Medici in “Sereno Variabile”. Ma l’anno<br />

dopo uno sfortunato “Cantagiro”, con Mara<br />

Venier e Fiorello segna il suo addio alla tv, e il<br />

ritorno al teatro. Da “Scanzonatissimo” del ‘93<br />

per la regia di Dino Verde, ad oggi, Rivieccio ha<br />

attraversato con elegante autoironia, le passerelle<br />

dei più importanti teatri italiani.<br />

negli anni ‘60 aveva portato al successo<br />

Noschese e rivisitato per lui<br />

da Dino Verde) a Viviani, Plauto e<br />

Feydeau, fino a “Sali e t’abbacchi”<br />

scritta con Gustavo (figlio di Dino)<br />

che ha decretato il successo della<br />

scorsa stagione teatrale.<br />

«Come mi realizzo sulle tavole del<br />

palcoscenico, non mi accade davanti<br />

alla telecamera - confessa - e<br />

poi il pubblico non te lo puoi comprare.<br />

In tv dettano legge gli indici<br />

di ascolto; in quella di Agnes c’era<br />

l’indice di gradimento, chissà…<br />

peccato non averlo conosciuto<br />

allora, quando Pippo Baudo, che<br />

pure aveva un debole per me, ai<br />

provini di “Serata d’Onore”, accompagnato<br />

da papà, al Teatro<br />

Verdi di Montecatini , mi scartò<br />

per il trio Solenghi-Marchesini-<br />

Lopez! Certo la televisione fa comodo,<br />

ma quella di oggi, fatta eccezione<br />

per programmi come<br />

“Report” e personaggi come Fabio<br />

Fazio, Fiorello (che ebbi modo di<br />

apprezzare nel nostro “Cantagiro”<br />

poco fortunato ma perchè non<br />

funzionava più la formula) e Gerry<br />

Scotti che considero tra le migliori<br />

espressioni, non mi interessa. Il<br />

mio elettrodomestico preferito<br />

resta il frigorifero». E parlando di<br />

Zelig, vetrina dei comici di oggi,<br />

dice: «È come il vino, ci sono le<br />

annate buone e quelle cattive, ma<br />

ho la sensazione che ormai sia un<br />

marchio indovinato, dove tutto è<br />

perdonato non è importante essere<br />

bravi, basta fare i personaggi. O<br />

nel caso, delle tv per ragazzi, essere<br />

bambini, per fare i cantanti e i<br />

ballerini!»<br />

Il Rivieccio papà (sposo 46enne in<br />

ritardo, nel suo modo di vivere “da<br />

fondista, piuttosto che da scattista”)<br />

di due bimbi di 3 anni e<br />

mezzo e 5, è attento ai dettagli e<br />

premuroso; non si fa distrarre<br />

dagli applausi o dagli incassi al<br />

botteghino, ed è divenuto, nel<br />

tempo, lo ammette, meno napoletano<br />

di scoglio e più di alto mare.<br />

Capace anche di guardare da lontano<br />

la sua città, per scrutarne i<br />

difetti: «tra quelli dello spettacolo<br />

sono rimasto tra i pochi a rimanere<br />

qui, forse ne ho pagato anche il<br />

prezzo ma è stato bello fare da<br />

anticorpo, anche se ora guardo al<br />

futuro dei miei figli, con preoccupazione».<br />

Intanto nella lunga attesa di indossare<br />

il vero tight, debutterà l’8 febbraio<br />

2011 al San Babila di Milano,<br />

(solo da fine marzo a Napoli) con<br />

“Il padre della sposa” piece tratta<br />

dall’ omonima pellicola del 1950 di<br />

Vincent Minnelli , nel ruolo che fu<br />

di Spencer Tracy e al fianco di<br />

Corinne Clery che dovrà misurarsi<br />

nella parte (della versione cinematografica)<br />

di Liz Taylor. La regia<br />

dello spettacolo per la Albertina<br />

produzioni è affidata a Marco<br />

Parodi mentre è ancora top secret<br />

il ruolo della figlia. In lizza due<br />

giovani e brave attrici Alessandra<br />

Pierelli (scoperta da Maria de<br />

Filippi in “Uomini e donne”) e<br />

Sarah Maestri (la Alice del film di<br />

Fausto Brizzi “Notte prima degli<br />

esami”).<br />

Rivieccio, col sano distacco di<br />

un’artista che ha messo al centro<br />

della sua vita, la famiglia, gli amici<br />

e la scrittura, resta l’inguaribile innamorato<br />

delle tavole del palcoscenico,<br />

pronto alla sua nuova<br />

sfida.<br />

«Sono ancora qui che lotto per la<br />

mia Europa League e non certo<br />

per la retrocessione - ride sornio<br />

ne - gioco per le prime posizioni! Il<br />

campionato è ancora lungo e, se i<br />

conti si fanno alla fine, mi aspetta<br />

il girone di ritorno. Considerando<br />

i miei 52 anni mi restano almeno<br />

una ventina di partite da giocare…o<br />

no?»<br />

Pagina a cura di<br />

CHIARA DEL GAUDIO


18 Domenica 25 aprile 2010 SPETTACOLI<br />

Storia<br />

La crisi minaccia persino il ricordo di quei luoghi<br />

Quando Napoli<br />

scoprì il cinema<br />

Era la seconda città d’Europa per numero di sale<br />

Proiezioni e antiche ribalte<br />

Per noi spettatori moderni il<br />

cinema è occhialini per il<br />

3D, trailers su maxischermo<br />

accompagnati da sfizi alimentari<br />

e gadget. Abituati a<br />

frequentare multiplex, il rischio<br />

è perdere la memoria<br />

delle vecchie sale di quartiere,<br />

nell’ultimo decennio travolte<br />

dalla crisi. È grazie a<br />

quelle sale che, nell’era premediatica,<br />

si sono formate<br />

tendenze e si è velocizzato il<br />

processo di condivisione<br />

attraverso la visione collettiva.<br />

Per gli spettatori di inizio<br />

Novecento i cinema furono<br />

una finestra sul mondo e<br />

mezzo divulgatore di novità.<br />

E Napoli, già a fine Ottocento,<br />

era una capitale del<br />

cinema, seconda solo a Parigi<br />

per numero di sale cinematografiche.<br />

Nel 1895-96,<br />

presunta data di nascita del<br />

cinema, Napoli fu una delle<br />

prime metropoli ad aprirsi<br />

alla novità. Grazie ad audaci<br />

imprenditori la macchina da<br />

proiezione trovò ospitalità<br />

in bar, birrerie e caffè-concerto.<br />

Fu proprio un caffèconcerto,<br />

il Salone Margherita,<br />

nella crociera inferiore<br />

della Galleria Umberto I, a<br />

fare da apripista. Il 30 marzo<br />

1896 i napoletani conobbero<br />

la macchina dei Lumière.<br />

Quei pochi minuti di proiezione<br />

suscitarono grande<br />

effetto e il cinema conquistò<br />

i napoletani, guadagnando<br />

terreno anche sullo spettacolo<br />

teatrale, frequentato<br />

dall’aristocrazia e dall’alta<br />

borghesia, che in cornici<br />

adeguate al loro ceto sociale,<br />

si accostarono progressivamente<br />

alle immagini in<br />

movimento.<br />

Quando nel 1910 si passò alle<br />

pellicole in lungometraggio,<br />

gli esercenti napoletani<br />

furono costretti a maggiorare<br />

il prezzo del biglietto. Di<br />

conseguenza aumentò anche<br />

il divario sociale tra le<br />

sale. Quelle di prima visione,<br />

eredi dei caffè-concerto e<br />

situate nelle zone della cosiddetta<br />

“Napoli bene”, alternavano<br />

proiezioni a spettacoli<br />

teatrali e di varietà. Le<br />

sale di seconda e terza visione<br />

erano discendenti di<br />

baracconi in legno ricostruiti<br />

in muratura.<br />

Da una ricerca promossa<br />

dalla cattedra di Storia del<br />

cinema delle università Federico<br />

II di Napoli e dell’Ateneo<br />

