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Nocciole e pomodori taroccati

Numero 21 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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SPECIALE Domenica 15 marzo 2009<br />

13<br />

Il museo del pomodoro apre a Collecchio<br />

LEZIONE DALL’EMILIA<br />

A Parma, a differenza della Campania,<br />

la cultura del cibo non resta<br />

chiusa entro i propri confini. In<br />

Emilia, infatti, c’è un circuito di<br />

musei, nati per raccontare la storia,<br />

il processo produttivo,<br />

le caratteristiche e il<br />

sapore dei grandi prodotti<br />

della Food Valley.<br />

A Collecchio, si<br />

trova la splendida<br />

Corte di Giarola, storica<br />

Grancia benedettina,<br />

antico centro di<br />

produzione agricola,<br />

con stalle, caseificio e<br />

una ottocentesca fabbrica<br />

di pomodoro.<br />

Un’ala della corte è stata scelta per<br />

ospitare il museo del pomodoro,<br />

che dovrebbe aprire i battenti in<br />

primavera e raccontare, attraverso<br />

antichi macchinari, modellini, foto<br />

e documenti d'epoca, il profondo<br />

legame tra il prodotto ed il territorio.<br />

In questi giorni, dopo anni di ritardo,<br />

anche nel salernitano si è parlato<br />

di un museo del pomodoro<br />

campano. Semplice<br />

goccia nel deserto.<br />

Ottima iniziativa, ma<br />

non supportata da un<br />

progetto teso alla valorizzazione<br />

della cultura<br />

alimentare del<br />

territorio. In Emilia,<br />

infatti, al di là dei<br />

musei, il cibo è una<br />

vera e propria cultura.<br />

Vive anche lungo i<br />

percorsi delle strade<br />

dei vini e dei sapori: la strada del<br />

culatello, quella del prosciutto, del<br />

fungo porcino. Così un'intera provincia<br />

“parla” di cibo e invade di<br />

sapori e di aromi chi vuole visitare<br />

le sue terre.<br />

La Campania e il pomodoro non<br />

vanno più a braccetto. Agro-pirateria,<br />

mancanza di regole precise,<br />

scarsa produzione, chiusura e trasferimento<br />

degli stabilimenti, età<br />

avanzata dei coltivatori e costi elevati<br />

allontanano la “pummarola”<br />

dalla nostra regione. Delizia dei<br />

buongustai, profumo delle domeniche<br />

e delle feste, è destinato a<br />

sparire da queste terre. Ingrediente<br />

base della nobile pizza Margherita,<br />

rosso della bandiera tricolore, tra i<br />

maggiori esempi del made in Italy<br />

nel mondo, resta il simbolo del<br />

calore e della passione tipica napoletana.<br />

«La scoperta del pomodoro ha<br />

rappresentato, nella storia dell’alimentazione,<br />

quello che, per lo sviluppo<br />

della coscienza sociale, è<br />

stata la rivoluzione francese». Così<br />

Luciano De Crescenzo celebra la<br />

comparsa sulle tavole partenopee<br />

del pomodoro. Una cucina, come<br />

osserva lo scrittore, a «luci rosse»<br />

per la presenza illuminante di quel<br />

meraviglioso prodotto della natura,<br />

fatto a forma di lampadina. In<br />

tutto il mondo San Marzano è<br />

sinonimo di pomodoro pelato.<br />

L’ oro della Campania si trasferisce in Puglia<br />

“Profondo rosso”<br />

addio pummarola<br />

Pirateria e mancanza di regole fanno il resto<br />

Fino agli anni Ottanta era chiamato<br />

anche “oro rosso” per il valore<br />

economico che era riuscito ad<br />

assumere per gli agricoltori dell'agro<br />

sarnese-nocerino. Dopo la coltura<br />

ha subito un drastico ridimensionamento,<br />

sia in termini di superfici<br />

coltivate che di produzione.<br />

Alla base di tutto ci sono motivi<br />

fitosanitari (per una virosi che ha<br />

colpito piantine e semi) ed economici.<br />

La tecnica colturale risulta<br />

molto onerosa per via della manodopera.<br />

Con il 35% del totale<br />

nazionale trasformato e con oltre<br />

300 stabilimenti conservieri presenti,<br />

la Campania era la regione<br />

europea con la più alta produzione<br />

di <strong>pomodori</strong>. Oggi in regione operano<br />

147 aziende e il San Marzano<br />

rappresenta con le sue tremila tonnellate<br />

solo un prodotto di nicchia.<br />

Eppure in tutto il mondo circolano<br />

alcune centinaia di milioni di scatole<br />

con l’etichetta che impropriamente<br />

reca la parola San Marzano.<br />

Nonostante nel 1999 sia nato il<br />

Consorzio di tutela, circa il 900%<br />

del prodotto è ancora gravemente<br />

esposto al rischio pirateria. Il rapporto<br />

esistente tra prodotto effettivamente<br />

autentico e quello in vario<br />

modo “imitato” è arrivato a toccare<br />

una relazione di circa uno a quattro.<br />

All’estero, quindi, sullo stesso<br />

scaffale ci saranno confezioni col<br />

marchio Dop e quello taroccato,<br />

proveniente da aziende italiane, in<br />

gran parte campane. La legge di<br />

tutela è operativa solo all’interno<br />

dell’Ue, varcati i confini continentali,<br />

nessuna norma garantisce l’autenticità<br />

del prodotto. Ultimo<br />

