Nocciole e pomodori taroccati
Numero 21 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
Numero 21 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />
Direttore Biagio Agnes<br />
Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />
tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />
Sped. Abb. Post. - 70% -<br />
CNS/CBPA Sud/Salerno<br />
Anno IV n. 21 € 0,50 Domenica 15 marzo 2009<br />
EDITORIALE<br />
Non deve<br />
essere<br />
capriccio<br />
BIAGIO AGNES<br />
La città di Salerno ha<br />
una grande storia. E’<br />
persino rasentare l’ovvietà<br />
ricordarlo, come anche<br />
evocare il millenario<br />
intreccio di questo blasone<br />
con l’istituzione universitaria<br />
che nel mondo concorre<br />
alla sua celebrità. Un vero e<br />
proprio monumento nella<br />
concezione moderna ed<br />
attuale delle due culture:<br />
quella scientifica e quella<br />
umanistica.<br />
Al tessuto di questa storia si<br />
è intrecciata, come per un<br />
processo naturale, la Scuola<br />
di Giornalismo, simbolo e<br />
metafora esaustiva dei nostri<br />
tempi, che vedono la<br />
comunicazione protagonista<br />
essenziale in qualsiasi<br />
attività umana: basti pensare<br />
che persino il Papa ha<br />
bisogno di un ufficio stampa,<br />
oltre ad un giornale di<br />
grandissima tradizione, diario<br />
di una quotidianità destinata<br />
a durare nel tempo.<br />
All’inizio del secondo corso<br />
biennale, ci sembra opportuno<br />
rinnovellare il<br />
principio basilare che ispira<br />
la Scuola. E lo facciamo<br />
innanzitutto con la ripresa<br />
de “il Giornalista”, il periodico<br />
che assolve a due<br />
istanze fondamentali.<br />
Pagina 5 (continua)<br />
L’invadenza dall’estero mette in ginocchio i prodotti campani: ventimila posti a rischio<br />
<strong>Nocciole</strong> e <strong>pomodori</strong> <strong>taroccati</strong><br />
Interventi della Coldiretti e dell’Anicav per superare la crisi<br />
Ci manca<br />
l’energia<br />
Il 2020 è una data<br />
emblematica nel<br />
tema dell’energia: è<br />
la scadenza imposta<br />
dal protocollo di<br />
Kyoto per la riduzione<br />
di Co2 nell’atmosfera<br />
e la data di<br />
avvio della prima<br />
centrale nucleare in<br />
Italia. L’attenzione ai<br />
cambiamenti climatici<br />
da una parte, la<br />
sicurezza degli<br />
approvvigionamenti<br />
dall’altra. La ricerca<br />
nel frattempo sta<br />
lavorando sulle energie<br />
rinnovabili. Le<br />
città si dotano di<br />
nuovi impianti urbanistici,<br />
ripensati per<br />
il rispetto dell’ambiente.<br />
Ma i fondi<br />
sono pochi.<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
Pagina 16<br />
La crisi non risparmia i produttori di<br />
nocciole e di <strong>pomodori</strong> campani, tra<br />
diminuzione dei consumi e agguerrita<br />
concorrenza estera.<br />
In Irpinia il prezzo della frutta secca è<br />
calato del 50%, mentre per la “Tonda” di<br />
Giffoni si è ridotto fino a 200 euro a quintale.<br />
La coltivazione non risulta più conveniente<br />
e si rischia l’abbandono. Le industrie<br />
di pomodoro, intanto, lavorano<br />
soprattutto prodotti pugliesi e rischiano<br />
di trasferirsi dalla regione.<br />
SABINO RUSSO eBARBARA TROTTA<br />
Pagine 12 e 13<br />
L’intervista<br />
Cala il sipario<br />
sul balletto<br />
Anna Razzi e il San Carlo<br />
GERMANA GRASSO<br />
Pagina 19<br />
«Ho cercato<br />
di incentivare<br />
gli eventi<br />
ma l’ostacolo<br />
principale<br />
è stato trovare<br />
i fondi<br />
adeguati»<br />
In centomila alla manifestazione antimafie di Libera del 21 marzo<br />
Napoli, sfila il popolo della legalità<br />
LA VIGNETTA di D’Agostino<br />
A Napoli la primavera si<br />
apre con la XIV edizione<br />
della giornata nazionale in<br />
memoria delle vittime delle<br />
mafie, organizzata dall’associazione<br />
Libera.<br />
Previsto per il 21 marzo l’arrivo<br />
di oltre centomila partecipanti<br />
alla marcia per la<br />
legalità. Da piazza della Repubblica<br />
il corteo si sposterà<br />
verso piazza Plebiscito. Qui<br />
ci saranno la lettura dei nomi<br />
di coloro che hanno sacrificato<br />
la vita per lo Stato e<br />
il discorso di don Luigi<br />
Ciotti.<br />
Il 19 appuntamento a Casal<br />
Di Principe a quindici anni<br />
dalla morte di don Peppino<br />
Diana, prete simbolo della<br />
lotta alla camorra. Il 20 invece<br />
l’incontro con i parenti<br />
delle vittime. Intanto sarà<br />
aperto a Quindici il primo<br />
centro irpino per la legalità.<br />
Piano di Sorrento<br />
Il nuovo porto<br />
sarà turistico<br />
Lavori finiti<br />
Dopo due anni di lavori<br />
Piano di Sorrento avrà il<br />
suo porto turistico. Nel<br />
1953 si costruivano velieri.<br />
Dalla prossima estate<br />
ormeggeranno yacht.<br />
San Gennaro<br />
più ricco della Regina<br />
Nel cuore di Napoli custodite<br />
migliaia di opere mai trafugate.<br />
Il popolo è il miglior antifurto.<br />
DEL GAUDIO eGRANA<br />
Pagina 10<br />
Museo a Scario<br />
Qui visse<br />
l’uomo<br />
di Neanderthal<br />
A Scario, piccolo paese del<br />
Cilento, importanti ritrovamenti<br />
relativi all’uomo<br />
di Neanderthal. I reperti<br />
sono in mostra permanente<br />
in un museo.<br />
IL PUGNO<br />
Strana generazione la nostra:<br />
freschi praticanti eppure<br />
già imbavagliati da<br />
una legge che premierà col<br />
carcere l’aspirazione a raccontare<br />
le storie scomode<br />
dei tribunali. Noi e la verità<br />
separati alla nascita in<br />
un Paese dove l’obiettivo<br />
non è punire il crimine, ma<br />
evitare che i cittadini sappiano<br />
i nomi dei criminali.<br />
Si può imbavagliare il diritto<br />
di cronaca? In un’Italia<br />
dove paga il corrotto<br />
ma non il corruttore, dove<br />
si indaga sui dottor Genchi<br />
e si prosciolgono i mister<br />
Hyde, beh, in un’Italia così<br />
si può fare di tutto. Poi il<br />
suddito, allo schizzo di una<br />
pozzanghera in una strada<br />
colposamente dissestata,<br />
imprecherà: “Piove, stampa<br />
ladra!”<br />
L’emergenza dell’industria tessile sannita<br />
Un taglio al cucito<br />
Incubo disoccupazione per 500<br />
operai ad Airola in provincia di<br />
Benevento. La Benfil e la Tessival,<br />
fabbriche del polo tessile,<br />
versano in un grave stato di crisi,<br />
nonostante abbiano usufruito di<br />
ingenti finanziamenti statali.<br />
Continua dunque quella che per<br />
l’industria locale è una maledizione<br />
iniziata nel 1993.<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
Pagina 6<br />
JOSÈ ASTARITA<br />
Pagina 11<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Pagina 10<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
CRISTIANO VELLA<br />
Pagina 7
2 Domenica 15 marzo 2009in ITALIA nel MONDO<br />
Franceschini:<br />
non mi candiderò<br />
‹‹Non mi candiderò al congresso<br />
di ottobre››: così<br />
Dario Franceschini, segretario<br />
Pd, durante la trasmissione<br />
“Matrix”. ‹‹Il mio<br />
è un mandato a termine.<br />
Per me era innaturale<br />
anche sostituire Veltroni<br />
dopo le dimissioni››. Franceschini<br />
ha difeso la sua<br />
proposta sugli assegni di<br />
disoccupazione e si è detto<br />
contrario all’innalzamento<br />
della pensione alle donne.<br />
Donne e pensioni:<br />
frenata di Sacconi<br />
Il ministro del Welfare,<br />
Maurizio Sacconi, smorza<br />
le polemiche di questi giorni<br />
sul presunto testo elaborato<br />
dall’esecutivo per l’innalzamento<br />
dell’età pensionistica<br />
delle dipendenti<br />
pubbliche a 65 anni. È solo<br />
nei prossimi giorni che l’esecutivo<br />
convocherà i rappresentanti<br />
dei lavoratori<br />
in un tavolo ad hoc per<br />
discutere i termini della<br />
questione, sulla base delle<br />
richieste della Corte di giustizia<br />
europea. Le dichiarazioni<br />
del ministro Sacconi,<br />
però, non convincono né il<br />
Pd né i sindacati. Nel frattempo<br />
da Bruxelles attendono<br />
il piano dell’Italia per<br />
le pensioni.<br />
La Nato<br />
apre alla Russia<br />
Ripresa dei rapporti della<br />
nato con la Russia, dopo<br />
l’interruzione seguita al<br />
conflitto russo-georgiano<br />
dell’agosto scorso. A deciderlo<br />
i ministri degli Esteri<br />
della Nato nel vertice di<br />
Bruxelles al quale ha partecipato<br />
per la prima volta il<br />
segretario di Stato Usa,<br />
Hillary Clinton. L’apertura<br />
arriva grazie alla diversa<br />
politica del presidente Barack<br />
Obama. Prima della<br />
prossima estate si dovrebbe<br />
anche tenere un Consiglio<br />
straordinario Nato-Russia.<br />
Università:<br />
il no di Parigi<br />
In Francia studenti, ricercatori<br />
e professori sono u-<br />
niti contro la riforma della<br />
ricerca e dell’Università.<br />
Nuove le forme di protesta<br />
anche nel luogo simbolo<br />
del quartiere latino di Parigi,<br />
vicino alla Sorbona.<br />
Finisce l’epoca sessantottina,<br />
fatta di barricate e<br />
cubetti di porfido lanciati<br />
contro la polizia, e si lanciano<br />
scarpe contro il ministero,<br />
si organizzano flash<br />
mob in piazza e lezioni in<br />
metrò.<br />
Caffarella:<br />
accuse valide<br />
La procura di Roma conferma<br />
le accuse contro i<br />
romeni Alexandru Isztoika<br />
e Karol Racz per lo stupro<br />
della ragazzina di 14 anni<br />
nel parco della Caffarella a<br />
Roma. Gli esami sul Dna<br />
dei due arrestati non coincidono<br />
con i profili genetici<br />
degli aggressori ma per<br />
il pm restano in carcere. A<br />
favore dell’accusa ci sono<br />
la confessione del “biondino”<br />
e il riconoscimento<br />
con le foto da parte della<br />
vittima. Per gli inquirenti,<br />
lo stupratore è un romeno<br />
sui 20 anni, alto 1,75 m. e<br />
parla l’italiano. Dopo la<br />
confessione, Isztoika aveva<br />
ritrattato, denunciando<br />
violenze e pressioni della<br />
polizia, false in base all’interrogatorio<br />
videoregistrato.<br />
Comici, Totò<br />
meglio di Benigni<br />
Un sondaggio online di<br />
Quinews.it ha scelto Totò<br />
come comico italiano più<br />
popolare di sempre con il<br />
50% delle preferenze. Dietro<br />
di lui Alberto Sordi,<br />
Massimo Troisi, Roberto<br />
Benigni e Aldo Fabrizi. Il<br />
campione intervistato era<br />
costituito da 1000 persone<br />
distribuite per età, sesso e<br />
collocazione geografica.<br />
Servizi di<br />
SONIA ACERRA<br />
Striscia di Gaza<br />
ancora scontri<br />
Sono morti tre palestinesi<br />
della Jihad islamica in due<br />
raid aerei israeliani nella<br />
Striscia di Gaza. In precedenza<br />
erano stati inviati,<br />
proprio da quella terra, tre<br />
razzi verso Israele in seguito<br />
alla morte, nella notte,<br />
del comandante Khaled<br />
Shalan. I razzi non hanno<br />
fatto vittime e danni, mentre<br />
i due palestinesi sono<br />
stati uccisi appena dopo<br />
aver sparato un razzo anticarro<br />
contro una pattuglia<br />
militare israeliana di guardia<br />
sul valico di Kissufim.<br />
Bashir colpevole:<br />
Sudan in rivolta<br />
Migliaia di manifestanti a<br />
Karthoum contestano l’Onu,<br />
dopo l’autorizzazione<br />
della Corte penale internazionale<br />
dell'Aja all’arresto<br />
del presidente del Sudan<br />
Omar Al Bashir. I giudici<br />
hanno accusato il presidente<br />
per crimini di guerra e<br />
crimini contro l’umanità in<br />
Darfur, mentre è stata fatta<br />
cadere l’accusa di genocidio.<br />
Bashir critica le organizzazioni<br />
internazionali di<br />
neocolonialismo per il<br />
mandato di arresto nei suoi<br />
Camera, il voto<br />
antipianisti<br />
Il presidente della Camera,<br />
ha presentato il sistema<br />
antipianisti, il voto elettronico<br />
con impronta digitale.<br />
Alcuni parlamentari non<br />
hanno fornito le loro: tra<br />
essi, Silvio Berlusconi, Antonio<br />
Martino, Paolo Guzzanti,<br />
Mario Baccini, Matteo<br />
Salvini, Matteo Brigandì.<br />
Con questa misura i<br />
parlamentari voteranno solo<br />
se presenti in aula, senza<br />
più farsi sostituire dai colleghi.<br />
L’Italia è sempre<br />
più povera<br />
Secondo il “rapporto sul<br />
risparmio e i risparmiatori”<br />
Bnl-Einaudi, nel 2008 quattro<br />
italiani su dieci (41%)<br />
hanno avuto problemi a<br />
pagare le bollette, il 29%<br />
definisce il suo reddito basso,<br />
il 15 % si è fatto prestare<br />
denaro. Secondo il rapporto<br />
di S. Egidio, una famiglia<br />
su due ha problemi<br />
finanziari. Due milioni di<br />
famiglie sono cadute nella<br />
rete degli usurai. Sono cresciuti<br />
del 4% i furti di generi<br />
alimentari nei supermercati.<br />
L’Istat ha rilevato che<br />
la disoccupazione è aumentata<br />
al 6% pari a 1,5<br />
milioni di persone. Il 5 %<br />
degli italiani non ha soldi<br />
per il cibo.<br />
confronti, mentre è sostenuto<br />
da migliaia di sudanesi<br />
scesi in piazza a protestare.<br />
Il presidente è sceso tra<br />
loro e per la sospensione<br />
dell’arresto si schiera il<br />
Governo cinese.<br />
A Pechino si teme un peggioramento<br />
della situazione<br />
in Darfur.<br />
Kashmir: tanti<br />
“desaparecidos”<br />
Controlli strettissimi nella<br />
località sciistica più alta e<br />
rinomata dell'India, il Kashmir,<br />
al confine col Pakistan.<br />
Tra le vette più alte<br />
del mondo sono stati assassinati,<br />
tra i primi anni Novanta<br />
a meno di due anni fa<br />
oltre 40.000 persone, forse<br />
fino alle 70.000 e ancora<br />
oggi ci sono tra gli 8000 e i<br />
10.000 dispersi. A denunciarlo<br />
Prevez Imruz, presidente<br />
del Civil Society, organizzazione<br />
non governativa,<br />
che accusa anche di<br />
non trovare spazi nei<br />
media indiani che sono<br />
controllati dai partiti di<br />
estremisti indù.<br />
Zoo di Sidney:<br />
c’è il panda rosso<br />
E’ considerato un vero e<br />
proprio evento in Australia<br />
la prima apparizione di baby<br />
Pemba, il panda rosso, le<br />
cui immagini hanno fatto il<br />
giro dei principali siti e<br />
giornali del Paese e di tutto<br />
il mondo. Il raro animale<br />
col pelo fulvo, il faccino<br />
simpatico e gli occhi celesti<br />
si trova al Taronga Zoo di<br />
Sidney.<br />
Suicida per stupro<br />
arrestato l’orco<br />
Dopo un anno di indagini è<br />
stato arrestato Giuseppe<br />
Matarazzo di Frasso Telesino,<br />
nel Beneventano. Per<br />
i carabinieri, l’uomo avrebbe<br />
violentato per due anni<br />
la sedicenne impiccatasi il<br />
6 gennaio 2008, istigandola<br />
al suicidio<br />
Lufthansa<br />
sfida Alitalia<br />
Dal primo aprile Lufthansa<br />
Italia decollerà da Varese<br />
verso tre nuove rotte:<br />
Roma (4 volte al giorno),<br />
Napoli e Bari (entrambe<br />
due volte al giorno). Gli<br />
aerei della compagnia tedesca<br />
aumenteranno da 6 a 8.<br />
Da agosto ci saranno circa<br />
200 assunzioni.<br />
Spataro,<br />
no al film Br<br />
Il pm degli anni di piombo,<br />
Antonio Spataro, attacca lo<br />
Stato parchè ritiene che il<br />
ministro Bondi non debba<br />
finanziare con un milione e<br />
mezzo di euro il film tratto<br />
da un libro di Sergio Segio,<br />
ex terrorista mai pentito.<br />
Riccardo Scamarcio e<br />
Giovanna Mezzogiorno gli<br />
attori. Protestano i familiari<br />
delle vittime.<br />
Asta per Gandhi:<br />
l’India si oppone<br />
Oggetti personali del Mahatma<br />
Gandhi in asta a<br />
New York, ma l’India interviene<br />
per evitarne la vendita.<br />
Tra gli oggetti del padre<br />
dell’indipendenza indiana<br />
sono in palio anche i famosi<br />
gli occhialini rotondi cerchiati<br />
di metallo, i sandali<br />
in pelle e un orologio da<br />
tasca. La base d’asta parte<br />
da 42 milioni dollari. Messe<br />
all’asta a Londra, due<br />
anni fa, anche le lettere di<br />
Gandhi che furono acquistate<br />
dal governo indiano<br />
per una cifra mai resa pubblica.<br />
New York:<br />
una strada agli U2<br />
Due band storiche a New<br />
York. Un tratto della 53 a<br />
strada è stato intitolato al<br />
gruppo di Bono. Per una<br />
settimana c’è stata l’intestazione<br />
di “U2 Way”. Il 4 aprile<br />
prossimo, sul palcoscenico<br />
del Radio City Music<br />
Hall si esibiranno i due fondatori<br />
viventi dei Beatles.<br />
Nuovo attentato<br />
nel sud dell’Iraq<br />
Nel mercato di bestiame<br />
nella provincia di Babil, nel<br />
sud del Paese mediorientale,<br />
c’è stata l’esplosione di<br />
un'autobomba che ha provocato<br />
almeno 10 morti e<br />
40 feriti. La tragedia a 130<br />
chilometri a sud di Baghdad,<br />
in una zona dove vive<br />
una maggioranza di sciiti,<br />
ma anche un folto gruppo<br />
di sunniti.<br />
Servizi di<br />
LUCIANA BARTOLINI<br />
Vanna Marchi<br />
torna in carcere<br />
La Cassazione ha confermato<br />
la sentenza con cui la<br />
Corte d’appello di Milano<br />
aveva condannato Vanna<br />
Marchi a nove anni e<br />
mezzo di carcere, insieme<br />
con la figlia Stefania<br />
Nobile, per associazione a<br />
delinquere finalizzata alla<br />
truffa. Confermati anche<br />
tutti i risarcimenti a favore<br />
delle vittime delle teleimbonitrici.<br />
Un Belpaese<br />
di corrotti<br />
La corruzione della Pubblica<br />
Amministrazione costa<br />
allo Stato 50-60 miliardi<br />
l’anno, pari a 1000 euro a<br />
testa, neonati compresi.<br />
Questo è il dato emerso dal<br />
primo rapporto al Parlamento<br />
del Servizio Anticorruzione<br />
e trasparenza<br />
(SAeT) del Dipartimento<br />
della Funzione Pubblica.<br />
La corruzione ostacola so-<br />
Parigi a difesa<br />
degli albini neri<br />
Scende a difesa degli albini<br />
la segretaria francese ai diritti<br />
umani, Rama Yade che<br />
in Africa si lascia fotografare<br />
con un bambino albino,<br />
appunto, in braccia. Ad accompagnare<br />
i nati “bianchi”<br />
nel continente nero è<br />
un antico pregiudizio che li<br />
considera spiriti cattivi e<br />
stregoni da isolare dal resto<br />
della società e non possono<br />
svolgere nessuna attività.<br />
Spesso vengono uccisi e i<br />
loro resti vengono conservati<br />
e venduti a caro prezzo<br />
come una sorta di amuleti.<br />
Il tentativo della Yade è<br />
quello di fermare l’emarginazione<br />
e le stragi di albini<br />
che in Africa ne sono 15<br />
mila. In un anno, in Tanzania,<br />
ne sono morti 26.<br />
Ordine di Pio XII<br />
ad ospitare ebrei<br />
Papa Pacelli ordinò ai conventi<br />
romani di accogliere<br />
gli ebrei perseguitati dal<br />
nazismo. Il fatto sarebbe<br />
riportato in un documento<br />
ufficiale, risalente al novembre<br />
1943, ed annunciato<br />
da Radio Vaticana.<br />
La scoperta dà ragione alle<br />
tesi sostenute dal Vaticano<br />
nel tempo, ma contestate<br />
da più parti. La prossima<br />
pubblicazione del documento<br />
servirà a chiarire la<br />
posizione di Pio XII, accusato<br />
di un silenzio colpevole,<br />
e a favorire i rapporti tra<br />
Santa Sede ed Israele, anche<br />
in vista del viaggio che<br />
Benedetto XVI terrà a<br />
maggio prossimo proprio<br />
in Terra Santa.<br />
prattutto gli investimenti<br />
esteri. Nel periodo 2004-<br />
2008 i reati di corruzione<br />
contro la Pubblica Amministrazione<br />
sono stati<br />
3000 l’anno. Il 32% di essi<br />
era costituito da truffa aggravata<br />
per il conseguimento<br />
di erogazioni pubbliche.<br />
Le regioni italiane<br />
più colpite dal fenomeno<br />
corruzione sono: la Sicilia<br />
(13% del totale delle denunce),<br />
la Campania (11%),<br />
la Puglia (9%) e la Calabria<br />
(8%).<br />
Direttore<br />
Biagio Agnes<br />
Direttore Responsabile<br />
Giuseppe Blasi<br />
Coordinamento<br />
Mimmo Liguoro<br />
Marco Pellegrini<br />
Redazione<br />
Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />
Josè Astarita, Luciana<br />
Bartolini Francesco Maria<br />
Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />
Stella Colucci, Daniele De<br />
Somma, Chiara Del Gaudio,<br />
Claudia Esposito, Pierluigi<br />
Giordano Cardone, Francesco<br />
Antonio Grana, Germana<br />
Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />
Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />
Raffaele Pellegrino, Sabino<br />
Russo, Roberta Salzano,<br />
Orlando Savarese, Giovanni<br />
Sperandeo, Barbara Trotta,<br />
Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />
Loredana Zarrella<br />
Le Firme<br />
Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />
Ferruccio De Bortoli,<br />
Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />
Antonio Ghirelli,<br />
Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />
Pierluigi Magnaschi, Renato<br />
Mannheimer, Ezio Mauro,<br />
Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />
Arrigo Petacco Vanni<br />
Ronsisvalle, Emilio Rossi,<br />
Mario Trufelli, Walter Veltroni,<br />
Sergio Zavoli.<br />
UNIVERSITA<br />
DEGLI STUDI<br />
DI SALERNO<br />
Prof. Raimondo Pasquino<br />
Rettore dell'Università<br />
Prof. Annibale Elia<br />
Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze della Comunicazione<br />
Prof. Emilio D'Agostino<br />
Presidente del Comitato Direttivo<br />
della Scuola di Giornalismo<br />
Prof.ssa Maria Galante<br />
Preside della Facoltà<br />
di Lettere e Filosofia<br />
Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />
e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />
Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />
telefono: 089 30 3311<br />
Distribuzione alle edicole<br />
Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />
Via Terre delle Risaie, Salerno<br />
fax: 089 3061877
TERZA PAGINA Domenica 15 marzo 2009<br />
Scaffale<br />
3<br />
E’ l’unico sistema che consente di raggiungere l’uguaglianza<br />
Democrazia metafora<br />
delle nostre libertà<br />
Oggi il politico è un moderno Princeps che usa<br />
mezzi comunicativi di grande potenza e diffusione<br />
EMILIO D’AGOSTINO<br />
S<br />
pesso<br />
– chissà troppo spesso – in<br />
Italia, si sente discutere di “crisi<br />
della politica” e così si analizzano<br />
i tassi di astensionismo elettorale elevati.<br />
In egual maniera, si accusano i<br />
“grilli” di turno di essere responsabili<br />
dell’ulteriore mancanza di autorevolezza<br />
di politici e amministratori<br />
pubblici. Mancanza di autorevolezza:<br />
eufemismo censorio.<br />
In realtà, c’è da credere<br />
che tra crollo della<br />
politica e progressivo<br />
disinteresse degli elettori<br />
ci sia un nodo<br />
superiore capace di<br />
determinare entrambi.<br />
Esso è costituito<br />
dalla crisi della democrazia<br />
rappresentativa<br />
che, oggi, mostra<br />
tutti i propri limiti.<br />
Infatti, la forbice attuale<br />
tra attori politici<br />
e cittadini è cresciuta<br />
radicalmente, determinando la trasformazione<br />
del principio della<br />
“delega” parlamentare in delega<br />
assoluta. La politica, ormai, è priva di<br />
qualsiasi legittimazione che non sia<br />
rappresentata dal periodico rituale<br />
elettorale. Inoltre, il controllo da parte<br />
delle forze dell’economia e della<br />
finanza internazionali fa sì che il<br />
“luogo” naturale dell’azione politica – i<br />
parlamenti e i partiti – sia svuotato<br />
quasi di ogni funzione. Incrociandosi<br />
Opportuni<br />
i meccanismi<br />
di garanzia<br />
e reciproco<br />
controllo<br />
dei poteri<br />
oligarchie economico-finanziarie<br />
e oligarchie politiche, il sentimento<br />
maggiormente diffuso è: la politica<br />
non costituisce più la ricerca<br />
del “bene comune”, ma è soltanto<br />
lo strumento di auto-conservazione<br />
del ceto politico che riproduce<br />