di Salerno (di prossima<br />

pubblicazione nella<br />

collana Cinema e Storia della<br />

casa editrice Liguori) è e-<br />

merso che allora furono<br />

poste le basi per l’affermazione<br />

dello spettacolo cinematografico<br />

a Napoli. Ruolo<br />

fondamentale ebbero gli e-<br />

sercenti che, intuendone le<br />

potenzialità economiche, investirono<br />

sul settore. Durante<br />

la Prima Guerra Mondiale,<br />

quando le sale divennero<br />

un interessante mezzo<br />

informativo - sebbene epurato<br />

- su ciò che avveniva al<br />

fronte, lo spettacolo cinematografico<br />

visse un periodo<br />

di assestamento.<br />

Negli anni Venti gli esercenti<br />

attinsero alla produzione<br />

americana per far fronte alla<br />

penuria di pellicole italiane<br />

di qualità. Il governo intervenne<br />

troppo tardi per tutelare<br />

realmente il prodotto<br />

filmistico nazionale e gli e-<br />

sercenti furono considerati<br />

responsabili della crisi del<br />

cinema nazionale.<br />

Afflitto dalle tasse, il settore<br />

incassò anche il colpo della<br />

“rivoluzione” del sonoro. Se<br />

da un lato l’innovazione tecnica<br />

era una possibilità di<br />

rinnovamento, dall’altra la<br />

scelta era obbligata: convertire<br />

la sala al sonoro o chiuderla.<br />

Periodo nero dell’esercizio<br />

cinematografico napoletano<br />

fu la Seconda Guerra Mondiale.<br />

Il difficile approvvigionamento<br />

di pellicole, l’imposizione<br />

dell’oscuramento a<br />

causa del pericolo di bombardamenti,<br />

la limitazione<br />

degli orari di spettacolo, il<br />

peso fiscale, la disoccupazione,<br />

il mercato nero, le e-<br />

pidemie e la mancanza di rifugi<br />

antiaerei costrinsero<br />

alla chiusura le poche sale<br />

ancora attive. Era la Napoli<br />

devastata del secondo dopoguerra:<br />

la Napoli milionaria.<br />

Pagina a cura di<br />

GERMANA GRASSO<br />

Il 30 marzo 1896 al Salone<br />

Margherita, in<br />

galleria Umberto I, si<br />

tenne la prima proiezione<br />

a Napoli, proposta<br />

all’interno dello<br />

spettacolo di varietà.<br />

L’Apollo al Vasto nel<br />

1929 era il secondo cinema<br />

della città con<br />

1500 posti. La sala era<br />

ben decorata e aveva<br />

lanternini elettrici. Fu<br />

demolito nel 1958.<br />

Il Diana ieri e oggi<br />

Fu inaugurato da Giovanni<br />

De Gaudio il 16<br />

marzo 1933 alla presenza<br />

del principe Umberto<br />

di Savoia. Per l’occasione<br />

Nel 1894 in Galleria<br />

Principe di Napoli fu<br />

inaugurato lo Scotto<br />

Jonno, che poi prese il<br />

nome di Carenzi e<br />

aveva l’esclusiva per le<br />

pellicole della Pathè.<br />

Il Garibaldi in piazza<br />

Tribunali era in legno.<br />

Apparteneva ai fratelli<br />

Ajello, parenti del noto<br />

attore popolare Federico<br />

Stella. Fu demolito<br />

nel 1918.<br />

fu proiettato un cartone<br />

animato della Disney.<br />

Oggi il Diana è gestito<br />

dalla famiglia Mirra,<br />

erede di De Gaudio.<br />

Nostalgia<br />

del lenzuolo<br />

bianco<br />

Anche la produzione cinematografica<br />

non è immune<br />

dal fascino della<br />

sala come proiezione di<br />

aspirazioni collettive.<br />

Nel 1988 in Italia furono<br />

prodotti tre film che raccontano<br />

la nostalgia per<br />

un luogo in cui formare<br />

una cultura condivisa:<br />

Nuovo Cinema Paradiso<br />

di Giuseppe Tornatore,<br />

Splendor di Ettore Scola<br />

e Via Paradiso di Luciano<br />

Odorisio. In questi<br />

film la decadenza della<br />

sala è simbolo dell’incapacità<br />

a valorizzare il lascito<br />

culturale delle generazioni<br />

precedenti e<br />

segno di un diffuso malessere<br />

culturale.<br />

A teatro va in scena<br />

la macchina Lumière<br />

Il Vate, “Cabiria” e l’infuocata polemica sul San Carlo<br />

A metà degli anni Dieci lo spettacolo<br />

cinematografico iniziò a conquistare<br />

anche il palcoscenico dei migliori teatri<br />

cittadini. Era consuetudine proporre<br />

in teatro pellicole ritenute artisticamente<br />

rilevanti. Quando, però,<br />

si pensò di aprire alla macchina da<br />

proiezione le porte del prestigioso<br />

San Carlo, la situazione cambiò. È<br />

documentato che il primo spettacolo<br />

cinematografico si tenne al San Carlo<br />

nel 1912 e per sole due serate di gala.<br />

Il ricavato andò in beneficenza alle<br />

truppe della Marina Militare Italiana<br />

impegnate nella guerra di Libia. L’episodio<br />

scatenò le proteste degli esercenti<br />

teatrali che consideravano lo<br />

spettacolo cinematografico un antagonista<br />

di quello teatrale. La querelle<br />

sul preminente valore artistico tra ci-<br />

nema e teatro serpeggiò fino al 1914<br />

quando arrivò a Napoli Cabiria, la<br />

pellicola con le didascalie di Gabriele<br />

D’Annunzio. Per la prima fu proposto<br />

proprio il San Carlo. La levata di<br />

scudi degli intellettuali fu il termometro<br />

della considerazione che l’ambiente<br />

culturale aveva del cinema. La<br />

contesa del Massimo avvenne a stilettate<br />

di infuocate botte e risposte<br />

sui quotidiani e si infiammò quando<br />

l’allora impresario del teatro, il commissario<br />

Laganà, concesse il teatro<br />

per due sole serate, invece delle trenta<br />

richieste. Dalle colonne del “Roma”<br />

Diego Petriccione gridò allo<br />

scempio. Contro la “profanazione”<br />

del San Carlo scrisse anche Matilde<br />

Serao, giornalista de “Il Giorno”, che<br />

ipotizzava un complotto per ottenere<br />

la ribalta milanese de La Scala. «Ci<br />

voleva il cinematografo per agitar la<br />

pozzanghera e far gracidare i ranocchi<br />

- scriveva la rivista “La Cine-<br />

Fono” - il San Carlo è il tempio dell’arte.<br />

Ma che cosa è il tempio dell’arte?<br />

È il luogo dove han dimora gli<br />

idoli? Ma gli idoli crollano quando,<br />

per il mutare dei tempi, non hanno<br />

più il loro valore etico”. Il 30 aprile<br />

1914 Cabiria fu proiettato al teatro<br />

Mercadante. Il cinema perse una battaglia,<br />

ma non la guerra. La discussa<br />

pellicola ebbe il merito di accostare la<br />

parola cinema alla parola arte.<br />

Metropolitan<br />

sfida<br />

il tempo<br />

Nell’ultimo decennio<br />

Napoli ha perso quasi<br />

tutti gli esercizi storici,<br />

come l’Abadir, l’Empire,<br />

l’Alcione e il President.<br />

Altri sono stati trasformati<br />

in multisale. Tra i<br />

recenti ed eclatanti casi<br />

c’è quello del Warner<br />

Village Metropolitan di<br />

via Chaia, chiuso a<br />

maggio 2009 per fallimento<br />

e riaperto dopo<br />

otto mesi con il nome<br />

di Martos Metropolitan.<br />

Costruito nel secondo<br />

dopoguerra riadattando<br />

i rifugi antiaerei,<br />

fu concepito come<br />

uno dei cinema più<br />

capienti d’Italia con i<br />

suoi 2500 posti.


