La camorra perde il pizzo
Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...
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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />
Direttore Sergio Zavoli<br />
Redazione - Via Ponte Don Mel<strong>il</strong>lo, 84084 Fisciano - Salerno<br />
tel. 089.969437 - fax 089.969618 - www.<strong>il</strong>giornalista.unisa.it<br />
ema<strong>il</strong>: giornalismo@unisa.it<br />
Sped. Abb. Post. - 70% -<br />
CNS/CBPA Sud/Salerno<br />
Anno VI n. 53 € 0,50 Domenica 25 dicembre 2011<br />
Riflessioni di Natale<br />
Tempo di austerity:<br />
cassa integrazione<br />
per i cittadini del cielo<br />
CARMINE LUCIANO<br />
Pagina 3<br />
Dal figlio Renzo<br />
Donate all’Università<br />
tutte le opere<br />
di Roberto Rossellini<br />
IMMA SOLIMENO<br />
Pagina 19<br />
Incontro all’Ateneo<br />
I giornalisti<br />
tra diritto alla verità<br />
e rispetto della privacy<br />
FRANCESCO SERRONE<br />
Pagina 2<br />
Denunce in aumento: scricchiola <strong>il</strong> potere del racket nella regione<br />
<strong>La</strong> <strong>camorra</strong> <strong>perde</strong> <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong><br />
Tano Grasso: «Seguite l’esempio dei commercianti di Ercolano»<br />
I racconti vissuti in prima<br />
persona da commercianti<br />
che hanno detto no al racket<br />
fanno venire la pelle d’oca<br />
solo a leggerli. Ma solo attraverso<br />
le loro storie e le loro<br />
lotte si può capire quanto la<br />
<strong>camorra</strong> può incidere sulla<br />
vita di una comunità. Sono<br />
loro i salvatori della patria,<br />
coloro che con la forza della<br />
paura hanno deciso di<br />
denunciare i propri estorsori.<br />
A loro va <strong>il</strong> merito di aver<br />
dimostrato che è possib<strong>il</strong>e<br />
non piegarsi al pagamento<br />
del <strong>pizzo</strong>: se si vuole veramente<br />
si può.<br />
FUSCO, GALZERANO<br />
e LIGUORI<br />
Pagine 12 e 13<br />
L’ambasciatore Risi<br />
«Cronache<br />
dall’estero:<br />
la stampa<br />
italiana<br />
è in deficit»<br />
EMANUELA DE VITA<br />
Pagina 8<br />
A Napoli <strong>il</strong> World Press Photo 2011<br />
Il mondo a 360 scatti<br />
PIETRO ESPOSITO Pagina 11<br />
Lezione del presidente<br />
Corecom a guardia<br />
delle emittenze tv<br />
Zaccaria: controlli<br />
su par condicio<br />
e tutela dei minori<br />
IMMA SOLIMENO<br />
Pagina 5<br />
“Riprendiamoci la Rai”<br />
Servizio pubblico<br />
senza padroni<br />
Convegno<br />
sulla crisi<br />
dell’informazione<br />
SIMONE SPISSO<br />
Pagina 6<br />
<strong>La</strong> soap girata a Pos<strong>il</strong>lipo<br />
Un Posto al Sole:<br />
16 anni di successi<br />
Non solo audience<br />
ma impegno<br />
nel sociale<br />
ASSUNTA LUTRICUSO<br />
Pagina 18<br />
Campania<br />
Economia<br />
ripresa<br />
possib<strong>il</strong>e<br />
Napoli è una città stanca.<br />
Napoli è una città ammalata.<br />
Napoli è una città straziata.<br />
Ma mai, mai, Napoli<br />
sarà una città rassegnata.<br />
Questo è lo spirito con cui<br />
è nata la prima rassegna<br />
sulla Campania e l’economia<br />
del Mediterraneo, organizzata<br />
dal quotidiano<br />
“Il Denaro” in collaborazione<br />
con la Camera di<br />
Commercio di Napoli.<br />
<strong>La</strong> Mostra d’Oltremare ha<br />
ospitato <strong>il</strong> 9 e 10 dicembre<br />
“Napoli 2020”: più di ottanta<br />
relatori (rappresentanti<br />
delle istituzioni, economisti,<br />
accademici, imprenditori)<br />
si sono confrontati sul<br />
tema delicato della profonda<br />
crisi in cui versa la città e<br />
tutto <strong>il</strong> Mezzogiorno. Dal<br />
convegno sono emersi i<br />
punti deboli dell’economia<br />
campana, in primis l’incapacità<br />
delle grandi imprese<br />
di venire alla luce, e le possib<strong>il</strong>i<br />
aree di miglioramento.<br />
«Oggi cominciamo a scrivere<br />
<strong>il</strong> futuro della nostra città»<br />
ha detto Alfonso Ruffo,<br />
direttore de “Il Denaro” e<br />
moderatore della rassegna.<br />
Si è unito al coro anche<br />
Nando Morra, presidente<br />
della Mostra d’Oltremare:<br />
«Spesso a Napoli non fare o<br />
impedire di fare è più fac<strong>il</strong>e<br />
che fare. Basta, dobbiamo<br />
svegliarci!».<br />
GIORGIA MENNUNI<br />
Pagina 9<br />
I giovanissimi sono le vittime più vulnerab<strong>il</strong>i<br />
Uno sportello<br />
Avvocati<br />
di strada<br />
difendono<br />
gli ultimi<br />
Alcol, <strong>il</strong> demone fluido<br />
MARIA DINAPOLI<br />
Pagina 10<br />
L’alcolismo cambia pelle ma<br />
non sostanza. Le vittime più<br />
vulnerab<strong>il</strong>i i giovanissimi.<br />
Ogni momento è l’occasione<br />
giusta per far tintinnare calici<br />
e pagarsi <strong>il</strong> biglietto verso<br />
<strong>il</strong> mondo dell’<strong>il</strong>lusione, credendo<br />
di accantonare ansia<br />
e frustrazioni.<br />
CIRILLO e SERRONE<br />
Pagina 16<br />
Il personaggio<br />
Il cinema<br />
hard<br />
secondo<br />
Swaitz<br />
MATTEO MARCELLI<br />
Pagina 14<br />
LA VIGNETTA di Dado<br />
IL PUGNO<br />
Natale in pensione. De Sica e soci<br />
non ci vanno mai, ora neppure gli<br />
italiani. Il Governo fa la nuova manovra<br />
(ha una faccia conosciuta) tra<br />
proteste e lacrime (del ministro Fornero).<br />
Intanto si moltiplicano improvvisati<br />
Lupin over 75: a Padova<br />
un pensionato ruba tre bistecche, un<br />
altro a Cuneo tenta due colpi alla<br />
Posta. “Avevo fame, la pensione non<br />
mi basta” è stata la giustificazione<br />
di entrambi. Crisi? Macché! Il Paese<br />
è in balìa delle cosche di riposo<br />
organizzate. Pietro Esposito
2 Domenica 25 dicembre 2011 News CAMPUS<br />
unisa news<br />
FRANCESCO SERRONE<br />
Esiste <strong>il</strong> diritto alla verità? Se si<br />
qual è un limite oltre <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />
giornalista non deve andare per<br />
non ledere la privacy del cittadino?<br />
Domande di estrema attualità a cui<br />
è diffic<strong>il</strong>e dare una risposta univoca<br />
dal punto di vista giuridico poiché<br />
nel sistema legislativo italiano<br />
sussistono diversità contenutistiche<br />
per le quali a volte non sempre<br />
la verità viene a galla (si pensi ai<br />
casi protetti da segreto di stato in<br />
nome dell’interesse della collettività).<br />
Di questo ed altro ancora se<br />
n’è parlato in un convegno all’aula<br />
dei consigli di facoltà coinciso con<br />
Convegno sul rapporto tra diritto all’informazione e rispetto della privacy<br />
l’inaugurazione della nuova sede<br />
del laboratorio per l’informazione<br />
<strong>il</strong> diritto e la comunicazione diretto<br />
dal prof. Salvatore Sica (presente<br />
in veste di moderatore).<br />
All’incontro erano presenti come<br />
ospiti d’eccezione <strong>il</strong> vicedirettore<br />
del Tg1, Gennaro Sangiuliano ed <strong>il</strong><br />
presidente dell'Autorità Garante<br />
per la tutela dei dati personali,<br />
Francesco Pizzetti. Secondo quest’ultimo<br />
«la verità o meglio ciò<br />
che si ritiene vero dopo aver effettuato<br />
accurati controlli dovrebbe<br />
costituire un obbligo per chi fa<br />
informazione e un dovere deontologico<br />
per i giornalisti. Ma - prosegue<br />
Pizzetti - questo lavoro di<br />
I dati della discordia<br />
Manca una legislazione comune internazionale<br />
ricerca è stato rivoluzionato con lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo di internet e la nascita<br />
dell’informazione e della conoscenza<br />
“fai da te”». <strong>La</strong> corsa a pubblicare<br />
notizie <strong>il</strong> prima possib<strong>il</strong>e<br />
per battere la concorrenza può<br />
determinare un minore controllo<br />
riguardo la loro attendib<strong>il</strong>ità. «Se<br />
un giornalista rinuncia a ricercare<br />
la verità, come purtroppo sta avvenendo<br />
ultimamente, mette la pietra<br />
tombale sulla sua professione.<br />
<strong>La</strong> decadenza del giornalismo, piegato<br />
alle logiche del profitto e dello<br />
share, si riflette negativamente<br />
sulla società».<br />
Si parla del concetto di trasparenza<br />
e l’evoluzione che ha subito nel<br />
Inaugurata la mostra nell’atrio della facoltà di Scienze Politiche<br />
Il Campus incontra <strong>il</strong> presepe<br />
L’allestimento propone creazioni uniche e originali<br />
sulla base di modelli artistici del Settecento<br />
FEDERICA MASSARI<br />
“Non dimentichiamoci del festeggiato”! Questo<br />
<strong>il</strong> titolo degli auguri di Natale che Mons. Luigi<br />
Moretti, Arcivescovo di Salerno, fa alla diocesi.<br />
Il rischio è proprio quello di fare una grande<br />
festa insieme a parenti e amici, dimenticandosi<br />
del perchè da oltre duem<strong>il</strong>a anni si festeggia <strong>il</strong><br />
Natale. L’Arcivescovo è intervenuto all’inaugurazione<br />
della mostra “Il presepio napoletano: un<br />
inno alla vita”, tenutasi <strong>il</strong> 7 dicembre nell’atrio<br />
della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università<br />
di Salerno. L’allestimento dei presepi, che sarà<br />
visib<strong>il</strong>e fino al 9 gennaio, è stato reso possib<strong>il</strong>e<br />
grazie alla collaborazione tra la facoltà, l’Arca<br />
(museo d’arte religiosa contemporanea) e<br />
A.a.p.n. (centro permanente di ricerche e studi<br />
sul presepe napoletano). Erano presenti <strong>il</strong> preside<br />
della facoltà, Luigi Rossi e <strong>il</strong> Magnifico<br />
Rettore Raimondo Pasquino che ha ringraziato<br />
l’Arcivescovo per la costante attenzione rivolta<br />
al mondo universitario, che talvolta, impegnato<br />
in eventi civ<strong>il</strong>i si distrae da quelli religiosi.<br />
Fautore della mostra è stato <strong>il</strong> professor<br />
Giuseppe Reale, docente di storia dell’oriente<br />
mediterraneo e direttore dell’associazione<br />
onlus, “Oltre <strong>il</strong> chiostro”, che promuove eventi in<br />
ambito culturale e religioso, avviando progetti<br />
sia nazionali che internazionali. In quest’ambito,<br />
l’ente ha avviato una partnership con <strong>il</strong> neonato<br />
centro per la ricerca dello studio presepiale che<br />
allestisce mostre oltreoceano, per esempio a<br />
New York ma anche a casa nostra come a Torino<br />
e in Umbria. Il presepe ha una valenza duplice:<br />
da un lato richiama la tradizione della nostra<br />
storia e dall’altro ripropone elementi dell’oriente<br />
mediteranno. C’è una complessità di elementi<br />
che convivono nello stesso spazio, rappresentato<br />
dall’intera area mediterranea, dove, per esempio,<br />
la cultura senita si innesta in modo perfetto.<br />
«Dopo gli scavi di Pompei – racconta <strong>il</strong> professor<br />
Reale - con i ritrovamenti archeologici di<br />
quel tempo, <strong>il</strong> presepe ha rappresentato sempre<br />
più una forma di reinterpretazione della nostra<br />
tradizione antico-romana. Il presepe è un’immagine<br />
volutamente ironica della nostra realtà. È<br />
un racconto in satira del vivere quotidiano».<br />
Alla mostra è possib<strong>il</strong>e ammirare, tra le altre<br />
opere, <strong>il</strong> “Presepe in quadro” di Luciano Testa e<br />
gli originalissimi “Presepi in conchiglia” di Luigi<br />
Baia. Sono tutte creazioni recenti sulla base di<br />
modelli settecenteschi. È<br />
un modo di lasciar<br />
continuare la tradizione<br />
presepiale. <strong>La</strong><br />
capacità di ricreare<br />
immagini del ‘700 fa<br />
affermare che questi<br />
artigiani sono dei veri<br />
e propri artisti. «È<br />
giusto parlare di arte<br />
presepiale – riprende<br />
Reale – perché a tutto<br />
tondo siamo dinanzi a<br />
creazioni uniche». A<br />
dispetto della fretta<br />
maniacale che ogni<br />
giorno attanaglia<br />
ognuno di noi e che ci<br />
porta a trascurare i<br />
valori veri della vita, la<br />
consuetudine del presepe ha bisogno di tempo.<br />
Nella bottega dell’artigiano la durata del lavoro è<br />
prolungata dalla grandissima cura nel creare i<br />
piccolissimi occhi o le mani dei pastori che figurano<br />
in queste opere d’arte. «Nel presepe c’è una<br />
coesistenza di rapporti umani – continua<br />
Giuseppe Reale – pur essendoci al centro <strong>il</strong><br />
cuore artistico e luminoso della natività, tutto <strong>il</strong><br />
resto intorno convive: dal macellaio al pescatore.<br />
È <strong>il</strong> linguaggio del nostro passato, della nostra<br />
memoria e delle radici della nostra civ<strong>il</strong>tà. E<br />
tutto questo coincide con l’idea di Mediterraneo<br />
che rappresenta un modo più ampio di stare al<br />
mondo, elevando la nostra capacità di soffermarci<br />
e di imparare dall’altro».<br />
corso del tempo. Inizialmente la<br />
trasparenza consisteva nel diritto<br />
di informare i cittadini riguardo<br />
coloro che erano impegnati nella<br />
gestione della cosa pubblica. In<br />
seguito questo concetto è stato<br />
allargato nel diritto di informare i<br />
cittadini riguardo qualsiasi aspetto,<br />
o quasi, della vita di una persona.<br />
Una trasparenza globale, dunque, e<br />
senza limiti in nome della democrazia<br />
e della libertà di stampa.<br />
«Ma - asserisce Pizzetti - le uniche<br />
forme di Stato che giustificavano<br />
questo fenomeno erano i regimi<br />
autoritari che tanti danni hanno<br />
creato in Europa nel novecento».<br />
Secondo <strong>il</strong> presidente dell'Autorità<br />
Garante per la tutela dei dati personali<br />
«stiamo aprendo la via ad una<br />
società dell’orrore, un gigantesco<br />
grande fratello nel quale tutti i cittadini<br />
sono i partecipanti. Tramite<br />
l’ut<strong>il</strong>izzo delle nuove tecnologie è<br />
in circolo un’immensa mole di dati<br />
(la cui eredità digitale costituisce<br />
uno dei punti di maggiore criticità)<br />
che le autorità come la nostra<br />
hanno difficoltà a proteggere per la<br />
mancanza di una legislazione<br />
comune a livello internazionale».<br />
Sulla stessa lunghezza d’onda<br />
Gennaro Sangiuliano per <strong>il</strong> quale<br />
diritto all’informazione e diritto<br />
alla privacy «sono situazioni parimenti<br />
meritorie». Il vice direttore<br />
del Tg1 non manca di lanciare<br />
stoccate al mondo del giornalismo<br />
italiano «dominato dal politicamente<br />
corretto e nel quale si punta<br />
più sulla quantità che sulla qualità».<br />
In molti casi inoltre «piuttosto<br />
che fornire i mezzi per esprimere<br />
un’opinione si tende a confezionare<br />
delle verità preconcette<br />
con tutte le conseguenze che ciò<br />
comporta». Al termine del convegno<br />
spazio ai docenti Virg<strong>il</strong>io<br />
D’Antonio e Giovanni Maria<br />
Riccio per la presentazione del<br />
laboratorio.<br />
Direttore<br />
Sergio Zavoli<br />
Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />
Giuseppe Blasi<br />
Coordinamento<br />
Mimmo Liguoro<br />
Marco Pellegrini<br />
Redazione<br />
Valentina Bello, Marina Cavaliere,<br />
Mario Pio Cir<strong>il</strong>lo,<br />
Valentina De Lucia, Emanuela<br />
De Vita, Mariarosaria<br />
Di Cicco, Maria Di Napoli,<br />
Pietro Esposito, Alessio Fusco,<br />
Carmen Galzerano,<br />
Francesco Giordano, Elena<br />
Chiara Liguori, Assunta Lutricuso,<br />
Matteo Marcelli, Federica<br />
Massari, Giorgia Mennuni,<br />
Davide Savino, Francesco<br />
Serrone, Imma Solimeno,<br />
Simone Spisso<br />
Le Firme<br />
Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />
Ferruccio De Bortoli,<br />
Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />
Antonio Ghirelli,<br />
Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />
Pierluigi Magnaschi, Renato<br />
Mannheimer, Ezio Mauro,<br />
Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />
Arrigo Petacco Vanni<br />
Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />
Walter Veltroni<br />
UNIVERSITA<br />
DEGLI STUDI<br />
DI SALERNO<br />
Prof. Raimondo Pasquino<br />
Rettore dell'Università<br />
Prof. Annibale Elia<br />
Direttore del Dipartimento<br />
di Scienze Politiche, Sociali<br />
e della Comunicazione<br />
Prof. Em<strong>il</strong>io D'Agostino<br />
Presidente del Comitato<br />
Tecnico-Scientifico<br />
della Scuola di Giornalismo<br />
Prof. Luca Cerchiai<br />
Preside della Facoltà<br />
di Lettere e F<strong>il</strong>osofia<br />
Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />
e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />
Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />
telefono: 089 30 3311<br />
Distribuzione alle edicole<br />
Agenzia DI CANTO S.p.a. di Vito Di Canto<br />
Località Pezzagrande Zona ind. Eboli<br />
tel.0828. 340927<br />
fax: 0828. 340924<br />
‘
TERZA PAGINA Domenica 25 dicembre 2011<br />
3<br />
Dal nostro inviato nella Patria dei Beati dove, da qualche tempo, si parla di congiuntura<br />
Disoccupati anche in Paradiso<br />
Dalla Terra molte invocazioni camuffate come preghiere, in realtà sono vere e proprie prepotenze<br />
Gli uomini pensano di avere tutto a basso prezzo come al mercato. Occorre <strong>il</strong> dono del sorriso<br />
Natale, si sa, è una festa legata al<br />
dono. Perché <strong>il</strong> Bambino che<br />
nasce è dono all’umanità.<br />
Perciò anche gli uomini, in<br />
questo periodo, sentono fortemente<br />
<strong>il</strong> bisogno di donare qualcosa alle<br />
persone care. Ognuno fa la sua lista, più o<br />
meno lunga, e ci ritroviamo in f<strong>il</strong>a davanti<br />
ai magazzini. Anche a me è venuta l’idea di<br />
fare un regalo. Spengo subito ogni <strong>il</strong>lusione,<br />
sia perché siamo in tempo di congiuntura<br />
economica, sia perché i francescani<br />
non si possono permettere un gran che.<br />
Però né santini, né coroncine. Vorrei, invece,<br />
creare una pausa di gioiosa distrazione<br />
per voi lettori. Far nascere sul vostro volto<br />
l’accenno di un sorriso. È <strong>il</strong> mio regalo<br />
natalizio! Lo dico a chiare lettere. È l’unico<br />
regalo che mi posso permettere, è necessario<br />
accontentarsi. Se poi, <strong>il</strong> regalo non è di<br />
gradimento per qualcuno, allora gli consiglio<br />
di leggere direttamente le ultime righe<br />
di questo foglio, dove troverà <strong>il</strong> messaggio<br />
di Natale, carico di affetto e di speranze.<br />
Ecco i fatti. Si tratta di voci di corridoi, trapelate<br />
nei salotti del Paradiso. Pare che<br />
anche nella patria dei beati, da qualche<br />
tempo, si parli con una certa insistenza<br />
della congiuntura e della necessità di fare<br />
una manovra, per rimettere ordine e<br />
aggiornare la carta costituzionale che regoli<br />
la vita dei cittadini del cielo.<br />
Una manovra non economica,<br />
come la nostra, ma<br />
strutturale, che si adegui<br />
alle innovazioni sociali<br />
legate al progresso e alle<br />
trasformazioni che abbracciano<br />
l’intero universo.<br />
<strong>La</strong> vita sociale, le regole,<br />
i costumi cambiano per tutti.<br />
CARMINE LUCIANO (Padre Claudio)*<br />
Uno dei problemi più urgenti da risolvere<br />
anche in Paradiso sta diventando la raccolta<br />
differenziata, proprio sullo stesso st<strong>il</strong>e di<br />
quella che si fa sulla terra. Certamente non<br />
si tratta di raccogliere la “monnezza”, non<br />
siamo a Napoli. In Paradiso tutto è pulito,<br />
non ci sono sacchetti di rifiuti, né organici,<br />
né di carta, né di plastica, né indifferenziata.<br />
Eppure, da qualche tempo, anche in<br />
Paradiso si continua a parlare di rifiuti.<br />
Perché dalla terra arrivano preghiere davvero<br />
strane. C’è un’enorme confusione tra<br />
invocazioni, lacrime, bestemmie e disperazione,<br />
fatte passare come devote invocazioni.<br />
Non si sa neppure come arrivano.<br />
Camuffate come preghiere, in realtà sono<br />
pretese, ricatti, vere e proprie prepotenze.<br />
Gli uomini pensano di essere al supermercato,<br />
dove si trova di tutto, a basso prezzo.<br />
In Paradiso arrivano, addirittura, preghiere<br />
per la morte dell’avversario, per la buona<br />
riuscita dell’ultima rapina, o per la benedizione<br />
alla quarta moglie. Per non parlare<br />
delle preghiere dei tifosi di calcio. Un misto<br />
tra invocazioni, violenze e bestemmie.<br />
Arrivano ancora preghiere molto vecchie,<br />
ingiallite, incomprensib<strong>il</strong>i, lette sui libri di<br />
devozioni antichi, in un linguaggio superato,<br />
incomprensib<strong>il</strong>e<br />
anche in Paradiso. <strong>La</strong> riforma prevede<br />
una struttura più snella ed efficiente, che<br />
provveda a una selezione e catalogazione,<br />
rigorosa e aggiornata, di tutte le preghiere<br />
che arrivano dall’umanità: giaculatorie,<br />
litanie, rosari, invocazioni, messe, devozioni.<br />
Seguirà la selezione delle varie richieste:<br />
malattie, esami, concorsi, figli, mogli, mariti,<br />
amici e suocere. E infine misurare con<br />
rigore anche l’intensità del fervore e dell’attenzione<br />
dei mittenti! Tutto questo<br />
per non creare priv<strong>il</strong>egi ingiustificati<br />
e per promuovere<br />
più equità almeno in<br />
Paradiso. <strong>La</strong> riforma,<br />
inoltre, mira a risolvere<br />
anche <strong>il</strong> gravoso<br />
problema del lavoro<br />
per tanti santi,<br />
precari e disoccupati.<br />
Il loro<br />
numero cresce<br />
sempre di più,<br />
anche in Paradiso aumenta la disoccupazione.<br />
È di comune conoscenza: tanti santi,<br />
ormai da troppi anni, non fanno più miracoli,<br />
così che, lentamente, vanno scomparendo<br />
anche dai calendari. A differenza di<br />
pochi che conducono una vita davvero<br />
stressante. <strong>La</strong>vorano 24 ore al giorno, tra<br />
miracoli, visioni, rivelazioni, sogni,<br />
addirittura b<strong>il</strong>ocazioni. Inoltre, negli<br />
ultimi tempi, si sente dire in giro<br />
che, anche in Paradiso, è nata<br />
anche un vivace dibattito<br />
sulle feste patronali.<br />
Pare che non ci sia<br />
possib<strong>il</strong>ità di accordarsi.<br />
Si tratta di<br />
precedenze<br />
e di<br />
priv<strong>il</strong>egi,<br />
proprio<br />
come succede<br />
sulla terra! <strong>La</strong> carriera<br />
di un santo dipende dal grado di<br />
santità, dai miracoli che riesce a piazzare,<br />
dal numero dei devoti o dall’incremento<br />
demografico<br />
della città di cui è patrono?<br />
Sono i motivi che<br />
spingono l’opinione pubblica<br />
del Paradiso a chiedere<br />
con insistenza la<br />
manovra per risolvere<br />
questi problemi e per<br />
vivere in pace e con<br />
più equità almeno in<br />
Paradiso. Sopratutto<br />
per dare una dignitosa<br />
sistemazione a tanti<br />
santi dimenticati e sconosciuti,<br />
offrendo loro un<br />
lavoro decoroso, perché possano<br />
sentirsi più realizzati e più<br />
ut<strong>il</strong>i per la vita della comunità celeste. Di<br />
una cosa possiamo essere sicuri, e ci consola.<br />
In Paradiso<br />
non è<br />
prevista<br />
la<br />
costruzione<br />
di alcun<br />
termovalorizzatore<br />
o discarica.<br />
Perché <strong>il</strong><br />
“Proprietario” nella<br />
sua infinita bontà,<br />
è capace di<br />
riciclare e<br />
di trasformare<br />
tutto, anche<br />
la “munnezza” delle<br />
nostre povere preghiere.<br />
Perciò chiediamo ai<br />
santi non solo di selezionarle ma di purificarle,<br />
perché anche noi poveri mortali possiamo<br />
vivere una vita più serena e dignitosa.<br />
Anche un sorriso è un dono!<br />
*Direttore del settimanale diocesano<br />
di Salerno “Agire”
4 Domenica<br />
25 dicembre 2011
L’ARTICOLO Domenica 25 dicembre 2011<br />
5<br />
«Figlio di una stagione<br />
culturale e politica,<br />
iniziata negli anni ’80,<br />
segue l’esempio<br />
del modello anglosassone<br />
di un’Authority<br />
per le comunicazioni»<br />
Nato nel 2009 in Campania, è l’organo di garanzia su base regionale delle emittenti locali<br />
Corecom: tv sotto scacco<br />
Lezione del presidente Lino Zaccaria ai praticanti della Scuola di giornalismo<br />
per offrire una panoramica sulle attività dell’ente che fa capo all’Agcom<br />
IMMA SOLIMENO<br />
Istituito ufficialmente in Campania nel<br />
2009, <strong>il</strong> Corecom è l’organo di governo,<br />
garanzia e controllo sul sistema delle<br />
comunicazioni in ambito regionale. Le<br />
sue competenze riguardano principalmente<br />
le televisioni e solo in minima parte<br />
la carta stampata.<br />
Eletto un anno fa, Lino Zaccaria ne è <strong>il</strong><br />
presidente: ex giornalista del Il Mattino e<br />
per anni caporedattore centrale, attualmente<br />
svolge anche l’incarico di rappresentante<br />
della Campania nel Consiglio<br />
Nazionale dell’Inpgi.<br />
«Vengo qui non nella veste di giornalista, ma<br />
per offrirvi una panoramica sulle attività del<br />
Corecom, <strong>il</strong> cui compito primario è far capire<br />
che esistiamo – ha spiegato Lino Zaccaria<br />
ai praticanti della Scuola di giornalismo di<br />
Salerno – Perché non tutti sanno che cosa sia<br />
quest’organo. Il Corecom è figlio di una stagione<br />
culturale e politica italiana, che si può<br />
datare intorno agli anni Ottanta: in quegli<br />
anni, sull’esempio del modello anglosassone,<br />
si decise di creare un’Autority di vig<strong>il</strong>anza a<br />
livello nazionale. In Italia, l’Autority garante<br />
per la comunicazione è l’Agcom».<br />
Eppure, un’autorità nazionale non poteva<br />
essere vicina al singolo cittadino, al territorio.<br />
«Per questo si scelse di creare piccole<br />
Authority a livello regionale che<br />
assumessero alcuni compiti dell’Agcom –<br />
ha spiegato Zaccaria - L’obiettivo della<br />
legge 9 del 2002 era garantire <strong>il</strong> controllo<br />
del mondo delle comunicazioni a livello<br />
regionale e non solo nazionale». In Italia i<br />
Corecom sono 21, uno per ogni regione,<br />
aggiungendo uno per la provincia autonoma<br />
di Trento e uno per Bolzano.<br />
Ovviamente, le leggi nazionali non sono<br />
leggi fotocopia della legge nazionale, anzi<br />
nascono in perfetta autonomia per rispettare<br />
le esigenze dei singoli territori di appartenenza.<br />
D’altro canto, non è raro che sorga un<br />
problema di conformità con la legge nazionale,<br />
e per questo in molti casi bisogna correre<br />
ai ripari con un allineamento. È pur vero<br />
però che l’Authority Agcom ha sede istituzionale<br />
proprio in Campania, e questa difficoltà<br />
per la nostra regione non si presenta.<br />
Il Corecom in Campania è costituito da 9<br />
componenti: un presidente, un vicepresidente<br />
e 7 funzionari. Si procede per deleghe: <strong>il</strong><br />
presidente le distribuisce, affidando ad<br />
ognuno un settore nel quale intervenire.<br />
Di solito dura in carica quanto dura la legislatura<br />
del Consiglio regionale.<br />
I compiti del Corecom si dividono in funzioni<br />
proprie, che fanno capo alla legge regionale,<br />
nel nostro caso a quella della Campania e<br />
in funzioni delegate dall’Agcom.<br />
Tra le funzioni proprie: vig<strong>il</strong>are sul rispetto<br />
della “par condicio”, introdotta in Italia nel<br />
2000. Si tratta di una formula mutuata dal<br />
diritto commerciale e romano, secondo cui<br />
si devono mettere sullo stesso piano, agli<br />
occhi dei creditori, i debitori. «In Italia, fu<br />
l’allora Presidente della Repubblica Oscar<br />
Luigi Scalfaro a usare per primo la parola<br />
“par condicio” – ha spiegato Zaccaria - chiedendo<br />
per tutti i partiti parità di condizioni<br />
durante la campagna elettorale». In ambito<br />
regionale, <strong>il</strong> Corecom vig<strong>il</strong>a per garantire, in<br />
periodo elettorale, le stesse opportunità di<br />
accesso ai mezzi di comunicazione, principalmente<br />
nelle reti televisive, per i singoli<br />
candidati, a prescindere dal peso del loro<br />
partito. «Si tratta di un controllo che per<br />
legge era stato delegato all’Agcom – ha spiegato<br />
<strong>il</strong> presidente del Corecom - Ma avendo<br />
questa sede nazionale, si è deciso di dislocare<br />
le competenze. È ovvio che questo vale<br />
anche in caso di referendum: si tratta di dare<br />
voce a chi è pro referendum e chi contro. Il<br />
dosaggio è più complesso quando si ha che<br />
fare con diversi partiti».<br />
Il Corecom non ha però poteri d’intervento<br />
diretti: si procede per segnalazioni delle parti<br />
interessate. Dopo la denuncia, <strong>il</strong> Corecom<br />
provvede a chiamare la guardia di finanza<br />
che sequestra la cassetta e apre un’istruttoria<br />
per analizzare se le accuse sono fondate. Si<br />
chiede l’assoluzione o la sanzione all’Agcom<br />
che, nella maggior parte dei casi, si attiene<br />
alle decisioni del Corecom.<br />
Un’altra funzione propria di questo organismo<br />
di controllo è organizzare <strong>il</strong> calendario<br />
delle tribune politiche in periodo elettora-<br />
le, accordandosi con la Rai della Campania<br />
e con le singole televisioni private.<br />
Infine, sempre in tema di campagna elettorale,<br />
<strong>il</strong> Corecom concorda con le tv i<br />
messaggi politici autogestiti che devono<br />
essere divisi equamente tra i partiti. Dopo<br />
aver verificato l’effettiva messa in onda<br />
degli spot elettorali, stab<strong>il</strong>isce l’importo<br />
dei rimborsi spettanti alle emittenti.<br />
«Una funzione che a prima vista può sembrare<br />
marginale ma che risulta determinante<br />
in termini quantitativi fa capo alla<br />
legge 448/1998, in base alla quale <strong>il</strong><br />
Corecom è obbligato a redigere una graduatoria<br />
tra le emittenti televisivi private,<br />
che desiderano ricevere i contributi». Si<br />
tratta di un bando annuale, prima del<br />
quale le tv regionali presentano le domande<br />
con <strong>il</strong> fatturato nei b<strong>il</strong>anci e <strong>il</strong> numero<br />
di giornalisti e impiegati assunti.<br />
«A volte, si tratta di una vera e propria<br />
guerra tra poveri – ha detto Zaccaria - e<br />
quindi, nel nostro lavoro, bisogna affrontare<br />
<strong>il</strong> problema con equità, rettitudine<br />
e onestà».<br />
Altro compito del Corecom è svolgere attività<br />
di consulenza per <strong>il</strong> Consiglio e la<br />
Giunta regionali: in particolare, esprime<br />
pareri sui provvedimenti regionali riguardanti<br />
<strong>il</strong> settore delle telecomunicazioni.<br />
Infine, sempre per quanto riguarda le funzioni<br />
proprie, <strong>il</strong> Corecom partecipa alle<br />
attività del gruppo di lavoro istituito con<br />
decreto del direttore generale alla qualità<br />
dell’ambiente della Regione Campania,<br />
insieme all’Arpac, per <strong>il</strong> controllo dell’inquinamento<br />
elettromagnetico.<br />
Ci sono poi una serie di funzioni di competenza<br />
dell’Agcom che vengono delegate<br />
ai Corecom: in primo luogo, la tutela dei<br />
minori. Il Corecom valuta eventuali abusi<br />
che riguardano i bambini nell’ambito<br />
delle trasmissioni delle emittenti locali.<br />
Le tv sanzionate per queste violazioni<br />
non possono accedere al contributo previsto<br />
dalla legge 448.<br />
Il Corecom vig<strong>il</strong>a che non vengano pubblicati<br />
sondaggi 15 giorni prima l’inizio<br />
delle elezioni e sull’obbligo di rettifica,<br />
che non concerne solo la stampa ma<br />
anche le televisioni.<br />
Infine, si svolge nella sede del Corecom,<br />
al centro direzionale di Napoli, <strong>il</strong> contenzioso<br />
tra i singoli e le reti di telefonia.