se stesso. Fatta salva la modalità di<br />
rappresentazione pubblica della<br />
politica, questa non rappresenta<br />
più la funzione di mediazione tra<br />
interessi diversi, anche<br />
talvolta contraddittori.<br />
Essa ha<br />
perduto, quindi, la<br />
propria forza basata<br />
sul convincimento<br />
o, come direbbe Habermas,<br />
sul “consenso<br />
non estorto”.<br />
Il politico è ritornato<br />
a essere il Princeps<br />
che si serve<br />
della propria capacità<br />
illusionistica<br />
di persuasione.<br />
Non si tratta più, ovviamente, del<br />
pròtos anèr Pericle che utilizza,<br />
durante trenta anni, la sua abilità<br />
oratoria, ma di un moderno Principe<br />
che si serve di apparati comunicativi<br />
di grande potenza e diffusione.<br />
Egli, infatti, gode di ampio<br />
consenso popolare e di maggioranze<br />
parlamentari molto spesso<br />
assolute e disciplinate. Soltanto,<br />
nei paesi a più antica e salda tradizione<br />
democratica, resiste la dialettica<br />
politica. Ciò accade sia nei<br />
paesi con sistemi maggioritari, sia<br />
in quelli a sistema proporzionale:<br />
Gran Bretagna e Germania, ad<br />
esempio. Ciò dimostra come l’ormai<br />
ventennale disputa italiana<br />
sulle regole elettorali sia del tutto<br />
inutile e fuorviante. Inoltre, la tentazione<br />
di molti della riforma della<br />
Costituzione nel senso dell’aumento<br />
radicale dei poteri dell’esecutivo<br />
si associa alla disputa. E’ da<br />
notare, comunque, che l’attuale<br />
scenario economico-politico internazionale<br />
spinge<br />
fortemente verso la<br />
necessità di decisioni<br />
rapide.<br />
La crisi di tale periodo<br />
non sembra richiedere<br />
altre soluzioni. In tal<br />
senso, appaiono vieppiù<br />
opportuni i meccanismi<br />
di garanzia e di reciproco<br />
controllo dei poteri.<br />
Egualmente costituisce<br />
condizione necessaria il<br />
dominio della politica<br />
sulle forze dell’economia e sulla<br />
“spontaneità” del mercato.<br />
Purtroppo ciò entra in collisione<br />
con il principio della “maggioranza”.<br />
La maggioranza ha sempre<br />
ragione? Non pare: dalla morte di<br />
Socrate in poi. Socrate è condannato,<br />
infatti, proprio per la sua<br />
violenta critica della politica ateniese.<br />
Tale condanna a morte<br />
aiuta a comprendere l’ostilità di<br />
Platone<br />
Platone nei confronti della “democrazia”.<br />
Il filosofo ateniese, inoltre,<br />
ricorda come “ogni limitazione<br />
alla libertà sia interpretata come<br />
schiavitù” (Repubblica).<br />
E’ quanto accade nel mondo contemporaneo.<br />
Alle regole di convivenza<br />
e ai principi si è sostituita la<br />
ricerca esclusiva dell’affermazione<br />
del proprio particulare. Ciò appare<br />
tanto più pericoloso in quelle<br />
realtà culturali e politiche nelle<br />
quali s’è perduta la me-moria della<br />
propria e dell’altrui storia.<br />
In Italia, ad esempio,<br />
nella cui cultura e comportamenti<br />
dominanti è<br />
scomparso il senso della<br />
stessa parola “democrazia”.<br />
Essa è come il caso<br />
dei cannileddi di picuraru<br />
di Leonardo Sciascia:<br />
ormai ignoti agli stessi<br />
pecorai. Ma non c’è scelta.<br />
L’unico sistema politico<br />
sperimentato sinora<br />
in cui sia possibile il<br />
pieno e coerente sviluppo dell’individuo<br />
è quello democratico, con<br />
tutti i rischi qui citati: oligarchia,<br />
anarchia. La democrazia è l’unico<br />
sistema che consente il reale raggiungimento<br />
dell’uguaglianza.<br />
Quest’ultima non è il punto di<br />
partenza o un dono degli dèi:<br />
essa è il punto d’arrivo di un processo<br />
lungo e faticoso e ha bisogno<br />
della cura attenta degli attori<br />
politici e dei cittadini.<br />
Dove sta Zazà<br />
di Mimmo Liguoro<br />
Pironti Editore<br />
Pagine 108 - 10 euro<br />
“Era la festa di San Gennaro/ quanta<br />
folla per la via/”. Chi non conosce<br />
questo motivetto? E chi non si è<br />
chiesto, almeno una volta, dove fosse<br />
andata a finire questa Zazà? Se ne<br />
parlò addirittura alla Camera nel<br />
1946, come racconta Giulio Andreotti,<br />
dopo il referendum istituzionale.<br />
La notizia che i<br />
deputati comunisti<br />
intendevano<br />
cantare in a-<br />
pertura l’inno<br />
dell’internazionale<br />
suscitava<br />
nervosismo.<br />
Vittorio Emanuele<br />
Orlando,<br />
che doveva presiedere<br />
la seduta,<br />
si domandava<br />
cosa fare per<br />
frenare l’esibizione<br />
canora. Il<br />
fondatore dell’Uomo qualunque,<br />
Guglielmo Giannini, dichiarò che il<br />
suo gruppo parlamentare si stava<br />
esercitando nella canzone “Dove sta<br />
Zazà”. Vero o no che fosse il proposito<br />
comunista, l’annuncio di Giannini<br />
troncò ogni velleità corale dei parlamentari.<br />
È quanto racconta Mimmo Liguoro<br />
nelle pagine del suo ultimo libro intitolato<br />
come la canzone scritta da<br />
Cutolo nel ’42 e musicata da Cioffi,<br />
che traccia la storia della prima canzone<br />
leggera grido del secondo dopoguerra,<br />
contestualizzandola nella<br />
vicenda d’Italia e di Napoli.<br />
Un “grido di speranza” in un’epoca in<br />
cui la città che Liguoro definisce<br />
“rovente” era teatro di prostituzione<br />
e malavita. Gabriella Ferri riscoprì la<br />
canzone nel ’71, interpretando “con<br />
piglio inedito e amaro -scrive Liguoro-<br />
un brano da sempre eseguito<br />
con toni ammiccanti, facendo acquistare<br />
a Zazà colori e sfumature inattesi”.<br />
E lei per tutti divenne Zazà.<br />
VERONICA VALLI<br />
Semi<br />
Di Lorenzo Gigliotti<br />
Editore Plectica<br />
Pagine 152 – euro 12<br />
Una copertina bianca, semplice con<br />
un soffione che si sgretola al vento:<br />
così appare l’ultimo lavoro di<br />
Lorenzo Gigliotti “Semi, 44 riflessioni<br />
critiche” (Editore Plectica). Una<br />
raccolta di articoli e scritti che l’autore<br />
ha pubblicato negli anni del suo<br />
soggiorno newyorkese e attraverso i<br />
quali il regista ruba particolari all’oblio<br />
e alla quotidianità, fotografando<br />
la realtà con l’occhio poetico del letterato<br />
e la precisione certosina del<br />
documentarista.<br />
“L’America<br />
– ricorda Claudio<br />
Angelini<br />
nella postfazione<br />
al libro – è<br />
una delle chiavi<br />
di questo testo,<br />
sia dal punto di<br />
vista del reciproco<br />
rapporto<br />
mitopoietico<br />
con la vecchia<br />
Europa, che da<br />
quello sociale e<br />
antropologico<br />
che lega e differenzia<br />
i due mondi”. Gigliottti, in<br />
centocinquantadue pagine tratteggia,<br />
con l’eleganza dell’elzeviro, una<br />
serie di incontri, eventi culturali,<br />
occasioni di vita e di arte. Quasi<br />
fosse un diario di bordo, l’autore sintetizza<br />
nei suoi articoli quelle che<br />
sono le sue passioni: il cinema, la<br />
fotografia e l’arte. Il tutto con il tratto<br />
raffinato di chi rende ogni parola<br />
uno scrigno di emozione.<br />
FRANCESCA BLASI
4 Domenica<br />
15 marzo 2009
EDITORIALE Domenica 15 marzo 2009<br />
5<br />
A sinistra un’edicola<br />
e nelle altre immagini<br />
un fotocompositore<br />
al lavoro<br />
e una pila di giornali.<br />
In basso una rotativa<br />
per la stampa<br />
di un quotidiano<br />
NON DEVE ESSERE UN CAPRICCIO<br />
Giornalismo: valore e ragioni<br />
Distinguere un’idea che sa di romanticismo dalla realtà di un mestiere antico<br />
inteso come una vera e propria vocazione che diventa autentico motivo di vita<br />
(continua dalla prima pagina)<br />
BIAGIO AGNES<br />
La conferma che il giornale scritto continua<br />
a rappresentare la quintessenza non<br />
solo simbolica dell’informazione, pur nell’evoluzione<br />
tecnica dei mezzi della comunicazione,<br />
(ad ognuno dei quali peraltro<br />
dedichiamo settori specifici) dalla didattica<br />
ai laboratori; l’altra è che il giornalismo, in<br />
qualunque fase – sia dell’apprendimento<br />
sia dell’esercizio professionale – deve “contaminarsi”<br />
quotidianamente della realtà<br />
circostante e la nostra realtà circostante è<br />
la città di Salerno con tutto il bacino geografico<br />
di cui essa è il cuore: apparire di<br />
nuovo anche nelle edicole di questo esteso<br />
comprensorio ribadisce i principi generali<br />
che reggono l’esercizio quotidiano di scambio<br />
fra l’insegnare e l’apprendere.<br />
Cosa devono aspettarsi gli allievi di questo<br />
secondo corso dal loro futuro? L’esperienza<br />
di coloro che li hanno preceduti nel<br />
Campus di Fisciano consente un “rispecchiarsi”<br />
molto incoraggiante. Non è un<br />
caso se la verifica, sia pure ufficiosa, degli<br />
esiti dell’insegnamento 2007-2008 ha collocato<br />
la Scuola di Giornalismo dell’Università<br />
di Salerno al vertice della qualità assoluta<br />
insieme con le Scuole di Milano e<br />
Perugia. Ma già una verifica parziale della<br />
bontà dei risultati si era manifestata negli<br />
interludi estivi, quando i nostri praticanti si<br />
erano cimentati in stages specifici nei grandi<br />
quotidiani e in quelli regionali, nelle<br />
redazioni dei telegiornali e dei giornali<br />
radio della Rai, nei telegiornali di Mediaset,<br />
nelle agenzie, negli uffici stampa. Tutte<br />
occasioni importanti che, dimostrando la<br />
capacità acquisita nei due anni, hanno poi<br />
dato luogo in alcuni casi a concrete proposte<br />
di lavoro. Un apprezzamento lusinghiero<br />
sia per i corsisti sia per noi che abbiamo<br />
convissuto le fasi della loro preparazione<br />
tenendo d’occhio le diversificate aspirazioni<br />
di ciascuno.<br />
L’adozione di una linea o di un profilo pragmatico<br />
è un punto di riferimento essenziale<br />
della nostra Scuola, se si pensa che già<br />
nelle prove per accedere al corso si tiene<br />
conto di sceverare ciò che si manifesta<br />
come un capriccio romantico dalla concezione<br />
di un giornalismo inteso come una<br />
vera e propria vocazione e quindi come<br />
ragione di vita, con gli immancabili sacrifici<br />
ma anche con le meritate soddisfazioni.<br />
Il giornalista, comunque operi – dai quotidiani<br />
agli uffici stampa – esercita una fun-<br />
La Pubblica<br />
Amministrazione<br />
non tiene conto<br />
dei suoi doveri<br />
e disattende<br />
l’applicazione<br />
della legge 150<br />
zione sociale indispensabile e per questo si<br />
deve aspettare dalla società quelle garanzie<br />
che competono proprio a chi si rende utile<br />
per l’evoluzione civile del contesto in cui si<br />
agisce. Ne deriva fatalmente il rispetto dell’etica<br />
e l’osservanza di quel precetto socioeconomico<br />
che garantisce continuità e<br />
sicurezza contro ogni forma di precarietà<br />
professionale.<br />
Nella crisi che investe il globo totalmente, è<br />
ragione vitale la necessità dell’informazione<br />
come la si deve intendere, vale a dire con<br />
la presenza persino ubiqua sulla scena dei<br />
fatti dove accadono e quando accadono. E’<br />
il sistema nervoso del pianeta che funziona,<br />
e questo ci consente un equilibrato otti-<br />
mismo. Però è indispensabile<br />
che le Istituzioni facciano<br />
la loro parte, e l’occasione<br />
è propizia per ribadire<br />
un mio pensiero che<br />
vuole essere una raccomandazione,<br />
una critica, un<br />
ammonimento.<br />
Come già ho avuto modo di<br />
sottolineare altre volte, le<br />
Imprese, le Università e<br />
l’Ordine dei Giornalisti<br />
sembrano sempre più consapevoli<br />
del ruolo decisivo<br />
che svolge l’informazione<br />
professionale per il funzionamento<br />
corretto delle<br />
complesse democrazie del<br />
no-stro tempo. Invece, la<br />
Pub-blica Amministrazione<br />
sfugge ai suoi doveri e disattende<br />
l’applicazione della<br />
Legge 150, approvata ormai<br />
da circa un decennio.<br />
La necessità che le Amministrazioni<br />
Pubbliche affidino<br />
agli iscritti all’Ordine<br />
il compito di informare l’opinione<br />
pubblica senza distorsioni,<br />
improvvisazioni e<br />
dilettantismi, non è stata<br />
ancora recepita “come un<br />
dovere dello Stato e un diritto<br />
dei cittadini”, secondo<br />
la lezione di Carlo Azeglio<br />
Ciampi. Eppure, la correttezza<br />
e la professionalità<br />
dell’informazione sugli atti<br />
della Pubblica Amministrazione<br />
non può essere<br />
disgiunta dalla giusta azione<br />
per raggiungere un maggiore<br />
grado di efficienza in tutto il settore<br />
pubblico.<br />
Ne tenga conto il ministro Brunetta, ne<br />
tenga conto il Governo nel suo insieme.<br />
Del resto pensare che il giornalismo sia semplicemente<br />
“un mestiere antico” è un errore<br />
o una lacuna o una pretesa: il giornalismo -<br />
considerato velleitariamente a volte mestiere,<br />
a volte professione, a volte missione – è<br />
soltanto giornalismo che si rinnova ogni<br />
giorno e non cambia mai nel suo valore e<br />
nelle sue ragioni di esistere. Non lo dimentichi<br />
chi nelle Istituzioni ha responsabilità e<br />
giusta cultura.<br />
Non lo dimentichino neppure i giornalisti e<br />
i giovani che aspirano a diventarlo.
6 Domenica 15 marzo 2009PRIMO PIANO<br />
LA MARCIA<br />
21 marzo a Napoli, la giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie<br />
Cento passi<br />
per costruire<br />
la primavera<br />
Gli organizzatori: saremo 100 mila<br />
La primavera a Napoli si apre con la speranza<br />
del cambiamento. Lo stesso sentimento che<br />
accompagnò Peppino Impastato nei suoi ultimi<br />
cento passi. Previste centomila persone. E’ la<br />
gente di Libera, l’associazione di nomi e numeri<br />
contro le mafie presieduta da don Luigi<br />
Ciotti, che per il 2009 ha organizzato la giornata<br />
della legalità proprio nel capoluogo campano.<br />
Il 21 marzo, il giorno della memoria e dell’impegno<br />
in ricordo delle vittime, vedrà svolgersi la<br />
manifestazione nazionale, arrivata alla XIV edizione.<br />
Il primo giorno di primavera, momento<br />
simbolo per stagioni climatiche e di rinnovamento,<br />
è quello che Libera dedica alla memoria<br />
di tutti colori che hanno dato la vita nel nostro<br />
Paese per contrastare le mafie. Un’occasione<br />
nella quale l’associazione di don Ciotti rilancia<br />
l’annuale impegno che non deve mai venir<br />
meno: la voglia di tante persone comuni di essere<br />
contro tutte le mafie, contro la corruzione<br />
politica e gli intrecci clientelari che alimentano<br />
gli affari delle organizzazioni criminali e così<br />
l’illegalità. E di voler continuare a costruire percorsi<br />
di libertà, cittadinanza,<br />
Coordina<br />
Libera<br />
Libera è un coordinamento<br />
di oltre<br />
1500 tra associazioni,<br />
scuole e gruppi,<br />
impegnati sul territorio<br />
nazionale per<br />
diffondere la cultura<br />
della legalità.<br />
E’ nata nel marzo<br />
del 1995 grazie<br />
all’impegno di don<br />
Luigi Ciotti con l’idea<br />
di sollecitare la<br />
società civile nella<br />
lotta alle mafie e alla<br />
promozione della<br />
giustizia.<br />
Riconosciuta come<br />
associazione di promozione<br />
sociale,<br />
gestisce alcuni beni<br />
confiscati alla criminalità<br />
organizzata<br />
trasformandoli in<br />
occasioni di lavoro.<br />
informazione, legalità, giustizia e<br />
solidarietà.<br />
La manifestazione, organizzata<br />
sotto l’alto patronato della<br />
Presidenza della Repubblica e in<br />
collaborazione con il ministero<br />
della Pubblica Istruzione, ha<br />
come tematica “L’etica libera la<br />
bellezza. Riscattare la bellezza,<br />
liberarsi dalle mafie. I volti della<br />
memorie, le mani dell’impegno”.<br />
Il calendario prevede una tre<br />
giorni: il 19 a Casal di Principe<br />
per il 15° anniversario della morte<br />
di don Peppino Diana, prete ucciso<br />
dalla camorra per il suo impegno<br />
contro la criminalità organizzata;<br />
il 20 sarà il giorno dell’incontro<br />
tra oltre quattrocento<br />
familiari di vittime delle mafie<br />
provenienti da tutta Italia; sabato<br />
21 la marcia della legalità a<br />
Napoli, che partirà da piazza<br />
della Repubblica fino al Plebiscito,<br />
dove verrà data lettura di<br />
tutti i nomi delle vittime. Un<br />
momento importante per la<br />
coscienza civile della Nazione<br />
come ha ribadito don Luigi Ciotti<br />
in un recente incontro a Quindici,<br />
in provincia di Avellino,<br />
dove Libera ha presentato il manifesto per una<br />
cittadinanza responsabile. Ma anche un appello<br />
ai giovani, i veri artefici del futuro. Un appello a<br />
giustizia, conoscenza e responsabilità, i tre pilastri<br />
attraverso i quali i giovani possono realizzare<br />
il cambiamento. «Non si può sconfiggere la<br />
mafia – ha detto don Ciotti – senza un cambiamento,<br />
fatto però in prima persona grazie ad<br />
una responsabilità collettiva. Se non ci si impegna<br />
personalmente non si rompe quel muro<br />
fatto di rassegnazione e indifferenza».<br />
Il prete anticamorra sottolinea l’importanza di<br />
parlare ai giovani e di fare delle scuole i luoghi<br />
di insegnamento della legalità. Lo stesso Rocco<br />
Chinnici, il giudice di Palermo, ucciso da un’auto-bomba<br />
nel luglio 1983, diceva che «la mafia<br />
ha più paura della scuola che della giustizia».<br />
Ed infine una richiesta al Governo a alle banche<br />
per i beni confiscati alle mafie che Libera gestisce<br />
producendo lavoro e servizi. «Su novemila –<br />
conclude don Ciotti – quasi duemila hanno dei<br />
vincoli bancari e quindi non sono utilizzabili. Se<br />
oggi, lo Stato salva le banche perché non può<br />
prendersi quello che serve alla gente comune<br />
per costruire sviluppo e futuro?».<br />
Pagina a cura di<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
Don Ciotti e il vescovo di Nola,Beniamino Depalma<br />
La provincia di Avellino<br />
avrà il suo primo centro<br />
anticamorra a Quindici. La<br />
decisione è stata presa dall’assessorato<br />
alla Pubblica<br />
Istruzione della Regione in<br />
collaborazione con i comuni<br />
di Avellino e Quindici,<br />
il circuito “Scuole<br />
Aperte” e l’associazione Libera.<br />
Il progetto prevede<br />
l’istituzione della struttura<br />
come punto di riferimento<br />
per progettualità inerenti<br />
la tematica della legalità.<br />
La sede sarà uno dei beni<br />
confiscati alla camorra a<br />
Quindici.<br />
Ma cosa sono i centri provinciali<br />
anticamorra, previsti<br />
dalla Regione Campania<br />
anche nelle province<br />
di Salerno, Napoli e Caserta?<br />
Sono strutture di<br />
riferimento locale per le<br />
attività istituzionali e del<br />
territorio in genere che<br />
consentono di elaborare e<br />
sostenere la prevenzione<br />
progettuale della lotta alle<br />
mafie. La sistemazione dei<br />
centri è preferibile nei beni<br />
confiscati alla criminalità<br />
organizzata, o in scuole e<br />
nei quartieri dove è forte il<br />
disagio sociale e l’insediamento<br />
della camorra.<br />
L’obiettivo principale è<br />
quello di creare un raccordo<br />
tra scuole, enti e tessuto<br />
sociale per promuovere dal<br />
basso la rete sulla legalità,<br />
stimolare le attività di ricerca<br />
e formazione e proporre<br />
un servizio di cittadinanza<br />
attiva. Le finalità<br />
sono diverse e molteplici:<br />
da centro studi per la legalità<br />
con creazione di banca<br />
dati, biblioteca ed emeroteca<br />
alla realizzazione di<br />
scambi culturali. Di sup-<br />
IL RETROSCENA<br />
TRA SANGUE E PALLOTTOLE<br />
Quindici<br />
avamposto<br />
della legalità<br />
Il progetto di un centro<br />
per lo studio della camorra<br />
porto la creazione di un sito<br />
internet, l’organizzazione di<br />
corsi di formazione e la<br />
creazione di uno sportello<br />
pubblico. I progetti comunque<br />
mirano alla realizzazione<br />
di percorsi educativi e<br />
didattici per gli studenti con<br />
la gestione di uno spazio<br />
denominato ludoteca sulla<br />
legalità. L’intento è anche<br />
avviare una progettazione<br />
comune con i familiari delle<br />
vittime di mafie e lo studio<br />
dell’economia criminale con<br />
attività di ricerca e protocolli<br />
d’intesa con le università.<br />
Infine creare un osservatorio<br />
sui beni confiscati<br />
alla camorra e realizzare<br />
così la rete regionale della<br />
legalità.<br />
Il perché della scelta di<br />
Quindici come avamposto<br />
Una faida lunga più di trenta anni<br />
costellata da un’imprescindibile<br />
fusione camorra-comune che ha<br />
portato in carcere quattro sindaci.<br />
Oltre sessanta attentati per più<br />
di trenta morti con un predominio<br />
storico nella scena criminale<br />
avellinese e campana (risulta uno<br />
dei clan camorristici più longevi)<br />
ed episodi sconcertanti come la<br />
strage delle donne. La storia di<br />
Quindici si può leggere anche<br />
così, attraverso i morti di camorra<br />
e le Amministrazioni sciolte.<br />
Era il 1972 quando l’allora sindaco<br />
Fiore Graziano fu ucciso al<br />
campo sportivo mentre assisteva<br />
al derby Lauro-Quindici. Il fratello<br />
Pasquale Raffaele Graziano<br />
non fece in tempo ad entrare in<br />
carcere (aveva vendicato il germano<br />
ucciso) che fu eletto sindaco<br />
a furor di popolo, con festini e<br />
cortei fuori del carcere. Divenne<br />
braccio destro di Raffaele Cutolo<br />
e riuscì a sfuggire ad un autobus<br />
pieno di assassini della “nuova<br />
famiglia” che assaltarono il comune<br />
da lui retto, scappando tra i<br />
tetti delle case circostanti. Non<br />
riuscì a sfuggire, però, a Pertini.<br />
Il presidente della Repubblica nel<br />
1983 impugnò per la prima volta<br />
nella storia italiana l’articolo 149<br />
dell’ordinamento comunale, destituendolo<br />
dalle sue funzioni per<br />
“gravi motivi di ordine pubblico”.<br />
Non vi erano ancora le leggi antimafia<br />
ma Quindici già conosceva<br />
lo scioglimento del Comune.<br />
Stessa sorte toccò a tre suoi successori,<br />
tra cui il nipote-delfino<br />
Eugenio, trucidato a Scisciano nel<br />
novembre del 1991.<br />
della lotta in nome della<br />
legalità è emblematico.<br />
Appena tremila abitanti e<br />
simbolo della rinascita per<br />
un luogo già noto negli<br />
anni 70 per l’esistenza di<br />
un clan camorristico. Le<br />
inchieste dell’ultimo anno<br />
hanno portato in carcere<br />
quasi cento persone, confermando<br />
un dato storicocriminale<br />
inconfutabile. La<br />
criminalità organizza irpina<br />
è nata a Quindici per<br />
poi svilupparsi nell’intera<br />
provincia. Dal terremoto,<br />
primo motivo di crescita<br />
del fenomeno delinquenziale,<br />
agli eventi franosi del<br />
1998. Calamità naturali<br />
che accendono gli appetiti<br />
dei clan, focalizzando attenzioni<br />
sugli ingenti finanziamenti<br />
statali per la<br />
ricostruzione. Lo stesso<br />
gruppo del “Partenio”, storico<br />
sodalizio criminale<br />
sorto nel capoluogo avellinese,<br />
sigla un patto con i<br />
“quindicesi”. Una sorta di<br />
cartello delinquenziale che<br />
vede poi inglobare lo stesso<br />
clan di Avellino in quello<br />
di Quindici. La storia è<br />
la sua forza, come dimostrano<br />
le inchieste. Basta<br />
farne il nome che scatta la<br />
paura, il timore di ritorsioni.<br />
La stessa storia che, grazie<br />
al centro per la legalità, si<br />
cerca di far tornare su<br />
canoni ordinari. Quello del<br />
senso civico e del rispetto<br />
delle regole. Grazie a tante<br />
persone che ribadiscono il<br />
semplice fatto che “Quindicesi”<br />
è il nome di un popolo<br />
e non di un clan.