RUBRICHE Domenica 25 aprile 2010<br />

19<br />

L’autore salernitano<br />

intende descrivere<br />

l’antico dilemma<br />

tra cuore e ragione<br />

Protagonisti sono<br />

i dialoghi con l’anima<br />

e il suo alter ego<br />

A destra Paolo Trucillo<br />

In basso la copertina del libro<br />

Fuori e dentro di te<br />

“Fine a se stesso” raccoglie le riflessioni dell’esordiente Paolo Trucillo<br />

Nel libro emerge l’inquietudine giovanile della dimensione umana<br />

Un viaggio spirituale. Solo così si può definire<br />

l’esordio letterario del giovanissimo<br />

Paolo Trucillo. Leggere “Fine a se stesso<br />

ovvero fuori e dentro di te” significa entrare<br />

nei meandri della mente dell’autore, diventando<br />

prigionieri dei suoi dialoghi con<br />

l’anima. Il libro si apre con una poesia, Lacrima<br />

folle, che è un’invocazione alla lacrima<br />

stessa di non fuggire da «gote un domani<br />

fratturate da rughe».<br />

Da qui in poi, avventurandosi nelle ottantacinque<br />

pagine del suo lavoro, diventerà<br />

quasi impossibile non porsi interrogativi<br />

sulla nostra esistenza; partendo magari da<br />

quelle cose che ci sembrano più banali, ma<br />

che per Trucillo tali non sono.<br />

La sua è una sfida contro il foglio ancora<br />

bianco, ma la supremazia sarà della penna<br />

e delle riflessioni dell’autore.<br />

Un matematico con la passione per la letteratura.<br />

Non è uno scrivere fine a se stesso,<br />

ma per giustificare la gioia di vivere.<br />

Le sue riflessioni si traducono così in una<br />

voglia di evasione: una fuga dal mondo o-<br />

vattato dell’avere per raggiungerne uno in<br />

cui la vita sia effettivamente tale. E dove<br />

può andare un cavaliere errante della scrittura?<br />

Sulla luna che appare «sincera e soave».<br />

Così, lo scrittore-ingegnere invita il<br />

lettore a seguirlo in questo viaggio verso il<br />

satellite che rappresenta la purezza dell’a-<br />

arte<br />

Affreschi e modernismo<br />

al Museo Gracco di Pompei<br />

Avvicinare il pubblico alla conoscenza dell’antica<br />

tecnica pittorica dell’affresco. Con questo obiettivo,<br />

in occasione della dodicesima settimana della<br />

cultura, è stato creato un nuovo spazio espositivo al<br />

Museo Gracco Arte Contemporanea e Fotografia<br />

(MiCAB) dell’area archeologica di Pompei. Fino al<br />

25 aprile sarà esposta un’opera del maestro Franco<br />

Gracco, un affresco che si ispira alla Deposizione di<br />

Gesù, un momento fondamentale della tradizione<br />

cristiana. Nel corso della mostra, inoltre, saranno<br />

illustrate le varie fasi della realizzazione del lavoro<br />

dell’artista.<br />

I “posseduti” di Mendoza<br />

al Madre di Napoli<br />

Idealizzare e sperimentare. In bilico tra un bisogno<br />

e un desiderio, Ryan Mendoza realizza le sue tele,<br />

esposte al Madre di Napoli per la mostra The possessed.<br />

Lavori che si trasformano in una galleria di<br />

individui, i “posseduti”: figure in apparenza normali,<br />

ma in realtà inquiete perché contagiate da pensieri<br />

perversi. Soggetti che rivelano la tecnica utilizzata,<br />

con il recupero di soluzioni dei maestri della<br />

storia dell’arte. Ma nei suoi quadri l’antica sapienza<br />

pittorica convive con azzardi moderni, modellando<br />

i corpi e calibrando le luci. Alterazioni e<br />

stravolgimenti caratterizzati da sproporzioni prospettiche,<br />

che rivelano dissonanze anatomiche.<br />

Tredici dipinti per raccontare la natura umana.<br />

Lo scrittore<br />

Paolo Trucillo nasce a Vallo<br />

della Lucania nel 1988 e si<br />

diploma al Tasso di Salerno.<br />

Ora frequenta la facoltà di<br />

Ingegneria Chimica. Collabora<br />

con il periodico salernitano<br />

“Agire”. Nel 2007 ha vinto il<br />

premio “Piergiorgio Lizza”. È<br />

autore di saggi come “Il mistero<br />

di Dioniso” e di poesie.<br />

Con Fine a se stesso è al suo<br />

esordio letterario.<br />

nima. “Le Baccanti” di Euripide hanno influenzato<br />

molto la sua “opera prima”.<br />

Il problematico rapporto tra razionale ed<br />

a-razionale, nel testo euripideo, trova il<br />

suo riscontro, infatti, nel contrasto che e-<br />

merge dai dialoghi di “Fine a se stesso” tra<br />

Paolo e il suo alterego oloaP.<br />

Come in un gioco di specchi, emerge il dilemma<br />

della dimensione umana: ragione<br />

contro emozione. Per questo anche chi<br />

sfoglia le pagine del libro sarà trascinato<br />

sull’orlo di un precipizio, in quell’eterna e<br />

irrisolvibile lotta tra il cuore e la mente. Le<br />

riflessioni di Trucillo fanno entrare e uscire<br />

tra queste due realtà, a volte complementari.<br />

La disperata ricerca di una propria identità<br />

forse potrebbe essere risolta con l’amore,<br />

che qui è visto come un rito di iniziazione<br />

al godere, al fruire dell’esistenza.<br />

Ma l’effettivo ricorso a immagini di carattere<br />

erotico non sembra guarire dal mal<br />

d’anima. Tutto lo scritto, infatti, è attraversato<br />

da una spasmodica ansia di risposte<br />

nella continua rincorsa di sé, che trova la<br />

tregua in due momenti: il primo è caratterizzato<br />

dalle note musicali di un pianoforte<br />

suonato da una fanciulla spagnola; il secondo<br />

è quello della pace bucolica evocata<br />

da bambini che giocano spensierati.<br />

Ma anche la notte può trasformarsi in una<br />

culla che concilia il dolore; ma nel dilemma<br />

esistenziale lo scrittore esordiente non<br />

vuole dimenticare. Curiosa la scelta di non<br />

scrivere un finale: «Se avesse una fine ciò<br />

che è fine a se stesso – scrive Trucillo –<br />

non avrei problemi a imporre un finale.<br />

Molto spesso la fine coincide con l’inizio».<br />

