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Nocciole e pomodori taroccati

Numero 21 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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6 Domenica 15 marzo 2009PRIMO PIANO<br />

LA MARCIA<br />

21 marzo a Napoli, la giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie<br />

Cento passi<br />

per costruire<br />

la primavera<br />

Gli organizzatori: saremo 100 mila<br />

La primavera a Napoli si apre con la speranza<br />

del cambiamento. Lo stesso sentimento che<br />

accompagnò Peppino Impastato nei suoi ultimi<br />

cento passi. Previste centomila persone. E’ la<br />

gente di Libera, l’associazione di nomi e numeri<br />

contro le mafie presieduta da don Luigi<br />

Ciotti, che per il 2009 ha organizzato la giornata<br />

della legalità proprio nel capoluogo campano.<br />

Il 21 marzo, il giorno della memoria e dell’impegno<br />

in ricordo delle vittime, vedrà svolgersi la<br />

manifestazione nazionale, arrivata alla XIV edizione.<br />

Il primo giorno di primavera, momento<br />

simbolo per stagioni climatiche e di rinnovamento,<br />

è quello che Libera dedica alla memoria<br />

di tutti colori che hanno dato la vita nel nostro<br />

Paese per contrastare le mafie. Un’occasione<br />

nella quale l’associazione di don Ciotti rilancia<br />

l’annuale impegno che non deve mai venir<br />

meno: la voglia di tante persone comuni di essere<br />

contro tutte le mafie, contro la corruzione<br />

politica e gli intrecci clientelari che alimentano<br />

gli affari delle organizzazioni criminali e così<br />

l’illegalità. E di voler continuare a costruire percorsi<br />

di libertà, cittadinanza,<br />

Coordina<br />

Libera<br />

Libera è un coordinamento<br />

di oltre<br />

1500 tra associazioni,<br />

scuole e gruppi,<br />

impegnati sul territorio<br />

nazionale per<br />

diffondere la cultura<br />

della legalità.<br />

E’ nata nel marzo<br />

del 1995 grazie<br />

all’impegno di don<br />

Luigi Ciotti con l’idea<br />

di sollecitare la<br />

società civile nella<br />

lotta alle mafie e alla<br />

promozione della<br />

giustizia.<br />

Riconosciuta come<br />

associazione di promozione<br />

sociale,<br />

gestisce alcuni beni<br />

confiscati alla criminalità<br />

organizzata<br />

trasformandoli in<br />

occasioni di lavoro.<br />

informazione, legalità, giustizia e<br />

solidarietà.<br />

La manifestazione, organizzata<br />

sotto l’alto patronato della<br />

Presidenza della Repubblica e in<br />

collaborazione con il ministero<br />

della Pubblica Istruzione, ha<br />

come tematica “L’etica libera la<br />

bellezza. Riscattare la bellezza,<br />

liberarsi dalle mafie. I volti della<br />

memorie, le mani dell’impegno”.<br />

Il calendario prevede una tre<br />

giorni: il 19 a Casal di Principe<br />

per il 15° anniversario della morte<br />

di don Peppino Diana, prete ucciso<br />

dalla camorra per il suo impegno<br />

contro la criminalità organizzata;<br />

il 20 sarà il giorno dell’incontro<br />

tra oltre quattrocento<br />

familiari di vittime delle mafie<br />

provenienti da tutta Italia; sabato<br />

21 la marcia della legalità a<br />

Napoli, che partirà da piazza<br />

della Repubblica fino al Plebiscito,<br />

dove verrà data lettura di<br />

tutti i nomi delle vittime. Un<br />

momento importante per la<br />

coscienza civile della Nazione<br />

come ha ribadito don Luigi Ciotti<br />

in un recente incontro a Quindici,<br />

in provincia di Avellino,<br />

dove Libera ha presentato il manifesto per una<br />

cittadinanza responsabile. Ma anche un appello<br />