6 Domenica 25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />
Convegno organizzato dall’Usigrai al Maschio Angioino di Napoli<br />
Protesta contro i tagli al servizio pubblico e la lottizzazione dei partiti<br />
Riprendiamoci <strong>il</strong> cavallo della Rai<br />
«L’informazione è un bene primario,<br />
e come l’acqua deve essere di<br />
tutti». Comincia così <strong>il</strong> manifesto<br />
a difesa del servizio pubblico<br />
radiotelevisivo.<br />
<strong>La</strong> campagna “Riprendiamoci la<br />
Rai”, organizzata dalle sigle sindacali<br />
della tv di Stato, ha fatto tappa<br />
a Napoli. Nella prestigiosa sede<br />
del Maschio Angioino, uno dei<br />
simboli della città, sono intervenuti<br />
giornalisti, artisti e personalità<br />
della cultura.<br />
Un grande dibattito pubblico<br />
coordinato da S<strong>il</strong>vio Luise, caporedattore<br />
della Rai di Napoli, con<br />
lo scopo di promuovere <strong>il</strong> ritorno<br />
ad una Rai «veramente al fianco<br />
dei cittadini, liberata - come chiedono<br />
i sindacati - dal controllo<br />
diretto dei partiti». Secondo i protagonisti<br />
dell’incontro, è proprio <strong>il</strong><br />
legame troppo stretto con la politica<br />
ad aver determinato <strong>il</strong> declino<br />
della più grande azienda culturale<br />
del Paese.<br />
Una condizione che è avvertita<br />
maggiormente al Sud, e in particolare<br />
a Napoli. <strong>La</strong> capitale del<br />
Mezzogiorno è infatti priva di uno<br />
spazio editoriale ideato in autonomia.<br />
Il primo Tg regionale, in<br />
forma sperimentale, fu irradiato<br />
nel 1978 proprio dal centro Rai di<br />
Napoli, un anno prima della<br />
nascita della terza rete.<br />
Oggi, la città partenopea è l’emblema<br />
dell’impoverimento a livello<br />
nazionale del servizio pubblico.<br />
L’officina culturale che annovera<br />
500 addetti, di cui 2 m<strong>il</strong>a all’indotto,<br />
rischia di essere tagliata fuori<br />
dal futuro della televisione. Scelte<br />
aziendali, che i sindacati definiscono<br />
«incomprensib<strong>il</strong>i», prof<strong>il</strong>ano<br />
infatti la cancellazione dell’edizione<br />
notturna del TgR. A un<br />
anno fa risale invece la cancellazione<br />
del format “Neapolis”: riu-<br />
«<strong>La</strong> politica faccia<br />
un passo indietro»<br />
«L’informazione del servizio<br />
pubblico deve essere <strong>il</strong> cane<br />
da guardia della democrazia,<br />
e non dei partiti».<br />
Così Carlo<br />
Verna, segretario<br />
nazionale<br />
dell’Unione<br />
Sindacale<br />
Giornalisti<br />
Rai, spiega <strong>il</strong><br />
senso dell’incontro<br />
organizzato<br />
al<br />
Maschio Angioino<br />
di Napoli.<br />
Un’iniziativa che prende<br />
spunto dalla vittoria dei<br />
Sì al referendum di giugno.<br />
«In quel momento abbiamo<br />
compreso che anche l’informazione<br />
della Rai deve essere<br />
trattata alla stregua di un<br />
bene comune, come l’aria o<br />
l’acqua. Un diritto fondamentale<br />
che la politica ha <strong>il</strong><br />
preciso dovere di garantire<br />
ai propri cittadini».<br />
Il servizio pubblico radiotelevisivo,<br />
aggiunge Verna,<br />
«deve produrre qualità,<br />
redditività<br />
sociale. Sul<br />
mercato,<br />
invece, siamo<br />
come un pug<strong>il</strong>e<br />
che combatte<br />
con le<br />
mani legate».<br />
Per restituire<br />
credib<strong>il</strong>ità<br />
alla Rai, gli<br />
estensori del<br />
manifesto<br />
chiedono alla politica e ai<br />
partiti di fare un passo<br />
indietro.<br />
«A marzo, <strong>il</strong> consiglio<br />
d’amministrazione finirà<br />
<strong>il</strong> suo mandato - annuncia<br />
Verna -. Se verrà rieletto<br />
secondo i principi<br />
contenuti nella Legge<br />
Gasparri, la Rai non ha<br />
futuro».<br />
«Subito lo stop<br />
al bavaglio»<br />
«L’informazione è scomparsa<br />
dai canali della Rai.<br />
Questa situazione mortifica<br />
la passione dei cittadini che<br />
ancora credono<br />
nel servizio<br />
pubblico<br />
radio-tv».<br />
Roberto<br />
Natale, presidente<br />
della<br />
Federazione<br />
Nazionale<br />
della Stampa,<br />
avverte: è<br />
ora di fermarsi<br />
e invertire<br />
la rotta.<br />
<strong>La</strong> televisione di Stato deve<br />
tornare libera dal guinzaglio<br />
dei poteri politici ed economici<br />
che la attanagliano.<br />
«Basta con la stagione delle<br />
censure e dei bavagli. Il<br />
compito della Rai è informare<br />
l’opinione pubblica,<br />
non distrarre o intrattenere<br />
come avviene oggi».<br />
scito programma sulle nuove tecnologie.<br />
E le recenti misure anticrisi,<br />
approvate dal Cda di viale<br />
Mazzini, rischiano di peggiorare<br />
la situazione. Il taglio delle riprese<br />
esterne deciso dall’azienda,<br />
determinerà una ricollocazione<br />
di oltre 600 dipendenti. Le misure<br />
comporteranno anche lo slittamento<br />
delle assunzioni previste<br />
nell’accordo di bacino delllo scorso<br />
mese di luglio.<br />
I giornalisti della sede napoletana<br />
hanno quindi chiesto a tutte le<br />
forze vitali della cultura, della<br />
società civ<strong>il</strong>e e della politica, uno<br />
sforzo di mob<strong>il</strong>itazione per salvare<br />
<strong>il</strong> servizio pubblico.<br />
L’invito è stato raccolto dai massimi<br />
rappresentanti delle istituzioni<br />
regionali e cittadine, a partire<br />
dal sindaco di Napoli, Luigi de<br />
«Non è possib<strong>il</strong>e che mentre<br />
<strong>il</strong> Paese sprofonda nella<br />
crisi, <strong>il</strong> Tg1 racconti degli<br />
orsacchiotti di peluche».<br />
Anche per<br />
Ottavio Lucarelli,<br />
presidente<br />
dell’Ordine<br />
dei<br />
Giornalisti<br />
della Campania,<br />
è giunto<br />
<strong>il</strong> momento<br />
di restituire<br />
alla Rai <strong>il</strong><br />
suo ruolo<br />
storico: quello<br />
di portavoce nel Paese del<br />
concetto più alto di informazione,<br />
unito all’indipendenza<br />
e all’obiettività dei<br />
suoi protagonisti.<br />
«A lanciare <strong>il</strong> segnale di<br />
riscossa, oggi, sono i lavoratori<br />
del servizio pubblico<br />
radiotelevisivo. Si tratta di<br />
una presa di coscienza<br />
molto importante».<br />
Magistris. «<strong>La</strong> Rai deve essere<br />
indipendente, raccontando i fatti<br />
senza nascondere nulla ai cittadini»<br />
è <strong>il</strong> monito lanciato dal primo<br />
cittadino, che si dice molto preoccupato<br />
per <strong>il</strong> futuro culturale del<br />
Mezzogiorno, e non solo.<br />
«C’è un sistema autocratico che<br />
cerca di reprimere <strong>il</strong> dissenso e<br />
l’informazione in questo Paese. Il<br />
racconto dei fatti, portato avanti<br />
con indipendenza e imparzialità,<br />
fa paura al Potere - incalza de<br />
Magistris -. <strong>La</strong> Rai deve tornare a<br />
raccontare la società civ<strong>il</strong>e in tutte<br />
le sue sfumature, rinunciando alla<br />
cultura del conformismo».<br />
Un appello condiviso anche dal<br />
Presidente della Regione Campania,<br />
Stefano Caldoro. «Nel servizio<br />
pubblico - r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> governatore<br />
- c’è una parte di Italia che<br />
non è rappresentata. <strong>La</strong> professione<br />
giornalistica, invece, non può<br />
prescindere dai criteri di serietà e<br />
professionalità. In caso contrario,<br />
viene meno la garanzia nei confronti<br />
dei cittadini che pagano <strong>il</strong><br />
canone ogni anno».<br />
Se le cose non cambieranno e se<br />
non si tornerà ad un’informazione<br />
che racconti i fatti “con parole proprie<br />
e mai sotto dettatura di altri”,<br />
<strong>il</strong> sindacato dei giornalisti Rai è<br />
pronto a gesti eclatanti. A partire<br />
da un’ondata di scioperi.<br />
«Il pubblico è <strong>il</strong> nostro editore di<br />
riferimento» dichiara Maria Luisa<br />
Busi, esempio di giornalismo “con<br />
la schiena dritta”, che rinunciò alla<br />
conduzione del Tg1 per non sottostare<br />
al diktat dei poteri forti.<br />
«Devono uscire le caste dalla Rai,<br />
se ne devono andare i partiti».<br />
CARLO VERNA ROBERTO NATALE OTTAVIO LUCARELLI<br />
I cittadini sono maturi e<br />
chiedono che l’Italia di oggi<br />
venga raccontata secondo<br />
i fatti, senza nessuna<br />
operazione<br />
mistificatrice<br />
della realtà.<br />
Ma secondo<br />
Natale, l’unico<br />
modo per<br />
ridare slancio<br />
all’informazione<br />
è una<br />
riforma del<br />
sistema di<br />
governance.<br />
«Ci vuole u-<br />
na legge che ponga fine al<br />
rapporto perverso che unisce<br />
i partiti alla Rai. Sulla tv<br />
pubblica, in futuro, non<br />
dovrà più soffiare alcun<br />
tipo di vento politico».<br />
Perchè, sottolinea <strong>il</strong> presidente<br />
della FNSI, «<strong>il</strong> problema<br />
non è <strong>il</strong> colore del<br />
guinzaglio, ma <strong>il</strong> guinzaglio<br />
in sé».<br />
«Nuova legge<br />
per <strong>il</strong> Cda»<br />
Pagina a cura di<br />
SIMONE SPISSO<br />
Lucarelli individua nell’attuale<br />
sistema che governa<br />
la tv di Stato l’elemento di<br />
maggior criticità.<br />
«A marzo<br />
scadrà <strong>il</strong><br />
mandato del<br />
Cda eletto<br />
secondo la<br />
normativa<br />
Gasparri.<br />
Cambiare i<br />
criteri di elezione<br />
del<br />
consiglio è la<br />
priorità di<br />
cui bisogna<br />
tener conto».<br />
Ma per consentire al servizio<br />
pubblico di tornare protagonista<br />
dell’informazione<br />
«c’è bisogno - conclude<br />
Lucarelli - di un vasto consenso<br />
trasversale. Mi auguro<br />
che la politica decida<br />
questa volta di anteporre <strong>il</strong><br />
bene comune ai propri<br />
interessi di sempre».
PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />
7<br />
“È tutto per stasera”, libro postumo di Em<strong>il</strong>io Rossi, presentato a Caserta<br />
Il senso perduto dell’etica<br />
«Oggi, più che di professori, c’è<br />
bisogno di maestri». Parola di<br />
Emmanuele M<strong>il</strong>ano, ex direttore<br />
di Rai 1, che è intervenuto così<br />
ricordando Em<strong>il</strong>io Rossi, primo<br />
direttore del Tg1, autore del libro<br />
« È tutto per stasera». Un libro<br />
postumo edito dall’Ucsi (Unione<br />
cattolica stampa italiana), che ha<br />
promosso l’evento «L’etica del<br />
giornalista, l’esempio di Em<strong>il</strong>io<br />
Rossi», nella Biblioteca del Seminario<br />
della Diocesi di Caserta.<br />
Nel libro di Em<strong>il</strong>io Rossi c’è <strong>il</strong> racconto<br />
di un giornalista schivo e<br />
discreto, della sua intensa esperienza,<br />
dalla Rai di Genova alla<br />
Segreteria programmi di Bernabei<br />
al Tg1, sempre alla ricerca<br />
della fedeltà a un’idea forte di servizio<br />
pubblico, pur rivestendo un<br />
ruolo esposto a m<strong>il</strong>le tentazioni<br />
di parte.<br />
Perché, oggi più che mai, c’è bisogno<br />
di ricordare figure di tale<br />
Il direttore del Tg1 ferito dalle Br modello<br />
del vero giornalismo dalla parte della gente<br />
caratura per capire cos’è stata la<br />
tv di Stato e perché non è più sentita<br />
come un bene comune: la più<br />
grande azienda culturale del<br />
Paese, la Rai, è oggi condannata al<br />
declino per <strong>il</strong> legame troppo<br />
stretto con la politica. Un legame<br />
“pericoloso” per l’informazione<br />
dei cittadini, come lascia intendere<br />
Em<strong>il</strong>io Rossi nel sottotitolo del<br />
suo libro: «Quando la politica<br />
entra nei Tg».<br />
«Dopo aver scritto alcuni capitoli<br />
– ricorda M<strong>il</strong>ano – Em<strong>il</strong>io me li<br />
mandò perché gli dessi un giudizio.<br />
<strong>La</strong> mia osservazione fu questa:<br />
Parli troppo bene di tutti, sei<br />
troppo disposto a sottolineare di<br />
ogni persona gli aspetti positivi.<br />
Se non mordi nessuno, come<br />
faranno i giornali a occuparsi del<br />
tuo libro?».<br />
Pagine in cui Rossi, come in una<br />
sorta di esame di coscienza,<br />
cerca sostanzialmente di rispondere<br />
a un quesito: <strong>il</strong> giornalista<br />
informa oppure cerca di assecondare<br />
i gusti del pubblico<br />
assuefatto al “giornalismo inventato”?<br />
Do-manda oggi più che<br />
mai attuale, che riflette lo stato<br />
dell’arte dell’informazione, asservita<br />
alla politica, troppo<br />
ancorata al gossip, alla cronaca<br />
nera e avulsa da ciò che avviene<br />
oltre i confini nazionali.<br />
Eppure Rossi fu direttore del Tg1<br />
in un periodo di forti tensioni<br />
sociali, di cui egli stesso fu vittima<br />
quando, nel 1977, fu gambizzato<br />
dalle Brigate Rosse. Ma non bastò<br />
questo a fermare quella che considerava<br />
una missione, e cioè salvaguardare<br />
<strong>il</strong> prestigio del servizio<br />
pubblico, preservandolo, per<br />
quanto possib<strong>il</strong>e, dalle minacce<br />
della lottizzazione, reale causa<br />
della perdita di credib<strong>il</strong>ità del servizio<br />
pubblico.<br />
«Em<strong>il</strong>io Rossi ha sempre combattuto<br />
questo fenomeno - spiega<br />
Andrea Melodia, presidente<br />
nazionale dell’Ucsi – Era un<br />
intellettuale cattolico di grande<br />
finezza, più portato a capire i<br />
punti di vista che a bacchettare.<br />
Condivideva l’idea di un servizio<br />
pubblico unico e indivisib<strong>il</strong>e, ma<br />
oggi la Rai non lo è; non è in<br />
grado di porsi come bussola<br />
all’interno del sistema comunicativo<br />
e un servizio pubblico che<br />
non trova la sua legittimazione è<br />
destinato a morire».<br />
Da qui la necessità da parte di<br />
chi esercita questo mestiere di<br />
invertire la rotta e ritrovare <strong>il</strong><br />
vero senso della propria funzione,<br />
che sta nel garantire ai cittadini<br />
un’attività con finalità pubblica.<br />
Quale etica? Quali valori?<br />
Onestà intellettuale e professionale,<br />
di cui proprio Em<strong>il</strong>io Rossi<br />
è stato esempio lampante. Perché,<br />
ciò che conta realmente in<br />
un am-biente pluralista e frammentato,<br />
sono i principi deontologici<br />
che conducono al riconoscimento<br />
di un solo padrone: <strong>il</strong><br />
pubblico.<br />
Pagina a cura di<br />
MARIAROSARIA DI CICCO<br />
MEDIA E SPIRITUALITA’<br />
Da cinquant’anni<br />
la comunicazione<br />
ispirata alla Chiesa<br />
L’Ucsi è nata nel 1959 per iniziativa di<br />
alcuni giornalisti dell’epoca che, negli<br />
anni del dopoguerra sentirono l’esigenza<br />
di creare un’associazione professionale<br />
riservata esclusivamente agli operatori<br />
dell'informazione. Già nel 1940, per l’incoraggiamento<br />
di Mons. Giovanni<br />
Battista Montini (<strong>il</strong> futuro Paolo VI) nacque<br />
la Pia Unione S. Francesco di Sales,<br />
che operò per qualche tempo per favorire<br />
un arricchimento culturale e spirituale<br />
dei giornalisti.<br />
A S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti,<br />
si ispirarono, nel maggio del ‘59 i<br />
fondatori dell’Ucsi: Raimondo Manzini<br />
(primo presidente<br />
nazionale),<br />
Giuseppe Dalla<br />
Torre, Guido Gonella,<br />
Enrico Lucatello,<br />
Pietro Pavan,<br />
Carlo Trabucco,<br />
Federico A-<br />
lessandrini e Andrea<br />
Spada. Nel<br />
settembre dello<br />
stesso anno ci fu<br />
l’approvazione della Conferenza Episcopale<br />
Italiana.<br />
Nel 1965 fu introdotta l’incompatib<strong>il</strong>ità<br />
degli incarichi nell’Unione con quelli di<br />
partito o comunque politici. <strong>La</strong> promozione<br />
di un comitato nazionale di mediaetica,<br />
in analogia con <strong>il</strong> comitato di bioetica,<br />
è stata da tempo avanzata dall’Ucsi e<br />
ha raccolto l’apprezzamento di Giovanni<br />
Paolo II e del presidente Ciampi, ma la<br />
proposta non ha mai trovato realizzazione<br />
concreta nelle istituzioni.<br />
MONS. FARINA<br />
«Creare<br />
coesione sociale»<br />
TROTTA<br />
Richiamo<br />
al rigore<br />
FERRAIUOLO<br />
«Gestiva <strong>il</strong> potere<br />
ma non lo usava»<br />
MELODIA<br />
«Un esempio<br />
per i giovani»<br />
All’incontro in ricordo<br />
di Em<strong>il</strong>io<br />
Rossi, ha presieduto<br />
anche <strong>il</strong> vescovo<br />
di Caserta, Pietro<br />
Farina, secondo <strong>il</strong><br />
quale anche la<br />
stampa, nel pieno<br />
rispetto dei principi<br />
etici, può aiutare<br />
a creare una rete di relazioni coesa tra<br />
i credenti, scambi di idee e opinioni.<br />
Il vescovo ha voluto però sottolineare<br />
soprattutto l’importanza della verità: «<strong>La</strong><br />
libertà fine a se stessa - ha affermato - non<br />
porta da nessuna parte, occorre fare sintesi.<br />
<strong>La</strong> libertà è <strong>il</strong> grande valore.<br />
<strong>La</strong> Chiesa arriva a tutti gli uomini ed è<br />
importante, per esempio, l’inserto della<br />
diocesi all’interno di un giornale, che ben<br />
sintetizza la dimensione locale con quella<br />
universale, che significa apertura all’uomo<br />
nell’interezza».<br />
«Quello del giornalista<br />
è un mestiere<br />
molto cambiato,<br />
oserei dire<br />
quasi degradato»:<br />
è stata questa la<br />
prima affermazione<br />
di Donatella<br />
Trotta, presidente<br />
Ucsi Campania.<br />
«Mantenere sempre <strong>il</strong> rigore etico - ha<br />
continuato - è <strong>il</strong> solo modo per fare bene<br />
<strong>il</strong> proprio lavoro e <strong>il</strong> compianto collega<br />
Em<strong>il</strong>io Rossi ce ne ha dato un grande<br />
esempio». Donatella Trotta ha curato <strong>il</strong><br />
settore cultura de Il Mattino e da alcuni<br />
anni è impegnata nella promozione di<br />
una cultura per infanzia attraverso l’associazione<br />
Kolibrì e in collaborazione con<br />
l’Unicef. Ha ricevuto per <strong>il</strong> suo impegno<br />
professionale molti riconoscimenti, tra i<br />
quali <strong>il</strong> “Premio Andersen 2004” per la<br />
promozione del libro e della lettura.<br />
Il dibattito sull’etica<br />
giornalistica è<br />
stato moderato da<br />
Luigi Ferraiuolo,<br />
consigliere nazionale<br />
dell’Ucsi,<br />
nonché curatore<br />
del corso di comunicazione<br />
per addetti<br />
stampa dell’Istituto<br />
di Scienze Religiose di Caserta,<br />
inaugurato proprio nel corso della serata.<br />
Una scelta non casuale: «Possiamo<br />
costruire una nuova tv e una nuova Rai,<br />
un servizio pubblico migliore oggi? Questo<br />
è uno degli interrogativi per cui ho organizzato<br />
la lectio dedicata a Em<strong>il</strong>io Rossi -<br />
ha spiegato Ferraiuolo - perché nella sua<br />
vita è stato un manuale di giornalismo,<br />
ma soprattutto di etica e deontologia giornalistica.<br />
Mai ha usato in proprio l’enorme<br />
potere che ha gestito. E <strong>il</strong> suo libro ne è<br />
la prova».<br />
Attualmente <strong>il</strong><br />
presidente nazionale<br />
dell’Ucsi è<br />
Andrea Melodia,<br />
già giornalista e<br />
dirigente RAI, docente<br />
di Teoria e<br />
tecnica del linguaggio<br />
radiotelevisivo<br />
all’Università<br />
Lumsa di Roma. Melodia ha curato la<br />
presentazione del suo libro È tutto per<br />
stasera dove, tra l’altro, ha voluto evidenziare<br />
l’importanza che <strong>il</strong> libro può avere<br />
soprattutto per i giovani: «Credo che in<br />
questo libro i giovani giornalisti possano<br />
trovare un modello di etica, di passione<br />
professionale e anche un racconto storico,<br />
in forma autobiografica, essenziale<br />
per conoscere la storia della Rai, spesso<br />
intrecciata con aspetti importanti e poco<br />
noti di storia italiana della seconda metà<br />
del XX secolo».