Proprio come in un sogno.<br />

musica<br />

Un gioco d’orchestra<br />

con Midnight talks<br />

Pagina a cura di<br />

SANTO IANNÒ<br />

Ossatura rock e arrangiamenti orchestrali: questo il<br />

binomio musicale proposto da A Toys Orchestra, la<br />

band campana che canta in inglese. Partito da A-<br />

gropoli, il gruppo di quattro ragazzi (Ilaria D’Angelis<br />

al piano, Raffaele Benevento al basso, Andrea<br />

Perillo alla batteria e Enzo Moretto voce e chitarra)<br />

si è stabilito a Bologna, dove con le loro note hanno<br />

conquistato prima l’Emilia e poi tutto il nord Italia.<br />

Il quarto album, Midnight Talks, è uscito ad aprile<br />

per Urtovox. Un disco composto da quattordici brani,<br />

decisamente più rockettari rispetto alle sonorità<br />

sognanti dei primi lavori. «Quando siamo chiusi in<br />

studio – spiega Enzo Moretto – cerchiamo di ricreare<br />

l’atmosfera e l’energia del live». La forza acquisita<br />

suonando dal vivo permette «di cambiare sempre<br />

– aggiunge – cercando quei nuovi slanci che sono<br />

fondamentali per chi fa musica». Sonorità sporche,<br />

prese in prestito dai concerti, che però non sbarrano<br />

la strada alla contaminazione degli strumenti classici.<br />

Il matrimonio con l’orchestra ha portato così alla<br />

collaborazione con gli archi e i fiati di Enrico Gabrielli.<br />

Il violino invece è stato affidato a Rodrigo<br />

D’Erasmo degli Afterhours, con cui, nel 2009, avevano<br />

già realizzato il progetto “Il Paese è reale”. La<br />

band ha collaborato anche con altri artisti della realtà<br />

indie italiana, perché «per noi le collaborazioni<br />

sono vitali», sottolinea il frontman dei A Toys Orchestra.<br />

Con il video di Peter Pan Syndrome, brano<br />

tratto dal secondo album Cuckoo Boohoo, il gruppo<br />

ha vinto il premio Fandango. Ora sperano di scalare<br />

le classifiche musicali.<br />

libri<br />

“La seconda vita del Che”<br />

di Michael Casey<br />

Edizione Feltrinelli<br />

Pagine 332 – 18,00 euro<br />

Sguardo fiero e basco in testa: è questa l’immagine<br />

che immortala Ernesto Che Guevara.<br />

Il fotografo cubano Korda non poteva sapere<br />

che quello scatto sarebbe diventato il simbolo<br />

della rivoluzione più riprodotto di sempre.<br />

Michael Caesy, nel suo libro, attorno a quella<br />

rappresentazione ha cercato di analizzare le<br />

molteplici evoluzioni del marchio. Una mercificazione<br />

di massa che Guevara stesso<br />

avrebbe voluto sconfiggere. Quella fotografia,<br />

infatti, è uno strumento pubblicitario: un incontro-scontro<br />

postumo con il capitalismo,<br />

che alimenta la seconda vita del rivoluzionario<br />

argentino ucciso il 10 ottobre 1967. I marchi<br />

e le immagini, da sempre, fanno parte dell’io<br />

idealizzato: perché il loro fascino deriva<br />

dalla bellezza della speranza.<br />

“Ti spiego”<br />

di Romana Petri<br />

Edizione Cavallo di Ferro<br />

Pagine 224 – 16,50 euro<br />

Un romanzo epistolare a senso unico. Le<br />

lettere di una moglie al marito fuggito in<br />

Brasile, dove ha costruito una nuova famiglia.<br />

Ma la voce di lui non si sente, se non<br />

nelle risposte della donna che ripercorre le<br />

tappe di una storia finita da quindici anni.<br />

In queste pagine, Romana Petri mette a nudo<br />

il bisogno di sincerità di una ex coppia di<br />

sessantenni italiani. Sullo sfondo, trent’anni<br />

di storia del nostro Paese: dal boom economico<br />

al terrorismo. I due protagonisti non<br />

sono diventati assassini politici e non sono<br />

sprofondati nella droga, come i loro amici.<br />

Ma sono finiti nella «fanghiglia di un rapporto<br />

borghese», scrive l’autrice. Un libro<br />

per descrivere lo scontro uomo donna, una<br />

lotta che attraversa tutte le epoche.<br />

“Inter la dinastia”<br />

di Tommaso Pellizzari<br />

Edizione Baldini Castoldi Dalai<br />

Pagine 192 – 18,00 euro<br />

Nel nome del padre del figlio e dei mister.<br />

Tommasso Pellizzari nel suo libro vuole raccontare<br />

quattro vite parallele: Angelo Moratti,<br />

presidente dell’Inter anni Sessanta, e<br />

di suo figlio Massimo, numero uno attuale;<br />

Helenio Herrera, allenatore dei nerazzurri<br />

di Moratti senior, e José Mourinho, il mister<br />

di oggi. Centonovantadue pagine per raccontare<br />

le vite di quattro uomini molto ricchi.<br />

Due allenatori amati e odiati, con un’accusa<br />

che li accomuna: la loro forza non è negli<br />

schemi, ma nella carica psicologica che<br />

danno alle loro squadre. I due presidenti u-<br />

guali nel viziare i giocatori: Moratti padre<br />

fece con Mario Corso quello che il figlio ha<br />

fatto con Recoba. Corsi e ricorsi storici verrebbe<br />

da dire.<br />

“Irritazioni”<br />

di Gillo Dorfles<br />

Edizione Castel Vecchi<br />

Pagine 250 – 18,50 euro<br />

«Molte cose mi irritano». Lo scrive Dorfles<br />

nella premessa del suo libro, una raccolta di<br />

articoli degli anni ’80 e ’90 pubblicati per<br />

festeggiare i suoi cento anni. L’insofferenza<br />

verso alcuni aspetti della vita si trasforma in<br />

un testo composto da oltre quaranta argomenti<br />

che l’autore definisce scomodi. Il<br />

maestro degli studi di Estetica cerca di comprendere,<br />

tra le cose irritanti, la videomania.<br />

Non si chiede perché vengano collezionate,<br />

ma riflette sulla ragione intima e la voglia<br />

di fermare istanti perduti. Un volume<br />

caratterizzato da momenti di osservazione,<br />

subito seguiti dal tempo della riflessione.


20 Domenica<br />

25 aprile 2010<br />

CAMPUS<br />

Inaugurato all’Università di Salerno un nuovo luogo d’incontro aperto non solo ai docenti<br />

