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Il Paese dei finti scontrini

Numero 29 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />

Direttore Biagio Agnes<br />

Redazione - Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano - Salerno<br />

tel. 089.969437 - fax 089.969618 - email: giornalismo@unisa.it<br />

Sped. Abb. Post. - 70% -<br />

CNS/CBPA Sud/Salerno<br />

Anno IV n. 29 € 0,50 Domenica 6 dicembre 2009<br />

Filosofia e immagini<br />

Giuseppe Tornatore<br />

Tradizioni<br />

EDITORIALE<br />

Nel dubbio<br />

astieniti<br />

BIAGIO AGNES<br />

All’apertura del nostro secondo<br />

corso post-universitario,<br />

un anno fa, si era fatta<br />

una riflessione pragmatica<br />

sulla crisi del giornalismo e<br />

si era convenuto che la crisi<br />

è globale, tende ad incidere<br />

sempre di più e investe tutto<br />

e tutti. L’Italia, l’Europa, il<br />

Mondo. Di qui – credo - si<br />

può estrarre il concetto del<br />

buon giornalismo immune<br />

da traversie contingenti. E il<br />

pensiero corre subito a questa<br />

Scuola dalla quale si deve<br />

uscire con precisi caratteri<br />

identitari su cui ancora oggi<br />

non vi sono dubbi: entusiasmo<br />

e consapevolezza di<br />

un’etica specifica.<br />

Ai miei esordi nella professione,<br />

ebbi la fortuna di<br />

essere tenuto a battesimo da<br />

un grande direttore, Antonio<br />

Picone Stella, che mi<br />

fornì indiscutibili “comandamenti”,<br />

ciò che, nella vulgata<br />

a cui si ricorre per essere<br />

innocentemente enfatici<br />

ad ogni costo, si chiama<br />

“deontologia”. Che non è il<br />

giuramento di Ippocrate per<br />

i medici, anche se spesso il<br />

nostro lavoro incide sulla<br />

‘salute’ quanto meno mentale<br />

di chi si affida a noi, il lettore,<br />

il radioascoltatore, l’<br />

utente televisivo. E può attentare<br />

anche alla salute<br />

fisica, se si pensa a colui<br />

che, esposto alla gogna mediatica,<br />

ha messo fine ai<br />

suoi giorni.<br />

Pagina 5 (continua)<br />

L’estetica<br />

della televisione<br />

e i suoi inganni<br />

ANNIBALE ELIA<br />

Pagina 3<br />

«Con la mia Baarìa<br />

racconto la coralità<br />

della vita di provincia»<br />

GERMANA GRASSO<br />

Pagina 19<br />

A Sirignano<br />

il Natale si festeggia<br />

due volte l’anno<br />

STELLA COLUCCI<br />

Pagina 20<br />

Costruttori, agenzie immobiliari e medici ai primi posti tra gli evasori<br />

<strong>Il</strong> <strong>Paese</strong> <strong>dei</strong> <strong>finti</strong> <strong>scontrini</strong><br />

Si predica lotta serrata ma diminuiscono le pene per chi froda<br />

Tra chi emette <strong>scontrini</strong> un<br />

po’ più bassi, chi proprio non<br />

li emette e chi non si sente<br />

colpevole lo spaccato degli<br />

evasori non sembra affatto<br />

rassicurante. <strong>Il</strong> sistema viziato<br />

di fondo non riesce a risanarsi.<br />

Troppo profonda la ferita<br />

radicata nel tessuto socio-culturale<br />

del <strong>Paese</strong>. Gli<br />

sforzi degli agenti arginano<br />

solo in parte il problema, ma<br />

nelle statistiche la percentuale<br />

<strong>dei</strong> “furbetti” non accenna<br />

a calare. Tra le associazioni<br />

di categoria la certezza<br />

è una: l’esempio a rispettare<br />

la legge manca soprattutto<br />

nelle alte sfere.<br />

BORRELLI e VELLA<br />

Pagina 7<br />

La testimonianza<br />

del giornalista<br />

Parisse:<br />

quant’era<br />

bella<br />

la mia Onna<br />

ACERRA ePADULANO<br />

Pagina 6<br />

Anche la buona tavola risente della crisi<br />

L’arte del gusto<br />

SALZANO VALLI eZARRELLA<br />

Pagine 12 e 13<br />

Malati d’azzardo<br />

I giochi<br />

pericolosi<br />

DE SOMMA ePELLEGRINO<br />

Pagina 11<br />

Car-pooling<br />

Al Campus<br />

con un sms<br />

GIOVANNI SPERANDEO<br />

Pagina 17<br />

Pugilato<br />

<strong>Il</strong> campione<br />

fa il tassista<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

Pagina 23<br />

Sud e imprenditoria<br />

Sapori<br />

in fabbrica<br />

BORRELLI eCARDONE<br />

Pagina 15<br />

In pochi mesi trenta incidenti di cui dieci mortali<br />

Cilentana, la strada maledetta<br />

Castellammare<br />

<strong>Il</strong> restyling<br />

della città<br />

parte<br />

dalle stazioni<br />

CHIARA DEL GAUDIO<br />

Pagina 8<br />

Sono troppi gli incidenti<br />

mortali sulla nuova Cilentana<br />

causati dall’alta<br />

velocità e da un manto<br />

stradale tutto da rifare.<br />

È quest’ultima la causa<br />

dell’incidente avvenuto a<br />

Pattano, dove mamma e<br />

figlia hanno perso la vita.<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

Pagina 9<br />

LA VIGNETTA di Veronica Valli<br />

IL PUGNO<br />

Se la verità è bellezza e se la parola<br />

ha il potere di scalfire le ingiustizie e<br />

le menzogne, allora è arrivato il<br />

tempo di giocare nel più spregiudicato<br />

<strong>dei</strong> modi. Giocare contro il male<br />

e contro chi, schermandosi dietro<br />

presunti simboli di potere, porta<br />

avanti, imperterrito, la sua versione<br />

<strong>dei</strong> fatti. Ma la verità è una sola e<br />

giustizia sarà fatta solo quando alla<br />

parola scritta sarà dato il significativo<br />

merito di aver fatto sapere a<br />

tutti cosa è davvero successo.<br />

Loredana Zarrella


2 Domenica 6 dicembre 2009 in ITALIA nel MONDO<br />

In vacanza<br />

3 italiani su 10<br />

Nonostante la crisi economica,<br />

tre italiani su dieci<br />

partiranno per le vacanze<br />

tra Natale e Capodanno. Lo<br />

prevede la Confesercenti.<br />

Secondo l’associazione delle<br />

imprese italiane, oltre 16<br />

milioni e mezzo di persone<br />

si metteranno in viaggio a<br />

Natale, spendendo per le<br />

vacanze 11 miliardi e 310<br />

milioni di euro. In tempo di<br />

recessione, cresceranno la<br />

voglia di divertirsi e le prenotazioni<br />

fai da te. Le città<br />

d’arte ruberanno il primo<br />

posto alla montagna.<br />

Ricovero animali<br />

in mezzo ai rifiuti<br />

Un ricovero a cielo aperto<br />

per animali, costretti a vivere<br />

in pessime condizioni<br />

igienico sanitarie e in mezzo<br />

ai rifiuti, è stato scoperto<br />

dai carabinieri in un’area<br />

boschiva a Pescaglia, in<br />

provincia di Lucca. Sequestrati<br />

19 cani, 13 suini e 2<br />

bovini che, secondo gli<br />

investigatori, erano destinati<br />

al consumo umano.<br />

L’operazione è stata condotta<br />

dai militari del Nas di<br />

Livorno, del Noe di Firenze<br />

e dall’arma territoriale di<br />

Lucca, coordinati dal pm<br />

lucchese Antonio Mariotti.<br />

Nell’area sono stati rinvenuti<br />

rifiuti speciali pericolosi,<br />

in mezzo ai quali vivevano<br />

gli animali.<br />

Irlanda, rapporto<br />

sui preti pedofili<br />

Abusi sessuali compiuti da<br />

preti cattolici a Dublino<br />

sono stati coperti per decenni<br />

dai vertici della Chiesa<br />

cattolica irlandese. Lo<br />

afferma un nuovo rapporto<br />

sulle violenze ai minori. Secondo<br />

quanto anticipa il<br />

Telegraph, quattro arcivescovi,<br />

tra cui il cardinale<br />

Desmond Connell, verranno<br />

citati per come hanno<br />

gestito centinaia di accuse<br />

contro i sacerdoti. I prelati<br />

sono anche accusati di non<br />

aver allertato la polizia su<br />

queste vicende.<br />

Medvedev<br />

incontrerà il Papa<br />

<strong>Il</strong> presidente russo, Dmitri<br />

Medvedev, incontrerà Benedetto<br />

XVI in udienza<br />

privata in Vaticano il prossimo<br />

3 dicembre. Lo ha<br />

annunciato l’ufficio stampa<br />

del Cremlino. Nella stessa<br />

giornata Medvedev sarà a<br />

Roma dove incontrerà anche<br />

il premier italiano Silvio<br />

Berlusconi.<br />

A Genova<br />

cani in corsia<br />

Animali da compagnia ammessi<br />

in corsia durante le<br />

ore di visita ai pazienti ricoverati.<br />

La storica innovazione,<br />

annunciata da <strong>Il</strong> Secolo<br />

XIX, partirà dal prossimo<br />

mese nell’ospedale<br />

San Martino di Genova, il<br />

maggiore della Liguria.<br />

Stop alla vendita<br />

della RU486<br />

La commissione Sanità del<br />

Senato ha approvato, con il<br />

voto favorevole del Pdl e<br />

della Lega, lo stop all’immissione<br />

in commercio<br />

della RU486, in attesa del<br />

parere tecnico del ministero<br />

della Salute sulla compatibilità<br />

tra la legge 194 e la<br />

pillola abortiva. Contrario,<br />

invece, il Partito democratico.<br />

Tunisi, cronista<br />

condannato<br />

<strong>Il</strong> giornalista tunisino 49-<br />

enne, Taoufik Ben Brik, accusato<br />

di violenza nei confronti<br />

di una donna, è stato<br />

condannato a sei mesi di<br />

reclusione dal tribunale di<br />

prima istanza di Tunisi.<br />

Ben Brik era stato arrestato<br />

il 29 ottobre con l’accusa di<br />

violenza, oltraggio al pudore<br />

e danneggiamento volontario<br />

di beni altrui. I<br />

reati, secondo l’accusatrice,<br />

la ventotenne donna di<br />

affari tunisina Rym Nasraoui,<br />

sarebbero stati commessi<br />

come conseguenza<br />

di un incidente stradale. <strong>Il</strong><br />

giornalista ha respito le<br />

accuse dicendosi vittima di<br />

una trappola.<br />

Due imbucati<br />

al party di Obama<br />

La popolarità di Michaele<br />

Salahi e del marito Tareq è<br />

destinata a crescere adesso<br />

che entrambi sono riusciti<br />

a imbucarsi alla prima cena<br />

di gala dell’era Obama alla<br />

Casa Bianca.<br />

«<strong>Il</strong> cristianesimo<br />

non è vernice»<br />

«<strong>Il</strong> cristianesimo non può<br />

essere ridotto a una verniciatura<br />

superficiale su una<br />

parete già completa e finita<br />

di suo». Lo ha detto monsignor<br />

Mariano Crociata,<br />

segretario generale della<br />

Conferenza episcopale italiana,<br />

nell’omelia della<br />

Messa per l’inaugurazione<br />

dell’anno accademico dell’Università<br />

Cattolica di<br />

Roma. «Senso dell’esperienza<br />

umana e impegno e-<br />

tico - ha aggiunto Crociata<br />

- o sono cristiani nativamente<br />

e strutturalmente, o<br />

non lo sono affatto».<br />

<strong>Il</strong> monito di Draghi<br />

per il Sud<br />

<strong>Il</strong> Mezzogiorno presenta<br />

“scarti allarmanti” rispetto<br />

al Centro-Nord nei servizi<br />

essenziali quali l’istruzione,<br />

la giustizia civile, l’assistenza<br />

sociale, i trasporti e la<br />

sanità. Lo ha affermato il<br />

governatore della Banca<br />

d’Italia, Mario Draghi, a-<br />

prendo un convegno sul<br />

Mezzogiorno. «Nel Sud -<br />

sostiene Draghi - nascono<br />

tante nuove banche quante<br />

ne nascono nel resto d’Italia,<br />

tenuto conto <strong>dei</strong> pesi<br />

economici relativi». <strong>Il</strong> governatore<br />

ha precisato, che<br />

secondo i dati di Bankitalia,<br />

non ci sono marcate divergenze<br />

nell’andamento<br />

del credito bancario tra il<br />

Centro-Nord e il Sud.<br />

<strong>Il</strong> Giappone valuta<br />

l’effetto superyen<br />

<strong>Il</strong> governo nipponico pone<br />

le basi per intervenire e<br />

contrastare l’effetto superyen.<br />

<strong>Il</strong> ministro delle Finanze,<br />

Hirohisa Fujii, sta valutando<br />

se il governo dovrà<br />

adottare alcune contromisure<br />

di fronte a uno yen in<br />

forte aumento sul dollaro,<br />

salito ai massimi livelli degli<br />

ultimi quattordici anni.<br />

Secondo il governo giapponese,<br />

ulteriori rialzi dello<br />

yen colpiranno l’economia<br />

nipponica.<br />

Francia, rapina<br />

da Cartier<br />

Quattro uomini armati e<br />

con il volto coperto da un<br />

passamontagna hanno rapinato<br />

la gioielleria Cartier<br />

nel centro di Lione. I malviventi<br />

si sono impadroniti<br />

<strong>dei</strong> gioielli della vetrina.<br />

Minacce di morte<br />

a Schifani<br />

Una lettera anonima con<br />

minacce di morte è arrivata<br />

due giorni fa a Palazzo Madama.<br />

Destinatari Renato<br />

Schifani e la sua famiglia,<br />

dopo che il presidente del<br />

Senato è stato chiamato in<br />

causa dal pentito di mafia<br />

Gaspare Spatuzza che gli<br />

attribuisce un incontro con<br />

il boss Filippo Graviano<br />

all’inizio degli anni ‘90.<br />

Nel 2009<br />

l’albero costa caro<br />

L’albero di Natale costa caro.<br />

Secondo la Federconsumatori,<br />

il prezzo degli abeti<br />

natalizi è aumentato del<br />

20% rispetto al 2008. Nel<br />

corso degli ultimi otto anni,<br />

afferma l’associazione,<br />

vi è stato un notevole aumento<br />

del costo degli addobbi<br />

natalizi.<br />

Allarme fuga gas,<br />

ma era un maiale<br />

La flatulenza di un maiale<br />

ha fatto scattare un’emergenza<br />

per la sospetta fuga<br />

di gas in una proprietà nell’entroterra<br />

di Melbourne,<br />

in Australia. Quindici vigili<br />

del fuoco con due autobotti<br />

sono accorsi immediatamente<br />

sul posto. All’arrivo<br />

hanno però scoperto che la<br />

fonte dell’odore era una<br />

scrofa di centoventi chili<br />

affetta da meteorismo.<br />

Piuttosto imbarazzati i<br />

proprietari dell’animale.<br />

A Vienna<br />

scoprono Napoli<br />

Presentata a Vienna l’offerta<br />

turistica di Napoli, Capri,<br />

Ischia e Procida. La<br />

manifestazione è stata promossa<br />

dalla Camera di<br />

Commercio di Napoli e<br />

dall’Enit di Vienna.<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO A. GRANA<br />

Ddl cittadinanza<br />

prima di Natale<br />

<strong>Il</strong> presidente della Camera,<br />

Gianfranco Fini, ha inserito<br />

le nuove norme sulla cittadinanza<br />

nel calendario dell’aula<br />

di Montecitorio del<br />

mese di dicembre, indipendentemente<br />

dall’esito dell’esame<br />

delle proposte di<br />

legge presentate in commissione.<br />

<strong>Il</strong> testo, dunque,<br />

potrebbe approdare in aula<br />

prima della pausa per le<br />

feste natalizie.<br />

Chavez: Israele<br />

sicario Usa<br />

I presidenti venezuelano,<br />

Hugo Chavez, e iraniano,<br />

Mahmud Ahmadinejad, alleati<br />

politici, si sono incontrati<br />

a Caracas, dove il padrone<br />

di casa ha lanciato<br />

un’invettiva contro Israele,<br />

da lui bollato come “braccio<br />

assassino degli Stati<br />

Uniti”. I due leader hanno<br />

firmato una dozzina di<br />

accordi di collaborazione<br />

che riguardano complessivamente<br />

70 progetti, uno<br />

<strong>dei</strong> quali prevede un volo<br />

che colleghi direttamente<br />

Caracas con Teheran. Gli<br />

altri accordi riguardano i<br />

settori dell’elettricità, dell’agricoltura,<br />

dell’ambiente,<br />

della piscicoltura, dell’edilizia,<br />

dell’industria automobilistica<br />

e dell’acqua.<br />

Australia, guerra<br />

ai dromedari<br />

<strong>Il</strong> governo del Territorio<br />

del Nord, in Australia, ha<br />

dichiarato guerra a seimila<br />

dromedari assetati che tengono<br />

sotto assedio la remota<br />

comunità aborigena di<br />

Docker River, terrorizzando<br />

i residenti e distruggendo<br />

le condutture di acqua e<br />

fognature.<br />

Nei prossimi giorni saranno<br />

utilizzati alcuni elicotteri<br />

per spingere gli animali a<br />

quindici chilometri di distanza,<br />

dove saranno abbattuti<br />

e lasciati in decomposizione<br />

nel deserto.<br />

A ottant’anni<br />

diventa stalker<br />

Una donna trevigiana di 80<br />

anni è stata ammonita dalla<br />

polizia dopo la denuncia di<br />

un vicino di casa quarantenne.<br />

L’anziana da tempo<br />

avrebbe infastidito l’uomo<br />

con appostamenti e telefonate<br />

a sfondo sessuale.<br />

Direttore<br />

Biagio Agnes<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Blasi<br />

Coordinamento<br />

Mimmo Liguoro<br />

Marco Pellegrini<br />

Redazione<br />

Sonia Acerra, Valerio Arrichiello,<br />

Josè Astarita, Luciana<br />

Bartolini Francesco Maria<br />

Borrelli, Maria Emila Cobucci,<br />

Stella Colucci, Daniele De<br />

Somma, Chiara Del Gaudio,<br />

Claudia Esposito, Pierluigi<br />

Giordano Cardone, Francesco<br />

Antonio Grana, Germana<br />

Grasso, Giovanni Iannaccone,<br />

Santo Iannò, Francesco Padulano,<br />

Raffaele Pellegrino, Sabino<br />

Russo, Roberta Salzano,<br />

Orlando Savarese, Giovanni<br />

Sperandeo, Barbara Trotta,<br />

Veronica Valli, Cristiano Vella,<br />

Loredana Zarrella<br />

Le Firme<br />

Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />

Ferruccio De Bortoli,<br />

Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />

Antonio Ghirelli,<br />

Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />

Pierluigi Magnaschi, Renato<br />

Mannheimer, Ezio Mauro,<br />

Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />

Arrigo Petacco Vanni<br />

Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />

Walter Veltroni, Sergio Zavoli<br />

UNIVERSITA<br />

DEGLI STUDI<br />

DI SALERNO<br />

Prof. Raimondo Pasquino<br />

Rettore dell'Università<br />

Prof. Annibale Elia<br />

Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze della Comunicazione<br />

Prof. Emilio D'Agostino<br />

Presidente del Comitato Direttivo<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Prof.ssa Maria Galante<br />

Preside della Facoltà<br />

di Lettere e Filosofia<br />

Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />

e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />

Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />

telefono: 089 30 3311<br />

Distribuzione alle edicole<br />

Agenzia Pasquale Pollio e C. SNC<br />

Via Terre delle Risaie, Salerno<br />

fax: 089 3061877<br />


TERZA PAGINA Domenica 6 dicembre 2009<br />

Nei secoli neppure l’arte è riuscita a risolvere il conflitto visibile-invisibile<br />

La Televisione è il Moloch ingannatore per eccellenza fra reality e talk show<br />