8 Domenica<br />
25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />
Lezione dell’ambasciatore Cosimo Risi sull’informazione nei Paesi del Mediterraneo<br />
«Giornalisti: abbattete i confini»<br />
Gli italiani sentono lontana l’Europa anche perché i mass media ne parlano poco<br />
Lezione d’eccezione lo scorso 5<br />
dicembre per i praticanti della<br />
Scuola di Giornalismo: <strong>il</strong> tema è<br />
stato l’informazione nei Paesi del<br />
Mediterraneo e <strong>il</strong> relatore l’ambasciatore<br />
Cosimo Risi, docente di<br />
Relazioni internazionali alla<br />
facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo<br />
salernitano.<br />
Il primo punto trattato è stato <strong>il</strong><br />
ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione<br />
per la nascita, lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
e <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare dei movimenti della<br />
Primavera Araba. Facebook,<br />
Twitter e telefonini di ultima<br />
generazione hanno accelerato <strong>il</strong><br />
classico passaparola, miccia per i<br />
movimenti di piazza che sono<br />
esplosi in Paesi dominati da sanguinarie<br />
dittature e soggiogati da<br />
povertà, analfabetismo e situazioni<br />
di vita precarie.<br />
In questa catena, ha spiegato <strong>il</strong><br />
professor Risi, si è inserita la rete<br />
del Qatar Aljazeera che fin dalla<br />
nascita si è presentata come una<br />
sorta di Cnn panaraba.<br />
Sono due i limiti che <strong>il</strong> diplomatico<br />
ha colto osservando i movimenti<br />
della Primavera Araba.<br />
Innanzitutto non si può parlare di<br />
informazione neutra, obiettiva e<br />
distaccata poiché <strong>il</strong> messaggio è<br />
veicolato dagli stessi protagonisti<br />
di ciò che sta avvenendo.<br />
In secondo luogo, <strong>il</strong> fermento che<br />
ha portato al rovesciamento della<br />
situazione politica che stagnava da<br />
decenni in quei Paesi, non si è trasformato<br />
in un organo politico e<br />
sul carro dei vincitori sono saliti<br />
forze già esistenti e strutturate.<br />
Il secondo argomento <strong>il</strong>lustrato è<br />
stato la varietà di fonti e di relative<br />
informazioni, spesso contrastanti<br />
tra loro, su temi delicati e<br />
cruciali per gli equ<strong>il</strong>ibri internazionali,<br />
come la questione dell’atomica<br />
iraniana.<br />
Mahmud Ahmadinejād sostiene<br />
che non è la bomba che si sta<br />
approntando, semplicemente si sta<br />
provvedendo per fornire energia<br />
anche attraverso <strong>il</strong> nucleare.<br />
Israele, nemico giurato dell’Iran e<br />
soprattutto principale bersaglio,<br />
per motivi politici e geografici, di<br />
un eventuale ordigno, sostiene<br />
invece che la bomba è pronta.<br />
In questo quadro si inserisce<br />
l’Onu, organo sovranazionale,<br />
con la Iea, International Energy<br />
Agency, per stab<strong>il</strong>ire la verità:<br />
spesso, però, anche i rapporti<br />
delle agenzie sono soggette a<br />
interpretazioni e discussioni.<br />
Insomma, si rischia di riprodurre<br />
in Iran lo stesso scenario visto con<br />
l’Iraq e le presunte armi di distruzione<br />
di massa.<br />
Ultimo argomento di discussione<br />
durante la lezione dell’ambasciatore<br />
Risi sono stati i mezzi di comunicazione<br />
del nostro Paese.<br />
I nostri media sono storicamente<br />
in deficit con l’informazione<br />
di esteri e questa lacuna si fa più<br />
grave quando l’oggetto è<br />
l’Unione europea.<br />
A dir la verità in questi ultimi<br />
mesi, data la crisi economica e<br />
della nostra moneta, ci sono<br />
pagine e pagine di giornale che<br />
trattano di summit e provvedimenti<br />
d’emergenza dei nostri<br />
rappresentanti a Bruxelles.<br />
Si parla quindi dell’Unione euro-<br />
pea solo in chiave negativa, non<br />
sono mai oggetto di servizi giornalistici<br />
le leggi che tendono a<br />
migliorare la qualità della vita.<br />
È forse per questo motivo che noi<br />
italiani sentiamo così lontana<br />
Bruxelles: «Nella mia esperienza<br />
Ue – afferma <strong>il</strong> professor Risi - ho<br />
conosciuto corrispondenti preparatissimi.<br />
Ma non riuscivano a<br />
Un’immagine<br />
del Parlamento<br />
europeo<br />
piazzare i loro articoli. Dovrebbe<br />
cambiare – continua – la percezione<br />
che abbiamo dell’Unione<br />
europea: capire che non<br />
è qualcosa di esterno ma noi stessi<br />
ne siamo membri».<br />
Lezioni come quella dell’ambasciatore<br />
sono molto importanti<br />
dunque per provare a cambiare<br />
l’atteggiamento della stampa italiana<br />
verso l’informazione di<br />
esteri: attitudine fondamentale<br />
per una generazione di cronisti<br />
che si troverà a raccontare un<br />
mondo sempre più globalizzato.<br />
Pagina a cura di<br />
EMANUELA DE VITA<br />
In alto<br />
l’ambasciatore<br />
Cosimo Risi<br />
e a sinistra<br />
<strong>il</strong> Presidente della<br />
Repubblica<br />
Iraniana<br />
Mahmud<br />
Ahmadinejad<br />
<strong>La</strong> biografia<br />
Trent’anni<br />
di carriera<br />
nel mondo<br />
<strong>La</strong> carriera diplomatica di<br />
Cosimo Risi, dal 2006 ministro<br />
plenipotenziario al ministero<br />
Esteri, direzione generale Mediterraneo<br />
e Medio Oriente,<br />
comincia prestissimo, ad appena<br />
26 anni.<br />
Nato a Salerno nel 1951 e laureatosi<br />
col massimo dei voti nel<br />
1974, già nel 1977 frequenta <strong>il</strong><br />
corso di preparazione alla carriera<br />
diplomatica presso la Società<br />
italiana per l’organizzazione<br />
internazionale di Roma.<br />
L’anno dopo, entra per concorso<br />
nella carriera diplomatica del<br />
ministero Affari Esteri: dal 1980<br />
al 1983 è stato <strong>il</strong> primo segretario<br />
all’ambasciata d’Italia in<br />
Kuwait e dopo questo mandato<br />
è stato per quattro anni primo<br />
segretario alla rappresentanza<br />
permanente d’Italia presso la<br />
Comunità europea a Bruxelles.<br />
Numerosi altri sono stati i mandati<br />
internazionali di Risi e <strong>il</strong>lustri<br />
le onorificenze ricevute: è<br />
Commendatore al merito della<br />
Repubblica Italiana e Golden<br />
<strong>La</strong>urel Branch della Repubblica<br />
di Bulgaria per i meriti conseguiti<br />
nell’adesione di questo<br />
Paese all’Unione europea.<br />
Molteplici gli incarichi accademici<br />
e scientifici ricoperti dal<br />
professor Risi.<br />
È stato, dal 1994 al 1998, membro<br />
del consiglio di amministrazione<br />
della fondazione europea<br />
per la formazione di Torino e<br />
dal 2005 è un componente della<br />
fondazione collegio europeo di<br />
Parma.<br />
<strong>La</strong> competenza scientifica di<br />
Cosimo Risi ha superato i confini<br />
nazionali. Dal 2006, infatti, fa<br />
parte del consiglio di amministrazione<br />
della fondazione Anna<br />
Lindh per <strong>il</strong> dialogo fra le culture<br />
e le civ<strong>il</strong>tà di Alessandria<br />
d’Egitto e nel 2006 ha partecipato<br />
alla gestione del programma<br />
Euromed Heritage.<br />
Il professor Risi collabora con<br />
diversi Atenei: dal 1988 insegna<br />
Relazioni internazionali al<br />
Diploma alti studi europei; dal<br />
1993 tiene seminari di Relazioni<br />
Internazionali al master in istituzioni<br />
e politiche comunitarie<br />
dell’Università di Bologna.<br />
Dal 1999 al 2003 ha insegnato<br />
Relazioni internazionali all’Institut<br />
Supérieur du Management<br />
Public et Politique di<br />
Bruxelles e dal 2004 è docente<br />
della Facoltà di Scienze Politiche<br />
di Salerno.<br />
Numerosissime le pubblicazioni<br />
scientifiche di Cosimo Risi, tra<br />
cui figurano testi che trattano<br />
soprattutto di Unione europea:<br />
Codice Maastricht, Roma, 1997<br />
e Il nuovo diritto dell’Unione<br />
Europea, Napoli, 1999.
PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />
Check up sullo stato di salute dell’ economia della Campania e del Mezzogiorno<br />
Rassegna organizzata da “Il Denaro” in collaborazione con la Camera di Commercio<br />
Napoli: operazione a cuore aperto<br />
9<br />
“Se i tempi non chiedono la parte<br />
migliore di te, inventa altri<br />
tempi”. Sembrerebbe che Stefano<br />
Benni, quando scrisse “Baol”,<br />
aveva in mente proprio Napoli.<br />
<strong>La</strong> città di Napoli, <strong>il</strong> capoluogo<br />
pulsante della Campania, <strong>il</strong><br />
luogo-non luogo (per dirla alla<br />
Marc Augé) che tutto può ma<br />
niente fa. Napoli somiglia in<br />
modo sorprendente all’immaginaria<br />
Dorotea disegnata da Italo<br />
Calvino in “Città invisib<strong>il</strong>i”.<br />
«Della città di Dorotea si può<br />
parlare in due modi» ha detto<br />
Lucio D’Alessandro, <strong>il</strong> Rettore del<br />
Suor Orsola Benincasa, intervenuto<br />
alla rassegna sull’economia<br />
della Campania “Napoli 2020”che<br />
si è tenuta <strong>il</strong> 9 e 10 dicembre alla<br />
Mostra d’Oltremare. «Si può<br />
descrivere parlando delle sue<br />
strutture (“quattro torri d’alluminio,<br />
sette porte dal ponte levatoio,<br />
quattro canali, trecento case<br />
e settecento fumaioli”) oppure si<br />
può partire dalla gente. Studiarla,<br />
osservarla, capire la profondità<br />
dell’anima che vi abita». E Napoli<br />
è proprio così. È come una donna<br />
dall’aspetto un po’ invecchiato,<br />
ma sempre affascinante e ammaliante,<br />
che non smette mai di piacere<br />
e riesce sempre a reinventarsi.<br />
«È questo lo spirito con cui è<br />
nato <strong>il</strong> Giub<strong>il</strong>eo e da cui ha preso<br />
ispirazione l’iniziativa organizzata<br />
da <strong>il</strong> quotidiano “Il Denaro”»<br />
ha detto <strong>il</strong> Rettore.<br />
“Napoli 2020” è la prima rassegna<br />
sulla Campania e l’economia del<br />
Mediterraneo, realizzata dalla Camera<br />
di Commercio di Napoli.<br />
Due giorni in cui si sono messi a<br />
confronto più di 80 relatori, tra<br />
imprenditori, rappresentanti delle<br />
istituzioni ed esponenti del mondo<br />
universitario. Lo scopo, quello<br />
di rispondere, o almeno tentare di<br />
rispondere, alla domanda (di Totoiana<br />
memoria) “per andare dove<br />
vogliamo andare…da che parte<br />
dobbiamo andare?”. «Dobbiamo<br />
Da sinistra,<br />
Alfonso Ruffo,<br />
Stefano Caldoro,<br />
Paolo Savona,<br />
Maurizio Maddaloni<br />
e Massimo Lo Cicero<br />
Qualità di vita<br />
delle imprese<br />
Gli imprenditori campani sono terrorizzati. Guardano<br />
al futuro con estremo timore e l’82% di loro è<br />
convinto che nel 2012 la produzione diminuirà.<br />
L’indagine sulla qualità della vita del tessuto produttivo<br />
della Campania – condotta da “Il Denaro” e<br />
dall’Istituto di ricerche “Ircsia” – ha r<strong>il</strong>evato come<br />
le imprese campane non siano soddisfatte della loro<br />
esistenza e come, cosa ancor peggiore, ritengano<br />
che la situazione sia destinata a deteriorarsi. <strong>La</strong><br />
ricerca, che ha coinvolto più di 200 imprese, ha evidenziato<br />
la poca fiducia che <strong>il</strong> settore ha nei confronti<br />
delle istituzioni, la percezione da parte degli<br />
imprenditori dell’eccessiva pressione fiscale e delle<br />
difficoltà di accedere al credito. È anche emerso<br />
però che, nonostante la crisi, nel settore imprenditoriale<br />
campano è in continua crescita l’elemento<br />
dell’innovazione. «Questa indagine che conduciamo<br />
ogni anno – ha detto Carlo <strong>La</strong>uro, uno dei<br />
ricercatori – è importante perché non possiamo<br />
pensare di gestire e migliorare un qualcosa che non<br />
siamo neanche in grado di determinare».<br />
cominciare a scrivere – ha dichiarato<br />
<strong>il</strong> direttore del “Il Denaro”<br />
Alfonso Ruffo – <strong>il</strong> futuro della città<br />
cardine del Mezzogiorno che<br />
vive una profonda crisi». «Spesso<br />
a Napoli non fare o impedire di<br />
fare è più fac<strong>il</strong>e che fare. Dobbiamo<br />
svegliarci!» ha detto <strong>il</strong> padrone<br />
di casa, <strong>il</strong> presidente della<br />
Mostra d’Oltremare Nando Morra.<br />
Una delle criticità del Sud è la<br />
disoccupazione. «Noi viviamo un<br />
paradosso – ha affermato l’economista<br />
Francesco Pastore – perché<br />
i nostri giovani sono sempre più<br />
istruiti e sempre meno occupati».<br />
«Questa generazione di giovani è<br />
la prima che si trova ad avere meno<br />
possib<strong>il</strong>ità dei genitori» ha dichiarato<br />
l’assessore al <strong>La</strong>voro della<br />
Regione Campania Severino Nappi.<br />
Tra gli ospiti della rassegna: gli<br />
economisti Dominick Salvatore e<br />
Paolo Savona, <strong>il</strong> presidente della<br />
Regione Stefano Caldoro, <strong>il</strong> presidente<br />
della Camera di Commercio<br />
di Napoli Maurizio Maddaloni e<br />
l’Arcivescovo di Napoli Crescenzo<br />
Sepe. Napoli deve riappropriarsi<br />
del “suo” Mediterraneo per crescere.<br />
«E’ un’idea vecchia ma allo<br />
stesso tempo nuova – ha detto<br />
Claudio Azzolini presidente di<br />
Europa Mediterranea – i polmoni<br />
di Napoli sono i polmoni del Mediterraneo,<br />
noi siamo <strong>il</strong> Nord di un<br />
altro Sud e dobbiamo dare vita a<br />
nuovi meccanismi di risalita».<br />
Napoli può farcela, Napoli deve<br />
farcela. E se Totò è riuscito a trovare<br />
quel che cercava nelle vie sconosciute<br />
della M<strong>il</strong>ano straniera<br />
(“Sto paese è così grande che io<br />
non mi raccapezzo”), chissà che<br />
anche Napoli non riesca a trovare<br />
la sua di strada.<br />
Pagina a cura di<br />
GIORGIA MENNUNI<br />
SALVATORE<br />
«Attrarre<br />
capitali esteri»<br />
SAVONA<br />
«Limitare<br />
gli export»<br />
SEPE<br />
«Recuperare<br />
etica e morale»<br />
CALDORO<br />
«Migliorare<br />
la spesa»<br />
MADDALONI<br />
«Fare leva<br />
sul reale»<br />
«<strong>La</strong> ricetta per<br />
uscire dalla<br />
crisi è trovare<br />
la proporzione<br />
tra la conoscenza<br />
della<br />
teoria, l’applicazione<br />
al<br />
mondo reale e<br />
la giusta dose di buon senso». Queste<br />
le parole con cui Dominick Salvatore,<br />
economista di fama mondiale,<br />
ha aperto la sua lectio magistralis.<br />
L’economista napoletano ha<br />
spiegato come <strong>il</strong> vero problema dell’Italia<br />
sia l’impossib<strong>il</strong>ità di attrarre<br />
imprese straniere e l’incapacità<br />
– dovuta principalmente ai grovigli<br />
legislativi – di creare imprese di<br />
grandi dimensioni. Basti pensare<br />
che le multinazionali Italiane «sono<br />
appena 10, contro le 133 degli<br />
Usa, le 68 del Giappone, le 35 della<br />
Francia e le 14 della Corea».<br />
«Perché si<br />
parla sempre<br />
di missioni all’estero?<br />
Perché<br />
ci si concentra<br />
sull’aumento<br />
delle e-<br />
sportazioni<br />
verso l’estero e<br />
non su quelle verso le altre regioni<br />
d’Italia?». Paolo Savona,<br />
esperto economista, ha rivolto<br />
questa provocazione alla platea<br />
della sua lectio magistralis perché<br />
ritiene che serva un patto tra<br />
produttori e commercianti che<br />
limiti l’uso delle importazioni.<br />
«Perché - si è chiesto - io devo<br />
andare in Sardegna, la mia terra,<br />
e mangiare al ristorante meloni<br />
di provenienza sud americana,<br />
quando invece a pochi km da lì ci<br />
sono distese e distese di meloni<br />
autoctoni?».<br />
«Vorrei fare<br />
una domanda<br />
al professore<br />
Dominick<br />
Salvatore» ha<br />
detto l’arcivescovo<br />
di Napoli<br />
Crescenzo<br />
Sepe appena si<br />
è avvicinato al microfono.<br />
«Quanto ha inciso sulla crisi la<br />
mancanza di spirito etico nella<br />
gestione del sistema economico<br />
internazionale? È possib<strong>il</strong>e pensare<br />
che nell’economia del futuro<br />
ci sia ancora posto per <strong>il</strong> recupero<br />
della dimensione dell’etica e della<br />
moralità?». L’arcivescovo ha spiegato<br />
che è importante tenere sempre<br />
a mente questo aspetto perché<br />
«non dobbiamo dimenticarci che<br />
l’economia, come tanti altri<br />
aspetti della nostra vita, è al servizio<br />
della comunità».<br />
<strong>La</strong> Campania<br />
è vicina a uno<br />
tzunami. Non<br />
a una semplice<br />
alta marea.<br />
Queste le parole<br />
con cui Stefano<br />
Caldoro<br />
ha sintetizzato<br />
lo stato di salute dell’economia della<br />
sua regione. «Il nostro P<strong>il</strong> procapite<br />
esprime tutto <strong>il</strong> disagio economico<br />
e sociale che affrontiamo ogni<br />
giorno – ha detto – basti pensare<br />
che <strong>il</strong> nostro 17m<strong>il</strong>a euro va a confrontarsi<br />
con <strong>il</strong> 27-30m<strong>il</strong>a del Nord<br />
Italia». Secondo <strong>il</strong> presidente della<br />
Regione Campania servono nuove<br />
risorse che «abbiano un forte<br />
impatto sulle famiglie e sulle<br />
imprese» e un federalismo fiscale<br />
che tenga presente «la capacità di<br />
una regione di migliorare la spesa<br />
rispetto ai costi standard».<br />
Preoccupato<br />
ma anche propositivo<br />
è apparso<br />
Maurizio<br />
Maddaloni,<br />
presidente<br />
della Camera<br />
di Commercio<br />
di Napoli.<br />
«Occorre puntare su un nuovo<br />
modello di sv<strong>il</strong>uppo che faccia leva<br />
sull’economia reale e non sulle alchimie<br />
finanziarie che hanno generato<br />
delusione e disoccupazione».<br />
<strong>La</strong> Camera di Commercio è la casa<br />
delle imprese ed è l’istituzione che<br />
più può aiutare la piccola imprenditoria<br />
a crescere: «Noi siamo<br />
pronti – ha detto Maddaloni – ad<br />
avviare una nuova stagione di<br />
governance territoriale e a mettere<br />
in campo una regia autorevole che<br />
guidi un nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo<br />
l’area metropolitana di Napoli».
