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Nocciole e pomodori taroccati

Numero 21 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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TERZA PAGINA Domenica 15 marzo 2009<br />

Scaffale<br />

3<br />

E’ l’unico sistema che consente di raggiungere l’uguaglianza<br />

Democrazia metafora<br />

delle nostre libertà<br />

Oggi il politico è un moderno Princeps che usa<br />

mezzi comunicativi di grande potenza e diffusione<br />

EMILIO D’AGOSTINO<br />

S<br />

pesso<br />

– chissà troppo spesso – in<br />

Italia, si sente discutere di “crisi<br />

della politica” e così si analizzano<br />

i tassi di astensionismo elettorale elevati.<br />

In egual maniera, si accusano i<br />

“grilli” di turno di essere responsabili<br />

dell’ulteriore mancanza di autorevolezza<br />

di politici e amministratori<br />

pubblici. Mancanza di autorevolezza:<br />

eufemismo censorio.<br />

In realtà, c’è da credere<br />

che tra crollo della<br />

politica e progressivo<br />

disinteresse degli elettori<br />

ci sia un nodo<br />

superiore capace di<br />

determinare entrambi.<br />

Esso è costituito<br />

dalla crisi della democrazia<br />

rappresentativa<br />

che, oggi, mostra<br />

tutti i propri limiti.<br />

Infatti, la forbice attuale<br />

tra attori politici<br />

e cittadini è cresciuta<br />

radicalmente, determinando la trasformazione<br />

del principio della<br />

“delega” parlamentare in delega<br />

assoluta. La politica, ormai, è priva di<br />

qualsiasi legittimazione che non sia<br />

rappresentata dal periodico rituale<br />

elettorale. Inoltre, il controllo da parte<br />

delle forze dell’economia e della<br />

finanza internazionali fa sì che il<br />

“luogo” naturale dell’azione politica – i<br />

parlamenti e i partiti – sia svuotato<br />

quasi di ogni funzione. Incrociandosi<br />

Opportuni<br />

i meccanismi<br />

di garanzia<br />

e reciproco<br />

controllo<br />

dei poteri<br />

oligarchie economico-finanziarie<br />

e oligarchie politiche, il sentimento<br />

maggiormente diffuso è: la politica<br />

non costituisce più la ricerca<br />

del “bene comune”, ma è soltanto<br />

lo strumento di auto-conservazione<br />

del ceto politico che riproduce<br />

se stesso. Fatta salva la modalità di<br />

rappresentazione pubblica della<br />

politica, questa non rappresenta<br />

più la funzione di mediazione tra<br />

interessi diversi, anche<br />

talvolta contraddittori.<br />

Essa ha<br />

perduto, quindi, la<br />

propria forza basata<br />

sul convincimento<br />

o, come direbbe Habermas,<br />

sul “consenso<br />

non estorto”.<br />

Il politico è ritornato<br />

a essere il Princeps<br />

che si serve<br />

della propria capacità<br />

illusionistica<br />

di persuasione.<br />

Non si tratta più, ovviamente, del<br />

pròtos anèr Pericle che utilizza,<br />

durante trenta anni, la sua abilità<br />

oratoria, ma di un moderno Principe<br />

che si serve di apparati comunicativi<br />

di grande potenza e diffusione.<br />

Egli, infatti, gode di ampio<br />

consenso popolare e di maggioranze<br />

parlamentari molto spesso<br />

assolute e disciplinate. Soltanto,<br />

nei paesi a più antica e salda tradizione<br />

democratica, resiste la dialettica<br />

politica. Ciò accade sia nei<br />

paesi con sistemi maggioritari, sia<br />

in quelli a sistema proporzionale:<br />

Gran Bretagna e Germania, ad<br />

esempio. Ciò dimostra come l’ormai<br />

ventennale disputa italiana<br />

sulle regole elettorali sia del tutto<br />

inutile e fuorviante. Inoltre, la tentazione<br />

di molti della riforma della<br />

Costituzione nel senso dell’aumento<br />

radicale dei poteri dell’esecutivo<br />

si associa alla disputa. E’ da<br />

notare, comunque, che l’attuale<br />

scenario economico-politico internazionale<br />

spinge<br />

fortemente verso la<br />

necessità di decisioni<br />

rapide.<br />

La crisi di tale periodo<br />

non sembra richiedere<br />

altre soluzioni. In tal<br />

senso, appaiono vieppiù<br />

opportuni i meccanismi<br />

di garanzia e di reciproco<br />

controllo dei poteri.<br />

Egualmente costituisce<br />

condizione necessaria il<br />

dominio della politica<br />

sulle forze dell’economia e sulla<br />

“spontaneità” del mercato.<br />

Purtroppo ciò entra in collisione<br />

con il principio della “maggioranza”.<br />

La maggioranza ha sempre<br />

ragione? Non pare: dalla morte di<br />

Socrate in poi. Socrate è condannato,<br />

infatti, proprio per la sua<br />

violenta critica della politica ateniese.<br />

Tale condanna a morte<br />

aiuta a comprendere l’ostilità di<br />

Platone<br />

Platone nei confronti della “democrazia”.<br />