L’immagine figlia dell’illusione<br />

3<br />

ANNIBALE ELIA<br />

I primi sapienti della Grecia del VI<br />

secolo a.C. erano aristocratici e<br />

vivevano in una società priva di<br />

una religione autoritaria e di una<br />

casta sacerdotale potente. Talete,<br />

Anassimandro, Anassimene poterono<br />

cercare un principio originario<br />

(non religioso) al di là della<br />

mutevolezza del reale. Eraclito fu<br />

probabilmente il primo a segnalare<br />

in modo esplicito la cesura radicale<br />

tra il divenire incessante della<br />

realtà e l’esigenza di una ragione (il<br />

logos) che potesse unificarla. Con<br />

Parmenide quel divenire incessante<br />

e la molteplicità delle cose vengono<br />

relegati con nettezza nel<br />

mondo delle apparenze illusorie,<br />

in contrapposizione con la verità<br />

dell’essere, che solo il pensiero può<br />

cogliere. I sensi ingannano, l’occhio<br />

non vede nulla di reale, i<br />

suoni sono illusori: ciò che gli<br />

uomini credono di conoscere della<br />

realtà sono solo parole prive di<br />

verità, solo “incerta” opinione. A<br />

partire da Parmenide, Platone<br />

costruirà la sua teoria della conoscenza,<br />

che ha improntato ogni<br />

riflessione filosofica e teorica fino<br />

ai giorni nostri. In questa prospettiva<br />

le immagini che provengono<br />

dal mondo esterno sono da considerare<br />

un aspetto dell’illusorietà.<br />

Sono andato così lontano nel<br />

tempo per trovare le origini della<br />

cesura – e di ogni possibile tentativo<br />

di ricucitura - tra l’immagine<br />

come espressione dell’apparenza<br />

illusoria e l’essenza vera dell’essere.<br />

L’immagine è figlia dell’occhio e<br />

trascina nel suo mondo privo di<br />

certezza anche l’arte, inane mimesi<br />

di una realtà altrettanto illusoria.<br />

Nella storia della filosofia, solo<br />

il pensiero puro garantisce il raggiungimento<br />

della verità, che, per i<br />

sapienti greci – si badi bene - non<br />

era un mero esercizio dell’intelletto,<br />

ma la strada certa per salvare<br />

l’uomo dalla paura della morte,<br />

dall’orrore e dalla sofferenza del<br />

mondo reale. Una strada che,<br />

come ci ha dimostrato Giorgio<br />

Colli, partiva da una fusione di elementi<br />

dionisiaci e apollinei, che<br />

mai più la civiltà occidentale<br />

avrebbe raggiunto. In questa prospettiva,<br />

l’illusorietà dell’immagine,<br />

il suo carattere insieme attraente<br />

e ingannatore non è stato<br />

scalfito dall’irrompere sulla scena<br />

delle scienze sperimentali, le quali,<br />

tra il ‘600 e il ‘900, hanno invece<br />

consolidato molte di quelle incertezze.<br />

Né l’arte, pur avendo perduto<br />

i caratteri fondamentali della<br />

mimesi e del verosimile, ha smesso<br />

di trasmettere il conflitto mai<br />

sopito tra visibile e invisibile.<br />

Platone, a partire dalla medesima<br />

radice del verbo greco vedere<br />

(i<strong>dei</strong>n) usa due termini per creare<br />

il concetto di forma e quindi di<br />

idea (eidos) e quello di immagine<br />

(eidolon). Benché l’arte tenti di<br />

rappresentare l’idea del Bello, essa<br />

non vi riesce mai, perché intrisa di<br />

passione, mortalmente legata alla<br />

fallace sensazione (significato del<br />

termine greco aistesis) e incapace<br />

di attingere alla completa conoscenza.<br />

Nel nostro secolo, non c’è<br />

pittore realista o iperrealista al<br />

quale non si voglia o non si possa<br />

attribuire l’espressione di qualcosa<br />

in più della riproduzione verosimile<br />

di una realtà (apparente); e non<br />

c’è pittore “concreto” o astratto al<br />

quale non si voglia o non si possa<br />

attribuire l’espressione di qualcosa<br />

che andrebbe oltre il visibile della<br />

realtà (apparente). Mauro Carbone,<br />

nell’edizione italiana del saggio<br />

(del 1924) di Ernst Cassirer,<br />

“Eidos ed eidolon. <strong>Il</strong> problema del<br />

bello e dell’arte nei dialoghi di<br />

Platone” (Raffaello Cortina, 2009)<br />

ci ricorda, a questo proposito, che<br />

Francis Bacon, parlando del suo<br />

quadro “Getto d’acqua”, del 1988,<br />

con David Sylvester, dice “volevo<br />

che quelle cose fossero… potrei<br />

dire un’essenza di paesaggio e<br />

un’essenza d’acqua”. Braque, nel<br />

1917, aveva già affermato che “i<br />

sensi deformano, la mente forma”<br />

e Klee, negli anni trenta, sostiene<br />

che “l’artista assai spesso giunge a<br />

una deformazione che si direbbe<br />

arbitraria di ciò che appare in<br />

natura”. Sembra che l’arte continui<br />

a poter essere salvata – dopo la<br />

sofferta condanna platonica - solo<br />

se è vista come un viaggio verso<br />

l’eidos, dunque, e non come mero<br />

Da sinistra<br />

in senso orario<br />

il filosofo greco<br />

Eraclito raffigurato<br />

in un quadro,<br />

una scena virtuale<br />

di un videogioco<br />

e uno <strong>dei</strong> primi<br />

televisori<br />

in commercio<br />

eidolon. Possiamo così affermare<br />

che si è fatta strada, fino ad oggi,<br />

una interpretazione filosofica,<br />

teorica e ideologica svalutativa<br />

dell’immagine, per cui, il suo recupero,<br />

nei secoli, è passato attraverso<br />

la possibilità del raggiungimento<br />

di altro. L’eidolon resta un<br />

oggetto dubbio, sospeso tra l’illusorio,<br />

il meramente sensoriale, il<br />

piacevole vuoto e, nel migliore <strong>dei</strong><br />

casi, l’artificio necessario per giungere<br />

poi, finalmente, all’essenza<br />

vera. L’estetica ha dovuto fare i<br />

conti sempre con una ontologia.<br />

Succede qualcosa di radicalmente<br />

nuovo nel mondo dell’arte solo<br />

alla fine dell’ ’800, con il cinematografo<br />

<strong>dei</strong> fratelli Lumière che, con<br />

le verosimili immagini in movimento,<br />

rimettono l’apparenza al<br />

centro dell’attenzione. Nasce la<br />

civiltà delle immagini e dello spettacolo.<br />

Si creano così le premesse<br />

tecniche e tecnologiche per il successivo<br />

passo avanti del Moloch<br />

ingannatore per eccellenza: la<br />

Televisione, la quale pone un problema<br />

ancora più radicale dell’arte,<br />

del cinema e della radio. Essa è<br />

Alla fine<br />

dell’Ottocento<br />

con il cinema<br />

<strong>dei</strong> Lumière<br />

l’apparenza<br />

è al centro<br />

dell’attenzione<br />

intrisa di immagini in movimento,<br />

parole, suoni e, nonostante sia<br />

paragonabile ad un elettrodomestico,<br />

ha la caratteristica di essere<br />

una sorta di prolungamento della<br />

famiglia: entra quotidianamente<br />

in relazione con noi e le persone<br />

che vivono con noi. Inoltre, nel<br />

mentre conserva i tratti dell’apparenza<br />

e dell’immagine, tanto da<br />

essere una scatola domestica produttrice<br />

di immaginario, essa offre<br />

un pacchetto continuo e variegato<br />

di informazione, intrattenimento,<br />

testimonianza, fiction e narrativa<br />

“realistica”, fino ai più recenti programmi<br />

reality e agli show politici<br />

in diretta. Potremmo dire che la<br />

Televisione, da un certo punto di<br />

vista, rappresenta il culmine del<br />

paradosso della realtà illusoria,<br />

perché è un’apparenza di cui non<br />

viene mai né cercata, né messa in<br />

discussione l’essenza. La Televisione<br />

è. Sono stati scritti fiumi di<br />

parole sulla Televisione come<br />

mezzo di comunicazione di massa,<br />

da un po’ di tempo si fanno<br />

studi analitici sulla sua complessa<br />

realtà linguistica (si pensi agli<br />

studi di Simona Messina), se ne<br />

studiano tutti gli aspetti tecnici,<br />

tecnologici (il digitale terrestre è<br />

una ghiotta occasione), viene studiata<br />

in modo comparativo come<br />

oggetto mediale tra altri oggetti<br />

mediali (serialità, cinema, fumetto,<br />

web: si pensi al nostro Gino<br />

Frezza e al suo gruppo). Ma scarseggiano<br />

studi filosofici di natura<br />

ontologica (qual è l’essenza della<br />

TV?) e soprattutto mancano analisi<br />

profonde sulla sua natura estetica.<br />

Fino a quando Enzo Papetti,<br />

regista e sceneggiatore, docente di<br />

Strumenti e tecniche della produ-<br />

zione audiovisiva presso lo Iulm di<br />

Milano, ha scritto un libro, che sta<br />

per essere pubblicato dalla casa<br />

editrice dello Iulm, dal titolo “Per<br />

un’estetica della televisione”. Si<br />

tratta di 300 pagine fitte di filosofia,<br />

filosofia del linguaggio, semiotica,<br />

sociologia, estetica che aggrediscono<br />

in un modo mai tentato<br />

l’oggetto Televisione. L’assunto da<br />

cui parte Papetti è che “l’immaginario<br />

che in essa circola smette di<br />

accompagnare semplicemente la<br />

vita dell’uomo, non può più essere<br />

ricondotto ad una parallela<br />

dimensione “altra”, seppure<br />

influente come strumento di lettura<br />

e conoscenza del mondo, ma<br />

penetra nelle pieghe delle interrelazioni<br />

sociali, le modella nella<br />

misura in cui assume un contenuto<br />

di concretezza che prima non<br />

poteva assolvere; è in questo senso<br />

che si può parlare di un immaginario<br />

reale, di una sua funzione di<br />

verità”. La TV darebbe corpo<br />

all’immaginario creando l’esigenza<br />

di una dimensione diversa, indefinita,<br />

uno spazio in cui “tutto e il<br />

contrario di tutto può essere detto<br />

e fatto e si autogiustifica”. Per<br />

Papetti la Televisione spoglia l’arte<br />

<strong>dei</strong> suoi compiti storici e diviene<br />

“opera totale”. Da questo punto di<br />

vista essa merita la fondazione di<br />

un’estetica, per poter capire<br />

meglio “come funziona il nostro<br />

mondo”. L’immaginario televisivo<br />

è così reale, è così in se stesso<br />

essenza, che non ha bisogno di<br />

altre funzioni posticce: “la televisione<br />

non informa – come l’arte –<br />

e ciò che ci appare tale è solo un<br />

effetto secondario, l’utilizzo che<br />

ne fanno i centri di potere. La televisione,<br />

come l’arte, lavora senza<br />

giustificazioni: in essa tutto è decifrabile<br />

e riconoscibile senza che<br />

nulla comunichi alcunché”. Allora,<br />

se ritorniamo all’inizio della nostra<br />

riflessione, dobbiamo concludere<br />

che se fosse vero che il molteplice<br />

apparente con la Televisione è<br />

diventato essenza (vuota) e non<br />

più apparenza, per noi non c’è più<br />

salvezza se restiamo ancorati, in<br />

un qualche modo, all’opposizione<br />

platonica tra idea e immagine.<br />

Siamo chiamati, dopo Freud, a un<br />

nuovo sforzo di fondazione dell’esistenza.


4 Domenica<br />

6 dicembre 2009


EDITORIALE Domenica 6 dicembre 2009<br />

5<br />

<strong>Il</strong> Ministro Renato Brunetta,<br />

a sinistra la chiesa in stile gotico a Erice<br />

e in fondo un esempio di capitello barocco leccese<br />

NEL DUBBIO ASTIENITI<br />

<strong>Il</strong> Sud ha storia, diciamolo a Brunetta<br />

E’ invidiato il patrimonio culturale, rappresentato da intellettuali<br />

in ambiti d’eccellenza: scienza politica, filosofia, letteratura, critica d’arte<br />

(continua dalla prima pagina)<br />

BIAGIO AGNES<br />

<strong>Il</strong> primo di quei comandamenti<br />

era preciso e severo:<br />

“Nel dubbio astieniti”. Una<br />

frase netta con un monito<br />

significativo, quello di “rinviare”<br />

sino a verifiche indiscutibili,<br />

nel dubbio, appunto,<br />

che la fonte sia superficiale<br />

o soltanto appena inattendibile<br />

prima di danneggiare<br />

chicchessia. Persone,<br />

istituzioni, categorie.<br />

Alla luce di tutti gli anni che<br />

sono passati da quel dettato<br />

biblico di Picone Stella, vorrei<br />

io, suo discepolo riconoscente,<br />

aggiungere un comandamento suggeritomi<br />

da ciò che mi disturba nello scorrere<br />

certi prodotti giornalistici: la pigrizia. Un<br />

oscuro rifugio a cui si ricorre per non stare lì<br />

a strizzare il cervello, pronti soltanto a cavalcare<br />

logore idee e a disseppellire frasi fatte.<br />

La nostra Scuola è inserita in una grande<br />

Università del Sud, certamente la più antica<br />

e forse anche la più celebrata.<br />

Come un personale, caloroso viatico per le<br />

fortune professionali <strong>dei</strong> nostri giovani praticanti,<br />

vorrei che lasciassero il Campus con il<br />

convincimento di neutralizzare i luoghi<br />

comuni, veri e propri equivoci attardati nel<br />

dannoso folklore che purtroppo intorpidisce<br />

ancora il Mezzogiorno. Luoghi comuni<br />

come la sopravvivenza di schemi derivati<br />

dalla “immarcescibile” Questione<br />

Meridionale, che da quella lontana inchiesta<br />

di Sonnino e Franchetti – ormai da più di un<br />

secolo e mezzo - arriva a noi<br />

con i più vieti pregiudizi.<br />

Idee vecchie e pericolose<br />

generalizzazioni.<br />

Ciò che, invece, si apprezza<br />

è lo sforzo appassionato di<br />

chi, come nel caso di<br />

Saviano, denuncia le tragedie<br />

sociali e il veleno criminoso<br />

che avrebbe fatto di<br />

queste terre un ottimale<br />

“brodo di coltura”. Una<br />

realtà che non può essere<br />

sottaciuta per finta carità di<br />

patria o politicamente confutata<br />

per opportunismo. E<br />

ci danneggia soprattutto<br />

quella faciloneria alla quale<br />

si abbandonano pur degni<br />

colleghi se non in malafede, certamente per<br />

pigrizia.<br />

Noi abbiamo un colossale patrimonio culturale,<br />

rappresentato da intellettuali in ambiti<br />

d’eccellenza: filosofia, letteratura, critica<br />

d’arte, musicologia, scienza politica. Per<br />

citarne qualcuno: Vico, Giannone,<br />

Benedetto Croce<br />

Antonio Gramsci<br />

Francesco De Sanctis<br />

Giovanbattista Vico<br />

La Scuola di Giornalismo<br />

dell’Università degli Studi di Salerno è inserita<br />

in un grande Ateneo del Mezzogiorno,<br />

certamente il più antico e forse il più celebrato<br />

Luigi Sturzo<br />

Genovese, Croce, Gentile, De Sanctis,<br />

Gramsci, Luigi Sturzo, che hanno testimoniato<br />

ben altro Sud. Mi viene in mente, tra<br />

dottrine economiche e politiche su cui il<br />

mondo si è scontrato nell’ 800 e nel ‘900, che<br />

il primo esperimento di “società giusta” la<br />

realizzò - cent’anni prima della teoria di<br />

Marx - un Borbone, non lontano da qui, a<br />

San Leucio: le tuttora famose tessiture pregiate<br />

dove gli operai dividevano gli utili<br />

equamente con l’impresa, la Casa Reale.<br />

A dimostrazione di quanto detto, vorrei passare<br />

dai principi morali al terreno di lavoro<br />

sulla realtà.<br />

A volte, si fa riferimento – tanto per citare<br />

un esempio - alla vivacità del Ministro<br />

Brunetta nel mettere in atto progetti stimolanti<br />

l’efficienza di funzionari, impiegati e<br />

dirigenti. E abbiamo avuto l’occasione di leggere<br />

che terreno suggestivo di queste analisi,<br />

siano stati luoghi di produttività e categorie<br />

di lavoratori meridionali indicati come “fannulloni”.<br />

Ma indagando laboriosamente tra<br />

chi ha una temperatura lavorativa su valori<br />

febbrili e chi discende a gradi bassissimi<br />

quanto a vigore produttivo, il Ministro ha<br />

corretto la sua visione in una apprezzata<br />

intervista. Alla domanda del<br />

cronista (pensata secondo<br />

me come un grimaldello da<br />

affondare nel burro) “Lei<br />

ritiene, signor Ministro, che<br />

nella burocrazia vi siano più<br />

fannulloni al Sud o al<br />

Nord?”, ecco pronta la<br />

risposta di Brunetta che<br />

chiama in causa persino la<br />

storia: “Al Nord, gli Asburgo<br />

allevavano funzionari fedeli<br />

sempre ad un’etica del lavoro<br />

irreprensibile; al Centro<br />

con i Lorena le cose stavano<br />

un poco a mezza strada,<br />

imparentati com’erano con<br />

gli Asburgo, reprensibili di<br />

quando in quando, irreprensibili<br />

talvolta; al Sud i<br />

Borboni con quel che se ne<br />

è detto… Questa geografia<br />

dell’efficienza/inefficienza<br />

oggi non è più attendibile.<br />

Vi sono ottimi funzionari di<br />

stile asburgico in Sicilia e<br />

nel Napoletano e pelandroni<br />

a Milano, impiegati fiorentini<br />

introvabili per l’epidemia<br />

della “pausa caffè” ed<br />

altri ancora in Toscana che si comportano<br />

come al tempo <strong>dei</strong> Lorena, <strong>dei</strong> Borboni, degli<br />

Asburgo… Efficienza e inefficienza a macchia<br />

di leopardo.” Così il Ministro Brunetta.<br />

Diplomazia politica? Forse. Di certo il segnale<br />

che l’abuso del luogo comune inficia le<br />

intenzioni più nobili.


6 Domenica 6 dicembre 2009 PRIMO PIANO<br />

L’incontro con Giustino Parisse, testimone diretto del tragico evento che ha colpito l’Abruzzo<br />

Un giornalista dentro il sisma<br />

«La professione e il libro su Onna mi hanno aiutato ad andare avanti»<br />

«Giustino Parisse è un giornalista<br />

che ha raccontato tutto<br />

quello che è successo a lui e alla<br />

sua terra restando con la schiena<br />

dritta, nonostante il peso<br />

delle macerie». Queste parole<br />

del direttore de «La Città»<br />

Angelo Di Marino definiscono<br />

bene l’uomo e il giornalista<br />

Giustino Parisse, che nel terremoto<br />

abruzzese del 6 aprile<br />

scorso ha perso due figli e il<br />

padre ad Onna, suo paese natale.<br />

La sua testimonianza è stata<br />

al centro dell’incontro dal titolo<br />

«Un giornalista dentro il terremoto»<br />

- che si è tenuto lunedì<br />

23 novembre (29° anniversario<br />

del terremoto in Irpinia) nell’aula<br />

«D’Ambrosio» dell’Università<br />

di Salerno. Un incontro<br />

a cui hanno partecipato anche<br />

il caporedattore centrale de «<strong>Il</strong><br />

Centro» Roberto Marino e il<br />

professore di diritto dell’informazione<br />

Virgilio D’Antonio<br />

oltre al direttore Di Marino.<br />

Spunto per parlare del tragico<br />

evento che ha colpito l’Abruzzo<br />

è stato il libro che Parisse ha<br />

scritto sul suo paese distrutto:<br />

«Quant’era bella la mia Onna.<br />

Cronache dentro il terremoto»,<br />

un testo che - a detta di Di Marino<br />

- «fa commuovere».<br />

Prima dell’intervento di Parisse,<br />

il suo collega Roberto<br />

Marino ha riportato alla memoria<br />

i mesi precedenti alla<br />

scossa del 6 aprile, per evidenziare<br />

che quello dell’Aquila «a<br />

differenza di quello irpino, era<br />

un terremoto che ci aspettavamo<br />

da un momento all’altro<br />

visto che la terra aveva incominciato<br />

a dare i primi segnali<br />

il 14 dicembre del 2008».<br />

Da sinistra: Giustino Parisse, Angelo Di Marino e Roberto Marino<br />

Poi è arrivato il momento di<br />

Parisse. <strong>Il</strong> giornalista abruzzese<br />

è apparso emozionato e ha e-<br />

spresso tutta la sua forza d’animo<br />

e l’amore per il suo mestiere<br />

quando ha ricordato che<br />

«dopo due ore dal crollo della<br />

mia casa, è arrivato un collega<br />

cronista per vedere come stavo,<br />

ma io gli ho detto «adesso non<br />

pensare a me e fa il tuo lavoro»,<br />

perché per me è questo il vero<br />

compito di un giornalista impegnato:<br />

andare e raccontare<br />

quello che si vede con i propri<br />

occhi». E in ciò Parisse si è mostrato<br />

coerente quando ha dichiarato<br />

che «oramai Onna è<br />

fatta di macerie e l’Aquila non è<br />

stata ricostruita del tutto, nel<br />

senso che è una città fantasma<br />

e la consegna delle case provvisorie<br />

non garantisce una vera e<br />

propria ricostruzione di quella<br />

che era una comunità di 30mila<br />

abitanti». In questo processo di<br />

rinascita, per Parisse saranno<br />

molti i fattori che dovranno<br />

fare la propria parte, dal governo<br />

(«per ora i fondi stanziati<br />

dal Cipe non sono ancora abbastanza»)<br />

agli stessi aquilani<br />

(«bisogna rimboccarsi le maniche»)<br />

ai media («la spettacolarizzazione<br />

del dolore è inevitabile,<br />

ma non si deve abbassare<br />

il livello di attenzione sulla<br />

nostra terra»). Se tutti gli attori<br />

coinvolti nella ricostruzione<br />

avranno la stessa volontà di andare<br />

avanti - nonostante tutto -<br />

dimostrata da Parisse, si può<br />

sperare che presto quella terra<br />

ritorni com’era.<br />

Servizi di<br />

FRANCESCO PADULANO<br />

La scheda biografica<br />

Una vita<br />

che continua<br />

Giustino Parisse è nato a Onna nel 1959.<br />

Inizia il mestiere di giornalista nel 1986 al<br />

quotidiano abruzzese «<strong>Il</strong> Centro», diventandone<br />

caposervizio della redazione aquilana<br />

nel 2002. Nel 2009 è promosso a caporedattore.<br />

Appassionato di storia (soprattutto<br />

quella della sua terra) è autore di numerose<br />

pubblicazioni, tra le quali «Indagine su un<br />

massacro. La strage<br />

nazista di Onna<br />

con le foto inedite<br />

dell'eccidio»<br />

scritto con Aldo<br />

Scimia. E proprio<br />

questa sua doppia<br />

veste di cronista<br />

di provincia e di<br />

scrittore mette in<br />

risalto il ruolo<br />

fondamentale della<br />

scrittura nella<br />

vita di Parisse. Un’importanza che nel suo<br />

ultimo libro «Quant’era bella la mia Onna»<br />

assume un valore catartico: «<strong>Il</strong> 6 aprile, dopo<br />

la scossa delle 3,32, la mia vita era come se<br />

fosse finita. Avevo perso i miei figli, mio<br />

padre e altri 38 compaesani. Non volevo più<br />

continuare a fare quello che è sempre stato il<br />

mio lavoro. Poi all’improvviso, dopo una settimana<br />

che io e mia moglie dormivamo in<br />

macchina, le ho detto: «Mi sta tornando la<br />

voglia di scrivere» e in mezz’ora ho finito il<br />

primo articolo in cui racconto quella tragica<br />

notte». Quell’articolo, pubblicato il 14 aprile<br />

su «<strong>Il</strong> Centro», dà il titolo al libro i cui ricavati<br />

saranno tutti devoluti in favore della Pro<br />

Loco e dell’associazione «Onna Onlus» per<br />

la ricostruzione del paese distrutto dal sisma.<br />

Altri 3,5 miliardi di euro di contributi sono stati previsti nella Finanziaria del 2007<br />

Irpinia, lenta ricostruzione<br />

Quando<br />

tremò<br />

la terra<br />

Erano le 19.34 di domenica<br />

23 novembre del<br />

1980 quando venne la<br />

scossa, la cui magnitudo<br />

era di 6,9 della scala<br />

Richter e tra il nono e il<br />

decimo grado della scala<br />

Mercalli, per la durata<br />

di 90 secondi. L’epicentro<br />

si ebbe a Conza<br />

della Campania, e si e-<br />

stese per una vasta a-<br />

rea, tra l’Irpinia e il Vulture,<br />

che comprendeva<br />

le province di Avellino,<br />

Salerno e Potenza, dove<br />

risiedevano 300.000<br />

persone. I morti furono<br />

2.914, i feriti 8.848<br />

e gli sfollati 280.000.<br />

Dopo 29 anni dal terremoto i lavori sono ancora da completare<br />

<strong>Il</strong> terremoto non si dimentica. E non si<br />

dimentica neppure dopo 29 anni, il<br />

tempo trascorso da quello dell’Irpinia.<br />

La vita di chi lo vive cambia radicalmente<br />

come quella delle comunità<br />

colpite e resta indelebile nella memoria<br />

individuale e storica. Forse col<br />

tempo se ne parla di meno, ma certo<br />

tutto ritorna presente quando arrivano<br />

altre scosse, altre morti e altre macerie<br />

poco lontano, come quello avvenuto<br />

in Abruzzo solo il 6 aprile scorso,<br />

o anche molto più distante da dove la<br />

terra ha già tremato. E il terremoto<br />

non si dimentica neppure perché la ricostruzione<br />

è una fase invocata e agognata<br />

da subito, nella speranza di riprendere<br />

la vita di sempre e il più presto<br />

possibile, ma che resta lunga e difficile.<br />

Un percorso che non é ancora<br />

ultimato, ci sono strade, spazi vuoti da<br />

riedificare, palazzi diroccati in più parti<br />

dell’ampia zona interessata dalla<br />

sciagura naturale. <strong>Il</strong> tempo, però, fa a-<br />

bituare a queste visioni e non ci si accorge<br />

più di quei segni, lasciati sempre<br />

lì, fino a rivederli di nuovo quando<br />

riappaiono le stesse scene, però, altro-<br />

A sinistra la torre<br />

dell’orologio<br />

di Avellino nel 1980<br />

e a lato la torre<br />

dell’orologio oggi<br />

ve. <strong>Il</strong> tempo, infine, aggiunge ai lavori<br />

di ricostruzione anche quelli di riqualificazione,<br />

quelli più quotidiani o anche<br />

importanti, come quelli di urbanistica,<br />

e allora l’eterno cantiere proprio<br />

non finisce mai. Chi non ci vive e<br />

ritorna di tanto in tanto ha come l’impressione<br />

che la ricostruzione non sia<br />

mai terminata. La gran parte, in effetti,<br />

è stata realizzata, anche le zone più<br />

disastrate sono ormai centri vivi e vivibili,<br />

anche se la condizione di permanente<br />

provvisorietà ed emergenza<br />

resta ancora nell’animo e, forse, non<br />

solo. Del resto è storia recente lo<br />

smantellamento e la bonifica delle<br />

aree prefabbricate, dove hanno soggiornato<br />

per anni e anni intere famiglie<br />

e sono nati e cresciuti bambini, fino<br />

alla maggiore età e anche oltre.<br />

Nell’area del cratere sono arrivati, nel<br />

tempo, circa 30 miliardi di euro e ancora<br />

nella Finanziaria 2007 è previsto<br />

un contributo quindicennale di 3,5<br />

miliardi di euro per la ricostruzione<br />

da completare. <strong>Il</strong> percorso lento, certamente,<br />

attende ancora la sua ultimazione,<br />

ma non va dimenticato che la<br />

gravità dell’evento sismico fu immane.<br />

Pochi dati bastano a darne il chiaro<br />

senso: Secondo i resoconti dell’Ufficio<br />

del Commissario Straordinario<br />

furono 679 i comuni colpiti e<br />

in 8 province: Avellino, Salerno, Benevento,<br />

Caserta, Napoli, Potenza,<br />

Matera e Foggia. Tre le province che<br />

ebbero maggiori danni e furono:<br />

Avellino con 103 Comuni su 119,<br />

Salerno con 66 e Potenza con 45.<br />

Servizi di<br />

SONIA ACERRA


Scontrini fiscali<br />

tu chiamali<br />

se vuoi evasioni<br />

«Se rispetto la legge non guadagno»<br />

PRIMO PIANO Domenica 6 dicembre 2009<br />

Nel paese <strong>dei</strong> fu rbetti la lotta a chi froda lo Stato sembra essere una battaglia persa in partenza<br />

7<br />

<strong>Il</strong> fatto<br />

in numeri<br />

«Le ho battuto un po’ di meno». Un ritornello<br />

inconfondibile che va in scena in moltissimi esercizi<br />

commerciali quando si tratta di rilasciare <strong>scontrini</strong><br />

. In tutta la Campania non serve alcuna indagine<br />

accurata, nessun appostamento, nessuna segnalazione<br />

per “sgamare” i furbetti. Basta prestare maggiore<br />

attenzione durante i più banali momenti di<br />

vita quotidiana: una passeggiata in centro a<br />

Salerno, ad esempio in piazza Cavalieri di Vittorio<br />

Veneto in un giorno di mercato. La magica frase<br />

giunge un po’ da ogni bancarella : «Signò, vi ho battuto<br />

un po’ di meno». Oppure un aperitivo in compagnia,<br />

nei pressi del campus di Fisciano, dopo aver<br />

saldato il conto, ecco la fatidica formula accompagnata<br />

dal sorriso di chi ti invita ad essere suo complice.<br />

E così via, da Salerno a Napoli, da Benevento<br />

a Caserta passando per Avellino. “Tu chiamale se<br />

vuoi evasioni” direbbe Battisti. C’è chi prova a giustificarsi:<br />

«Se i commercianti volessero rispettare al<br />

100% le prescrizioni fiscali il guadagno sarebbe<br />

vicino allo zero». Sembra, però, da quello che<br />

dichiarano dall’Agenzia delle Entrate e dal<br />

Codacons, che la tendenza a non emettere <strong>scontrini</strong><br />

tra i commercianti, si stia attenuando:<br />

«I controlli sono più severi.<br />

I commercianti sanno di rischiare<br />

grosso». E in effetti, a supporto di<br />

tale tesi ci sono i dati forniti dalla<br />

Guardia di Finanza: nel solo 2008,<br />

in provincia di Salerno i controlli<br />

delle Fiamme Gialle sugli <strong>scontrini</strong><br />

sono stati oltre 5mila, con circa il<br />

30% di rilievi: dati in linea con quelli<br />

del 2009. Anche se è opinione di<br />

molti che con la finanziaria del<br />

2008 sia più facile evadere: il numero<br />

di infrazioni che portano alla<br />

chiusura dell’esercizio passa da tre a<br />

quattro, da effettuarsi in giorni<br />

diversi nell’arco di 5 anni (prima<br />

bastavano tre mancati <strong>scontrini</strong> in<br />

una sera). Inoltre è stata abolita la<br />

cosiddetta “gogna fiscale”, non è più<br />

possibile cioè applicare il cartello<br />

che recita “Chiuso per evasione”.<br />

C’è un’ altra categoria che, stando a<br />

quanto dichiarano le fonti, evade<br />

un bel po’: i medici. A tal proposito<br />

il presidente regionale del Codacons,<br />

professor Enrico Marchetti<br />

ha dichiarato che «è più facile con<br />

categorie come quella <strong>dei</strong> medici,<br />

poiché il cittadino nutre verso di<br />

essa timore reverenziale e dunque<br />

non recrimina se non gli viene rilasciata<br />

la fattura». Celebre, in questo senso, fu un’inchiesta<br />

di Daniela Minerva pubblicata su “L’Espresso”.<br />

L’articolo metteva in luce come molti<br />

medici scegliessero di lavorare in esclusiva per gli<br />

ospedali esercitando poi nel privato, rendendo<br />

impossibili i controlli. C’è poi chi non accetta di<br />

essere complice e realizza pregevoli iniziative. E’ il<br />

caso del sito “evasori.info” che dà la possibilità di<br />

segnalare in forma anonima le evasioni a cui si assiste.<br />

Nella sezione statistica si nota che al top degli<br />

evasori ci sarebbero i costruttori e le immobiliari.<br />

Sul podio anche medici e dentisti. E’ bene considerare<br />

però “evasori.info” per quello che è: solo un<br />

ottimo spunto di riflessione. La realtà, in tempi di<br />

scudi fiscali viene ben descritta dal Codacons con<br />

Marchetti : «Non vedo possibilità di combattere<br />

seriamente l’evasione, anzi, visti i messaggi che arrivano,<br />

forse c’è una sensibilizzazione contraria».<br />

Sono 4120 gli evasori<br />

totali e paratotali<br />

individuati<br />

dalla Guardia di<br />

Finanza nel 2009.<br />

10 miliardi di euro<br />

dovrebbe essere la<br />

somma recuperata<br />

dalla denuncia<br />

degli evasori totali<br />

2009.<br />

730000 accessi:<br />

sono quelli che le<br />

fiamme gialli si<br />

propongono di<br />

sviluppare per gli<br />

<strong>scontrini</strong> fiscali<br />

5890 sono stati i<br />

controlli effettuati<br />

dai finanzieri su<br />

<strong>scontrini</strong> e ricevute<br />

in Provincia di<br />

Salerno fino a<br />

ottobre 2009, 1690<br />

i rilievi apportati<br />

(pari al 27,78%)<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO M. BORRELLI<br />