10 Domenica<br />
25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />
LA SOLIDARIETÀ SI MOLTIPLICA<br />
A Casa Nazareth<br />
mensa, ambulatori<br />
e tanto altruismo<br />
Un forte centro di solidarietà presente a<br />
Salerno è l’associazione di volontariato O-<br />
asi, un gruppo di persone semplici, di tutte<br />
le estrazioni sociali, che tendono a dare<br />
risposta al disagio, cercando di evitare <strong>il</strong><br />
semplice assistenzialismo. Nasce nel 1985<br />
dall’esperienza del parroco Don Pietro<br />
Mari che decide di dare un posto letto ai<br />
tanti senegalesi che in quegli anni sbarcavano<br />
sulle coste italiane e si ritrovavano a<br />
vivere in stalle prive di ogni norma igienico-sanitaria.<br />
<strong>La</strong> prima abitazione viene<br />
acquistata a Baronissi dove vengono<br />
accolti circa 40 stranieri. Ma la solidarietà,<br />
si sa, è un moltiplicatore eccezionale, per<br />
cui i senegalesi iniziano<br />
ad ospitare<br />
in questa prima<br />
struttura parenti<br />
ed amici. Ognuno<br />
si accampa come<br />
può, con materassi<br />
e coperte a terra, e<br />
ci dice <strong>il</strong> presidente<br />
dell’Oasi, Antonio<br />
Bonifacio: «E’ diffic<strong>il</strong>e<br />
dire no e cacciar<br />
via le persone in sovrannumero». Si<br />
pensa allora ad acquistare altre abitazioni.<br />
In poco tempo vengono aperte altre case<br />
di solidarietà. Oggi l’Oasi opera a Salerno,<br />
presso Casa Nazareth nel rione Pastena, a<br />
Giffoni Valle Piana, a Baronissi, a Montecorvino<br />
e a San Mango Piemonte. Nella<br />
provincia campana la struttura dispone di<br />
una mensa aperta ogni giorno a pranzo, di<br />
un ambulatorio sanitario, dello sportello<br />
legale e di un ambulatorio per <strong>il</strong> sostegno<br />
psicologico e psichiatrico. Una missione<br />
che va emulata.<br />
<strong>La</strong> solitudine, così come la disperazione,<br />
ha molte facce e altrettante<br />
voci. Specie per coloro che dalla<br />
vita hanno ricevuto ben poco e,<br />
all’improvviso, si ritrovano ad affrontare<br />
lo shock di un incontro<br />
con un Paese nuovo. Un mondo<br />
diverso da quello conosciuto (attraverso<br />
la tv o i giornali) e che<br />
spesso li respinge o li accoglie con<br />
difficoltà. Sono i migranti, spesso<br />
“invisib<strong>il</strong>i”, fuggiti da guerre, vittime<br />
di trafficanti, testimoni di un<br />
viaggio diffic<strong>il</strong>e per arrivare in quel<br />
Belpaese che forse così bello non è.<br />
Oltre ai problemi di quotidiana sopravvivenza,<br />
che riguardano la<br />
possib<strong>il</strong>ità di nutrirsi e di trascorrere<br />
la notte in un ricovero notturno,<br />
i nuovi “inqu<strong>il</strong>ini” avvertono<br />
imperiosa l’esigenza di essere riconosciuti<br />
legalmente, di avere una<br />
residenza: senza fissa dimora non<br />
possono ottenere assistenza sanitaria,<br />
inserimento nelle liste d’impiego,<br />
la patente e tutti gli altri servizi.<br />
<strong>La</strong> mancanza di cittadinanza li<br />
rende “inesistenti” e, dunque, privati<br />
dei loro diritti fondamentali.<br />
E così, nel tentativo di ricostruire<br />
un’identità smarrita e di restituire<br />
A Salerno gli avvocati-volontari aprono uno sportello<br />
Via toghe e lustrini<br />
la legge va in strada<br />
Assistenza legale gratuita per immigrati e senza tetto<br />
una dignità lacerata da un sistema<br />
sociale che genera prevalentemente<br />
meccanismi di esclusione (sembra<br />
un miraggio l’articolo 2 della<br />
Costituzione, ossia “l’adempimento<br />
dei doveri inderogab<strong>il</strong>i di solidarietà<br />
politica, economica e sociale”),<br />
alcuni volontari salernitani,<br />
Gino Daraio, Antonio Bonifacio e<br />
Antonio Romano, già impegnati in<br />
un servizio di accoglienza notturna<br />
e dotati di competenze nel campo<br />
del diritto, hanno promosso<br />
un’ulteriore iniziativa di solidarietà<br />
verso gli homeless salernitani, diretta<br />
ad offrire loro gratuitamente<br />
consulenza ed assistenza legale. A-<br />
gli inizi del mese di novembre<br />
2011, in accordo con l’Associazione<br />
“Avvocato di strada Onlus” (un’-<br />
organizzazione nazionale con sede<br />
a Bologna, nata nel febbraio 2000<br />
con lo scopo di seguire ed aiutare<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o legale immigrati e<br />
non senza fissa dimora), è stato<br />
infatti attivato anche a Salerno uno<br />
sportello di “Avvocato di Strada”,<br />
per consentire un effettivo accesso<br />
alla giustizia a quei soggetti che,<br />
vivendo per strada, sono ignorati, a<br />
volte disprezzati, o semplicemente<br />
emarginati.<br />
Lo sportello salernitano è attivo<br />
all’interno dell’associazione “Oasi”<br />
di Salerno, che da molti anni cerca<br />
di contrastare varie forme di povertà<br />
e marginalità, di sostenere l’anello<br />
debole della catena sociale.<br />
“Avvocato di strada” è un vero e<br />
proprio studio legale nell’accoglienza,<br />
nella consulenza, nell’istruzione<br />
delle pratiche. Vi partecipano<br />
a rotazione avvocati e praticanti,<br />
coordinati dall’avv. Antonio<br />
Romano, chiamati ad esercitare la<br />
loro professione a titolo gratuito<br />
(anche in assenza dei requisiti per<br />
l’accesso al gratuito patrocinio).<br />
Numerosi professionisti salernitani,<br />
inoltre, pur non rendendosi<br />
disponib<strong>il</strong>i a svolgere attività di<br />
sportello, si impegnano a trattare<br />
senza alcun compenso almeno una<br />
causa all’anno in favore degli homeless,<br />
ove risultasse necessario in<br />
base a segnalazione della struttura<br />
competente. Tutto ciò perché fare<br />
l’avvocato non significa tutelare <strong>il</strong><br />
malfattore e consentirgli di sfuggire<br />
alle mani della giustizia, ma assicurare<br />
a tutti un giusto trattamento<br />
indipendentemente dal ceto e<br />
dalla condizione personale e sociale.<br />
<strong>La</strong> chiusura nei confronti dei<br />
migranti è <strong>il</strong> primo muro da abbattere.<br />
<strong>La</strong> cultura dell’accoglienza e<br />
dell’assistenza dovrebbe essere<br />
inst<strong>il</strong>lata in ognuno di noi, perché a<br />
volte lo scontro può diventare<br />
anche incontro se si creano le condizioni<br />
di un reciproco rispetto.<br />
Pagina a cura di<br />
MARIA DI NAPOLI<br />
Il professore Daraio<br />
«Ospitare<br />
è lavoro<br />
di pochi»<br />
Uno dei promotori dello sportello “Avvocato<br />
di strada” di Salerno è <strong>il</strong> dott. Girolamo<br />
Daraio, avvocato e professore al campus<br />
di Fisciano.<br />
Cosa si prova a svolgere l’attività di professionista-volontario?<br />
«Un grande entusiasmo, che noto soprattutto<br />
nei giovani, perché si tratta di un’attività<br />
che nob<strong>il</strong>ita la professione. <strong>La</strong> parola<br />
avvocato deriva dal latino advocatus, voco +<br />
ad, ossia chiamato a difendere, per cui l’avvocato<br />
è colui che intercede tra chi domanda<br />
giustizia e chi la deve rendere. Poi non<br />
necessariamente tutte le problematiche sfociano<br />
nella sede giudiziaria; la giustizia può<br />
essere anche ottenere <strong>il</strong> permesso di soggiorno,<br />
ottenere la residenza, ottenere la<br />
prestazione sanitaria o un servizio sociale. E<br />
quindi l’avvocato non può che trarne un appagamento<br />
spirituale, perché l’attività è di<br />
volontariato<br />
assoluto».<br />
Come funziona<br />
a Salerno<br />
la rete di assistenza<br />
pubblico-privata<br />
ai senza tetto?<br />
«Una rete<br />
pubblica non<br />
mi sembra ci<br />
sia, se non i<br />
servizi sociali che sono molto lapidari da<br />
questo punto di vista. <strong>La</strong> rete sociale è<br />
proiettata soprattutto a far fronte ai bisogni<br />
primari, quindi vi sono delle mense<br />
diurne, dei dormitori, dei centri d’ascolto.<br />
Finora è mancata una struttura che funzioni<br />
come un vero e proprio ufficio legale;<br />
<strong>il</strong> nostro sportello dovrebbe fornire gratuitamente<br />
assistenza legale a tutti i senza<br />
fissa dimora».<br />
Secondo lei Salerno è accogliente verso<br />
le persone che vivono per strada?<br />
«Io vedo indifferenza, parlare di accoglienza<br />
è un discorso azzardato. Si è provato ad<br />
esempio nel centro storico ad aprire una<br />
struttura pubblica da adibire a dormitorio,<br />
ma subito c’è stata la rimostranza della<br />
gente del posto. Non si è ancora pronti ad<br />
ospitare perché si teme che l’immigrato<br />
venga in Italia a togliere <strong>il</strong> posto a qualcuno.<br />
L’accoglienza purtroppo è ancora un<br />
lavoro di pochi».<br />
Più storie, unico dramma<br />
Esclusi,<br />
invisib<strong>il</strong>i,<br />
uomini<br />
Le storie di quanti si rivolgono allo sportello<br />
sono varie, da una denuncia per<br />
intontimento da farmaci per la salute<br />
scambiata per ubriachezza, al clochard<br />
multato per non aver attraversato sulle<br />
strisce pedonali. E nel caso di immigrati<br />
non sono questioni da poco: anche una<br />
denuncia di minima entità è sufficiente a<br />
bloccare <strong>il</strong> permesso di soggiorno.<br />
Diversi, multietnici, ma con unico comune<br />
denominatore: la sensazione di non<br />
essere “accolti”, di essere considerati<br />
oggetti indesiderati e non persone con<br />
drammi personali, fam<strong>il</strong>iari che non<br />
interessano a nessuno. Una sensazione,<br />
un rifiuto che creano un disagio e allora<br />
non resta che bere, rifugiarsi con un<br />
gruppo di amici e scolarsi cartoni e cartoni<br />
di vino per allontanarsi da una<br />
realtà che<br />
non li vuole.<br />
Coloro che si<br />
avvicinano o<br />
allo sportello<br />
o ai dormitori<br />
o alle mense<br />
sono persone<br />
che hanno<br />
bisogno di essere<br />
integrate,<br />
riconosciute.<br />
Sono uomini disposti a raccontare, se<br />
trovano gente “amica” si aprono. Nei<br />
loro Paesi molti vivrebbero meglio perché<br />
avrebbero l’appoggio dei parenti,<br />
degli amici, ma dopo anni, trascorsi in<br />
Italia alla ricerca della cosiddetta fortuna,<br />
non hanno <strong>il</strong> coraggio di ritornare a<br />
mani vuote, da <strong>perde</strong>nti. In più le famiglie<br />
d’origine spesso non sanno come<br />
vivono o hanno perso i contatti con i<br />
loro figli, con i loro padri.<br />
A volte <strong>il</strong> semplice disagio per la lontananza<br />
da casa può diventare una malattia:<br />
la depressione.<br />
E allora si commuovono e piangono<br />
interrottamente se qualcuno, ad esempio<br />
un volontario, si prende cura di loro<br />
e gli offre un pezzo di pizza. Perché<br />
anche un piccolo gesto può dare un pizzico<br />
di felicità.
PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />
Al Pan la più importante mostra itinerante del fotogiornalismo internazionale<br />
Cronache sotto l’obiettivo<br />
11<br />
"Hai perso <strong>il</strong> naso". Questa è l'espressione<br />
con cui in Afghanistan<br />
si epitetano gli uomini che sono<br />
stati disonorati dalla propria<br />
moglie. Un modo di dire come<br />
tanti, tipico di una lingua e che può<br />
essere fac<strong>il</strong>mente compreso solo<br />
da chi conosce una determinata<br />
cultura. Tutti però sono in grado di<br />
capire cosa significa davvero <strong>perde</strong>re<br />
<strong>il</strong> naso quando si guarda la<br />
foto di Aisha Bibi, scattata dalla<br />
sudafricana Jodi Bieber. Aisha ha<br />
lasciato <strong>il</strong> marito e su ordine di un<br />
comandante talebano le sono stati<br />
tagliati naso e orecchie.<br />
L'immagine di una donna stanca<br />
delle violenze e dei soprusi di un<br />
uomo che avrebbe dovuto amarla è<br />
giudicata la miglior foto dell'anno,<br />
vincitrice della 54esima edizione<br />
della World Press Photo.<br />
<strong>La</strong> più importante mostra fotografica<br />
itinerante del mondo per <strong>il</strong><br />
secondo anno consecutivo fa tappa<br />
a Napoli, dove i migliori scatti dei<br />
fotoreporter più bravi resteranno<br />
appesi alle pareti del Palazzo delle<br />
Arti di Napoli fino al prossimo 4<br />
gennaio. Quando si sale al secondo<br />
piano del museo si esce dai confini<br />
della città e ogni parete apre una<br />
finestra sul mondo. Storie di attualità<br />
che spaziano dagli aborti clandestini<br />
in Kenya all'immane tragedia<br />
del terremoto di Haiti, ma<br />
anche scene di vita quotidiana,<br />
personaggi come Julian Assange,<br />
fondatore di Wik<strong>il</strong>eaks, ritratto<br />
con una luce blu che gli copre l'occhio<br />
quasi a indicare un uomo<br />
sotto tiro, osservato a vista. C'è lo<br />
sport con immagini insolite di<br />
partite di calcio e sport minori<br />
ma in cui troneggia uno scatto<br />
del fotografo spagnolo Gustavo<br />
Cuevas che è riuscito a cogliere<br />
<strong>il</strong> momento in cui un toro incorna<br />
<strong>il</strong> matador Julio Agaricio.<br />
Animali e paesaggi presi in prospettive<br />
e in situazioni assolutamente<br />
non convenzionali, che<br />
riescono a regalare al visitatore<br />
punti di vista innovativi.<br />
<strong>La</strong> giuria della rassegna quest'anno<br />
ha premiato cinquantacinque fotografi<br />
in rappresentanza di ventitre<br />
diverse nazionalità. È suddivisa in<br />
nove categorie: vita quotidiana,<br />
protagonisti dell'attualità, spot<br />
news, notizie generali, natura, storie<br />
d'attualità, arte e spettacolo,<br />
ritratti e sport. Ogni categoria<br />
viene rappresentata o in foto singola<br />
o in reportage. Anche quest'anno<br />
si contraddistingue per<br />
immagini scioccanti e crude, che<br />
hanno saputo raccontare meglio di<br />
qualsiasi parola i maggiori eventi<br />
del pianeta sulle principali testate<br />
internazionali. Questa edizione è<br />
dedicata a due fotografi che <strong>il</strong> 20<br />
apr<strong>il</strong>e scorso hanno perso la vita<br />
durante la guerra che in Libia ha<br />
portato alla caduta del regime di<br />
Gheddafi: l'inglese Tim Hetherington<br />
e lo statunitense Chris<br />
Hondros.<br />
Haiti e la catastrofe che l'ha colpita<br />
sono protagonisti della sezione<br />
Notizie Generali. Per la foto singola,<br />
infatti, vince l'italiano Riccardo<br />
Venturi, con una foto che ritrae<br />
una ragazzina che assiste bruciare<br />
sullo sfondo <strong>il</strong> Marché Hyppolite,<br />
storico mercato di Port-au-Prince<br />
e simbolo della capitale e della<br />
caduta in ginocchio di un intero<br />
Paese. Senza fiato, invece, si resta<br />
“World Press Photo 2011” fa tappa a Napoli<br />
<strong>La</strong>boratori e lezioni con i più bravi reporter<br />
Le immagini<br />
crude e scioccanti<br />
che hanno raccontato<br />
meglio di ogni parola<br />
gli eventi dell’anno<br />
<strong>La</strong> “menzione speciale”<br />
Il fotogiornalismo di strada che riesce ad<br />
arrivare ovunque. Questa la motivazione con<br />
cui è stata assegnata la menzione speciale per<br />
le foto scattate dai minatori intrappolati per<br />
69 giorni nelle viscere della miniera di San<br />
Josè in C<strong>il</strong>e tra l’agosto e l’ottobre del 2010.<br />
Attraverso una piccola cavita scavata dai soccorritori<br />
agli uomini intrappolati fu lanciata,<br />
tra le altre cose, una piccola macchina digitale<br />
con cui hanno immortalato i momenti di vita<br />
quotidiana in quell’inferno. I volti emaciati,<br />
giorno dopo giorno sempre più segnati dalla<br />
fatica, i giacigli improvvisati e le riviste a luci<br />
rosse che avevano con loro. Immagini che non<br />
avremmo mai potuto vedere senza la<br />
fotografia digitale.<br />
<strong>La</strong> rassegna<br />
è divisa in 9 categorie<br />
Premiati 55 fotografi<br />
provenienti<br />
da 23 Paesi diversi<br />
davanti alle foto del francese Olivier<br />
<strong>La</strong>ban-Mattei, vincitore per <strong>il</strong><br />
Reportage. È un pugno nello stomaco<br />
guardare una catasta di<br />
cadaversi ammassati all'esterno<br />
dell'obitorio dell'ospedale di Portau-Prince,<br />
su cui un inserviente<br />
"getta" un corpo senza vita, di un<br />
ragazzino. Tra volti scarniti, terrorizzati<br />
dalla guerra e devastati dalle<br />
malattie, c'è anche quello di<br />
Nguyen Thi Li, immortalato da Ed<br />
Kashi. Nguyen ha nove anni, vive<br />
nella provincia del Da Nang in<br />
Vietnam e soffre di un grave handicap<br />
riconducib<strong>il</strong>e al diserbante<br />
chimico "agente arancio". Questa<br />
sostanza veniva irrorata dalle forze<br />
Usa durante la guerra del Vietnam<br />
per privare i vietcong di cibo e<br />
copertura, contiene diossina che<br />
agisce a lunga durata, che a distanza<br />
di più di quarantanni continua a<br />
mietere vittime.<br />
Il World Press Photo è anche<br />
sperimentazione e innovazione e<br />
a dimostrarlo è <strong>il</strong> reportage realizzato<br />
dall’israeliano Amit<br />
Sha’al. Terzo premio per la categoria<br />
Arte e Spettacolo, <strong>il</strong> fotografo<br />
ha posto foto d’archivio in<br />
uno sfondo attuale, realizzando<br />
un contrasto molto affascinante<br />
fra <strong>il</strong> vecchio e <strong>il</strong> nuovo uniti<br />
dalle linee del tempo e dalle<br />
forme. Daniele Tamagni, invece,<br />
ci ha raccontato una realtà sconosciuta<br />
come quella della<br />
“lucha libre” boliviana. Donne<br />
robuste si sfidano su un ring<br />
senza risparmiare duri culpi,<br />
acerrime nemiche nello sport,<br />
ma inseparab<strong>il</strong>i quando scendono<br />
dal quadrato.<br />
Correva l’anno 1955 quando la<br />
foto di un ciclista che cadeva<br />
dalla sua moto durante una gara<br />
vinse <strong>il</strong> primo premio “Foto dell’anno”.<br />
Era un concorso piccolo<br />
che si teneva solo in Olanda e da<br />
allora ne ha fatta di strada consacrando<br />
ogni istantanea iridata<br />
come <strong>il</strong> simbolo di un anno, capace<br />
di descrivere <strong>il</strong> mondo.<br />
Dopo <strong>il</strong> successo dello scorso<br />
anno, quando ci furono più di<br />
cinquem<strong>il</strong>a visitatori, Neapolis.Art<br />
ha portato la mostra itinerante<br />
per la seconda volta a<br />
Napoli, con <strong>il</strong> patrocinio, tra gli<br />
altri, del Comune e dell’Ordine<br />
dei Giornalisti Campania. Il programma<br />
di quest’anno, però, è<br />
pieno di eventi. Ci saranno una<br />
serie di workshop e lezioni a cura<br />
dei fotogiornalisti più importanti<br />
al mondo, tra cui Ivo Saglietti,<br />
Riccardo Venturi, Daniele Tamagni,<br />
Gustavo Cuevas e Pietro<br />
Masturzo, napoletano e vincitore<br />
del World Press Photo 2010 con<br />
lo scatto “Dai tetti di Teheran”. Un<br />
evento che viene visitato ogni<br />
anno da oltre due m<strong>il</strong>ioni e mezzo<br />
di persone in cinquanta diversi<br />
Paesi del mondo.<br />
<strong>La</strong> fotografia come mezzo immediato<br />
per fare cronaca, provocando<br />
con l’immagine lo scatto emotivo<br />
necessario a smuovere le<br />
coscienze e strumento per conoscere<br />
luoghi, fatti e personaggi<br />
che sono già parte integrante<br />
della nostra storia.<br />
Pagina a cura di<br />
PIETRO ESPOSITO
12 Domenica 25 dicembre 2011 SPECIALE<br />
In Campania si cominciano a vedere i primi risultati nella lotta contro <strong>il</strong> racket<br />
Decisiva la sinergia che si è creata tra istituzioni e <strong>il</strong> mondo dell’associazionismo<br />
Porte in faccia alla <strong>camorra</strong><br />
Il più quotidiano, <strong>il</strong> più naturale<br />
tra gli strumenti mafiosi di controllo<br />
del territorio è da sempre<br />
la richiesta del <strong>pizzo</strong>. Naturale e<br />
quotidiano come l’uccello che<br />
bevendo bagna <strong>il</strong> “<strong>pizzo</strong>” - <strong>il</strong><br />
becco in sic<strong>il</strong>iano - nell’acqua.<br />
Ma per quanto radicato possa<br />
sembrare anche <strong>il</strong> racket può<br />
essere messo al bando. In<br />
Campania le istituzioni sono<br />
fortemente impegnate a combattere<br />
<strong>il</strong> fenomeno, ma ognuno<br />
deve fare la sua parte. Ne è convinto<br />
<strong>il</strong> questore di Napoli Luigi<br />
Merolla: «Bisogna avere fiducia<br />
nella polizia e nelle associazioni<br />
perché uniti si vince».<br />
Spesso però a vincere è la paura<br />
di ritorsioni e i commercianti si<br />
trovano di fronte ad un d<strong>il</strong>emma:<br />
rimanere schiavi del <strong>pizzo</strong> o<br />
uscire allo scoperto. «A noi<br />
basta anche solo una segnalazione<br />
- continua Merolla - per<br />
poter intervenire e cogliere in<br />
flagranza di reato <strong>il</strong> malvivente.<br />
In questo modo i rischi per <strong>il</strong><br />
commerciante vittima dell’estorsione<br />
sono ridotti al minimo».<br />
I dati parlano chiaro: con la collaborazione<br />
della prima associazione<br />
antiracket napoletana la<br />
questura ha avviato 170 procedimenti<br />
penali contro 1914<br />
imputati. Addirittura nei casi<br />
più importanti i Comuni si sono<br />
costituti parte civ<strong>il</strong>e. Di questi<br />
procedimenti 72 sono stati definiti<br />
con sentenza di primo<br />
grado e 50 si sono conclusi in<br />
appello. Sono stati condannati<br />
471 imputati per un totale di<br />
3115 anni di carcere.<br />
Grande merito delle battaglie<br />
legali va alle federazioni antiracket<br />
ben viste dalle istituzioni.<br />
«Il primo passo è indirizzare<br />
le vittime verso le associazioni<br />
che creano gruppo attorno al<br />
singolo evitando l’isolamento.<br />
Questo non significa che abbandoniamo<br />
le persone che denunciano,<br />
perché c’è un confronto<br />
continuo con le associazioni».<br />
Non esiste un metodo vero e<br />
proprio per quantificare la portata<br />
del fenomeno per questo si<br />
deve prestare attenzione a tutti<br />
gli indicatori: «Siamo particolarmente<br />
attenti alle zone in cui<br />
si denuncia di meno l’estorsione<br />
perché dove c’è s<strong>il</strong>enzio c’è un<br />
maggiore assoggettamento»,<br />
conclude <strong>il</strong> questore Merolla.<br />
Se a Napoli si cominciano a<br />
vedere dei risultati, a Caserta si<br />
muovono i primi passi.<br />
Nella terra dei Casalesi dove la<br />
<strong>camorra</strong> ha ancora molto potere<br />
si inizia a tracciare una nuova<br />
strada. Il metodo è sempre lo<br />
stesso, quello dell’associazionismo,<br />
con passeggiate antiracket<br />
per i negozi a cui partecipano le<br />
istituzioni affianco alla società<br />
civ<strong>il</strong>e. Finita la passeggiata<br />
rimane un marchio della legalità<br />
sulle vetrine dei negozi che<br />
hanno aderito sotto forma di un<br />
Il questore Luigi Merolla<br />
I dieci comandamenti<br />
adesivo che recita “addio<strong>pizzo</strong>”.<br />
«Con questo tipo di iniziativa<br />
che è del tutto encomiab<strong>il</strong>e - ha<br />
commentato <strong>il</strong> questore casertano<br />
Guido Nicolò Longo - noi<br />
rappresentanti delle istituzioni<br />
invitiamo i negozianti a denunciare<br />
qualsiasi tipo o forma di<br />
estorsione. Ogni richiesta di<br />
<strong>pizzo</strong> deve essere denunciata<br />
alle forze dell’ordine, in quanto<br />
come si può consentire o permettere<br />
che persone che non<br />
lavorano per la società, vivano<br />
come dei parassiti sul lavoro<br />
degli esercenti. Denunciare<br />
queste persone è un bene per i<br />
commercianti e nel contempo si<br />
fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> compito delle istituzioni<br />
nell’acciuffarli».<br />
Un popolo intero che paga <strong>il</strong><br />
<strong>pizzo</strong> è un popolo senza dignità<br />
è lo slogan del movimento “addio<br />
<strong>pizzo</strong>” che, nato in Sic<strong>il</strong>ia, sta<br />
ora contagiando tutte le realtà<br />
oppresse che hanno deciso di<br />
ribellarsi alle logiche mafiose di<br />
um<strong>il</strong>iazione e privazione della<br />
loro integrità morale.<br />
Il questore Guido Nicolò Longo<br />
Sguardo deciso di chi la criminalità organizzata<br />
la conosce bene. Tano Grasso,<br />
imprenditore per lavoro, contro la mafia<br />
per passione. Una vita spesa per combattere<br />
i meccanismi camorristici, tentando<br />
di esportare <strong>il</strong> modello sperimentato a<br />
Capo d’Orlando. Lì vent’anni fa sette<br />
coraggiosi commercianti decisero di non<br />
essere più schiavi della paura e fondarono<br />
la prima associazione antiracket italiana.<br />
Oggi Tano Grasso è presidente onorario<br />
della Federazione antiracket italiana.<br />
Come si combatte <strong>il</strong> fenomeno del<br />
<strong>pizzo</strong>?<br />
Creando coscienza civ<strong>il</strong>e nella popolazione.<br />
Prima <strong>il</strong> commerciante non denunciava<br />
l’estorisione per paura di trovarsi da<br />
solo. Oggi invece grazie alle associazioni<br />
antiracket le vittime sono tutelate perchè<br />
si crea una rete che protegge e, allo stesso<br />
tempo, evita l’isolamento.<br />
È andata così ad Ercolano?<br />
Esattamente. Gli arresti e i processi sono<br />
stati possib<strong>il</strong>i solo grazie al contributo dei<br />
commercianti che, sentendosi protetti,<br />
hanno denunciato le estorsioni subite. Si<br />
è creato un clima di consenso e di sostegno<br />
con le istituzioni.<br />
In che modo si è messa in atto questa<br />
sinergia?<br />
Non è stato semplice. Il risultato di<br />
Ercolano non è certo improvvisato o<br />
legato a emozioni passeggere. Viene fuori<br />
da un percorso lento, lungo almeno sei<br />
anni di ascolto e di collaborazione intensa<br />
tra le forze dell’ordine, le istituzioni e i<br />
Tano Grasso, una vita spesa per combattere le cosche<br />
L’uomo mandato<br />
dalla Provvidenza<br />
commercianti.<br />
A cosa va incontro un commerciante<br />
che decide di denunciare l’estorsione e<br />
si rivolge alla Fai?<br />
Cerchiamo di capire <strong>il</strong> suo punto di vista,<br />
di metterci nei suoi panni e ciò è reso più<br />
semplice dal fatto<br />
che siamo anche noi<br />
imprenditori.<br />
Svolgiamo un ruolo<br />
che potrebbe essere<br />
definito di mediazione.<br />
Il punto di<br />
partenza, imprenscindib<strong>il</strong>e,<br />
è ridurre<br />
al minimo <strong>il</strong> rischio<br />
personale.<br />
Se ad esempio un<br />
negoziante di via<br />
Roma denuncia un<br />
tentativo di estorsione,<br />
è quasi certo<br />
che anche gli altri<br />
commercianti di<br />
quella via hanno<br />
subito la stessa sorte. A quel punto cerchiamo<br />
di creare un gruppo intorno al<br />
singolo: in questo modo lo tuteliamo, ma<br />
contemporaneamente incoraggiamo gli<br />
altri a intraprendere la stessa strada.<br />
Un vero e proprio modello che, come<br />
tale, incontra anche difficoltà.<br />
Un dato negativo è che purtroppo sono<br />
ancora pochi i commercianti che hanno<br />
aderito alle associazioni antiracket.<br />
Quali sono i motivi?<br />
Il problema principale è che tra imprese e<br />
criminalità organizzata non si crea solo<br />
un rapporto tra vittima e carnefice, ma<br />
esiste anche una convenienza trasversale:<br />
si accetta l’estorsione per evitare un<br />
danno economico maggiore. Quando<br />
abbiamo a che fare con le grandi aziende<br />
le responsab<strong>il</strong>ità sono doppiamente gravi<br />
perchè, a differenza del piccolo commerciante,<br />
loro potrebbero opporsi più fac<strong>il</strong>mente<br />
perchè hanno una forza economica<br />
più r<strong>il</strong>evante. Ma l’aspetto più importante,<br />
quello che permette alle associazioni<br />
di funzionare, resta la fiducia: è la<br />
benzina della nostra macchina, per usare<br />
una metafora. Per quanto potente possa<br />
essere <strong>il</strong> motore, senza carburante non<br />
andiamo da nessuna parte.<br />
Arresti importanti come quello di<br />
Michele Zagaria rappresentano un<br />
colpo forte alla criminalità organizzata?<br />
Sono sicuramente vittorie importanti per<br />
le istituzioni. Ma siamo sicuri che sono<br />
sufficienti arresti importanti per dichiarare<br />
morta la criminalità organizzata? Io<br />
dico di no. Credo piuttosto che in questo<br />
modo si crei scompiglio all’interno dei<br />
clan. Per raggiungere risultati veri e definitivi<br />
c’è bisogno di una presa di coscienza<br />
forte della società civ<strong>il</strong>e, come è successo<br />
a Ercolano.