segnale di una crisi lenta, ma progressiva,<br />

è stato il trasferimento in<br />

Puglia di tutti gli stabilimenti dell’azienda<br />

AR, da 40 anni il più<br />

importante gruppo privato nel settore<br />

delle conserve alimentari in<br />

Italia ed uno dei maggiori a livello<br />

mondiale.<br />

Un complesso industriale innovativo<br />

pronto a conquistare il mercato<br />

italiano. Nascerà a pochi chilometri<br />

da Foggia, nella zona industriale<br />

della città. Il nuovo stabilimento,<br />

operativo già questa estate,<br />

il più grande del Mezzogiorno,<br />

occuperà, tra dipendenti diretti e<br />

indiretti, oltre 500 unità, coprirà<br />

un’area di 500 mila mq e, una volta<br />

a regime, permetterà di lavorare 10<br />

mila tonnellate di <strong>pomodori</strong> freschi<br />

al giorno. Brutta tegola, non<br />

solo economica, ma anche occupazionale.<br />

La trasformazione del<br />

pomodoro rappresenta in Campania<br />

il 50% del fatturato e nell’orbita<br />

del gruppo AR gravitano una<br />

cinquantina di altre aziende medio<br />

piccole, oltre ad un giro di diecimila<br />

lavoratori.<br />

Pagina a cura di<br />

SABINO RUSSO<br />

Carmine Fasolino, della<br />

cooperativa agricola “Madonna<br />

del Carmine“ di<br />

Sarno, produce all’anno 7- 8<br />

mila quintali di San<br />

Marzano.<br />

Dove nasce il suo amore<br />

per il San Marzano?<br />

La mia passione nasce da<br />

una tradizione familiare.<br />

Abbiamo sempre lavorato<br />

solo S. Marzano. Si coltiva<br />

questo frutto solo per<br />

amore, sia in termini lavorativi<br />

che economici.<br />

La coltivazione è più onerosa<br />

delle altre. Qual è il<br />

suo prezzo e quanto è<br />

remunerativo?<br />

Il prezzo è 0,367 euro.<br />

Difficile incentivare un giovane<br />

a coltivare <strong>pomodori</strong><br />

con le rese attuali. E’ un prodotto<br />

che dovrebbe es-sere<br />

acquistato ad un prezzo<br />

superiore, ma questo è stabilito<br />

anche per farlo decollare<br />

e coltivare di più.<br />

PRODUTTORE<br />

La resa è scarsa<br />

Coltivatori anziani<br />

Lei è fiducioso per il futuro?<br />

Come prodotto Dop ha le<br />

prerogative per aumentare<br />

le quantità. Restano dei problemi<br />

da superare: l’età<br />

media dei contadini che<br />

supera i sessant’anni ed il<br />

prezzo che dovrebbe aumentare<br />

più del cinquanta<br />

per cento. Ma le politiche di<br />

tutela vanno cambiate.<br />

Nicola Calzolaro, direttore<br />

dell’Anicav, l’associazione<br />

dei conservieri. Com’è<br />

la situazione delle<br />

aziende campane e del<br />

pomodoro?<br />

Dividiamo i due settori. Il<br />

San Marzano è un prodotto<br />

di nicchia, che a noi<br />

serve comunque da volano<br />

promozionale per le altre<br />

produzioni. Oggi le nostre<br />

aziende trasformano 24<br />

milioni di quintali all’anno<br />

e riescono ad imporsi sul<br />

mercato internazionale.<br />

Pomodoro non campano?<br />

Ci sono due zone, comunque<br />

ridotte, di coltivazione:<br />

la piana del Sele e l’agro<br />

aversano. I <strong>pomodori</strong> trasformati<br />

sono prevalentemente<br />

pugliesi.<br />

A breve aprirà il museo<br />

del pomodoro, paradossalmente<br />

in Emilia. Perché<br />

non avete pensato di<br />

ANICAV<br />

Il vero problema:<br />

non avere sistema<br />

aprirlo in Campania?<br />

Ci sono state in passato<br />

delle idee simili. Il vero<br />

problema è che siamo bloccati<br />

da logiche troppo territoriali.<br />

Dalle nostre parti<br />

manca la cultura, tipica<br />

settentrionale, di fare sistema,<br />

permettendo così l’immediata<br />

realizzazione di<br />

qualsiasi progetto.<br />

Carmine Marrazzo è l’unico<br />

che da sempre trasforma<br />

solo San Marzano. Nel<br />

1999 è stato tra i fondatori<br />

del consorzio.<br />

Perché crede così tanto<br />

nel San Marzano?<br />

Valorizzarlo significa trattenere<br />

la trasformazione<br />

del pomodoro in Campania.<br />

Perché tante fabbriche<br />

hanno chiuso i battenti?<br />

Per tanti anni si è pensato<br />

che qualsiasi luogo potesse<br />

essere una fabbrica. Poca<br />

fantasia e scarsa innovazione<br />

hanno fatto il resto. La<br />

trasformazione è uguale a<br />

quella di 20 anni fa.<br />

Come difendersi dalla<br />

pirateria?<br />

Il consorzio dovrebbe fare<br />

quattro passaggi elementari:<br />

ristabilire la figura dell’agronomo<br />

consortile che<br />

controlli semina e resa; eli-<br />

IMPRENDITORE<br />

Poca innovazione<br />

e non c’è fantasia<br />

minare il filo che lega<br />

quantità di pomodoro certificato<br />

Ismecert all’importo<br />

da pagare; registrare il<br />

marchio fuori dai confini<br />

Ue, come fa il parmigiano<br />

reggiano; eliminare l’ambigua<br />

dicitura pomodoro<br />

pelato italiano dai certificati<br />

ministeriali che accompagnano<br />

le esportazioni.

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