CRISTIANO VELLA<br />

Tanti dubbi<br />

ma poche<br />

certezze<br />

Se i commercianti si dicono<br />

“costretti” a evadere un<br />

po’ perché altrimenti il<br />

guadagno è pari a zero. Se<br />

con la nuova normativa il<br />

cliente non è multato dagli<br />

agenti. Se si rischia il<br />

sequestro dell’attività. Se i<br />

dati indicano sempre cifre<br />

alte legate all’evasione fiscale.<br />

Se tutti sembrano<br />

vittime di un sistema viziato.<br />

E se tutti o quasi hanno<br />

l’impressione di non essere<br />

direttamente legati (se non<br />

in parte) all’economia sommersa.<br />

Cosa succede nella<br />

pratica? Su chi grava maggiormente<br />

il mancato gettito<br />

che deriva dall’omissione<br />

di <strong>scontrini</strong>, ricevute e<br />

fatture? Una risposta chiara<br />

non si coglie da nessun<br />

versante. Da un lato proclami<br />

di incremento della<br />

lotta all’evasione, dall’altro<br />

messaggi di insofferenza<br />

verso le tasse. Di sicuro chi<br />

si sente maggiormente<br />

danneggiato dalla situazione<br />

è la categoria <strong>dei</strong> lavoratori<br />

dipendenti, che interpellati<br />

dichiarano “Noi non<br />

possiamo evadere” ed e-<br />

spongono la viva preoccupazione<br />

che il dilagare del<br />

fenomeno possa avere ripercussioni<br />

sull’aliquota<br />

delle loro tasse.<br />

Parla Nunzi di Confcommercio Napoli<br />

Niente multa al cliente<br />

Dottor Tullio Nunzi, in qualità di<br />

commissario dell’Ascom Confcommercio<br />

di Napoli, qual’è secondo<br />

lei il dato eclatante del<br />

femomeno evasione?<br />

<strong>Il</strong> vero e proprio caso eclatante è<br />

costituito dall'abusivismo commerciale<br />

che rappresenta ormai una<br />

vera e propria piaga socio-economica.<br />

È fonte certa di concorrenza<br />

sleale per le imprese del terziario<br />

oltre che di illegalità diffusa soprattutto<br />

sul piano della evasione fiscale<br />

e della vendita <strong>dei</strong> prodotti contraffatti.<br />

Basti pensare che costa allo<br />

Stato ogni anno come una<br />

Finanziaria in termini di evasione<br />

(2-3 miliardi di euro di l'Iva, 3-3,5<br />

miliardi di imposte sul reddito,<br />

senza contare i mancati introiti per<br />

Inps o Tosap).<br />

In cosa è penalizzato il cittadino<br />

La licenza<br />

sospesa<br />

a chi sgarra<br />

Dalla regola alla prassi,<br />

vincoli e limiti della norma<br />

I Carabinieri pongono sotto sequestro un esercizio pubblico<br />

Dottor Francesco Falzetti,<br />

in qualità di avvocato per<br />

l’Assoconsumatori, cosa<br />

prevede la legge?<br />

Nell'ipotesi di mancata<br />

emissione dello scontrino<br />

fiscale la legge, prevede che<br />

nel caso in cui nel corso di<br />

un quinquennio vengano<br />

riscontrate quattro distinte<br />

nell’omissione delle ricevute?<br />

L'attuale disciplina non prevede più<br />

alcuna sanzione per l'acquirente che<br />

non sia in possesso dello scontrino<br />

fiscale. Attualmente tale documento<br />

ha per l'acquirente valore di<br />

prova dell'acquisto fatto soprattutto<br />

ai fini degli effetti della garanzia<br />

relativa beni di consumo.<br />

Quali le sanzioni per chi è scoperto?<br />

L'attuale disciplina introdotta con<br />

della finanziaria 2008 prevede che la<br />

sospensione dell'attività da tre giorni<br />

a un mese. Per mancata emissione<br />

degli <strong>scontrini</strong> scatta dopo 4 violazioni<br />

contestate in 5 anni e in giorni<br />

diversi. Se il totale <strong>dei</strong> corrispettivi<br />

oggetto di contestazione eccede<br />

la somma di euro 50mila la sospensione<br />

è da un mese a sei mesi<br />

violazioni dell'obbligo di<br />

emettere la ricevuta fiscale o<br />

lo scontrino fiscale, può<br />

essere disposta in danno del<br />

commerciante la sospensione<br />

della licenza o dell'autorizzazione<br />

all'esercizio dell'attività<br />

per un periodo<br />

variabile dai 3 ai 30 giorni, a<br />

condizione che queste violazioni<br />

vengano commesse e<br />

poi accertate in giorni diversi.<br />

Quali termini di notifica d<br />

provvedimento?<br />

<strong>Il</strong> provvedimento della Direzione<br />

regionale dell'Agenzia<br />

delle Entrate territoriale<br />

in base al domicilio<br />

fiscale del contribuente, che<br />

va notificato, a pena di decadenza,<br />

entro sei mesi dalla<br />

contestazione della terza<br />

violazione, è immediatamente<br />

esecutivo. Contro il<br />

provvedimento è ammesso<br />

da un lato il ricorso per ottenerne<br />

l'annullamento, dall'altro<br />

è ammessa la definizione<br />

agevolata, che, tuttavia,<br />

riguarda esclusivamente<br />

le sanzioni accessorie, come<br />

statuito da ultimo dalla<br />

Corte di Cassazione con la<br />

sentenza 12124 del 13<br />

novembre 2009. Cioè, il<br />

pagamento immediato, non<br />

impedisce la sospensione<br />

della licenza, ma riguarda<br />

solo le sanzioni accessorie.<br />

C’è contraddizione tra la<br />

legge e la prassi?<br />

Da un lato la legge, nell'estendere<br />

l'arco temporale in<br />

cui devono essere contestate<br />

le violazioni, sembra riconoscere<br />

un certo favore<br />

verso il contribuente, dall'altro<br />

la prassi, costituita dalla<br />

menzionata circolare della<br />

Agenzia delle Entrate, sembra<br />

imporne una applicazione<br />

più rigorosa che si affianca<br />

alla ultima interpretazione<br />

(citata) della Suprema<br />

Corte.


8 Domenica<br />

6 dicembre 2009 PRIMO PIANO<br />

280 milioni per riqualificare la Circumvesuviana da Moregine alle Terme<br />

Castellammare riparte<br />

dalle sue cinque stazioni<br />

Le fermate dell’arte<br />

“musei obbligatori”<br />

Non di sola “munnezza” e camorra<br />

è la nostra terra. Ad accorgersene<br />

una giuria internazionale<br />

tra i cui componenti figurano i<br />

nomi di Robert Wright (Financial<br />

Times) e Tom Symonds (BBC)<br />

che, nell’ambito di “Metros 2009”,<br />

la più grande manifestazione sull’industria<br />

delle metropolitane, ha<br />

assegnato alla Campania, l’oscar<br />

mondiale <strong>dei</strong> trasporti. <strong>Il</strong> premio,<br />

”Most Innovative Approch to<br />

Station Development” (approccio<br />

più innovativo per la riqualificazione<br />

delle stazioni) incorona la<br />

rivoluzione del sistema ferroviario<br />

regionale che, nel 2015, si prevede<br />

raggiungerà 1400 km di<br />

binari e 423 stazioni, in un’unica<br />

grande rete di collegamento. Favorendo,<br />

dato non trascurabile in<br />

era di bioenergia, una diminuzione<br />

giornaliera di 235 mila auto<br />

che corrispondono a 250 mila<br />

tonnellate in meno all’anno, di<br />

emissioni di CO2.<br />

E’ in questo sistema che si inserisce<br />

il progetto della riqualificazione<br />

delle cinque stazioni della<br />

Metrò Stabia da Moregine (area<br />

archeologica pompeiana) a Castellammare<br />

Terme (passando<br />

per quella di Pioppaino, per la<br />

nuova stazione di Via Nocera e<br />

per Castellammare centro) e del<br />

raddoppio del binario ferroviario<br />

dal fiume Sarno al promontorio<br />

di Pozzano. In termini di cifre, un<br />

volume di 137 milioni di euro per<br />

la sola operazione raddoppio e<br />

oltre 150 milioni (risorse Fas<br />

2007/2013) per il rinnovo delle<br />

stazioni che diventeranno luoghi<br />

Pioppaino com’è<br />

Pioppaino come sarà<br />

d’arte e di aggregazione cittadina.<br />

Viatico per l’intera riqualificazione<br />

urbanistica di quartieri degradati.<br />

E’ il caso di Pioppaino alle<br />

spalle del quartiere popolare<br />

Savorito, «stazione progettata -<br />

spiega l’architetto Ferruccio Izzo -<br />

come una sorta di galleria di spazi<br />

urbani, allo scopo di saldare la<br />

cesura tra la fascia costiera e l’entroterra».<br />

<strong>Il</strong> programma Metrò Stabia nato<br />

da un‘intesa tra Regione, Circumvesuviana,<br />

Eav, Comune di<br />

Castellammare e il concessionario<br />

Consorzio San Giorgio Volla<br />

Due (con Ansaldo capofila) si<br />

inserisce in un piano più ampio di<br />

restyling di Castellammare. «Dall’abbattimento<br />

delle case parcheggio<br />

di Savorito - spiega Raffaele<br />

Esposito, assessore all’urbanistica<br />

del Comune - al rifacimento<br />

di tutto il lungomare. I<br />

vecchi opifici industriali saranno<br />

riconvertiti in attività commerciali<br />

e diportistiche; d’intesa con<br />

Regione e Ferrovie dello Stato,<br />

prevediamo di trasformare la<br />

tratta ferroviaria che paralizza la<br />

città con i troppi passaggi a livello,<br />

in una linea di mobilità cittadina<br />

e l’autorità portuale, sta per<br />

partire con un bando di costruzione<br />

e concessione della nuova<br />

stazione marittima per l’attracco<br />

di navi da crociera».<br />

Con la pedonalizzazione di parte<br />

del lungomare fino alle antiche<br />

terme, dove sono previste piscine<br />

termali e un anfiteatro, cambierà<br />

insomma il look di Castellammare,<br />

ma che non sia, solo lifting.<br />

Riqualificare le stazioni del sistema trasportistico<br />

campano per farne luoghi di<br />

attrazione e di incontro, spazi urbani al<br />

servizio <strong>dei</strong> cittadini ma soprattutto luoghi<br />

dell’arte. “Musei obbligatori” come li definisce<br />

Achille Bonito Oliva.<br />

Quella di Pioppaino, alle spalle del quartiere<br />

Savorito, insediamento di case popolari del<br />

dopoterremoto, ospiterà ”Well” opera dello<br />

scultore contemporaneo Antony Gormley. <strong>Il</strong><br />

calco in ghisa di una figura umana posta a<br />

testa in giù nell’atrio della stazione, diventa<br />

elemento di attrazione e sintetizza la geniale<br />

ricerca dell’artista sul rapporto tra la figura<br />

umana, lo spazio e l’architettura. All’architetto<br />

Peter Haysman, al suo debutto campano<br />

è stata affidata la riqualificazione della<br />

stazione di Pompei Santuario.<br />

CHIARA DEL GAUDIO<br />

Assessore Cascetta, qual è<br />

l’importanza del progetto<br />

Metrò Stabia ?<br />

Si inserisce nell’intervento<br />

che stiamo realizzando su<br />

tutta la Circumvesuviana:<br />

abbiamo appena presentato<br />

il progetto di riqualificazione<br />

delle stazioni di<br />

Pompei Scavi, Ercolano,<br />

Nola e Sarno e stiamo per<br />

inaugurare due nuove stazioni<br />

con tre km di galleria<br />

per il tratto tra Torre Annunziata,<br />

Boscoreale e Boscotrecase.<br />

<strong>Il</strong> nostro standard<br />

di qualità è diventato<br />

un brand riconosciuto a<br />

livello mondiale: “la strategia<br />

del bello”, fare delle stazioni<br />

luoghi di aggregazione,<br />

di qualità urbana, “stazioni<br />

museo obbligatorie”<br />

come le definisce Bonito<br />

Oliva. Scommessa vinta<br />

anche in quartieri difficili<br />

come Rione Traiano o<br />

Scampia dove sono percepite<br />

come un valore del territorio.<br />

Quali lavori sono già in<br />

atto?<br />

<strong>Il</strong> raddoppio di tutta la linea<br />

ferroviaria che da Torre<br />

Annunziata attraversa Castellammare.<br />

Puntiamo nel<br />

giro di qualche anno ad una<br />

metropolitana regionale<br />

con un treno ogni 10 minuti<br />

e le nuove cinque stazioni<br />

che cambieranno profondamente<br />

l’aspetto di Ca-<br />

L’assessore Ennio Cascetta<br />

«Puntiamo<br />

al Metrò<br />

regionale»<br />

stellammare.<br />

Ma la Delibera di Giunta<br />

Regionale (n.1581 del<br />

15.10.09) non prevede la<br />

copertura finanziaria per<br />

tutto il progetto...<br />

Come tutti quelli più delicati,<br />

anche questo progetto,<br />

richiede gradualità. Oltre al<br />

raddoppio della linea, 137<br />

milioni di euro già coperti,<br />

abbiamo finanziato tre delle<br />

cinque stazioni previste. Per<br />

Moregine e Castellammare<br />

Terme, individueremo le<br />

risorse, non appena ci sarà<br />

l’approvazione da parte della<br />

Sovrintendenza.<br />

A che punto è l’erogazione<br />

<strong>dei</strong> fondi ?<br />

Parte di queste risorse sono<br />

collegate ai Fas 2007-2013<br />

che il Governo non ha<br />

messo ancora a disposizione<br />

delle Regioni meridionali e<br />

per i quali è stato fatto un<br />

uso scollegato alle finalità<br />

per cui erano stati concepiti:<br />

dal pagamento degli ammortizzatori<br />

sociali alla eliminazione<br />

dell’ICI per la<br />

prima casa. Ora attendiamo<br />

l’assegnazione di queste<br />

risorse per poter trasformare<br />

i progetti in cantieri.<br />

Sindaco Vozza, il progetto<br />

Metrò Stabia si inserisce<br />

in un programma di<br />

riqualificazione della<br />

città.<br />

Le cinque stazioni diventano<br />

luoghi di ammaliamento,<br />

pensiamo a quella<br />

di Castellammare Terme<br />

con la riapertura delle<br />

Terme Antiche nel giugno<br />

2010. Spero poi che diventino<br />

sei con la apertura<br />

tutto l’anno di quella di<br />

Pozzano attiva solo nel<br />

periodo balneare. Ma il<br />

progetto si amplia con il<br />

programma“ Più Europa”<br />

fondi europei per la riqualificazione<br />

di tutto il water<br />

front “da porto a porto” da<br />

quello di Marina di Stabia<br />

al porto commerciale.<br />

Qual è la portata finanziaria<br />

del progetto?<br />

Abbiamo un accordo<br />

complessivo con la Regione<br />

Campania di circa<br />

55 milioni di euro di fondi<br />

europei, <strong>dei</strong> quali per i<br />

primi 15 l’uscita <strong>dei</strong> bandi<br />

è prevista tra fine anno e<br />

metà gennaio.Con i fondi<br />

<strong>dei</strong> privati derivanti dalle<br />

trasformazioni <strong>dei</strong> volumi<br />

industriali di via De Gasperi<br />

raggiungeremo un<br />

volume complessivo di<br />

150-200 milioni di euro,<br />

per opere da realizzarsi<br />

entro il 2013.<br />

<strong>Il</strong> sindaco Salvatore Vozza<br />

«Le forze sane<br />

scendano<br />

in campo»<br />

Come si potranno gestire<br />

le privatizzazioni in luoghi<br />

contaminati dalla criminalità?<br />

E’ inutile negarlo la camorra<br />

è molto presente in città<br />

ma sono convinto che le<br />

forze sane di Castellamare<br />

stanno prevalendo. Questa<br />

è la ragione per cui non mi<br />

sono opposto alla commissione<br />

di accesso. Chi non<br />

ha paura degli atti che ha<br />

prodotto, non ha paura<br />

neanche <strong>dei</strong> controlli: aiutano<br />

a ricostruire il rapporto<br />

di fiducia tra cittadini e<br />

istituzioni.<br />

Come ritiene sarà possibile<br />

gestire gli appalti sul<br />

piano della legalità e della<br />

trasparenza?<br />

Siamo stati i primi in<br />

Campania insieme al Comune<br />

di Torre Annunziata,<br />

su sollecitazione del<br />

Prefetto, a dar vita alla<br />

stazione unica appaltante:<br />

le gare di appalto<br />

vengono affidate al Provveditorato<br />

alle Opere<br />

Pubbliche.<br />

Questo garantisce maggiori<br />

controlli e minori<br />

possibilità di incursioni.


PRIMO PIANO Domenica 6 dicembre 2009<br />

Trenta incidenti in pochi mesi sulla Provinciale che collega Agropoli a Policastro<br />

Cilentana a sorpasso mortale<br />

9<br />

Ci sono voluti circa trent’anni per<br />

realizzare la Cilentana, la strada<br />

provinciale che da Agropoli porta<br />

allo svincolo di Policastro Bussentino,<br />

ma ne sono bastati tre per<br />

ribattezzarla “la strada della morte”.<br />

Si tratta di un progetto iniziato negli<br />

anni Settanta e portato a compimento<br />

solo tre anni fa, il 25 febbraio<br />

del 2006, con la realizzazione<br />

dell’ultima bretella, la Futani-<br />

Centola.<br />

La strada provinciale 430, questo il<br />

nome della Cilentana, nasce per l’esigenza<br />

di arrivare a Vallo della Lucania,<br />

senza necessariamente salire<br />

da Ogliastro Cilento a Rutino e poi<br />

scendere a Vallo.<br />

<strong>Il</strong> primo tratto, realizzato dalla Provincia,<br />

che va da Paestum ad Agropoli,<br />

presentò <strong>dei</strong> problemi fin dall’inizio.<br />

La prima ditta appaltatrice<br />

fallì e dovette ripetersi la gara. I-<br />

noltre fu costruito un rilevato ad<br />

altezza naturale che a causa dell’ingente<br />

traffico è risultato sempre<br />

scosceso. Andrebbe smontato e<br />

ricostruito.<br />

Ma è il secondo lotto, sempre realizzato<br />

dalla Provincia, l’anima di<br />

questa strada. Dopo vari studi,<br />

effettuati dall’Università di Napoli<br />

“Federico II”, si decise di costruire<br />

una galleria, quella di Pattano, per<br />

arrivare a Omignano e di lì a Vallo.<br />

Ma anche la galleria di Pattano ha<br />

sempre dato grossi problemi sia a<br />

causa di un terreno difficile da<br />

gestire; sia a causa della calotta della<br />

galleria che appena aperta crollò.<br />

È il terzo tratto della Cilentana, che<br />

porta da Omignano a Vallo Scalo,<br />

l’unico costruito e gestito dall’Anas.<br />

E’ considerato uno <strong>dei</strong> tratti più pericolosi,<br />

con molte curve e presenta<br />

all’attivo numerosi incidenti.<br />

Da Vallo Scalo a Vallo fu creato un<br />

altro tratto di strada, il quarto.<br />

Quest’ultimo, pieno di curve, all’inizio<br />

non presentava alcuna illuminazione<br />

lungo la carreggiata e nelle<br />

gallerie. Soprattutto in quella di<br />

Pattano, che risultava essere la più<br />

pericolosa. Non solo. Nella galleria<br />

erano presenti anche <strong>dei</strong> tubi di<br />

drenaggio, uno <strong>dei</strong> quali cadde<br />

sopra un camion ma fortunatamente<br />

non provocò alcun incidente.<br />

<strong>Il</strong> problema fu risolto solo dopo<br />

vari esposti fatti dalla Procura della<br />

Repubblica di Vallo agli ideatori<br />

della Cilentana.<br />

<strong>Il</strong> penultimo tratto arriva fino a<br />

Futani e attraversa quattro gallerie,<br />

anche queste, all’inizio, molto<br />

pericolose per via di una scarsa<br />

illuminazione.<br />

L’ultimo pezzo della 430 è la bretella<br />

che da Futani porta a Centola. Ci<br />

sono voluti nove anni e centocinquanta<br />

milioni di euro per la sua<br />

realizzazione.<br />

«I costi per costruire quest’ultimo<br />

tratto verranno ammortizzati dall’apertura<br />

della superstrada a un<br />

maggiore bacino d’utenza proveniente<br />

anche dal Lazio, dalla<br />

Basilicata e dalla Calabria. E grazie<br />

alla corsia a scorrimento veloce<br />

sarà incrementato il traffico commerciale<br />

su gomma verso il Sud<br />

della Campania», dice in sindaco di<br />

Centola Giovanni Stanziola.<br />

Questo è l’unico tratto, <strong>dei</strong> sei edificati,<br />

che rispetta le normative<br />

previste e indicate dal Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche negli anni<br />

Ottanta, che solo nel 2005 sono<br />

diventate legge.<br />

A tre anni dall’apertura dell’ultimo tratto<br />

già si pensa ad un rifacimento della carreggiata<br />

Tutti i viadotti sono costruiti a<br />

norma, sono state prese in considerazione<br />

tutte le dichiarazioni di<br />

sismicità della zona e i guard-rail<br />

sono regolamentari, a differenza di<br />

quelli presenti nei tratti costruiti<br />

precedentemente. Inoltre nelle due<br />

gallerie e agli svincoli sono stati<br />

attivati potenti impianti d’illuminazione<br />

e un sistema di delimitazione<br />

Sono una dozzina gli incidenti mortali (uno con<br />

tre deceduti) avvenuti sulla Cilentana in soli tre<br />

anni, nel tratto compreso tra Policastro e Vallo<br />

della Lucania, di competenza della Polizia stradale<br />

di Sapri guidata dal comandante Raffaele Vaccarella.<br />

Mentre sono venti gli scontri non mortali<br />

accaduti solo nell’ultimo anno. È proprio il pezzo<br />

di strada che congiunge Vallo a Policastro ad<br />

essere quello più colpito dagli incidenti.<br />

«Nel tratto che va da Battipaglia fino a Vallo accadono<br />

meno scontri perché sono presenti più<br />

<strong>dei</strong> margini della carreggiata, per<br />

ovviare al rischio nebbia.<br />

Per il Cilento e per tutto il comprensorio<br />

a sud della Campania, la<br />

Futani-Centola è d’importanza<br />

fondamentale per due motivi.<br />

Da un lato migliorerà la viabilità<br />

dell’area e del Golfo di Policastro,<br />

alleggerendo il traffico sulla Statale<br />

18. Dall’altro costituirà una valida<br />

alternativa all’autostrada A3 Salerno-Reggio<br />

Calabria, nota per gli<br />

ingorghi nell’alta stagione.<br />

I restanti lotti, progettati tra il 1973<br />

e il 1974, andrebbero ristrutturati e<br />

messi definitivamnete a norma.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIA EMILIA COBUCCI<br />

In alto<br />

uno degli incidenti<br />

sulla Cilentana<br />

e nella cartina<br />

il percorso<br />

della strada<br />

da Agropoli<br />

a Policastro<br />

A Pattano nello scontro del 6 novembre: hanno perso la vita madre e figlia<br />

L’alta velocità tra gli imputati<br />

Centinaia gli interventi effettuati dalla Polizia stradale di Sapri<br />

autovelox, e la strada è più trafficata», dice<br />

Vaccarella. Molte delle cause degli incidenti sono da<br />

imputare alla violazione <strong>dei</strong> conducenti delle norme<br />

stradale, e in primis all’alta velocità.<br />

«Questo va la di là delle caratteristiche che presenta<br />

la strada. Spesso si ci distrae e di conseguenza si<br />

perde il controllo della macchina», aggiunge il comandante.<br />

Che è stato testimone dell’ultima tragedia<br />

avvenuta a Pattano, dove mamma e figlia hanno<br />

perso la vita a causa di uno scontro con una macchina<br />

che proveniva dalla direzione opposta.<br />

IL PROGETTISTA<br />

«Alla base<br />

norme<br />

vecchie»<br />

L’ingegnere Vincenzo Bove è<br />

uno <strong>dei</strong> progettisti della Cilentana<br />

E’ una strada giovane<br />

eppure già si sono verificati<br />

molti incidenti. Dov’è il problema?<br />

Innanzitutto lungo la Strada<br />

Provinciale 430, gli automobilisti<br />

non rispettano il limite di 70<br />

all’ora.<br />

Ma è una strada a scorrimento<br />

veloce?<br />

Secondo il progetto originario<br />

sicuramente è così. Ma visto che<br />

ci sono voluti trent’anni per realizzarla,<br />

adesso le cose sono<br />

cambiate.<br />

In che senso?<br />

Quando è stato disegnato il progetto,<br />

negli anni settanta, la<br />

Cilentana presentava tutte le<br />

caratteristiche di una strada a<br />

scorrimento veloce. Ma negli<br />

anni Ottanta il Cnr ha iniziato a<br />

consigliare delle norme da seguire<br />

per la realizzazione delle<br />

strade, che nel 2005 sono diventate<br />

legge.<br />

Quindi?<br />

Sono cambiate le caratteristiche<br />

che una strada deve presentare<br />

per poter essere a scorrimento<br />

veloce. Oggi è necessario, oltre<br />

agli accessi controllati, anche lo<br />

spartitraffico, più moderni guardrail,<br />

e sono soprattutto d’obbligo<br />

le quattro corsie.<br />

Caratteristiche non presenti<br />

nella Cilentana ?<br />

Assolutamente no. Oltre agli<br />

accessi controllati, non è presente<br />

nient’altro di ciò che è previsto<br />

dalla legge del 2005. Esiste la<br />

doppia corsia, cioè quella di sorpasso,<br />

solo “a salire” e solo nei<br />

punti dove il livello di pendenza<br />

supera il 4%. Soprattutto, la<br />

Strada Provinciale 430 presenta<br />

delle barriere protettive del tutto<br />

obsolete. C’è anche da dire che in<br />

alcuni punti, dove le condizioni<br />

climatiche sono più avverse,<br />

bisognerebbe mettere un asfalto<br />

drenante. È solo l’ultimo tratto,<br />

quello che da Futani porta a<br />

Centola, a rispecchiare determinate<br />

caratteristiche.<br />

Come mai?<br />

Perché si tratta dell’ultimo lotto<br />

realizzato, per il quale ci sono<br />

voluti nove anni e sono stati<br />

stanziati centocinquanta milioni<br />

di euro.<br />

Allora di che tipo di strada si<br />

tratta?<br />

Di una strada extraurbana<br />

secondaria, con un limite di velocità<br />

intorno ai sessanta chilometri<br />

orari, non di più.<br />

Andrebbe rinnovata?<br />

Certo, rispettando tutti i requisiti<br />

richiesti per una strada a scorrimento<br />

veloce.<br />

Di chi è la competenza per il<br />

rifacimento?<br />

Della Provincia, che però non ha<br />

fondi a sufficienza.