ai giovani, i veri artefici del futuro. Un appello a<br />

giustizia, conoscenza e responsabilità, i tre pilastri<br />

attraverso i quali i giovani possono realizzare<br />

il cambiamento. «Non si può sconfiggere la<br />

mafia – ha detto don Ciotti – senza un cambiamento,<br />

fatto però in prima persona grazie ad<br />

una responsabilità collettiva. Se non ci si impegna<br />

personalmente non si rompe quel muro<br />

fatto di rassegnazione e indifferenza».<br />

Il prete anticamorra sottolinea l’importanza di<br />

parlare ai giovani e di fare delle scuole i luoghi<br />

di insegnamento della legalità. Lo stesso Rocco<br />

Chinnici, il giudice di Palermo, ucciso da un’auto-bomba<br />

nel luglio 1983, diceva che «la mafia<br />

ha più paura della scuola che della giustizia».<br />

Ed infine una richiesta al Governo a alle banche<br />

per i beni confiscati alle mafie che Libera gestisce<br />

producendo lavoro e servizi. «Su novemila –<br />

conclude don Ciotti – quasi duemila hanno dei<br />

vincoli bancari e quindi non sono utilizzabili. Se<br />

oggi, lo Stato salva le banche perché non può<br />

prendersi quello che serve alla gente comune<br />

per costruire sviluppo e futuro?».<br />

Pagina a cura di<br />

GIOVANNI SPERANDEO<br />

Don Ciotti e il vescovo di Nola,Beniamino Depalma<br />

La provincia di Avellino<br />

avrà il suo primo centro<br />

anticamorra a Quindici. La<br />

decisione è stata presa dall’assessorato<br />

alla Pubblica<br />

Istruzione della Regione in<br />

collaborazione con i comuni<br />

di Avellino e Quindici,<br />

il circuito “Scuole<br />

Aperte” e l’associazione Libera.<br />

Il progetto prevede<br />

l’istituzione della struttura<br />

come punto di riferimento<br />

per progettualità inerenti<br />

la tematica della legalità.<br />

La sede sarà uno dei beni<br />

confiscati alla camorra a<br />

Quindici.<br />

Ma cosa sono i centri provinciali<br />

anticamorra, previsti<br />

dalla Regione Campania<br />

anche nelle province<br />

di Salerno, Napoli e Caserta?<br />

Sono strutture di<br />

riferimento locale per le<br />

attività istituzionali e del<br />

territorio in genere che<br />

consentono di elaborare e<br />

sostenere la prevenzione<br />

progettuale della lotta alle<br />

mafie. La sistemazione dei<br />

centri è preferibile nei beni<br />

confiscati alla criminalità<br />

organizzata, o in scuole e<br />

nei quartieri dove è forte il<br />

disagio sociale e l’insediamento<br />

della camorra.<br />

L’obiettivo principale è<br />

quello di creare un raccordo<br />

tra scuole, enti e tessuto<br />

sociale per promuovere dal<br />

basso la rete sulla legalità,<br />

stimolare le attività di ricerca<br />

e formazione e proporre<br />

un servizio di cittadinanza<br />

attiva. Le finalità<br />

sono diverse e molteplici:<br />

da centro studi per la legalità<br />

con creazione di banca<br />

dati, biblioteca ed emeroteca<br />

alla realizzazione di<br />

scambi culturali. Di sup-<br />

IL RETROSCENA<br />

TRA SANGUE E PALLOTTOLE<br />

Quindici<br />

avamposto<br />

della legalità<br />

Il progetto di un centro<br />

per lo studio della camorra<br />

porto la creazione di un sito<br />

internet, l’organizzazione di<br />

corsi di formazione e la<br />

creazione di uno sportello<br />

pubblico. I progetti comunque<br />

mirano alla realizzazione<br />

di percorsi educativi e<br />

didattici per gli studenti con<br />

la gestione di uno spazio<br />

denominato ludoteca sulla<br />

legalità. L’intento è anche<br />

avviare una progettazione<br />

comune con i familiari delle<br />

vittime di mafie e lo studio<br />