Club House, dove nascono le idee<br />

Il presidente Pappalardo: «Spero che da qui escano tanti premi Nobel»<br />

Si aggiunge un nuovo tassello<br />

all’arcipelago delle strutture<br />

nel campus dell’Università<br />

di Salerno. Mercoledì 14<br />

aprile, davanti al suggestivo<br />

scenario dell’esposizione di<br />

opere digitali del professor<br />

Emilio D’Agostino e del quadro<br />

del pittore salernitano<br />

Pietro Lista, è stata inaugurata<br />

la Club House dell’Università<br />

di Salerno. I lavori artistici<br />

di D’Agostino sono i-<br />

spirati al <strong>Vesuvio</strong> che domina<br />

il golfo di Napoli e al romanzo<br />

Gomorra di Roberto<br />

Saviano, con un omaggio<br />

alla pittrice polacca Tamara<br />

de Lempicka.<br />

«Tutte le migliori università<br />

del mondo hanno una club<br />

house – ha affermato il presidente<br />

della nuova struttura<br />

del Campus, Michele Pappalardo<br />

– un posto dove i docenti<br />

si incontrano per un<br />

piacevole scambio culturale.<br />

Il fisico svizzero Karl Mueller,<br />

premio nobel nel 1987,<br />

lavorava all’Ibm di Zurigo.<br />

Quando un giornalista gli<br />

chiese quale fosse il laboratorio<br />

più importante, lui rispose:<br />

la caffetteria. Io spero<br />

– ha proseguito Pappalardo<br />

– che dalla nostra Club<br />

House possano uscire tanti<br />

premi nobel». Come nella<br />

migliore tradizione dei campus<br />

universitari anglosassoni,<br />

la Club House dell’A-<br />

I soci fondatori<br />

Sono ventiquattro i soci<br />

fondatori della Club House<br />

dell’Università di Salerno.<br />

A questi si è aggiunto il<br />

rettore Raimondo Pasquino<br />

che è stato nominato<br />

socio onorario.<br />

Il comitato promotore è<br />

composto dal presidente<br />

del Club, Michele Pappalardo,<br />

dai docenti Emilio<br />

D'Agostino, Matteo D’Amore,<br />

Gaetano Guerra,<br />

Gaetano Vilasi, Angela<br />

Santopietro, Salvatore Colucci<br />

e dal presidente dell'Adisu,<br />

Caterina Miraglia.<br />

Al Club, che sarà a disposizione<br />

di tutti i dipendenti<br />

dell’Ateneo e aperto anche<br />

all’esterno, si sono già<br />

iscritti numerosi docenti.<br />

Pagina a cura di<br />

GIANNI IANNACCONE<br />

teneo salernitano è una vera<br />

e propria casa, arredata con<br />

gusto e sobria eleganza,<br />

curata nei minimi particolari<br />

per rendere accogliente<br />

l'ambiente dove incontrarsi<br />

per piacevoli momenti di<br />

relax. Un circolo con l'opportunità<br />

di guardare la<br />

televisione, navigare in internet,<br />

leggere o giocare a<br />

carte. L'edificio, di circa mille<br />

metri quadrati suddivisi<br />

su due piani, è fornito di tutti<br />

i comfort, dall'angolo bar<br />

al reparto ristorazione con<br />

una modernissima cucina<br />

professionale.<br />

Due competizioni di carte<br />

hanno aperto la manifestazione<br />

inaugurale con numerosi<br />

docenti e dipendenti<br />

che si sono iscritti al torneo<br />

di Burraco e a quello di Tresette.<br />

I vincitori hanno ricevuto<br />

un premio griffato della<br />

ditta Marinella di Napoli.<br />

«Per il momento possiamo<br />

dare solo un giudizio positivo<br />

sulla struttura che si<br />

inaugura – ha affermato il<br />

Rettore Raimondo Pasquino<br />

– ma sono convinto che<br />

la Club House svolgerà la<br />

funzione per la quale è nata,<br />

quella di essere un luogo<br />

d’incontro dove i soci, docenti<br />

e non, potranno discutere<br />

e scambiarsi idee». Di<br />

valore aggiunto per il Campus<br />

di Fisciano parla la presidente<br />

dell'Adisu, prof.<br />

Caterina Miraglia. «Abbiamo<br />

voluto creare le condizioni<br />

oggettive per offrire ai<br />

nostri colleghi un ruolo di<br />

puro e sano relax».<br />

La Club House è stato realizzato<br />

con criteri tecnologici<br />

avanzati, dai pannelli solari<br />

per un'autonomia energetica,<br />

all'ultima novità degli<br />

elementi radianti a battiscopa,<br />

che lo rendono un edificio<br />

di classe A.<br />

Uno degli ambienti della Club House e, in alto, il prof. D’Agostino<br />

accanto ad una delle sue opere digitali esposte.


L’EVENTO<br />

SPORT<br />

Domenica 25 aprile 2010<br />

In attesa degli Azzurri, il calcio amatoriale scende in campo fra due settimane<br />