In ginocchio le industrie della Valle Caudina<br />
Fabbriche a pezzi<br />
BENEVENTO<br />
PRIMO PIANO Domenica 15 marzo 2009<br />
7<br />
Le quattro tappe della crisi<br />
stracciato il tessile<br />
Airola, rilancio mancato. Rischiano in 500<br />
Il progetto del Contratto di<br />
area di garantire occupazione<br />
e sviluppo ad Airola, in provincia<br />
di Benevento, è crollato<br />
sotto i colpi della crisi economica<br />
che ha colpito tutto il<br />
mondo.<br />
«E’ un’emergenza nata già<br />
vecchia», commenta un anziano<br />
operaio, facendo il<br />
punto su quel che accade<br />
nelle fabbriche del polo tessile<br />
della cittadina. La Tessival<br />
Sud , la Benfil e le più piccole<br />
Radici Tappeti e Warmor Sud<br />
sono fabbriche che avrebbero<br />
dovuto rilanciare nel Sannio<br />
ed in Valle Caudina l’industria<br />
e anche l’occupazione.<br />
Almeno è quello che prevedeva,<br />
appunto, il Contratto<br />
d’area, stipulato nel 1999 e<br />
incoraggiato da ingenti finanziamenti<br />
statali.<br />
I dubbi tuttavia sono molti: ci<br />
si chiede in particolare se<br />
fosse proprio il tessile, in crisi<br />
da anni a livello nazionale, il<br />
settore su cui investire, specialmente<br />
in un’epoca in cui<br />
la concorrenza orientale sembra<br />
invincibile. Dubbi, condivisi<br />
dal sindacato, che dopo<br />
qualche anno si sono tradotti<br />
in realtà: la Tessival Sud entra<br />
in crisi, adducendo varie<br />
motivazioni che hanno lasciato<br />
perplessi (alti costi dell’energia,<br />
necessità di costruire<br />
un parco eolico, impossibilità<br />
di pagare l’affitto<br />
dei capannoni di proprietà<br />
del Comune).<br />
Dapprima i lavoratori, oltre<br />
200, sono stati messi in cassa<br />
integrazione, dopo aver contratto<br />
mutui, dopo aver messo<br />
su famiglia, nell’illusoria<br />
certezza di un posto di lavoro<br />
sicuro, solida base per costruire<br />
la propria vita. E a maggio<br />
sarebbe scattata la mobilità,<br />
polverizzando tutte le<br />
speranze dei lavoratori, ma<br />
l’eventualità è stata scongiurata<br />
grazie all’intervento del<br />
ministero del Welfare, grazie<br />
al quale gli operai potranno<br />
usufruire fino a dicembre<br />
della cassa integrazione. Non<br />
va meglio per la Benfil, tassello<br />
fondamentale per la produzione<br />
della Tessival, che ha<br />
annunciato mesi fa l’intenzione<br />
di chiudere, pure qui, ufficialmente,<br />
a causa della mancanza<br />
di commesse, di alti<br />
Alcuni momenti<br />
della manifestazione<br />
di protesta organizzata<br />
dai sindacati<br />
il mese scorso<br />
con la partecipazione<br />
dell’amministrazione<br />
comunale di Airola<br />
costi dell’energia. Anche in<br />
questa fabbrica il dramma<br />
della perdita del lavoro coinvolgerebbe<br />
oltre cento operai.<br />
Le previsioni sembrano tutt’altro<br />
che rosee, una ripresa<br />
dell’attività industriale è difficilmente<br />
ipotizzabile. La<br />
chiusura delle fabbriche di<br />
Airola rappresenterebbe per<br />
il Sannio e la Valle Caudina,<br />
realtà già caratterizzate da<br />
desertificazione industriale e<br />
impoverimento sociale, un<br />
vero disastro economico. Al<br />
fianco dei lavoratori, hanno<br />
preso posizione i sindacati,<br />
Ciro Rungi, responsabile provinciale<br />
della Cisl Femca ha<br />
dichiarato, preliminarmente<br />
all’intervento del ministero<br />
del Welfare, che « con l’inizio<br />
di maggio scade la cassa integrazione<br />
della Tessival e<br />
come noto, l’azienda ha già<br />
provveduto ad aprire le procedure<br />
di mobilità. E’ una<br />
scadenza che mette a dura<br />
prova tutti noi – aggiunge<br />
Rungi – per la capacità di<br />
organizzare risposte solidali<br />
rispetto alle vicende dei lavoratori<br />
della fabbrica ».<br />
L’assenza di prospettive acentua<br />
il nervosismo, la rabbia,<br />
che rendono difficile il governo<br />
e i comportamenti dei singoli<br />
e della collettività all’interno<br />
delle iniziative di lotta».<br />
Per ora le risposte prospettate<br />
dai sindacati consistono<br />
nel prolungamento della casa<br />
integrazione straordinaria,<br />
per evitare che «i guasti d’impresa<br />
siano scaricati esclusivamente<br />
sui lavoratori e sulle<br />
lavoratrici».<br />
Restano molti gli interrogativi<br />
su una crisi probabilmente<br />
evitabile: gli obblighi derivanti<br />
dal Contratto d’area sono<br />
stati rispettati fino in fondo<br />
dalle aziende, anche in virtù<br />
degli ingenti finanziamenti<br />
statali ricevuti? Perché nessuna<br />
ipotesi di diversificazione<br />
produttiva e nessun piano di<br />
rilancio sono stati proposti<br />
dalla proprietà?<br />
Interrogativi che in oltre un<br />
anno di crisi e di lotte sindacali<br />
non hanno ottenuto risposte<br />
soddisfacenti.<br />
Pagina a cura di<br />
CRISTIANO VELLA<br />
1993<br />
Chiude l’AlfaCavi, ex<br />
azienda del gruppo Pirelli<br />
che produce cavi<br />
telefonici, 432 operai<br />
perdono il lavoro.<br />
1999<br />
Viene firmato il Contratto<br />
d’area per garantire<br />
la ripresa, con l’inserimento<br />
di industrie<br />
del settore tessile.<br />
I numeri del tracollo<br />
154,3 milioni di euro:<br />
l’investimento statale per<br />
le cinque aziende del<br />
Contratto d’area.<br />
650: le unità lavorative che<br />
1994<br />
Nasce la Promair, consorzio<br />
di Enti guidato da<br />
Arnaldo Ricciuto (nella<br />
foto) con l’incarico di riconvertire<br />
l’area.<br />
2008<br />
Le fabbriche del polo<br />
tessile di Airola entrano<br />
in crisi. Centinaia di<br />
operai vengono messi<br />
in cassa integrazione.<br />
avrebbero dovuto essere<br />
occupate nella riqualificazione<br />
500: i lavoratori che rischiano<br />
di perdere il posto.<br />
Tessival Sud<br />
il tassello<br />
principale<br />
La fabbrica è di proprietà<br />
della Tessival Group di<br />
Azzano San Paolo (paese<br />
in provincia di Bergamo),<br />
una delle più importanti<br />
case di trading tessile d’Europa<br />
già dagli anni ’60. Ha<br />
sede nell’ex area dell’Alfacavi,<br />
in capannoni di<br />
proprietà del Comune.<br />
Nello stabilimento di Airola<br />
con un impianto di tessitura<br />
“Sulzer” si producono<br />
tessuti grezzi da destinare<br />
a vari settori, da quello dell’abbigliamento<br />
a quello<br />
dell’arredamento, fino all’utensileria.<br />
Si avvale del lavoro delle<br />
altre fabbriche del gruppo,<br />
tra queste c’è la Benfil. I<br />
trecentocinque operai dello<br />
stabilimento di Airola<br />
producono oltre cinquantasei<br />
milioni di metri quadri<br />
di tessuto l’anno.<br />
Il capitale sociale della<br />
Tessival s.r.l. è di ventinove<br />
milioni di euro.<br />
De Longis, vicepresidente di Confindustria Campania<br />
«Contratto d’area<br />
strategia sbagliata»<br />
Una crisi che sta investendo un’area<br />
di crisi, Francesco De Longis vicepresidente<br />
della Confindustria<br />
Campana, che cosa non ha funzionato<br />
?<br />
Ritengo che sono state sbagliate, quando<br />
si è dato vita al Contratto d’Area di<br />
Airola, la strategia e la scelta del settore.<br />
Già quando si avviò l’idea di un<br />
Contratto d’area, Confindustria suggeriva<br />
di puntare su settori emergenti e<br />
soprattutto di diversificare anche gli<br />
investimenti. Fare una scelta monosettoriale,<br />
produzione di filati, e puntare<br />
su due grandi gruppi, ha significato<br />
replicare, in negativo, la precedente<br />
esperienza (crisi Alfacavi n.d.r.) .<br />
Infatti, entrando in crisi l’unico comparto<br />
sul quale si scommetteva, non<br />
sarebbe stato possibile bilanciare il<br />
possibile rischio che sempre e comunque<br />
esiste nel settore industriale.<br />
A pochi anni da grossi finanziamenti<br />
statali che cosa è successo ?<br />
Non sono i finanziamenti che fanno<br />
l’azienda bensì il mercato. Nel Mez-<br />
zogiorno spesso si finanziano iniziative<br />
in settori che hanno problemi ancora<br />
prima di nascere. Nel caso di specie<br />
va detto che la crisi è dovuta a diverse<br />
concause, dall’impennata del costo<br />
della materia prima, all’incetta sul<br />
mercato della materia prima da parte<br />
dei Paesi orientali, alla forte incidenza<br />
del costo per unità di prodotto rispetto<br />
ai competitor internazionali,al notevole<br />
incremento del costo delle fonti<br />
energetiche.<br />
Di chi la responsabilità ?<br />
Ritengo inutile cimentarsi in questa<br />
ricerca. La mia opinione è che c’è stato<br />
un errore di programmazione di sviluppo<br />
territoriale e quando si commettono<br />
questi errori la responsabilità<br />
è di tutto il sistema provinciale, quindi,<br />
nessuno può chiamarsi fuori.<br />
L’ingresso nel mercato tessile italiano<br />
da parte degli orientali era avvenuto<br />
già da tempo, in base a ciò si<br />
sarebbe potuta prevedere l’attuale<br />
crisi ?<br />
Potrei risponderle di no ma direi una<br />
parziale bugia. Credo che quell’investimento<br />
doveva prevedere una strategia<br />
di rilancio innovativo del settore.<br />
L’unica chance che avevamo era quella<br />
di consentire l’attuazione di processi di<br />
ricerca e di innovazione per realizzare<br />
nuovi prodotti e, soprattutto, un’attività<br />
di formazione continua che avrebbe<br />
elevato il target delle professionalità<br />
e , in parte, contenuto i costi per unità<br />
di prodotto. Occorreva attivare un<br />
processo di sistema che non c’è stato.<br />
Tutte le aziende del Contratto d’area<br />
sono in crisi ?<br />
Purtroppo mi risulta di si .<br />
Benfil:<br />
sorella<br />
minore<br />
Anche la Benfil S.r.l. è di<br />
proprietà della bergamasca<br />
Tessival Group. E’ un<br />
tassello fondamentale della<br />
produzione dell’altra<br />
fabbrica di tessuti airolana,<br />
la consorella Tessival Sud.<br />
Pure la Benfil infatti opera<br />
nei capannoni ex alfacavi,<br />
di proprietà del Comune,<br />
Negli stabilimenti Benfil,<br />
sono presenti impianti di<br />
filatura “Reiter Open End”<br />
di nuovissima generazione,<br />
destinati alla produzione,<br />
nel dettaglio, di filati di<br />
cotone compatti, grazie ai<br />
quali si realizzano tessuti<br />
destinati a vari usi. I dipendenti<br />
della fabbrica sono<br />
154 e il capitale sociale è di<br />
oltre 15 milioni di euro.<br />
Nell’ultimo anno ha accusato<br />
diverse difficoltà, in<br />
particolare la crisi di commesse<br />
e gli alti costi energetici,<br />
giungendo ad annunciare<br />
l’intenzione di<br />
cessare le attività.
8 Domenica<br />
15 marzo 2009PRIMO PIANO<br />
Viaggio sui percorsi che ospiteranno la carovana dei ciclisti e gli sportivi nelle due tappe partenopee<br />
Giro-vagando tra buche e degrado<br />
Appuntamento a maggio: il Vesuvio si prepara, la città rischia la farsa<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
“Dopo la Coppa America di vela,<br />
ora faremo un’altra brutta figura<br />
con il Giro d’Italia”: mancano due<br />
mesi alle tappe campane della<br />
corsa rosa, ma il parere della<br />
gente è già sentenza. Il motivo?<br />
La condizione delle strade che<br />
ospiteranno la manifestazione.<br />
La salita del Vesuvio, sede della<br />
tappa del 29 maggio, ad esempio,<br />
inizia nella bolgia dantesca di<br />
Ercolano, caratterizzata da voragini<br />
e vari strati di manto bituminoso<br />
affastellati l’uno sopra l’altro.<br />
Per le auto un percorso da<br />
guerra, figurarsi per i ciclisti.<br />
L’imbocco dell’ascesa, poi, è<br />
interrotto per lavori.<br />
Manutenzione straordinaria pro<br />
Giro? “Quali biciclette- dice un<br />
residente- qui è sempre sgarrupato!”.<br />
Ripresa la via maestra l’asfalto<br />
migliora, ma prima del bivio<br />
che porta a Torre del Greco<br />
diventa pavè di pietra lavica in<br />
stile Parigi-Roubaix. Terminati i<br />
sampietrini, si intravede l’edificio<br />
del Parco Nazionale del Vesuvio,<br />
spartiacque ideale tra i primi<br />
impresentabili chilometri e il<br />
resto della salita, che si scoprirà<br />
in condizioni accettabili. Un particolare,<br />
però, balza subito agli<br />
occhi: dalla scritta “Parco Nazionale<br />
del Vesuvio” manca la lettera<br />
o di Vesuvio. Come biglietto da<br />
visita davvero niente male. Proseguendo<br />
verso la sommità, a far<br />
notizia non sono tanto i cumuli di<br />
pattume a bordo strada, quanto<br />
la mancanza di punti di accoglienza<br />
per i turisti e, soprattutto,<br />
i ruderi di quelli che un tempo<br />
erano i ristorantini con vista sul<br />
golfo di Napoli.<br />
A quota mille metri l’asfalto lascia<br />
spazio alla sabbia lavica: qui si<br />
concluderà la tappa. Oltre all’immancabile<br />
bancarella di souvenir,<br />
solo un bar, la biglietteria per la<br />
scalata al cratere (6,5 euro a persona),<br />
alcuni bagni chimici e null’altro.<br />
Non sarà il massimo, ma in<br />
confronto allo zero assoluto che<br />
accompagna tutta la scalata è già<br />
tanto. La delusione del turista,<br />
tuttavia, è vinta dal panorama<br />
mozzafiato e dall’estrema cortesia<br />
delle guide, che scortano gratis i<br />
visitatori spiegando tutto ciò che<br />
c’è da sapere sul vulcano. Un voto<br />
complessivo alla salita? Giudizio<br />
sospeso: dipende dai lavori in<br />
programma nel primo tratto. Ben<br />
diverso, invece, il discorso inerente<br />
la tappa di Napoli del 30<br />
maggio. Il percorso scelto è affascinante:<br />
partenza da via Caracciolo,<br />
Posillipo, via Coroglio,<br />
Bagnoli e infine Pozzuoli, da dove<br />
la carovana proseguirà per Anagni.<br />
Peccato, però, che chi ha individuato<br />
le strade si sia dimenticato<br />
A sinistra,<br />
l’asfalto al bivio<br />
tra Ercolano<br />
e Torre del Greco,<br />
a destra<br />
controlli<br />
sul Vesuvio<br />
delle condizioni pietose in cui<br />
versano. Emblematico il caso di<br />
via Coroglio: chiusa al traffico<br />
come spesso è accaduto nell’ultimo<br />
decennio, la discesa rischia<br />
seriamente di far saltare la tappa.<br />
Gli amministratori stanno studiando<br />
un percorso alternativo da<br />
sottoporre agli organizzatori, i<br />
quali, a loro volta, potrebbero<br />
decidere di far partire la corsa<br />
direttamente da Pozzuoli. Questa<br />
sì che sarebbe una brutta figura,<br />
anche peggiore di quella della<br />
Coppa America di vela.<br />
L’altra<br />
piaga<br />
L’abusivismo edilizio è un problema<br />
che continua a mortificare<br />
il Vesuvio. Tante, in compenso,<br />
le segnalazioni anonime<br />
ai Vigili Urbani dei Comuni vesuviani,<br />
i quali hanno messo a<br />
punto un servizio anticemento<br />
selvaggio che sta dando buoni<br />
frutti.<br />
Rocambolesco, ad esempio,<br />
quanto accaduto a metà gennaio<br />
sul versante di Torre del<br />
Greco. Dopo una soffiata, la<br />
Polizia municipale ha scoperto<br />
una villetta completamente a-<br />
busiva di 90mq. All’interno<br />
erano a lavoro alcuni operai<br />
che, visti gli uomini in divisa,<br />
hanno abbandonato gli arnesi<br />
del mestiere e se la sono data a<br />
gambe levate.<br />
Napoli: ai Colli Aminei dallo scorso luglio è partita la sfida della raccolta porta a porta<br />
Il quartiere della differenza<br />
Strade pulite e abitanti felici di poter collaborare alla tutela dell’ambiente<br />
Un rione<br />
tutto<br />
verde<br />
Sono circa trentamila<br />
gli abitanti dei Colli<br />
Aminei, zona residenziale<br />
circondata dal verde.<br />
Da visitare il Parco<br />
del Poggio dotato di una<br />
bellissima vista sul mare<br />
e il Parco di Via Nicolardi<br />
di recente costruzione.<br />
Nelle immediate vicinanze<br />
numerosi ospedali<br />
e il Bosco di Capodimonte.<br />
Nel quartiere<br />
si trovano il Tribunale<br />
per Minorenni e la sede<br />
del seminario diocesiano<br />
di Napoli con annessa<br />
Facoltà di Teologia.<br />
Tre le chiese, tra cui<br />
Santa Filomena, una<br />
delle primissime costruzioni<br />
del luogo e la parrocchia<br />
di S.Antonio a<br />
“La Pineta” dove i Padri<br />
Rogazionisti gestiscono<br />
un orfanotrofio. Per chi<br />
volesse svagarsi c’è anche<br />
un teatro: “Il Primo”,<br />
diretto e fondato da Arnolfo<br />
Petri.<br />
VALERIO ARRICHIELLO<br />
Un quartiere napoletano dove ottantasei<br />
persone su cento sono<br />
soddisfatte del sistema di raccolta<br />
dei rifiuti. Un anno fa sarebbe stata<br />
fantascienza, ora è realtà. Si tratta<br />
dei Colli Aminei: da otto mesi è<br />
partita la differenziata. Primo<br />
quartiere in tutta Napoli, una sorta<br />
di cavia, ma sembra proprio ne sia<br />
valsa la pena. Ma come si è arrivati<br />
a questo risultato? Facciamo un<br />
passo indietro. Poco più di un<br />
anno fa il momento più buio. Le<br />
foto di Napoli in ginocchio, ricoperta<br />
dalla “monnezza”, fanno il<br />
giro del mondo; il resto d’Italia ci<br />
guarda con disprezzo perché roviniamo<br />
l’immagine del Belpaese. Le<br />
altre regioni costrette ad accollarsi<br />
la nostra spazzatura si ribellano. I<br />
nostri sacchetti, “deportati” in<br />
Germania in cambio di milioni di<br />
euro. Nei mesi successivi le cose<br />
finalmente migliorano, le strade<br />
miracolosamente iniziano a svuotarsi,<br />
si individuano nuovi siti per le<br />
Una fermata<br />
dell’autobus<br />
ai Colli Aminei<br />
com’ è oggi.<br />
In alto a destra<br />
com’ era<br />
un anno fa<br />
discariche e si progetta la costruzione<br />
di termovalorizzatori,<br />
insomma si realizza un piano per<br />
uscire dall’emergenza.<br />
Siamo a giugno 2008 quando il<br />
Comune decide: si parte con la differenziata.<br />
Già, ma da dove? Si<br />
opta per i Colli Aminei, dove la<br />
presenza di grandi condomìni e<br />
numerosi parchi privati dovrebbe<br />
facilitare la raccolta porta a porta.<br />
In pochi giorni la rivoluzione.<br />
Negozi e condomìni sono dotati di<br />
quattro differenti bidoni dal coperchio<br />
colorato. Giallo per la plastica,<br />
marrone per l’organico, bianco per<br />
la carta e blu per l’indifferenziato.<br />
Scompaiono i vecchi cassonetti,<br />
restano le campane per il vetro.<br />
Cambia anche il metodo di raccolta.<br />
Non più quotidiana, ma in giorni<br />
prefissati a seconda del tipo di<br />
spazzatura. Per i rifiuti ingombranti<br />
o pericolosi è aperta un’isola ecologica.<br />
L’inizio non è semplice e<br />
non mancano i disagi per i cittadini,<br />
confusi dal repentino cambiamento.<br />
In quei giorni, non di rado,<br />
per strada, capita di imbattersi in<br />
discussioni sul dove vada buttato<br />
questo o quel rifiuto e spesso la<br />
soluzione è una: temporeggiare in<br />
attesa di un chiarimento illuminante.<br />
Fortunatamente, ogni famiglia<br />
è dotata di un dizionario del<br />
rifiuto che, ben presto, si trasforma<br />
in un autentica Bibbia in grado di<br />
dirimere qualsiasi diatriba casalinga.<br />
Dopo cinque mesi, la differen-<br />
ziata copre più del 70% dei Colli<br />
Aminei, a inizio 2009 i risultati del<br />
questionario diffuso dalla III municipalità<br />
sanciscono il successo del<br />
“porta a porta” : l’86% dei cittadini<br />
non tornerebbe al vecchio sistema.<br />
Gli unici a lamentarsi sono gli abitanti<br />
della parte bassa del quartiere,<br />
costretti a utilizzare ancora i<br />
vecchi cassonetti, ma l’Asia garantisce<br />
che i nuovi contenitori arriveranno<br />
presto.<br />
Resta comunque un segnale<br />
importante: la differenziata si può<br />
e si deve fare, ora occorre non<br />
abbassare la guardia e continuare<br />
su questa strada velocizzando i<br />
tempi. Continuare appunto. Perchè<br />
in questi mesi, pur tra mille difficoltà,<br />
qualcosa in questa direzione<br />
si è fatto, forse poco, ma meglio del<br />
niente degli anni scorsi.