10 Domenica<br />

6 dicembre 2009 PRIMO PIANO<br />

Gli shopper tradizionali assorbono l’otto per cento della produzione mondiale di petrolio<br />

Mater bi,<br />

la busta amica<br />

dell’ambiente<br />

La plastica resta però più economica<br />

Numeri<br />

allarmanti<br />

Mezzo chilo di amido di mais e un chilo di olio di<br />

girasole: è questa la ricetta per ottenere cento buste<br />

biodegradabili in mater bi, la bioplastica del futuro<br />

derivata da materie prime rinnovabili come<br />

l’amido di mais o delle patate. Tramite un processo<br />

di destrutturazione, la struttura molecolare<br />

dell’amido viene riorganizzata per creare un nuovo<br />

ordine cristallino resistente all’acqua e al calore<br />

fino a 85°. La scoperta risale ai primi anni ’90 grazie<br />

a un’industria ternana ancora oggi leader mondiale<br />

del settore. La bioplastica consente di ridurre<br />

i gas serra derivanti dalla lavorazione del petrolio<br />

(la plastica usa l’8% della produzione mondiale<br />

di greggio), riduce il consumo di energia, e alla<br />

fine torna alla terra da cui è partita. La sua assoluta<br />

biodegradabilità in ogni tipo di ambiente in<br />

massimo sei mesi la rende infatti particolarmente<br />

adatta alla produzione di compost.<br />

Grazie alla sua versatilità, il mater bi ha svariati<br />

campi di applicazione: buste, stoviglie, imballaggi,<br />

penne, abiti, teli a uso agricolo, pannolini, persino<br />

pneumatici. Ma la popolarità del mater bi si deve<br />

soprattutto agli shopper, le buste per la spesa,<br />

spesso protagoniste del degrado urbano e tra le<br />

cause primarie di inquinamento.<br />

Lentamente, complice anche<br />

la legge che prevede l’abolizione<br />

delle buste di plastica dal 2011,<br />

gli ecoshopper stanno rimpiazzando<br />

le tradizionali buste della<br />

spesa a tutto vantaggio dell’ambiente.<br />

Altri Paesi sono già più<br />

avanti rispetto all’Italia: a Parigi<br />

e San Francisco sono vietate dal<br />

2007 mentre divieti e misure<br />

deterrenti sono già in vigore a<br />

Melbourne, Hong Kong, Taiwan,<br />

Irlanda, Sudafrica. La Cina<br />

le ha bandite a giugno 2008,<br />

risparmiando 1,6 milioni di tonnellate<br />

di petrolio.<br />

È stato stimato che, solo in<br />

Europa, ogni anno vengono<br />

dispersi 100 miliardi di sacchetti<br />

con un danno incalcolabile<br />

per l’ecosistema, visto che ciascuno,<br />

per degradarsi, può<br />

impiegare duecento anni.<br />

Per la produzione di 300 mila<br />

tonnellate di buste, vengono<br />

bruciate 430 mila tonnellate di<br />

petrolio con la produzione di<br />

200 mila tonnellate di biossido<br />

di carbonio. Solo un sacchetto<br />

su tre viene avviato al riciclo<br />

mentre gli altri finiscono nell’ambiente,<br />

soprattutto in mare.<br />

Secondo uno studio giapponese svolto dalla<br />

Nihon University a Chiba, la plastica, decomponendosi<br />

nell’acqua salmastra, rilascia elementi<br />

chimici nocivi per l’ecosistema marino, tra cui il<br />

bisfenolo A, sostanze a base di polistirolo e polimeri<br />

cancerogeni, che sono in grado di squilibrare<br />

i sistemi ormonali della fauna acquatica. Sono<br />

centinaia di milioni le tonnellate di buste di plastica<br />

che galleggiano sugli oceani, formando, a volte,<br />

vere e proprie isole spinte dalle correnti: nel<br />

Pacifico ne è stata scoperta una, la “Great Pacific<br />

garbage patch”, grande due volte la superficie del<br />

Texas, in cui la quantità di rifiuti è doppia rispetto<br />

al plancton. Eppure, secondo la Coldiretti, per<br />

soddisfare il fabbisogno comunitario di sporte<br />

biodegradabili sarebbe sufficiente sfruttare terreni<br />

agricoli per meno di 3 milioni di ettari a granoturco<br />

e girasole, pari all'1,5% della superficie coltivata<br />

nell'Unione Europea.<br />

Unico neo del mater bi, al momento, è il costo di<br />

produzione: uno shopper ecologico costa circa 8<br />

centesimi contro i 3 di uno in plastica tradizionale,<br />

ma con l’uso del mater bi su vasta scala, i costi,<br />

prevedibilmente, diventeranno più competitivi.<br />

Quasi il 90% <strong>dei</strong><br />

rifiuti in mare è<br />

costituito da plastica.<br />

Sono almeno<br />

143 le specie marine<br />

che restano<br />

imbrigliate in sacchetti<br />

o reti plastiche<br />

e finiscono per<br />

morire di fame,<br />

soffocamento o<br />

annegamento. Si<br />

stima che, ogni<br />

anno, la plastica<br />

uccide 1 milione di<br />

uccelli marini e<br />

oltre 100.000 tra<br />

mammiferi marini e<br />

tartarughe, che<br />

ingoiano le buste<br />

credendole prelibate<br />

meduse. Ciò che<br />

ha causato la morte<br />

dell'animale, torna<br />

libero di fare altri<br />

danni una volta che<br />

l'organismo si è<br />

decomposto.<br />

Uno shopper in mater bi. In alto buste di rifiuti.<br />

Se i valloni potessero raccontare<br />

ogni piccolo episodio<br />

della propria vita ci<br />

sarebbe da scrivere molteplici<br />

libri. Gli studiosi<br />

fanno risalire la nascita di<br />

questi canyon a circa 33<br />

mila anni fa. I valloni nacquero<br />

per il lento lavoro<br />

della natura fra un’eruzione<br />

vulcanica, l’azione erosiva<br />

del mare e degli agenti<br />

atmosferici. Tutti, dai greci<br />

ai romani, ne hanno saputo<br />

cogliere il lato positivo, da<br />

approdo sicuro in tempo di<br />

tempesta a confine del territorio.<br />

<strong>Il</strong> ruolo di vero e<br />

proprio varco d’ingresso<br />

alla penisola fu attribuito al<br />

vallone del ponte Orazio, o<br />

del “dazio”. I siti utilizzati<br />

come strada di collegamento<br />

fra le coltivazioni<br />

della collina e la rada della<br />

marina di Cassano, le cui<br />

grotte, che il mare nel<br />

corso del tempo aveva scavato,<br />

hanno consentito alle<br />

popolazioni locali di creare<br />

<strong>dei</strong> veri e propri frigoriferi<br />

naturali per conservare al<br />

meglio i prodotti della terra<br />

destinati al mercato napoletano.<br />

La nuova frontiera,<br />

nell’utilizzo <strong>dei</strong> valloni, si<br />

ebbe dal XVI al XIX secolo<br />

quando le pareti vennero<br />

scavate per ricavarne blocchi<br />

tufacei destinati al mercato<br />

edilizio.<br />

I Comuni della penisola,<br />

nel secondo dopoguerra,<br />

non riuscirono a gestire al<br />

meglio il controllo e la raccolta<br />

<strong>dei</strong> rifiuti che facilmente<br />

venivano sversati,<br />

COSA DICE LA LEGGE<br />

DAL 2011 SI CAMBIA<br />

L’introduzione della pena di morte<br />

per le buste di plastica comincia<br />

con la direttiva europea 94/62/CE<br />

che disciplina i rifiuti da imballaggio.<br />

Dieci anni dopo, nel 2004, l’Ente<br />

europeo di normalizzazione promulga<br />

la norma EN 13432 che colma<br />

le lacune della precedente normativa,<br />

spiegando meglio le caratteristiche<br />

di riciclabilità e compostabililità.<br />

Viene chiarito l’equivoco<br />

sul sacchetto di polietilene erroneamente<br />

etichettato con marchio<br />

biodegradabile, ma in realtà composto<br />

anche da residui di metalli<br />

pesanti che rendono tossico il compost.<br />

Nello stesso anno, una nuova<br />

direttiva, la 2004/12/CE, specifica<br />

meglio la definizione di imballaggio.<br />

In Italia, la legge 296 del 27<br />

dicembre 2006 stabilisce, ai commi<br />

1129 e 1130, l’inizio di un programma<br />

sperimentale per ridurre la<br />

Fatta la via<br />

sparisce<br />

il vallone<br />

Nella penisola sorrentina<br />

il cemento batte la natura<br />

dai cittadini, all’interno di<br />

questi anfratti naturali. Per<br />

porre un limite allo scempio<br />

che la popolazione compiva<br />

ben presto le diverse Amministrazioni<br />

comunali de-<br />

cisero di sfruttare queste cavità<br />

per realizzare nuove<br />

strade e piazze, modificando<br />

il paesaggio naturale.<br />

A Piano di Sorrento, il Comune<br />

optò per il parziale<br />

commercializzazione di sacchi da<br />

asporto non biodegradabili. <strong>Il</strong> divieto<br />

degli shopper di plastica viene<br />

posto al 1 gennaio 2010 ma non<br />

vengono emanati i decreti attuativi.<br />

A giugno di quest’anno, il decreto<br />

legislativo 78/2009 fa slittare il termine<br />

al 1 gennaio 2011. Intanto,<br />

piccoli comuni e grandi metropoli<br />

si stanno organizzando con provvedimenti<br />

a macchia di leopardo:<br />

alcuni hanno imposto il divieto agli<br />

shopper di plastica già nel corso del<br />

2009, altri faranno il passo a inizio<br />

2010, altri ancora temporeggiano.<br />

Anche le catene delle grande distribuzione<br />

si stanno lentamente adeguando,<br />

offrendo ai clienti la scelta<br />

tra buste in mater bi, quelle in materiali<br />

naturali riutilizzabili e i tradizionali<br />

shopper in plastica, per<br />

cui spesso viene applicato un piccolo<br />

sovrapprezzo.<br />

riempimento del vallone S.<br />

Giuseppe per costruire dal<br />

nulla una piazza e <strong>dei</strong> palazzi.<br />

Quest’opera che, da<br />

pochi anni, ha subìto significativi<br />

interventi di manutenzione,<br />

ha bloccato lo<br />

storico percorso pedonale.<br />

Uno <strong>dei</strong> varchi di accesso al<br />

vecchio vallone S. Giuseppe<br />

è stato ripristinato<br />

dopo circa trent’anni, mentre<br />

gli altri restano nel<br />

completo abbandono con<br />

rigogliosa vegetazione naturale,<br />

ma senza alcun<br />

intervento di manutenzione.<br />

Dopo pochi mesi, però<br />

l’attuale via <strong>dei</strong> Pini, che fu<br />

costruita riempiendo il vallone<br />

S. Filippo, ha avuto un<br />

cedimento. La causa probabilemente<br />

è da attribuire<br />

all’usura dell’opera realizzata<br />

molti anni fa. <strong>Il</strong> Comune<br />

di S. Agnello è prontamente<br />

intervenuto per ripristinare<br />

lo stato <strong>dei</strong> luoghi.<br />

Urge però capire in che<br />

condizioni versano le opere<br />

pubbliche che risalgono all’immediato<br />

dopoguerra<br />

per evitare che fenomeni<br />

atmosferici, come l’alluvione<br />

del 1950, possano creare<br />

danni e pericoli a un territorio,<br />

cui la storia non perdona<br />

l’età delle infrastrutture<br />

realizzate dall’uomo.<br />

Pagina a cura di<br />

JOSÈ ASTARITA<br />

CLAUDIA ESPOSITO


12 Domenica 6 dicembre 2009 SPECIALE<br />

Organi di senso a raccolta: è arrivato<br />

il momento di studiare con<br />

dovizia scientifica i prodotti alimentari.<br />

La qualità di vino, acqua,<br />

thè, caffè e cioccolato, solo per<br />

citarne alcuni, viene infatti testata<br />

da un team di esperti assaggiatori<br />

che usano, come strumenti del<br />

loro mestiere, la vista, l’olfatto, il<br />

gusto, a volte il tatto e anche l’udito.<br />

La parola chiave è analisi organolettica,<br />

ossia lo studio delle proprietà<br />

fisiche e chimiche di un<br />

determinato alimento. Una vera e<br />

propria scienza che unisce le naturali<br />

doti umane al talento e allo<br />

studio.<br />

Oggi esistono diverse associazioni<br />

per ogni prodotto. I degustatori,<br />

chiamati anche assaggiatori, sono<br />

gli artisti del sapore ma anche i<br />

consulenti di quelle aziende che<br />

hanno associato la serietà al loro<br />

marchio. Non a caso le diciture<br />

Doc, Dop, Docg sono assegnate<br />

solo a prodotti con determinate<br />

qualità. Le camere di commercio<br />

hanno albi di assaggiatori che certificano<br />

i migliori alimenti italiani.<br />

E’ così, ad esempio, per il vino, il<br />

Gli assaggiatori garantiscono gusti impeccabili<br />

Tutti a tavola:<br />

l’esperto è servito<br />

Per mangiare sano in campo gli artisti del sapore<br />

formaggio, l’olio.<br />

<strong>Il</strong> degustatore è insomma una figura<br />

professionale ma anche l’espressione<br />

di una passione verso l’armonia,<br />

la purezza e l’eccellenza di un<br />

cibo o di una bevanda. I corsi che<br />

si svolgono presso le associazioni<br />

sono infatti rivolti ai professionisti<br />

del settore ma anche ai consumatori.<br />

Guai a chiamarli sommelier, i<br />

degustatori sottolineano la differenza<br />

tra le due categorie in modo<br />

perentorio. <strong>Il</strong> termine sommelier,<br />

di derivazione francese, indica la<br />

persona addetta al servizio e alla<br />

somministrazione di qualcosa<br />

presso bar e ristoranti, mentre il<br />

degustatore, o assaggiatore, è demandato<br />

solo all’assaggio, l’analisi<br />

del prodotto in quanto espressione<br />

di qualità.<br />

E’ pur vero però che oggi il sommelier,<br />

come precisa il prof. Luigi<br />

Odello, segretario generale dell’Istituto<br />

assaggiatori di caffè, «partendo<br />

dal vino, ha cominciato giustamente<br />

a occuparsi di molte altre<br />

cose, non escluso il caffè. E questa<br />

è cosa molto positiva, perché sommelier,<br />

barmen e baristi sono gli<br />

ambasciatori del prodotto presso<br />

gli utenti. Queste figure dovrebbero<br />

quindi essere anche assaggiatori<br />

nel senso migliore del termine:<br />

sapere attribuire le caratteristiche<br />

sensoriali percepite alla qualità<br />

della materia prima e alla maestria<br />

nell’esecuzione della bevanda<br />

lungo tutta la filiera, dalla tostatura<br />

alla macchina del caffè».<br />

Parlare con un esperto di degustazione<br />

è come avviarsi in un’affascinante<br />

percorso attraverso i sapori e<br />

le emozioni che essi suscitano. Un<br />

universo di colori e profumi. Così il<br />

maestro del thè Marco Bertona<br />

incanta quando descrive le varie<br />

tipologie di thè e l’unicità di un<br />

prodotto che, come il vino, se puro,<br />

risente delle annate. Semplificando<br />

ci spiega che esistono due tipologie<br />

di thè: quelli puri a cui viene dato il<br />

nome della zona di provenienza e<br />

le miscele, composte da thè provenienti<br />

da diversi Paesi e diffuse in<br />

commercio dai vari marchi con<br />

nomi di fantasia. Queste ultime,<br />

chiamate blend, sono spesso usate<br />

dalle aziende per mantenere costante<br />

il profilo organolettico nel<br />

tempo: stesse miscele, stesse gusto.<br />

Pare che i sapori abbiano un’anima<br />

e che l’uomo la renda manifesta<br />

attraverso una descrizione all’apparenza<br />

fantasiosa. Così il caffè a<br />

volte presenta una tigratura giocosa<br />

e il cioccolato ha un colore<br />

mogano omogeneo e brillante , per<br />

citare solo alcune espressioni che i<br />

degustatori usano per dipingere<br />

l’essenza <strong>dei</strong> vari nutrimenti.<br />

Ogni cosa deve essere elaborata e<br />

poi descritta a regola d’arte. Scienza<br />

e passione si fondono in una<br />

sinergia magica.<br />

Una cosa è evidente anche ai non<br />

esperti: il sapore si accompagna<br />

all’emozione.<br />

LO STUDIO SCIENTIFICO<br />

L’analisi sensoriale<br />

Un metodo rigoroso per la valutazione di un prodotto<br />

L’analisi sensoriale è lo studio scientifico<br />

che consiste nella valutazione di un prodotto<br />

attraverso i cinque sensi. Gli assaggiatori,<br />

riuniti in un gruppo chiamato panel,<br />

compilano schede descrittive che serviranno<br />

a capire perchè un prodotto piace<br />

o meno e i motivi della sua attraenza.<br />

Negli anni i diversi esperti hanno dato vita<br />

ad associazioni indipendenti e scientifiche.<br />

Tra queste figura L’Istituto internazionale<br />

assaggiatori di caffè (Iiac), nata nel<br />

1993. L’obiettivo è quello di mettere a<br />

punto e diffondere metodi scientifici per<br />

la valutazione del prodotto. Ai corsi partecipano<br />

operatori del settore ma anche<br />

semplici amatori. Così addirittura il 50%<br />

delle persone che si iscrivono ai corsi<br />

organizzati da Chococlub, l’Associazione<br />

amatori del cioccolato con sede ad Alba,<br />

sono consumatori. Per quanto riguarda il<br />

thè la percentuale è vicina: il 60% sono<br />

gestori di negozi e di sale da thè, il 40%<br />

appassionati della bevanda. La tendenza è<br />

chiara: l’eccellenza di un prodotto alimentare<br />

è a cuore di tutti. Tutta la filiera<br />

di produzione è coinvolta in questa operazione<br />

di valutazione organolettica.<br />

Le stesse aziende stanno costruendo propri<br />

gruppi di panel, cioè di degustatori. <strong>Il</strong><br />

problema, secondo Davide Ferrero, è che<br />

il degustatore deve essere libero, non<br />

dipendente da un’azienda dolciaria. Per<br />

fare bene questo mestiere alla base di tutto<br />

ci deve essere un senso di indipendenza,<br />

una formazione adeguata e, soprattutto,<br />

tanta passione.<br />

Oltre ai sensi (nel cioccolato sono impiegati<br />

tutti e cinque), particolari e indispensabili<br />

sono alcuni strumenti del mestiere:<br />

la tazzina dell’assaggiatore ottimizza,<br />

per esempio, la valutazione dell’espresso.<br />

Le dimensioni, le proporzioni e i materiali<br />

utilizzati consentono di percepire<br />

meglio gli aromi della bevanda.<br />

Nulla sfugge al caso nel complicato e<br />

appassionante mestiere del degustatore.<br />

Marco Bertona, tea taster<br />

VINO<br />

Un certificato<br />

di qualità<br />

ACQUA<br />

Tre esami<br />

da superare<br />

THE’<br />

Una bevanda<br />

molto delicata<br />

CAFFE’<br />

L’espresso<br />

eccellente<br />

CIOCCOLATO<br />

Un fiore<br />

all’occhiello<br />

<strong>Il</strong> prof. Sabino<br />

Spina, referente<br />

dell’organizzazione<br />

nazionale<br />

assaggiatori<br />

di vino<br />

della Campania,<br />

sottolinea<br />

il ruolo importante<br />

che gli organi di senso svolgono<br />

nell’attribuire a un vino la certificazione<br />

di qualità. In gioco sono<br />

la vista, l’olfatto, il gusto e, strana<br />

cosa, a volte anche l’udito. In<br />

Campania ci sono tre grandi vini:<br />

il Fiano, il Greco di Tufo, il Taurasi.<br />

Si tratta di vini organoletticamente<br />

franchi, che hanno una persistenza<br />

gustativa. L’Onav organizza <strong>dei</strong><br />

corsi che che permettono di conseguire<br />

una patente.<br />

Giuseppe A-<br />

mati, socio<br />

fondatore dell’Adam<br />

(Associazione<br />

degustatori<br />

acque<br />

minerali), precisa<br />

che la minerale<br />

è l’unico<br />

alimento che necessita di un’autorizzazione<br />

del ministero della<br />

Sanità. L’acqua buona è quella che<br />

piace, quella giusta per eventuali<br />

patologie, quella che si abbina in<br />

modo felice con il cibo. Tre sono<br />

gli esami da superare: quello visivo<br />

per valutare la trasparenza e il perlage,<br />

quello olfattivo per valutare la<br />

presenza di odore e quello gustativo<br />

per determinare le bollicine, il<br />

sapore, il retrogusto.<br />

Marco Bertona,<br />

tea taster<br />

professionista<br />

diplomato<br />

in Cina,<br />

presidente di<br />

ADeMaThè,<br />

l’associazione<br />

degli amanti<br />

del thè, spiega che il thè è un prodotto<br />

molto delicato che non nasce<br />

per essere abbinato con altri<br />

prodotti. L’abbinamento si può<br />

fare e la sperimentazione può<br />

portare a soluzioni interessanti<br />

ma dipende dal tipo di thè. Anche<br />

i consumatori non esperti possono<br />

facilmente accorgersi che va di<br />

sicuro degustato da solo il thè di<br />

alta qualità. Cina e India sono i<br />

maggiori produttori al mondo.<br />

Per il prof. Luigi<br />

Odello, «un<br />

espresso eccellente<br />

si presenta<br />

con una<br />

bella crema di<br />

colore nocciola<br />

tendente al testa<br />

di moro,<br />

evidenzia riflessi fulvi e a volte presenta<br />

una tigratura giocosa. All’olfatto<br />

è potente e si sviluppa attraverso<br />

una serie di profumi che<br />

vanno dai fiori alla frutta fresca<br />

allo speziato, passando per la frutta<br />

secca e un tostato complesso<br />

articolato su note di pan tostato,<br />

cacao, vaniglia. Alla percezione<br />

tattile e gustativa si presenta sciropposo<br />

e setoso, con un giusto<br />

bilanciamento tra acido e amaro».<br />

<strong>Il</strong> dott. Davide<br />

Ferrero, presidente<br />

di Chococlub,<br />

l’associazione<br />

italiana<br />

amatori del<br />

cioccolato, precisa<br />

che il cioccolato<br />

buono<br />

in assoluto non esiste ma che le<br />

materie prime sono indispensabili<br />

per garantire un prodotto finale<br />

eccellente. I migliori cacao provengono<br />

dall’America latina.<br />

<strong>Il</strong> cioccolato italiano è un fiore<br />

all’occhiello: i nostri artigiani realizzano<br />

un prodotto di ottima qualità<br />

che porta in giro il nome<br />

dell’Italia nel mondo. Si è registrato<br />

un trend di crescita che andrebbe<br />

però sostenuto adeguatamente.


NAPOLI<br />

SPECIALE Domenica 6 dicembre 2009<br />

La delizia ripiena di amarezza<br />

La tendenza del futuro: sperimentare tra il doc e la tradizione<br />

13<br />

La crisi colpisce anche le aziende specializzate: hanno già chiuso 97 mila ditte artigiane<br />

La crisi economica diventa sempre<br />

più amara e non c’è dolce che tenga,<br />

così ognuno si ingegna come<br />

può. I dati della Confartigianato<br />

parlano chiaro, ci sono sempre più<br />

imprese in difficoltà, soprattutto<br />

nel settore dell’artigianato. Quasi<br />

centomila miniaziende hanno<br />

chiuso nei primi nove mesi del<br />

2009 e nello stesso periodo ne sono<br />

nate poco più di 84 mila. <strong>Il</strong> settore<br />

pasticceria e quello alimentare<br />

hanno avvertito in misura minore<br />

il fenomeno, o meglio ne hanno<br />

risentito a scoppio ritardato.<br />

«In tempi di crisi la parola d’ordine<br />

è garantire la qualità del prodotto<br />

senza risparmiare sugli ingredienti,<br />

- afferma Pietro De Costanzo<br />

della pasticceria “Le dolcezze” di<br />

Benevento - nel 2008 la produzione<br />

è calata almeno del 30% e sono<br />

diminuiti anche gli acquisti <strong>dei</strong><br />

clienti che si sono ridimensionati<br />

in base alle disponibilità». La tendenza<br />

parallela che si sta diffondendo<br />

è quella di sperimentare<br />

nuovi filoni creando combinazioni<br />

particolarmente suggestive di dolci<br />

e arte; il gusto del palato deve<br />

sposarsi con il fascino della vista.<br />

Questo d’altronde è stato il proposito<br />

del XXVI Simposio dell’Accademia<br />

Maestri Pasticceri Italiani<br />

che si svolto al Museo Archeologico<br />

Nazionale di Napoli. Nella<br />

Sala del Toro Farnese si sono riuniti<br />

51 maestri del dolce provenienti<br />

da tutta Italia, per discutere sulle<br />

novità e le tendenze del settore e<br />

per eleggere il pasticcere dell’anno.<br />

La kermesse “Dulcis in Naples” si è<br />

concentrata sulla valorizzazione<br />

<strong>dei</strong> prodotti tipici della Campania<br />

Felix; castagne, nocciole di Giffoni<br />

Valle Piana, mele annurche e limoni<br />

di Sorrento. L’incontro ha con-<br />

sentito ai più fortunati di assaggiare,<br />

degustare e giudicare le prelibatezze<br />

che questi grandi maestri<br />

hanno preparato, in una sfida all’insegna<br />

della creatività e della tradizione.<br />

Nel regno della sfogliatella,<br />

un bolognese cresciuto tra ravioli<br />

di San Giuseppe e torta di riso<br />

è stato eletto uomo più dolce dell’anno.<br />

<strong>Il</strong> vincitore Gino Fabbri ha<br />

sorpreso tutti con “La tentazione”,<br />

una bavarese con pan di spagna,<br />

sfoglie croccanti di nocciole pralinate<br />

e cioccolato al latte, raccolta<br />

in una delicata mousse di cioccolato<br />

fondente. «Ricevere a Napoli<br />

questo riconoscimento - ha affermato<br />

- è stato emozionante. Ringrazio<br />

la città e i napoletani che ci<br />

hanno accolto con entusiasmo e<br />

sono rimasti anche sorpresi dalla<br />

qualità di quanto abbiamo proposto,<br />

frutto dell'eccellenza <strong>dei</strong> prodotti,<br />

tutti campani, che abbiamo<br />

usato per le nostre preparazioni».<br />

Allora viene naturale chiedersi<br />

quali siano le prospettive future. Si<br />

seguirà la scuola di pensiero tradizionale<br />

o il focus sarà concentrato<br />

sulla sperimentazione?<br />

<strong>Il</strong> presidente dell’Associazione Pasticceri<br />

Napoletani, Luigi Avolio,<br />

Esposizione di dolci e fantasie al cioccolato<br />

non ha dubbi. «Negli ultimi anni la<br />

cultura del cibo si è evoluta, si punta<br />

al bilanciamento degli ingredienti<br />

leggeri ma di qualità. E se<br />

babà, pastiere e sfogliate continuano<br />

ad avere la meglio nella nostra<br />

regione, per la gioia di tutti i palati, la<br />

strada della sperimentazione non<br />

dovrà arrestarsi nemmeno in ambito<br />

artigianale.<br />

Pagine a cura di<br />

ROBERTA SALZANO<br />

VERONICA VALLI<br />

LOREDANA ZARRELLA<br />

<strong>Il</strong> primo<br />

show<br />

del nero<br />

C’è fermento a Napoli per la<br />

prima edizione dello Showcolate.<br />

<strong>Il</strong> capoluogo campano<br />

ospiterà la mostra del cioccolato<br />

dal 4 all’8 dicembre, offrendo<br />

ai più golosi assaggi e<br />

spettacoli con gli artigiani e i<br />

produttori del cioccolato provenienti<br />

da tutta la penisola. <strong>Il</strong><br />

padiglione 1 della Mostra di<br />

Oltremare diventerà per quattro<br />

giorni il regno del mago<br />

nero. Gli artisti e gli esperti<br />

del settore guideranno il pubblico<br />

alla scoperta <strong>dei</strong> segreti<br />

del cacao, illustrando le tecniche<br />

di lavorazione e gli abbinamenti<br />

più stravaganti. Oltre<br />

alla parte espositiva, numerose<br />

le iniziative in programma.<br />

L'azienda Gay-Odin curerà i<br />

laboratori con la dimostrazione<br />

della lavorazione del cioccolatino<br />

albanese, della famosa<br />

cioccolata foresta e della<br />

ghianda, una croccante cialda<br />

ripiena di cioccolato. Prelibatezze<br />

create al momento,<br />

saranno presenti allo stand di<br />

Maja, dove si assisterà alla<br />

preparazione del cioccolatino<br />

e del panettoncino natalizio.<br />

Gli assaggi abbineranno il<br />

cioccolato ai sapori più svariati.<br />

Intrattenimento, animazione<br />

e relax al sapore di cioccolato.<br />

Per grandi e bambini ci<br />

sarà solo da leccarsi le dita.<br />

La leccornia prediletta da Ferdinando I di Borbone in mostra alla fiera di Benevento<br />