SPECIALE Domenica 25 dicembre 2011<br />
Dopo un lungo percorso è stata la prima città del Sud che si è ribellata alle estorsioni<br />
Pizzo? Non chiedetelo a Ercolano<br />
13<br />
Ercolano era in mano loro. I clan<br />
camorristici. E non se ne faceva<br />
mistero: solo tre anni fa uno sfarzoso<br />
matrimonio dei Birra nel<br />
centro storico della città um<strong>il</strong>iò<br />
tutti i cittadini onesti. Persino<br />
Nino Daniele, allora sindaco, da<br />
sempre impegnato nella lotta alla<br />
criminalità organizzata, pensò<br />
che la battaglia era persa. Ma non<br />
si diede per vinto e oggi ad<br />
Ercolano si respira un’aria nuova.<br />
Quella della legalità.<br />
Ercolano è diventata la prima<br />
città del Sud derackettizzata. Il<br />
<strong>pizzo</strong> qui non si paga più e a testimoniarlo<br />
sono i tanti adesivi<br />
esposti con orgoglio sulle vetrine<br />
dei negozi.<br />
Un percorso lungo anni e costellato<br />
da decine e decine di morti<br />
ammazzati: solo dal 2003 al 2009<br />
se ne contano 60.<br />
«Ci siamo mossi su più fronti -<br />
dice oggi Nino Daniele - da un<br />
Nei processi le persone che hanno denunciato<br />
sono più numerose dei malviventi imputati<br />
lato c’era la necessità di dimostrarsi<br />
decisi e credib<strong>il</strong>i; dall’altro<br />
bisognava tutelare i commercianti».<br />
Iniziative come quella di Radio<br />
Siani, nata in uno stab<strong>il</strong>e confiscato<br />
alla <strong>camorra</strong>, o le “passeggiate<br />
anti<strong>camorra</strong>” sono diventate l’emblema<br />
della svolta legalitaria<br />
messa in atto dal sindaco Daniele.<br />
Che non si è fermato a gesti simbolici:<br />
revocando appalti ad<br />
aziende sospette di inf<strong>il</strong>trazioni<br />
mafiose o premiando i commercianti<br />
che non pagavano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong><br />
esentandoli dal pagamento della<br />
tassa per i rifiuti, ha dato un<br />
segnale concreto di cambiamento.<br />
Con sessanta denunce in cinque<br />
anni e con ottantasei commercianti<br />
iscritti all’associazione antiracket,<br />
Ercolano sta dando la<br />
prova che liberarsi dei propri<br />
aguzzini si può.<br />
Nell’ultimo processo contro le<br />
bande di taglieggiatori ci sono più<br />
testi d’accusa che imputati: 42 vittime<br />
che denunciano 41 aguzzini.<br />
«Anche questa volta l’unione ha<br />
fatto la forza, perchè alla <strong>camorra</strong><br />
noi abbiamo contrapposto l’associazionismo»,<br />
afferma convinto<br />
Nino Daniele.<br />
Ad aprire la strada verso la liberazione<br />
dalla “bussata” fu Raffaella<br />
Ottaviano, che per prima nel 2004<br />
trovò <strong>il</strong> coraggio di denunciare i<br />
suoi aguzzini. In poco tempo<br />
diventò esempio e punto di riferimento<br />
per gli ercolanesi, fino ad<br />
essere scelta per la presidenza dell’associazione<br />
antiracket “Ercolano<br />
per la legalità”.<br />
<strong>La</strong> sua netta presa di posizione<br />
contro la <strong>camorra</strong> ha risvegliato le<br />
coscienze dei concittadini.<br />
Passeggiando ora per le strade<br />
della città <strong>il</strong> cambiamento si percepisce<br />
sui volti della gente. C’è<br />
ancora chi non si fida e ha paura di<br />
parlare della <strong>camorra</strong>, ma la maggior<br />
parte dei cittadini, soprattutto<br />
i più giovani, ha accettato a viso<br />
aperto la sfida alla criminalità<br />
organizzata. Per ora hanno vinto<br />
solo una battaglia, e ne sono consapevoli.<br />
Ma la vittoria di Ercolano,<br />
secondo Nino Daniele, dimostra<br />
che la guerra si può vincere:<br />
«<strong>La</strong> <strong>camorra</strong> si sconfigge solo<br />
esportando <strong>il</strong> modello Ercolano in<br />
tutte le realtà oppresse. Altrimenti<br />
si rischia di tornare indietro<br />
e <strong>perde</strong>re tutto ciò che di<br />
buono si è fatto».<br />
<strong>La</strong> collaborazione necessaria con<br />
la Fai di Tano Grasso che ha permesso<br />
di raggiungere questi risultati<br />
non si ferma: le “passeggiate<br />
antiracket” si sono diffuse in gran<br />
parte della provincia di Napoli.<br />
L’insegna che sancirà ufficialmente<br />
la derackettizzazione della città<br />
non c’è ancora.<br />
Ma intanto i camorristi non spadroneggiano<br />
più per le strade di<br />
Ercolano.<br />
Pagine a cura di<br />
ALESSIO FUSCO<br />
CARMEN GALZERANO<br />
ELENA CHIARA LIGUORI<br />
LA DONNA CHE DA SOLA SCONFISSE IL BOSS<br />
"Senza dignità non<br />
c’è coraggio".<br />
È con queste parole<br />
nel cuore che<br />
Raffaella Ottaviano<br />
cammina per le<br />
strade della sua<br />
amata e disgraziata<br />
città, serena e a<br />
testa alta, elegante,<br />
come solo una donna così coraggiosa<br />
può esserlo.<br />
È stata la prima commerciante a<br />
denunciare nel 2004 la richiesta di<br />
<strong>pizzo</strong>. «Quel giorno ero nel mio negozio<br />
quando entrarono due persone e<br />
una rimase sulla porta. “Mi manda<br />
Giannino - mi dissero - dovete pagare”.<br />
Non volli sapere nemmeno <strong>il</strong> prezzo<br />
per i miei tre negozi. Presi coraggio<br />
e lo cacciai dal negozio. Non ho esitato<br />
nemmeno un momento, sapevo<br />
perfettamente cosa c’era da fare:<br />
Raffaella Ottaviano<br />
dal 2004 è diventata<br />
modello di riscatto<br />
andare a denunciare, per la mia famiglia,<br />
per <strong>il</strong> mio futuro e per <strong>il</strong> futuro<br />
della mia città».<br />
<strong>La</strong> denuncia della signora Ottaviano è<br />
diventata esempio per tutti i commercianti<br />
che a differenza sua non hanno<br />
avuto <strong>il</strong> coraggio di ribellarsi subito.<br />
«Quando ho denunciato io era sola, e<br />
sola sono rimasta a lungo. Non ho<br />
voluto nemmeno un avvocato o una<br />
scorta, i miei angeli sono stati i carabinieri<br />
che conoscendo la mia situazione<br />
non mi <strong>perde</strong>vano di vista. Ho avuto<br />
paura ma non mi sono mai pentita<br />
della mia scelta» Oggi grazie al suo<br />
esempio le cose sono cambiate. Raffaella<br />
ha preso a cuore la questione e,<br />
diventata presidente dell’associazione<br />
antiracket Ercolano per la legalità, è<br />
riuscita nell’obiettivo di coinvolgere<br />
sempre più commercianti nella sua<br />
battaglia. «Oggi denunciare è più semplice:<br />
se si vuole si può sconfiggere <strong>il</strong><br />
racket. Chi paga è colpevole quanto chi<br />
estorce, bisogna ribellarsi. Ad Ercolano<br />
siamo ben 86 gli imprenditori associati;<br />
una bella fetta per un Comune che<br />
fino al 2004 subiva totalmente le<br />
angherie della <strong>camorra</strong>».<br />
A chi ha ancora paura di esporsi,<br />
Raffaella si sente di dire: « Io mi sono<br />
sentita offesa prima come donna, poi<br />
come madre e infine come commerciante.<br />
Non è giusto farsi offendere<br />
nella propria dignità da persone che<br />
non ne hanno nessun diritto.<br />
Sofia Ciriello, panettiera<br />
«<strong>La</strong> nostra<br />
forza<br />
è l’unione»<br />
«Mi dissero: Signò ma ancora nun avit’<br />
capit chi cummann? Avit’ pavà. Gli<br />
risposi semplicemente: io faccio <strong>il</strong> pane».<br />
Sofia Ciriello, proprietaria di una panetteria<br />
ad Ercolano, non si è piegata alle<br />
minacce dei boss. <strong>La</strong> prima volta fu un<br />
ragazzo: entrò nella panetteria e, davanti<br />
ai clienti, le intimò di pagare <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />
Non si fece prendere dal panico, anzi,<br />
con <strong>il</strong> coraggio della disperazione lo cacciò<br />
dal negozio. Quello era però solo <strong>il</strong><br />
primo avvertimento. In seguito fu<br />
costretta ad affrontare i suoi aguzzini nel<br />
loro covo, alla Cuparella, <strong>il</strong> quartiere dei<br />
malviventi. Ma non servì a nulla, Sofia<br />
era decisa a non cedere alle prepotenze<br />
del clan. E così arrivarono le intimidazioni<br />
serie: prima le minacce con la<br />
pistola; scesero nel laboratorio e le puntarono<br />
un<br />
revolver alle<br />
spalle: «In<br />
quel momento<br />
ho pensato<br />
che era finita,<br />
invece per<br />
fortune se ne<br />
andarono».<br />
<strong>La</strong> goccia che<br />
fece traboccare<br />
<strong>il</strong> vaso<br />
fu la bomba carta davanti <strong>il</strong> suo negozio.<br />
«Quel giorno non andai nemmeno<br />
a vedere i danni che aveva causato l’ordigno,<br />
andai direttamente dai carabinieri<br />
per denunciare.<br />
Volevo parlare solo con la signora<br />
Ottaviano: la conoscevo personalmente,<br />
sapevo la sua storia e pensai che era<br />
l’unica che poteva aiutarmi». <strong>La</strong> denuncia<br />
per Sofia ha funzionato come riscatto:<br />
si è riappropriata della dignità che<br />
ingiustamente le avevano tolto. «Non è<br />
venuto più nessuno a chiedere <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />
<strong>La</strong> nostra forza è l’unione ma non<br />
bisogna mai abbassare la guardia».<br />
Con gli altri commercianti fa parte<br />
dell’associazione antiracket “Ercolano<br />
per la legalità” ed è decisa a continuare<br />
questa battaglia. Per lei <strong>il</strong> modello<br />
Ercolano ha tutte le carte in regola per<br />
essere esportato.<br />
Salvatore Zinno, macellaio<br />
«Alla fine<br />
i polli<br />
sono loro»<br />
«Sono andato contro la mia famiglia, ma<br />
ho fatto quello che dovevo fare». È deciso<br />
Salvatore Zinno, macellaio di<br />
Ercolano che dopo aver subito le prepotenze<br />
dei boss ha deciso di dire basta.<br />
«Hanno cominciato intimorendo i miei<br />
fornitori: volevano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong> anche da<br />
loro. E questo ovviamente si ripercuoteva<br />
sulla mia attività, perché i grossisti<br />
vendevano la loro merce a prezzi<br />
più alti».<br />
Quando poi le minacce da indirette<br />
sono diventate dirette, Salvatore non ce<br />
l’ha fatta più: «Mi chiesero di pagare trem<strong>il</strong>a<br />
euro all’anno, più trecento al mese.<br />
Era troppo, se pagavo loro dovevo chiudere<br />
la macelleria. Ero incerto fino all’ultimo,<br />
avevo paura ma non potevo fare<br />
diversamente.<br />
Prima di<br />
andare dai<br />
carabinieri<br />
decisi però<br />
di sfogarmi<br />
su Facebook:<br />
scrissi a mio<br />
cugino che<br />
lavora nella<br />
Dia “Se mi<br />
succede<br />
qualcosa è perché ho detto no al<br />
racket”».<br />
A Salvatore Zinno e a tutti i commercianti<br />
di Ercolano che hanno denunciato<br />
gli estorsori non è mai mancato<br />
<strong>il</strong> sostegno delle forze dell’ordine.<br />
«Sarebbe stupido credere che la<br />
<strong>camorra</strong> sia stata sconfitta, bisogna<br />
continuare a combattere. Per esempio<br />
io ho un sistema di telecamere a circuito<br />
chiuso che permette di contattare<br />
direttamente la polizia in caso di<br />
pericolo».<br />
Oggi Salvatore è un uomo nuovo che<br />
non si pente della sua scelta «Ho trentotto<br />
anni e non posso accettare l’idea<br />
di vivere altri trenta sotto lo scacco<br />
dei camorristi. Non ne vale la pena,<br />
nessuno dovrebbe piegarsi a vivere in<br />
questo modo».
14 Domenica<br />
25 dicembre 2011 IL PERSONAGGIO<br />
Dai rave ai set a luci rosse passando per <strong>il</strong> rap e <strong>il</strong> disagio delle periferie romane<br />
Swaitz, porno di borgata<br />
Matteo Swaitz, al secolo Matteo<br />
Meloni, è uno dei più noti registi<br />
hard italiani. I suoi f<strong>il</strong>m, prodotti<br />
dalla Showtime di S<strong>il</strong>vio Bandinelli,<br />
sono tra i più apprezzati del<br />
settore. Lo abbiamo incontrato nel<br />
suo studio del Quadraro (periferia<br />
est di Roma), ci ha parlato del suo<br />
lavoro, dei suoi progetti e dei messaggi<br />
che attraverso le sue produzioni<br />
(non solo porno), tenta di<br />
veicolare.<br />
Come è cominciata la tua carriera<br />
nell’hard?<br />
<strong>La</strong>voravo già nella televisione,<br />
facevo l’assistente operatore. Poi<br />
mi è capitato di arrivare sul primo<br />
set hard in Italia e ho colto l’opportunità.<br />
Era un po’ <strong>il</strong> desiderio di<br />
tutti andare a vedere un set hard,<br />
lavorarci in qualche modo. Prima<br />
mi capitava di fare servizi per i tg e<br />
passare dal Senato al set porno era<br />
un’occasione ghiotta. Ho fatto<br />
queste prime esperienze, saranno<br />
passati 15 anni e ho cercato in tutti<br />
i modi di rimanere nel settore. Ho<br />
preso contatti e ho cominciato la<br />
mia gavetta. Nel frattempo avevo<br />
la carriera “normale” dove ho<br />
imparato a fare l’operatore e <strong>il</strong><br />
montatore, mi sono portato avanti<br />
questa seconda attività hard che<br />
poi è diventata quella principale.<br />
Si guadagna bene con <strong>il</strong> tuo<br />
lavoro?<br />
Questo è un lavoro con cui ho vissuto<br />
per parecchi anni dignitosamente<br />
e anche bene. Fino ad oggi.<br />
E’ un momento di confusione generale<br />
per tutti e anche nel settore.<br />
Non mi piace fare un’intervista<br />
lamentandomi però questa crisi è<br />
veramente arrivata in tutti i settori.<br />
Ma c’è anche un problema specifico<br />
del porno?<br />
Direi di sì, nel senso che è cambiata<br />
la fruizione della pornografia.<br />
Quello che prima era un p<strong>il</strong>astro<br />
del settore, cioè <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m con le scene<br />
e con una storia curata dove c’è<br />
anche un po’ di neorealismo, ora è<br />
un prodotto che sta scomparendo.<br />
Una volta era un caposaldo, parlo<br />
di f<strong>il</strong>m come quelli di Mario Salieri<br />
o S<strong>il</strong>vio Bandinelli. Questo perché<br />
è cambiata la fruizione del porno,<br />
c’è internet, ci sono le video chat. Il<br />
f<strong>il</strong>m è stato spezzettato in varie<br />
scene e in sottogeneri. Abbiamo<br />
degli appassionati, c’è chi va in<br />
videoteca e cerca <strong>il</strong> regista o quel<br />
prodotto specifico ma è rimasto un<br />
pubblico di nicchia.<br />
Come ti muovi sul mercato per le<br />
tue produzioni?<br />
Io lavoro in esclusiva per S<strong>il</strong>vio<br />
Bandinelli della Showtime che mi<br />
produce un tot di f<strong>il</strong>m l’anno. Ora<br />
però le cose vanno un po’ male per<br />
tutti e stiamo riducendo la produzione.<br />
Siamo stati costretti ad<br />
abbassare sia <strong>il</strong> budget che <strong>il</strong><br />
numero di produzioni. Facevo<br />
circa sei f<strong>il</strong>m l’anno. Adesso onestamente<br />
non so come andrà a<br />
finire.<br />
Problemi legati alla legislazione<br />
del porno?<br />
Sono un regista quindi mi occupo<br />
soprattutto della parte creativa. Poi<br />
lavorando a stretto contatto con <strong>il</strong><br />
mio produttore, conosco anche i<br />
problemi legati all’industria.<br />
Bandinelli in Italia ha dovuto chiudere<br />
e si è trasferito in Spagna.<br />
Poi c’è la pornotax, una tassazione<br />
ulteriore del 25%. Una ditta porno<br />
paga già le sue tasse, come tutti<br />
coloro che producono audiovisivi,<br />
con questa imposta aggiuntiva <strong>il</strong><br />
margine di guadagno è praticamente<br />
annullato.<br />
«Questi f<strong>il</strong>m erano fatti di donne eleganti<br />
e ambienti ricchi ma chi li vede non lo è»<br />
«<strong>La</strong> fruizione<br />
è cambiata con <strong>il</strong> web<br />
e le video chat<br />
Oggi più nessuno<br />
guarda <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m intero»<br />
<strong>il</strong> regista<br />
nel suo studio<br />
di Roma<br />
al Quadraro<br />
«In Italia <strong>il</strong> porno è un altro di quei settori dove non<br />
c’è la certezza del diritto. C’è solo la pornotax che va a<br />
colpire fiscalmente <strong>il</strong> prodotto pornografico ma nulla<br />
è scritto o legiferato su che cos’è la pornografia e come<br />
va regolamentata». È <strong>il</strong> commento raccolto dai microfoni<br />
del tg3 di S<strong>il</strong>vio Bandinelli, fondatore della<br />
Showtime, la casa di produzione per cui lavora<br />
Matteo Swaitz. Parole che certificano ancora una<br />
volta come <strong>il</strong> settore pornografico non sia solamente<br />
malvisto ma, in maniera tipicamente italiana, nascosto<br />
per un verso ed osteggiato per l’altro, nonostante <strong>il</strong><br />
vastissimo seguito di cui gode e molto probab<strong>il</strong>mente<br />
<strong>La</strong> locandina<br />
di Mucchio Selvaggio<br />
<strong>il</strong> f<strong>il</strong>m che ha<br />
consacrato<br />
Swaitz nel settore<br />
LA FILMOGRAFIA<br />
Desiderio, con Sarah Ricci, Claudia Rossi.<br />
Snob, con Susy Diamond, Angel Dark.<br />
L’infedele, regia di M. Swaitz e F. Trentalance,<br />
con Mya Diamond, Venouza Castro.<br />
Guardami, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />
Trentalance, con Elena Grimaldi.<br />
Moralità Corrotta, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />
Trentalance, con Elena Grimaldi.<br />
Passione Criminale, Katy Caro, Sarah James.<br />
Mucchio selvaggio, con Elena Grimaldi e Franco<br />
Trentalance,<br />
Forza, Italia, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />
Trentalance, con Letizia Bruni, Jessica Gayle.<br />
Lotta di classe, con Angela Gritti.<br />
Legittima offesa, con Elena Grimaldi, Asha Bliss.<br />
Cattivi, regia M. Swaitz e M. Trevi, con Elena<br />
Grimaldi, Alessia Roma, Jennifer Love.<br />
Mala Vita, con Lehanna Sweet, Destiny e la<br />
partecipazione di Franco Trentalance.<br />
Vergine al matrimonio, con Asha Bliss.<br />
Alyce, con Alyce Noir al debutto.<br />
Giovani prede vol. 1,2,3,4,5,6 con Kiss Gabor.<br />
Codice d’onore, con Elena Grimaldi.<br />
Borgata connection, con Evita Pozzi.<br />
In Italia l’hard costa <strong>il</strong> 25% in più<br />
<strong>La</strong> stangata sull’eros<br />
Un settore privo di una chiara legislazione<br />
continuerà a godere negli anni futuri. Se ne parla <strong>il</strong><br />
meno possib<strong>il</strong>e ma quando si può, lo si ostacola con<br />
provvedimenti come questo. <strong>La</strong> porno tax è un prelievo<br />
fiscale aggiuntivo per chi produce o commercializza<br />
porno che dal 2008 deve pagare un’addizionale del<br />
25% sul reddito. Lo Stato ricava diversi m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro da questa tassa tanto da aver dirottato sul bistrattato<br />
fus parte degli introiti derivanti dall’imposizione.<br />
Un incasso del genere meriterebbe forse<br />
un’attenzione legislativa maggiore, se proprio si<br />
vuole, magari, anche stando bene attenti a non farlo<br />
sapere a nessuno.<br />
Parlaci del tuo Mucchio Selvaggio.<br />
Come è nato e cosa ha<br />
significato?<br />
Mucchio selvaggio è stato innanzi<br />
tutto un risultato arrivato dopo un<br />
anno passato con un gruppo di<br />
amici che sono poi quelli del<br />
Truceklan e dei Rave che ho sempre<br />
frequentato. È un f<strong>il</strong>m venuto<br />
in maniera naturale. C’era la voglia<br />
di tirare fuori quello che facevamo<br />
tutti i giorni. Sempre in modo<br />
ironico e divertente. Essendo una<br />
cosa vera, un’espressione di uno<br />
stato nostro, si vede che è passato<br />
in qualche modo questo messaggio.<br />
I f<strong>il</strong>m hard erano spesso fatti di<br />
clichè: la donna elegante che va in<br />
un ambiente ricco ad esempio,<br />
però la gente che se li vede spesso<br />
non è fatta di ricchi signori.<br />
Diciamo che mancava un po’ quell’aspetto<br />
borgataro nel f<strong>il</strong>m porno e<br />
io me lo sono preso.<br />
E la tua passione per <strong>il</strong> rap e gli<br />
ambienti delle periferie romane ?<br />
Ci tengo perché quello è <strong>il</strong> mondo<br />
che mi rappresenta, <strong>il</strong> mondo che<br />
esprimo e quindi, lavorando nel<br />
porno, lo uso per veicolare i messaggi<br />
che mi interessano. Se fossi<br />
riuscito a diventare un regista vero<br />
avrei fatto dei f<strong>il</strong>m sul tema, poi<br />
visto che faccio <strong>il</strong> porno le cose che<br />
mi interessano le metto là dentro.<br />
Ti pesa l’etichetta di regista<br />
porno?<br />
Certo in Italia essere un regista<br />
hard è un bel timbro, all’estero<br />
invece mi sembra sia stato sdoganato<br />
e forse questa è la direzione<br />
anche qui. Ci sono attori hard in<br />
televisione ad esempio. Mi hanno<br />
proposto cose al di fuori del porno,<br />
faccio i miei videoclip e sono<br />
apprezzato. Tutto sommato mi<br />
aspettavo peggio. E’ chiaro che non<br />
sono ai livelli di un regista di f<strong>il</strong>m<br />
ordinari. L’hard è una piccola<br />
messa in scena: c’è l’attore, c’è un<br />
po’ di recitazione ma basta un’ab<strong>il</strong>ità<br />
da videomaker. Non è un vero<br />
regista che dirige una troupe di<br />
molti elementi. In effetti sono un<br />
videomaker. Il titolo di regista non<br />
mi permette di equipararmi a un<br />
regista di cinema, se mai televisivo.<br />
Due parole su Centocelle ink <strong>il</strong><br />
progrtto non porno di Floptv.<br />
Centocelle ink è una proposta<br />
recente che mi è arrivata da Floptv,<br />
una televisione web che fa parte di<br />
Fox. Oltre al porno vorrei fare<br />
progetti come questo, è ciò che mi<br />
interessa. Portare dei contenuti<br />
che siano miei, del mio mondo,<br />
che parlino di borgate, di disagio,<br />