PRIMO PIANO Domenica 15 marzo 2009<br />
9<br />
IL RAPPORTO<br />
In Campania 129.700 cittadini stranieri provenienti da 164 paesi, il 65% sono donne<br />
Napoli, culla<br />
di immigrati<br />
nel Mezzogiorno<br />
Salerno e Caserta in pole position<br />
FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />
Per i cittadini<br />
stranieri<br />
maggiori<br />
possibilità<br />
occupazionali<br />
ma difficoltà<br />
per una casa<br />
Nel Mezzogiorno d’Italia un immigrato su cinque<br />
risiede nella provincia di Napoli: è quanto<br />
emerge dall’ultimo rapporto sull’immigrazione<br />
della Caritas. 129.700 i migranti residenti oggi<br />
in Campania provenienti da 164 paesi, di cui il<br />
48% dimora nella provincia partenopea, il 20,6%<br />
in quella di Salerno, il 20,4% in quella di<br />
Caserta, il 7,6% nell’avellinese e il 3,4% nel beneventano.<br />
Il 65% sono donne. Il 55% provengono<br />
dall’Europa. Gli ucraini sono la comunità più<br />
numerosa (27%), seguita dai cinesi (6,2%) e dalle<br />
popolazioni provenienti dal subcontinente<br />
indiano. Una popolazione in costante aumento<br />
se si considera che nel 1981 gli immigrati in<br />
Campania erano 18.463 e dieci anni dopo se ne<br />
contavano 39.583.<br />
«Soprattutto il capoluogo campano -sottolinea<br />
il coordinatore dell’ufficio Migrantes della<br />
Caritas diocesana di Napoli, Giancamillo Tranicon<br />
il sorgere di botteghe etniche, è divenuto un<br />
luogo in cui l’immigrato tende a restare e a mettere<br />
su famiglia. Siamo oramai alla seconda<br />
generazione: bambini nati in Italia da genitori<br />
immigrati». Un ruolo essenziale per tante famiglie<br />
è quello di colf e badanti, spesso veri e propri<br />
elementi sostitutivi delle carenze dei servizi<br />
di assistenza ad anziani e disabili. Vengono perlopiù<br />
dall’Europa dell’Est, dall’Ucraina, dalla<br />
Romania e dalla Polonia, ma anche dalle<br />
Filippine, da Capo Verde e dallo Sri Lanka.<br />
Nel rapporto della Caritas,<br />
viene messo in risalto il contributo<br />
significativo offerto<br />
da diversi programmi televisivi<br />
che presentano come<br />
“normali” gli immigrati, inserendoli<br />
non solo tra le vallette<br />
e le soubrette, ma valorizzandoli<br />
come attori, conduttori,<br />
concorrenti, primi ballerini.<br />
Anche se, si precisa, si<br />
tratta di personaggi eccezionali<br />
non collegati con le collettività<br />
degli immigrati.<br />
Le università italiane esercitano<br />
una forza di attrazione inferiore a quella<br />
riscontrabile in Germania, Gran Bretagna e<br />
Francia.<br />
I principali atenei frequentati da studenti stranieri<br />
sono quelli di Roma “La Sapienza” e di<br />
Bologna. Un’ampia maggioranza di cittadini<br />
stranieri afferma di trovarsi bene nel nostro<br />
Paese per le maggiori possibilità occupazionali<br />
e apprezza la cordialità degli italiani e la cucina<br />
nostrana. Mentre, invece, lamenta non poche<br />
difficoltà per trovare un’abitazione a causa delle<br />
resistenze dei proprietari ad affittare agli extracomunitari.<br />
Per accogliere e integrare le migliaia di immigranti<br />
residenti in Campania, l’ufficio Migrantes<br />
della Caritas della diocesi partenopea offre<br />
consulenza legale gratuita, informazioni e<br />
orientamento alla fruizione dei servizi attivi sul<br />
territorio, assistenza per pratiche di regolarizzazione<br />
e ricongiungimento familiare, ricerca di<br />
occupazione, sostegno agli studenti stranieri<br />
con borse di studio. Inoltre, sono attivi il Centro<br />
di Ascolto Immigrati e il Centro di Ascolto<br />
Donna Immigrata, inaugurato nel 1993 e animato<br />
da un’équipe composta da sole donne.<br />
Dal 2003 grazie al progetto Contact, realizzato<br />
in collaborazione con la Compagnia Trasporti<br />
Pubblici di Napoli, operatori sociali in movimento<br />
salgono a bordo dei bus per migliorare i<br />
rapporti interpersonali e la comunicazione tra<br />
clienti italiani e stranieri.<br />
«Nell’immaginario collettivo - tiene a sottolineare<br />
Giancamillo Trani - si pensa al lavoro<br />
della Caritas come a un’opera esclusivamente<br />
assistenziale, trascurando l’importante funzione<br />
pedagogica che essa svolge nel qualificare la<br />
figura del migrante agli occhi dei cittadini attraverso<br />
numerose pubblicazioni, convegni e<br />
seminari».<br />
Un barcone pieno<br />
di immigrati attracca<br />
in un porto della Sicilia.<br />
Al lato una scuola<br />
per l’insegnamento<br />
della lingua italiana<br />
SANTO IANNÒ<br />
La crisi economica si fa<br />
sentire anche sul fronte<br />
degli affitti e Benevento,<br />
inserita nella triste graduatoria<br />
dei quarantatre<br />
Comuni “ad alta tensione<br />
abitativa”, ha deciso di dotarsi<br />
di un organismo che<br />
possa risolvere l’emergenza:<br />
l’Osservatorio comunale<br />
sulla casa. La bozza di<br />
regolamento è stata presentata<br />
nei giorni scorsi,<br />
nel corso di una conferenza<br />
stampa dell’assessore ai<br />
Servizi Sociali Luigi Scarinzi,<br />
e approvata il 3 marzo<br />
dal Consiglio comunale.<br />
La volontà dell’amministrazione<br />
guidata dal sindaco<br />
Fausto Pepe di far<br />
fronte al disagio abitativo<br />
di molti cittadini, che aumenta<br />
ogni giorno come<br />
dimostrano i dati sugli<br />
sfratti della Prefettura, si<br />
traduce nella creazione di<br />
un organismo specifico.<br />
La corsa dei prezzi non accenna<br />
a fermarsi e l’emergenza<br />
abitativa può essere<br />
affrontata solo attraverso<br />
un intervento diretto degli<br />
organi istituzionali, un’azione<br />
volta alla programmazione<br />
di precise politiche<br />
sulla casa.<br />
L’Osservatorio è nato anche<br />
dalla spinta propulsiva<br />
delle associazioni che operano<br />
sul territorio. L’agenzia<br />
dei diritti sociali Action<br />
è stata la prima a lanciare,<br />
nella regione e nel<br />
sud del Paese, l’idea di un<br />
istituto che svolga attività<br />
di analisi delle problematiche<br />
e dei fenomeni abitativi.<br />
La proposta dell’associazione<br />
si basa sulla legge<br />
regionale 18/97, che des-<br />
Sos alloggi:<br />
emergenza<br />
a Benevento<br />
L’Osservatorio, un’idea<br />
per risolvere il problema<br />
crive programmi di interventi<br />
e opere finalizzati alla<br />
decompressione insediativa,<br />
ma che detta anche le<br />
norme in tema di disciplina<br />
per l’assegnazione degli alloggi<br />
di edilizia residenziale<br />
pubblica. L’Osservatorio<br />
sulla casa, composto da<br />
consiglieri, assessori comunali,<br />
organizzazioni sindacali<br />
e associazioni (Ac-<br />
tion e Caritas), è inoltre un<br />
organismo non vincolante<br />
per l’amministrazione; il<br />
suo o-biettivo sarà di fornire<br />
un supporto diretto ai<br />
tecnici del settore, attraverso<br />
attività di analisi, ma<br />
anche valide proposte per<br />
la risoluzione delle problematiche<br />
abitative.<br />
Il lavoro congiunto di Comune,<br />
associazioni e sindacati<br />
è quindi finalizzato<br />
alla realizzazione di uno<br />
strumento cognitivo e permanente,<br />
un organismo<br />
essenziale per l’elaborazione<br />
di politiche per la casa e<br />
il diritto all’abitare dei singoli<br />
cittadini. Il monitoraggio,<br />
attraverso l’analisi<br />
dei dati, riguarderà soprattutto<br />
lo studio dei processi<br />
demografici come la consistenza<br />
della popolazione,<br />
le sue caratteristiche e i<br />
flussi migratori. A questo<br />
sarà associato l’analisi del<br />
mercato-casa, la consistenza<br />
del patrimonio immobiliare<br />
pubblico e privato,<br />
contratti di locazione<br />
in regime concordato e<br />
andamento dei prezzi. Le<br />
soluzioni non dovranno<br />
più limitarsi solo alla valutazione<br />
delle fasce di reddito,<br />
in cui inserire i cittadini<br />
bisognosi di contributi<br />
per i contratti di locazione<br />
e l’acquisto della<br />
prima casa.<br />
La programmazione sarà<br />
fondamentale per fronteggiare<br />
l’emergenza affitti.<br />
L’Osservatorio dovrà essere<br />
mediatore tra il Comune<br />
e lo Iacp (Istituto autonomo<br />
case popolari) per la<br />
costruzione di nuovi appartamenti<br />
e per calmierare<br />
i prezzi delle case. Ma si<br />
dovrà anche concordare i<br />
canoni di locazione con i<br />
proprietari, che avranno<br />
delle agevolazioni fiscali.<br />
Nel momento in cui la tensione<br />
abitativa è altissima<br />
l’Osservatorio, per l’assessore<br />
Scarinzi, «si pone come<br />
organo di garanzia e<br />
trasparenza per evitare<br />
l’ennesima guerra tra poveri».
10 Domenica<br />
15 marzo 2009PRIMO PIANO<br />
L’esposizione artistica dei 21.610 capolavori del Museo del tesoro di San Gennaro<br />
in mostra in un viaggio tra fede e bellezza per la collezione più preziosa al mondo<br />
Là dove ti porta il Santo Patrono<br />
CHIARA DEL GAUDIO<br />
FRANCESCO ANTONIO GRANA<br />
Fede e mistero, arte e devozione,<br />
speranza e bellezza nel cuore di<br />
Napoli, accanto al popolo che da<br />
oltre quattro secoli rinnova la sua<br />
professione di fede dinanzi al<br />
miracolo della liquefazione del<br />
sangue: è il Museo del tesoro di<br />
San Gennaro, la collezione più<br />
preziosa al mondo, assieme alla<br />
corona d’Inghilterra e al tesoro<br />
dello zar di Russia, sorto per dare<br />
maggiore fruibilità ai tesori d’arte<br />
raccolti nel nome del patrono.<br />
Un patrimonio immenso: 21.610<br />
opere d’arte di finissima manifattura<br />
partenopea. Non tutte ancora<br />
restaurate, ma l’impegno costante<br />
anima il lavoro del direttore<br />
Paolo Jorio, che tale museo ha<br />
voluto tenacemente, affinché<br />
questa “vetrina d’eccezione diventi<br />
il biglietto da visita di<br />
Napoli”.<br />
L’anno scorso l’apertura della<br />
sezione dedicata ai gioielli e qualche<br />
mese fa quella dei paramenti<br />
sacri. L’ultima visita illustre risale<br />
a pochi giorni fa: l’ospite, il ministro<br />
della cultura spagnolo César<br />
Antonio Molina, è rimasto a tal<br />
punto affascinato da rendersi<br />
promotore di una mostra del<br />
tesoro anche a Madrid.<br />
Se la nuova cappella nacque dal<br />
voto popolare al Santo Patrono<br />
per ottenere protezione sulla<br />
città flagellata dalla guerra franco-spagnola,<br />
dalle eruzioni del<br />
Vesuvio e dalla peste, il percorso<br />
museale non poteva che rispecchiare<br />
il forte legame che unisce<br />
San Gennaro alla città. «Abbiamo<br />
concepito un museo - racconta<br />
Jorio - a portata di mano<br />
dei visitatori, poiché l’orgoglio e<br />
il rispetto dei napoletani per San<br />
Gennaro fanno si che essi stessi<br />
siano il miglior antifurto del<br />
tesoro».<br />
Un viaggio di fede e bellezza che<br />
partendo dal ritratto del vescovo<br />
Busto di Sant’Irene del 1733<br />
opera di Carlo Schisano.<br />
La santa, protettrice dai fulmini,<br />
sorregge la città di Napoli<br />
in una ricostruzione<br />
dove si riconoscono<br />
Maschio Angioino e Castel Sant’Elmo.<br />
In basso Paolo Jorio<br />
direttore del Museo di San Gennaro<br />
San Gennaro<br />
in un dipinto<br />
di Solimena del 1702<br />
dà inizio al percorso<br />
museale<br />
Gennaro, opera del Solimena del<br />
1702, conduce il visitatore in una<br />
vera e propria processione artistica<br />
attraverso i busti dei 51<br />
compatroni di Napoli.<br />
«L’allestimento della mostra -<br />
spiega il direttore - è un vero e<br />
proprio viaggio nel tempo tra le<br />
bellezze e le radici della città partenopea,<br />
tra i vicoli e i colori dei<br />
mercati, tra i volti degli emigranti<br />
e quelli della gente in attesa del<br />
miracolo, tra la processione di<br />
New York e quella di Napoli, con<br />
sonorizzazioni, immagini, voci,<br />
emozioni, che si rincorrono tra le<br />
sale dove emergono dal buio solo<br />
le luci splendenti dei gioielli più<br />
preziosi del mondo».<br />
Calici, candelabri, pissidi e ostensori<br />
fino ad arrivare al reliquario<br />
che, da secoli, trasporta le ampolle<br />
con il sangue del santo.<br />
«Tutte le opere sono testimonianze<br />
artistiche straordinarie<br />
perché - prosegue Jorio - appartenere<br />
al tesoro di San Gennaro<br />
era ed è un privilegio e i lavori<br />
che non fossero ritenuti all’altezza,<br />
venivano rifiutati».<br />
L’idea è quella di un museo dove<br />
le future generazioni possano<br />
ripercorre la storia di fede e di<br />
mistero che avvolge la devozione<br />
al patrono dei napoletani, attraverso<br />
la bellezza di opere d’arte<br />
di inestimabile valore.<br />
Il prossimo 13 marzo il museo<br />
ospiterà i partecipanti al convegno<br />
nazionale promosso e organizzato<br />
dal Servizio Nazionale<br />
per l’edilizia di culto della Cei in<br />
collaborazione con il Politecnico<br />
di Milano, sul tema “La manutenzione<br />
programmata per l’edilizia<br />
di culto”. Monitoraggio, diagnostica<br />
e prevenzione del degrado<br />
saranno i temi proposti,<br />
perché la conservazione degli<br />
edifici storici e la progettazione<br />
di quelli nuovi sia al centro delle<br />
linee programmatiche istituzionali<br />
di tutte le più grandi città<br />
d’Italia.<br />
MARIA EMILIA COBUCCI<br />
Nelle grotte di Scario centomila anni fa viveva l’uomo della preistoria<br />
Il paese di Neanderthal<br />
Una mostra permanente con esclusivi reperti archeologici<br />
A sinistra due<br />
mandibole:<br />
in alto quella<br />
di un bambino<br />
neaderthaliano;<br />
in basso quella<br />
di un bambino<br />
di oggi<br />
È dai primi anni Ottanta che<br />
Scario, piccolo borgo marinaro<br />
immerso nel Parco nazionale<br />
del Cilento, lungo il golfo di<br />
Policastro, è anche il luogo di un<br />
importantissimo museo archeologico<br />
riguardante l’Uomo<br />
di Neanderthal.<br />
La testimonianza della presenza<br />
del nostro progenitore lungo la<br />
costa della Masseta, che si sviluppa<br />
da Scario a Marina di Camerota,<br />
è emersa nella prima<br />
campagna di scavi risalente al<br />
1980, promossa dalla Soprintendenza<br />
archeologica di Salerno,<br />
in collaborazione con il<br />
Dipartimento di archeologia e<br />
storia delle arti dell’Università<br />
di Siena, sotto la direzione della<br />
professoressa Anna Maria Ronchitelli.<br />
È stato il gruppo archeologico<br />
“Golfo di Policastro”,<br />
costituito negli anni Settanta e diretto<br />
da Domenico Smaldone, ad effettuare i<br />
primi scavi e ritrovamenti lungo il golfo.<br />
Tra le antiche spiagge e le numerose grotte<br />
frequentate dall’Uomo preistorico, per tutto<br />
il Paleolitico medio, è il Riparo del Molare,<br />
la grotta nella quale sono stati effettuati i<br />
più importanti ritrovamenti riferibili a questo<br />
periodo.<br />
L’attuale riparo è costituito da una cavità<br />
poco profonda, scavata nella parete rocciosa<br />
la cui volta è andata arretrando a causa di<br />
crolli avvenuti nel tempo. La parte alta del<br />
deposito preistorico era visibile, mentre<br />
quella bassa era ricoperta dalla vegetazione.<br />
Così si presentava il riparo al momento<br />
della scoperta.<br />
Il giacimento ha una stratigrafia dello spessore<br />
di quindici metri, e presenta diciotto<br />
livelli archeologici, riferibili ad un periodo<br />
compreso tra circa 100.000 e 50.000 anni fa;<br />
in quest’epoca l’Uomo di Neanderthal frequentava<br />
il Riparo. La parte più ricca del<br />
deposito è quella inferiore, dall’ottavo al<br />
sedicesimo livello, corrispondente ad altrettanti<br />
periodi di occupazione del sito, dove<br />
sono stati rinvenuti focolari e alcune strutture<br />
abitative delimitate da pietre. Poche<br />
sono le testimonianze su come l’uomo di<br />
Neanderthal adattava ed organizzava il proprio<br />
spazio abitativo, anche se sappiamo che<br />
nei suoi insediamenti in grotta o all’aperto<br />
era in grado di costruire capanne e di fare<br />
pavimentazioni con ciottoli e<br />
blocchi di pietra.<br />
Rinvenute anche ossa di animali:<br />
appartenevano a bisonti, cervi<br />
e stambecchi.<br />
Sicuramente il reperto più importante,<br />
come sottolineato<br />
dall’archeologo Antonio Mazzoleni,<br />
ritrovato nel Riparo del<br />
Molare nel 1984, è la mandibola<br />
appartenente ad un bambino<br />
di tre-quattro anni d’epoca<br />
neanderthaliana. La mandibola,<br />
che proviene dalla base dello<br />
strato a focolai, conserva quattro<br />
molari di latte, mentre i<br />
rami ascendenti, i canini e gli<br />
incisivi sono andati perduti dopo<br />
la morte, e la parte destra si<br />
è leggermente deformata per il<br />
peso degli strati soprastanti.<br />
I ritrovamenti del Riparo del<br />
molare sono di una tale importanza<br />
scientifica che, nel 1989,<br />
apparve un dettagliato servizio<br />
sull’“American Journal of Physical Antropology”.<br />
Negli anni 1991-1992, i reperti furono ordinati<br />
in una mostra allestita a Siena presso<br />
l’Accademia dei Fisiocratici, sotto l’insegna<br />
“Scavo a Scario”. Invece è nel museo di<br />
Scario che la mostra intitolata “Centomila<br />
anni prima di Scario” è permanente ed è<br />
impreziosita da un ricco e interessante corredo<br />
iconografico.
PRIMO PIANO Domenica 15 marzo 2009<br />
11<br />
Piano di Sorrento, dai cantieri navali al diportismo nautico<br />
Porto turistico<br />
ultima scommessa<br />
Lavori per nove milioni. Consegna fra un mese<br />
JOSÈ ASTARITA<br />
Piano di Sorrento avrà un<br />
porto turistico degno di<br />
questo nome. Dopo 56 anni.<br />
In un ampio progetto di<br />
riqualificazione l’Amministrazione<br />
comunale ha trasformato<br />
significativamente<br />
il borgo di Marina di Cassano.<br />
La sua realtà marinara<br />
era diversa. Sin dal primo<br />
dopoguerra c’erano cantieri<br />
navali in grado di costruire<br />
piccoli brigantini e navi mercantili<br />
anche per traversate<br />
oceaniche. L’evoluzione delle<br />
tecniche di costruzione e i<br />
crescenti costi hanno tagliato<br />
le gambe a questa attività<br />
ed è così cresciuta, al suo<br />
posto, la pesca. Da oggi è<br />
pronto l’attracco per motoscafi<br />
e imbarcazioni da diporto,<br />
una nuova scommessa<br />
per tutta la costiera sorrentina.<br />
I lavori iniziati a settembre<br />
del 2007 termineranno il<br />
prossimo 31 marzo. Il costo<br />
complessivo dell’opera è di 9<br />
milioni di euro, finanziati<br />
per il 90% dai POR, e per il<br />
10% dal Comune. Il progetto<br />
si divide in quattro parti: due<br />
di messa in sicurezza, uno<br />
per la portualità turistica e<br />
l’ultimo per l’attività della<br />
pesca.<br />
Il progetto di messa in sicurezza<br />
del borgo ha permesso<br />
la realizzazione di un prolungamento<br />
di novanta metri<br />
e rinforzo della scogliera<br />
di sovraflutto. L’opera consentirà<br />
di arginare, per<br />
quanto possibile, le forti mareggiate<br />
provocate dai venti<br />
di libeccio. L’ampliamento<br />
ha consentito l’individuazione<br />
di una porzione di molo<br />
della lunghezza di trenta<br />
metri da adibire a banchina<br />
di transito. Questo approdo<br />
potrà favorire il turismo<br />
mordi e fuggi. Le migliorie<br />
apportate hanno favorito<br />
anche la realizzazione di un<br />
pontile in acciaio per consentire<br />
l’ormeggio del metrò<br />
del mare.<br />
Il progetto relativo all’intervento<br />
di portualità turistica<br />
ha inoltre consentito di costruire<br />
un’altra scogliera di<br />
sottoflutto e un passaggio<br />
pedonale con annessa piazzetta<br />
di ristoro. La realizzazione<br />
di questa ulteriore barriera<br />
di difesa al mare, consentirà,<br />
quando sarà possibile,<br />
la posa di banchine mobili<br />
per le imbarcazioni dei<br />
diportisti.<br />
Il primo passo che l’Amministrazione<br />
comunale intende<br />
compiere subito dopo<br />
la consegna del cantiere sarà<br />
quello di allestire il bando<br />
pubblico regionale per l’affidamento<br />
della concessione<br />
del demanio e la successiva<br />
gestione del nuovo porto<br />
turistico. Si punta a inserire<br />
nel bando una clausola che<br />
garantisca una percentuale<br />
di posti barca e tariffe agevolate<br />
per i residenti.<br />
L’ultimo intervento di spesa<br />
Il porto di Piano di Sorrento com’era 56 anni fa. A sinistra com’è adesso<br />
dopo i lavori fatti dal Comune<br />
ha consentito la realizzazione<br />
di mini vani in muratura<br />
per il deposito delle attrezzature<br />
e reti da pesca.<br />
L’ampio piano di riqualificazione<br />
territoriale ha permesso<br />
agli amministratori di<br />
Piano di Sorrento di accedere<br />
ad altri finanziamenti europei<br />
per migliorare la viabilità<br />
del borgo con percorsi<br />
pedonali e lavori di ammodernamento<br />
dell’ascensore.<br />
Le opere sono state già realizzate<br />
e saranno consegnate<br />
a breve. I lavori hanno permesso<br />
il ripristino del percorso<br />
pedonale del vallone<br />
San Giuseppe che divide i<br />
comuni di Piano di Sorrento<br />
e Sant’Agnello e dell’ascensore<br />
comunale di via Ripa di<br />
Cassano in disuso da dieci<br />
anni. Nuovi finanziamenti<br />
saranno utilizzati per gli<br />
interventi di ripascimento<br />
delle aree balneabili alle<br />
spalle del porto e la messa in<br />
sicurezza del costone tufaceo,<br />
che divide il comune di<br />
Piano di Sorrento da quello<br />
di Meta.
