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EDITORIALE Domenica 6 dicembre 2009 5 <strong>Il</strong> Ministro Renato Brunetta, a sinistra la chiesa in stile gotico a Erice e in fondo un esempio di capitello barocco leccese NEL DUBBIO ASTIENITI <strong>Il</strong> Sud ha storia, diciamolo a Brunetta E’ invidiato il patrimonio culturale, rappresentato da intellettuali in ambiti d’eccellenza: scienza politica, filosofia, letteratura, critica d’arte (continua dalla prima pagina) BIAGIO AGNES <strong>Il</strong> primo di quei comandamenti era preciso e severo: “Nel dubbio astieniti”. Una frase netta con un monito significativo, quello di “rinviare” sino a verifiche indiscutibili, nel dubbio, appunto, che la fonte sia superficiale o soltanto appena inattendibile prima di danneggiare chicchessia. Persone, istituzioni, categorie. Alla luce di tutti gli anni che sono passati da quel dettato biblico di Picone Stella, vorrei io, suo discepolo riconoscente, aggiungere un comandamento suggeritomi da ciò che mi disturba nello scorrere certi prodotti giornalistici: la pigrizia. Un oscuro rifugio a cui si ricorre per non stare lì a strizzare il cervello, pronti soltanto a cavalcare logore idee e a disseppellire frasi fatte. La nostra Scuola è inserita in una grande Università del Sud, certamente la più antica e forse anche la più celebrata. Come un personale, caloroso viatico per le fortune professionali <strong>dei</strong> nostri giovani praticanti, vorrei che lasciassero il Campus con il convincimento di neutralizzare i luoghi comuni, veri e propri equivoci attardati nel dannoso folklore che purtroppo intorpidisce ancora il Mezzogiorno. Luoghi comuni come la sopravvivenza di schemi derivati dalla “immarcescibile” Questione Meridionale, che da quella lontana inchiesta di Sonnino e Franchetti – ormai da più di un secolo e mezzo - arriva a noi con i più vieti pregiudizi. Idee vecchie e pericolose generalizzazioni. Ciò che, invece, si apprezza è lo sforzo appassionato di chi, come nel caso di Saviano, denuncia le tragedie sociali e il veleno criminoso che avrebbe fatto di queste terre un ottimale “brodo di coltura”. Una realtà che non può essere sottaciuta per finta carità di patria o politicamente confutata per opportunismo. E ci danneggia soprattutto quella faciloneria alla quale si abbandonano pur degni colleghi se non in malafede, certamente per pigrizia. Noi abbiamo un colossale patrimonio culturale, rappresentato da intellettuali in ambiti d’eccellenza: filosofia, letteratura, critica d’arte, musicologia, scienza politica. Per citarne qualcuno: Vico, Giannone, Benedetto Croce Antonio Gramsci Francesco De Sanctis Giovanbattista Vico La Scuola di Giornalismo dell’Università degli Studi di Salerno è inserita in un grande Ateneo del Mezzogiorno, certamente il più antico e forse il più celebrato Luigi Sturzo Genovese, Croce, Gentile, De Sanctis, Gramsci, Luigi Sturzo, che hanno testimoniato ben altro Sud. Mi viene in mente, tra dottrine economiche e politiche su cui il mondo si è scontrato nell’ 800 e nel ‘900, che il primo esperimento di “società giusta” la realizzò - cent’anni prima della teoria di Marx - un Borbone, non lontano da qui, a San Leucio: le tuttora famose tessiture pregiate dove gli operai dividevano gli utili equamente con l’impresa, la Casa Reale. A dimostrazione di quanto detto, vorrei passare dai principi morali al terreno di lavoro sulla realtà. A volte, si fa riferimento – tanto per citare un esempio - alla vivacità del Ministro Brunetta nel mettere in atto progetti stimolanti l’efficienza di funzionari, impiegati e dirigenti. E abbiamo avuto l’occasione di leggere che terreno suggestivo di queste analisi, siano stati luoghi di produttività e categorie di lavoratori meridionali indicati come “fannulloni”. Ma indagando laboriosamente tra chi ha una temperatura lavorativa su valori febbrili e chi discende a gradi bassissimi quanto a vigore produttivo, il Ministro ha corretto la sua visione in una apprezzata intervista. Alla domanda del cronista (pensata secondo me come un grimaldello da affondare nel burro) “Lei ritiene, signor Ministro, che nella burocrazia vi siano più fannulloni al Sud o al Nord?”, ecco pronta la risposta di Brunetta che chiama in causa persino la storia: “Al Nord, gli Asburgo allevavano funzionari fedeli sempre ad un’etica del lavoro irreprensibile; al Centro con i Lorena le cose stavano un poco a mezza strada, imparentati com’erano con gli Asburgo, reprensibili di quando in quando, irreprensibili talvolta; al Sud i Borboni con quel che se ne è detto… Questa geografia dell’efficienza/inefficienza oggi non è più attendibile. Vi sono ottimi funzionari di stile asburgico in Sicilia e nel Napoletano e pelandroni a Milano, impiegati fiorentini introvabili per l’epidemia della “pausa caffè” ed altri ancora in Toscana che si comportano come al tempo <strong>dei</strong> Lorena, <strong>dei</strong> Borboni, degli Asburgo… Efficienza e inefficienza a macchia di leopardo.” Così il Ministro Brunetta. Diplomazia politica? Forse. Di certo il segnale che l’abuso del luogo comune inficia le intenzioni più nobili.