La camorra perde il pizzo
Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...
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10 Domenica<br />
25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />
LA SOLIDARIETÀ SI MOLTIPLICA<br />
A Casa Nazareth<br />
mensa, ambulatori<br />
e tanto altruismo<br />
Un forte centro di solidarietà presente a<br />
Salerno è l’associazione di volontariato O-<br />
asi, un gruppo di persone semplici, di tutte<br />
le estrazioni sociali, che tendono a dare<br />
risposta al disagio, cercando di evitare <strong>il</strong><br />
semplice assistenzialismo. Nasce nel 1985<br />
dall’esperienza del parroco Don Pietro<br />
Mari che decide di dare un posto letto ai<br />
tanti senegalesi che in quegli anni sbarcavano<br />
sulle coste italiane e si ritrovavano a<br />
vivere in stalle prive di ogni norma igienico-sanitaria.<br />
<strong>La</strong> prima abitazione viene<br />
acquistata a Baronissi dove vengono<br />
accolti circa 40 stranieri. Ma la solidarietà,<br />
si sa, è un moltiplicatore eccezionale, per<br />
cui i senegalesi iniziano<br />
ad ospitare<br />
in questa prima<br />
struttura parenti<br />
ed amici. Ognuno<br />
si accampa come<br />
può, con materassi<br />
e coperte a terra, e<br />
ci dice <strong>il</strong> presidente<br />
dell’Oasi, Antonio<br />
Bonifacio: «E’ diffic<strong>il</strong>e<br />
dire no e cacciar<br />
via le persone in sovrannumero». Si<br />
pensa allora ad acquistare altre abitazioni.<br />
In poco tempo vengono aperte altre case<br />
di solidarietà. Oggi l’Oasi opera a Salerno,<br />
presso Casa Nazareth nel rione Pastena, a<br />
Giffoni Valle Piana, a Baronissi, a Montecorvino<br />
e a San Mango Piemonte. Nella<br />
provincia campana la struttura dispone di<br />
una mensa aperta ogni giorno a pranzo, di<br />
un ambulatorio sanitario, dello sportello<br />
legale e di un ambulatorio per <strong>il</strong> sostegno<br />
psicologico e psichiatrico. Una missione<br />
che va emulata.<br />
<strong>La</strong> solitudine, così come la disperazione,<br />
ha molte facce e altrettante<br />
voci. Specie per coloro che dalla<br />
vita hanno ricevuto ben poco e,<br />
all’improvviso, si ritrovano ad affrontare<br />
lo shock di un incontro<br />
con un Paese nuovo. Un mondo<br />
diverso da quello conosciuto (attraverso<br />
la tv o i giornali) e che<br />
spesso li respinge o li accoglie con<br />
difficoltà. Sono i migranti, spesso<br />
“invisib<strong>il</strong>i”, fuggiti da guerre, vittime<br />
di trafficanti, testimoni di un<br />
viaggio diffic<strong>il</strong>e per arrivare in quel<br />
Belpaese che forse così bello non è.<br />
Oltre ai problemi di quotidiana sopravvivenza,<br />
che riguardano la<br />
possib<strong>il</strong>ità di nutrirsi e di trascorrere<br />
la notte in un ricovero notturno,<br />
i nuovi “inqu<strong>il</strong>ini” avvertono<br />
imperiosa l’esigenza di essere riconosciuti<br />
legalmente, di avere una<br />
residenza: senza fissa dimora non<br />
possono ottenere assistenza sanitaria,<br />
inserimento nelle liste d’impiego,<br />
la patente e tutti gli altri servizi.<br />
<strong>La</strong> mancanza di cittadinanza li<br />
rende “inesistenti” e, dunque, privati<br />
dei loro diritti fondamentali.<br />
E così, nel tentativo di ricostruire<br />
un’identità smarrita e di restituire<br />
A Salerno gli avvocati-volontari aprono uno sportello<br />
Via toghe e lustrini<br />
la legge va in strada<br />
Assistenza legale gratuita per immigrati e senza tetto<br />
una dignità lacerata da un sistema<br />
sociale che genera prevalentemente<br />
meccanismi di esclusione (sembra<br />
un miraggio l’articolo 2 della<br />
Costituzione, ossia “l’adempimento<br />
dei doveri inderogab<strong>il</strong>i di solidarietà<br />
politica, economica e sociale”),<br />
alcuni volontari salernitani,<br />
Gino Daraio, Antonio Bonifacio e<br />
Antonio Romano, già impegnati in<br />
un servizio di accoglienza notturna<br />
e dotati di competenze nel campo<br />
del diritto, hanno promosso<br />
un’ulteriore iniziativa di solidarietà<br />
verso gli homeless salernitani, diretta<br />