21<br />

Anche Cava ha il suo “mondiale”<br />

Giovanni Bisogno dedica al figlio scomparso la sesta edizione del torneo<br />

Chi non ha mai ammirato<br />

Chiellini? Chi non ha mai<br />

cercato di giocare come Leo<br />

Messi? Chi non conosce le<br />

doti di Cristiano Ronaldo?<br />

Per gli appassionati di calcio<br />

di Cava de’ Tirreni torna<br />

dopo un anno il “Mundialito<br />

Summer Club” e, approfittando<br />

anche dell’avvicinamento<br />

al mondiale estivo in<br />

Sudafrica, questo evento<br />

amatoriale richiamerà quelli<br />

che hanno desiderio di<br />

cimentarsi sui campetti di<br />

periferia. Tutte le squadre<br />

che si iscriveranno al torneo<br />

potrà infatti scegliersi il<br />

nome di una delle Nazionali<br />

che parteciperanno alla rassegna<br />

iridata, per cercare di<br />

difendere il titolo mondiale<br />

se sceglierà l’Italia, per provare<br />

a rivincerlo dopo tanti<br />

anni come l’Argentina, oppure<br />

tentare di recitare il<br />

ruolo della sorpresa come il<br />

Portogallo.<br />

L’organizzatore del torneo,<br />

Giovanni Bisogno, si aspetta<br />

che il riscontro di partecipanti<br />

sia massiccio, anche in<br />

considerazione che la ‘febbre<br />

mondiale’ possa alzarsi con<br />

il passare dei giorni: più si<br />

avvicina la rassegna iridata,<br />

più cresce anche l’attesa al<br />

Mundialito. «Abbiamo una<br />

decina di squadre già iscritte<br />

– dichiara Giovanni Bisogno<br />

– altre ancora dovrebbero<br />

confermarci la propria<br />

adesione in tempi brevi.<br />

L’idea era nata per gioco cinque<br />

anni fa, poi però dopo la<br />

tragedia di mio figlio abbiamo<br />

deciso di intitolare il<br />

Mundialito anche a lui ».<br />

Daniele morì a 20 anni<br />

Il giovane Daniele<br />

Bisogno era nato a Cava<br />

de’ Tirreni il 28 dicembre<br />

1988, e aveva giocato<br />

a calcio a livello dilettantistico.<br />

Per tre stagioni<br />

è stato con la<br />

Virtus Metelliana, ora<br />

ribattezzata Valle<br />

Metelliana, fino alla fine<br />

dei suoi giorni che è<br />

avvenuta all'ospedale di<br />

Nocera Inferiore l'11<br />

settembre 2008 per una<br />

setticemia acuta dovuta<br />

a infezione a seguito di<br />

un intervento chirurgico.<br />

Il caso è stato riaperto,<br />

come chiesto dalla<br />

famiglia Bisogno che<br />

lamenta una trascuranza<br />

di soccorso dei medici.<br />

Come anticipato dallo stesso<br />

Bisogno, il Mundialito, che<br />

si giocherà in frazione San<br />

Martino, sul campo minicalcio<br />

gestito da lui, avrà carattere<br />

di memorial in quanto<br />

ricorderà il proprio giovane<br />

figlio Daniele, che non è più<br />

tra noi da meno di due anni.<br />

«E’ la sesta edizione che<br />

organizziamo come Mundialito<br />

– prosegue Bisogno<br />

– dall’anno scorso invece ho<br />

deciso di intitolarlo anche<br />

alla memoria di mio figlio.<br />

Davide amava moltissimo il<br />

gioco del calcio, è per questo<br />

che abbiamo intitolato a lui<br />

il nostro torneo, perché rappresentava<br />

quel calcio allegro<br />

che dovrebbe essere<br />

svolto oggi». Curiosamente,<br />

Bisogno è arrivato secondo<br />

nel suo ultimo torneo disputato<br />

nell’estate 2008: all’epoca<br />

infatti è stato emulo<br />

dell’Olanda (anche perché<br />

era tifoso del Milan, in particolare<br />

di Gullit e van Basten)<br />

ed è stato battuto in finale<br />

solo ai rigori dai “croati”.<br />

Appuntamento quindi al 2<br />

maggio, quando il Mundialito<br />

prenderà il via, un mese<br />

prima della vera rassegna<br />

iridata, e in attesa che gli<br />

Azzurri di Marcello Lippi<br />

difendano il titolo in Sudafrica,<br />

c’è tutta curiosità<br />

per chi vincerà, chi si piazzerà<br />

e chi sbaraglierà il pronostico<br />

al campo di San<br />

Martino.<br />

Pagina a cura di<br />

ORLANDO SAVARESE<br />

Un anno fa vinse l’Uruguay<br />

Hanno già garantito la<br />

loro adesione i campioni<br />

in carica dell’Uruguay,<br />

che vinsero un anno fa<br />

sull’Olanda, ma ci saranno<br />

anche Argentina,<br />

Brasile, Francia, Germania<br />

e Portogallo. In totale<br />

24 squadre, che saranno<br />

ripartite in 4 gironi.<br />

Si comincia il 2 maggio<br />

Al campo di minicalcio<br />

“San Martino” la partita<br />

inaugurale si disputerà<br />

domenica 2 maggio, e la<br />

finalissima sarà probabilmente<br />

intorno al 13<br />

giugno, quando la vera<br />

Nazionale italiana non<br />

sarà impegnata in nessuna<br />

partita.<br />

GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: GENNARO SARDO (15<br />

Dai Campi Flegrei all’Arena<br />

Il difensore del ChievoVerona scoperto da Zeman: «Sono stato fortunato»<br />

Chiuderà<br />

la carriera<br />

a Pozzuoli?<br />

Gennaro Sardo è nato<br />

l’8 maggio 1979. Ha iniziato<br />

dalla gavetta con<br />

Palmese, Giugliano, S.<br />

Anastasia e Terzigno,<br />

ma nel 2002 si è trasferito<br />

alla Salernitana di<br />

Zeman, il quale poi lo<br />

ha voluto un anno più<br />

tardi ad Avellino. Dopo<br />

64 partite con il Piacenza,<br />

arriva in Serie A<br />

con Catania e Chievo.<br />

Gennaro ama trascorrere<br />

il tempo libero in<br />

compagnia della moglie<br />

e della figlia di quasi un<br />

anno. Ha dichiarato di<br />

voler chiudere la carriera<br />

nella natia Pozzuoli.<br />

Gennaro Sardo, vista l’anagrafe<br />

che testimonia una raggiunta<br />

maturità sportiva, a quasi 31 anni<br />

sente di aver fatto la scelta giusta<br />

lasciando la Campania?<br />

Diciamo che ne è valsa la pena, perché<br />

dopo molti anni in Serie D oltre<br />

che a Salerno ed Avellino, sono riuscito<br />

a realizzare un sogno praticamente<br />

con il mio passaggio al<br />

Piacenza nel 2004.<br />

Si è anche sacrificato perché ha<br />

cominciato sui campi sterrati del<br />

napoletano, poi nel 2002 ricevette<br />

la chiamata di un certo signor<br />

Zeman. Se lo sarebbe aspettato?<br />

Non me lo aspettavo. Avevo affrontato<br />

in amichevole la Salernitana nel<br />

periodo in cui giocavo a Terzigno, in<br />

Serie D, e il mister mi volle a Salerno<br />

per una settimana in prova. Poi decisero<br />

di prendermi e da allora è iniziata<br />

questa mia carriera. Sono stato<br />

molto fortunato, ma la fortuna la<br />

devi prendere al momento giusto.<br />

Perché secondo lei Zeman non è<br />

A sinistra<br />

Gennaro Sardo<br />

esulta<br />

dopo il gol<br />

alla Juventus.<br />

A destra<br />

ancora il terzino<br />

del Chievo<br />

più di moda in Italia da qualche<br />

anno?<br />

Rientrano tanti discorsi in questo:<br />

forse lo scandalo che colpì il calcio<br />

italiano a livello di doping, con il<br />

mister che si mise contro il sistema,<br />

alla fine lo ha un po’ penalizzato.<br />

Però, io ho avuto Zeman come allenatore<br />

per due anni e posso dire che<br />

ha sempre voluto un calcio pulito.<br />

Se è uscito dal giro non lo so, ma<br />

sono convinto che tornerà.<br />

Nel suo ruolo chi ammirava?<br />

È stato proprio Zeman a farmi giocare<br />

terzino, ma colui che rimarrà<br />

sempre il mio idolo è Cafu, perché<br />

faceva la fase difensiva e quella<br />

offensiva in maniera costante. Ci<br />

siamo anche affrontati io e Cafu<br />

quando lui era al Milan.<br />

Dopo diverse squadre, ora è al<br />

Chievo. Come si trova lì?<br />

Stiamo facendo un campionato<br />

importante, direi che siamo anche<br />

vicini alla salvezza. Al di là di questo,<br />

a Verona mi trovo benissimo, anche<br />

perché non c’è pressione e ti fanno<br />

lavorare con tranquillità.<br />

Fra i suoi gol messi a segno, c’è<br />

quello contro la Juve.<br />

È stato il mio gol più importante.<br />

Lo dissi anche in passato, però era<br />

stato più importante che il Chievo<br />

vincesse. Fare gol alla Juve e a<br />

Buffon non è cosa di tutti i giorni.<br />

Concluderà la carriera in<br />

Campania?<br />

Ritornerei volentieri a Pozzuoli,<br />

magari con la Puteolana. È il mio<br />

sogno perché da ragazzo andavo a<br />

vedere il Campania. Però voglio<br />

rimanere in queste categorie più a<br />

lungo possibile.