dell’economia criminale con<br />

attività di ricerca e protocolli<br />

d’intesa con le università.<br />

Infine creare un osservatorio<br />

sui beni confiscati<br />

alla camorra e realizzare<br />

così la rete regionale della<br />

legalità.<br />

Il perché della scelta di<br />

Quindici come avamposto<br />

Una faida lunga più di trenta anni<br />

costellata da un’imprescindibile<br />

fusione camorra-comune che ha<br />

portato in carcere quattro sindaci.<br />

Oltre sessanta attentati per più<br />

di trenta morti con un predominio<br />

storico nella scena criminale<br />

avellinese e campana (risulta uno<br />

dei clan camorristici più longevi)<br />

ed episodi sconcertanti come la<br />

strage delle donne. La storia di<br />

Quindici si può leggere anche<br />

così, attraverso i morti di camorra<br />

e le Amministrazioni sciolte.<br />

Era il 1972 quando l’allora sindaco<br />

Fiore Graziano fu ucciso al<br />

campo sportivo mentre assisteva<br />

al derby Lauro-Quindici. Il fratello<br />

Pasquale Raffaele Graziano<br />

non fece in tempo ad entrare in<br />

carcere (aveva vendicato il germano<br />

ucciso) che fu eletto sindaco<br />

a furor di popolo, con festini e<br />

cortei fuori del carcere. Divenne<br />

braccio destro di Raffaele Cutolo<br />

e riuscì a sfuggire ad un autobus<br />

pieno di assassini della “nuova<br />

famiglia” che assaltarono il comune<br />

da lui retto, scappando tra i<br />

tetti delle case circostanti. Non<br />

riuscì a sfuggire, però, a Pertini.<br />

Il presidente della Repubblica nel<br />

1983 impugnò per la prima volta<br />

nella storia italiana l’articolo 149<br />

dell’ordinamento comunale, destituendolo<br />

dalle sue funzioni per<br />

“gravi motivi di ordine pubblico”.<br />

Non vi erano ancora le leggi antimafia<br />

ma Quindici già conosceva<br />

lo scioglimento del Comune.<br />

Stessa sorte toccò a tre suoi successori,<br />

tra cui il nipote-delfino<br />

Eugenio, trucidato a Scisciano nel<br />

novembre del 1991.<br />

della lotta in nome della<br />

legalità è emblematico.<br />

Appena tremila abitanti e<br />

simbolo della rinascita per<br />

un luogo già noto negli<br />

anni 70 per l’esistenza di<br />

un clan camorristico. Le<br />

inchieste dell’ultimo anno<br />

hanno portato in carcere<br />

quasi cento persone, confermando<br />

un dato storicocriminale<br />

inconfutabile. La<br />

criminalità organizza irpina<br />

è nata a Quindici per<br />

poi svilupparsi nell’intera<br />

provincia. Dal terremoto,<br />

primo motivo di crescita<br />

del fenomeno delinquenziale,<br />

agli eventi franosi del<br />

1998. Calamità naturali<br />

che accendono gli appetiti<br />

dei clan, focalizzando attenzioni<br />

sugli ingenti finanziamenti<br />

statali per la<br />

ricostruzione. Lo stesso<br />

gruppo del “Partenio”, storico<br />

sodalizio criminale<br />

sorto nel capoluogo avellinese,<br />

sigla un patto con i<br />

“quindicesi”. Una sorta di<br />

cartello delinquenziale che<br />

vede poi inglobare lo stesso<br />

clan di Avellino in quello<br />

di Quindici. La storia è<br />

la sua forza, come dimostrano<br />

le inchieste. Basta<br />

farne il nome che scatta la<br />

paura, il timore di ritorsioni.<br />

La stessa storia che, grazie<br />

al centro per la legalità, si<br />

cerca di far tornare su<br />

canoni ordinari. Quello del<br />

senso civico e del rispetto<br />

delle regole. Grazie a tante<br />

persone che ribadiscono il<br />

semplice fatto che “Quindicesi”<br />

è il nome di un popolo<br />

e non di un clan.

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