Pasticciando con il torrone<br />

Grande successo per la quinta edizione della rinomata kermesse dolciaria<br />

Gli eventi<br />

della<br />

rassegna<br />

La rassegna è iniziata<br />

il 27 novembre, al corso<br />

Garibaldi (nella zona<br />

della Rocca <strong>dei</strong> Rettori),<br />

con “Pasticciando<br />

con il Torrone”, dove<br />

i pasticcieri hanno<br />

offerto in degustazione<br />

dolci preparati per<br />

l’occasione. Sabato 28<br />

sono stati inaugurati<br />

gli stand. Domenica<br />

29 è stata la volta di<br />

“Torronando”, dedicato<br />

alla dimostrazione<br />

delle fasi della produzione<br />

del Torrone ed è<br />

stato possibile vedere i<br />

maestri torronai all’opera.<br />

“Ogni decembre il ruvido contadino,<br />

dai corti / Calzoni, dal mantello lungo,<br />

dagli occhi assorti / Nel novo lusso<br />

viene, per gelidi cammini, / a caricare<br />

l’asino di pesce e torroncini”.<br />

Così cantava nel 1909 il poeta patriota<br />

beneventano Antonio Mellusi,<br />

celebrando il torrone della sua città.<br />

A distanza di cento anni, se non c’è<br />

più il ruvido contadino che dalla<br />

campagna va in città la tradizione<br />

del consumo di torrone è sempre<br />

viva, particolarmente a Benevento,<br />

che del torrone è la patria.<br />

Non a caso il più antico documento<br />

beneventano che parla della copeta,<br />

ossia l’altro nome con cui è conosciuto<br />

il torrone, risale al 3 gennaio 1544,<br />

quando il Comune di Benevento<br />

offre ad un non nominato mastro di<br />

campo “copeta, fisticelli e confetti”. A<br />

partire da questa data, le testimonianze<br />

legate alla produzione e al<br />

consumo del torrone sono innumerevoli.<br />

Addirittura, c’è una testimonianza<br />

del grande architetto Luigi<br />

Vanvitelli che, nel maggio 1766, riferisce<br />

d’aver ricevuto in regalo a<br />

A sinistra<br />

la lavorazione<br />

<strong>dei</strong> torroni<br />

A destra<br />

un mastro<br />

torronaio<br />

Benevento “una cassetta di torrone”;<br />

altrettanto interessanti i documenti<br />

ottocenteschi relativi alla corrispondenza<br />

tra il marchese G.B. Pedicini e<br />

il Re Ferdinando I di Borbone, al<br />

quale il nobiluomo beneventano<br />

inviava sovente in omaggio scatole di<br />

torrone, graditissime dal sovrano.<br />

Non tutti sanno che anticamente il<br />

torrone veniva consumato durante<br />

tutte le feste paesane e non soltanto,<br />

come si fa adesso, nelle solennità natalizie.<br />

Ci soccorrono ancora i simpatici<br />

versi del Mellusi che descrivono:<br />

“<strong>Il</strong> popolare amalgama di mele e<br />

di nocciuole / Che appare nelle feste<br />

difeso incontro al sole / Sotto le<br />

bianche tende, nei larghi delle chiese,<br />

/ tra gli spari e le musiche d’ogni<br />

vicin paese”.<br />

La rassegna di BenTorrone affonda<br />

in questo humus le sue radici. La<br />

manifestazione, giunta alla quinta<br />

edizione, si ripropone di promuovere<br />

la conoscenza e la nobiltà del torrone,<br />

attraverso la sua storia e la sua<br />

indiscussa bontà. <strong>Il</strong> Comune di Benevento,<br />

infatti, ha promosso, nel<br />

2005, la costituzione dell’associazio-<br />

ne Nazionale delle città del torrone,<br />

con capofila naturalmente Benevento<br />

e Cremona. L’iniziativa nasce<br />

anche dalla volontà di fornire ai<br />

produttori uno stimolo a dedicarsi<br />

maggiormente a questa produzione,<br />

dopo un periodo di relativo appannamento<br />

causato soprattutto<br />

dagli eventi legati al secondo conflitto<br />

mondiale. Tra le iniziative<br />

della kermesse dolciaria, si è svolto,<br />

il 28 novembre alla Camera di<br />

Commercio, il forum dell’Accademia<br />

italiana della cucina, incentrato<br />

sul tema “<strong>Il</strong> torrone nella tradizione<br />

natalizia”.


L’ALLARME<br />

Scommesse e New Slot, cresce il rischio dipendenza<br />

Un milione di italiani<br />

malati d’azzardo<br />

Al tavolo da gioco si perdono i soldi e anche la salute<br />

PRIMO PIANO Domenica 6 dicembre 2009<br />

11<br />

Per tutti i gusti e tutte le tasche<br />

Trascorrono le giornate al<br />

bar di fronte ai videopoker e<br />

alle “new slot”, oppure, sempre<br />

più spesso, nella solitudine<br />

della propria casa, incollati<br />

per ore al pc davanti a<br />

un torneo di poker online.<br />

Sono i nuovi “tossici del<br />

gioco”, perlopiù uomini tra i<br />

30 e i 40 anni, coniugati e<br />

con un lavoro saltuario, ma<br />

con un identikit sempre più<br />

sfocato che ha finito per abbracciare<br />

tutte le fasce anagrafiche<br />

senza troppa distinzione<br />

di sesso o di ceto sociale.<br />

A soffrire di dipendenza<br />

patologica dal gioco d’azzardo,<br />

rivelano le ultime indagini,<br />

è il 3% della popolazione<br />

italiana. Un esercito<br />

silenzioso di 800mila disperati<br />

che cresce di anno in anno<br />

arruolando nelle sue fila<br />

giocatori sempre più giovani,<br />

come i tanti 18enni e<br />

17enni che cominciano ad<br />

approdare nei centri di recupero<br />

per malati d’azzardo.<br />

Gli esperti non hanno dubbi:<br />

quella del gioco estremo è<br />

ormai una vera emergenza<br />

sociale, una nuova frontiera<br />

dell’abuso che, al pari di alcol,<br />

droga e disturbi alimentari,<br />

minaccia i giovani del<br />

terzo millennio. Un’emergenza<br />

di cui però si parla<br />

poco, e in cui coesistono<br />

troppi interessi che l’espressione<br />

“gioco legale” sembra<br />

quasi voler mascherare. Con<br />

un giro d’affari di 47,5 miliardi<br />

di euro nel 2008, quella<br />

del gioco è la quinta industria<br />

in Italia. Un’industria in<br />

cui il <strong>Paese</strong> ha il primato<br />

mondiale per spesa pro capite<br />

(500 euro all’anno), e<br />

che non conosce crisi, trovando<br />

anzi alimento proprio<br />

nella crisi economica e nella<br />

mancanza di prospettive lavorative.<br />

Nel primo semestre<br />

del 2009, mentre tante<br />

aziende fallivano, il fatturato<br />

<strong>dei</strong> giochi d’azzardo aumentava<br />

dell’11%. Centri scommesse<br />

e sale da poker comparivano<br />

come funghi nei<br />

locali lasciati sfitti dagli esercizi<br />

commerciali in rovina. E<br />

soprattutto, le comunità di<br />

recupero continuavano a<br />

riempirsi di uomini e donne<br />

per cui il gioco era diventato<br />

l’unica ragione di vita. Storie<br />

di abuso che si intrecciano a<br />

storie di famiglie sfasciate, di<br />

bilanci in fumo, ma anche di<br />

microcriminalità e usura.<br />

«La questione della dipendenza<br />

dal gioco è terribilmente<br />

sottostimata – osserva<br />

il sociologo Maurizio Fiasco,<br />

esperto di tematiche<br />

collegate al gioco d’azzardo<br />

– Mentre l’Oms riconosce la<br />

dipendenza patologica da<br />

gioco d’azzardo come specificità<br />

clinica, in Italia non c’è<br />

traccia di una definizione i-<br />

stituzionale di questa patologia.<br />

Sul gioco esiste da noi<br />

una forte politica pubblica,<br />

basata su un’offerta vastissima<br />

e un marketing aggressivo,<br />

a cui non corrisponde<br />

un’adeguata offerta di assistenza<br />

sanitaria, né una seria<br />

campagna informativa sui<br />

rischi del gioco».<br />

Secondo una ricerca del Conagga<br />

(Coordinamento Nazionale<br />

Gruppi per Giocatori<br />

d’Azzardo), l’82% degli<br />

italiani sono giocatori più<br />

o meno accaniti. Se fra gli a-<br />

dulti la preferenza va ai<br />

Gratta e Vinci (61%) e al Superenalotto<br />

(50%), diverse<br />

sono le preferenze <strong>dei</strong> più<br />

giovani che, come rivelato<br />

dal rapporto del Nomisma<br />

“Gioco e Giovani”, amano<br />

soprattutto le scommesse<br />

legate ad eventi sportivi, le<br />

New Slot e il poker online.<br />

«E’ interessante notare –<br />

sottolinea Fiasco – che la<br />

quota di reddito destinata al<br />

gioco è percentualmente più<br />

alta proprio nelle regioni a<br />

reddito medio più basso.<br />

Emblematico è il caso della<br />

Campania, al primo posto in<br />

Italia per la spesa pro-capite<br />

<strong>dei</strong> giocatori».<br />

I dati rivelano inoltre una<br />

netta preferenza per il gioco<br />

in solitudine: un chiaro segnale<br />

del crollo di qualsiasi<br />

funzione ludica o sociale del<br />

gioco d’azzardo, divenuto<br />

un semplice strumento per<br />

vincere denaro o per evadere<br />

dalla quotidianità tentando<br />

il brivido della fortuna.<br />

Pagina a cura di<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

RAFFAELE PELLEGRINO<br />

Vietate ai minori di 18<br />

anni, le New Slot prevedono<br />

puntate massime<br />

di 50 centesimi a<br />

partita e vincite fino a<br />

50 euro. Ci si dedica il<br />

45% <strong>dei</strong> giocatori.<br />

On line o in agenzia, le<br />

scommesse sportive<br />

conquistano una fetta<br />

di pubblico sempre<br />

maggiore. Fruttano oltre<br />

il 12% dell’intero<br />

fatturato <strong>dei</strong> giochi.<br />

<strong>Il</strong> Gratta e Vinci è il più<br />

diffuso tra i meccanismi<br />

di gioco, soprattutto<br />

tra gli over 60. Le<br />

possibilità di vincita<br />

vanno da pochi euro a<br />

diversi milioni.<br />

Poker: la tentazione è on line<br />

Con 1,3 milioni di giocatori<br />

il poker è diventato il<br />

più popolare tra i giochi<br />

on line, sottraendo il primato<br />

alle scommesse<br />

<strong>Il</strong> Superenalotto è tra i<br />

giochi più apprezzati<br />

sia dagli adulti (50%)<br />

che dai giovani (39%).<br />

Con Lotto e lotterie riscuote<br />

il 20% dell’incasso<br />

totale <strong>dei</strong> giochi.<br />

sportive. I tornei on line<br />

assorbono il 65% del mercato<br />

del gioco in rete, con<br />

un incremento stimato<br />

pari al +879% nel 2009.<br />

Dove cercare<br />

un aiuto<br />

specialistico<br />

Benché previsto nel manuale<br />

psichiatrico di diagnosi<br />

e cura, il gioco d’azzardo<br />

non è riconosciuto<br />

come patologia nel nostro<br />

Servizio sanitario nazionale.<br />

L’unica regione in grado<br />

di offrire un servizio di<br />

trattamento è la Toscana,<br />

che nel 2007 ha avviato un<br />

programma di formazione<br />

per gli operatori del settore.<br />

Esistono però diverse<br />

associazioni che offrono<br />

un aiuto specialistico. Tra<br />

queste, la Agita a Campoformio,<br />

la Alea a Siena e<br />

l’Associazione And a Gallarate.<br />

Per terapie brevi,<br />

anche residenziali, sono attive<br />

la Comunità Orthos di<br />

Siena e la comunità Lucignolo<br />

di Collegno.<br />

Smettere si può:<br />

ci sono i volontari<br />

L’ impegno sul campo dell’associazione Gruppo Logos<br />

<strong>Il</strong> gioco d’azzardo è sempre più un<br />

allarme sociale, al pari dell’abuso di<br />

alcol e droghe. Ne è consapevole l’associazione<br />

di volontari Gruppo Logos di<br />

Salerno. «La nostra attività di aiuto – ci<br />

dice Gabriella Cavaliere, una delle<br />

volontarie dell’associazione – è iniziata<br />

parallelamente a quella per chi ha problemi<br />

di alcol. Ci siamo accorti che gli<br />

alcolisti presentavano a volte una serie<br />

di altri disturbi, tra cui il vizio del<br />

gioco. Da li abbiamo iniziato ad interessarci<br />

attivamente al problema».<br />

Oggi l’associazione Logos si occupa<br />

anche dell’assistenza a chi è affetto da<br />

questo disturbo e si rivolge a persone<br />

provenienti da tutta la Campania, e<br />

anche da Calabria, Puglia e Molise.<br />

La loro attività si concretizza nell’inserimento<br />

delle persone in comunità di<br />

aiuto, attività di informazione e gruppi<br />

di ascolto. Se fino a qualche anno fa le<br />

persone che si rivolgevano alle strutture<br />

di assistenza erano uomini dai 30 ai<br />

40 anni, oggi sono sempre di più i giovani<br />

e le donne, un incremento che si<br />

spiega con la facilità di approccio a<br />

diverse e nuove tipologie di giochi. Dal<br />

tabaccaio come al bar sono tantissime<br />

le tentazioni.<br />

L’associazione in questo periodo si prepara<br />

a trasformare la sua impostazione<br />

da “semiresidenziale” cioè con gli assistiti<br />

che tornano alle rispettive case, a<br />

“residenziale”, con vere strutture abitative.<br />

«Spesso quando si parla di gioco d’azzardo<br />

si pensa al danno economico. –<br />

continua la dottoressa Cavaliere – In<br />

realtà sul fronte familiare la situazione<br />

è ancora più grave. Seguiamo casi di<br />

famiglie che rischiano letteralmente di<br />

sfasciarsi, perché vengono meno i<br />

“ruoli” che la tengono insieme».<br />

Sta proprio nella famiglia l’anello di<br />

congiunzione tra le persone che soffrono<br />

di questa dipendenza e l’associazione.<br />

«Sono molte volte i familiari che si<br />

rivolgono a noi per avere aiuto. <strong>Il</strong> campanello<br />

d’allarme possono essere i<br />

debiti, ma anche furti in ambito familiare<br />

per alimentare il mercato delle<br />

scommesse».<br />

Salerno,<br />

esperienze<br />

a confronto<br />

<strong>Il</strong> vizio del gioco è forte al<br />

Sud come al Nord. Lo sanno<br />

bene le associazioni volontarie<br />

per il recupero <strong>dei</strong><br />

giocatori patologici che<br />

quest’anno si riuniranno<br />

l’11 dicembre a Salerno, al<br />

Salone <strong>dei</strong> Marmi del Palazzo<br />

di Città, per il decimo<br />

convegno nazionale<br />

“Auto aiuto e terapia per i<br />

giocatori d’azzardo e le loro<br />

famiglie”.<br />

Al seminario, che si svolge<br />

per la prima volta al Sud,<br />

interverranno i massimi e-<br />

sperti italiani in materia e<br />

anche tanti “anziani” delle<br />

varie associazioni italiane<br />

che racconteranno come<br />

sono riusciti a vincere questo<br />

male. Padrone di casa<br />

sarà l’associazione Logos.


14 Domenica<br />

6 dicembre 2009


TERRITORIO Domenica 6 dicembre 2009<br />

15<br />

Ieri azienda<br />

per la lavorazione<br />

del pomodoro,<br />

oggi roccaforte<br />

di gusti tipici,<br />

luogo culturale<br />

e centro scientifico<br />

A lato, l’esterno e l’interno<br />

della struttura<br />

Alla ricerca <strong>dei</strong> sapori perduti<br />

A Battipaglia straordinario esempio di archeologia industriale e culinaria<br />

La “Fabbrica <strong>dei</strong> sapori” di Battipaglia non è un<br />

ristorante. O almeno non lo è nella concezione<br />

classica del genere. E’ un locus, un posto concettuale<br />

dove la cucina non è il fine, bensì il mezzo: la<br />

partenza e l’arrivo di una filosofia applicata ad un<br />

modo di intendere l’arte culinaria come roccaforte<br />

di una tradizione in via d’estinzione che, per<br />

questo motivo, è degna di essere tramandata ai<br />

posteri. Non solo. La “Fabbrica <strong>dei</strong> sapori” è anche<br />

uno straordinario esempio di archeologia industriale:<br />

vecchio e nuovo, originale e recuperato<br />

convivono in perfetto equilibrio grazie ad una<br />

ristrutturazione mirata in cui l’originalità è caratteristica<br />

che si respira nell’aria. Poi le installazioni<br />

di artisti moderni, le fotografie d’autore, i libri di<br />

gastronomia, la musica di sottofondo, i tripudi di<br />

luce e un pizzico di ricerca scientifica (data dalla<br />

presenza dell’Osservatorio Internazionale dello<br />

Stress Ossidativo diretto dal professor Eugenio<br />

Luigi Iorio) rendono unico questo locus dalla storia<br />

lunga e controversa.<br />

Fino alla fine degli anni ‘70, del resto, la “Fabbrica<br />

<strong>dei</strong> sapori” altro non era che un’azienda<br />

di lavorazione del pomodoro.<br />

Agli inizi degli anni ‘80, però, la<br />

crisi del settore stravolse la gestione<br />

dell’industria, che per qualche<br />

tempo divenne un contenitore utilizzato<br />

da altre ditte. Nel 1998,<br />

dopo oltre vent’anni di abbandono,<br />

la fine dell’oblio: il signor<br />

Cosimo Mogavero, imprenditore<br />

della ristorazione di qualità, andò<br />

a visitare la struttura insieme all’amico<br />

architetto Brunello Di Cunzolo.<br />

Fu amore a prima vista:<br />

Mogavero acquistò l’intera struttura<br />

a costo di indebitarsi fino al<br />

collo. Da solo, senza nessun aiuto<br />

pubblico. Oggi si può dire che “La<br />

Fabbrica <strong>dei</strong> sapori” è una scommessa<br />

vinta. L’attenzione estrema,<br />

quasi maniacale per le materie<br />

prime, la cura nel modo di trattare<br />

ogni alimento, l’accoglienza e la<br />

poliedricità del luogo sono assicurazioni<br />

vita natural durante sul<br />

ticket “semplicità&qualità”, ovvero<br />

il manifesto di questa impresa<br />

imprenditoriale e culturale.<br />

E sì, perchè varchi il cancello d’ingresso<br />

e ti sembra di aver oltrepassato<br />

una porta spaziotemporale:<br />

auto e mezzi d’epoca, antiche<br />

Come<br />

arrivarci<br />

La “Fabbrica <strong>dei</strong> sapori”<br />

è raggiungibile<br />

percorrendo l’A3<br />

Salerno-Reggio.<br />

Dopo essere usciti a<br />

Battipaglia, percorrere<br />

la SS 18 e alla<br />

prima rotonda svoltare<br />

per Paestum.<br />

Dopo circa un chilometro,<br />

girare per<br />

via Spineta e oltrepassare<br />

il macello<br />

comunale. Ancora<br />

500 metri e siete<br />

arrivati. La struttura<br />

si estende su<br />

22mila metri quadrati:<br />

all’interno, un<br />

bar, una pizzeria,<br />

due sale-ristorante<br />

e laboratori di formazione<br />

(ora non in<br />

funzione) per insegnare<br />

l’arte della<br />

pizza.<br />

pompe di benzina, macchine agricole, immagini<br />

in bianco e nero della lavorazione del pomodoro,<br />

utensili, soluzioni architettoniche particolari e<br />

silenzio: ogni angolo diventa sorpresa in questo<br />

posto fuori dal tempo. Un luogo antiglobale poichè<br />

zoccolo duro della tipicità culinaria, ma al<br />

tempo stesso simbolo di quella globalizzazione<br />

che sublima tutte le tradizioni come culture del<br />

popolo. Poi ti siedi a tavola e, in una sorta di<br />

monologo interiore del gusto, riscopri i sapori di<br />

quella cucina della nonna ormai dimenticata.<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO M. BORRELLI<br />

PIERLUIGI G. CARDONE<br />

PARLA IL TITOLARE<br />

Idee per lo sviluppo del Sud<br />

Cosimo Mogavero: «<strong>Il</strong> nostro obiettivo è tramandare<br />

l’arte e i segreti della gastronomia tradizionale»<br />

L’architetto Brunello Di Cunzolo e lo spirito della ristrutturazione<br />

Architetto Brunello Di Cunzolo, secondo<br />

quali principi ha ristrutturato la fabbrica?<br />

Era una struttura abbandonata, con quattro<br />

capannoni popolati da un insieme di materie<br />

e forme povere, ma proprio per questo molto<br />

esaltanti. C’era bisogno, però, di aggiunte<br />

funzionali per non rompere la spazialità degli<br />

ambienti interni, che abbiamo solamente<br />

pulito e attrezzato con l’impiantistica essenziale,<br />

al fine di avere uno spazio che nella sua<br />

complessità potesse ospitare eventi culturali.<br />

<strong>Il</strong> tutto in una logica di integrazione degli<br />

spazi esterni per moltiplicare le capacità del<br />

luogo di diventare un riferimento urbano<br />

all’interno di un percorso talvolta enogastronomico,<br />

talvolta culturale-culinario.<br />

E’ un’operazione riuscita?<br />

E’ una delle poche volte nella mia professione<br />

in cui realmente sono riuscito a fare ciò<br />

che volevo. Nel nostro mestiere non basta<br />

una buona idea: c’è bisogno di chi ci crede, di<br />

chi mette i soldi, di una società che riconosce<br />

il luogo come evoluzione della propria storia<br />

e delle proprie idee. Questo luogo in poco<br />

tempo è diventato un cult del circuito enogastronomico<br />

ed è la cosa che più mi emoziona<br />

Cosimo Mogavero<br />

Signor Cosimo Mogavero,<br />

qual è l’obiettivo della<br />

Fabbrica <strong>dei</strong> sapori?<br />

Far sopravvivere il lavoro<br />

artigianale nel campo della<br />

cucina: il sogno è trasferire<br />

nel futuro l’arte della gastronomia<br />

tipica (quindi<br />

anche della pizza) e fare da<br />

volano a tutto il settore<br />

dell’artigianato.<br />

E’ una scommessa vinta?<br />

Stiamo ancora giocando.<br />

E’una sfida dura, ma anche<br />

da qui passa lo sviluppo.<br />

C’è un principio dietro<br />

l’idea di gastronomia?<br />

C’è un ragionamento di<br />

semplificazione: a tutto<br />

quello che si è stratificato<br />

negli anni nella gastronomia<br />

tradizionale, invece di<br />

aggiungere abbiamo sottratto<br />

qualcosa al fine di ritornare<br />

all’essenza originaria<br />

della cucina tipica. Questo<br />

processo si legge non<br />

solo nella scelta delle materie<br />

prime, ma anche nella<br />

selezione <strong>dei</strong> processi stessi,<br />

con piatti semplicissimi che<br />

fanno rivivere le esperienze<br />

di quelle strutture che una<br />

volta servivano per cucinare.<br />

Perché miscelare cucina e<br />

cultura?<br />

Perché la vita è una sola ed è<br />

fatta di arte, di sapori, di curiosità.<br />

<strong>Il</strong> nostro non è solo<br />

un ristorante, è anche un percorso<br />

culturale che guarda al<br />

futuro facendo rivivere il passato.<br />

Quale la sua più grande<br />

soddisfazione?<br />

Vedere i ragazzi e la gente che<br />

si appassionano a questo lavoro.<br />

In tutti i settori della vita,<br />

e quindi anche nel nostro,<br />

ci sono regole che assicurano<br />

la riuscita del prodotto. Spesso,<br />

però, per pigrizia non<br />

vengono rispettate e i clienti<br />

ne risentono. Da noi non è<br />

così: qui si cucina per amore.<br />

«Interpretare l’evoluzione»<br />

Spazi interni ed ambienti esterni in un messaggio unico<br />

perché ho interpretato l’evoluzione <strong>dei</strong> tempi<br />

e il senso dell’evoluzione storica.<br />

<strong>Il</strong> bar sospeso nel vuoto è il succo dell’archeologia<br />

industriale.<br />

E’un ambiente molto tecnologico, in cui il<br />

soppalco in vetro retto da due travi sghembe<br />

non appoggia sulle murature: il tutto per<br />

lasciare la purezza dell’impianto. L’unica<br />

variazione è stata la copertura trasparente:<br />

abbiamo lasciato questa sensazione perché la<br />

luce lo rendeva spazio che si apriva oltre le<br />

mura.<br />

Brunello Di Cunzolo<br />

In cucina<br />

La nuova<br />

sfida<br />

campana<br />

<strong>Il</strong> coraggio e la passione di<br />

Cosimo Mogavero hanno<br />

trasformato in realtà il<br />

sogno culinario di molti.<br />

La “Fabbrica <strong>dei</strong> sapori” è<br />

diventato un non luogo<br />

dove le antiche tradizioni<br />

si sono integrate con le<br />

tecniche e gli arredamenti<br />

più moderni. Anche l’occhio<br />

vuole la sua parte!<br />

Qui sicuramente si resta<br />

affascinati dall’atmosfera<br />

di una ex fabbrica (per la<br />

lavorazione di pomodoro)<br />

a dimensione d’uomo,<br />

oggi trasformata in un<br />

ristorante contornato dai<br />

macchinari originali della<br />

fabbrica. La forza di questo<br />

posto è la semplicità<br />

delle persone, degli ingredienti<br />

e del perseverare in<br />

un’idea nuova: cucinare e<br />

proporre i sapori di casa,<br />

quelli genuini, ma farlo<br />

per centinaia di persone<br />

alla volta. La sperimentazione<br />

<strong>dei</strong> piatti e <strong>dei</strong> gusti<br />

è fatta ogni giorno da<br />

Cosimo Mogavero e signora,<br />

che sperimentano<br />

e provano sempre ricette<br />

campane e non, originali<br />

o tipiche. <strong>Il</strong> secondo passo<br />

è comprare i prodotti migliori<br />

per la realizzazione<br />

del piatto, quindi sperimentarli<br />

prima tra di loro<br />

e poi farli preparare in<br />

cucina alla “Fabbrica <strong>dei</strong><br />

sapori”. <strong>Il</strong> menù spazia da<br />

una vasta fantasia di primi<br />

come le “Mafalde della<br />

Fabbrica”, a un’ottima selezione<br />

di secondi di antica<br />

tradizione di cottura<br />

come il “Pollo al fuoco”.<br />

Ottimo l’antipasto tutto<br />

rigorosamente composto<br />

da latticini e insaccati<br />

campani. Le pizze hanno<br />

avuto un successo tale<br />

che il marchio è stato<br />

registrato come garanzia<br />

della pizza tradizionale<br />

campana originale. Oltre<br />

a essere gustosa la loro è<br />

antiossidante.