22 Domenica<br />

25 aprile 2010 WEEK END<br />

Nel centro irpino<br />

non mancano<br />

luoghi di culto<br />

e c’è la tomba<br />

del conte Cavaniglia<br />

e della moglie:<br />

“il monumento<br />

degli innamorati”<br />

Montella, musei negati<br />

LUCIANA BARTOLINI<br />

Montella appartiene alla Comunità<br />

Montana Terminio<br />

Cervialto, e al Parco regionale<br />

dei Picentini. E’ nota per<br />

i suoi paesaggi come il piano<br />

di Verteglia. La fauna comprende<br />

lupi, volpi, talpe,<br />

ricci, cinghiali, aquile reali e<br />

cicogne bianche. La flora<br />

include castagni, faggi, noccioli,<br />

querce, sambuchi, viole<br />

mammole, primule, bucaneve,<br />

narcisi e crochi. La<br />

zona è ricca di cascate (come<br />

quella della Lavandaia) e le<br />

grotte del Caprone e dei<br />

Cantraloni. La meta preferita<br />

dai turisti, tra<br />

quelle naturali,<br />

religiose<br />

e culturali, è<br />

la prima. Sul<br />

piano di Verteglia<br />

non c’è<br />

un animale o<br />

un vegetale<br />

tipico ma è<br />

famoso per<br />

l’aria salubre.<br />

Non mancano<br />

le chiese:<br />

il santuario<br />

del SS. Salvatore<br />

sorge su<br />

La chiesa<br />

La chiesa di Santa Maria del<br />

Piano nella piazza centrale<br />

ha il portale di legno intagliato<br />

e le pareti rosa.<br />

Boom del turismo ecologico<br />

fra cascate, grotte e castagneti<br />

un monte e conserva la statua<br />

omonima. Eretto dopo la siccità<br />

del 1779, ad agosto è meta<br />

di pellegrinaggi.<br />

Ci sono poi il convento di San<br />

Francesco a Folloni (fondato<br />

nel 1222 dal frate di Assisi) e<br />

l’annessa chiesa del 1700. Il<br />

convento ha un pavimento<br />

maiolicato e ospita la tomba<br />

del conte Diego Cavaniglia e<br />

della moglie, detta “monumento<br />

degli innamorati”. Dopo<br />

500 anni le ossa del conte sono<br />

Il castello<br />

Il castello di Montella fu fortezza<br />

romana e poi longobarda<br />

di cui rimangono i resti<br />

delle mura e la torre.<br />

state ritrovate in perfetto stato<br />

di conservazione che ha permesso<br />

di ricomporne lo scheletro<br />

e sono stati rinvenuti e<br />

restaurati i suoi abiti. Nel 1224<br />

si compì un miracolo: per una<br />

nevicata i frati rimasero bloccati<br />

nel convento e stavano<br />

morendo di fame quando<br />

qualcuno lasciò loro un sacco<br />

con gigli di Francia ricamati,<br />

pieno di pane. Era un dono di<br />

S. Francesco, ospite in Francia<br />

di Luigi VIII, che tramite i suoi<br />

angeli, lo aveva inviato ai frati.<br />

Il sacco fu conservato come<br />

una reliquia e utilizzato come<br />

tovaglia d’altare.<br />

La chiesa di Santa Maria del<br />

Piano, al centro del paese, è<br />

detta Collegiata perchè costruita<br />

per riunire in un’unica<br />

parrocchia le 11 comunità<br />

locali di fedeli. E c’è anche il<br />

castello, fortezza romana poi<br />

longobarda di cui rimangono i<br />

resti delle mura e la torre.<br />

Ci sono, inoltre, due musei<br />

chiusi da tempo per restauri,<br />

uno con opere d’arte recuperate<br />

dopo il sisma del 1980; il<br />

secondo con oggetti sacri. Il<br />

prodotto tipico della zona è la<br />

castagna<br />

(Doc e Igp).<br />

Montella ha<br />

anche dato i<br />

natali ad un<br />

personaggio<br />

illustre:il<br />

commissario<br />

della Ps<br />

Giovanni<br />

Palatucci,<br />

che durante<br />

Le maioliche<br />

Nel convento di San Francesco<br />

a Folloni si può ammirare<br />

lo splendido pavimento maiolicato<br />

risalente al 1750.<br />

la seconda<br />

guerra mondiale<br />

salvò<br />

la vita a 5000<br />

ebrei.<br />

Spezzato con crema<br />

di ceci e noci<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

manzo magro 800gr<br />

ceci in scatola 350gr sgocciolati<br />

noci sgusciate 120gr<br />

olio extravergine d’oliva<br />

acqua, sale<br />

Preparazione:<br />

Sgocciolate i ceci in scatola e metteteli nel frullatore<br />

aggiungendo le noci sgusciate, poco olio extravergine<br />

d’oliva, sale e due o tre tazzine d’acqua.<br />

Frullate fino a rendere il composto vellutato.<br />

Mettete la crema di ceci e noci in padella e fatela<br />

cuocere, con il coperchio a fiamma moderata, per<br />

qualche minuto aggiungendo una o due tazzine<br />

d’acqua. A parte pulite dalle eventuali tracce di<br />

grasso e nervetti il manzo e tagliatelo a cubetti.<br />

Aggiungete lo spezzato di carne alla crema di ceci<br />

e noci che sta cuocendo in padella. Salate e lasciate<br />

cuocere dapprima con il coperchio a fiamma<br />

moderata per sei o sette minuti e poi scoperchiate<br />

e fate cuocere per altri cinque o sei minuti ricordandovi<br />

regolare fiamma da moderata a vivace.<br />

Intanto a piacere potete affettare del pane e metterlo<br />

in forno preriscaldato in modo da farlo diventare<br />

croccante. Impiattate lo spezzato con crema di<br />

ceci e noci e accompagnatelo a gusto con i crostini<br />

di pane ancora caldi.<br />

I vini<br />

di Francesco Maria Borrelli<br />

Grifo di Rocca, aglianico d.o.c. Sannio, cantine<br />

Mustilli, oppure bianco, Falanghina d.o.c. Sant’Agata<br />

dei Goti, cantine Mustilli.