12 Domenica<br />
15 marzo 2009<br />
SPECIALE<br />
Le caratteristiche<br />
dell’Igp salernitana<br />
Il momento “no”<br />
delle coltivazioni<br />
di frutta secca<br />
provoca allarme<br />
sull’intero indotto<br />
commerciale<br />
La nocciola di Giffoni, denominata dall’Ue<br />
prodotto ad indicazione geografica protetta,<br />
ha una forma rotondeggiante con dimensione<br />
e spessore nella media. Il guscio è di colore<br />
rossiccio con striature più scure. La polpa è<br />
bianca, dura, aromatica e la pellicola sottile<br />
che la circonda è facilmente staccabile.Ricca<br />
di vitamine E, B, C, è adatta alla tostatura, alla<br />
A fianco, nocciole<br />
pelatura e alla calibratura ed è particolarmente<br />
richiesta dalle industrie dolciarie per la pre-<br />
della lavorazione<br />
In basso, un momento<br />
(foto di Giuseppe Di Maio)<br />
parazione di specialità pasticciere.<br />
Cose turche per la regina irpina<br />
La concorrenza mediorientale fa crollare i profitti della nocciola avellinese<br />
Produzione:<br />
tutti i dati<br />
E’ crisi per i produttori di nocciole irpine. Il calo<br />
dei consumi, l’aumento dei costi e la concorrenza<br />
estera, i motivi del crollo dei prezzi. Meno 50% la<br />
differenza del pagamento dallo scorso anno a<br />
discapito di un’annata che fa segnare un più 25 %<br />
per la produzione. Segni dei tempi del terzo millennio<br />
– dirà qualcuno – ma dati allarmanti per<br />
una provincia, come quella di Avellino, che rappresenta<br />
la metà della produzione campana e così<br />
quasi il 20% di quella nazionale. Ma i dati destano<br />
preoccupazione di più per l’indotto lavorativo ed<br />
economico che vedono nei quasi 10 mila iscritti<br />
come agricoltori, quella spina dorsale che da<br />
almeno 50 anni porta avanti l’entroterra. E con<br />
queste cifre, spiegano gli esperti, non conviene<br />
più lavorare, per un settore che non prevede<br />
ammortizzatori sociali.<br />
La crisi è articolata in un documento dalla<br />
Coldiretti Campania, in particolare dalla sezione<br />
di Avellino, la più colpita dall’emergenza. La relazione<br />
è stata inviata a tutti gli enti per avere una<br />
posizione comune e difendere quel prodotto, per<br />
anni, indotto principale dell’economia provinciale.<br />
Si chiede di farsi carico del problema<br />
ed attuare tutte le misure<br />
per non rischiare di perdere la<br />
“regina” tra le risorse agricole irpine.<br />
Il problema viene da lontano,<br />
come spiega Coldiretti, dalla Turchia,<br />
altra grande produttrice<br />
mondiale di nocciole. L’inferiore<br />
costo del lavoro ed una gestione<br />
nazionalizzata fanno del prodotto<br />
turco quello più venduto sul mercato<br />
internazionale. A discapito di<br />
quello italiano, definito di qualità<br />
a differenza dell’asiatico. Da ciò<br />
nasce quella concorrenza sleale,<br />
come la definisce Coldiretti, che<br />
porta il prodotto estero nell’indotto<br />
industriale italiano con una<br />
consistente diminuzione del nostrano.<br />
Importazioni sulle quali<br />
non sempre vengono disposti quei<br />
controlli sanitari obbligatori per i<br />
prodotti alimentari. I limiti consentiti<br />
di aflatossine, elemento<br />
riscontrato nella nocciola turca,<br />
distingue il prodotto italiano sia<br />
per qualità che per composizione.<br />
E’ questo che chiede Coldiretti,<br />
una netta distinzione tra nocciola<br />
nazionale e importata, anche per<br />
una diversa collocazione commerciale.<br />
Il flusso di importazioni, realizzato a<br />
prescindere da controlli, crea maggiore offerta,<br />
facendo scendere il prezzo.<br />
A tutto vanno aggiunti il calo dei consumi e l’aumento<br />
dei costi e si arriva al prezzo della nocciola<br />
più basso pagato negli ultimi anni. Dai 250 euro<br />
al quintale ai 140 di oggi. E qui l’allarme, il più<br />
grave crollo delle quotazioni del prodotto a questi<br />
livelli, rende non più remunerativa la coltivazione<br />
della nocciola, prevedendo l’abbandono dei<br />
campi.<br />
Una Irpinia senza più nocciola sembra uno scenario<br />
poco immaginabile. La risorsa che è stata<br />
uno dei maggiori indotti economici della provincia<br />
da mezzo secolo, può mai scomparire? Se non<br />
si prendono seri provvedimenti e non di carattere<br />
assistenziale, (non è questo che chiede la<br />
Coldiretti – ndr), sembra che gli anziani agricoltori<br />
e i giovani imprenditori debbano iniziare a<br />
pensare ad un futuro diverso.<br />
L’Italia produce circa<br />
100 mila tonnellate<br />
l’anno di nocciole,<br />
l’80 % della produzione<br />
comunitaria.<br />
In Europa, producono<br />
nocciole anche la<br />
Spagna (30 mila tonnellate)<br />
e la Francia<br />
(tra le 5 e le 6 mila).<br />
La Regione Campania<br />
con 40 mila<br />
tonnellate rappresenta<br />
il 40 % del prodotto<br />
nazionale di<br />
cui la metà è coltivato<br />
nella provincia di<br />
Avellino. L’irpinia<br />
rappresenta quindi<br />
quasi un quarto della<br />
produzione nazionale.<br />
Anche la “tonda<br />
giffonese” con 65<br />
mila quintali ha la<br />
sua fetta di mercato.<br />
Pagina a cura di<br />
GIOVANNI SPERANDEO<br />
BARBARA TROTTA<br />
GIFFONI: RIGENERARE LO SPIRITO ASSOCIATIVO<br />
La qualità della “Tonda” non si paga<br />
La crisi non risparmia la<br />
nocciola di Giffoni, chiamata<br />
anche “tonda giffonese”,<br />
coltivata in dodici Comuni<br />
situati nell’area dei<br />
Monti Picentini e della valle<br />
dell’Irno. Con una produzione<br />
media di circa sessantacinquemila<br />
quintali è<br />
una delle varietà più importanti<br />
d’Italia, utilizzata soprattutto<br />
dall’industria dolciaria<br />
nazionale. Conosciuta<br />
fin dall’antichità, la<br />
sua coltivazione si è specializzata<br />
nel Medioevo e diffusa<br />
nel Novecento. Nel<br />
1997 il prodotto ha ottenuto<br />
l’IGP (indicazione geografica<br />
protetta).<br />
Attualmente sta attraversando<br />
un periodo difficile<br />
dovuto soprattutto ad una<br />
caduta di prezzo per i produttori<br />
che si protrae da<br />
circa tre anni. Da un picco<br />
massimo ottenuto negli anni<br />
2002 -2003 con 430 euro<br />
a quintale, si è passati ad<br />
La Coldiretti predispone un piano per uscire dall’emergenza<br />
Maggiori controlli, una politica commerciale<br />
propositiva e incentivi per la ricerca<br />
scientifica. Non chiede ammortizzatori sociali<br />
la Coldiretti per uscire dalla crisi delle<br />
nocciole ma un impegno concreto e azioni<br />
mirate.<br />
Otto i punti del documento presentato al<br />
Governo e amministrazioni cittadine: rafforzamento<br />
dei controlli qualitativi e fitosanitari<br />
alle frontiere, affinché questi<br />
avvengano in condizioni di trasparenza e<br />
obiettività: le nocciole importate, sia in<br />
guscio che lavorate, debbono rispettare le<br />
stesse norme imposte dalla Ue; incontro<br />
con il governo Turco affinché, senza pregiudicare<br />
gli interessi reciproci, si avvii una<br />
politica che migliori le condizioni dell’offerta<br />
senza danneggiare il mercato interno;<br />
pressioni politiche sulla Ue che potrebbe<br />
modificare i controlli sanitari, innalzando i<br />
limiti di tossine presenti nel prodotto turco<br />
e agevolandone così maggiori importazioni;<br />
la difesa delle norme di commercializzazione<br />
per le nocciole fresche che la commissione<br />
europea vorrebbe abrogare e l’obbligo<br />
dell’indicazione di origine per i prodotti<br />
trasformati per consentire una corretta<br />
informazione al consumatore; controllo<br />
di eventuale concorrenza sleale del<br />
Governo turco con comunicazione alla<br />
commissione Ue per l’ipotesi di dumping e<br />
relativa applicazione di dazi; promozione<br />
del consumo del prodotto italiano sui mer-<br />
Negli ultimi tre anni i prezzi calati<br />
fino a 200 euro a quintale<br />
appena 200 euro a quintale.<br />
Secondo Eligio Troisi, presidente<br />
dell’associazione<br />
produttori nocciola tonda<br />
di Giffoni fino al 2003, la<br />
responsabilità di quanto accade<br />
non è attribuibile né<br />
alla concorrenza, da cui la<br />
“Tonda” si difende per la<br />
sua qualità, né alla crisi<br />
mondiale, ma è da ricercarsi<br />
«nel rallentamento della<br />
fase associativa dei produttori,<br />
e nel conseguente allentamento<br />
della pressione<br />
sul prezzo». Il troppo potere<br />
degli intermediari, in una<br />
filiera eccessivamente lunga,<br />
ha portato all’impoverimento<br />
dei produttori e non<br />
ha dato nessun vantaggio ai<br />
consumatori, che pagano<br />
dieci euro per un chilo di<br />
nocciole.<br />
Se questa situazione di depressione<br />
dovesse perdurare,<br />
c’è il rischio di un abbandono<br />
della coltivazione e<br />
questo avrà inevitabilmente<br />
ripercussioni che si tradur-<br />
La rinascita in otto punti<br />
Maggiori controlli alle frontiere e più ricerca scientifica<br />
cati orientali emergenti come per esempio<br />
quelli della Cina e dell’India; incentivazione<br />
della ricerca scientifica sulle spiccate<br />
proprietà antidepressive e anticolesterolo<br />
delle nocciole; creazione di un osservatorio<br />
permanente sulla nocciola che consenta un<br />
costante monitoraggio sul mercato. Si<br />
acquisirebbero così dati certi sulla produzione,<br />
importazioni, prezzi e condizioni,<br />
impedendo fenomeni di cartelli commerciali<br />
che potrebbero danneggiare consumatori<br />
e coltivatori.<br />
Manifestazione di protesta della Coldiretti<br />
ranno in licenziamenti ed<br />
anche nella chiusura delle<br />
aziende interessate.<br />
Per Troisi, quindi, bisogna<br />
esaminare gli errori che<br />
sono stati commessi nel<br />
passato, rigenerare lo spirito<br />
associativo, accorciare la<br />
filiera e creare condizioni di<br />
trasformazione della nocciola<br />
a livello locale, le cui<br />
mancanze provocano la<br />
perdita di valore aggiunto e<br />
di risorse di occupazione.<br />
Soltanto in questo modo,<br />
infatti, si potrebbe creare<br />
una garanzia di qualità ai<br />
consumatori e di reddito<br />
nei confronti dei produttori,<br />
che potrebbe, poi, spingerli<br />
a investire sia dal<br />
punto di vista dell’aumento<br />
dell’impiego di macchine,<br />
sia da quello del miglioramento<br />
delle pratiche agronomiche,<br />
come ad esempio<br />
la concimazione e la potatura.<br />
Ciò porterebbe, inoltre,<br />
ad un prezzo più giusto<br />
e trasparente.<br />
CAMPANIA<br />
Una corsia preferenziale<br />
come per la mozzarella<br />
di bufala. Questa la strada<br />
intrapresa dall’assessore<br />
regionale all’ Agricoltura<br />
e Attività Produttive,<br />
Andrea Cozzolino,<br />
disponibile a varare<br />
un piano anticrisi per la<br />
nocciola. Lo ha ribadito<br />
dopo l’incontro con una<br />
delegazione della Coldiretti<br />
irpina, in cui ha<br />
confermato l’impegno ad<br />
affrontare il problema.<br />
COMUNI<br />
Sono pronti a scendere<br />
in piazza i sindaci dei<br />
Comuni del Vallo di<br />
Lauro e del Baianese, la<br />
zona più interessata dalla<br />
crisi che ha colpito le<br />
nocciole. Alcuni sindaci<br />
hanno già preparato la<br />
delibera di giunta in cui<br />
si chiede ai vari ministeri<br />
di intervenire a livello<br />
europeo per arginare l’emergenza<br />
di un settore<br />
importante per l’economia<br />
locale.
SPECIALE Domenica 15 marzo 2009<br />
13<br />
Il museo del pomodoro apre a Collecchio<br />
LEZIONE DALL’EMILIA<br />
A Parma, a differenza della Campania,<br />
la cultura del cibo non resta<br />
chiusa entro i propri confini. In<br />
Emilia, infatti, c’è un circuito di<br />
musei, nati per raccontare la storia,<br />
il processo produttivo,<br />
le caratteristiche e il<br />
sapore dei grandi prodotti<br />
della Food Valley.<br />
A Collecchio, si<br />
trova la splendida<br />
Corte di Giarola, storica<br />
Grancia benedettina,<br />
antico centro di<br />
produzione agricola,<br />
con stalle, caseificio e<br />
una ottocentesca fabbrica<br />
di pomodoro.<br />
Un’ala della corte è stata scelta per<br />
ospitare il museo del pomodoro,<br />
che dovrebbe aprire i battenti in<br />
primavera e raccontare, attraverso<br />
antichi macchinari, modellini, foto<br />
e documenti d'epoca, il profondo<br />
legame tra il prodotto ed il territorio.<br />
In questi giorni, dopo anni di ritardo,<br />
anche nel salernitano si è parlato<br />
di un museo del pomodoro<br />
campano. Semplice<br />
goccia nel deserto.<br />
Ottima iniziativa, ma<br />
non supportata da un<br />
progetto teso alla valorizzazione<br />
della cultura<br />
alimentare del<br />
territorio. In Emilia,<br />
infatti, al di là dei<br />
musei, il cibo è una<br />
vera e propria cultura.<br />
Vive anche lungo i<br />
percorsi delle strade<br />
dei vini e dei sapori: la strada del<br />
culatello, quella del prosciutto, del<br />
fungo porcino. Così un'intera provincia<br />
“parla” di cibo e invade di<br />
sapori e di aromi chi vuole visitare<br />
le sue terre.<br />
La Campania e il pomodoro non<br />
vanno più a braccetto. Agro-pirateria,<br />
mancanza di regole precise,<br />
scarsa produzione, chiusura e trasferimento<br />
degli stabilimenti, età<br />
avanzata dei coltivatori e costi elevati<br />
allontanano la “pummarola”<br />
dalla nostra regione. Delizia dei<br />
buongustai, profumo delle domeniche<br />
e delle feste, è destinato a<br />
sparire da queste terre. Ingrediente<br />
base della nobile pizza Margherita,<br />
rosso della bandiera tricolore, tra i<br />
maggiori esempi del made in Italy<br />
nel mondo, resta il simbolo del<br />
calore e della passione tipica napoletana.<br />
«La scoperta del pomodoro ha<br />
rappresentato, nella storia dell’alimentazione,<br />
quello che, per lo sviluppo<br />
della coscienza sociale, è<br />
stata la rivoluzione francese». Così<br />
Luciano De Crescenzo celebra la<br />
comparsa sulle tavole partenopee<br />
del pomodoro. Una cucina, come<br />
osserva lo scrittore, a «luci rosse»<br />
per la presenza illuminante di quel<br />
meraviglioso prodotto della natura,<br />
fatto a forma di lampadina. In<br />
tutto il mondo San Marzano è<br />
sinonimo di pomodoro pelato.<br />
L’ oro della Campania si trasferisce in Puglia<br />
“Profondo rosso”<br />
addio pummarola<br />
Pirateria e mancanza di regole fanno il resto<br />
Fino agli anni Ottanta era chiamato<br />
anche “oro rosso” per il valore<br />
economico che era riuscito ad<br />
assumere per gli agricoltori dell'agro<br />
sarnese-nocerino. Dopo la coltura<br />
ha subito un drastico ridimensionamento,<br />
sia in termini di superfici<br />
coltivate che di produzione.<br />
Alla base di tutto ci sono motivi<br />
fitosanitari (per una virosi che ha<br />
colpito piantine e semi) ed economici.<br />
La tecnica colturale risulta<br />
molto onerosa per via della manodopera.<br />
Con il 35% del totale<br />
nazionale trasformato e con oltre<br />
300 stabilimenti conservieri presenti,<br />
la Campania era la regione<br />
europea con la più alta produzione<br />
di <strong>pomodori</strong>. Oggi in regione operano<br />
147 aziende e il San Marzano<br />
rappresenta con le sue tremila tonnellate<br />
solo un prodotto di nicchia.<br />
Eppure in tutto il mondo circolano<br />
alcune centinaia di milioni di scatole<br />
con l’etichetta che impropriamente<br />
reca la parola San Marzano.<br />
Nonostante nel 1999 sia nato il<br />
Consorzio di tutela, circa il 900%<br />
del prodotto è ancora gravemente<br />
esposto al rischio pirateria. Il rapporto<br />
esistente tra prodotto effettivamente<br />
autentico e quello in vario<br />
modo “imitato” è arrivato a toccare<br />
una relazione di circa uno a quattro.<br />
All’estero, quindi, sullo stesso<br />
scaffale ci saranno confezioni col<br />
marchio Dop e quello taroccato,<br />
proveniente da aziende italiane, in<br />
gran parte campane. La legge di<br />
tutela è operativa solo all’interno<br />
dell’Ue, varcati i confini continentali,<br />
nessuna norma garantisce l’autenticità<br />
del prodotto. Ultimo<br />
segnale di una crisi lenta, ma progressiva,<br />
è stato il trasferimento in<br />
Puglia di tutti gli stabilimenti dell’azienda<br />
AR, da 40 anni il più<br />
importante gruppo privato nel settore<br />
delle conserve alimentari in<br />
Italia ed uno dei maggiori a livello<br />
mondiale.<br />
Un complesso industriale innovativo<br />
pronto a conquistare il mercato<br />
italiano. Nascerà a pochi chilometri<br />
da Foggia, nella zona industriale<br />
della città. Il nuovo stabilimento,<br />
operativo già questa estate,<br />
il più grande del Mezzogiorno,<br />
occuperà, tra dipendenti diretti e<br />
indiretti, oltre 500 unità, coprirà<br />
un’area di 500 mila mq e, una volta<br />
a regime, permetterà di lavorare 10<br />
mila tonnellate di <strong>pomodori</strong> freschi<br />
al giorno. Brutta tegola, non<br />
solo economica, ma anche occupazionale.<br />
La trasformazione del<br />
pomodoro rappresenta in Campania<br />
il 50% del fatturato e nell’orbita<br />
del gruppo AR gravitano una<br />
cinquantina di altre aziende medio<br />
piccole, oltre ad un giro di diecimila<br />
lavoratori.<br />
Pagina a cura di<br />
SABINO RUSSO<br />
Carmine Fasolino, della<br />
cooperativa agricola “Madonna<br />
del Carmine“ di<br />
Sarno, produce all’anno 7- 8<br />
mila quintali di San<br />
Marzano.<br />
Dove nasce il suo amore<br />
per il San Marzano?<br />
La mia passione nasce da<br />
una tradizione familiare.<br />
Abbiamo sempre lavorato<br />
solo S. Marzano. Si coltiva<br />
questo frutto solo per<br />
amore, sia in termini lavorativi<br />
che economici.<br />
La coltivazione è più onerosa<br />
delle altre. Qual è il<br />
suo prezzo e quanto è<br />
remunerativo?<br />
Il prezzo è 0,367 euro.<br />
Difficile incentivare un giovane<br />
a coltivare <strong>pomodori</strong><br />
con le rese attuali. E’ un prodotto<br />
che dovrebbe es-sere<br />
acquistato ad un prezzo<br />
superiore, ma questo è stabilito<br />
anche per farlo decollare<br />
e coltivare di più.<br />
PRODUTTORE<br />
La resa è scarsa<br />
Coltivatori anziani<br />
Lei è fiducioso per il futuro?<br />
Come prodotto Dop ha le<br />
prerogative per aumentare<br />
le quantità. Restano dei problemi<br />
da superare: l’età<br />
media dei contadini che<br />
supera i sessant’anni ed il<br />
prezzo che dovrebbe aumentare<br />
più del cinquanta<br />
per cento. Ma le politiche di<br />
tutela vanno cambiate.<br />
Nicola Calzolaro, direttore<br />
dell’Anicav, l’associazione<br />
dei conservieri. Com’è<br />
la situazione delle<br />
aziende campane e del<br />
pomodoro?<br />
Dividiamo i due settori. Il<br />
San Marzano è un prodotto<br />
di nicchia, che a noi<br />
serve comunque da volano<br />
promozionale per le altre<br />
produzioni. Oggi le nostre<br />
aziende trasformano 24<br />
milioni di quintali all’anno<br />
e riescono ad imporsi sul<br />
mercato internazionale.<br />
Pomodoro non campano?<br />
Ci sono due zone, comunque<br />
ridotte, di coltivazione:<br />
la piana del Sele e l’agro<br />
aversano. I <strong>pomodori</strong> trasformati<br />
sono prevalentemente<br />
pugliesi.<br />
A breve aprirà il museo<br />
del pomodoro, paradossalmente<br />
in Emilia. Perché<br />
non avete pensato di<br />
ANICAV<br />
Il vero problema:<br />
non avere sistema<br />
aprirlo in Campania?<br />
Ci sono state in passato<br />
delle idee simili. Il vero<br />
problema è che siamo bloccati<br />
da logiche troppo territoriali.<br />
Dalle nostre parti<br />
manca la cultura, tipica<br />
settentrionale, di fare sistema,<br />
permettendo così l’immediata<br />
realizzazione di<br />
qualsiasi progetto.<br />
Carmine Marrazzo è l’unico<br />
che da sempre trasforma<br />
solo San Marzano. Nel<br />
1999 è stato tra i fondatori<br />
del consorzio.<br />
Perché crede così tanto<br />
nel San Marzano?<br />
Valorizzarlo significa trattenere<br />
la trasformazione<br />
del pomodoro in Campania.<br />
Perché tante fabbriche<br />
hanno chiuso i battenti?<br />
Per tanti anni si è pensato<br />
che qualsiasi luogo potesse<br />
essere una fabbrica. Poca<br />
fantasia e scarsa innovazione<br />
hanno fatto il resto. La<br />
trasformazione è uguale a<br />
quella di 20 anni fa.<br />
Come difendersi dalla<br />
pirateria?<br />
Il consorzio dovrebbe fare<br />
quattro passaggi elementari:<br />
ristabilire la figura dell’agronomo<br />
consortile che<br />
controlli semina e resa; eli-<br />
IMPRENDITORE<br />
Poca innovazione<br />
e non c’è fantasia<br />
minare il filo che lega<br />
quantità di pomodoro certificato<br />
Ismecert all’importo<br />
da pagare; registrare il<br />
marchio fuori dai confini<br />
Ue, come fa il parmigiano<br />
reggiano; eliminare l’ambigua<br />
dicitura pomodoro<br />
pelato italiano dai certificati<br />
ministeriali che accompagnano<br />
le esportazioni.
14 Domenica<br />
15 marzo 2009<br />
@www.ilgiornalista.unisa.it
Un centro di eccellenza<br />
per l’assistenza ai disabili<br />
è da dieci anni nella rurale<br />
Castel Campagnano<br />
un paese al confine<br />
tra Caserta e Benevento<br />
Terapie motorie in una piscina del centro<br />
e in basso la struttura d’accoglienza<br />
C’è l’Oasi, un sorriso<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
per tutti i disabili<br />
Addio barriere: la struttura<br />
è tutta al pianterreno<br />
Si ha la sensazione di trovarsi<br />
in un luogo lontano<br />
dal mondo reale, quando si<br />
arriva al centro residenziale<br />
di riabilitazione neuromotoria<br />
L’Oasi di Castel Campagnano,<br />
a venti chilometri<br />
da Caserta. Qui tutto è a<br />
misura di disabile: l’intera<br />
struttura è al piano terra<br />
per un totale di 10.000<br />
metri quadri coperti e ben<br />
35.000 metri quadri tra area<br />
verde, strutture sportive e<br />
ricreative. Nessuna barriera<br />
architettonica: una carrozzina<br />
può superare ogni porta<br />
facilmente, corrimani<br />
dovunque, in ogni corridoio<br />
e padiglione.<br />
Una vera Oasi che accoglie<br />
circa 150 tra giovani e anziani<br />
dalle patologie più<br />
diversificate, divisi in varie<br />
fasce di assistenza che vanno<br />
dal convitto all’assistenza<br />
domiciliare.<br />
Il centro di accoglienza nasce<br />
nel 96 dall’iniziativa dell’imprenditore<br />
Gennaro Pascariello,<br />
ed è stato lui a<br />
volerlo lontano dai centri<br />
urbani, per dare ai suoi<br />
ospiti un ambiente salubre e<br />
a contatto diretto con la<br />
natura. La struttura, diretta<br />
dal dott. Gennaro Ascione,<br />
è composta da 16 unità abitative<br />
che ospitano ognuna<br />
quattro camere da tre posti<br />
letto e una sala soggiorno,<br />
battezzate con nomi di fiori:<br />
Biancospino, Ginestra, Rosa.<br />
Più il ristorante da 150<br />
coperti e l’albergo da 32<br />
posti letto per le famiglie<br />
dei ricoverati in visita. Ogni<br />
padiglione è in comunicazione<br />
con gli altri attraverso<br />
un dedalo di corridoi coperti,<br />
così ogni posto è raggiungibile<br />
dall’interno.<br />
Completano la struttura<br />
due piscine (una coperta),<br />
due palestre, un auditorium-teatro,<br />
strutture all’avanguardia<br />
per fisiochinesi<br />
terapia, laser terapia, logopedia,<br />
neuropsicomotricità<br />
e una serie di laboratori per<br />
le “terapie occupazionali”.<br />
Si tratta di una serie di terapie<br />
laboratoriali che, secondo<br />
il coordinatore, il sociologo<br />
Alfredo Stella «consentono<br />
ai diversamente<br />
abili di avere momenti di<br />
socializzazione e integrazione».I<br />
pazienti possono<br />
anche contare su una serie<br />
di attività che spaziano in<br />
diversi campi: ceramica,<br />
bricolage, pittura, cucina e<br />
sport. E anche “ippoterapia”<br />
(all’Oasi c’è perfino un maneggio),<br />
fino ad arrivare al<br />
teatro, con la compagnia<br />
Mani Nel Cappello, coordinata<br />
dal terapista Constantino<br />
Gallicola. Non mancano<br />
iniziative come il fumetto<br />
e il giornalismo. Infatti i<br />
ragazzi dell’Oasi sono anche<br />
redattori di una rivista<br />
interna: Informal’Oasi in<br />
Un filmato<br />
per la ricerca<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Ecco l’esempio di come<br />
possono intrecciarsi sentimento<br />
e ricerca. In memoria<br />
del difensore della<br />
Cavese Catello Mari,<br />
scomparso tragicamente il<br />
16 aprile di tre anni fa, nascerà<br />
una borsa di studio<br />
con il suo nome all’ospedale<br />
di Genova Giannina<br />
Gaslini, con la sinergia<br />
dell’Amri. La borsa di studio,<br />
che è la prima proposta<br />
dal Mezzogiorno, deriva<br />
dal progetto della famiglia<br />
Mari di finanziare la<br />
produzione di un dvd promosso<br />
dall’agenzia di comunicazione<br />
L’Albero (in<br />
particolare da Antonio<br />
Ioele e Vincenzo Paliotto).<br />
Finora sono stati raccolti<br />
oltre 4500 euro la cui devoluzione<br />
al Gaslini avverrà<br />
in estate in favore<br />
della ricerca sulle malattie<br />
reumatiche infantili. Il<br />
lungometraggio si intitola<br />
“Ciao Catello, Calciatore,<br />
Amico e Fratello”, contiene<br />
le testimonianze degli<br />
ex compagni di Mari, ed<br />
ha vinto il premio della<br />
Catello Mari (foto Michele Sica)<br />
critica al Festival del Cinema<br />
di Milano per aver<br />
rappresentato i valori che<br />
il cinema sportivo vuole.<br />
Ma possono mai bastare<br />
38 minuti per ricordare<br />
uno sportivo? Malgrado i<br />
pochi anni di professionismo,<br />
Catello ha lasciato il<br />
segno ovunque, leale come<br />
calciatore e come uomo.<br />
A Caserta è definito<br />
“Il Guerriero”, e a Cava lo<br />
chiamano “Il Leone”. Persino<br />
la SS Cavese, quinta<br />
nel torneo di I Divisione,<br />
in suo onore potrebbe ritirare<br />
la maglia numero 6 se<br />
riuscirà a tornare in B.<br />
La scheda<br />
Dove:Via Castagneta n.8<br />
Castel Campagnano (Ce)<br />
Superfice tot: 45.000 mq<br />
Interni: 10.000 mq<br />
Posti letto: 192<br />
Strutture sportive: campetti<br />
di calcio a cinque e<br />
basket, piscine ed anche<br />
un maneggio.<br />
cui loro stessi raccontano le<br />
loro esperienze e le continue<br />
iniziative che li vedono<br />
coinvolti.<br />
E sono diverse le occasioni<br />
in cui il centro si apre alla<br />
collettività: «Il primo è il<br />
progetto Boomerang– spiega<br />
il dott. Stella – che si prefigge<br />
di far conoscere ai<br />
ragazzi normodotati delle<br />
scuole la realtà completamente<br />
diversa della disabilità<br />
Poi abbiamo creato un<br />
progetto sportivo a maggio,<br />
con altri cinque centri per<br />
disabili della Campania:<br />
“Sportivissimamente”».<br />
Inoltre i ragazzi partecipano<br />
a diversi momenti teatrali,<br />
tra cui il festival per le<br />
scuole “Pulcinellamente” a<br />
Sant’Arpino, dove sono<br />
ospiti fissi.<br />
«Una struttura privata ma<br />
convenzionata con il servizio<br />
sanitario nazionale. –<br />
precisa Stella – E i pazienti<br />
che ospitiamo nella nostra<br />
struttura non pagano retta:<br />
a questa ci pensa la Regione».<br />
SOLIDARIETA‘ Domenica 15 marzo 2009<br />
15<br />
Quarto, il sindaco medico<br />
“Non denuncio<br />
i clandestini”<br />
GERMANA GRASSO<br />
“Qui non si denuncia nessuno”. Questa la scritta<br />
che accoglie chi arriva nel primo ambulatorio<br />
per malattie infettive per stranieri temporaneamente<br />
presenti (Stp) in Italia. Così Quarto,<br />
nell’area flegrea, risponde all’emendamento al<br />
ddl che prevede l’abrogazione del divieto per i<br />
medici di denunciare gli immigrati irregolari<br />
che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche.<br />
L’ambulatorio nasce dalla sinergia tra l’ospedale<br />
Cotugno, l’Asl Napoli 2 e il Distretto<br />
sanitario 59 di Quarto. Il progetto-pilota, finanziato<br />
dalla Provincia di Napoli con 18mila<br />
euro annui, ha una popolazione di riferimento<br />
di oltre 8mila potenziali pazienti. Il sindaco di<br />
Quarto, Sauro Secone, ha anche proposto la<br />
raccolta firme “Io, medico, non denuncio” per<br />
sensibilizzare i camici bianchi al rispetto del<br />
giuramento di Ippocrate, che impone di prestare<br />
soccorso a chiunque ne abbia bisogno.<br />
«Siamo in controtendenza ri-spetto a chi vorrebbe<br />
l’uso del bastone nei confronti dei cittadini<br />
stranieri, ai quali noi tendiamo la mano».<br />
L’ambulatorio, in corso Italia, è aperto due<br />
mercoledì al mese dalle 17 alle 19.30 e si avvale<br />
della collaborazione dell’associazione di<br />
volontariato “Ashiwa”, da anni impegnata in<br />
progetti di integrazione degli extracomunitari.<br />
La struttura potrà accogliere 16 anziani<br />
Vico, apre l’ospizio<br />
CLAUDIA ESPOSITO<br />
La casa di riposo di via Madonnelle spalancherà<br />
presto le sue porte ai primi ospiti.<br />
Sono state infatti aperte le selezioni per i 16<br />
posti disponibili: possono inoltrare la<br />
richiesta tutti i cittadini over 65 che siano<br />
autosufficienti o semiautosufficienti, in<br />
grado di partecipare alla vita di collettività.<br />
Il 27 marzo è il termine ultimo per presentare<br />
le richieste al Comune: successivamente<br />
sarà stilata la graduatoria che terrà in<br />
conto la residenza a Vico Equense e le condizioni<br />
familiari ed economiche. L’ elenco<br />
sarà aggiornato due volte l’ anno: per i primi<br />
otto ammessi è prevista una compartecipazione<br />
alle spese di gestione in base alle condizioni<br />
economiche. Per i restanti, l’ ente<br />
gestore si riserva di stabilire le modalità di<br />
accesso. Sembra quindi volgere al termine<br />
una questione annosa che da tempo vede gli<br />
anziani vicani smistati in soluzioni precarie.<br />
La nuova struttura, del valore di un milione<br />
di euro, era stata completata anni fa e<br />
lasciata inutilizzata. Nel 2006 l’ inaugurazione<br />
alla presenza del commissario prefettizio<br />
Pasquale Manzo e dell’ arcivescovo<br />
Felice Cece, ma senza l’ avvio delle attività.<br />
La storia della casa di riposo vicana affonda<br />
però le radici agli inizi del secolo scorso: nel<br />
1920 il cavaliere Luigi De Feo lasciò in eredità<br />
2 milioni per provvedere all’ assistenza<br />
dei più deboli. Dopo la chiusura della vecchia<br />
struttura, gravemente danneggiata dal<br />
terremoto del 1980, gli anziani furono ospitati<br />
in vari alberghi della città. Da ultimo gli<br />
ospiti erano alloggiati in un appartamento a<br />
Moiano: il ricovero, partito come provvisorio,<br />
ha funzionato negli ultimi dodici anni,<br />
fino al sequestro dello scorso 27 agosto dai<br />
carabinieri su ordine della Procura di Torre<br />
Annunziata. All’ origine del provvedimento<br />
l’ assenza di specifiche autorizzazioni per la<br />
prestazione di assistenza agli anziani e la<br />
valutazione dei Nas che hanno giudicato i<br />
luoghi “assolutamente insalubri e privi di<br />
manutenzione”. Da allora, i 12 ospiti della<br />
casa di riposo sono stati smistati negli ospizi<br />
di Meta, Sant’ Agnello e Castellammare di<br />
Stabia.