16 Domenica 6 dicembre 2009 CAMPUS<br />

FISCIANO<br />

Tra le voci del catalogo 19.000 tesi di laurea<br />

La biblioteca<br />

sfida l’era digitale<br />

Procedure informatiche al servizio degli utenti<br />

Dibattito sul volontariato<br />

BARBARA TROTTA<br />

Con circa seicentomila libri<br />

e periodici, diciotto sale di<br />

consultazione, seicentoquaranta<br />

postazioni di studio e<br />

un flusso di visitatori al giorno<br />

che si aggira in media<br />

intorno alle 1000-1200 u-<br />

nità, la biblioteca interfacoltà<br />

del Centro di servizio<br />

di ateneo per le biblioteche<br />

“E.R. Caianiello” è tra le<br />

maggiori d’Italia. Aperta<br />

anche agli utenti esterni<br />

all’università, raccoglie materiale<br />

librario appartenente<br />

a diverse aree disciplinari:<br />

l’umanistica (in cui recentemente<br />

si è, poi, distinta l’area<br />

linguistica), la farmaceutica,<br />

la tecnologica, la giuridica e<br />

l’economica.<br />

Le nuove acquisizioni, che<br />

riguardano maggiormente<br />

libri di tipo umanistico, si<br />

aggirano tra le 12.000 e le<br />

13.000 unità. <strong>Il</strong> sistema prescelto<br />

per la presentazione<br />

del materiale - afferma il<br />

direttore delle biblioteche<br />

Marcello Andria - è quello<br />

dello “scaffale aperto”, in cui i<br />

visitatori vengono a diretto<br />

contatto con i libri, che possono<br />

cercare autonomamente,<br />

dopo averne ottenuto<br />

la collocazione dal catalogo<br />

elettronico.<br />

Questo, completamente informatizzato<br />

e con oltre<br />

340.000 voci, è dotato del<br />

software di gestione Aleph, e<br />

può essere consultato sia<br />

dalle postazioni predisposte<br />

nella biblioteca sia on line.<br />

La procedura di prestito, che<br />

interessa in media 300-400<br />

libri al giorno, è stata recentemente<br />

automatizzata mediante<br />

l’utilizzo di codici a<br />

barre e dalla sua adozione ha<br />

SONIA ACERRA<br />

<strong>Il</strong> compito del diritto nell’attuale crisi e<br />

la ripresa del suo ruolo guida: è quanto<br />

discusso alla conferenza della Facoltà di<br />

Giurisprudenza dell’Università degli<br />

Studi di Salerno. «Crisi e diritto» è il<br />

tema dell’incontro, svoltosi nell’Aula<br />

Magna «Vincenzo Buonocore» e che ha<br />

coinvolto non solo docenti di Giurisprudenza,<br />

ma anche di Scienze Politiche<br />

e di Economia. «Con questa crisi<br />

abbiamo compreso che lo spazio giuridico<br />

è ormai globale – spiega Enzo<br />

Maria Marenghi, preside della Facoltà<br />

di Giurisprudenza e promotore dell’appuntamento<br />

– ma anche che c’è stato<br />

un periodo lungo dell’economia, lasciata<br />

dal diritto troppo sola. Oggi è tempo<br />

di ritornare al diritto e per farlo bisogna<br />

rifarsi a quei principi di civiltà irrinunciabili,<br />

ripartendo dalla sussidiarietà,<br />

adeguatezza e differenziazione. E’ necessario<br />

creare un’ autorità unica che<br />

tenga conto delle diverse realtà territoriali<br />

e creare le condizioni giuridiche<br />

per il governo dell’economia».<br />

E’ stata sottolineata la crisi della finanza<br />

creativa dal rettore dell’Università di<br />

Salerno, Raimondo Pasquino, nei suoi<br />

permesso un maggior controllo<br />

e una semplificazione<br />

delle attività bibliotecarie.<br />

Oltre al prestito locale gli<br />

utenti possono usufruire<br />

anche del prestito interbibliotecario<br />

e del document<br />

Opinioni a confronto<br />

Su Facebook, la biblioteca<br />

d’ateneo possiede circa<br />

2200 fan e gli studenti in<br />

media si ritengono soddisfatti<br />

del servizio. «I libri<br />

per gli esami si trovano»,<br />

sostengono due studentesse<br />

della facoltà di lingue,<br />

mentre Lorena della<br />

facoltà di giurisprudenza,<br />

lamenta: «La struttura è<br />

complicata e dispersiva».<br />

Due studenti d’economia,<br />

poi, rilevano il problema<br />

di trovare posto per studiare<br />

negli orari di punta.<br />

<strong>Il</strong> gradimento degli utenti,<br />

comunque, sarà presto<br />

oggetto di un sondaggio<br />

che fa parte di un percorso<br />

triennale per ottenere la<br />

certificazione di qualità.<br />

La risposta del diritto<br />

alla crisi economica<br />

A Giurisprudenza una conferenza interdisciplinare<br />

<strong>Il</strong> preside Marenghi<br />

saluti seguiti da quelli del preside della<br />

Facoltà di Scienze Politiche, Luigi Rossi.<br />

Negli interventi della prima sessione,<br />

presieduta da Pasquale Stanzione,<br />

si è analizzata la crisi dai vari aspetti del<br />

diritto, mirando a regole certe ed etica<br />

delivery (si possono fornire<br />

articoli di periodici non in<br />

abbonamento ed estratti di<br />

monografie). Entrambi i servizi,<br />

frutto della cooperazione<br />

tra biblioteche italiane e<br />

straniere, possono prevedere<br />

il pagamento delle spese<br />

postali e sono sia attivi che<br />

passivi (cioè il materiale può<br />

entrare, ma anche uscire).<br />

C’è, poi, pure la possibilità -<br />

di servirsi - sottolinea il dottor<br />

Andria - di ricerche<br />

bibliografiche sull’argomento<br />

della propria tesi, compilando<br />

un modulo (operazione<br />

possibile anche on line).<br />

La ricerca verrà effettuata<br />

sul catalogo d’ateneo, su<br />

quello <strong>dei</strong> dipartimenti e in<br />

ambito regionale e la risposta<br />

arriverà via e-mail.<br />

<strong>Il</strong> servizio reference provvede<br />

a dare informazioni e assistenza<br />

ai servizi della biblioteca,<br />

anche rispondendo<br />

via posta elettronica alle domande<br />

inviate tramite il<br />

portale delle biblioteche<br />

dell’Università. Qui possono<br />

essere presentate pure delle<br />

proposte d’acquisto di materiale<br />

librario e in un anno ne<br />

sono arrivate più di 3000.<br />

La biblioteca è dotata, poi, di<br />

un’aula multimediale in cui è<br />

possibile accedere ad internet<br />

(l’intero edificio è già coperto,<br />

però, da una rete wireless),<br />

ma soprattutto alle<br />

banche dati (circa 150) e ai<br />

periodici elettronici in abbonamento.<br />

«<strong>Il</strong> modo di fare ricerca si sta<br />

evolvendo sempre di più<br />

verso l’elettronico - ha concluso<br />

il direttore Andria - e<br />

anche la biblioteca ha subito<br />

un forte impulso dalla rivoluzione<br />

tecnologica».<br />

Sono presenti nella sede,<br />

poi, il centro di documentazione<br />

europea, che raccoglie<br />

le pubblicazioni ufficiali della<br />

Ue, e alcune collezioni<br />

storiche, come ad esempio il<br />

fondo Ventimiglia che contiene<br />

circa 8000 opere.<br />

per Giuseppe Fauceglia, confluenza<br />

d’interessi attraverso una dialettica sociale<br />

per Giovanni Capo, la sussidiarietà,<br />

la dottrina sociale e il rinnovato<br />

rispetto della legalità per Armando<br />

Lamberti. «La crisi ha avuto un solo<br />

merito – afferma Angela Di Stasi – ed<br />

è quello di aver offerto un banco di<br />

prova al G20. Un’istituzione che non<br />

solo si è allargata dal G8 ad altri 11<br />

Paesi, ma che ha anche aperto a delegazioni<br />

non statuali e che potrebbe<br />

rafforzare la stabilità finanziaria».<br />

Sul diritto del lavoro, poi, l’intervento<br />

di Maria José Vaccaro e nella<br />

seconda sessione, presieduta da<br />

Massimo Panebianco, sono stati<br />

approfonditi da Emanuele Salsano,<br />

Aldo Piero Amati, Angela Spagnuolo<br />

e Claudio Preziosi i motivi della crisi<br />

e le possibili soluzioni.<br />

I buoni<br />

samaritani<br />

del 2000<br />

LUCIANA BARTOLINI<br />

Per due giorni all’Università di Salerno si è discusso<br />

di protezione civile e riforma della legge<br />

sul volontariato. Gli incontri sono stati organizzati<br />

dall’associazione ”Panta rei” e rientrano nella<br />

seconda edizione del forum nazionale delle organizzazioni<br />

di volontariato.<br />

I temi centrali sono stati trattati da Fabio Fraiese<br />

D’Amato (direttore nazionale ANPAS), Egidio<br />

Ciancio (presidente “Panta rei”), Maurizio Garotti<br />

(responsabile servizio civile ANPAS),<br />

Luciano De Matteis (vicepresidente nazionale<br />

ANPAS), Vito Di Lascio (assessore<br />

provinciale di Potenza), Giovanni<br />

Romano (assessore provinciale<br />

di Salerno). Nel corso del<br />

dibattito non sono mancate le<br />

polemiche sulla riforma della<br />

legge sul servizio civile: da una<br />

parte si sosteneva che la gestione<br />

dovesse essere su base regionale,<br />

dall’altra che dovesse continuare<br />

ad essere nazionale.<br />

Per quanto riguarda gli interventi,<br />

D’Amato ha sottolineato che<br />

nel 2005-2006 l’associazione di<br />

servizio civile e protezione civile<br />

“Papa Charlie” di Pagani ha attuato<br />

un progetto con 2 volontari<br />

disabili. Dopo 2 anni il progetto<br />

non è stato più finanziato. Garotti<br />

ha affermato che in Italia è difficile<br />

programmare il servizio civile<br />

perché mancano i fondi, perciò<br />

molti progetti sono approvati ma<br />

non finanziati. A ottobre è partito<br />

un progetto speciale per 50 posti<br />

di servizio civile per l’Abruzzo.<br />

Quest’anno i volontari di servizio<br />

civile sono la metà dell’anno<br />

scorso .<br />

De Matteis ha parlato di Acquasanta<br />

in Abruzzo, che 15 giorni<br />

dopo il sisma si è dotata di ufficio<br />

Tutti<br />

i numeri<br />

In Italia operano 6<br />

milioni di volontari; i<br />

cittadini si fidano<br />

più di loro (72%) che<br />

<strong>dei</strong> carabinieri (69%)<br />

e della Chiesa (39%).<br />

Sono organizzati in<br />

associazioni. Tra<br />

queste l’ Anpas con<br />

850 pubbliche assistenze<br />

di cui 50 in<br />

Campania.<br />

<strong>Il</strong> servizio civile<br />

nasce nel 2001. Si<br />

rivolge a ragazzi dai<br />

18 ai 28 anni, dura<br />

un anno e impegna<br />

per 30 ore la settimana.<br />

Diciotto anni<br />

fa fu istituita la leggge<br />

sulla protezione<br />

civile che si occupa<br />

di prevenzione delle<br />

calamità e soccorso<br />

alle popolazioni.<br />

postale, ambulatorio pediatrico, associazione di<br />

sostegno agli anziani e biblioteca grazie ai volontari<br />

che nelle tende hanno ricreato l’aggregazione<br />

e la socializzazione. Quindicimila aquilani vivono<br />

ancora negli alberghi. Le case assegnate dal<br />

governo rischiano di trasformarsi in ghetti perché<br />

non c’è partecipazione sociale. In passato<br />

dopo i terremoti le autorità ricostruivano prima<br />

il tessuto sociale e poi le case. Le organizzazioni<br />

di servizio civile e protezione civile hanno individuato<br />

un’area per la Casa del Volontariato per<br />

favorire la coesione tra la gente. <strong>Il</strong> progetto coinvolge<br />

tutta la popolazione aquilana.<br />

Di Lascio ha riferito che a Lagonegro (Potenza)<br />

per il terzo anno sono stati finanziati 3 progetti<br />

per l’assistenza agli anziani, ai bambini disabili e<br />

ai minori con difficoltà scolastiche.<br />

Romano ha ricordato, in tema di protezione civile,<br />

il ruolo fondamentale svolto dal sindaco.


CAR-POOLING<br />

CAMPUS Domenica 6 dicembre 2009<br />

Giù costi, inquinamento e traffico con l’idea premiata dal ministero della Gioventù<br />

In auto all’università con un sms<br />

Parte Mercurio, il progetto per condividere il veicolo fino alle Facoltà<br />

17<br />

Pratico, semplice e veloce. Da oggi<br />

non è più un problema raggiungere<br />

l’ateneo di Fisciano. Basta code e<br />

tempo perso, c’è il car-pooling del<br />

progetto Mercurio che mette in<br />

contatto gli studenti per condividere<br />

l’auto. Basta connettersi ad<br />

internet e un sms ti darà l’appuntamento.<br />

Un metodo rapido, facile,<br />

economico, ecologico e gratuito.<br />

Cinque motivi per far proprio il<br />

nuovo modo per raggiungere l’università.<br />

L’idea è venuta a tre giovani<br />

professionisti dopo anni di<br />

“tempi morti e costosi” per raggiungere<br />

l’università. Mario Raiola,<br />

Francesco Sessa e Fabrizio<br />

Casaburi, assistiti dall’avvocato<br />

Paolo Perrone, nel 2008 mettono a<br />

punto questo progetto che vincerà<br />

anche il concorso “Giovani idee<br />

che cambiano l’Italia”, indetto dal<br />

ministero per le Politiche<br />

Giovanili. Oggi, dopo aver sviluppato<br />

il programma con la messa on<br />

line del sito Progetto Mercurio<br />

(www.progetto-mercurio.it), l’idea<br />

si concretizza con l’avvio di questo<br />

anno accademico grazie al patrocinio<br />

dell’Università di Salerno,<br />

l’Ente Diritto alla Studio, il<br />

Comune e la Provincia di Salerno.<br />

<strong>Il</strong> progetto è semplice quanto innovativo.<br />

Condividere l’automobile<br />

abbattendo i costi, l’inquinamento<br />

e così i tempi di percorrenza, avendo<br />

finanche parcheggi liberi. Basta<br />

iscriversi presso il sito internet di<br />

Mercurio ed entrare a far parte<br />

della community ovvero essere<br />

presente nel database in base alla<br />

propria disponibilità. Due i soggetti<br />

tipici interessati al progetto:<br />

automobilisti e passeggeri. I primi<br />

mettono a disposizione la propria<br />

auto per raggiungere l’università.<br />

Gli orari di partenza e ritorno ven-<br />

gono precisati al momento dell’iscrizione.<br />

I passeggeri possono<br />

usufruire del passaggio previa condivisione<br />

delle spese. Così c’è un<br />

risparmio sui costi di trasporto. Ma<br />

non solo. Diminuendo la circolazione<br />

stradale, si avrà anche una<br />

riduzione dell’emissioni di sostanze<br />

inquinanti e <strong>dei</strong> tempi di percorrenza.<br />

Meno auto in giro è uguale a<br />

meno traffico. <strong>Il</strong> contatto tra automobilisti<br />

e passeggeri è ovviamente<br />

giovanile e comodo. Infatti, per<br />

contattare i vari membri della community<br />

si utilizzeranno gli sms, i<br />

messaggini del cellulare che così<br />

diventeranno metodo di comunicazione<br />

del progetto Mercurio.<br />

Ognuno si iscrive e in base alle proprie<br />

esigenze viene messaggiato.<br />

“Appuntamento alle ore 8,20 a<br />

piazza della Concordia di Salerno”.<br />

Tempo massimo di attesa 10 minuti.<br />

Riconoscersi è facile: un adesivo<br />

e un cartellino renderà amici coloro<br />

che si affidano al car-pooling.<br />

<strong>Il</strong> costo? Nessuno, se non quello di<br />

un contributo per il viaggio, già<br />

predeterminato, da dare direttamente<br />

all’autista. L’iscrizione al sito<br />

e l’erogazione del servizio di sms è<br />

gratuito. Paura per un incontro<br />

In alto, da sinistra<br />

Fabrizio Casaburi,<br />

responsabile comunicazione<br />

con gli ingegneri Mario Raiola<br />

e Francesco Sessa,<br />

gli ideatori del progetto<br />

di car-pooling Mercurio.<br />

A sinistra,<br />

il manifesto dell’iniziativa<br />

indesiderato? Non c’è problema.<br />

Gli utenti saranno identificati al<br />

momento dell’iscrizione con documenti<br />

ufficiali ma useranno per<br />

comunicare solo degli alias in<br />

modo da non violare la privacy.<br />

Discrezione e sicurezza insieme a<br />

comodità e flessibilità di un servizio<br />

che può cambiare in qualsiasi<br />

momento in base anche alle esigenze<br />

improvvise con gli sms: basta<br />

un click.<br />

Servizi di<br />

GIOVANNI SPERANDEO<br />

I primi<br />

dati<br />

ufficiali<br />

Cento iscritti per cinquanta<br />

questionari già compilati,<br />

questi i primi dati raccolti<br />

dagli iscritti al progetto<br />

Mercurio.<br />

<strong>Il</strong> 20% degli utenti risiede nel<br />

comune di Salerno, il 10% ad<br />

Avellino, i restanti nelle province<br />

di Avellino, Salerno e<br />

Napoli. <strong>Il</strong> 57% raggiunge abitualmente<br />

l’università in autobus,<br />

il 64% usa anche l’automobile<br />

e l’81% dispone di un<br />

proprio veicolo. Quindi il 20%<br />

degli sicritti è proprietario di<br />

automobile ma preferisce raggiungere<br />

l’università con i<br />

mezzi pubblici. Nel 58% <strong>dei</strong><br />

casi l’andata e il ritorno per<br />

l’ateneo è regolare negli orari,<br />

il 32% invece non segue orari<br />

regolari. La frequenza annuale<br />

dell’università tocca la<br />

punta massima del 94% nel<br />

mese di aprile, per scendere al<br />

91% a maggio, l’89% nei mesi<br />

di marzo, ottobre e novembre,<br />

l’83% a dicembre, il 60% a<br />

gennaio, il 53% a giugno, il<br />

47% a febbraio e il 40% a settembre.<br />

Luglio segna la presenza<br />

del 28% degli studenti<br />

mentre ad agosto, piena estate,<br />

solo il 9%. La destinazione<br />

comune degli iscritti è l’ateneo<br />

di Fisciano mentre è il<br />

ritardo tollerato degli appuntamenti<br />

sarà di soli 10 minuti.<br />

E’ attiva la carta di credito che soddisferà le esigenze degli studenti<br />

Diventa titolare dell’Ateneum<br />

In sole due settimane sono già duecentocinquanta le tessere sottoscritte<br />

Un solo documento come a Milano<br />

L’obiettivo futuro<br />

L’attuale carta studenti<br />

incorporata nella carta di<br />

credito prepagata, così<br />

come al Politecnico e all’Università<br />

di Milano Bicocca,<br />

è l’obiettivo della<br />

Fondazione Unisa. La<br />

smart-card meneghina,<br />

lanciata il 14 settembre,<br />

può essere utilizzata come<br />

badge di identificazione<br />

a vista per gli studenti,<br />

grazie ai dati personali e<br />

alla fototessera del titolare<br />

stampata sul retro;<br />

inoltre può abilitare o disabilitare,<br />

tramite la banda<br />

magnetica o il chip di<br />

accesso fisico a laboratori,<br />

biblioteche, aule, mense,<br />

aree riservate, convegni,<br />

eventi e l’accesso logico a<br />

Internet o ai servizi online<br />

che saranno messi a<br />

disposizione dalle Università.<br />

Nell’ambito <strong>dei</strong><br />

servizi di identificazione,<br />

può essere utilizzata anche<br />

per registrare la presenza<br />

a un esame, alle elezioni<br />

universitarie, a un<br />

corso di specializzazione<br />

o a un seminario. <strong>Il</strong> progetto<br />

dimostra che la<br />

Fondazione ha occhio e<br />

che questi servizi, uniti<br />

alla varietà di offerte e<br />

vantaggi dell’attuale carta,<br />

uniche, rappresenta il<br />

normale proseguo all’ambiziosa<br />

“espansione” dell’Ateneo.<br />

Con la carta Ateneum si ha in tasca un<br />

universo di ottime opportunità per chi<br />

studia. Non è uno slogan pubblicitario,<br />

ma rende bene l’idea della grande piattaforma<br />

di vantaggi che racchiude nelle<br />

sue seppur piccole dimensioni. Nata<br />

dall’impegno comune della Fondazione<br />

Unisa, presieduta dal professor Giorgio<br />

Donsì, e dalla Federazione Campana<br />

delle Banche di Credito Cooperativo,<br />

presieduta dal dr. Silvio Petrone, ha<br />

ancora tanta voglia di crescere. La<br />

carta, il cui costo di emissione è completamente<br />

gratuito, oltre a riassumere<br />

già in sé le classiche caratteristiche di<br />

“carta servizi” (scontistica, convenzioni<br />

varie, ecc.) con quelle di carta di credito<br />

prepagata del circuito “Master Card”,<br />

ha l’obiettivo di soddisfare i bisogni<br />

quotidiani degli studenti di questo ateneo.<br />

Negli ultimi giorni, in collaborazione<br />

con le varie associazioni universitarie,<br />

sono stati distribuiti <strong>dei</strong> questionari<br />

con lo scopo appunto di analizzare<br />

le maggiori esigenze avvertite dagli studenti.<br />

E’ proprio il radicamento con il territorio,<br />

unito agli indirizzi segnalati dai<br />

ragazzi, la strada che batteranno i promotori<br />

dell’iniziativa. La carta, facendo<br />

parte del grande circuito europeo<br />

“Associazione Carta Giovani”, consente<br />

già sconti in oltre 100 mila punti vendita<br />

in tutta Europa, ma l’obiettivo è<br />

aprirla alle attività commerciali che circondano<br />

il campus di Fisciano. Dal<br />

prossimo mese di gennaio infatti, grazie<br />

a una convenzione stipulata con il consorzio<br />

Unico Campania, l’organismo<br />

che si occupa della gestione della tariffazione<br />

integrata <strong>dei</strong> trasporti in regione,<br />

gli abbonamenti mensili e annuali<br />

potranno già essere sottoscritti presso<br />

la Fondazione Unisa. In due settimane<br />

i beneficiari sono stati oltre 250 carte,<br />

ma il sogno nel cassetto della<br />

Fondazione sarebbe la copertura di<br />

tutto il popolo studentesco che abita il<br />

Campus, attraverso la creazione di<br />

un’unica tessera che raggruppi i servizi<br />

della carta studenti con quelli<br />

dell’Ateneum.<br />

Servizi di<br />

SABINO RUSSO


18 Domenica 6 dicembre 2009 SPETTACOLI<br />

L’associazione culturale “<strong>Il</strong> Contrapasso” è nata dieci anni fa da un’idea di Raffaella Lembo<br />

Imparare ballando con la storia<br />

Rievocazioni medievali e rinascimentali per rivivere epoche lontane<br />

VALERIO ARRICHIELLO<br />

La macchina del tempo<br />

Entrare a far parte de “<strong>Il</strong><br />

Contrapasso” è un po’<br />

come salire su una macchina<br />

del tempo, un modo<br />

per rivivere epoche storiche<br />

lontane e affascinanti.<br />

Formazione <strong>dei</strong> docenti,<br />

corsi di danze medievali e<br />

rinascimentali per ragazzi<br />

e per adulti, partecipazione<br />

e organizzazione di<br />

rievocazioni storiche con<br />

gruppi provenienti da ogni<br />

parte d’Italia: sono solo<br />

alcune delle attività dell’associazione<br />

culturale “<strong>Il</strong><br />

Contrapasso”.<br />

E per chi volesse saperne<br />

di più, c’è il gruppo su<br />

Facebook dove si trovano<br />

notizie sulle iniziative più<br />

recenti.<br />

Imparare la storia e arricchire<br />

la propria cultura attraverso<br />

l’immedesimazione. È<br />

questo il fine principale de<br />

“<strong>Il</strong> Contrapasso”, associazione<br />

salernitana che si occupa<br />

di ricerca e rievocazione nell’ambito<br />

del Medioevo e del<br />

Rinascimento. Tutto nasce<br />

dieci anni fa, da un’intuizione<br />

di Raffaella Lembo, insegnante<br />

di educazione fisica<br />

del liceo scientifico Severi e<br />

attuale presidente del “Contrapasso”:<br />

«Abbiamo iniziato<br />

come progetto scolastico,<br />

ma ben presto ci fu detto che<br />

il nostro lavoro non poteva<br />

restare chiuso nelle scuole:<br />

così è nata l’associazione».<br />

Punto di partenza è la danza,<br />

medievale e rinascimentale,<br />

l’obiettivo, però, non è il<br />

puro spettacolo, ma il lavoro<br />

di ricostruzione storica<br />

attraverso l’interpretazione<br />

<strong>dei</strong> manoscritti dell’epoca.<br />

«Un modo alternativo e<br />

dinamico di impossessarsi<br />

della storia passando attraverso<br />

il corpo – spiega la<br />

professoressa – dal tipo di<br />

danza si comprende anche il<br />

periodo storico: i balli medievali<br />

sono più introspettivi<br />

e caratterizzati dal simbolismo,<br />

i rinascimentali sono<br />

più gioiosi e contrassegnati<br />

dalla centralità dell’uomo».<br />

Ma non ci si limita alla danza:<br />

c’è lo studio <strong>dei</strong> costumi e<br />

delle pettinature attraverso i<br />

dipinti, il lavoro d’interpretazione<br />

delle scritture e il<br />

recupero della cucina dell’epoca.<br />

Tutte attività che contribuiscono<br />

alla formazione<br />

<strong>dei</strong> ragazzi. E non solo, perché<br />

tra le tante iniziative de<br />

“<strong>Il</strong> Contrapasso”, ci sono i<br />

corsi per i bambini, l’attività<br />

di formazione <strong>dei</strong> docenti e<br />

il “Progetto terza età” dedicato<br />

agli anziani. Tra le<br />

esperienze più belle, va<br />

ricordata la partecipazione,<br />

nel 2007, al concorso europeo<br />

di danze storiche di<br />

Wroclaw in Polonia: «Siamo<br />

arrivati terzi, ma al di là del<br />

risultato è stato bello confrontarsi<br />

con ragazzi provenienti<br />

da altre nazioni, riuscire<br />

a comunicare attraverso<br />

la danza pur parlando lingue<br />

differenti». Dieci anni di<br />

attività, un repertorio di sessanta<br />

tipi di danze e un<br />

gruppo di venti ragazzi ma<br />

Raffaella Lembo non intende<br />

fermarsi: «Sono attratta<br />

dalle novità, rispetto agli<br />

altri gruppi siamo meno<br />

legati a libri e schemi. Ho<br />

introdotto la figura del giullare,<br />

le danze del popolo e<br />

ora mi piacerebbe creare un<br />

nostro gruppo musicale».<br />

Una bacchettata, la professoressa<br />

la riserva ai suoi<br />

concittadini: «Le istituzioni<br />

sono latitanti, a Salerno c’è<br />

ancora troppa improvvisazione.<br />

Spesso siamo costretti<br />

ad andare fuori e a collaborare<br />

con gruppi storici di<br />

altre città, qua c’è molta<br />

rivalità». Fortunatamente c’è<br />

chi apprezza il lavoro portato<br />

avanti de “<strong>Il</strong> Contrapasso”:<br />

«Se tutto va bene nel<br />

2010 rappresenteremo l’Italia<br />

in un importante evento<br />

internazionale insieme ad<br />

artisti del calibro di Bocelli,<br />

ma sono scaramantica non<br />

fatemi dire di più». Brutta<br />

bestia la scaramanzia, ma da<br />

un amante del Medioevo<br />

c’era da aspettarselo.