A Washington 47 Paesi dicono no all’atomica<br />

Start, si disarma<br />

Sembra lontano anni luce il periodo della<br />

Guerra fredda fra Stati Uniti e Unione Sovietica<br />

dopo la conclusione degli incontri<br />

di Washington sul trattato di “Non proliferazione<br />

nucleare”. Per non lasciare che il<br />

summit, tenutosi nella capitale americana,<br />

resti un evento isolato, il presidente americano<br />

Barack Obama ha annunciato una seconda<br />

riunione nel 2012. La sede sarà la<br />

Corea del Sud, un messaggio velato a chi,<br />

come la Corea del Nord, viene considerato<br />

a rischio perché continua nella sua ricerca<br />

di arricchimento dell’uranio. Dopo la firma<br />

dell’accordo Start 2 con la Russia, a Praga<br />

pochi giorni or sono, è stato compiuto un<br />

altro passo verso la “sicurezza mondiale”<br />

come la definisce il leader americano. L’accordo,<br />

che i 47 Paesi riunitisi a Washington,<br />

si sono impegnati a rispettare entro il<br />

2014 è volto a mettere in sicurezza i materiali<br />

nucleari in loro possesso per evitare<br />

che possano cadere nelle mani di organizzazioni<br />

terroristiche.<br />

Una prima vittoria che il presidente statunitense<br />

ha riportato è stata la dichiarazione<br />

dell’Ucraina che ha, pubblicamente, detto<br />

di voler smantellare tutte le testate in suo<br />

possesso e di consegnarle alla Russia. La<br />

sconfitta più grande, però, per Obama è<br />

l’assenza di Benjamin Netanyahu. Il leader<br />

israeliano non è presente a Washington ed<br />

ha mandato una rappresentanza di secondo<br />

piano, a conferma della vecchia mancata<br />

adesione al TNP. Importanti passi in a-<br />

vanti, sulla questione Iran, sono stati compiuti<br />

durante l’incontro bilaterale fra America<br />

e Cina. Alla base delle riunioni bilaterali<br />

le sanzioni che dovrebbero essere utilizzate<br />

per provare a fermare il piano iraniano<br />

di arricchimento dell’uranio.<br />

Nel documento finale si fa chiaro riferimento<br />

alla messa in sicurezza dei materiali<br />

nucleari vulnerabili, per evitare che i terroristi<br />

se ne impossessino e alla riconversione<br />

degli impianti per uso militare a quello<br />

civile. Grande importanza, nell’atto finale<br />

posto alla firma degli Stati, è il ruolo centrale<br />

che deve avere l’Agenzia internazionale<br />

per l’energia atomica.<br />

Pagina a cura di JOSÈ ASTARITA eSABINO RUSSO<br />

Assente Netanyahu, l’Iran protesta all’Onu<br />

Domenica 25 aprile 2010<br />

Il Senatùr esce allo scoperto<br />

Assalto alle banche del Nord<br />

23<br />

ga il leader leghista - che<br />

approva una legge, poi si<br />

vedono le modifiche che<br />

porta la sinistra. Si va in<br />

Commissione ed è lì che si<br />

vede quale è l'interesse del<br />

Pd a fare le riforme». Su un<br />

punto poi il Senatùr è chiaro:<br />

«La legge elettorale non<br />

si tocca. Stiamo parlando di<br />

federalismo. Funziona già<br />

ed io toglierei il doppio<br />

turno anche alle comunali».<br />

Parole sicuramente gradite<br />

a Berlusconi<br />

Emergency si tinge di giallo<br />

Tre italiani arrestati a Lashkar Gah. Per Gino Strada una montatura<br />

Silvio Berlusconi è intervenuto<br />

in prima persona nella vicenda<br />

che ha coinvolto i tre italiani<br />

arrestati a Lashkar Gah. Il premier,<br />

nei giorni scorsi, ha inviato<br />

una lettera a Karzai auspicando<br />

una veloce soluzione<br />

della vicenda. È stata accettata<br />

dal Governo di Kabul anche la<br />

creazione di un team italoafgano<br />

per l’accertamento dei<br />

fatti.<br />

Lo scorso 10 aprile i servizi di<br />

sicurezza afgani avevano posto<br />

in stato di fermo tre italiani<br />

volontari di Emergency, trasferito<br />

qualche giorno dopo a<br />

Kabul. Gli operatori sanitari<br />

sono stati accusati di «detenzione<br />

consapevole» di armi da<br />

impiegare in un attentato contro<br />

il governatore dell’Helmand.<br />

Per Marco Garatti,<br />

Matteo Dall’Aira e Matteo Pagani<br />

vale il codice di procedura<br />

penale afgano ad interim, in<br />

quanto quello scritto sotto<br />

«A noi le banche più grosse<br />

del Nord». Chiuse le urne,<br />

Bossi non perde tempo e<br />

presenta a Berlusconi il<br />

conto, molto salato, del successo<br />

alle elezioni. Il Senatùr<br />

alza il tiro e avanza richieste<br />

a tutto campo. Riforme e<br />

assessorati, uno o più sottosegretari,<br />

la nomina di<br />

Galan a ministro dell’Agricoltura<br />

e, perché no, un premier<br />

leghista nel 2013. Scoperte<br />

finalmente le carte, la<br />

strategia leghista di controllo<br />

a tutti i livelli è evidente.<br />

Il Carroccio, dopo anni in<br />

cui ha raccolto solo le briciole<br />

lasciate da altri, vuole<br />

entrare negli ingranaggi<br />

della macchina politica, economica,<br />

e del sistema di<br />

comando, forte del consenso<br />

degli elettori. «E’ chiaro<br />

che le banche più grosse del<br />

Nord avranno uomini nostri<br />

- dice Bossi - e la gente ci<br />

dice prendetevi le banche e<br />

noi lo faremo». È tempo di<br />

cambi nelle fondazioni bancarie<br />

settentrionali. La Lega<br />

guida ora due regioni<br />

consulenza italiana non è ancora<br />

stato votato dal Parlamento.<br />

Dei tre quello più prossimo<br />

al rilascio è subito stato<br />

Matteo Pagani che è quello con<br />

le accuse più leggere, mentre<br />

sono proseguiti gli accertamenti<br />

sulla posizione di Dall’Aira.<br />

Più complicata la situazione<br />

del chirurgo Garatti per<br />

il quale ci sono accuse che lo<br />

(Piemonte e Veneto), deve<br />

contare sugli enti economici<br />

se vuole governare importanti<br />

scelte, sulle infrastrutture,<br />

e in prospettiva, anche<br />

sull’Expo 2015 di Milano.<br />

Sulla nomina di Galan a<br />

ministro dell'Agricoltura, la<br />

Lega vuole più di una garanzia.<br />

In primis, la continuità<br />

nella politica agricola avuta<br />

finora da Zaia. Quanto alle<br />

riforme Bossi indica poi il<br />

suo percorso: «Si parte dal<br />

Consiglio dei ministri - spie-<br />

vorrebbero implicato, anche,<br />

nel sequestro del giornalista,<br />

de La Repubblica, Mastrogiacomo;<br />

ma all’epoca del sequestro<br />

si trovava in Sierra Leone.<br />

La notizia dell’arresto dei tre di<br />

Emergency è stata pubblicata<br />

dal Times scatenando subito<br />

reazioni a catena in tutto il panorama<br />

politico italiano. Il<br />

ministro degli Esteri Frattini a<br />

caldo ha commentato: «Se la<br />

notizia fosse vera sarebbe una<br />

vergogna per l’Italia», ma, successivamente<br />

ha scritto al presidente<br />

Hamid Karzai per chiedere<br />

una rapida soluzione della<br />

vicenda. L’intrigo internazionale<br />

sembra, però, più complesso<br />

di quanto si possa pensare.<br />

Alle spalle della vicenda<br />

c’è un’avversione del governatore<br />

provinciale di Helmand<br />

verso l’Ong che si prodiga nella<br />

cura dei feriti degli attentati e<br />

dei civili. La zona è sotto il controllo<br />

delle truppe britanniche<br />

strettamente legate con il<br />

governatore di Lashkar Gah,<br />

Gulab Mangal, che preferirebbe<br />

vedere ridotta al silenzio<br />

Emergency. Le prove sono tutte<br />

da verificare: il giorno dell’arresto<br />

dei tre operatori, ci fu un<br />

allarme bomba e l’ospedale fu<br />

evacuato per oltre un’ora,<br />

secondo quanto afferma il<br />

generale Santini dell’Aise.<br />

In arrivo importanti novità dal riordino del nuovo codice della strada. Prevista una rivoluzione anche per le minicar<br />

Test anti-droga per chi prende la patente<br />

Test anti-droga obbligatorio<br />

per chi vorrà prendere<br />

la patente. Lo ha<br />

deciso con voto bipartisan<br />

la commissione Lavori<br />

Pubblici del Senato<br />

che esamina il disegno di<br />

riordino del nuovo codice<br />

della strada, modificando<br />

in parte il testo già approvato<br />

dalla Camera nel<br />

luglio del 2009. Obbligatorio<br />

il test oltre che per i<br />

neo-patentati, anche per i<br />

conducenti di mezzi pubblici,<br />

tassisti e autotrasportatori.<br />

Il testo sarà particolarmente<br />

severo sia per<br />

chi beve alcolici, sia per chi<br />

fa uso di droghe. L’emendamento<br />

che prevede il test<br />

è uno dei circa 400 presentati<br />

dai senatori durante l’esame<br />

del testo approvato<br />

dalla Camera alla fine di<br />

luglio scorso e giunto solo<br />

adesso alle ultime battute<br />

in commissione al Senato<br />

prima del voto finale.<br />

Oltre al controllo antidroga,<br />

è stato votato anche l’emendamento<br />

che prevede<br />

l’esibizione per il neopatentato<br />

e per chi deve rinnovare<br />

la patente di un certificato<br />

con anamnesi rilasciato<br />

dal medico di famiglia.<br />

Inoltre è stato introdotto<br />

l’innalzamento del limite di<br />

velocità sulle autostrade a<br />

tre corsie (da 130 a 150<br />

km/h) e l’obbligo del minietilometro<br />

per i ristoratori.<br />

Non solo, dopo gli ultimi<br />

incidenti mortali con le<br />

minicar, che possono essere<br />

guidate anche dai quattordicenni,<br />

sono state presentate<br />

alcune proposte<br />

che prevedono l’innalzamento<br />

a sedici anni del limite<br />

d’età, l’introduzione di<br />

un esame pratico, obbligatorio<br />

già per gli scooter, che<br />

integri il solo test teorico<br />

previsto oggi e multe più<br />

salate per chi “trucca” le<br />

minicar per renderle più<br />

veloci. Sanzione di 5000<br />

euro per chi le modifica. E’<br />

previsto, inoltre, il sequestro<br />

immediato del mezzo<br />

e la sospensione del patentino<br />

del conducente.

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