16 Domenica 15 marzo 2009CAMPUS<br />
Il fotovoltaico<br />
L’Università entro la fine del 2009 avrà il<br />
suo impianto fotovoltaico, se le procedure<br />
amministrative lo consentiranno. Si tratta<br />
di una centrale da 1 megawatt di picco,<br />
distribuito su tutti i tetti del campus, di<br />
Fisciano e Baronissi. Una parte sarà gestita<br />
con degli inseguitori solari, un sistema<br />
che permette di avere sempre l’esposizione<br />
ottimale verso la sorgente solare di<br />
energia. La facoltà di Ingegneria partecipa<br />
con una sperimentazione.<br />
Alla Facoltà di Ingegneria<br />
dell’Università di Salerno<br />
moderni studi e ricerche<br />
per formare i nuovi<br />
manager dell’energia<br />
Veleni nell’aria, tempo scaduto<br />
Entro il 2020 l’Italia dovrà ridurre le emissioni di anidride carbonica<br />
Mancano poco più di dieci anni alla scadenza<br />
imposta dal protocollo di Kyoto: se non riusciremo,<br />
noi, paese Italia, a ridurre le emissioni di Co2<br />
nell’atmosfera, saremo costretti a pagare pesanti<br />
sanzioni. Le previsioni degli esperti del settore<br />
non sono ottimistiche: il 2020 è alle porte;<br />
Spagna, Italia e Danimarca sono le nazioni con la<br />
maglia nera nel viaggio verso l’energia pulita.<br />
L’Europa nel complesso deve spegnere i propri<br />
sistemi per 29 giorni, lo ha fatto finora per 10.<br />
L’obiettivo potrebbe essere raggiunto. Ma in Italia<br />
la situazione resta difficile. E non solo in termini<br />
di aderenza ai protocolli internazionali. Il tema<br />
dell’efficienza energetica registra bassissimi livelli<br />
di conoscenza. E’ proprio sull’informazione che<br />
bisogna puntare secondo gli organizzatori<br />
dell’Energy Days, il tour dei “giorni dell’energia”<br />
tenutosi all’Università di Salerno nei giorni scorsi<br />
e che toccherà ancora altre città.<br />
La mission degli Energy Days 2009, patrocinati<br />
dalla commissione europea, direzione generale<br />
energia e trasporti nell’ambito della campagna<br />
energia sostenibile per l’Europa, è quella di permettere<br />
l’incontro delle varie esperienze per ottimizzare<br />
l’offerta e la soluzione dei problemi. Un<br />
po’ come si augura possa accadere con le figure<br />
degli energy manager che, attraverso delle reti a<br />
carattere regionale, potrebbero servire a diffondere<br />
progetti che in alcuni posti hanno avuto<br />
riscontri positivi. All’Università di Salerno, nella<br />
facoltà di Ingegneria, esiste un corso specifico per<br />
formare un energy manager. Diretto dal professore<br />
Lucio Ippolito, il ciclo di<br />
Programmi<br />
antismog<br />
dovranno<br />
essere redatti<br />
dalle città<br />
con oltre<br />
50.000 abitanti<br />
studi rimette in luce una figura<br />
prevista dalla legge sia per il<br />
pubblico sia per il privato, per<br />
tutti i soggetti che consumino<br />
più di 1000 Tep (tonnellate<br />
equivalenti di petrolio), cioè<br />
4500 kilowatt ora di energia<br />
elettrica. L’obiettivo è quello di<br />
ridurre i consumi attraverso<br />
l’intervento di un esperto che<br />
valuti l’eventuale inadeguatezza<br />
dei sistemi attuali e ne proponga<br />
di nuovi.<br />
“Il problema del clima può diventare occupazione”,<br />
secondo l’Ingegnere Nicola De Nardi, responsabile<br />
scientifico nazionale dell’Energy Days. E<br />
non solo. La sinergia tra Università, politica e<br />
imprenditoria mira a sviluppare soluzioni adeguate<br />
al problema delle risorse energetiche. Le<br />
singole città vanno riprogettate per andare incontro<br />
alle esigenze del globo. L’economia mondiale è<br />
in crisi, le previsioni climatiche non sono incoraggianti<br />
e l’esaurimento delle risorse è sotto gli<br />
occhi di tutti. Spingere sulla ricerca significa trovare<br />
energie alternative, rispettose dell’ambiente.<br />
A livello politico va colmata una mancanza: esiste<br />
una normativa nazionale ma il comportamento<br />
delle regioni non è uniforme per cui spesso mancano<br />
linee guida. A livello locale i Comuni con<br />
oltre 50.000 abitanti devono, in base alla legge<br />
10/91, redigere un piano energetico comunale. Lo<br />
ha fatto di recente il Comune di Salerno che ha<br />
steso il suo Pec con il coordinamento del prof.<br />
Gianfranco Rizzo del Dipartimento di Ingegneria<br />
Meccanica e la collaborazione di docenti e ricercatori<br />
dell’Università di Salerno. Gli interventi<br />
possono essere diversi: il risparmio dell’energia<br />
nel settore rifiuti, i nuovi sistemi per la pubblica<br />
illuminazione e l’utilizzo, con l’ausilio di incentivi,<br />
di tecnologie come l’eolico e il fotovoltaico, di<br />
supporto al fabbisogno energetico nazionale. Dal<br />
locale al globale, dalle amministrazioni comunali<br />
alle decisioni dei potenti: il futuro del pianeta<br />
passa attraverso le mani di tutti. E tocca diversi<br />
temi: le energie rinnovabili, l’inquinamento e la<br />
sicurezza degli approvvigionamenti, motivo quest’ultimo<br />
per cui l’Italia ha riaperto la via al<br />
nucleare. Il 2020: un’altra scadenza, un altro<br />
obiettivo insieme a Kyoto.<br />
Pagina a cura di<br />
LOREDANA ZARRELLA<br />
Il soldato spiega come si compone il prezzo: la benzina costerebbe solo 1.39 ma poi c’è da<br />
pagare il mezzo per portare gli aerei, il carro armato, l’aereo stealth, la maschera antigas e il<br />
fucile. Quindi il costo del carburante diventa 1000 dollari al litro, come indicato dal cartello.<br />
La lezione<br />
di un piccolo<br />
Comune<br />
Già raggiunto l’obiettivo<br />
a Mercato San Severino<br />
Un impianto fotovoltaico: l’energia prodotta dal sole<br />
Città universitaria da gennaio,<br />
Mercato S. Severino<br />
potrà avere adesso facile<br />
acceso al finanziamento di<br />
infrastrutture e centri di<br />
ricerca collegati all’Università<br />
di Salerno. Saranno<br />
realizzate residenze u-<br />
niversitarie, un centro di<br />
ricerca sulle tecnologie legate<br />
alla logistica mentre<br />
gli studenti di Medicina<br />
avranno un centro di ricerca<br />
presso l’Ospedale.<br />
La vicina struttura universitaria<br />
ha portato benefici<br />
alla cittadina anche nel<br />
settore dell’energia. Più di<br />
due anni e mezzo fa l’amministrazione<br />
comunale<br />
ha stipulato una convenzione<br />
con l’Ateneo di Salerno<br />
per dar vita al sistema<br />
Innovalux.<br />
Si tratta di un progetto<br />
integrato per la riduzione<br />
dei consumi energetici e il<br />
soddisfacimento della normativa<br />
contro l’inquinamento<br />
luminoso, la legge<br />
regionale del 25 luglio<br />
2002.<br />
Sono state messe a punto<br />
delle apparecchiature che,<br />
installate all’interno dei<br />
singoli impianti stradali,<br />
consentono di risparmiare<br />
circa il quaranta percento<br />
dell’energia elettrica nel<br />
corso dell’anno.<br />
La rete elettrica viene poi<br />
trasformata in rete attiva<br />
che può anche soddisfare<br />
esigenze di comunicazione<br />
con la cittadinanza, come<br />
sottolinea il professor Lucio<br />
Ippolito, progettista del<br />
sistema: «Avere la possibilità<br />
di installare pulsanti di<br />
emergenza che un cittadino<br />
può schiacciare in caso<br />
di malore o di aggressione,<br />
oppure avere integrato nel<br />
corpo di illuminazione un<br />
sistema per monitorare le<br />
emissioni di Co2 in atmosfera,<br />
avere la possibilità di<br />
dare messaggi ai cittadini<br />
con pannelli informativi:<br />
un augurio in occasione di<br />
una festività o una comunicazione<br />
importante come<br />
la chiusura del traffico».<br />
L’attenzione del Comune<br />
sulla questione dei consumi<br />
energetici non si è fermata<br />
ai nuovi sistemi di<br />
pubblica illuminazione.<br />
Nel piano energetico ambientale<br />
comunale di Mercato<br />
San Severino che è<br />
stato redatto dal dipartimento<br />
di Ingegneria dell’Informazione<br />
e Ingegneria<br />
Elettrica, figurano altri<br />
obiettivi, tra cui ci sono<br />
una centrale fotovoltaica e<br />
il solare termico per gli edifici<br />
pubblici, la riduzione<br />
delle emissioni inquinanti<br />
generate dal trasporto pubblico<br />
con l’impiego di combustibili<br />
a minor impatto<br />
ambientale.<br />
Il prof. Ippolito<br />
«Fondi<br />
irrisori:<br />
solo 1%»<br />
E’ soddisfatto di come il<br />
mondo politico sostiene<br />
la ricerca?<br />
Assolutamente no perché<br />
la quantità destinata alla<br />
ricerca dalle entrate per l’energia<br />
ammonta a circa<br />
poco meno dell’1% dell’intero<br />
gettito e soltanto lo<br />
0,2% è per le rinnovabili.<br />
Il corso per “energy<br />
manager”. Quali sono gli<br />
ambiti occupazionali?<br />
Gli ambiti occupazionali<br />
sono rilevanti per un<br />
energy manager perché è<br />
una figura imposta dalla<br />
legge 10 del ’91, una legge<br />
largamente disattesa per<br />
molti anni ma che oggi con<br />
la crisi energetica che<br />
ormai si è dichiarata a<br />
livello internazionale ripropone<br />
all’attualità quel<br />
tipo di figura. L’energy manager<br />
è il responsabile per<br />
la gestione e il controllo<br />
dei flussi energetici in<br />
azienda o in enti pubblici.<br />
Il grosso mercato è soprattutto<br />
nella pubblica amministrazione<br />
dove ci sono<br />
ampi margini di percentuale<br />
di risparmio conseguibili.<br />
Torraca, la led city del<br />
Cilento. E’ un modello<br />
applicabile ad altre città?<br />
Purtroppo io credo che<br />
oggi il led non sia adottabile<br />
per la pubblica illuminazione.<br />
Ha già raggiunto<br />
ottimi livelli di applicabilità<br />
in ambito residenziale,<br />
per l’illuminazione di accento<br />
di edifici storici ma<br />
per garantire anche la sicurezza<br />
stradale dei cittadini<br />
il led non ha ancora le<br />
caratteristiche tali da poter<br />
essere applicato. Mi risulta<br />
che l’esperimento sia largamente<br />
fallito perché è stato<br />
rifatto tre volte, i livelli di<br />
illuminamento non soddisfano<br />
l’uniformità che è<br />
richiesta a livello di norme<br />
internazionali.<br />
L’indipendenza energetica<br />
è auspicabile o meno?<br />
L’indipendenza energetica<br />
è un’idealità, il sogno di<br />
ogni paese perché questo<br />
significherebbe poter gestire<br />
in proprio le politiche<br />
commerciali senza vincoli<br />
imposti da Paesi esterni.<br />
Probabilmente dobbiamo<br />
cambiare la nostra strategia<br />
di mix energetico quindi<br />
non affidarci ad una sola<br />
fonte come il gas.
Europa tra mercato<br />
e informazione<br />
“Il diritto privato nell’ Unione Europea tra<br />
spinte nazionalistiche e mondo globalizzato”.<br />
Sarà questo il tema del convegno che si<br />
svolgerà il 16 marzo nell’aula delle lauree<br />
dell’ Università di Salerno. Al centro del<br />
dibattito le leggi comunitarie sulla sicurezza<br />
ma soprattutto le norme finanziarie<br />
per creare effettiva globalizzazione dei<br />
mercati. A tale scopo sarà anche evidenziata<br />
la centralità della corretta informazione<br />
economica, unico veicolo per instaurare<br />
una leale concorrenza e per rendere i consumatori<br />
consapevoli.<br />
Diversi i relatori che interverranno: l’europarlamentare<br />
Gianni Pittella, Enzo Maria<br />
Marenghi, preside della Facoltà di Giurisprudenza,<br />
Pasquale Stanzione, Ordinario<br />
di diritto privato, Emilio di Tommasi, ordinario<br />
di tecnica bancaria, Natalia Banchelli,<br />
docente di diritto degli intermediari<br />
e dei mercati finanziari e Salvatore Mazzotta<br />
del nucleo tributario della Guardia di<br />
Finanza di Salerno.<br />
NEWS CAMPUS Domenica 15 marzo 2009<br />
17<br />
unisa news<br />
Pagina a cura di<br />
DANIELE DE SOMMA<br />
CLAUDIA ESPOSITO<br />
Filosofia e politica<br />
a confronto<br />
Il 10 marzo si svolgerà il seminario di studi<br />
sul tema “Filosofia e politica” tenuto dal<br />
professore Virginio Marzocchi, docente di<br />
filosofia politica e sociale all’Università<br />
degli Studi La Sapienza di Roma. L’ incontro,<br />
organizzato dal dipartimento di Teoria<br />
e Storia del Diritto e della Politica, è previsto<br />
per le 11 nella sala Piovani.<br />
L’evento si avvale anche della collaborazione<br />
del dottorato di ricerca in Etica e filosofia<br />
politico–giuridica e del laboratorio<br />
“Hans Kelsen”.<br />
Fine vita: il punto<br />
sull’iter della legge<br />
“Il testamento biologico: il diritto tra la vita<br />
e la morte”. Questo l’ argomento di scottante<br />
attualità che sarà al centro di un incontro<br />
il 13 marzo nell’ aula “Nicola Cilento”. Il<br />
tema è quanto mai pressante dopo la vicenda<br />
di Eluana Englaro che ha commosso e<br />
spaccato la coscienza del paese tra quanti<br />
difendono la sacralità della vita e quanti<br />
rivendicano l’autonomia del malato nel<br />
decidere sul fine vita.<br />
A fare il punto sull’ iter della legge, al momento<br />
al vaglio della Commissione Sanità,<br />
interverranno il ministro Gianfranco Rotondi,<br />
Pasquale Fimiani, consigliere di<br />
Cassazione, il deputato Marco Calgaro e il<br />
giurista Pasquale Stanzione.<br />
L’ introduzione del dibattito sarà affidata al<br />
professore Salvatore Sica, ordinario di Diritto<br />
Privato e coordinatore dell’ iniziativa<br />
“LDG-Dialoghi” che mira a contaminare la<br />
giurisprudenza con l’attualità.<br />
Majakovskij:<br />
riscoperto il film<br />
L’Università di Salerno dà un altro segnale<br />
per la diffusione culturale: in occasione<br />
della rassegna “Arte di Sera” è stato proiettato<br />
in anteprima nazionale “La signorina e<br />
il teppista”: unico film del poeta e intellettuale<br />
georgiano Vladimir Majakovskij. È<br />
stato il dipartimento di Scienze della Comunicazione<br />
ad organizzare l’evento rappresentato<br />
dal prof. Alfonso Amendola,<br />
docente di Sociologia dei processi culturali.<br />
Il film, proiettato il 28 febbraio scorso<br />
alla sala conferenze della Fondazione Filiberto<br />
Menna, narra la storia di Muroni, un<br />
teppista che si salva grazie all’amore per la<br />
mestrina Varelli.<br />
Inoltre, a fine anno, uscirà il libro del prof.<br />
Amendola “Vladimir Majakovskij. Visione<br />
ed eversione di un artista totale” edito da<br />
Liguori che analizza i diversi aspetti (cinema,<br />
teatro e arti visive ad esempio) di questo<br />
autore così versatile.<br />
Carlo Dionisotti<br />
filologo umanista<br />
Il 12 marzo, nella biblioteca del dipartimento<br />
di Letteratura, Arte e Spettacolo,<br />
seminario su “L’ Umanesimo e il Rinascimento<br />
di Carlo Dionisotti” a cura di Giuseppe<br />
Frasso, docente di Filologia Italiana<br />
all’ Università del Sacro Cuore di Milano.<br />
Sarà analizzata la figura del letterato piemontese<br />
morto a Londra nel 1998.<br />
Il suo nome resta legato in particolare allo<br />
studio della letteratura e della filologia italiana<br />
nel periodo compreso tra Quattrocento<br />
e Cinquecento.<br />
L’Ateneo e la sfida<br />
della qualità<br />
Cina e questione<br />
tibetana<br />
A Giurisprudenza<br />
si parla di crisi<br />
Partono il 24 marzo gli incontri di formazione<br />
“I martedì della qualità 2009” organizzati<br />
dal Centro per la Qualità di Ateneo.<br />
I seminari sono rivolti a personale docente<br />
e tecnico–amministrativo previa<br />
iscrizione al sito www.cqa.unisa.it. I primi<br />
due appuntamenti saranno dedicati alle<br />
normative, mentre i successivi incontri<br />
tratteranno la gestione dei processi, la predisposizione<br />
di piani di qualità, l’analisi<br />
degli indicatori di performance e le tecniche<br />
di problem solving.<br />
Un pezzo del lontano Tibet arriva a<br />
Salerno. A portarlo è la facoltà di Scienze<br />
Politiche con il seminario “La Cina e la<br />
questione Tibetana” in programma mercoledì<br />
11 Marzo nell’aula SP/A di Scienze<br />
Politiche. Per gli studenti che interverranno<br />
è previsto 1 CFU a patto di presentare<br />
una tesina entro il 30 marzo.<br />
Il seminario ha come principale relatore la<br />
professoressa Giacomella Orofino, docente<br />
di lingua, cultura e tradizione tibetana<br />
dell’Orientale di Napoli.<br />
Gli studenti di Giurisprudenza potranno<br />
presentare entro il 20 marzo le iscrizioni<br />
per partecipare alle lezioni introduttive in<br />
vista del convegno di facoltà sulla crisi economico–finanziaria<br />
internazionale. I partecipanti,<br />
a cui saranno riconosciuti due<br />
crediti, dovranno presentare in presidenza<br />
gli elaborati riguardanti le ricadute legislative<br />
dell’ attuale crisi economica sul mercato<br />
del lavoro. I migliori lavori degli studenti<br />
saranno presentati durante il convegno<br />
del prossimo ottobre.<br />
Torneo di tressette<br />
si parte il 31 Marzo<br />
Giocatori di tutto il campus a raccolta:<br />
sono aperte le iscrizioni al quarto torneo di<br />
tressette. Saranno aperte fino al 31 marzo<br />
alle 12 e dovranno pervenire all’Aldius, l’associazione<br />
laureati e docenti della facoltà<br />
di Ingegneria tel: 089.962141 e-mail: infolaureati@unisa.it.<br />
I tavoli di gioco saranno<br />
aperti il 31 di marzo e il 3 aprile nella<br />
mensa universitaria. Al termine del torneo<br />
ci sarà un rinfresco con la premiazione dei<br />
vincitori. Possono iscriversi tutti i frequen-<br />
tatori del campus: studenti, laureati,<br />
docenti e personale tecnico amministrativo.<br />
Il torneo viene in soccorso ai tanti giocatori<br />
presenti nell’ateneo che popolano<br />
nei momenti morti sia la mensa che le aule<br />
studio. Un ritorno ai giochi tradizionali<br />
che legano tutte le fasce d’età. Tante sono<br />
le varianti italiane, ma il tressette è giocato<br />
anche in Croazie e Slovenia<br />
A Buonocore<br />
l’Aula Magna<br />
Filmidea, gli eventi<br />
in calendario<br />
Ad un mese dalla scomparsa del rettore<br />
Vincenzo Buonocore, l’Università di Salerno<br />
lo ha ricordato intitolando a lui l’aula<br />
magna dopo la solenne celebrazione di<br />
mons. Gerardo Pierro. Alla cerimonia promossa<br />
da Caterina Miraglia e Giovanni Capo,<br />
erano presenti il rettore Pasquino e il<br />
preside della facoltà di Giurisprudenza<br />
Marenghi. Buonocore, scomparso il 17 febbraio<br />
dopo una lunga malattia, è stato<br />
anche illustre giurista, cattolico impegnato<br />
e parlamentare democristiano.<br />
Proseguono gli incontri nell’ambito della<br />
rassegna cinematografica universitaria<br />
“Filmidea”. L’11 marzo alle 14, nell’aula Nicola<br />
Cilento, incontro con Antonello Sarno,<br />
giornalista di “Studio Aperto” e critico<br />
cinematografico. Il 18 marzo, nel teatro<br />
d’ateneo, andrà in scena lo spettacolo a cura<br />
dell’attore Enzo Decaro e Antonio Onorato<br />
dal titolo “Native Spirits”, basato su<br />
musica e parole dei nativi americani. Il 1<br />
aprile nell’aula “Nicola Cilento” incontro<br />
con gli attori Silvio Orlando e Alessio Boni.