Il filosofo ateniese, inoltre,<br />

ricorda come “ogni limitazione<br />

alla libertà sia interpretata come<br />

schiavitù” (Repubblica).<br />

E’ quanto accade nel mondo contemporaneo.<br />

Alle regole di convivenza<br />

e ai principi si è sostituita la<br />

ricerca esclusiva dell’affermazione<br />

del proprio particulare. Ciò appare<br />

tanto più pericoloso in quelle<br />

realtà culturali e politiche nelle<br />

quali s’è perduta la me-moria della<br />

propria e dell’altrui storia.<br />

In Italia, ad esempio,<br />

nella cui cultura e comportamenti<br />

dominanti è<br />

scomparso il senso della<br />

stessa parola “democrazia”.<br />

Essa è come il caso<br />

dei cannileddi di picuraru<br />

di Leonardo Sciascia:<br />

ormai ignoti agli stessi<br />

pecorai. Ma non c’è scelta.<br />

L’unico sistema politico<br />

sperimentato sinora<br />

in cui sia possibile il<br />

pieno e coerente sviluppo dell’individuo<br />

è quello democratico, con<br />

tutti i rischi qui citati: oligarchia,<br />

anarchia. La democrazia è l’unico<br />

sistema che consente il reale raggiungimento<br />

dell’uguaglianza.<br />

Quest’ultima non è il punto di<br />

partenza o un dono degli dèi:<br />

essa è il punto d’arrivo di un processo<br />

lungo e faticoso e ha bisogno<br />

della cura attenta degli attori<br />

politici e dei cittadini.<br />

Dove sta Zazà<br />

di Mimmo Liguoro<br />

Pironti Editore<br />

Pagine 108 - 10 euro<br />

“Era la festa di San Gennaro/ quanta<br />

folla per la via/”. Chi non conosce<br />

questo motivetto? E chi non si è<br />

chiesto, almeno una volta, dove fosse<br />

andata a finire questa Zazà? Se ne<br />

parlò addirittura alla Camera nel<br />

1946, come racconta Giulio Andreotti,<br />

dopo il referendum istituzionale.<br />

La notizia che i<br />

deputati comunisti<br />

intendevano<br />

cantare in a-<br />

pertura l’inno<br />

dell’internazionale<br />

suscitava<br />

nervosismo.<br />

Vittorio Emanuele<br />

Orlando,<br />

che doveva presiedere<br />

la seduta,<br />

si domandava<br />

cosa fare per<br />

frenare l’esibizione<br />

canora. Il<br />

fondatore dell’Uomo qualunque,<br />

Guglielmo Giannini, dichiarò che il<br />

suo gruppo parlamentare si stava<br />

esercitando nella canzone “Dove sta<br />

Zazà”. Vero o no che fosse il proposito<br />

comunista, l’annuncio di Giannini<br />

troncò ogni velleità corale dei parlamentari.<br />

È quanto racconta Mimmo Liguoro<br />

nelle pagine del suo ultimo libro intitolato<br />

come la canzone scritta da<br />

Cutolo nel ’42 e musicata da Cioffi,<br />

che traccia la storia della prima canzone<br />

leggera grido del secondo dopoguerra,<br />

contestualizzandola nella<br />

vicenda d’Italia e di Napoli.<br />

Un “grido di speranza” in un’epoca in<br />

cui la città che Liguoro definisce<br />

“rovente” era teatro di prostituzione<br />

e malavita. Gabriella Ferri riscoprì la<br />

canzone nel ’71, interpretando “con<br />

piglio inedito e amaro -scrive Liguoro-<br />

un brano da sempre eseguito<br />

con toni ammiccanti, facendo acquistare<br />

a Zazà colori e sfumature inattesi”.<br />

E lei per tutti divenne Zazà.<br />

VERONICA VALLI<br />

Semi<br />

Di Lorenzo Gigliotti<br />

Editore Plectica<br />

Pagine 152 – euro 12<br />

Una copertina bianca, semplice con<br />

un soffione che si sgretola al vento:<br />

così appare l’ultimo lavoro di<br />

Lorenzo Gigliotti “Semi, 44 riflessioni<br />

critiche” (Editore Plectica). Una<br />

raccolta di articoli e scritti che l’autore<br />

ha pubblicato negli anni del suo<br />

soggiorno newyorkese e attraverso i<br />

quali il regista ruba particolari all’oblio<br />

e alla quotidianità, fotografando<br />

la realtà con l’occhio poetico del letterato<br />

e la precisione certosina del<br />

documentarista.<br />

“L’America<br />

– ricorda Claudio<br />

Angelini<br />

nella postfazione<br />

al libro – è<br />

una delle chiavi<br />

di questo testo,<br />

sia dal punto di<br />

vista del reciproco<br />

rapporto<br />

mitopoietico<br />

con la vecchia<br />

Europa, che da<br />

quello sociale e<br />

antropologico<br />

che lega e differenzia<br />

i due mondi”. Gigliottti, in<br />

centocinquantadue pagine tratteggia,<br />

con l’eleganza dell’elzeviro, una<br />

serie di incontri, eventi culturali,<br />

occasioni di vita e di arte. Quasi<br />

fosse un diario di bordo, l’autore sintetizza<br />

nei suoi articoli quelle che<br />

sono le sue passioni: il cinema, la<br />

fotografia e l’arte. Il tutto con il tratto<br />

raffinato di chi rende ogni parola<br />

uno scrigno di emozione.<br />

FRANCESCA BLASI

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