SPETTACOLI Domenica 6 dicembre 2009<br />

<strong>Il</strong> regista Tornatore a Salerno dove vinse il suo primo premio con il documentario “Le minoranze etniche in Sicilia”<br />

“Baarìa”: il mito del ritorno<br />

19<br />

GERMANA GRASSO<br />

È una costante <strong>dei</strong> suoi film, il ritorno<br />

nella sua Sicilia, una terra<br />

problematica che richiama come<br />

il canto delle sirene. Appena rientrato<br />

da Los Angeles, dove il suo<br />

ultimo film, “Baarìa”, è in corsa<br />

per gli Oscar, Giuseppe Tornatore<br />

ha fatto tappa nel Campus universitario<br />

di Fisciano, dove ha<br />

incontrato gli studenti nell’ambito<br />

di FilmIdea, la rassegna di cinema<br />

dell’ateneo. Un modo per<br />

ribadire il profondo legame che<br />

unisce un siciliano a Salerno. E’<br />

qui, infatti, che ebbe inizio per lui<br />

quella splendida avventura chiamata<br />

cinema.<br />

“Baarìa” è in corsa per l'Oscar,<br />

come si sente?<br />

Sono contento che il film rappresenti<br />

l’Italia, ma non ho l’ansia da<br />

prestazione. Forse l’hanno gli altri<br />

che danno per scontato che avendo<br />

già avuto una volta un’esperienza<br />

positiva con la vittoria di<br />

questo premio, debba vincerlo<br />

sempre. Invece il percorso fino all’Oscar<br />

è fatto di tante stazioni.<br />

Ad esempio con “L’uomo delle<br />

stelle” entrammo in nomination.<br />

“La sconosciuta” arrivò alla short<br />

list. Comunque sono sereno. <strong>Il</strong><br />

film è lì, il pubblico lo può vedere,<br />

discutere, amare, criticare, lo può<br />

anche odiare, se vuole, come ha il<br />

diritto di fare con qualunque film.<br />

Nel film i protagonisti sono<br />

interpretati da due attori sconosciuti,<br />

invece in ruoli marginali<br />

ci sono tantissimi volti<br />

noti. È voluto?<br />

Non ho pensato di scegliere attori<br />

famosi nei ruoli secondari e<br />

sconosciuti nel ruolo <strong>dei</strong> protagonisti.<br />

Per i protagonisti cercavo<br />

<strong>dei</strong> nomi. Per la caratteristica fisica,<br />

per l’età che dovevano avere e<br />

rispetto alle esigenze di ringiovanimento<br />

e invecchiamento, per il<br />

dialetto. Insomma, a questo identikit<br />

non è corrisposto nessun attore<br />

famoso. Allora abbiamo imboccato<br />

un’alternativa. Francesco<br />

Scianna e Margareth Madè sono<br />

stati un’ottima coppia per il film.<br />

Poiché il cinema italiano è poco<br />

più di un cortile, si era saputo che<br />

c’erano tantissimi ruoli marginali.<br />

Attori amici e non mi chiamavano<br />

anche per piccoli ruoli. È<br />

diventato quasi un gioco. Un<br />

gioco che ho accettato, sia perché<br />

mi divertiva, sia perché il mio è<br />

un film su un centro di provincia.<br />

Ambivo a trovare un codice e-<br />

spressivo per raccontare la coralità<br />

della vita in un paese, dove sono<br />

tutti protagonisti. <strong>Il</strong> fatto che<br />

decine di figure marginali avessero<br />

il volto di attori noti mi sembrava<br />

in linea con questa filosofia.<br />

<strong>Il</strong> film è stato oggetto di polemiche<br />

fin dalla presentazione al<br />

Festival di Venezia. Si è parlato<br />

del rapporto tra il regista e il<br />

produttore, che in questo caso è<br />

un uomo politico.<br />

È un tema antico, ma è curioso<br />

che si è messi nella condizione di<br />

dover spiegare perché si è fatto<br />

un film con un contesto produttivo<br />

che non è in linea con le proprie<br />

idee. Io ho fatto nove film, se<br />

avessi dovuto fare solo quelli prodotti<br />

da coloro con i quali “ideologicamente”<br />

andavo d’accordo,<br />

«Ho un ricordo bellissimo di quei mesi passati<br />

a cercare volti, luoghi, oggetti e situazioni»<br />

«Non mi interessa<br />

il partito del produttore:<br />

quando lavoriamo,<br />

il suo partito<br />

è il mio film»<br />

Una scena<br />

del film “Baarìa”<br />

<strong>Il</strong> set ricostruito<br />

a 20 chilometri<br />

da Tunisi. <strong>Il</strong> paese<br />

è stato realizzato<br />

su 6 ettari di terreno<br />

da uno staff<br />

di scenografi esperti<br />

Giuseppe Tornatore durante<br />

la conferenza stampa prima<br />

dell’incontro con gli studenti<br />

dell’Univeristà degli Studi<br />

di Salerno, nell’ambito<br />

della ottava edizione<br />

della rassegna “FilmIdea”<br />

UNA VITA DA OSCAR<br />

Giuseppe Tornatore nasce a Bagheria, vicino<br />

Palermo, nel 1956, da Peppino, sindacalista<br />

della Cgil. Affascinato da regia, recitazione e<br />

letteratura, a soli 16 anni mette in scena<br />

opere di Luigi Pirandello ed Eduardo De<br />

Filippo. Si diploma al liceo classico del suo<br />

paese. Muove i primi passi nell’ambiente<br />

cinematografico realizzando il documentario<br />

“Le minoranze etniche in Sicilia”, vincitore<br />

al Festival di Salerno. Nel 1979 per la Rai<br />

gira “Diario di Guttuso”, in seguito al quale<br />

nascerà una profonda amicizia tra lui e il<br />

noto artista siciliano. Concilia la passione<br />

per il cinema con l’amore per la letteratura<br />

con il programma realizzato per la Rai<br />

“Ritratto di un rapinatore – Incontro con<br />

Francesco Rosi” e “Scrittori siciliani e cinema:<br />

Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia”.<br />

Nel 1984 realizza con Giuseppe Ferrara<br />

“Cento giorni a Palermo”, accollandosi anche<br />

una parte <strong>dei</strong> costi di produzione.<br />

Vive a Roma da anni, dove nell’agosto 2007 è<br />

stato aggredito da un gruppo di giovani che<br />

lo ha derubato. Furono arrestati tre rumeni.<br />

“Ciak, si gira”<br />

La carriera dell’uomo innamorato del cinema<br />

Tornatore esordisce sul grande schermo con “<strong>Il</strong><br />

camorrista”, in cui ricrea l’ambiente della malavita<br />

napoletana. <strong>Il</strong> film vince il Nastro d’argento.<br />

Dall’incontro con il produttore Franco Cristaldi nasce<br />

“Nuovo Cinema Paradiso”, con cui si aggiudica l’Oscar<br />

dopo il taglio di 25 minuti. Nel 1990 gira “Stanno tutti<br />

bene” con Marcello Mastroianni nel ruolo di un padre<br />

siciliano che va a far visita ai figli sparsi sulla penisola.<br />

In Italia ad aprile uscirà il remake americano<br />

“Everybody’s Fine” con Robert De Niro. Del 1991 è il<br />

film “La domenica specialmente”. Nel 1994 è in concorso<br />

a Cannes il noir psicologico “Una pura formalità”<br />

con Roman Polanski e Gerard Depardieu. L’anno<br />

successivo con “L’uomo delle stelle” vince il Nastro<br />

d’argento e il David di Donatello. <strong>Il</strong> romanzo<br />

“Novecento” di Baricco gli ispira “La leggenda del pianista<br />

sull’oceano” con cui vince il Ciak d’oro, un altro<br />

David di Donatello e due Nastri d’argento. Nel 2000<br />

Monica Bellucci è “Malena” nel film che costruisce<br />

l’immagine di sex symbol dell’attrice. Dopo sei anni<br />

torna dietro l’obiettivo con “La sconosciuta”, una storia<br />

di racket e prostituzione di ragazze dell’Est. <strong>Il</strong> film<br />

vince tre David di Donatello e consacra in Italia l’attrice<br />

russa Ksenia Rappoport.<br />

avrei potuto farne forse solo uno:<br />

“Nuovo Cinema Paradiso”. Penso<br />

che il problema sia un altro. Siamo<br />

in condizione di fare liberamente<br />

i film? C’è qualcuno che<br />

pur di fare il proprio film ha dovuto<br />

rinunciare alla propria idea<br />

politica o culturale. Io non sono<br />

mai stato condizionato sotto questo<br />

punto di vista. “Baarìa” è prodotto<br />

dalla Medusa, che è di proprietà<br />

di un contesto finanziario<br />

riconducibile a Silvio Berlusconi.<br />

Quando inizio a fare un film, non<br />

mi interessa sapere a quale partito<br />

è iscritto il produttore. Nel<br />

momento in cui iniziamo a lavorare<br />

insieme, il partito a cui è i-<br />

scritto è il mio film.<br />

Che diffusione ha avuto il film<br />

in dialetto?<br />

In Sicilia sono uscite ottanta copie<br />

in dialetto senza sottotitoli,<br />

due copie doppiate in italiano a<br />

Catania e a Palermo, e una decina<br />

di copie in dialetto doppiate in i-<br />

taliano oltre lo stretto di Messina.<br />

Sono andate benissimo. Certo, un<br />

film doppiato perde sempre qualche<br />

sfumatura. Nel nostro caso<br />

quello che si perde è la musicalità.<br />

Per la colonna sonora ha coinvolto<br />

Ennio Morricone. Quanto<br />

è importante la musica nel racconto?<br />

Le musiche nei miei film hanno<br />

sempre un ruolo importante perché<br />

essa ha la straordinaria capacità<br />

di rivelare in un film tutto ciò<br />

che il racconto visivo non esplicita.<br />

La musica si nutre <strong>dei</strong> sottotesti<br />

di un film e li rileva, non è solo<br />

un elemento che serve a rendere<br />

più piacevole la visione. Quando<br />

incontrai per la prima volta Morricone<br />

(per “Nuovo Cinema Paradiso”,<br />

ndr) gli chiesi cosa pensasse<br />

delle varie metodologie che<br />

si seguono per realizzare la partitura<br />

musicale per un film. La più<br />

consueta è quella di realizzare la<br />

musica alla fine. Tutto in un film<br />

è frutto di riflessione, maturazione,<br />

ricerche alternative, correzioni.<br />

Solo il compositore non ha il<br />

diritto di avere la stessa fase di<br />

riflessione e maturazione? Non<br />

mi convince. Per questo coinvolgo<br />

Ennio subito. Parliamo delle<br />

funzioni narrative del tema.<br />

Quando abbiamo le idee chiare, si<br />

va a registrare. Così anche nel<br />

montaggio provvisorio ho già la<br />

musica del film. “Baarìa” ha sempre<br />

avuto la sua musica, fin dal<br />

primo ciak.<br />

Ci sono luoghi della Campania<br />

che potrebbero spingerla a fare<br />

un altro film qui?<br />

Tanti. Sono molto legato a questa<br />

zona, qui ho girato gli esterni del<br />

mio primo film (“<strong>Il</strong> camorrista”,<br />

ndr). Ho un ricordo bellissimo di<br />

quei mesi trascorsi qui a cercare<br />

luoghi, volti, oggetti, situazioni E<br />

poi qui ho ricevuto un premio per<br />

la prima volta. <strong>Il</strong> mio documentario<br />

“Le minoranze etniche in<br />

Sicilia” fu premiato in un concorso<br />

a Salerno.<br />

Progetti?<br />

Sto lavorando a due progetti.<br />

Entro la fine di gennaio devo decidere<br />

quale <strong>dei</strong> due avviare.


20 Domenica 6 dicembre 2009 ARTE E TRADIZIONI<br />

Dopo la visita di Benedetto XVI la Basilica del Volto Santo è meta ogni giorno di migliaia di pellegrini<br />

<strong>Il</strong> napoletano che dipinge Dio<br />

L’iconografo Vaccarella decorerà le pareti del Santuario di Manoppello<br />

FRANCESCO A. GRANA<br />

do ortodosso, affascinati<br />

dalla bellezza delle sue<br />

icone. Nel settembre 2004<br />

all’ormai sofferente Papa<br />

Giovanni Paolo II fu offerta<br />

una piccola icona della Vergine<br />

dipinta da Angelo Vaccarella.<br />

<strong>Il</strong> Papa appena la vide<br />

la portò alle labbra con le<br />

sue mani tremolanti per imprimerle<br />

un bacio.<br />

Fin da giovanissimo Angelo<br />

Vaccarella rivela una particolare<br />

disposizione per l’arte.<br />

Attratto dalla figura e dal<br />

volto in maniera particolare,<br />

riversa la sua attenzione e i<br />

suoi studi sull’arte figurativa.<br />

Per oltre dieci anni si interessa<br />

delle problematiche<br />

<strong>dei</strong> minori a rischio della sua<br />

città, attraverso l’insegna-<br />

Dopo Michelangelo, sarà un<br />

napoletano a dipingere il<br />

volto di Dio. Le pareti della<br />

Basilica del Volto Santo di<br />

Manoppello, in provincia di<br />

Pescara, dove è custodito il<br />

famoso velo che ha impressa<br />

l’immagine di un viso maschile<br />

con i capelli lunghi e la<br />

barba, non dipinto da mani<br />

d’uomo, portato in questo<br />

luogo da un misterioso pellegrino<br />

nel 1638, e dove Benedetto<br />

XVI si è recato in<br />

pellegrinaggio il 1 settembre<br />

2006, saranno decorate dall’iconografo<br />

napoletano Angelo<br />

Vaccarella, per volontà<br />

dell’Arcivescovo di Chieti-<br />

Vasto, il partenopeo Bruno<br />

Forte.<br />

La storia artistica di Angelo<br />

Vaccarella è coronata di<br />

grandi successi professionali.<br />

Le sue opere adornano<br />

moltissime chiese e santuari<br />

italiani, ma sono presenti<br />

anche in Francia, Svizzera,<br />

Germania, Olanda, Grecia,<br />

Cina e Stati Uniti. Ha all’attivo<br />

diverse mostre in Italia e<br />

all’estero. Le sue icone hanno<br />

ricevuto l’apprezzamento<br />

di Papa Giovanni Paolo II,<br />

<strong>dei</strong> cardinali di Napoli, Corrado<br />

Ursi, Michele Giordano<br />

e Crescenzio Sepe, di numerosi<br />

porporati e arcivescovi<br />

della Chiesa cattolica, ma<br />

anche di esponenti del monmento<br />

della pittura e della<br />

ceramica. Ha fondato e dirige<br />

a Napoli la scuola-laboratorio<br />

d’iconografica bizantina<br />

“Arteikon”. Collabora<br />

come giornalista con il settimanale<br />

diocesano di Napoli<br />

“Nuova Stagione”, ed è direttore<br />

editoriale della rivista<br />

“Immagini dell’Invisibile”.<br />

Autore di numerose pubblicazioni<br />

sull’iconografia, l’ultima<br />

delle quali, “Pregare<br />

con le icone” (Edizioni Chirico,<br />

2009), introduce il lettore<br />

nel mondo dell’arte al<br />

servizio della liturgia e della<br />

contemplazione personale e<br />

comunitaria. Un volume a-<br />

gevole ricco di immagini e<br />

testi biblici, utili per meditare<br />

le icone dell’intero anno<br />

liturgico: dalle celebrazioni<br />

natalizie, al triduo pasquale<br />

fino alla festa di Cristo Re<br />

dell’Universo.<br />

«L’artista, Angelo Vaccarella<br />

- scrisse il cardinale<br />

Corrado Ursi - pittore oltre<br />

che di professione, di intuito<br />

e di amore, si appassiona a<br />

riprodurre icone celebri con<br />

fedeltà, cerca di scoprirne la<br />

peculiarità, di coglierne i<br />

segreti delle tecniche, che<br />

sono ancora impervie, nella<br />

magia <strong>dei</strong> colori che hanno<br />

tutti significati simbolici».<br />

Oggi c’è un notevole interesse<br />

per le icone, per la loro<br />

storia, per il loro significato,<br />

per la tecnica usata. L’icona,<br />

il cui termine deriva dalla<br />

parola greca eikon, che significa<br />

immagine, è una vera<br />

e propria arte teologica perché<br />

annuncia attraverso i<br />

colori ciò che la Sacra Scrittura<br />

invece fa mediante la<br />

parola: l’immagine visibile<br />

del Dio invisibile.<br />

Secondo Angelo Vaccarella,<br />

l’icona non si può dire mai<br />

del tutto compiuta. L’ultimo<br />

tocco, infatti, spetta a chi la<br />

guarda, a chi le si pone innanzi<br />

con atteggiamento di<br />

umile ascolto.<br />

«Angelo Vaccarella - afferma<br />

monsignor Bruno Forte<br />

- si è inoltrato sull’arduo<br />

sentiero di un incontro fra<br />

mondi: l’Oriente e l’Occidente,<br />

lo splendore della forma,<br />

il rapimento e la tecnica.<br />

Le sue opere aprono<br />

verso i sentieri del silenzio,<br />

da cui l’icona si affaccia, e su<br />

cui il cercatore della tenebra<br />

luminosa è introdotto<br />

La misteriosa storia del velo<br />

Fu un evento negativo a<br />

incrementare il culto del<br />

Volto Santo di Manoppello.<br />

<strong>Il</strong> Settecento iniziò con<br />

violenti terremoti in A-<br />

bruzzo, Umbria e nel Sannio.<br />

Padre Bonifacio da A-<br />

scoli espose più volte il velo<br />

alla pubblica venerazione.<br />

Si pensò anche di portarlo<br />

in processione per le<br />

strade della città. Per conservare<br />

meglio il sacro velo,<br />

nel 1703, Padre Bonifa-<br />

cio decise di cambiare i<br />

vetri che lo proteggevano.<br />

La stessa cosa la tentò di<br />

fare anche Padre Antonio<br />

da Poschiano, nel 1714,<br />

che voleva anche impreziosire<br />

il reliquiario con<br />

una cornice in argento. In<br />

ambedue i casi, però, separati<br />

i vetri, l'immagine<br />

impressa sul velo svanì, ricomparendo<br />

solo quando<br />

tutto venne riportato allo<br />

stato preesistente.<br />

con cautela e pudore».<br />

<strong>Il</strong> linguaggio della bellezza,<br />

che Angelo Vaccarella mette<br />

al servizio della fede, secondo<br />

quanto affermava Giovanni<br />

Paolo II, è capace di<br />

raggiungere il cuore degli<br />

uomini e far loro conoscere<br />

dal di dentro Gesù Cristo<br />

che viene rappresentato nelle<br />

immagini.<br />

Un’usanza in vigore da un secolo nel piccolo centro irpino<br />

Sirignano, il paese<br />

del doppio Natale<br />

La natività si celebra anche a S. Andrea, il 30 novembre<br />

STELLA COLUCCI<br />

A Sirignano è Natale due<br />

volte l’anno. <strong>Il</strong> caso un po’<br />

anomalo, in realtà, si ripete<br />

da circa un secolo. Da quando,<br />

Francesco Fiordelisi, un<br />

sacerdote di origini sirignanesi,<br />

che aiutava il parroco,<br />

don Liberato Gallicchio, a<br />

organizzare la festa per il<br />

Santo Patrono, acquistò e<br />

donò alle famiglie più bisognose<br />

<strong>dei</strong> pacchetti con alici<br />

fresche per permettere a<br />

tutti i compaesani di trascorrere<br />

serenamente la ricorrenza.<br />

In cambio di cotanta generosità<br />

le persone offrirono quel<br />

poco che avevano al Santo per la festività. <strong>Il</strong><br />

gesto caritatevole del pastore commosse la<br />

popolazione al punto da apparire come un<br />

dono di Natale arrivato in anticipo e pare che<br />

sia proprio da allora che nelle case <strong>dei</strong> sirignanesi<br />

il 29 e il 30 novembre si festeggi il<br />

Piccolo Natale. Due giorni, dal ritmo e dal<br />

sapore antico, che coinvolgono un po’ tutti,<br />

proprio come avviene con la magia del<br />

“Spaghetti noci e alici”<br />

L’antica ricetta che i sirignanesi<br />

preparano nella<br />

sera della vigilia di “Natale<br />

Piccirillo”. Ingredienti per<br />

quattro persone: 500 gr. di<br />

spaghetti, 150 gr. di noci<br />

tritate, 5 filetti di alici salate<br />

e uno spicchio d’aglio.<br />

Procedimento: spinare e<br />

lavare le acciughe accuratamente.<br />

In una padella<br />

far soffriggere olio, aglio e<br />

noci tritate a fuoco lento.<br />

Quando l’olio si è amalga-<br />

mato alle noci, aggiungere<br />

le alici sfilettate, continuare<br />

la cottura aggiungendo<br />

acqua bollente di<br />

tanto in tanto in modo da<br />

rendere la salsa cremosa.<br />

Cuocere a parte gli spaghetti<br />

o le linguine e scolarli<br />

al dente, dopo li si<br />

porta nella padella per<br />

unirli al composto già<br />

preparato e li si fa saltare<br />

per un paio di minuti<br />

prima di servirli.<br />

Natale. Riti arcaici, legati all’origine contadina<br />

del territorio sono riproposti in chiave<br />

moderna.<br />

<strong>Il</strong> 29 novembre è la vigilia di Natale o di<br />

Sant’Andrea e come si fa per il 24 dicembre,<br />

si prepara il cenone con tutti gli ingredienti<br />

tipici di quello più famoso. Dopo la cena ci si<br />

ritrova in piazza principessa Rosa, davanti<br />

alla chiesa di Sant’Andrea, per partecipare<br />

all’accensione del fucarone<br />

cioè di un grande falò.<br />

Fino a cinquanta anni fa, i<br />

più giovani ballavano intorno<br />

al fuoco la danza del Pizzic’Anto’.<br />

Un gioco di forza e<br />

di abilità, in cui quattro o<br />

cinque ragazzi, uniti per le<br />

braccia, si mettevano in cerchio<br />

per recitare la filastrocca<br />

del Pizzc’Anto’ portando<br />

sulle spalle altri tre o quattro<br />

ragazzi senza cadere. <strong>Il</strong> 30<br />

novembre è Sant’Andrea ossia<br />

Natale Piccirillo. La giornata<br />

comincia di buon mattino,<br />

i cittadini organizzati<br />

in squadre trascinano per le<br />

vie del paese, fino al piazzale<br />

della chiesa, <strong>dei</strong> tronchi di<br />

faggio, conosciuti come “maj”, che donano a<br />

Sant’Andrea. <strong>Il</strong> majo, da maius, è l’albero di<br />

maggio, quello che le civiltà del nord Europa<br />

mettevano al centro del villaggio nel primo<br />

giorno di maggio come gesto augurale e propiziatorio.<br />

Nel tempo questo rito si è trasformato in un<br />

dono simbolico della civiltà contadina al proprio<br />

patrono o al signore del casale. Presumibilmente<br />

la tradizione del majo di origine<br />

baianese, diffusasi poi anche negli altri<br />

Comuni del mandamento di Baiano, a Sirignano<br />

è stata portata proprio da don<br />

Liberato Gallicchio già parroco di Baiano<br />

nei primi anni del Novecento.<br />

La festa termina nel pomeriggio, quando la<br />

statua del Santo viene portata in spalla per<br />

le strade del paese.