di voglia di manifestare la propria<br />
diversità. Flop tv non si è preoccupata<br />
del fatto che fossi un regista<br />
hard. Anzi mi hanno lasciato carta<br />
bianca, sul web c’è meno controllo<br />
della tv generalista. Così mi sono<br />
spinto i miei personaggi con tutte<br />
le loro problematiche, la loro<br />
irruenza e <strong>il</strong> linguaggio forte.<br />
Altri progetti fuori dal porno?<br />
Continuerò la collaborazione con<br />
Floptv. Ci saranno altre puntate<br />
di Centocelle ink, altri videoclip.<br />
Il problema è che in Italia, oltre<br />
alle grandi produzioni, le grandi<br />
fiction, quello che manca è proprio<br />
la via di mezzo dove potrei<br />
inserirmi io con i miei contenuti.<br />
Non c’è tantissimo spazio, anche<br />
se Floptv è una realtà nuova che<br />
sta andando forte.<br />
Pagina a cura di<br />
MATTEO MARCELLI
TERRITORIO Domenica 25 dicembre 2011<br />
In aumento la richiesta della chirurgia estetica per migliorare <strong>il</strong> proprio aspetto<br />
Il primato resta alle donne ma cresce <strong>il</strong> numero di pazienti maschi<br />
Il Belpaese tra bisturi e botulino<br />
15<br />
Meglio essere o apparire?<br />
Meglio belli, in gran forma e<br />
“perfetti” a tutti i costi o meglio<br />
essere sé stessi, sempre e comunque,<br />
conservando tutte le piccole<br />
imperfezioni che ci caratterizzano<br />
rendendoci unici?<br />
In realtà, ammettiamolo una<br />
buona volta, tutti desideriamo<br />
essere più belli perché la bellezza<br />
è, al giorno d’oggi, sinonimo di<br />
successo e di gratificazione e un<br />
bell’aspetto aiuta sicuramente ad<br />
avere maggior fiducia in sé stessi e<br />
nel rapporto con gli altri. È dunque<br />
superficiale e troppo riduttivo<br />
dare un’unica risposta a questo<br />
“terrib<strong>il</strong>e” ma sempre più attuale<br />
d<strong>il</strong>emma, senza rischiare di sottovalutare<br />
tutte le particolarità del<br />
caso. Il carattere e l’umore di una<br />
persona, infatti, possono essere<br />
influenzati positivamente da un<br />
intervento ben riuscito e, spesso,<br />
sentirsi più belli aiuta a diventarlo<br />
realmente, a rispettarsi e a curarsi<br />
di più.<br />
Da qui l’importanza dello specialista<br />
che, mantenendo l’armonia<br />
delle forme e delle proporzioni,<br />
conferisce maggior sicurezza e<br />
felicità alla persona che gli si affida.<br />
È dunque importante affidarsi<br />
sempre a medici competenti che<br />
valutino lo spessore del problema<br />
e considerino le profonde motivazioni<br />
del paziente. Va ricordato,<br />
inoltre, che stiamo assistendo a un<br />
notevole incremento del sesso<br />
masch<strong>il</strong>e che si rivolge alla chirurgia<br />
estetica. Il primato è comunque<br />
femmin<strong>il</strong>e ed in particolare<br />
delle under 40, che sembrano<br />
essere intolleranti ai primi accenni<br />
di “corpo vissuto”.<br />
I risultati dell’Osservatorio Nazionale<br />
sulla chirurgia estetica in<br />
Italia, in riferimento all’andamento<br />
nel 2011, rivelano che <strong>il</strong> giudizio<br />
delle donne italiane è sempre<br />
Il “Bignami”<br />
degli interventi<br />
Addominoplastica: corregge <strong>il</strong> cedimento della<br />
parete addominale<br />
Liposuzione: aspira <strong>il</strong> grasso in eccesso accumulatosi<br />
in varie parti del corpo<br />
Blefaroplastica: elimina l’eccesso di pelle nella<br />
palpebra superiore e le borse degli occhi<br />
Ginecomastica: interviene nell’uomo eliminando <strong>il</strong><br />
tessuto mammario o adiposo<br />
Mastopessi: modellamento del seno svuotato o<br />
senza tono<br />
Mastoplastica additiva/riduttiva: aumento o<br />
riduzione del seno<br />
Otoplastica: corregge le orecchie a sventola o<br />
prominenti<br />
Rinoplastica: riduzione e rimodellamento del naso<br />
Liposcultura: si preleva del grasso dalla paziente<br />
stessa, per iniettarlo come riempitivo in altre<br />
zone del corpo<br />
Lifting del volto: risolleva e riposiziona la pelle.<br />
LO SPECIALISTA LA PAZIENTE LA PSICOLOGA<br />
più positivo: solo <strong>il</strong> 5% si dichiara<br />
contrario, mentre <strong>il</strong> 28% è totalmente<br />
favorevole. Dati abbastanza<br />
sim<strong>il</strong>i anche per l’altro sesso: solo <strong>il</strong><br />
4% degli uomini italiani è contrario<br />
alla moderna chirurgia estetica,<br />
mentre <strong>il</strong> 29% si dichiara assolutamente<br />
favorevole. Tra le fasce<br />
di età, si denota una maggiore<br />
accettazione degli interventi tra le<br />
donne dai 35 ai 44 anni (solo un<br />
3% è contrario) e una minore propensione<br />
nella fascia 45-54 anni<br />
(dove <strong>il</strong> 6% è contrario). Cresce<br />
anche <strong>il</strong> numero degli italiani che<br />
ha già fatto almeno una visita dal<br />
chirurgo plastico: 29% per le<br />
donne e 34% per gli uomini.<br />
Tuttavia, c’è ancora chi ritiene che<br />
gli interventi di chirurgia estetica<br />
siano troppo costosi (40%) e dolorosi<br />
(28%) e preferisce affidarsi alle<br />
cure di un’estetista e di un personal<br />
trainer.<br />
Tra gli interventi più gettonati<br />
restano la mastoplastica (per correggere<br />
la forma del seno svuotato,<br />
rimodellare <strong>il</strong> seno dopo la gravidanza<br />
e un forte dimagrimento o<br />
per aumentare un seno piccolo), la<br />
mesoterapia e la liposuzione (per<br />
eliminare la cellulite e i cuscinetti<br />
adiposi), f<strong>il</strong>lers e botulino (per eliminare<br />
le rughe dal viso), la blefaroplastica<br />
(per eliminare le borse<br />
agli occhi) e la rinoplastica (per<br />
correggere <strong>il</strong> naso).<br />
Gli uomini però continuano a<br />
bocciare le donne troppo magre o<br />
molto formose, con l’81% che<br />
ritiene che la s<strong>il</strong>houette femmin<strong>il</strong>e<br />
debba essere proporzionata e con<br />
le curve al punto giusto.<br />
Pagina a cura di<br />
VALENTINA BELLO<br />
VALENTINA DE LUCIA<br />
“Corpi naturali<br />
e armonici”<br />
Una scelta<br />
per la salute<br />
Contro<br />
la falsa bellezza<br />
«I pazienti che si rivolgono<br />
al chirurgo plastico sono da<br />
scindere sostanzialmente in<br />
due grandi classi: quelli con<br />
necessità<br />
prettamente<br />
estetiche e<br />
quelli con necessità<br />
ricostruttive.<br />
Se<br />
facciamo<br />
riferimento<br />
ai primi, le richieste<br />
sono<br />
sempre o-<br />
rientate ad<br />
un risultato<br />
che sia quanto più possib<strong>il</strong>e<br />
affine al concetto di “naturalezza”<br />
e “armonia” estetica.<br />
Per i pazienti che necessitano<br />
di interventi di chirurgia<br />
ricostruttiva, si fa pur sempre<br />
attenzione all’estetica<br />
ma in particolare, alla riacquisizione<br />
di una quanto più<br />
completa funzionalità corporea<br />
– dichiara Gianrocco<br />
Carfagna, medico specialista<br />
in chirurgia plastica,<br />
ricostruttiva ed estetica.<br />
Col passare degli anni, <strong>il</strong><br />
paziente,<br />
grazie alle<br />
vaste possib<strong>il</strong>ità<br />
che la rete<br />
telematica<br />
offre, giunge<br />
al consulto<br />
informato su<br />
quanto ha<br />
deciso di fare.<br />
Spesso,<br />
però, l’informazione<br />
non<br />
risulta essere corretta o<br />
completa per cui è di fondamentale<br />
importanza stab<strong>il</strong>ire<br />
un rapporto di fiducia<br />
con <strong>il</strong> proprio medico che,<br />
a sua volta, sia in grado di<br />
chiarire le aspettative del<br />
paziente stesso, spesso<br />
sovradimensionate da<br />
input mediatici, di frequente,<br />
poco realistici».<br />
Nadia De Angelis, 36 anni,<br />
insegnante di lettere classiche,<br />
racconta la sua esperienza<br />
di riduzione del seno.<br />
«I motivi che<br />
mi hanno<br />
portata a sottopormi<br />
alla<br />
mastoplastica<br />
riduttiva<br />
sono comparsi<br />
in adolescenza;<br />
<strong>il</strong><br />
mio corpo<br />
appariva<br />
sproporzionato,<br />
non<br />
essendo molto alta. Anche a<br />
scuola, <strong>il</strong> complesso del seno<br />
abbondante mi portava<br />
ad acquisire posture errate<br />
allo scopo di nascondere<br />
tale "anomalia", anche se<br />
anomalia non era.<br />
A 27 anni, la maggiore indipendenza<br />
economica e la<br />
consapevolezza che nel<br />
tempo le posture sbagliate<br />
mi avrebbero portata a soffrire<br />
di cervicalgia e scoliosi,<br />
mi convinsero ad e-<br />
seguire l’intervento. Prima<br />
di rivolgermi<br />
ad uno specialista,<br />
consultai<br />
un<br />
forum di chirurgia<br />
plastica,<br />
per pura<br />
curiosità,<br />
non dimenticando<br />
però<br />
che le decisioni<br />
spettano<br />
al chirurgo<br />
in relazione al caso in e-<br />
same e dopo un'attenta<br />
anamnesi del seno. Finora<br />
non ho riscontrato problemi<br />
– dice Nadia - tendenzialmente<br />
i risultati della<br />
mastoplastica riduttiva<br />
vanno considerati permanenti,<br />
ma non bisogna mai<br />
escludere la necessità di un<br />
secondo intervento».<br />
L’essere insoddisfatti del<br />
proprio corpo e <strong>il</strong> desiderio<br />
di apparire diversi da come<br />
si è, talvolta possono invadere<br />
la sfera<br />
dei rapporti<br />
interpersonali.<br />
«Di fondo<br />
al problema<br />
c’è la<br />
paura di rendere<br />
precarie<br />
le proprie relazioni<br />
come<br />
se potessero<br />
diventare più<br />
stab<strong>il</strong>i e forti<br />
curandone la forma più che<br />
la sostanza – sostiene la<br />
psicologa, Grazia<br />
Marchesiello - l’interesse al<br />
fisico e alla bellezza è importante<br />
quanto la capacità<br />
di stare e vivere in relazioni<br />
significative. <strong>La</strong> ricerca di<br />
perfezione, l’onnipotenza e<br />
l’essere particolarmente e-<br />
sigenti con se stessi, sono<br />
indicativi di un certo tipo<br />
di relazione con sé e con<br />
gli altri. In questo caso,<br />
non si parla più di un problema<br />
estetico,<br />
ma di un<br />
disturbo di<br />
personalità.<br />
Il ritocco<br />
chirurgico,<br />
dunque –<br />
continua la<br />
psicologa - è<br />
sempre da<br />
coniugare<br />
con <strong>il</strong> senso<br />
specifico<br />
della persona che ne fa<br />
richiesta. Non è però da<br />
sottovalutare la posizione<br />
del chirurgo che dovrebbe<br />
acquisire competenze psicopatologiche<br />
più approfondite<br />
in modo da<br />
non colludere con <strong>il</strong> paziente<br />
rinforzando scelte<br />
che nascondono malattia».
16 Domenica 25 dicembre 2011 TERRITORIO<br />
Un malcostume che produce danni non solo al bevitore ma anche al contesto sociale allargato<br />
Alcol, <strong>il</strong> diavolo nella bottiglia<br />
Diminuisce <strong>il</strong> consumo ma cala l’età del primo “boccale”. Italia prima in Europa<br />
Bere un boccale di vino o di birra,<br />
e poi un altro e un altro ancora<br />
oppure farsi 4-5 short di superalcolici.<br />
Dopo arriva l’euforia, lo<br />
“sballo” quella sensazione di forza<br />
e onnipotenza che ti spinge a<br />
compiere gesti che non avresti<br />
mai <strong>il</strong> coraggio di fare e, fino a<br />
quando dura l’effetto, di nascondere<br />
i problemi e le frustrazioni<br />
che ti rovinano l’esistenza. Tra i<br />
fattori di rischio per la salute dell’uomo<br />
l’abuso di alcol costituisce<br />
la principale causa di mortalità e<br />
mob<strong>il</strong>ità. Solo in Italia ogni anno<br />
circa ventim<strong>il</strong>a persone perdono<br />
la vita a causa dell’alcol o dei problemi<br />
ad esso correlati. In particolare<br />
la quasi metà delle morti<br />
su strada per gli uomini sotto i 40<br />
anni sono da addebitare a questo<br />
fenomeno. Un malcostume che<br />
va fermato oltre che per i vari<br />
risvolti sociali e non, anche perché<br />
apre la strada all’abuso di<br />
altre sostanze parimenti pericolose.<br />
L'alcol costituisce sempre più<br />
la sostanza psicoattiva di primo<br />
accesso ai comportamenti di<br />
assunzione di sostanze stupefacenti<br />
<strong>il</strong>legali. Non solo, chi usa<br />
sostanze <strong>il</strong>legali, sia stimolanti<br />
che inibenti, associa l'alcol con<br />
una prevalenza tra <strong>il</strong> 60 e l'85%.<br />
Il problema dell’alcolismo riguarda<br />
non solo l’Italia ma tutta<br />
l’Europa (e i Paesi nordici in particolare).<br />
L’Unione europea a partire<br />
dal 1995 ha elaborato un piano<br />
d’azione teso a ridurre <strong>il</strong> consumo<br />
di alcol (inasprimento delle pene,<br />
campagne di sensib<strong>il</strong>izzazione).<br />
Misure che in parte hanno sortito<br />
gli effetti desiderati se si considera<br />
che, secondo quanto r<strong>il</strong>evato dal<br />
Censis, nell’ultimo ventennio <strong>il</strong><br />
consumo di alcolici ha subito un<br />
calo, seppur leggero. E’ anche<br />
emerso, tuttavia, come i giovani si<br />
lascino andare più fac<strong>il</strong>mente a<br />
pericolosi eccessi. Eccessi che si<br />
perpetuano non solo nel weekend<br />
ma anche durante <strong>il</strong> resto della<br />
settimana.<br />
Si è abbassata l’età media della<br />
prima “bevuta”. Tra i Paesi europei<br />
l’Italia è al primo posto nella clas-<br />
Nel nostro Paese<br />
muoiono all’anno<br />
ventim<strong>il</strong>a persone<br />
per abuso<br />
di whisky e liquori<br />
Una scena del f<strong>il</strong>m<br />
“<strong>La</strong> vera storia<br />
di Jack<br />
lo Squartatore”<br />
con Johnny Deep<br />
nei panni<br />
dell’ispettore<br />
Abberline<br />
rifugiatosi<br />
nell’alcol<br />
dopo la morte<br />
della moglie<br />
Cenni storici<br />
Non solo nettare dei poeti maledetti o fluido<br />
miracoloso dai poteri lenitivi e sedanti. L’alcol ha<br />
origini antichissime e ha goduto, nel tempo, di<br />
un’ampia varietà di applicazioni. In uso già al<br />
tempo degli Egizi e Mesopotamici, le bevande a<br />
base di alcol sono state, nel corso di tutta la storia<br />
antropologica, impiegate per usi medici e igienici<br />
(in virtù delle loro proprietà antisettiche), in funzione<br />
di integratori alimentari (per l’ingente<br />
apporto di zuccheri), come analgesici e come<br />
afrodisiaci.<br />
Con lo sv<strong>il</strong>uppo della cerealicoltura, basata sulla<br />
raccolta di orzo e frumento, si ha la scoperta della<br />
birra, che si è soliti collocare intorno al 3000 a.C.<br />
Diverso <strong>il</strong> caso del vino, la cui produzione comincia<br />
con la civ<strong>il</strong>tà egizia; i primi documenti riguardanti<br />
la coltivazione della vite risalgono al 1700<br />
a.C. Leggi che servivano a regolare <strong>il</strong> commercio<br />
del vino sono contenute nel codice di Hammurabi.<br />
Durante gli anni oscuri del Medioevo l’alcol<br />
veniva somministrato agli ammalati di peste per<br />
alleviare le sofferenze e dare loro una parvenza di<br />
benessere. Anche per questo, in passato, ad esso<br />
venivano attribuiti poteri di guarigione.<br />
sifica dell’età media in cui si inizia<br />
a bere (11 anni) rispetto ai 12-13<br />
del resto del Vecchio Continente.<br />
Sono aumentati i consumatori<br />
occasionali, quelli che bevono<br />
fuori pasto e chi consuma altri<br />
alcolici oltre a vino e birra, mentre<br />
si sono ridotti i consumatori giornalieri<br />
e quelli che bevono solo<br />
vino e birra. In secondo luogo è<br />
notevolmente aumentata la percentuale<br />
femmin<strong>il</strong>e tra i giovani<br />
bevitori (solo fino a pochi anni fa<br />
era considerato un comportamento<br />
socialmente sconveniente).<br />
Terzo si stanno diffondendo<br />
nuove pratiche nella consumazione<br />
e abuso di sostanze alcoliche<br />
quali <strong>il</strong> binge drinking (assunzione<br />
di una o più sostanze in un ristretto<br />
lasso di tempo) e nuove bevande<br />
come superalcolici e le alcol<br />
pops (bibite gassate al gusto di<br />
frutta o molto dolci aventi una<br />
gradazione compresa tra 4 e 7<br />
gradi) che stanno riscuotendo<br />
grande successo tra i giovanissimi.<br />
Per quanto riguarda la Campania<br />
tutti gli indicatori relativi ai comportamenti<br />
a rischio e quello relativo<br />
ai consumatori di almeno una<br />
bevanda alcolica risultano, per<br />
entrambi i sessi, al di sotto dei<br />
valori medi nazionali. <strong>La</strong> Campania<br />
si colloca infatti al primo<br />
posto per la più bassa percentuale<br />
di forti bevitori a rischio dipendenza<br />
(9% contro <strong>il</strong> 30% del Friuli<br />
Venezia Giulia). Dati senza dubbio<br />
positivi che dimostrano come la<br />
tradizione di bere, sia durante che<br />
fuori dai pasti, non faccia parte del<br />
bagaglio gastronomico-culturale<br />
regionale e, più in generale, del<br />
Mezzogiorno dove i valori sono<br />
più bassi rispetto a quelli del Nord<br />
Italia. Ciò nonostante è bene non<br />
abbassare la guardia per impedire<br />
che le giovani generazioni possano<br />
cedere al fascino di quella che<br />
Louis Gauthier ha definito «l’aspirina<br />
dell’anima».<br />
Pagina a cura di<br />
MARIO PIO CIRILLO<br />
FRANCESCO SERRONE<br />
Donne e minori a rischio<br />
Il sorso<br />
k<strong>il</strong>ler<br />
della noia<br />
Il bicchiere è quasi sempre mezzo vuoto tra<br />
giovani e giovanissimi. Non solo per gli<br />
esiti, piuttosto allarmanti, delle ultime<br />
ricerche sui consumi di alcol che li vedono<br />
protagonisti, ma anche e soprattutto per la<br />
loro tendenza, sempre più diffusa, ad alzare<br />
<strong>il</strong> gomito. «Il bere è diventato una forma di<br />
rappresentazione del sé, un modo di porsi e<br />
di esserci», spiega la professoressa Giuseppina<br />
Cersosimo, docente di Sociologia<br />
all’Università di Salerno e autore di ”Donne<br />
e alcol. L’equ<strong>il</strong>ibrio desiderato”.<br />
«<strong>La</strong> persona che beve - continua la<br />
Cersosimo - va incontro non solo ad etichette<br />
sociali di carattere spregiativo, ma<br />
anche a tutto quello che può concernere la<br />
continuità con la bottiglia, ossia cirrosi<br />
epatica, coma et<strong>il</strong>ico e tutte quelle dimensioni<br />
che non sono più definib<strong>il</strong>i come<br />
“devianze sociali” ma diventano poi<br />
“devianze biologiche”, in quanto partono<br />
da un malessere che può culminare con<br />
patologie mortali». A cadere nella rete<br />
della seduzione di boccali e “cicchetti”<br />
sono sempre più i giovanissimi che pred<strong>il</strong>igono<br />
i cockta<strong>il</strong> e gli aperitivi ad alta gradazione,<br />
spesso fuori orario, o anche nel<br />
“rito” diffuso dell’happy hour.<br />
Un aspetto che fa riflettere riguarda la diffusione<br />
del fenomeno tra <strong>il</strong> gent<strong>il</strong> sesso.<br />
Sono in aumento esponenziale, infatti, le<br />
donne schiave della bottiglia. «Sembra che<br />
ci sia un innalzamento di alcune forme del<br />
bere che riguardano le donne - riprende la<br />
Cersosimo -. Oggi i dati mostrano che la<br />
tendenza al consumo di alcol da parte delle<br />
donne è presente in relazione al titolo di<br />
studio. L’alcol in questi casi assume spesso<br />
i tratti di un fido compagno che riempie <strong>il</strong><br />
vuoto creato dall’isolamento».<br />
L’odissea di chi ha vinto<br />
Paolo,<br />
all’inferno<br />
e ritorno<br />
«<strong>La</strong> prima e unica preoccupazione era<br />
aspettare che arrivassero le 6.30 affinché<br />
aprisse <strong>il</strong> bar per poter andare a bere, non<br />
pensare, scacciare i brividi che ormai<br />
costantemente mi venivano alle prime luci<br />
dell’alba. Avevo raggiunto livelli indescrivib<strong>il</strong>i.<br />
Alle 7.30 del mattino avevo già bevuto<br />
tre whisky, due birre medie e partivo per <strong>il</strong><br />
lavoro». E’ una delle tappe della discesa<br />
all’inferno di Paolo, 34 anni, ex alcolista,<br />
sposato e padre di due bimbi, che oggi rievoca<br />
i momenti oscuri del suo passato tra i<br />
fumi dell’alcol. «Molti anni fa ho cominciato<br />
a frequentare un bar. All’inizio era solo<br />
un ritrovo per fare quattro chiacchiere con<br />
gli amici e bere qualcosa in compagnia. Poi<br />
pian piano le cose sono cambiate. Mentre<br />
prima eravamo solo in due a berci <strong>il</strong> classico<br />
“camparino”, dopo un po’ si sono<br />
aggiunti nuovi amici e, come a volte capita,<br />
“paga tu, pago io”, aumentavano anche i<br />
“camparini”. Poi da lì è cominciata la mia<br />
autodistruzione», parla tutto d’un fiato<br />
Paolo, così come i lunghi e interminab<strong>il</strong>i<br />
sorsi che, lentamente, lo hanno scaraventato<br />
anni fa nel vortice <strong>il</strong>lusorio e ingannevole<br />
dell’alcol. I quattro anni trascorsi in<br />
un centro di recupero e riab<strong>il</strong>itazione, tra<br />
equipe di esperti e amici, lo hanno aiutato<br />
a scegliere ciò che era meglio per lui: liberarsi<br />
dalla dipendenza del demone fluido.<br />
Ma l’artefice reale della sua redenzione è<br />
stata sua moglie.<br />
«Ero ridotto ad uno stato vegetativo - confida<br />
-. Quando conobbi quella che sarebbe<br />
diventata mia moglie, presi una decisione<br />
drastica: smettere. Grazie a Dio, ai miei<br />
fam<strong>il</strong>iari e a lei ho capito che valeva la pena<br />
lottare per andare avanti. Dovevo uscire<br />
dall’incubo per loro, per me stesso.<br />
Dovevo ritornare alla vita».