18 Domenica 15 marzo 2009TERRITORIO<br />
Il centro storico di Benevento a un passo dalla nomina nel patrimonio mondiale dell’umanità<br />
I tesori sanniti stregano l’Unesco<br />
Il complesso di Santa Sofia simbolo della prestigiosa candidatura<br />
L’orgoglio e la determinazione dei<br />
cittadini sanniti varranno a Benevento<br />
l’ingresso nel gotha delle<br />
città patrimonio mondiale dell’umanità:<br />
grazie alla candidatura<br />
Unesco, fortemente sostenuta da<br />
cittadinanza e amministrazione,<br />
presto saliranno alla ribalta nazionale<br />
e internazionale i gioielli dell’architettura<br />
longobarda, da sempre<br />
fiore all’occhiello della città<br />
sannita ma finora poco conosciuti<br />
dal grande pubblico italiano e straniero.<br />
Manca ormai poco al responso<br />
della commissione Unesco, e in<br />
città tutti si dicono ottimisti circa<br />
l’esito del verdetto. Particolarmente<br />
fiducioso è l’assessore alla<br />
cultura Raffaele Del Vecchio,<br />
coordinatore del piano di gestione<br />
che ha reso possibile l’accoglimento<br />
della candidatura beneventana:<br />
«Gli interventi previsti dal piano –<br />
ha dichiarato l’assessore – sono<br />
stati interamente eseguiti, per cui<br />
è difficile credere che la commissione<br />
giudicatrice, che a giugno si<br />
riunirà a Siviglia per decidere,<br />
possa emanare un verdetto negativo».<br />
Dopo mesi di chiusura per restauri<br />
sta per essere restituita alla città<br />
la chiesa di Santa Sofia, edificata<br />
intorno al 760 dal duca longobardo<br />
Arechi II e simbolo della candidatura<br />
beneventana alla Lista del<br />
Patrimonio Mondiale. Sono invece<br />
già terminate le operazioni di<br />
restauro nell’adiacente Museo del<br />
Sannio, istituito nel 1873 e collocato<br />
nella struttura costruita in<br />
origine da Arechi come monastero<br />
benedettino femminile.<br />
Particolarmente lunghi e delicati<br />
gli interventi a cui è stata sottoposta<br />
la chiesa di Santa Sofia. La stessa<br />
era stata infatti soggetta, nel<br />
corso degli anni, a continue rivisi-<br />
tazioni che avevano finito per stravolgerne<br />
l’originario stile longobardo.<br />
Grazie a una equipe di valenti<br />
architetti e restauratori, coordinati<br />
dalla sovrintendente Vega<br />
de Martini, è stato possibile riportarla<br />
all’antico splendore, con<br />
interventi di restauro agli intonaci<br />
interni, agli affreschi, ai pavimenti<br />
e alle colonne di marmo.<br />
«La candidatura Unesco del complesso<br />
di Santa Sofia – assicura<br />
l’assessore Del Vecchio – non resterà<br />
un evento isolato, ma andrà<br />
ad inserirsi in un piano di valorizzazione<br />
dell’intero patrimonio artistico<br />
e culturale della città di Benevento,<br />
che è immenso».<br />
La vera sfida per la città, afferma<br />
l’assessore, è quella che inizia<br />
adesso: «Non bisogna credere che<br />
la candidatura Unesco basti da<br />
sola a trasformare Benevento in<br />
una città turistica. L’amministrazione<br />
comunale sta facendo la sua<br />
parte ma, affinché la città possa<br />
divenire un’importante meta per i<br />
visitatori italiani e stranieri è<br />
necessario riscoprire la “cultura<br />
del welcome”, che è affidata essenzialmente<br />
all’iniziativa imprenditoriale<br />
privata. Sono sicuro che gli<br />
imprenditori non si lasceranno<br />
trovare impreparati».<br />
Servizi di<br />
RAFFAELE PELLEGRINO<br />
La chiesa di Santa Sofia e l’omonima piazza<br />
Ora la via Appia<br />
Dall’Unesco è partita l’individuazione<br />
di un altro sito seriale<br />
italiano, rappresentato dalla<br />
via Appia, e il comune di<br />
Benevento ha già proposto la<br />
sua candidatura con l’Arco di<br />
Traiano, eretto nel 117 d.C.<br />
per celebrare l’apertura della<br />
via Appia Traiana. Un altro<br />
passo verso la valorizzazione<br />
del patrimonio culturale della<br />
città e la sua promozione<br />
come meta turistica da riscoprire<br />
per il grande pubblico.<br />
Il primo<br />
esperimento<br />
italiano<br />
di sito seriale<br />
Il complesso di Santa Sofia si inserisce<br />
nel più vasto sito seriale<br />
denominato “Italia longobardorum.<br />
Centri di potere e di culto<br />
(568-774 d.C.)”, comprendente<br />
altri sei complessi architettonici<br />
siti in altrettanti comuni italiani:<br />
Cividale del Friuli (UD), Brescia,<br />
Castelseprio (VA), Spoleto (PG),<br />
Campello (PG) e Monte S.Angelo<br />
(FG). Tale tipologia è definita dall’Unesco<br />
sito seriale, in quanto<br />
raccoglie in un’unica candidatura<br />
le maggiori testimonianze della<br />
cultura longobarda in Italia nel<br />
suo momento di massima capacità<br />
espressiva, prima della caduta<br />
dei territori del centro e nord<br />
Italia ad opera dei Franchi di<br />
Carlo Magno.<br />
La creazione di un sito di tipo<br />
seriale (di cui quello longobardo è<br />
il primo esperimento italiano)<br />
risponde al criterio, verso il quale<br />
l’Unesco si è andata negli ultimi<br />
anni orientando, di selezionare un<br />
intero periodo storico e rappresentarlo<br />
attraverso le più significative<br />
testimonianze presenti su<br />
di un territorio. La candidatura<br />
dei siti longobardi nasce dall’esigenza<br />
di includere un periodo<br />
della cultura e dell’arte ad oggi<br />
non ancora presente nella lista del<br />
patrimonio mondiale, che mira ad<br />
essere rappresentativa di tutte le<br />
culture e le civiltà del mondo.
L’INTERVISTA<br />
SPETTACOLI Domenica 15 marzo 2009<br />
La Razzi lascia, ma resta direttrice della scuola del San Carlo, la più antica d’Italia<br />
Anna, la madre di tutti i balletti<br />
“Un popolo senza cultura non ha futuro. Bisogna investire sul teatro”<br />
19<br />
GERMANA GRASSO<br />
Passione per la danza, ricerca di<br />
autodisciplina, profondo amore<br />
per i giovani. Anna Razzi, ex direttrice<br />
del corpo di ballo del teatro<br />
San Carlo di Napoli, lascia il testimone<br />
a Giuseppe Carbone, ma<br />
continuerà a essere direttrice della<br />
scuola, a lei affidata dal 1990. «Otto<br />
corsi al giorno, suddivisi tra il<br />
teatro Politeama e palazzo Fuga,<br />
poiché il San Carlo era in restauro.<br />
Era una situazione difficile - così<br />
spiega le motivazioni dell’abdicazione<br />
- allora ho chiesto a Nastasi<br />
[commissario del San Carlo, ndr]<br />
di potermi occupare solo della<br />
scuola. Il mio contratto sarebbe<br />
scaduto a settembre 2009».<br />
Il San Carlo ha ancora pochi<br />
spettacoli di balletto nel programma?<br />
In questi due anni ho cercato di<br />
incentivare l’allestimento di balletti,<br />
ma l’ostacolo principale è stato<br />
trovare i fondi. Ora la situazione<br />
dovrebbe migliorare: Nastasi ha<br />
dichiarato di voler investire sul<br />
corpo di ballo.<br />
I napoletani non hanno la cultura<br />
del balletto?<br />
Poco. Eppure a Napoli c’era una<br />
grande tradizione. Non riesco a<br />
spiegarmelo …<br />
Inciderà anche l’aspetto economico:<br />
il prezzo del biglietto è<br />
alto.<br />
Non c’è la politica del prezzo<br />
popolare, certo. Ma si fanno anche<br />
prove generali aperte al pubblico,<br />
al costo di pochi euro. Bisognerebbe<br />
fare qualche prova generale<br />
in più, aperta al pubblico e rivolta<br />
soprattutto ai giovani.<br />
Pensa che dopo il restauro qual-<br />
Anna Razzi nel “Lago dei cigni” (1985), teatro alla Scala, regia di F. Zeffirelli. Foto di Alessio Buccafusca<br />
cosa cambierà per il San Carlo?<br />
Me lo auguro. Il commissario ha<br />
fatto molto per far conoscere questo<br />
teatro e le sue problematiche.<br />
Ha organizzato eventi, come il<br />
concerto di Muti o di Zubin Meta<br />
o Bolle & friends. Lo scopo era attirare<br />
il pubblico. Sa, il napoletano<br />
è un pò distratto.<br />
Bisogna puntare sul grande<br />
evento, quindi?<br />
Sì, almeno per rilanciare il teatro,<br />
la lirica e il balletto. È giusto stuzzicare<br />
la curiosità rivolgendosi alla<br />
massa, non puntando solo a una<br />
èlite.<br />
Ma è inevitabile che in periodi di<br />
crisi si tagli sulla cultura.<br />
È sbagliato. Perché i popoli si<br />
distinguono per la loro cultura e le<br />
loro tradizioni ne fanno la storia.<br />
Un popolo senza storia non esiste.<br />
Bisognerebbe comprendere l’importanza<br />
della cultura per il nostro<br />
futuro.<br />
Come è considerata la danza all’estero?<br />
Di più che in Italia. Qui lottiamo<br />
per imporci. Napoli non sa custodire<br />
le tradizioni e le bellezze.<br />
Può fare un punto sulla sua carriera?<br />
Ho sulla scrivania una relazione<br />
del 1991: ero direttrice da otto<br />
mesi. Contiene le mie riflessioni su<br />
come dovrebbe essere una scuola a<br />
livello europeo. Ora ho una sala in<br />
più per i corsi, qualche passo avanti<br />
è stato fatto, ma è ancora troppo<br />
poco.<br />
Come se lo spiega?<br />
Penso che ci sia troppa superficialità.<br />
La formazione di un ragazzo è<br />
importantissima, perché è il nostro<br />
futuro. I giovani devono essere<br />
guidati bene, da docenti competenti.<br />
In un epoca così difficile non<br />
possiamo mandarli allo sbaraglio.<br />
Una vita<br />
in punta<br />
di piedi<br />
Dal 1990 Anna Razzi è alla<br />
guida della più antica scuola<br />
di danza d’Italia, nata nel<br />
1812.<br />
Diplomata alla scuola dell’Opera,<br />
la Razzi è stata prima<br />
ballerina ed Etoile alla Scala<br />
fino al 1985. Si diploma anche<br />
all’Accademia d’Arte Drammatica.<br />
Ha danzato con Rudolf<br />
Nureyev, Paolo Bortoluzzi,<br />
Peter Schauffus, Roland<br />
Petit, Patrick Dupont e<br />
altri. Si è esibita nei teatri di<br />
Montecarlo, New York, San<br />
Paolo in Brasile, Amsterdam,<br />
Liegi, Anversa, Lussemburgo,<br />
Parigi e Londra. Tra i numerosi<br />
spettacoli che hanno<br />
visto, a vario titolo, la sua partecipazione,<br />
anche la Giselle,<br />
l’ultimo spettacolo di Roberto<br />
Bolle al San Carlo, di cui ha<br />
firmato la coreografia, ispirandosi<br />
a Jean Coralli e Jules<br />
Perrot.<br />
Dalla stagione 2006/2007 fino<br />
a gennaio 2009 è stata direttrice<br />
del corpo di ballo del San<br />
Carlo e da quasi vent’anni insegna<br />
ai giovani napoletani i<br />
segreti dell’arte della danza.<br />
A capo della scuola ha ripristinato<br />
le classi, istituendo tre<br />
primi corsi di ventuno e ventitre<br />
elementi, poi ha esteso le<br />
audizioni anche ai corsi superiori<br />
al primo.<br />
Al ritmo di nuove tendenze i suoni che vengono dalle periferie cittadine<br />
Indie rock, rivoluzione musicale<br />
Dai gruppi alternativi degli anni Ottanta alle band indipendenti di oggi<br />
PARLA VASCO BRONDI, ASTRO EMERGENTE<br />
«Canto le luci»<br />
FRANCESCO PADULANO<br />
La prima domanda è<br />
d’obbligo: il tuo nome<br />
di battesimo è un o-<br />
maggio al signor Rossi?<br />
No, Vasco Rossi non c’entra<br />
affatto: mio padre è<br />
un grande amante del<br />
mare e pensò al navigatore<br />
portoghese Vasco<br />
Da Gama.<br />
E per quanto riguarda<br />
quello artistico, esistono<br />
veramente queste<br />
luci?<br />
Si, sono quelle dello stabilimento<br />
della Montedison<br />
che si trova appena<br />
fuori Ferrara. È una<br />
centrale con le luci sempre<br />
accese ed è un simbolo<br />
della mia città, così<br />
quando dovevo trovare<br />
un nome al mio progetto<br />
artistico mi è venuto subito<br />
in mente.<br />
Sei l’autore dei testi che<br />
canti, quindi sei un cantautore.<br />
Non direi, e infatti nella<br />
scelta di non usare il mio<br />
nome e cognome c’era<br />
anche il desiderio di evitare<br />
quell’etichetta. Preferisco<br />
comunque definirmi<br />
con il termine inglese<br />
songwriter, lo trovo<br />
più appropriato.<br />
Com’è stato ricevere il<br />
premio Tenco per la<br />
migliore opera prima a<br />
“Canzoni da spiaggia<br />
deturpata”?<br />
Ho provato un’emozione<br />
molto forte, ero proprio<br />
felice e non me l’aspettavo:<br />
in finale c’era gente<br />
del calibro di John De<br />
Leo e Ascanio Celestini,<br />
mentre io pensavo a<br />
quanto il mio disco fosse<br />
una cosa piccola e fatta in<br />
casa.<br />
VERONICA VALLI<br />
C’era una volta la musica alternativa,<br />
erano gli anni Ottanta e il luogo era<br />
New York. Adesso c’è l’Indie rock, che<br />
con Vasco Brondi s’è trasferito a Napoli<br />
per una notte. Vent’anni fa erano<br />
altri tempi, in cui la filosofia del “do it<br />
yourself” (letteralmente “fallo da te”)<br />
imperava tra musicisti e aspiranti tali,<br />
che si autoproducevano, rifuggendo<br />
l’industria discografica. La loro musica<br />
partiva dal punk, ma aveva radici più<br />
profonde, che affondavano nei generi<br />
musicali più disparati, confluendo in<br />
un rock dalle sonorità diverse, talvolta<br />
stridenti e dissonanti.<br />
Si parlava di musica di nicchia, con un<br />
certo numero di seguaci ma confinata a<br />
quei pochi club underground che consentivano<br />
di suonare il rock “duro-epuro”,<br />
come il celeberrimo CBGB di<br />
New York. La realtà del rock alternativo<br />
divenne un fenomeno soltanto negli<br />
anni Novanta, quando approdò nel<br />
mainstream raggiungendo il successo<br />
commerciale grazie ad alcune band,<br />
come i Nirvana ed i Pearl Jam, soprattutto<br />
per i loro leader carismatici e<br />
problematici, le cui figure ben riassumevano<br />
i tormenti dell’adolescente<br />
moderno, cresciuto nell’epoca del disvalore<br />
per eccellenza, dove non c’è più<br />
niente in cui credere e la realtà diventa<br />
migliore solo se la si guarda sotto l’effetto<br />
della droga.<br />
E le morti violente dei cantanti di<br />
queste band non sono un caso.<br />
Col successo di questi gruppi il significato<br />
dell'etichetta alternativa cambiò<br />
dall'originale, ed altre controculture<br />
affermarono che per musica alternativa<br />
si intendeva oramai un genere dal successo<br />
commerciale, mentre la musica<br />
di chi rimaneva nell’underground era<br />
tutt’altra cosa. Nacque la definizione di<br />
“Indie rock”(che sta per “indipendent”,<br />
indipendente) che si riferiva al tipo di<br />
Vasco Brondi durante il live a Napoli<br />
produzione musicale, legato all’autoproduzione,<br />
cui seguì poi la fondazione<br />
di etichette indipendenti come<br />
collaborazione tra musicisti, con<br />
particolare attenzione alla purezza<br />
della missione creativa rispetto alla<br />
sfera commerciale. Negli anni a<br />
venire, con l’avvento di internet, l’Indie<br />
si è diffuso su larga scala ma il concetto<br />
è mutato, diventando connotazione<br />
di un vero e proprio genere<br />
musicale. L’Italia ha avuto una scena<br />
Indie a partire dagli anni Ottanta,<br />
anche se s’è sviluppata particolarmente<br />
negli ultimi anni, con una generazione<br />
di musicisti che si sta facendo<br />
conoscere tramite internet come<br />
Vasco Brondi, col progetto “Le luci<br />
della Centrale elettrica”, sospeso tra<br />
rock classico e musica d’autore.
20 Domenica 15 marzo 2009TRADIZIONI<br />
In una frazione di Aiello del Sabato torna un’antica usanza popolare<br />
La Sabina non dimentica<br />
Tutti pazzi per il focarone<br />
Il parroco e i giovani riscoprono San Modestino<br />
GIOVANNI IANNACCONE<br />
Non sono bastati quindici anni di oblio a<br />
cancellare una tradizione centenaria. Alcuni<br />
ragazzi della Sabina, piccola frazione di<br />
Aiello del Sabato, alle porte di Avellino,<br />
hanno deciso di riprendere, da quest’anno,<br />
un’ antica usanza popolare che era stata ormai<br />
tralasciata e quasi dimenticata.<br />
Il 13 febbraio di ogni anno, alla vigilia della<br />
ricorrenza di San Modestino, patrono del<br />
capoluogo, gli abitanti della piccola frazione<br />
erano soliti accendere in piazza un grande<br />
falò, chiamato in dialetto ‘o focarone. Si tratta<br />
di una tradizione secolare dal significato<br />
religioso, ma dai contorni scaramantici, attraverso<br />
cui si chiede a San Modestino di<br />
proteggere dalle gelate il raccolto di nocciole,<br />
coltura prevalente nell’Avellinese. Gelate<br />
che, soprattutto in questo periodo, in cui gli<br />
alberi cominciano a germogliare, possono<br />
mettere a repentaglio l’intero raccolto, oltre<br />
che il compenso economico, e rischiano di<br />
vanificare le immense fatiche di un anno.<br />
Sempre secondo l’antica credenza, inoltre, lo<br />
scopo, o forse la pretesa, è anche quella di<br />
riuscire a prevedere, semplicemente osservando<br />
la direzione del fumo sprigionato dall’enorme<br />
falò, quale sarà il territorio che avrà<br />
il raccolto più abbondante.<br />
Ogni anno, gran parte dei coltivatori di nocciole<br />
della zona, hanno continuato ad accendere<br />
il proprio focarone. Ma fino a qualche<br />
tempo fa, alla Sabina, era diverso. Il falò veni-<br />
Un momento del focarone di San Modestino<br />
va acceso in piazza e coinvolgeva l’intera<br />
comunità locale, diventando, così, anche<br />
momento di aggregazione sociale e intrattenimento.<br />
L’importanza della tradizione, d’altronde,<br />
è proprio quella di rafforzare l’identità<br />
e il senso di appartenenza a un determinato<br />
territorio.<br />
Soddisfatto per l’iniziativa intrapresa il parroco<br />
don Mario Todisco: «I giovani del paese<br />
hanno voluto riscoprire questa tradizione a<br />
distanza di molti anni, proprio perché convinti<br />
che la propria identità affonda le sue<br />
origini nel tempo. Ed è solo conoscendo e<br />
portando avanti le credenze e i comportamenti<br />
dei propri avi che si può comprendere<br />
maggiormente la vita presente e intuire quegli<br />
elementi costanti che, se rafforzati, possono<br />
dar vita a quella che sarà la nostra identità<br />
futura».<br />
Per i ragazzi, la volontà di riprendere quest’antica<br />
tradizione, per lungo tempo abbandonata,<br />
si è fatta ancora più viva dopo aver<br />
ascoltato il racconto di un paesano. «Era il<br />
lontano 1994 - racconta l’anziano - l’ultima<br />
volta in cui ci radunammo, come sempre con<br />
una settimana di anticipo, per iniziare la preparazione<br />
del focarone di San Modestino. Si<br />
partiva dalla mattina con delle carriole e<br />
tanta buona volontà, per andare a raccogliere<br />
la legna, che veniva gentilmente offerta, e<br />
a volte non solo offerta, dai contadini della<br />
zona. Può sembrare strano, ma la fatica non<br />
si avvertiva in nessun modo». Evidentemente<br />
la volontà e la gioia di<br />
portare avanti una tradizione<br />
così affascinante, che<br />
offriva loro anche la possibilità<br />
di divertirsi, andava ben<br />
oltre lo sforzo fisico che<br />
pure all’epoca si doveva sostenere<br />
per trasportare la<br />
legna dai vari appezzamenti<br />
fino in piazza. Arrivati sul<br />
posto stabilito -prosegue<br />
l’anziano- solitamente un<br />
piccolo pezzo di terra nei<br />
pressi della Chiesa di San<br />
Pietro, si collocava, al centro,<br />
un palo alto circa 5<br />
metri, intorno al quale venivano<br />
sistemati i sarcinielli,<br />
fascine composte da pezzi di<br />
legna di piccole dimensioni,<br />
ricavati rigorosamente dagli<br />
stessi noccioli.<br />
E così, il sabato precedente il<br />
13 febbraio scorso, i giovani,<br />
che ricordavano a malapena le scene raccontate,<br />
hanno deciso di riunirsi per riproporre<br />
l’antica usanza popolare. Detto, fatto. Tutto<br />
esattamente come 15 anni fa. Unica differenza<br />
il possesso di un mezzo agricolo, messo a<br />
disposizione dal sindaco, anch’egli contento<br />
della lodevole iniziativa. Non è mancato,<br />
comunque, alcune carriole, utilizzate per i<br />
piccoli trasporti e giusto per mantenere inalterato<br />
un certo legame con il passato. Il 13<br />
febbraio scorso le campane della Chiesa di<br />
San Pietro, nella frazione Sabina, hanno suonato<br />
di nuovo a festa. Subito dopo la messa,<br />
il parroco ha benedetto il falò davanti alla<br />
comunità raccolta in preghiera.<br />
Ai giovani l’onore di accendere il focarone di<br />
San Modestino, rinato grazie alla loro intraprendenza.