RUBRICHE<br />

Domenica 6 dicembre 2009<br />

21<br />

L’idea <strong>dei</strong> due autori<br />

è quella di descrivere<br />

il dramma <strong>dei</strong> soldati<br />

rinchiusi nei campi<br />

di concentramento,<br />

dopo l’armistizio del‘43<br />

e raccontare una storia<br />

a lungo dimenticata<br />

In “Internati militari italiani” la prigionia degli uomini in divisa<br />

il cui primo nemico è la fame onnipresente che diventa ossessione<br />

Subire la deportazione nei campi di concentramento<br />

o continuare la guerra al<br />

fianco <strong>dei</strong> tedeschi.<br />

Dopo l’armistizio dell’8 settembre del<br />

1943, migliaia di italiani furono costretti<br />

a scegliere la loro prigione. In “Internati<br />

militari italiani”, Aldo Avagliano e Marco<br />

Palmieri riportano alla luce una pagina<br />

della storia contemporanea a lungo<br />

dimenticata.<br />

Alcuni rifiutano di combattere al fianco<br />

<strong>dei</strong> soldati del terzo Reich e non aderiscono<br />

alla Repubblica di Salò. Una decisione<br />

difficile, con una sola conseguenza: l’internamento<br />

nei lager nazisti. Non prigionieri<br />

di guerra, ma persone con uno “status” fino<br />

ad allora sconosciuto: Imi, Internati<br />

militari italiani. Una sigla coniata dallo<br />

stesso Hitler per sottrarre quelle vite alla<br />

Convenzione di Ginevra e sfruttare liberamente<br />

quegli uomini. <strong>Il</strong> libro, presentato a<br />

Napoli il 28 novembre, racconta la seconda<br />

guerra mondiale con un’altra voce. Attraverso<br />

i diari e le lettere i due autori affrontano<br />

un viaggio: dall’ingresso nei campi<br />

al ritorno a casa <strong>dei</strong> sopravvissuti.<br />

Emerge così un affresco nitido, ma soprattutto<br />

dettagliato, della vita e della morte in<br />

quei giorni drammatici. La fame, il freddo,<br />

le violenze e il lavoro coatto: tutto questo è<br />

riportato nel libro. Avvenimenti a cui mol-<br />

Gli scrittori<br />

Mario Avigliano, nato a Cava<br />

de’Tirreni, è un giornalista e<br />

studioso dell’età contemporanea.<br />

Lavora a Roma e dirige il<br />

Centro studi della resistenza<br />

del Lazio. Tra le sue opere:<br />

“Personaggi e vicende della<br />

Resistenza” e “Muoio innocente.”<br />

Marco Palmieri, nato a<br />

Isernia, è cronista e autore di<br />

molti saggi sull’olocausto e la<br />

Seconda guerra mondiale.<br />

A destra, soldati deportati nei lager<br />

In basso la copertina del libro<br />

Lettere dai lager nazisti<br />

arte<br />

Scatti e fantasmi moderni<br />

all’Art24 di Napoli<br />

Denunciare la violenza sulle donne. Questo il messaggio<br />

lanciato da quattro artisti, due italiani e due<br />

giapponesi, nella mostra fotografica che, fino all’8<br />

dicembre, sarà esposta alla galleria d’arte Art24 di<br />

Napoli. Noriaki Yokosuska, Nobuyoshi Araki, Luciano<br />

D’Inverno e Michele Zaza: sono loro che raccontano<br />

la sofferenza del gentil sesso. Gli scatti,<br />

ambientati in abitazioni private e nei quartieri a luci<br />

rosse, sono carichi di sensualità; ma, improvvisamente,<br />

nei pensieri dell’osservatore, si trasformano<br />

nei fantasmi del mondo moderno. Immagini che<br />

toccano la profonda intimità dell’essere.<br />

De Chirico e il mondo arcaico<br />

in mostra a Cava de’Tirreni<br />

«Senza la scoperta del passato non è possibile la scoperta<br />

del presente». Questa la filosofia che il pittore<br />

Giorgio de Chirico trasferisce nelle sue ope-re, esposte<br />

alla Galleria Civica d’arte di Cava de’Tirreni fino<br />

al 14 febbraio del 2010. Una mostra in cui cinquanta<br />

dipinti, realizzati dall’artista greco tra gli anni Venti e<br />

i Settanta, svelano la propensione al-l’antico e al<br />

mondo ellenico del maestro della pittura metafisica.<br />

Gli elementi arcaici intervengono, in-fatti, in maniera<br />

prepotente negli scenari illustrati da Giorgio de<br />

Chirico. Evocazione e invenzione conducono al processo<br />

di pietrificazione dello spazio; il Mediterraneo<br />

è,invece, fonte di conoscenza.<br />

ti non resistono. In queste circostanze il<br />

cervello umano non può evitare di trasformarsi<br />

in un vulcano di pensieri, raccolti in<br />

questi scritti. La vita, la casa, i tedeschi:<br />

questo riempie la testa <strong>dei</strong> soldati. Gli alleati<br />

sono adesso i nemici. Ma il nemico<br />

numero uno è, per tutto il periodo della<br />

prigionia, la fame. Una fame lancinante e<br />

onnipresente, un buco nero che non si riesce<br />

mai a placare. La sbobba, la quotidiana<br />

brodaglia di rape e pane, è insufficiente. <strong>Il</strong><br />

cibo diventa ossessione che popola le visione<br />

notturne. Alcuni finiscono per contendere<br />

il fieno ai cavalli.<br />

Anche il rischio della pazzia è sempre dietro<br />

l’angolo. E nella crescente disperazione<br />

si tenta la strada del mercato nero. Un orologio,<br />

un paio di scarpe, qualsiasi cosa per<br />

ricevere in cambio una fetta di pane con<br />

una fettina di lardo. Ma anche il tabacco<br />

diventa merce preziosa. Lo scambio avviene<br />

naturalmente di nascosto, nei bagni. I<br />

contrabbandieri devono assicurare la pulizia<br />

<strong>dei</strong> prodotti. Non è però raro mangiare<br />

qualche pagnotta che non sia proprio pulita.<br />

Ma i crampi dello stomaco e la follia nascondono<br />

i difetti. La necessità, infatti,<br />

vince sull’abitudine del vizio. Nei lager nasce<br />

anche quella comunità, definita da<br />

Giovanni Guareschi «città democratica».<br />

Un luogo in cui si affronta, per la prima<br />

volta, il germe della democrazia: libertà<br />

d’espressione mai vissuta da chi è cresciuto<br />

con il fascio littorio e le adunate balilla.<br />

Ritornati nel proprio <strong>Paese</strong>, gli Imi scampati<br />

all’orrore <strong>dei</strong> lager trovano una nazione<br />

distratta. E per sessant’anni, questa storia<br />

finisce per essere allontanata dalla<br />

memoria collettiva.<br />

musica<br />

Esordio magnetico<br />

per i Mesmerico<br />

Pagina a cura di<br />

SANTO IANNÒ<br />

Cuore vulcanico e continui sbalzi ritmici: tutto questo<br />

è Magnete, il primo album <strong>dei</strong> Mesmerico.Un<br />

duo di Napoli che, con una chitarra accompagnata<br />

dalla batteria, fanno «molto casino». Una formula<br />

che, con l’ausilio dell’elettronica, rende il disco d’esordio<br />

della band come una delle realtà più interessanti<br />

nel panorama musicale <strong>dei</strong> gruppi emergenti.<br />

Una coppia possente, i cui suoni e note si muovono<br />

lungo le coordinate dell’hardcore, del metal e delle<br />

pulsioni avant. Una musica muscolare che raramente<br />

esplode, poche volte gli accordi sono pronti<br />

alla detonazione. La catacombale title track è un inno<br />

distorto dalle contaminazioni elettroniche. L’attacco<br />

dell’album, We Live In A Paradise (Inhabitated<br />

By Devils), parte da lidi prima paradisiaci e poi<br />

infernali; attraversa terre inesplorate e si spezza, infine,<br />

in aperture libere e convulse. A ruota, l’attacco<br />

epilettico di Silos, avvalorato dallo schizzo postespressionista<br />

di Rasoterra. A seguire, la sfuriata repressa<br />

e poi trasfigurata in collasso di Dentro Al Vesuvio.<br />

Quando le atmosfere depresse si dilatano e<br />

rarefanno, emerge prepotente l’uso evocativo di altri<br />

generi estranei all’hard-rock. Dietro l’esordio <strong>dei</strong><br />

Mesmerico si nascondono infatti due personaggi<br />

chiave dell’underground italiano: Pupillo degli Zu e<br />

Giulio Ragno Favero del Teatro Degli Orrori. <strong>Il</strong> lato<br />

emozionale rappresenta il valore aggiunto di una<br />

band che fornisce una prova delle proprie potenzialità,<br />

senza esprimerle fino in fondo. Le liriche procedono<br />

a tappe: la musica ha un suo disegno, ma tortuoso.<br />

Ottimo segno di questi tempi.<br />

libri<br />

Antica Bottega Informazione<br />

di Giovanni Mantovani<br />

Edizione Centro documentazione giornalistica<br />

Pagine 189 –15,00 euro<br />

«La scrittura destinata all’informazione non è<br />

solo scrivere: è un atto finale, la conclusione<br />

di un processo lungo e complesso». Con questa<br />

convinzione Giovanni Mantovani, una vita<br />

nel giornalismo e ora professore alla Università<br />

di Urbino, ha realizzato “Antica Bottega<br />

Informazione”. Non un canonico manuale<br />

sui linguaggi e le tecniche giornalistiche.<br />

L’autore sottolinea come questo «atto finale»<br />

sia sottoposto alla velocità della comunicazione.<br />

Un concetto che definisce diverse realtà,<br />

ma che sempre e comunque indica l’attività<br />

destinata allo scambio di informazioni. Un<br />

rapporto che può essere unidirezionale o bilaterale,<br />

consapevole e inconscio. La scrittura<br />

è quindi uno strumento, un medium come lo<br />

definì McLuhan. Un lavoro in cui Mantovani<br />

spiega le trasformazioni di un mondo che oggi<br />

penetra nella vita di ognuno di noi.<br />

Un viaggio nell’universo delle notizie.<br />

Sorry<br />

di Zoran Dvrenkar<br />

Edizione Fazi<br />

pagine 490 – 19,00 euro<br />

Chiedere scusa e risarcire le vittime di propri<br />

soprusi. Ma farlo conto terzi. Questo il<br />

servizio offerto dall’agenzia Sorry, creata da<br />

quattro giovani berlinesi, e descritto da Zoran<br />

Dvrenkar nell’omonimo libro. Ci si libera<br />

di una colpa grazie all’intervento di qualcun<br />

altro. «Ce ne occupiamo noi. Niente più<br />

imbarazzo. Sappiamo cosa dovreste dire.<br />

Diciamo quello che vogliono sentire». Così<br />

si presenta l’agenzia tedesca nel thriller di<br />

Dvrenkar. Ma non è così semplice liberarsi<br />

senza affrontare le proprie responsabilità.<br />

Gli ideatori di Sorry lo capiscono guardando<br />

il corpo martoriato di una donna. Un labirinto<br />

in cui non è più possibile distinguere<br />

tra vittima e carnefice: un percorso pieno<br />

di trappole. Un romanzo in cui la prospettiva<br />

cambia velocemente, perché «la colpa è<br />

privata – scrive l’autore – e alla fine non è<br />

facile assumersi colpe altrui».<br />

L’Italia de noantri<br />

di Aldo Cazzullo<br />

Edizione Mondadori<br />

pagine 192 – 18,00 euro<br />

Noantri: questa la parola chiave dell’Italia<br />

moderna. Un <strong>Paese</strong> frammentato in fazioni<br />

e corporazioni. Diviso eppure uguale: dal<br />

nord al sud, da Torino a Palermo. In L’Italia<br />

de noantri, Aldo Cazzullo descrive una nazione<br />

unita dalla capitale e dal Mezzogiorno.<br />

Un atto d’accusa che comprende tutta la<br />

società, coinvolgendo la politica, ridotta a<br />

«mera prosecuzione <strong>dei</strong> propri affari con<br />

altri mezzi». L’autore osserva come la fedeltà<br />

e il senso di appartenenza ad un partito<br />

premia: la competenza no. Un libro in cui<br />

il familismo prospera perché «si fonda –<br />

scrive Cazzullo – su un vasto consenso».<br />

Perché «gli italiani - osserva - hanno gli<br />

stessi modelli ed eroi di riferimento, gli stessi<br />

personaggi di culto».<br />

Daniele, storia di un bambino che spera<br />

di Cinzia Lacalamita<br />

Edizione Aliberti<br />

pagine 139 – 11,90 euro<br />

Avere tre anni e non sapere che la propria<br />

giovane vita è appesa ai progressi della ricerca<br />

scientifica e alla solidarietà. La storia<br />

di Daniele Amanti, e la sua lotta contro una<br />

delle malattie più insidiose, la distrofia<br />

muscolare, sono raccontati nel libro di Cinzia<br />

Lacalamita. La giornalista diventa la<br />

portavoce di questa battaglia, per raccogliere<br />

fondi destinati al Paren Project Onlus. Al<br />

nipotino virtuale, come l’autrice chiama il<br />

piccolo Daniele, sono dedicate queste pagine:<br />

un messaggio per continuare a sperare e<br />

a sognare non soltanto per lui ma anche per<br />

gli altri ammalati.


22 Domenica<br />

6 dicembre 2009 WEEK END<br />

Gli abitanti<br />

di Montefredane<br />

gareggiano ogni anno<br />

nel mese di novembre<br />

a colpi di fornelli<br />

per conquistare<br />

il palato <strong>dei</strong> golosi<br />

La gara <strong>dei</strong> cuochi di “Oggi cucino io”<br />

Sfida all’ultimo “pezzente”<br />

GIANNI IANNACCONE<br />

Altro che prova del cuoco.<br />

A Montefredane, ogni lunedì e<br />

venerdì di novembre, va in<br />

scena una vera e propria battaglia<br />

a colpi di fornelli.<br />

“Oggi cucino io”, questo il nome<br />

della singolare iniziativa, è organizzata<br />

dal Centro polifunzionale<br />

anziani ed è giunta ormai<br />

alla sua seconda edizione dopo<br />

il successo ottenuto lo scorso<br />

anno.<br />

«L’idea – dice il presidente del<br />

Centro anziani, Saverio Dente –<br />

è venuta un paio di anni fa a un<br />

nostro socio, Umberto Conte,<br />

che purtroppo è scomparso.<br />

Abbiamo deciso,<br />

così, di dare<br />

concretezza a<br />

una proposta<br />

che ci è parsa<br />

subito molto interessante<br />

e i<br />

fatti ci stanno<br />

dando ragione».<br />

Anche se al suo<br />

secondo anno<br />

di vita, infatti, la<br />

manifestazione<br />

sta riscuotendo<br />

sempre maggiore<br />

successo,<br />

Cavatelli<br />

Cavatelli con pancetta, salsiccia<br />

e funghi porcini. E’ una<br />

delle specialità che si è aggiudicata<br />

il primo premio.<br />

Una singolare iniziativa<br />

per chi ama la buona tavola<br />

al punto da coinvolgere l’intera<br />

comunità e attirare gente anche<br />

da Avellino e dai comuni limitrofi.<br />

Per quanto riguarda la gara, sono<br />

gli stessi concorrenti a portare<br />

sul posto e a proprie spese, gli<br />

ingredienti necessari alla preparazione<br />

delle rispettive specialità,<br />

che non sempre si rifanno<br />

alla tradizione culinaria locale.<br />

Entro un’ora il piatto, in genere<br />

un primo, deve essere pronto<br />

Tagliatelle<br />

Tagliatelle in salsa verde con<br />

gamberetti e vongole. Piatto<br />

meno tipico, ma altrettanto<br />

gustoso e ben preparato.<br />

per poi passare al vaglio di una<br />

giuria composta da dieci persone,<br />

scelte mediante sorteggio tra<br />

il pubblico presente.<br />

Musica, canzoni e intrattenimento<br />

allietano la platea, sempre<br />

numerosa, mentre gli chef<br />

sono alle prese con pentole e<br />

fornelli.<br />

Alla fine della prova e dopo che<br />

la giuria ha espresso la propria<br />

preferenza, con la conseguente<br />

cerimonia di assegnazione <strong>dei</strong><br />

trofei, previsti sia per il primo<br />

che per il secondo classificato, il<br />

pubblico, che non ha avuto la<br />

fortuna di essere sorteggiato,<br />

può consolarsi con un primo<br />

piatto, alla cifra simbolica di un<br />

euro, preparato appositamente<br />

dalle espertissime cuoche del<br />

paese. Nella maggior parte <strong>dei</strong><br />

casi si tratta proprio <strong>dei</strong> fusilli<br />

con il sugo del “pezzente”, che<br />

altro non è che il cotechino,<br />

piatto tipico del luogo e oggetto<br />

della omonima sagra, che si<br />

svolge nell’ultimo fine settimana<br />

di giugno e per la quale accorrono<br />

da tutta la provincia.<br />

Oltre che possibilità per gli chef<br />

occasionali di mettersi in<br />

mostra, dunque,<br />

“Oggi<br />

cucino io”,<br />

rappresenta<br />

un vero e<br />

proprio momento<br />

di divertimento<br />

e<br />

aggregazione<br />

Fusilli<br />

Fusilli al sugo di cotechino<br />

(pezzente), piatto tipico della<br />

cucina montefredanese e oggetto<br />

della omonima sagra.<br />

per l’intera<br />

popolazione<br />

locale e non<br />

solo, e forse è<br />

proprio questo<br />

il motivo<br />

del suo enorme<br />

successo.<br />

di Francesco Maria Borrelli<br />

Riso ai gamberetti<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

riso basmati 600gr;<br />

gamberetti 600gr;<br />

vino bianco 1 e ½ bicchieri;<br />

olio extravergine d’oliva; sale, peperoncino fresco<br />

Preparazione:<br />

Lavate i gamberetti, sgusciateli stando attenti a conservarne<br />

le teste e metteteli in un piatto. A parte prendete<br />

un tegame profondo, riempitelo con acqua e<br />

metteteci dentro le teste <strong>dei</strong> gamberetti che avete conservato.<br />

Fate bollire a fiamma bassa per 10 minuti in<br />

modo da ottenere un brodo. Con un colino separate il<br />

brodo dalle teste e conservatelo in un recipiente.<br />

Prendete una padella larga e profonda, versateci olio<br />

extravergine d’oliva e metteteci il peperoncino tagliato<br />

a pezzi. Fate scaldare la padella per 2 minuti, dopodiché<br />

versatevi mezzo bicchiere di vino aumentando<br />

la fiamma e lasciatelo sfumare.<br />

Mettete i gamberetti, fateli cuocere 1 minuto aggiungendo<br />

mezzo bicchiere di vino, fate cuocere e sfumare.<br />

Prendete i gamberetti e metteteli a parte in un contenitore.<br />

Versate il riso nella padella, fatelo tostare 1<br />

minuto a fiamma moderata, poi versate mezzo bicchiere<br />

di vino e un mestolo di brodo. Fate cuocere e<br />

appena si asciuga versate altro brodo fino a coprirlo<br />

tutto stando attenti a non “affogarlo”. Quando inizia<br />

nuovamente ad asciugarsi aggiungete con moderazione<br />

altro brodo e alzate la fiamma. A fine cottura (in<br />

genere dura 10 minuti a seconda della qualità di riso<br />

usata) ma a riso ancora duretto aggiungete i gamberetti,<br />

massimo per 1 minuto, e se necessario un pizzico<br />

di sale e una nocciola di burro. Portate a cottura il<br />

riso e gustatelo fumante.<br />

I vini:<br />

rosato Lacrimarosa Campania igt (Mastroberardino)<br />

o bianco Cutizzi Greco di tufo docg (Feudi di San<br />

Gregorio).


PUGILATO<br />

SPORT<br />

Domenica 6 dicembre 2009<br />

La storia di Ciro De Leva: dal titolo europeo a tassista e autista per turisti<br />

23<br />

Gallo di strada: una vita di pugni<br />

La sua palestra di Ponticelli oggi toglie tanti ragazzi da percorsi difficili<br />

Carriera di colpi forti<br />

A 16 anni, nel 1975, De<br />

Leva esordisce nel mondo<br />

del pugilato durante il<br />

torneo Primi Pugni. Due<br />

anni dopo arriva il primo<br />

di 27 match con la nazionale<br />

italiana. Dopo 67<br />

incontri da dilettante nel<br />

1980 diventa professionista<br />

e pochi anni<br />

dopo vince in sequenza il<br />

titolo italiano <strong>dei</strong> pesi<br />

mosca e poi quello <strong>dei</strong><br />

pesi gallo.<br />

Nel 1984 diventa campione<br />

europeo e difende il<br />

titolo sette volte, chiudendo<br />

la carriera imbattuto.<br />

Nel 1986 tenta di vincere<br />

il titolo mondiale ma va<br />

giù alla decima ripresa.<br />

DANIELE DE SOMMA<br />

È uno di quelli abituati a<br />

combattere, Ciro De Leva,<br />

sul ring contro avversari da<br />

tutta Europa, e nella vita<br />

contro una città come Napoli<br />

che sa darti gioie e dolori.<br />

Da pugile ad autista, passando<br />

per allenatore e padre<br />

di sei figli.<br />

La sua è una storia che parte<br />

a 14 anni, negli anni ’70,<br />

quando si avvicina alla boxe.<br />

È un ragazzo cresciuto senza<br />

padre, senza fratelli, con la<br />

strada come unica amica. A<br />

16 anni combatte il suo primo<br />

incontro, poi è un crescendo<br />

che lo porta fino al<br />

titolo europeo di categoria.<br />

«Non ero fortissimo tecnicamente<br />

– racconta – ma<br />

compensavo con tantissimo<br />

allenamento, per questo ho<br />

battuto tanti atleti più alti e<br />

più tecnici di me».<br />

De Leva nella sua carriera di<br />

professionista ha difeso il<br />

titolo europeo della categoria<br />

“gallo” per sette volte, con<br />

cinque combattimenti in un<br />

solo anno e ha chi-uso la<br />

carriera imbattuto.<br />

«Ho smesso presto, a 27<br />

anni. Ero stanco, avevo le<br />

mani e la faccia rovinate».<br />

Da qui entra in un vizio che<br />

lo ha portato sull’orlo del fallimento:<br />

il gioco d’azzardo.<br />

«Mi sono giocato tutto: lavoravo<br />

e cercavo di trovare<br />

soldi solo per giocare». In<br />

questa fase della sua vita ha<br />

perso anche la sua licenza di<br />

tassista per pagare i debiti.<br />

Ma da vero combattente si è<br />

tirato su: oggi si guadagna da<br />

vivere accompagnando i turisti<br />

per la città, con una<br />

licenza di autista, anche se<br />

in pratica spesso si comporta<br />

ancora come un tassista.<br />

Per i trofei vinti, e per la sua<br />

situazione economica precaria,<br />

avrebbe diritto ad un<br />

vitalizio, previsto dalla legge<br />

“Giulio Onesti” del 1993.<br />

Ma questi soldi non sono<br />

mai arrivati. «Dicono che<br />

non sono abbastanza indigente:<br />

abito in una casa<br />

popolare e ho sei figli da<br />

mantenere. A cinquanta<br />

anni chi mi prenderebbe a<br />

lavorare?»<br />

Ma l’amore per la boxe non<br />

gli è mai passato, tra gli allievi<br />

della sua palestra di Ponticelli<br />

ci sono i suoi quattro<br />

figli maschi: il primo Ciro<br />

Junior di 26 anni, poi tre<br />

ragazzi che portano i nomi<br />

di grandi della boxe: Danny,<br />

Sonny e il piccolo Jake, di<br />

appena nove anni. «Lui ha<br />

un asso nella manica – racconta<br />

orgoglioso il papà – è<br />

mancino. Lo sto abituando<br />

da piccolo a tenere la guardia<br />

a destra così gli avversari<br />

non si aspettano la mano<br />

forte a sinistra»<br />

Anche su questo fronte De<br />

Leva continua a combattere,<br />

il Comune gli ha tolto il<br />

locale, al posto del ring ora<br />

c’è un gommista.<br />

I suoi ragazzi oggi si allenano<br />

in una stanza di una trentina<br />

di metri quadrati, senza<br />

il ring. «Sto aspettando che<br />

il Comune mi dia un altro<br />

locale più grande qua vicino.<br />

Dovremmo trasferirci per<br />

gennaio ma non lo so ancora<br />

per certo».<br />

Per le vie di Napoli<br />

Ciro De Leva con la sua<br />

auto a Piazza Garibaldi,<br />

nel posto delle vetture<br />

con autista. Lo si vede lì<br />

tutti i giorni, fino alle<br />

cinque del pomeriggio,<br />

quando raggiunge gli<br />

allievi. «Questo lavoro<br />

ha alti e bassi ma riesco a<br />

mantenere la famiglia».<br />

La passione dell’allenatore<br />

La palestra di Ponticelli.<br />

<strong>Il</strong> maestro è in posa con i<br />

suoi allievi. Tra loro ci<br />

sono Sonny e Jake, due<br />

<strong>dei</strong> suoi quattro figli.<br />

«Si parla tanto di togliere<br />

i ragazzi dalla strada –<br />

si confida – e poi chi lo fa<br />

ha mille difficoltà, anche<br />

dalle istituzioni».<br />

GLI EMIGRANTI DELLO SPORT: LUCA INFANTE (9<br />

Vuole brindare all’azzurro<br />

«Potevo tornare in Nazionale prima, ma un infortunio me lo ha impedito»<br />

A Brindisi<br />

dopo<br />

Cremona<br />

Luca Infante è nato a<br />

Nocera Inferiore il 5<br />

giugno 1982, e gioca<br />

come ala o centro in<br />

Lega Due a Brindisi.<br />

Dopo Folgore e Pallacanestro<br />

Salerno, è alla<br />

Reggiana dal 2000 fino<br />

al 2009, salvo alcuni<br />

prestiti a Latina, Cento,<br />

Ferrara e Cremona.<br />

Ha debuttato in azzurro<br />

a Bari con la Croazia<br />

nel 2007. Come<br />

hobby ha internet e la<br />

lettura. Quando finirà<br />

con il basket giocato,<br />

vorrebbe riciclarsi come<br />

procuratore di cestisti.<br />

(o.s.)<br />

ORLANDO SAVARESE<br />

Luca Infante, una partenza molto<br />

giovane verso il Nord. Valeva<br />

la pena per tentare fortuna?<br />

Penso di sì: è stata una scelta dettata<br />

dagli eventi. Per nove anni sono<br />

stato al Nord, ho provato diverse<br />

piazze, anche se ultimamente si<br />

sono evolute realtà come Avellino,<br />

Napoli, Scafati e Caserta.<br />

Come mai la pallacanestro?<br />

Alle scuole medie mi notò un insegnante<br />

di educazione fisica, che mi<br />

propose di giocare nella Folgore<br />

Nocera, perché ero già molto alto.<br />

Da lì iniziai la mia carriera.<br />

Che sostegno le ha dato la famiglia<br />

per questo sogno?<br />

Ho dovuto fare molti sacrifici, è<br />

stato fondamentale avere una<br />

buona educazione e saper stare in<br />

qualsiasi ambiente. La mia famiglia<br />

in questo mi ha aiutato molto.<br />

La Serie A l’ha già toccata con la<br />

Reggiana, ma può tornarci con<br />

Brindisi, specie se doveste man-<br />

A sinistra<br />

Luca Infante<br />

a Torino<br />

con Del Piero.<br />

Sulla destra<br />

è in azione<br />

di gioco<br />

tenere la continuità in un torneo<br />

lungo come la Lega Due.<br />

Da buon campano, cerco di tenere<br />

i piedi a terra. Sicuramente stiamo<br />

facendo bene e ci impegneremo<br />

tutti per coltivare un sogno. Siamo<br />

una squadra che può vincere, ma<br />

l’importante è essere umili.<br />

Ha anche giocato in Nazionale.<br />

Sogna di tornarci?<br />

Penso che la fiducia in me ci sia<br />

sempre stata da parte di mister Recalcati,<br />

che mi aveva chiamato per<br />

i Giochi del Mediterraneo. Non<br />

potei rispondere per via dell’infortunio.<br />

Adesso mi impegno per<br />

riprendere dove avevo lasciato.<br />

<strong>Il</strong> momento più difficile?<br />

Quando, con la Reggiana, subii un<br />

infortunio al ginocchio. Fu traumatico,<br />

ma ho lottato. Non sono al top<br />

ma ci sto arrivando. Mi rammarico<br />

di non essere stato riconfermato lì,<br />

perchè ero capitano.<br />

È dura per un italiano imporsi<br />

nel massimo campionato?<br />

Sicuramente, in Serie A giocano<br />

pochi italiani. E quelli che sono in<br />

Nazionale fanno fatica ad accumulare<br />

minuti. C’è il problema<br />

degli stranieri, speriamo che le<br />

regole cambino, perché gli atleti<br />

di livello ci sono, bisogna dar loro<br />

fiducia.<br />

Sceglierebbe l’estero?<br />

Se capitasse, sarebbe bello cimentarmi<br />

all’estero, magari in Spagna.<br />

E in Campania, ci tornerebbe?<br />

Non escludo niente, perché le credenziali<br />

in Campania ci sono. Comunque<br />

per ora sono a Brindisi,<br />

ho altri due anni qui e sto bene<br />

con la società e con tutti.

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