TERRITORIO<br />
Domenica 25 dicembre 2011<br />
17<br />
Le attività dell’associazione Jerry Masslo, in onore dell’immigrato assassinato nel 1989<br />
L’integrazione in terra di Gomorra<br />
Volontariato da oltre 20 anni tra Casal di Principe e <strong>il</strong> litorale domizio<br />
All’indomani della strage di<br />
Firenze dove due senegalesi<br />
hanno perso la vita in un<br />
attentato di stampo razzista,<br />
la memoria torna a 21 anni<br />
fa, quando la stessa sorte<br />
capitò a Jerry Essan Masslo.<br />
Rifugiato sudafricano, era<br />
arrivato a V<strong>il</strong>la Literno, nell’hinterland<br />
casertano, nel<br />
1988 dove si andò ad<br />
aggiungere alla lunga f<strong>il</strong>a di<br />
immigrati che guadagnavano<br />
meno di m<strong>il</strong>le lire per<br />
ogni cassetta di pomodori<br />
raccolti. Proprio per quei<br />
pochi spiccioli, una sera fu<br />
ucciso da dei balordi locali<br />
che gli avevano intimato di<br />
consegnare <strong>il</strong> denaro.<br />
Proprio durante le sue esequie,<br />
trasmesse in diretta<br />
nazionale dal Tg2, ad alcuni<br />
medici e volontari di Casal<br />
di Principe, tra cui anche<br />
l’attuale presidente Renato<br />
Franco Natale, viene l’idea di<br />
fondare un’associazione di<br />
volontariato medico intitolata<br />
allo sfortunato immigrato.<br />
«Ventuno anni di lavoro<br />
in zone come Casal di<br />
Principe e Castel Volturno<br />
sono diffic<strong>il</strong>i ma proprio per<br />
questo diventano affascinanti<br />
- commenta <strong>il</strong> presidente<br />
Natale che esprime<br />
anche una sua personale<br />
opinione - l’integrazione è<br />
già possib<strong>il</strong>e: oggi i bambini<br />
italiani e quelli stranieri<br />
vanno a scuola insieme, giocano,<br />
litigano e un domani<br />
saranno amici, compagni e<br />
magari marito e moglie».<br />
Dalla “Jerry Masslo” sono<br />
nate avventure, storie ed<br />
esperienze comuni tanto da<br />
far definire l’associazione<br />
una famiglia. A raccontarlo è<br />
Anna Cecere, volontaria<br />
della “Jerry Masslo” e presidente<br />
della cooperativa<br />
“Altri Orizzonti”: «Mi sono<br />
dedicata al volontariato<br />
dieci anni fa e da allora ho<br />
trovato una famiglia. Ogni<br />
persona che aiutiamo ha una<br />
vita che inevitab<strong>il</strong>mente si va<br />
a intrecciare con le nostre: li<br />
abbiamo visti lasciare la<br />
strada, trovare un lavoro,<br />
sposarsi e avere figli» rac-<br />
UN PACCO ALLE COSCHE<br />
Tra i tanti meriti che l’associazione<br />
“Jerry Masslo” ha c’è anche<br />
quello di essere riuscita a calamitare<br />
su di sé l’attenzione in una<br />
zona notoriamente diffic<strong>il</strong>e e<br />
distrutta da un male comune<br />
come la <strong>camorra</strong>.<br />
“Terra di Rumore” è solo una<br />
delle ultime iniziative organizzate<br />
per sostenere l’operato dell’associazione:<br />
otto band casertane<br />
che insieme hanno deciso di<br />
incidere un cd e proporlo in un<br />
mini tour allo scopo di devolvere<br />
alla “Jerry Masslo” i proventi<br />
delle vendite. «L’idea è nata un<br />
anno fa, dopo le dichiarazioni<br />
provocatorie del ministro<br />
Brunetta con cui definì <strong>il</strong> Sud <strong>il</strong><br />
cancro dell’Italia» commenta<br />
Paolo Broccoli, musicista e ideatore<br />
dell’evento.<br />
Con gli stessi intenti nasce anche<br />
conta col sorriso Anna. Il<br />
loro lavoro si svolge prevalentemente<br />
negli ambulatori<br />
di Castel Volturno, dove si<br />
offre assistenza medica gratuita,<br />
e sulle unità di strada<br />
con cui si tenta di avvicinare<br />
gli immigrati e i tossicodipendenti<br />
e creare con loro<br />
un primo contatto. «Il<br />
nostro obiettivo è la riduzione<br />
del danno senza distinzione<br />
di razza perchè l’essere<br />
umano viene prima di<br />
tutto. Cerchiamo di dare a<br />
chi ne ha bisogno i mezzi<br />
per permettergli di camminare<br />
da solo». Ma non solo.<br />
In un bene confiscato alla<br />
<strong>camorra</strong> è nata “Casa di<br />
Alice”, dove Anna, insieme<br />
con alcuni tra operatori e<br />
“Un pacco alla <strong>camorra</strong>”, un progetto<br />
che vede coinvolte diverse<br />
cooperative sociali. Attraverso i<br />
prodotti coltivati nelle terre del<br />
comitato di Don Peppe Diana<br />
confiscate alla <strong>camorra</strong>, è nata l’idea<br />
di proporre un tipico cesto<br />
natalizio rivisto però con un<br />
significato sociale. Un commercio<br />
equo e solidale, quindi, che si<br />
va ad aggiungere all’inserimento<br />
lavorativo di persone svantaggiate<br />
su terreni simbolo della lotta<br />
alla <strong>camorra</strong>.<br />
immigrati, ha dato vita alla<br />
“Sartoria sociale” e alla linea<br />
“Made in Castel Volturno”,<br />
un’unione di linee e st<strong>il</strong>i<br />
attraverso la lavorazione di<br />
stoffe africane per creare<br />
abiti in st<strong>il</strong>e occidentale.<br />
Servizi di<br />
MARINA CAVALIERE<br />
Missionarie e volontari operano sul campo per uno sv<strong>il</strong>uppo solidale<br />
Intrecciamo le mani<br />
per la solidarietà<br />
Dal Bras<strong>il</strong>e all’Africa un aiuto concreto<br />
“Non dare piedi ma fornire<br />
bastoni per camminare” è <strong>il</strong><br />
motto dell’associazione<br />
onlus, laica di ispirazione<br />
cristiana “Tante mani per…<br />
uno sv<strong>il</strong>uppo solidale”. È un<br />
gruppo di volontari che<br />
opera in Bras<strong>il</strong>e e in Africa.<br />
Lo scopo è migliorare le condizioni<br />
di vita nelle zone più<br />
povere di questi Paesi,<br />
creando piccoli progetti di<br />
sv<strong>il</strong>uppo. <strong>La</strong> sede italiana<br />
dell’associazione è a<br />
Giugliano di Napoli. In<br />
Burkina Faso, nella città di<br />
Bobo Dioulasso c’è un vero e<br />
proprio centro di accoglienza<br />
chiamato “I Dansè” che<br />
vuol dire “Tu sei <strong>il</strong> benvenuto”.<br />
In questa città e nei v<strong>il</strong>laggi circostanti le<br />
missionarie laiche, Grazia Le Mura e Patrizia<br />
Zerla seguono ogni bambino e ogni ragazzamadre<br />
che bussa alla loro porta nella speranza<br />
di avere una vita migliore. Accompagnano<br />
queste donne nelle gravidanze e forniscono <strong>il</strong><br />
latte ai neonati rimasti orfani dalla nascita. In<br />
questa zona nel cuore dell’Africa occidentale<br />
<strong>il</strong> tasso di mortalità infant<strong>il</strong>e è quasi del 16%<br />
Storie vere di riscatto<br />
Tante le storie delle<br />
donne e dei bambini che<br />
stanno cercando di dare<br />
un senso alla propria vita<br />
attraverso le iniziative<br />
dell’associazione “Tante<br />
mani per”: Lida una<br />
donna combattiva che si è<br />
assunta da sola la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di sostenere la sua<br />
casa e la sua famiglia.<br />
<strong>La</strong>vora a giornata e sta<br />
imparando a leggere e a<br />
scrivere attraverso <strong>il</strong><br />
Centro di attività didattiche.<br />
Oppure la piccola<br />
Vera che appena nata ha<br />
perso la madre e ora grazie<br />
al centro “I Dansè” ne<br />
ha una “nuova”. Infine la<br />
bras<strong>il</strong>iana Cleuza che con<br />
nove figli e un lavoro da<br />
spazzina, che la costringe<br />
a orari notturni, si è<br />
rimessa in gioco, mettendosi<br />
a studiare, per<br />
dare un futuro migliore<br />
alla sua famiglia.<br />
ed è dovuta a denutrizione, malaria e Aids.<br />
Anche <strong>il</strong> tasso di analfabetismo è elevato,<br />
quasi l’80% della popolazione. Per questo<br />
oltre agli impegni presi dal governo locale, gli<br />
aiuti internazionali si stanno concentrando<br />
sulla scolarizzazione. “Tante mani per” ha<br />
avviato una riscatto sociale che passa attraverso<br />
la valorizzazione delle capacità lavorative,<br />
avviando piccole attività commerciali e<br />
una formazione professionale.<br />
In questa regione infatti,<br />
attraverso le adozioni a<br />
distanza e le sovvenzioni,<br />
l’associazione ha acquistato<br />
un terreno agricolo che sta<br />
coltivando e sul quale si sperimenta<br />
l’allevamento. <strong>La</strong><br />
speranza è che attraverso<br />
l’amore per la terra, tante<br />
famiglie possano ritrovare<br />
una dignità economica. Le<br />
ragazze madri del centro “I<br />
Dansè” hanno aperto “<strong>La</strong><br />
Maison des Poussins” (<strong>La</strong><br />
casa dei pulcini) a favore dei<br />
piccoli dai 3 ai 5 anni che<br />
vivono come in un normale<br />
as<strong>il</strong>o, imparando e giocando.<br />
In Bras<strong>il</strong>e le missionarie Iolanda S<strong>il</strong>va Ribeiro<br />
e Donata Calisti hanno lo stesso spirito di<br />
accoglienza e la stessa vocazione delle loro<br />
colleghe che operano in Africa. Le zone interessate<br />
sono le cittadine di Iaçu nello Stato di<br />
Bahia e di Primavera nel Pernambuco. Anche<br />
qui la povertà è d<strong>il</strong>agante e <strong>il</strong> tasso di analfabetismo<br />
è elevato. Il centro di accoglienza<br />
dell’associazione è a Iaçu e si chiama “Tutto<br />
per un sorriso”. Le attività principali sono <strong>il</strong><br />
lavoro artigianale e soprattutto la creazione<br />
per i “ragazzi di strada” delle favelas di una<br />
scuola calcio.<br />
E chissà se tra questi ragazzi non vi siano i<br />
Ronaldo e i Kakà del domani.<br />
Servizi di<br />
FEDERICA MASSARI
18 Domenica 25 dicembre 2011 SPETTACOLI<br />
Dal 1996 <strong>il</strong> centro di produzione Rai di Napoli punta tutto su una soap opera<br />
Attori di teatro e storie vere premiano <strong>il</strong> progetto che ha superato le 3000 puntate<br />
I primi 16 anni di “Un Posto al Sole”<br />
“Se questa vita siamo noi lascia le<br />
cose che non vuoi, è così poco <strong>il</strong><br />
tempo per amare”, recita un pezzetto<br />
della sigla di una delle fiction<br />
più amate d’Italia: “Un posto<br />
al sole”.<br />
Il verso della canzone e <strong>il</strong> nome<br />
stesso della soap riconducono ai<br />
due f<strong>il</strong>oni forti di una serie televisiva<br />
che ha superato le trem<strong>il</strong>a<br />
puntate: <strong>il</strong> racconto di storie verosim<strong>il</strong>i<br />
e l’ambientazione a Napoli,<br />
con <strong>il</strong> suo straordinario e suggestivo<br />
paesaggio.<br />
Quando nel lontano 1996 <strong>il</strong> centro<br />
di produzione Rai di Napoli<br />
decide di scommettere su un’idea<br />
folle, come quella di produrre<br />
per la prima volta in Italia, per<br />
giunta proprio nel capoluogo<br />
campano, una serie televisiva sul<br />
modello americano, non si a-<br />
spettava, nella maniera più assoluta,<br />
che “Un posto al sole” a-<br />
vrebbe avuto tanto successo<br />
come, finora, hanno dimostrato<br />
<strong>il</strong> gradimento del pubblico e i<br />
commenti della critica.<br />
<strong>La</strong> storia della fiction di Rai3 inizia<br />
a Pos<strong>il</strong>lipo, la zona alta di<br />
Napoli, quella da dove si vede<br />
tutto <strong>il</strong> golfo. A palazzo Palladini<br />
le vite di quattro famiglie (i Poggi,<br />
i Giordano, i Palladini e i ragazzi<br />
della terrazza) si amalgamano tra<br />
amori e disastri. L’idea piace subito<br />
al pubblico e la sceneggiatura e<br />
gli attori di ottimo livello fanno<br />
tutto <strong>il</strong> resto. Il successo divampa<br />
Ogni sera, alle 20,30, la gente di<br />
tutta Italia accende su Rai 3 e si<br />
riconosce nei personaggi che ha<br />
imparato ad amare.<br />
Nel ’99 viene mandata in onda<br />
la prima puntata di “Vivere” su<br />
Rete4 e nel 2001 quella di<br />
“Cento vetrine” su Canale 5. <strong>La</strong><br />
prima chiude nel 2007, nonostante<br />
le proteste degli attori, la<br />
A destra,<br />
V<strong>il</strong>la Volpicelli,<br />
che nella fiction<br />
è la veduta esterna<br />
di Palazzo Palladini<br />
In basso, i ragazzi<br />
della terrazza: Angela,<br />
Franco, Arianna e Andrea<br />
con la piccola Bianca<br />
seconda, stando alle voci sul<br />
web, sta per chiudere.<br />
“Un posto al sole”, invece, ha<br />
attraversato i suoi primi sedici<br />
anni di storia ed è ancora giovane.<br />
Perché?<br />
Innanzitutto perché Napoli è giovane<br />
e lo rimarrà sempre. Questo<br />
significa che è la città stessa a fornire<br />
linfa vitale ai personaggi, a<br />
regalare storie, a prestare le voci e<br />
gli abiti di scena. Molti gli attori<br />
che da altre città si sono trasferiti<br />
per lavorare nella soap e si sono<br />
talmente innamorati di Napoli da<br />
non averla più lasciata. Uno fra<br />
tutti Alberto Rossi, romano di<br />
nascita e napoletano di adozione.<br />
E poi la terrazza: grande, piena<br />
di stanze, luminosa, con affaccio<br />
sul mare. <strong>La</strong> terrazza che,<br />
fin dalla prima puntata, ha<br />
avuto <strong>il</strong> ruolo di ospitare<br />
chiunque: dai figli ripudiati agli<br />
innamorati infelici, dai cantanti<br />
di strada agli innamorati infelici,<br />
dalle zitelle in cerca di compagnia<br />
ai padri gay in cerca di<br />
comprensione. <strong>La</strong> terrazza, dove<br />
sono nate le più grandi e indissolub<strong>il</strong>i<br />
amicizie.<br />
Oggi, tra i produttori di “Un<br />
posto al sole” c’è la Fremantle-<br />
Media Italia che è, per chi non lo<br />
sapesse, la seconda casa di produzione<br />
più grande d'Europa,<br />
dopo Endemol. <strong>La</strong> fiction di Rai3<br />
è diventata importante: ha <strong>il</strong> suo<br />
blog, un pubblico internazionale<br />
e sempre più attori che ne vogliono<br />
far parte; ma la sigla è rimasta<br />
immutata in questi primi sedici<br />
anni di interrotte puntate: “Sorridi<br />
e tutto cambierà, vedrai che<br />
<strong>il</strong> freddo passerà, E un posto al<br />
sole ancora ci sarà...”<br />
Il cast<br />
Pagina a cura di<br />
ASSUNTA LUTRICUSO<br />
Davide Devenuto,<br />
Claudia Ruffo,<br />
Michelangelo Tommaso,<br />
Peppe Zarbo,<br />
Marina Tagliaferri,<br />
Cristina D'Alberto,<br />
Germano Bellavia,<br />
Nina Soldano, Alberto Rossi,<br />
Luca Turco, Marina Cavalli,<br />
Lucio Allocca,<br />
Marzio Honorato,<br />
Patrizio Rispo,<br />
Riccardo Carbonelli,<br />
Luisa Amatucci, Carmen<br />
Scivittaro, Ilenia <strong>La</strong>zzarin<br />
Patrizio Rispo ha calcato <strong>il</strong><br />
palcoscenico di moltissimi<br />
teatri italiani, interpretando<br />
più di 50 lavori, tra cui<br />
“Antonio e Cleopatra”, “F<strong>il</strong>umena<br />
Marturano” e “Amleto”<br />
<strong>La</strong> tv lo ha visto protagonista<br />
di numerosissime<br />
produzioni, tra le quali:<br />
“Storie di Camorra”, “I<br />
ragazzi del muretto”, e“<strong>La</strong><br />
Piovra 7”. Diventato uno dei<br />
beniamini di “Un posto al<br />
sole”, ha aderito alle iniziative<br />
di Cbm Italia. . Come<br />
nasce la sua esperienza<br />
con la Cbm Italia?<br />
«Non sono nuovo a iniziative<br />
di solidarietà. Sono<br />
stato per dieci anni ambasciatore<br />
Unicef e da quest’anno<br />
lo sono della Cbm.<br />
Quando mi hanno chiesto<br />
di partire per Nairobi ero<br />
molto entusiasta».<br />
Che ricordo ha del viaggio<br />
in Kenya?<br />
«È stato un viaggio meraviglioso,<br />
un’emozione fortissima.<br />
Ho incontrato un<br />
popolo che con grande<br />
dignità affronta la fame e la<br />
miseria. Quando sei lì ti<br />
rendi conto di tutto quello<br />
che noi abbiamo perso: <strong>il</strong><br />
contatto con la natura e con<br />
gli altri. Siamo diventati<br />
sempre più egoisti e indivi-<br />
L’intervista a Patrizio Rispo<br />
Istrionico<br />
per natura<br />
dualisti. <strong>La</strong> Cbm mi ha, poi,<br />
dato la possib<strong>il</strong>ità di assistere<br />
all’operazione di un bambino<br />
a cui è stata ridata la<br />
vista».<br />
Parlando invece di “Un<br />
posto al sole”, secondo lei<br />
qual è <strong>il</strong> segreto del suo<br />
successo?<br />
«Parla di storie vere, in cui<br />
tutti possono riconoscersi. I<br />
nostri sceneggiatori si ispirano<br />
a fatti di cronaca, leggono<br />
i giornali, parlano con i<br />
fans. L’altra arma vincente è<br />
la totale mancanza di censura:<br />
sono stati affrontati, nella<br />
soap, i temi di attualità più<br />
scabrosi, senza alcun tabù,<br />
come la criminalità organizzata,<br />
l’omosessualità, l’aborto,<br />
la droga, l’ obesità e, persino,<br />
l’impotenza».<br />
Com’è cambiato Patrizio<br />
Rispo in questi lunghi<br />
sedici anni?<br />
«<strong>La</strong> rivoluzione fa parte<br />
della mia natura. Non a<br />
caso ho scelto questo<br />
mestiere. Sono cambiato<br />
insieme al personaggio che<br />
interpreto, rubando da lui e<br />
regalandogli altro».<br />
Fiction e solidarietà<br />
Cbm Italia<br />
aiuta <strong>il</strong> Kenya<br />
“Un posto al sole” unisce<br />
successo e solidarietà. Patrizio<br />
Rispo e Ilenia <strong>La</strong>zzarin,<br />
due volti amati della<br />
fiction, hanno infatti aderito<br />
a una delle numerose<br />
iniziative di “Cbm Italia”.<br />
Cbm è un’organizzazione<br />
internazionale non governativa<br />
la cui finalità è<br />
combattere la cecità e ogni<br />
forma di disab<strong>il</strong>ità nei<br />
Paesi più poveri del<br />
mondo(Sud America, A-<br />
sia, Africa, Medioriente)<br />
Impegnata in molteplici<br />
progetti di prevenzione e<br />
cura di tutte le forme di<br />
disab<strong>il</strong>ità, l’organizzazione<br />
umanitaria diventa l’occasione<br />
per gli attori di fare<br />
un viaggio di scoperta e<br />
crescita in Kenia.<br />
Il viaggio inizia quest’estetate,<br />
<strong>il</strong> 27 agosto, per seguire,<br />
passo passo, l’operazione<br />
di un bimbo di<br />
Nairobi che, operato, vedrà<br />
per la prima volta <strong>il</strong><br />
volto della sua mamma.<br />
Ilenia e Patrizio raccontano<br />
l’emozione di quest’incontro<br />
nel loro blog. «Ci<br />
ha sommersi una tenerezza<br />
incredib<strong>il</strong>e e una fascinazione<br />
assoluta per come<br />
ogni giorno queste persone<br />
agiscono, intervenendo<br />
su parti cosi delicate come<br />
gli occhi, ridando non solo<br />
la vista, ma la vera e propria<br />
luce nelle vite di tante<br />
persone», scrive Ilenia<br />
Lo scopo è quello di far<br />
conoscere al pubblico le<br />
numerose iniziative della<br />
Cbm e, allo stesso tempo,<br />
condividere con gli altri la<br />
gioia di salvare una vita.<br />
Cbm Italia,fra gli altri progetti,<br />
si occupa anche dell’adozione<br />
a distanza. Sono<br />
bimbi affetti da disab<strong>il</strong>ità<br />
sin dalla nascita, bambini<br />
ciechi a causa di una cataratta,<br />
bambini con disab<strong>il</strong>ità<br />
di tipo ortopedico,<br />
bambini con disab<strong>il</strong>ità uditiva,<br />
bimbi affetti da labbro<br />
leporino.<br />
Sono i più poveri tra i<br />
poveri, non hanno cibo,<br />
non hanno futuro e non<br />
hanno neppure le forze<br />
per chiedere aiuto al<br />
mondo perché dimenticati<br />
nel buio delle capanne<br />
in cui vivono, nascosti agli<br />
occhi indiscreti dei vicini<br />
e della comunità.
IMMA SOLIMENO<br />
Un’enciclopedia multimediale che<br />
raccoglie in un corpus unitario le<br />
opere del regista che meglio di<br />
tutti ha saputo interpretare lo spirito<br />
del dopoguerra in Italia. Un<br />
dono che <strong>il</strong> figlio Renzo Rossellini,<br />
anch’egli regista e produttore, ha<br />
voluto fare proprio all’Università<br />
di Salerno. <strong>La</strong> motivazione è presto<br />
detta: «Mio padre è nato a<br />
Roma nel 1906 – ha raccontato<br />
Renzo Rossellini – ma <strong>il</strong> suo amore<br />
per la Campania e per <strong>il</strong> Sud<br />
Italia era enorme. Ecco perché ho<br />
scelto di donare l’enciclopedia<br />
all’Università di Salerno, uno dei<br />
più importanti Atenei italiani,<br />
rivolta ad una parte del Paese,<br />
detta depressa, forse economicamente,<br />
ma certamente non dal<br />
punto di vista intellettuale».<br />
L’Enciclopedia Audiovisiva della<br />
Storia di Rossellini, un repertorio<br />
esaustivo e affascinante delle<br />
opere del grande autore, è uno<br />
strumento ut<strong>il</strong>e a tutti gli studiosi<br />
di cinema e non solo dell’Ateneo<br />
salernitano, che da questo momento<br />
potranno viaggiare metaforicamente<br />
nell’immaginario rosselliniano.<br />
L’incontro con Renzo<br />
Rossellini si è svolto nell’ambito<br />
della seconda edizione della Master<br />
Class F<strong>il</strong>midea, nell’aula<br />
delle lauree Nicola C<strong>il</strong>ento con <strong>il</strong><br />
preside della Facoltà di Lettere e<br />
F<strong>il</strong>osofia Luca Cerchiai, i professori<br />
Pietro Cavallo, Luigi Frezza,<br />
Pasquale Iaccio e Maria Passaro<br />
e ha visto la presenza dell’assessore<br />
alla Cultura di Salerno,<br />
Ermanno Guerra.<br />
Una speranza è la molla che ha<br />
spinto <strong>il</strong> produttore Renzo Rossellini<br />
a realizzare un’enciclope-<br />
SPETTACOLI Domenica 25 dicembre 2011<br />
Il figlio Renzo ha donato all’Università di Salerno l’enciclopedia multimediale delle pellicole del padre<br />
Le utopie del maestro Rossellini<br />
«<strong>La</strong> sua speranza: diffondere la conoscenza attraverso i potenti nuovi media»<br />
A destra<br />
Renzo Rossellini,<br />
i prof. Luigi Frezza,<br />
Luca Cerchiai,<br />
Maria Passaro,<br />
l’assessore alla Cultura<br />
di Salerno<br />
Ermanno Guerra<br />
dia multimediale che raccogliesse<br />
f<strong>il</strong>m e documentari del padre: «<strong>La</strong><br />
sua speranza, che è anche la mia,<br />
- si legge nell’introduzione - è che<br />
i potenti nuovi media siano effettivamente<br />
usati per la diffusione<br />
della conoscenza, in tutto <strong>il</strong> mondo».<br />
È stato infatti <strong>il</strong> maestro<br />
Rossellini <strong>il</strong> primo a definire <strong>il</strong> criterio<br />
di “cinema ut<strong>il</strong>e”: un’arte che<br />
potesse parlare alla società e al<br />
singolo individuo e interpretare la<br />
realtà, svelando le luci e le ombre<br />
del secolo appena trascorso.<br />
L’enciclopedia multimediale si<br />
articola come una sorta di macchina<br />
del tempo, in un viaggio<br />
virtuale nel cinema di Roberto<br />
Rossellini, attraverso tre f<strong>il</strong>oni che<br />
19<br />
<strong>il</strong> figlio ha chiamato “Utopie”:<br />
l’Utopia della pace, l’Utopia contro<br />
i pregiudizi di qualsiasi natura,<br />
l’Utopia di liberare l’uomo dall’ignoranza,<br />
attraverso la conoscenza<br />
offerta dai nuovi mezzi di<br />
comunicazione.<br />
Al primo f<strong>il</strong>one appartengono i<br />
f<strong>il</strong>m girati durante la guerra e nel<br />
dopoguerra: dalla lezione del Neorealismo,<br />
emerge <strong>il</strong> desiderio del<br />
regista di sconfiggere la violenza e<br />
di far trionfare la pace. Al secondo<br />
f<strong>il</strong>one appartengono tutti i f<strong>il</strong>m nei<br />
quali Rossellini ha voluto far trasparire<br />
un messaggio di uguaglianza.<br />
«Mio padre è stato l’unico<br />
regista della sua epoca a non<br />
mostrare mai una donna nuda –<br />
ha spiegato Renzo Rossellini - Il<br />
rispetto per <strong>il</strong> genere femmin<strong>il</strong>e è<br />
<strong>il</strong> punto focale di molte sue<br />
opere». Al terzo f<strong>il</strong>one, appartengono<br />
i f<strong>il</strong>m storici e per la televisione,<br />
emblematici di un’utopia<br />
che si ponga come obiettivo quello<br />
di sollevare l’uomo dalla miseria<br />
dell’ignoranza. Si tratta di un contributo<br />
enorme per un cinema che<br />
continua a offrire spunti di riflessione<br />
alle nuove generazioni.<br />
Eppure, quando parla del maestro,<br />
un po’ di malinconia traspare dalle<br />
parole di Rossellini: «Mi sento<br />
orfano da quando mio padre è<br />
morto nel 1976. Ma in realtà sono<br />
contento che sia morto prima di<br />
vedere quello che la tv stava diventando<br />
negli anni successivi. Non ci<br />
sarebbe stato posto per lui nella<br />
Rai degli anni ’80, che inseguiva in<br />
basso le neotelevisioni private. A<br />
mio padre sarebbe toccato emigrare.<br />
Oggi la tv non è più uno<br />
strumento per diffondere la conoscenza<br />
ma la stupidità».
20 Domenica 25 dicembre 2011 EVENTI<br />
Showcolate prende per la gola <strong>il</strong> pubblico di Napoli: in quattro giorni oltre 40.000 visitatori<br />
Una mostra da leccarsi i baffi<br />
Mercatini e degustazioni per un aperitivo prenatalizio tutto da gustare<br />
Un ponte dell’Immacolata<br />
più delizioso che mai. <strong>La</strong><br />
Mostra d’Oltremare di<br />
Napoli ha ospitato per <strong>il</strong><br />
terzo anno consecutivo<br />
Showcolate, la fiera del<br />
cioccolato.<br />
Il cibo degli dei ha trasformato<br />
Napoli in un grande e<br />
gustoso salotto.<br />
<strong>La</strong> città partenopea si è<br />
popolata di golosi che si<br />
sono lasciati prendere per la<br />
gola dalle tante deliziose<br />
proposte: dal Choco Show<br />
che ha incuriosito i visitatori<br />
alla ricerca del dono natalizio<br />
più originale, al ricco<br />
calendario di degustazioni<br />
per i palati più esigenti.<br />
Tanti i gadget proposti dalla<br />
manifestazione, ma quelli<br />
che maggiormente hanno<br />
conquistato <strong>il</strong> pubblico della<br />
kermesse sono stati la Choco<br />
Cornice, per incorniciare<br />
con dolcezza i propri scatti,<br />
e la Choco <strong>La</strong>mp, l'abat-jour<br />
che con la sua luce cioccolatosa<br />
saprà <strong>il</strong>luminare le dolci<br />
serate natalizie. Grazie alla<br />
presenza della Camera di<br />
Commercio di Perugia nel<br />
calendario delle attività<br />
degustative, inoltre, <strong>il</strong> pubblico<br />
partenopeo ha potuto<br />
conoscere ed apprezzare <strong>il</strong><br />
dolce connubio fra <strong>il</strong> miglior<br />
vino umbro e <strong>il</strong> cioccolato<br />
più raffinato.<br />
A stuzzicare la curiosità del<br />
Una moneta al cacao<br />
Il cacao era per i Maya<br />
una moneta e con gli Aztechi,<br />
<strong>il</strong> cui sistema monetario<br />
era basato proprio<br />
sulle fave di questa<br />
pianta, entrò definitivamente<br />
nella storia. Gli<br />
Aztechi offrirono a Cristoforo<br />
Colombo oltre a<br />
tessuti e cuoio lavorato,<br />
anche la loro moneta,<br />
mandorle di cacao. Ma fu<br />
Hernando Cortez, <strong>il</strong> celebre<br />
Conquistador spagnolo,<br />
a capire per primo<br />
l’importanza del seme<br />
nero: interessato al suo<br />
valore valutario più che a<br />
quello culinario, importò<br />
in Europa i primi semi di<br />
cacao e gli utens<strong>il</strong>i necessari<br />
alla sua coltivazione.<br />
Servizi a cura di<br />
CARMEN GALZERANO<br />
pubblico della kermes più di<br />
ogni altra cosa è l'enorme<br />
scultura in cioccolato fondente<br />
de L'Italia del Cioccolato<br />
realizzata dalla<br />
Scuola del Cioccolato Perugina<br />
in occasione dei festeggiamenti<br />
per i 150 anni<br />
dell'Unità d'Italia. Con le sue<br />
14 tonnellate di peso e gli<br />
oltre 13 metri di lunghezza,<br />
è stata accolta con curiosità<br />
e stupore dal pubblico partenopeo<br />
che numeroso ne<br />
ha ammirato la golosa maestosità.<br />
Anche <strong>il</strong> Maestro<br />
della Scuola del Cioccolato<br />
Perugina, Massim<strong>il</strong>iano<br />
Guidubaldi, ha saputo<br />
conquistare i visitatori regalando<br />
tantissimi cioccolatini<br />
appena realizzati<br />
durante le sue deliziose<br />
dimostrazioni live.<br />
Sua maestà la cioccolata a<br />
Showcolate è diventata protagonista<br />
anche di un centro<br />
benessere, con la Chocospa,<br />
un tempio del benessere con<br />
cosmetici a base di cacao:le<br />
mani esperte dello staff dell’Ulysse<br />
spa Sorrento hanno<br />
regalato attimi di dolce relax<br />
al pubblico invogliato a provare<br />
i benefici effetti dei<br />
massaggi grazie alle originali<br />
dimostrazioni dello Showlive<br />
al cioccolato.<br />
Non manca <strong>il</strong> più classico<br />
degli assaggi, sempre gradito:<br />
la Spalm Beach, una<br />
spiaggia attrezzata con<br />
tanto di ombrelloni e<br />
sdraio unica nel suo genere<br />
dove i visitatori della<br />
manifestazione hanno potuto<br />
godere dell’ottimo<br />
pane e cioccolata per una<br />
pausa golosa e r<strong>il</strong>assante.<br />
Un aperitivo prenatalizio dall’alto<br />
indice di gradimento,<br />
che ha offerto l’opportunità<br />
di acquistare tanti regali da<br />
far trovare sotto l’albero.