KICKBOXING<br />
SPORT Domenica 15 marzo 2009<br />
Fa tendenza lo sport degli anni Settanta nato negli Stati Uniti d’America<br />
Si prendono a calci e pugni<br />
In Campania sono più di mille i tesserati e trenta le associazioni sportive<br />
21<br />
ROBERTA SALZANO<br />
Calci e pugni. Questo vuol dire<br />
KickBoxing e non potrebbe essere<br />
più semplice e significativo<br />
il nome di questa disciplina,<br />
considerata la più occidentale<br />
degli sport da combattimento.<br />
Nata attorno alla prima metà<br />
degli anni ’70, negli Stati Uniti,<br />
sull’onda di tanti film di Kung<br />
Fu provenienti dal lontano<br />
Oriente, fa immediatamente<br />
breccia tra gli appassionati<br />
americani. Nella patria degli<br />
sport telegenici ottiene un successo<br />
immediato trasformandosi<br />
rapidamente in una vera e<br />
propria moda. Il primo a comprendere<br />
l’importanza di codificare<br />
la KickBoxing e studiare<br />
un regolamento preciso è stato<br />
il promoter Mike Anderson. In<br />
Italia la Kick boxing nasce nel<br />
1975 e da allora sta registrando<br />
un trend di crescita significativo.<br />
Oltre un milione di persone<br />
praticano sport da combattimento.<br />
Un boom legato alla<br />
moda lanciata da film e telefilm<br />
che hanno contribuito a creare<br />
dei veri e propri miti come<br />
Bruce Lee, Chuk Norris e Silvester<br />
Stallone. Ma non solo.<br />
La KickBoxing riesce abilmente<br />
a coniugare preparazione fisica<br />
e apprendimento di una<br />
efficace difesa personale. Tutti<br />
possono praticare arti marziali,<br />
dagli studenti ai professionisti,<br />
dai lavoratori alle casalinghe.<br />
Le palestre attualmente attive<br />
sono 9000. In Campania sono<br />
mille i tesserati fra le varie specialità<br />
e 30 le associazioni sportive.<br />
I pionieri sono stati Alfredo<br />
Apicella a Napoli e Silvano<br />
Baldi nel Salernitano tra il ’74 e<br />
il ’75, prima del riconoscimento<br />
in Italia a favore della FIAM.<br />
Oggi la Campania esprime<br />
atleti come Gaetano Verziere,<br />
Giampaolo Marceddu e Paola<br />
Cappucci, oro agli europei in<br />
Portogallo. Le specialità attualmente<br />
previste sono quattro. Il<br />
Full Contact, la formula agonistica<br />
più dura dove gli atleti si<br />
affrontano su di un ring delimitato<br />
da corde, come nel pugilato,<br />
e i colpi portati a segno sono<br />
a contatto pieno. I calci sono<br />
permessi al disopra della cintura.<br />
Il Semi Contact è diretta<br />
Due lottatori di KickBoxing combattono sul ring<br />
eredità della gara di Karate. Il<br />
combattimento viene interrotto<br />
ogniqualvolta l'atleta riesce a<br />
piazzare un colpo a bersaglio<br />
utile. Ma la novità è che i colpi<br />
devono essere portati a contatto.<br />
Il Light Contact è il passo<br />
intermedio per arrivare ai combattimenti<br />
a contatto pieno. I<br />
due avversari si affrontano<br />
scambiandosi colpi senza interruzione<br />
in un fluire di tecniche<br />
giudicate sempre secondo criteri<br />
di precisione. Infine la Low<br />
Kick=Calci Bassi, la forma più<br />
giovane della KickBoxing introdotta<br />
non più di 10 anni fa.<br />
Gli atleti come nel full combattono<br />
su di un ring e i calci possono<br />
essere portati sia all'interno<br />
che all'esterno coscia. Si<br />
indossano calzari, guantoni e<br />
paratibie. La KickBoxing, in un<br />
contesto sociale sempre più<br />
violento, rappresenta sia un<br />
momento di evasione dai meccanismi<br />
autonomi e ripetitivi<br />
della vita quotidiana che uno<br />
strumento di autodifesa. Dove<br />
il singolo decide di passare<br />
dalla condizione di spettatore a<br />
quella di protagonista.<br />
SALERNITANA<br />
I tifosi vogliono<br />
il cavalluccio<br />
PIERLUIGI G. CARDONE<br />
L’ippocampo di nuovo sulla casacca della<br />
Salernitana? È la speranza dei tifosi granata,<br />
che, ormai da tre anni, ovvero da quando<br />
fallì la Salernitana Sport di Aliberti, sognano<br />
di riappropriarsi del simbolo storico della<br />
loro fede calcistica. Nel 2005, infatti, i granata<br />
vennero esclusi<br />
dal torneo di Serie<br />
B per ragioni<br />
finanziarie, ma<br />
una cordata di<br />
imprenditori<br />
locali coordinata<br />
da Antonio Lombardi<br />
fondò la<br />
Salernitana Calcio<br />
1919, sodalizio<br />
che venne subito<br />
iscritto in<br />
Serie C1 grazie al Lodo Petrucci. Da allora<br />
tante gioie, prima fra tutte la promozione in<br />
Serie B dell’anno scorso. I tifosi, tuttavia, non<br />
si sono mai identificati nel pallone di pezza,<br />
l’icona della società di Lombardi. Nel frattempo,<br />
sia l’ippocampo che gli altri beni<br />
immateriali della vecchia Salernitana Sport<br />
sono stati messi in vendita dal curatore fallimentare.<br />
Dopo una mezza dozzina di sedute<br />
andate deserte, il prezzo a base d’asta è<br />
calato sensibilmente. Un mese fa, poi, il presidente<br />
Lombardi ha formulato un’offerta:<br />
troppo bassa e quindi fuori asta, ma comunque<br />
sintomo della voglia di riconquistare il<br />
simbolo della tradizione calcistica. L’attesa,<br />
ora, è per la prossima asta, quella che<br />
potrebbe chiudere il cerchio dei ricordi.<br />
GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: RAFFAELE SCHIAVI (1)<br />
C’è anche Cava in Serie A<br />
«Potevo andare al Chelsea. Devo i miei successi alla famiglia e a Gregucci»<br />
Dal 2005<br />
è in forza<br />
al Lecce<br />
Per tutti a Cava de’<br />
Tirreni è solo Lele. Il<br />
difensore centrale Raffaele<br />
Schiavi nasce a<br />
Cava il 15 marzo 1986,<br />
e nel 2002 passa alle<br />
giovanili della Salernitana<br />
Sport. Debutta in<br />
B nel 2004 coi granata<br />
di mister Angelo Gregucci<br />
che poi lo vorrà<br />
al Lecce. A parte una<br />
breve parentesi a Brescia,<br />
conta 56 presenze<br />
e un gol coi giallorossi.<br />
Fidanzato con Valentina,<br />
Raffaele è figlio di<br />
Carmine e Giancarla<br />
ed è fratello di Salvatore.<br />
Nel tempo libero<br />
gioca alla playstation e<br />
ascolta Vasco Rossi.<br />
L’ultimo libro che ha<br />
letto è “Io non ho paura”<br />
di Niccolò Ammaniti.<br />
(o.s.)<br />
ORLANDO SAVARESE<br />
Raffaele Schiavi, come mai ha<br />
deciso di lasciare la Campania?<br />
Avevo molte possibilità, ma dopo<br />
che la Salernitana era fallita nel 2005<br />
scelsi Lecce perché lì mi ave-va<br />
voluto mister Gregucci.<br />
Dunque deve a lui il successo?<br />
Sì, Gregucci mi fece debuttare nella<br />
Salernitana in B giovanissimo, e poi<br />
devo molto anche ai miei genitori,<br />
perché mi hanno sempre accompagnato<br />
quando andavo alla scuola<br />
calcio, e continuando su questa strada<br />
sono arrivato in A.<br />
Se la Salernitana non fosse fallita,<br />
avrebbe fatto la stessa scelta?<br />
Non so, questo sarebbe dovuto dipendere<br />
proprio dalla società e da<br />
cosa avrebbe fatto il presidente Aliberti,<br />
se trattenermi oppure no.<br />
Dopo Salsano e Sergio lei è il terzo<br />
cavese ad aver debuttato in A: più<br />
onore o responsabilità?<br />
Secondo me un onore: è una ricompensa<br />
per un ragazzo di Cava che fa<br />
A sinistra<br />
Raffaele Schiavi<br />
in marcatura<br />
su Denis<br />
al San Paolo<br />
di Napoli,<br />
a destra<br />
a dieci anni<br />
con la maglia<br />
della nazionale<br />
di categoria<br />
sacrifici per emergere.<br />
Il suo rapporto con Cava com’è?<br />
A Cava ho tanti amici, quando gioco<br />
titolare telefono sempre ai miei<br />
genitori, e i familiari vanno a casa a<br />
vedere la partita in televisione.<br />
Nella stagione 2004-2005 provò<br />
anche per il Chelsea di un certo<br />
José Mourinho.<br />
Già allora ero in prima squadra alla<br />
Salernitana e Gregucci mi consigliò<br />
di andare al torneo di Viareggio, poi<br />
al mio ritorno a Salerno la società<br />
mi fece sapere che il Chelsea aveva<br />
intenzione di provarmi per una settimana.<br />
Come andò a finire?<br />
Il Chelsea volle ingaggiarmi, ma non<br />
se ne fece nulla perché la Salernitana<br />
chiese tre milioni di euro. Al di là di<br />
questo, ho conosciuto un esperto di<br />
calcio come Mourinho, che è un<br />
maestro.<br />
Come lo ricorda il debutto in A?<br />
Lo ricordo in parte positivamente,<br />
in parte malamente: ci fu l’emozione<br />
per il mio debutto avvenuto il 15<br />
dicembre 2005, ma perdemmo 3-0<br />
con la Sampdoria. Ero nel Lecce e<br />
purtroppo retrocedemmo in B.<br />
Qual è stata la sua bestia nera ?<br />
E’ stato Lavezzi, ma anche Cristian<br />
Bucchi mi ha impressionato quando<br />
ero alla Salernitana.<br />
Il solo rammarico è questo: non<br />
è mai riuscito ad entrare nel giro<br />
dell’Under 21.<br />
Vero, è l’unico dispiacere, ma lì ci<br />
sono giri un po’ grossi: l’anno scorso<br />
a Lecce ero l’unico classe 1986<br />
italiano in una squadra che poteva<br />
vincere il campionato, anche il ds<br />
Angelozzi mi rassicurava sull’eventuale<br />
chiamata dell’Under, ma non<br />
c’è mai stata.<br />
Qual è la sfida che le manca?<br />
Ho iniziato da poco a giocare a calcio.<br />
Spero di andare lontano: uno si<br />
sente calciatore vero quando arriva<br />
in Nazionale o quando vince qualche<br />
trofeo importante. Mi auguro<br />
di riuscirci.
22 Domenica 15 marzo 2009PUNTO it PUNTO com<br />
La moda<br />
“faccia libro”<br />
Facebook il nuovo regno dei cibernetici italiani.<br />
Il social network, fondato nel 2004 negli<br />
Stati Uniti da Mark Zuckerberg, è dall’estate<br />
2008 il sito internet più visitato in Italia (la<br />
conferma arriva da una ricerca condotta da<br />
Nielsen Online presentata al Politecnico di<br />
Milano nel dicembre del 2008 n.d.r.). Un boom<br />
di visite e registrazioni che ha visto l’Italia<br />
in testa alla lista dei Paesi con il maggior numero<br />
di utenti registrati a facebook. Il progetto<br />
nato per conservare i contatti tra studenti,<br />
una sorta di annuario scolastico digitale<br />
che consentiva agli studenti di mantenere<br />
le relazioni esistenti e di fare nuove conoscenze<br />
con gli altri membri dello stesso istituto,<br />
è diventato il luogo di incontro virtuale<br />
più frequentato nel mondo.<br />
Da settembre 2006 chiunque con proprio<br />
indirizzo di posta elettronica può registrarsi<br />
a facebook e interagire con gli otre 175 milioni<br />
di utenti. Un vero cerca persona che permette<br />
di rintracciare vecchi conoscenti che<br />
non si vedono e sentono da anni. Le critiche:<br />
una volta iscritti anche se si cancella il proprio<br />
dominio negli archivi del sito rimangono<br />
informazioni personali dell’ex utente, il<br />
materiale pubblicato può essere usato dagli<br />
amministratori di facebook e l’uso eccessivo<br />
del mezzo porterebbe l’utente a isolarsi dal<br />
mondo reale.<br />
Da febbraio 2008 è possibile far cancellare i<br />
propri dati per sempre con una richiesta<br />
scritta ai gestori del servizio. Per il materiale<br />
pubblicato gli amministratori nel nuovo contratto<br />
di licenza si sono riservati il diritto<br />
all’uso.<br />
Myspace<br />
oscurato<br />
Myspace oscurato da Facebook. Il successo<br />
del sito nato ad Harvard ha ridotto la visibilità<br />
del terzo sito più visitato negli USA. La versione<br />
italiana di Myspace arriva nel 2007,<br />
quattro anni dopo la sua nascita. La comunità<br />
virtuale pensata da Tom Anderson diventa la<br />
cassa di risonanza di giovani artisti in cerca di<br />
visibilità. Molti di loro arrivano prima al pubblico<br />
di internet che a quello delle radio e<br />
delle televisioni.<br />
Il sito si presenta con un layout vivace, la grafica<br />
della pagina può essere personalizzata<br />
dall’utente o predefinita scegliendo gli sfondi<br />
messi a disposizione dal sistema. Come per<br />
Facebook, anche gli utenti di Myspace usano<br />
lo spazio messo a disposizione dal sito per<br />
caricare video, canzoni e parlare di sé.<br />
Nell’interfaccia si trova anche una sezione<br />
dedicata alla posta, i messaggi che si scambiano<br />
gli utenti sono visibili a tutti quelli che<br />
sono registrati a Myspace, un po’ come avviene<br />
per la bacheca di Facebook.<br />
All’inizio i protagonisti di Myspace erano<br />
delle persone sconosciute che speravano di<br />
ricavare dal mezzo un po’ di notorietà, oggi<br />
anche personaggi già famosi si registrano a<br />
Myspace. Uno dei profili più cliccati sul web,<br />
tra gli artisti di casa nostra, è quello di Laura<br />
Pausini con oltre un milione e mezzo di<br />
visualizzazioni e trentamila amici. Enti, associazioni<br />
e imprese con Myspace promuovono<br />
le loro attività e iniziative. Come Facebook<br />
anche Myspace vive con la vendita degli spazi<br />
pubblicitari.<br />
Mark Zuckerberg, padre di Facebook<br />
Lo studente di Harvard, figlio di uno psicologo e di un avvocato, racconta l’avvento e l’evoluzione del social network<br />
più popolare al mondo davanti a una platea di esperti dell’informatica, giovani e appassionati di facebook<br />
La mania della web tv<br />
Regista e produttore dei tuoi video con YouTube<br />
Nel 2005 nasce YouTube, un<br />
portale internet che mette a disposizione<br />
il proprio spazio sul<br />
web per accogliere la pubblicazione<br />
di video creati dagli utenti<br />
che si registrano al sito. Nel<br />
rispetto dei diritti d’autore si<br />
chiede ai “tubers” di caricare<br />
solo i video creati direttamente<br />
da loro e non da terzi. In pochi<br />
mesi il canale telematico denominato<br />
YouTube è invaso da u-<br />
na quantità di video.<br />
All’inizio i network per limitarne<br />
l’ascesa provano ad im-pedire<br />
la trasmissione di alcuni programmi<br />
di propria proprietà,<br />
poi, visto il vasto seguito, decidono<br />
di diventare soci di You-<br />
Tube e di collaborare in diversi<br />
programmi. Nell’ultima campagna<br />
presidenziale USA You-<br />
Tube è stato il medium più diffuso<br />
e la sua e-conomicità ha<br />
permesso a registi “per caso” di<br />
guadagnare anche del denaro.<br />
La piattaforma va sempre più<br />
sce a mantenersi e a<br />
trovare i fondi per<br />
innovare il suo prodotto<br />
telematico. La<br />
libertà di cui gode è<br />
repressa solo negli<br />
Stati in cui vige un<br />
sistema di governo<br />
totalitario. In questi<br />
anni il suo canale<br />
per vari motivi è<br />
stato censurato in<br />
Turchia, Tailandia,<br />
Iran e Brasile. La<br />
Cina stessa ha chiesto<br />
un blocco delle<br />
trasmissioni dopo<br />
le immagini dei disordini<br />
in Tibet apparse sul sito.<br />
I video possono essere scaricati<br />
e trasferiti da YouTube ad altre<br />
piattaforme del web. Per gli<br />
esperti YouTube è un mezzo<br />
diseducativo, portatore di cattivi<br />
consigli e motore del moderno<br />
impoverimento culturale e sociale<br />
in espansione.<br />
Pensieri, opinioni e segreti viaggiano attraverso la rete<br />
Blog: addio diario<br />
L’antenato di Myspace,<br />
di Facebook e di You-<br />
Tube è il blog. Una<br />
sorta di pagina da diario<br />
in formato digitale<br />
aggiornata periodicamente<br />
dall’autore con<br />
scritti, immagini e video.<br />
In America nasce<br />
nel 1997, mentre in<br />
Italia si diffonde nel<br />
2001.<br />
Diversamente dalle<br />
pagine scritte in un diario,<br />
quella del blog non<br />
solo è visibile agli utenti,<br />
ma consente a chi<br />
legge di postare un<br />
commento in merito al<br />
contenuto dello scritto.<br />
perfezionandosi, la tecnologia<br />
video del sito si basa su flashplayer7<br />
un software che consente<br />
di leggere i video nei formati:<br />
WMV, AVI, MOV, 3GP e<br />
MPEG.<br />
YouTube con oltre un milione di<br />
dollari di incassi al giorno derivati<br />
dai banner pubblicitari rie-<br />
Un modo semplice di<br />
interagire che consente<br />
di sviluppare delle<br />
comunità virtuali in cui<br />
scambiarsi pensieri e<br />
opinioni. Un servizio<br />
gratuito basato sul linguaggio<br />
Html con<br />
impostazioni predefinite.<br />
Esistono diverse tipologie<br />
di blog, tra i più diffusi:<br />
il blog personale<br />
(lo usano di so-lito studenti<br />
di scuole superiori<br />
o università), quello<br />
collettivo (più persone<br />
si riuniscono per<br />
affrontare temi co-me<br />
la politica, la lette-ratura),<br />
di attualità (di solito<br />
gli autori sono giornalisti<br />
e scrivono tutte<br />
quelle cose che non<br />
hanno potuto trattare<br />
nel loro giornale di riferimento).<br />
In Italia uno<br />
dei blog più seguiti è<br />
quello del co-mico<br />
genovese Beppe Grillo.<br />
Pagina a cura di<br />
STELLA COLUCCI<br />
I figli<br />
delle<br />
chat<br />
Sul finire degli anni Novanta<br />
si sviluppa la moda<br />
del chattare. Il web mette a<br />
disposizione dei naviganti<br />
uno spazio per interagire a<br />
distanza.<br />
Si creano delle stanze virtuali<br />
in cui si relazionano<br />
milioni di utenti spesso<br />
senza conoscersi nella vita<br />
di tutti i giorni. Nascono<br />
anche delle storie d’amore<br />
e la stessa Rai manda in<br />
onda un programma dedicato<br />
alle chat, l’occasione<br />
per alcuni di loro di incontrarsi<br />
dal vivo. Le comunicazioni<br />
avvengono tra uno<br />
o più utenti, si scambiano<br />
messaggi e altri tipi di file<br />
riducendo le distanze geografiche.<br />
La maggior parte di loro<br />
non si è mai incontrata<br />
nella vita reale e ha mostrato<br />
al suo interlocutore<br />
la sua immagine riflessa<br />
attraverso la tastiera. I rischi<br />
che nascono da queste<br />
relazioni a distanza<br />
non sono pochi: si va dalla<br />
ricezione involontaria di<br />
virus al computer alle lesione<br />
della privacy fino<br />
agli adescamenti e alle<br />
truffe. Naturalmente sono<br />
state numerose anche le<br />
denuncie dei sociologi i<br />
quali sostengono che «le<br />
chat sono veicolo di isolamento<br />
sociale».<br />
Tra passato<br />
e futuro<br />
I programmi di messaggistica<br />
istantanei più diffusi<br />
nella rete sono: Windows<br />
live messenger, Badoo, A-<br />
im, Yahoo, Google talk,<br />
Skype (comunicazione telefonica<br />
tramite il web) e<br />
facebook.<br />
Diversamente dalle prime<br />
chat è possibile inviare<br />
anche dei messaggi tramite<br />
posta elettronica, per<br />
cui si passa da una comunicazione<br />
sincronica ad<br />
una diacronica. Prima di<br />
facebook la chat più usata<br />
in Italia era quella della<br />
piattaforma microsoft conosciuta<br />
come MSN, poi<br />
l’inglese Badoo che a differenza<br />
di altri non ospita<br />
banner pubblicitari e consente<br />
la connessione su<br />
scala locale e globale dei<br />
suoi utenti. Forme moderne<br />
di chat con interfacce<br />
dettagliate, caselle di posta<br />
e spazi riservati ai blog. Il<br />
futuro dell’elettronica digitale<br />
sarà segnato dallo<br />
sviluppo dell’iPhone.
Il piccolo centro<br />
del Beneventano<br />
offre ai visitatori<br />
un turismo di qualità<br />
sociale e culturale.<br />
Cucina di prima scelta<br />
e ottimi prodotti locali<br />
S. Agata de’ Goti dista 25Km da Caserta,<br />
35Km da Benevento, 50Km da Napoli.<br />
Tutti al borgo medievale<br />
FRANCESCO MARIA BORRELLI<br />
Da non perdere un fine settimana<br />
a Sant’Agata de’ Goti piccolo<br />
centro medievale in provincia<br />
di Benevento, riconducibile<br />
alla sannitica Saticula,<br />
menzionata quando nel 343<br />
a.C. vi si accampò il console<br />
Cornelio.<br />
Il paese ha preso l’attuale denominazione<br />
quando nel VI secolo<br />
vi si stabilì una colonia di<br />
Goti. Tra i prodotti tipici come<br />
l’olio leggero e fragrante, e i vini<br />
(disponibili presso l’azienda<br />
vitivinicola Mustilli), si differenzia<br />
la mela annurca. Recentemente<br />
il Touring Club<br />
Italiano le ha conferito la “Bandiera<br />
Arancione”,<br />
che valorizza<br />
l’eccellenza<br />
dell’offerta<br />
turistica di nicchia.<br />
I percorsi turistici<br />
sono immersi<br />
nell’atmosfera<br />
medievale<br />
che caratterizza<br />
il borgo<br />
e si concretizzano<br />
visitando<br />
il Castello che<br />
probabilmente<br />
esisteva già al<br />
La storia<br />
L’assedio di S. Agata nel<br />
1135 fu tappa importate nell’ascesa<br />
di Ruggero II il normanno<br />
nel Sud Italia.<br />
Sant’Agata de’ Goti, percorsi<br />
fra cultura, tradizione e sapore<br />
tempo dei Goti. Seconda tappa<br />
importante è il Duomo che<br />
forse esisteva già dal X secolo<br />
in quanto dal 970 S. Agata era<br />
sede episcopale. La visita all’Episcopio,<br />
previo accordo con<br />
don Abbatiello, è esaustiva del<br />
significato della presenza episcopale<br />
connaturata nel tessuto<br />
sociale cittadino. Di fronte l’edificio<br />
c’è la società operaia di<br />
mutuo soccorso fondata nel<br />
1882 dopo che il paese fu annesso<br />
a Benevento. Punto di<br />
Il premio<br />
Il paese premiato dal Touring<br />
Club Italiano come migliore<br />
piccolo comune per il<br />
turismo di eccellenza.<br />
riferimento turistico è la Pro<br />
Loco, presieduta dal professor<br />
Claudio Lubrano, nella cui sede<br />
c’è anche il Museo di Arte<br />
Contemporanea che tra l’altro<br />
conserva l’antico frantoio della<br />
famiglia Masera. Nel palazzo<br />
omonimo, fruibile grazie alla<br />
dottoressa Sara Cesare oltre al<br />
museo c’è anche la biblioteca.<br />
Interessante è l’area dell’ex monastero<br />
di S. Francesco, costruito<br />
nel 1282, che oggi ospita<br />
il municipio e la chiesa omo-<br />
nima dove è conservato il<br />
famoso sarcofago di Ludovico<br />
Artus, conte di Sant' Agata nel<br />
XIV secolo.<br />
Tra i ristoranti da segnalare<br />
Antro d’Alarico, Duomo, Barbaro,<br />
ma si distingue la Taberna<br />
Saticula dove lo chef<br />
Carlo Russo accosta i sapori<br />
medievali ai prodotti locali e li<br />
trasforma. Si può alloggiare a<br />
prezzi diversi scegliendo tra gli<br />
agriturismi Buro, Mustilli, Stella<br />
Majuri, Piccola Fattoria, o<br />
preferire il Bed & Breackfast<br />
Sentieri Luminosi.<br />
Lo spirito di chi sosta in questa<br />
cittadina deve essere accompagnato<br />
dalla liberazione dei ritmi<br />
della città e<br />
dall’ascolto<br />
I sapori<br />
La “Taberna Saticula” propone<br />
piatti medievali e tipici<br />
dell’epoca del brigantaggio,<br />
tutti artigianali.<br />
WEEK END<br />
del respiro<br />
del posto che<br />
dietro un primo<br />
impatto<br />
di provincialismo<br />
custodisce<br />
e scandisce<br />
dei ritmi<br />
antichi e<br />
genuinamente<br />
umani, ormai<br />
sopiti nei<br />
ricordi colletivi<br />
d’un tempo<br />
lontano.<br />
Domenica 15 marzo 2009<br />
23<br />
Iniziamo da questo numero una rubrica<br />
sul mangiar bene. Coglieremo l’occasione<br />
per dare suggerimenti e consigli sulla scelta<br />
dei prodotti e dei cibi al ristorante.<br />
Zuppa di pesce<br />
di Francesco Maria Borrelli<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
Coccio 500gr; lucerna 500gr; scorfano 500gr;<br />
polpo 500gr; cozze 750gr; vongole 500gr; spernocchie<br />
500gr; peperoncino; aglio; <strong>pomodori</strong><br />
1200gr; olio extravergine d’oliva.<br />
Quantità e tipi di pesce sono modificabili dal personale<br />
ed esperto gusto.<br />
Preparazione:<br />
Mettete olio e aglio in una padella profonda, fate<br />
soffriggere 2-3 minuti aggiungendo il peperoncino.<br />
Levate l’aglio e aggiungete i <strong>pomodori</strong> lavati e<br />
tagliati. Coprite la padella e fate cucinare il pomodoro<br />
a fiamma bassa. Mettete in padella il polpo<br />
lavato e tagliato, e coprite. Fate aprire le cozze in<br />
una pentola, mettetele da parte e conservatene<br />
l’acqua filtrandola in un recipiente. Dopo 15minuti<br />
quando il pomodoro sarà a metà cottura togliete<br />
il coperchio, aggiungete il pesce (pulito all’interno)<br />
e alzate leggermente la fiamma. Di tanto in tanto<br />
aggiungete un po’ d’acqua delle cozze. Tagliate del<br />
pane e croccatelo al forno a 180°. Dopo 10 minuti<br />
girate i pesce e aggiungete le spernocchie lavate e<br />
pulite. Dopo 10 minuti aggiungete le vongole e<br />
fate cuocere per altri 5 minuti. Aggiungete le cozze<br />
e servite in tavola accompagnando a gusto con il<br />
pane bruschettato.<br />
I tempi di cottura variano a seconda della quantità<br />
e della dimensione del pesce. Se il quantitativo è<br />
composto da diversi pesci piccoli i tempi saranno<br />
minori, altrimenti maggiori. In media il tempo<br />
totale di cottura della zuppa va da un minimo di 25<br />
ad un massimo di 45 minuti.<br />
I vini: Canayli (Vermentino di Gallura bianco)<br />
oppure se preferite il rosso la Monella di Bologna<br />
Giacomo (Braida Barbera del Monferraro).<br />
Tra i campani ottima scelta è la Falanghina (Feudi<br />
San Gregorio o Mastroberardino) o il Lacryma<br />
Christi del Vesuvio rosso ( Mastroberardino o Villa<br />
Dora).