SPORT<br />
Domenica 25 dicembre 2011<br />
Il calcio non vuole ancora voltare pagina e a nulla è valso l’intervento della Figc<br />
Nessun passo in avanti con Agnelli e Moratti che non cambiano le loro posizioni<br />
21<br />
Juve-Inter: tavolo della pace fallito<br />
FRANCESCO GIORDANO<br />
Di acqua sotto i ponti ( anzi no, di<br />
acido) sotto i ponti, sui veleni<br />
Juve-Inter, ne è passata e nulla è<br />
cambiato. Il passato è un uovo<br />
rotto, <strong>il</strong> futuro è un uovo da covare<br />
recitava Paul Eluard. Con nessuno<br />
che abbia la minima voglia di<br />
ripartire da zero. «Scurdammoce<br />
o passato» recitava una vecchia<br />
canzone napoletana. Ma de che!!<br />
Anche <strong>il</strong> “tavolo della pace”, composto<br />
da Aurelio De <strong>La</strong>urentiis<br />
(presidente del Napoli), Diego<br />
Della Valle (presidente della<br />
Fiorentina), Andrea Agnelli (presidente<br />
della Juventus), Massimo<br />
Moratti (presidente dell’Inter),<br />
Adriano Galliani (vice presidente<br />
del M<strong>il</strong>an), Antonello Valentini<br />
(dg della Figc), Giancarlo Abete(<br />
presidente Figc), Raffaele Pagnozzi<br />
(segretario del Coni), Gianni<br />
Petrucci (presidente del Coni)<br />
imbandito per l’occasione con i<br />
maggiori esponenti del calcio,<br />
della Figc e del Coni, non ha portato<br />
significativi risvolti o punti di<br />
azione comune. Anzi, l’unico punto<br />
in comune è che non ci sono<br />
punti in comune e che ognuno<br />
andrà dritto per la sua strada. I<br />
ventotto giorni per organizzare e<br />
imbandire <strong>il</strong> tavolo, forse, sono<br />
stati pochi e si è avuta la sensazione<br />
che con qualche esponente in<br />
meno si sarebbe arrivati ad una<br />
svolta. Non epocale, per intenderci,<br />
ma almeno a qualcosa che concludesse<br />
l’annosa vicenda calciopoli.<br />
Ad un armistizio Juve-Inter<br />
per la vicenda scudetti, ad un<br />
qualcosa che potesse in qualche<br />
modo stemperare gli animi e i bollenti<br />
spiriti nel calcio. Il traghettatore<br />
Caronte-Petrucci non è riuscito<br />
a traghettare le anime pie<br />
verso la sponda della benevolenza<br />
e della reminiscenza. Il colpo ad<br />
effetto non vi è stato. Neanche<br />
quando dal c<strong>il</strong>indro Petrucci ha<br />
tirato fuori con un colpo da vecchio<br />
mago da saloon la carta della<br />
pace, un documento nero su bianco<br />
con la censura della logica<br />
emergenziale con cui la giustizia<br />
sportiva di allora affrontò calciopoli<br />
nel 2006. Infatti, all’uscita è<br />
amareggiato come non mai. Ebbene<br />
sì, quando nel 2006 calciopoli<br />
scoppiò come una bomba ad<br />
orologeria, come una tempesta<br />
tropicale d’autunno che attecchisce<br />
d’improvviso all’imbrunire,<br />
colpendo indistintamente tutti<br />
coloro che ne facevano parte, ci si<br />
augurava una pronta conclusione.<br />
Vi è sempre una linea divisoria tra<br />
i contendenti. Come se Mosè<br />
avesse diviso le acque e nessuno<br />
avesse la possib<strong>il</strong>ità (o la voglia) di<br />
prendere una scialuppa e arrivare,<br />
non all’estremità, ma almeno parzialmente<br />
a rivedere la propria<br />
rotta, talmente tanta è la rabbia e<br />
la voglia di rivalsa verso quel verdetto.<br />
Allora, si ripartirà dai tribunali,<br />
ove la Juventus ha aperto un<br />
Petrucci<br />
«Non voglio dire che è una<br />
sconfitta del calcio, e in ogni<br />
caso sono a posto con la<br />
coscienza». È stato <strong>il</strong> commento<br />
a caldo del presidente<br />
del Coni Gianni Petrucci.<br />
«L’incontro non lo considero<br />
un fallimento - ha aggiunto -<br />
ho messo cuore ed entusiasmo.<br />
Anche senza aver raggiunto<br />
un risultato proveremo<br />
a guardare avanti. Dovevamo<br />
lenire una ferita<br />
ancora aperta. È un tentativo<br />
non riuscito e basta».<br />
contenzioso con la Figc per un<br />
risarcimento di 444 m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro per i danni subìti con la sentenza<br />
del 2006 che può essere<br />
dichiarata inammissib<strong>il</strong>e per l’invocazione<br />
del “ne bis in idem”<br />
(non si può giudicare due volte la<br />
stessa vicenda). Sperando che <strong>il</strong><br />
giovane Agnelli non faccia la fine<br />
di Caino. Quando Caino uccise<br />
Abele fu condannato da Dio ad<br />
essere ramingo. Agnelli come<br />
Caino, sta vagando di tribunale in<br />
tribunale senza trovar la ben minima<br />
risposta e giustizia. Se gli attori<br />
in campo non hanno la benché<br />
minima voglia di riappacificarsi<br />
col passato non c’è tribunale che<br />
tenga. Allora ognuno si tenga le<br />
sue verità e combatta contro i<br />
mulini a vento. Arriverà <strong>il</strong> tempo<br />
di guardare l’orizzonte e soffermarsi<br />
sul futuro senza guardare al<br />
passato cercando gli artefici di<br />
quello sbaglio. E allora per buona<br />
pace di tutti (usando un eufemismo).<br />
Dopo sei anni siamo punto e<br />
a capo. E <strong>il</strong> gatto a furia di mordersi<br />
la coda avrà perso conoscenza.<br />
Della Valle<br />
«Civ<strong>il</strong>mente ognuno è rimasto<br />
sulle proprie posizioni.<br />
Anche quella della Fiorentina,<br />
è molto netta». Diego<br />
Della Valle patron dei viola è<br />
lapidario dopo l’inut<strong>il</strong>e tavolo<br />
della pace. «Non abbiamo ancora<br />
capito perchè siamo finiti<br />
dentro Calciopoli. Siamo<br />
disposti a parlare, ma solo dopo<br />
aver capito che cosa è successo<br />
in quei giorni. Abbiamo<br />
intenzione di percorrere la<br />
strada della nostra innocenza<br />
sino in fondo».
22 Domenica<br />
25 dicembre 2011 RUBRICHE<br />
Lydia Cacho, scrittrice e attivista per i diritti umani<br />
Memorie di un'infamia<br />
«Un modello per chiunque voglia fare giornalismo»<br />
Minacciata, torturata, arrestata e detenuta<br />
<strong>il</strong>legalmente, la messicana Lydia<br />
Cacho, scrittrice, giornalista e attivista<br />
per i diritti umani, racconta la sua storia<br />
coraggiosa in “Memorie di un'infamia”,<br />
appena uscito per Fandango (314<br />
pagine, 16,50 euro).<br />
Dalle origini della sua m<strong>il</strong>itanza accanto<br />
a donne vittime di violenza fino<br />
all'arresto in seguito alla pubblicazione<br />
di Los Demonios del Eden, dove accusa<br />
uno dei più famosi imprenditori messicani,<br />
Jean Succar Kuri, di essere coinvolto<br />
in un giro di pornografia infant<strong>il</strong>e<br />
e prostituzione, la Cacho, che è stata fra<br />
i protagonisti della fiera “Più libri, più<br />
liberi”, conclusa da poco a Roma, spiega<br />
che <strong>il</strong> suo è solo un caso emblematico di<br />
un sistema più vasto in Messico dove <strong>il</strong><br />
98 per cento delle denunce si <strong>perde</strong><br />
perché “<strong>il</strong> potere pesa più dell’evidenza”.<br />
«Scrivo inchieste che smascherano un<br />
sistema di sfruttamento delle donne da<br />
parte di uomini politici senza scrupoli.<br />
E questo non accade solo in Messico.<br />
Vedo anche in Italia degli sprazzi di<br />
cambiamento: state rialzando la testa»<br />
dice la scrittrice, 49 anni, che vive protetta<br />
da una scorta federale a Cancun e<br />
che nonostante le continue minacce di<br />
morte e gli attentati e nonostante la<br />
United Nations Human Rights Counc<strong>il</strong><br />
le abbia consigliato di lasciare <strong>il</strong> paese,<br />
continua a fare le sue inchieste e a stare<br />
accanto ai più deboli. <strong>La</strong> sua vita è cambiata<br />
nel 2005 quando ha pubblicato in<br />
Messico l'inchiesta Los Demonios del<br />
Eden, supportata dalle dichiarazioni<br />
delle vittime e da prove f<strong>il</strong>mate con<br />
videocamera nascosta. Il famoso proprietario<br />
di alberghi Jean Succar Kuri,<br />
viene accusato di essere coinvolto in un<br />
giro di pornografia infant<strong>il</strong>e e prostituzione,<br />
insieme a importanti esponenti<br />
politici e uomini d'affari e la Cacho<br />
viene citata per diffamazione e arrestata<br />
<strong>il</strong>legalmente da un gruppo di poliziotti,<br />
picchiata e rinchiusa nel carcere<br />
di Puebla. «Quando ho pubblicato Los<br />
demonios del Eden già sapevo che questo<br />
mi avrebbe messo nel mirino della<br />
mafia -racconta- eppure, nella vita, ci<br />
sono momenti che ti cambiano, che ti<br />
fanno prendere una strada invece di<br />
un'altra. Nelle mie inchieste sullo sfruttamento<br />
della prostituzione ho intervistato<br />
tante ragazzine, e in loro ho scoperto<br />
moltissimo coraggio. Ma in particolare<br />
una, quando mi guardò negli<br />
occhi, mi disse: io te la racconto, la mia<br />
storia. Tu però giurami che non succederà<br />
più a nessun'altra bambina. Ecco,<br />
questa ragazzina stava ricreando un<br />
rapporto di fiducia con una persona<br />
adulta. E questo mi ha dato la forza per<br />
andare avanti».<br />
Di lei, Roberto Saviano ha parlato<br />
come “un modello per chiunque voglia<br />
fare giornalismo. E' una donna di<br />
grande coraggio che ha sopportato la<br />
prigione e la tortura per difendere una<br />
minoranza che nessuno ascolta, per<br />
attirare l'attenzione sugli abusi che<br />
bambine e donne devono subire in<br />
Messico e nelle parti più povere del<br />
mondo. Ha raccolto informazioni mai<br />
venute alla luce prima, ha rischiato in<br />
prima persona facendo i nomi di politici<br />
e imprenditori”.<br />
Senza mezzi termini e senza mai essere<br />
vaga, anche negli episodi raccontati nel<br />
libro, la Cacho spiega che “più dell’80<br />
per cento delle vittime della tratta sono<br />
donne, bambine e bambini e <strong>il</strong> mercato<br />
è in crescita. L'atteggiamento che dimostrano<br />
i potenti ci dice una cosa chiarissima:<br />
che dobbiamo ricominciare a<br />
pensare a una parola che pensavamo<br />
non esistesse più. E questa parola è<br />
schiavitù”.<br />
I piccoli evadono<br />
i grandi eludono<br />
a cura di<br />
GIORGIA MENNUNI<br />
In Italia pagare le tasse è una pratica poco sv<strong>il</strong>uppata.<br />
Le statistiche sull’evasione fiscale<br />
nazionale riempiono le prime pagine dei giornali<br />
e non c’è esecutivo che non prometta, nel<br />
momento in cui viene incaricato di governare<br />
<strong>il</strong> Paese, misure miracolose per colmare <strong>il</strong> gap<br />
del gettito mancante. Ma come si può pensare<br />
di anche solo poter risolvere <strong>il</strong> problema se<br />
non si riesce neanche a ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> termine<br />
corretto? Se non si capisce che <strong>il</strong> fenomeno da<br />
estirpare non è tanto l’evasione fiscale, quanto<br />
invece l’elusione?<br />
Il dizionario italiano aiuta. In questi casi,<br />
come in molti altri. L’evasione fiscale è l’attività<br />
<strong>il</strong>legale di occultamento di imponib<strong>il</strong>i e<br />
imposte; <strong>il</strong> termine indica tutti quei modi con<br />
cui <strong>il</strong> contribuente riduce o elimina <strong>il</strong> prelievo<br />
fiscale, violando specifiche norme. È <strong>il</strong>legale,<br />
ovviamente. L’elusione fiscale invece, lungi<br />
dall’essere <strong>il</strong>legale, è l’uso sleale da parte del<br />
contribuente di un istituto giuridico (nato per<br />
finalità diverse) con lo scopo di ridurre gli<br />
oneri fiscali; è la pratica, quindi, di porre in<br />
essere un negozio giuridico al solo fine di<br />
pagare meno tributi.<br />
Qual è la differenza, significato a parte, tra le<br />
due attività? Che una è <strong>il</strong>legale e l’altra no. Ma<br />
soprattutto che quella <strong>il</strong>legale è la pratica più<br />
diffusa tra i “piccoli” contribuenti, mentre<br />
quella lecita è sempre riconducib<strong>il</strong>e ai “grandi”<br />
contribuenti. Si pensi al piccolo commerciante<br />
che, per vizio o merito, emette meno<br />
scontrini di quelli che dovrebbe: lui è, per<br />
legge, un evasore. E va punito. Il manager<br />
bocconiano internazionale che possiede due<br />
società e sfrutta la disciplina della fusione per<br />
compensare ut<strong>il</strong>i e perdite e, quindi, per<br />
ridurre <strong>il</strong> carico fiscale non è un evasore. È un<br />
elusore. Perché non viola leggi ma sfrutta<br />
norme esistenti a fini, però, <strong>il</strong>leciti.<br />
<strong>La</strong> differenza deve essere chiara. Bene la lotta<br />
all’evasione, ma non si dimentichi la lotta<br />
all’elusione. Tanto poi si sa come va a finire: <strong>il</strong><br />
piccolo commerciante che non fa scontrini<br />
viene sanzionato di migliaia d’euro, <strong>il</strong> manager<br />
bocconiano viene “premiato” con lo<br />
scudo fiscale. C'est la vie.
ITALIA/MONDO Domenica 25 dicembre 2011<br />
23<br />
<strong>La</strong> manovra del Governo Monti comporterà considerevoli sacrifici per tutti<br />
Un Natale “in rosso” per l’Italia<br />
E sotto l’albero aumentano le tasse: Imu sulla prima casa, Iva e Irpef<br />
Dietrofront sulle liberalizzazioni, contestazione in Senato, chiesta la fiducia<br />
Quest’anno a Natale non ci sarà<br />
distinzione tra buoni e cattivi. Non<br />
importa, perché sotto l’albero, tutti<br />
gli italiani, troveranno meno regali<br />
e più tasse. Proprio così: la grave<br />
crisi internazionale, la speculazione<br />
sui titoli di Stato del nostro<br />
Paese, le turbolenze politiche che<br />
hanno colpito <strong>il</strong> nostro sistema<br />
governativo, i segnali della borsa<br />
hanno generato questa grave situazione,<br />
hanno causato, per l’Italia,<br />
l’ingresso in un tunnel lungo e buio<br />
di cui non si vede l’uscita. Per fare<br />
un po’ di luce, <strong>il</strong> Governo tecnico,<br />
capeggiato da Mario Monti, ha<br />
varato la manovra “salva Italia”, una<br />
vera e propria stangata, necessaria<br />
per risollevare le sorti del nostro<br />
Paese.<br />
Questo provvedimento, seppur<br />
impopolare, è l’unico modo che<br />
abbiamo per uscire dalla crisi, per<br />
r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> sistema economico italiano,<br />
per arrivare al pareggio di<br />
b<strong>il</strong>ancio nel 2014. I parlamentari<br />
hanno provato a modificare la<br />
manovra con numerosi emendamenti<br />
per renderla più equa, ma<br />
alla fine, tranne qualche piccolo<br />
ritocco, non c’è stato molto da fare,<br />
è arrivato <strong>il</strong> momento del sacrificio.Così<br />
sotto l’albero a Natale per<br />
tutte le famiglie ci saranno: Imu<br />
sulla prima casa (resa meno dura<br />
grazie alla detrazione di 50 euro<br />
per ogni figlio a carico entro i 26<br />
anni), aumento della benzina,<br />
dell’Iva, delle sigarette e degli addizionali<br />
regionali, poi c’è <strong>il</strong> congelamento<br />
delle pensioni sull’adeguamento<br />
annuale dovuto all’inflazione,<br />
questo provvedimento è stato<br />
mitigato dal mantenimento dell’indicizzazione<br />
fino al 2013 per le<br />
pensioni che arrivano fino a tre<br />
volte <strong>il</strong> minimo (circa 1.400 euro).<br />
Tutti costi in più che peseranno sui<br />
b<strong>il</strong>anci delle famiglie. Federconsumatori<br />
e Adusbef hanno provato a<br />
fare due conti, risultato: la manovra<br />
Monti peserà 1.129 euro sulle<br />
famiglie, sommando i rincari<br />
dovuti alle manovre fatte dal<br />
governo Berlusconi tra l’estate e<br />
l’autunno si arriva ad una cifra di<br />
3.160 euro per una famiglia composta<br />
da madre, padre e un figlio<br />
con una retribuzione netta di 32<br />
m<strong>il</strong>a euro all’anno.<br />
E <strong>il</strong> taglio alla casta? Tutti si aspettavano,<br />
in questa manovra, un<br />
sostanzioso taglio, ma per ora a<br />
sparire è solo l’istituto del vitalizio,<br />
gli stipendi verranno ritoccati in<br />
seguito. Tutti volevano un taglio<br />
sui costi della politica e così<br />
andranno ad estinguersi le<br />
Province al termine dei mandati.<br />
Ci si aspettava una patrimoniale<br />
che colpisse i ricchi patrimoni,<br />
invece dalla manovra si capisce che<br />
si tenderà a colpire ciò che gli italiani<br />
intendono per ricchezza: la<br />
casa e i beni di lusso più diffusi.<br />
Poco si è fatto per le rendite finanziarie,<br />
mentre i capitali scudati<br />
rientrati in Italia saranno tassati<br />
all’1,35% annuo e ci sarà una tassa<br />
per i proprietari di immob<strong>il</strong>i all’estero.<br />
Quasi niente invece per la<br />
crescita visto <strong>il</strong> passo in dietro fatto<br />
sulle liberalizzazioni che dovevano<br />
colpire i taxi e le farmacie a favore<br />
della concorrenza, proprio su questo<br />
punto i leader politici hanno<br />
avuto qualcosa da dire.<br />
Pierluigi Bersani del Pd dice:<br />
«Siamo stupiti, per non dire stupefatti,<br />
dalla chiusura e dalla debolezza<br />
della manovra sulle liberalizzazioni».<br />
Pier Ferdinando Casini,<br />
Terzo Polo, sottolinea che «si poteva<br />
certamente fare di più». Mentre<br />
l’ex premier S<strong>il</strong>vio Berlusconi, Pdl,<br />
nutre «molte perplessità sulla<br />
manovra».<br />
Insomma <strong>il</strong> consenso politico di<br />
cui godeva l’attuale esecutivo, un<br />
mese fa, all’inizio del mandato,<br />
sembra scricchiolare un po’.<br />
Proprio la contestazione in Senato,<br />
da parte dei senatori della Lega<br />
Nord, sulla manovra ha reso <strong>il</strong><br />
clima politico incandescente, e <strong>il</strong><br />
Governo è stato costretto a chiedere<br />
la fiducia per approvare <strong>il</strong> documento<br />
cosciente del fatto che Idv,<br />
Sel e Lega Nord voteranno contro.<br />
Intanto <strong>il</strong> tempo passa, le borse<br />
non danno segnali positivi, l’economia<br />
italiana è in recessione<br />
tecnica e per <strong>il</strong> futuro ci sono<br />
solo sacrifici e poche speranze<br />
di crescita.<br />
Forse è <strong>il</strong> caso di scrivere nella letterina:<br />
caro Babbo Natale se puoi<br />
quest’anno cerca di far arrivare<br />
l’Italia al Natale del 2012, grazie da<br />
tutti gli italiani.<br />
Alcol<br />
avvelenato,<br />
107 morti<br />
Il b<strong>il</strong>ancio delle vittime è pesante:<br />
107 i morti in India a causa di<br />
un liquore di contrabbando<br />
avvelenato. Le stime però potrebbero<br />
salire, visto che si tratta<br />
di povera gente che viveva in<br />
una decina di v<strong>il</strong>laggi alla frontiera<br />
con <strong>il</strong> Bangladesh nel<br />
Bengala occidentale.<br />
Secondo fonti sanitarie e autorità<br />
locali i decessi sarebbero<br />
dovuti infatti alla contaminazione<br />
dell'alcol con metanolo, la cui<br />
presenza è stata r<strong>il</strong>evata in almeno<br />
20 delle vittime. Il v<strong>il</strong>laggio<br />
più colpito è stato quello di<br />
Mograhat che si trova a una cinquantina<br />
di ch<strong>il</strong>ometri dalla<br />
capitale Kolkata.<br />
Il liquore è stato prodotto da una<br />
fabbrica di Mograhat, che è stata<br />
attaccata e danneggiata durante<br />
una manifestazione di protesta.<br />
Il governo del Bengala occidentale<br />
ha invitato la popolazione<br />
alla calma e promesso un indennizzo<br />
di 200m<strong>il</strong>a rupie (2.800<br />
euro) alle famiglie delle vittime.<br />
Si tratta, assicurano le fonti ufficiali<br />
locali, della più importante<br />
tragedia di questo genere registrata<br />
nel Bengala occidentale.<br />
Situazione critica negli ospedali<br />
per la mancanza di posti letto.<br />
<strong>La</strong> rivista statunitense TIME lo elegge personaggio dell’anno<br />
2011, <strong>il</strong> tempo del manifestante<br />
Dalla “Primavera Araba” al movimento “Occupy Wall Street”<br />
L’anno appena concluso ha segnato la storia<br />
internazionale. Siamo stati testimoni di cambiamenti<br />
globali che modificheranno la nostra<br />
vita e <strong>il</strong> nostro modo di pensare. <strong>La</strong> recessione<br />
mondiale, la crisi del sistema capitalistico globale<br />
ha generato profonde spaccature sociali in<br />
tutte le nazioni, di conseguenza, la gente ha<br />
reagito manifestando <strong>il</strong> suo dissenso.<br />
Tutto è cominciato quando un venditore di<br />
frutta tunisino si è dato fuoco in una piazza<br />
pubblica, quella era la scint<strong>il</strong>la che avrebbe<br />
innescato la bomba scoppiata di lì a poco che<br />
ha preso <strong>il</strong> nome di: “Primavera Araba” ed ha<br />
portato al rovesciamento dei dittatori di<br />
Tunisia, Egitto e Libia scuotendo i regimi di<br />
Siria, Yemen e Bahrein. Questo primo assaggio<br />
di manifestanti furiosi ha scosso gli animi di<br />
tutti gli oppressi del mondo, che si sono organizzati<br />
per scendere in piazza a gridare per<br />
difendere i loro diritti. Una ondata democratica<br />
che è arrivata fino in Messico, dove la gente<br />
ha manifestato contro i cartelli della droga, ha<br />
toccato le coste greche infrangendosi contro i<br />
leader irresponsab<strong>il</strong>i, poi di nuovo oltre oceano,<br />
in America, per occupare spazi pubblici protestando<br />
contro la diseguaglianza fra i redditi ed<br />
ancora in Russia per spazzare via un’autocrazia<br />
corrotta. Il simbolo del 2011 è dunque <strong>il</strong> “manifestante”<br />
e proprio per celebrarlo <strong>il</strong> TIME, noto<br />
settimanale statunitense, che elegge per tradizione<br />
l’uomo dell’anno sulla prima pagina del<br />
numero di dicembre lo ha scelto come soggetto.<br />
L’editore della rivista americana, Rick<br />
Stengel, ha commentato la scelta: «Esiste un<br />
punto di non ritorno globale per la frustrazione?<br />
Ovunque, a quanto pare, la gente diceva di<br />
essere stufa. Incarnava letteralmente <strong>il</strong> concetto<br />
che l’azione individuale può portare a un<br />
cambiamento collettivo e colossale. E sebbene<br />
fosse inteso in modo diverso a seconda dei<br />
diversi luoghi, <strong>il</strong> concetto di democrazia era<br />
presente ogni volta che essa si radunava».<br />
Stengel conclude spiegando che «poiché è in<br />
grado di acquisire e mettere in evidenza un<br />
senso globale di viva speranza, di ribaltare<br />
governi e saggezza convenzionale, di combinare<br />
le più antiche tecniche con le più moderne<br />
tecnologie per accendere una luce sulla dignità<br />
umana e, infine, di guidare <strong>il</strong> pianeta verso un<br />
più democratico seppure talvolta più pericoloso<br />
cammino nel XXI secolo, <strong>il</strong> Manifestante è <strong>il</strong><br />
personaggio dell’anno 2011 di TIME».<br />
Pagina a cura di<br />
DAVIDE SAVINO<br />
In India<br />
<strong>La</strong> manifestazione di piazza come strumento di<br />
cambiamento, di forza e di democrazia, con <strong>il</strong><br />
manifestante vero protagonista indiscusso del<br />
nostro tempo. Tutti questi moti hanno dimostrato<br />
di avere dei solidi sostenitori, basti vedere<br />
come l’esasperazione dei greci si sia trasformata<br />
in costanza nel dire “no” ai propri leader,<br />
o come l’ostinata perseveranza del movimento:<br />
“Occupy Wall Street” abbia fatto proseliti in<br />
tutto <strong>il</strong> mondo sotto lo slogan: “Noi siamo <strong>il</strong><br />
99%”, facendo seguito ai movimenti degli:<br />
“Indignados” e dei giovani della “Primavera<br />
Araba”. E al coraggio degli elettori russi, schierati<br />
contro chi dovevano eleggere, dopo i brogli<br />
per l’elezione della Duma da parte di Putin.<br />
L’ANGOLO<br />
Vedo nero, se penso a un folle razzista, istigato<br />
da dottrine disumane e croci celtiche,<br />
che uccide scegliendo di colpire chi ha la<br />
pelle di questo colore. Vedo verde, se penso a<br />
quelle bandiere padane sventolate a suon di<br />
“Gli stranieri? Fora dai ball!” nel nome di un<br />
Governo. Vedo rosso, se penso al sangue versato<br />
da due innocenti uccisi dall’odio. Vedo<br />
bianco, se penso ai volti di quelli che non tollerano,<br />
quelli per cui Samb Modou e Diop<br />
Mor erano solo due fastidiosi venditori<br />
ambulanti.<br />
Pietro Esposito