ad offrire loro gratuitamente<br />
consulenza ed assistenza legale. A-<br />
gli inizi del mese di novembre<br />
2011, in accordo con l’Associazione<br />
“Avvocato di strada Onlus” (un’-<br />
organizzazione nazionale con sede<br />
a Bologna, nata nel febbraio 2000<br />
con lo scopo di seguire ed aiutare<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o legale immigrati e<br />
non senza fissa dimora), è stato<br />
infatti attivato anche a Salerno uno<br />
sportello di “Avvocato di Strada”,<br />
per consentire un effettivo accesso<br />
alla giustizia a quei soggetti che,<br />
vivendo per strada, sono ignorati, a<br />
volte disprezzati, o semplicemente<br />
emarginati.<br />
Lo sportello salernitano è attivo<br />
all’interno dell’associazione “Oasi”<br />
di Salerno, che da molti anni cerca<br />
di contrastare varie forme di povertà<br />
e marginalità, di sostenere l’anello<br />
debole della catena sociale.<br />
“Avvocato di strada” è un vero e<br />
proprio studio legale nell’accoglienza,<br />
nella consulenza, nell’istruzione<br />
delle pratiche. Vi partecipano<br />
a rotazione avvocati e praticanti,<br />
coordinati dall’avv. Antonio<br />
Romano, chiamati ad esercitare la<br />
loro professione a titolo gratuito<br />
(anche in assenza dei requisiti per<br />
l’accesso al gratuito patrocinio).<br />
Numerosi professionisti salernitani,<br />
inoltre, pur non rendendosi<br />
disponib<strong>il</strong>i a svolgere attività di<br />
sportello, si impegnano a trattare<br />
senza alcun compenso almeno una<br />
causa all’anno in favore degli homeless,<br />
ove risultasse necessario in<br />
base a segnalazione della struttura<br />
competente. Tutto ciò perché fare<br />
l’avvocato non significa tutelare <strong>il</strong><br />
malfattore e consentirgli di sfuggire<br />
alle mani della giustizia, ma assicurare<br />
a tutti un giusto trattamento<br />
indipendentemente dal ceto e<br />
dalla condizione personale e sociale.<br />
<strong>La</strong> chiusura nei confronti dei<br />
migranti è <strong>il</strong> primo muro da abbattere.<br />
<strong>La</strong> cultura dell’accoglienza e<br />
dell’assistenza dovrebbe essere<br />
inst<strong>il</strong>lata in ognuno di noi, perché a<br />
volte lo scontro può diventare<br />
anche incontro se si creano le condizioni<br />
di un reciproco rispetto.<br />
Pagina a cura di<br />
MARIA DI NAPOLI<br />
Il professore Daraio<br />
«Ospitare<br />
è lavoro<br />
di pochi»<br />
Uno dei promotori dello sportello “Avvocato<br />
di strada” di Salerno è <strong>il</strong> dott. Girolamo<br />
Daraio, avvocato e professore al campus<br />
di Fisciano.<br />
Cosa si prova a svolgere l’attività di professionista-volontario?<br />
«Un grande entusiasmo, che noto soprattutto<br />
nei giovani, perché si tratta di un’attività<br />
che nob<strong>il</strong>ita la professione. <strong>La</strong> parola<br />
avvocato deriva dal latino advocatus, voco +<br />
ad, ossia chiamato a difendere, per cui l’avvocato<br />
è colui che intercede tra chi domanda<br />
giustizia e chi la deve rendere. Poi non<br />
necessariamente tutte le problematiche sfociano<br />
nella sede giudiziaria; la giustizia può<br />
essere anche ottenere <strong>il</strong> permesso di soggiorno,<br />
ottenere la residenza, ottenere la<br />
prestazione sanitaria o un servizio sociale. E<br />
quindi l’avvocato non può che trarne un appagamento<br />
spirituale, perché l’attività è di<br />
volontariato<br />
assoluto».<br />
Come funziona<br />
a Salerno<br />
la rete di assistenza<br />
pubblico-privata<br />
ai senza tetto?<br />
«Una rete<br />
pubblica non<br />
mi sembra ci<br />
sia, se non i<br />
servizi sociali che sono molto lapidari da<br />
questo punto di vista. <strong>La</strong> rete sociale è<br />
proiettata soprattutto a far fronte ai bisogni<br />
primari, quindi vi sono delle mense<br />
diurne, dei dormitori, dei centri d’ascolto.<br />
Finora è mancata una struttura che funzioni<br />
come un vero e proprio ufficio legale;<br />
<strong>il</strong> nostro sportello dovrebbe fornire gratuitamente<br />
assistenza legale a tutti i senza<br />
fissa dimora».<br />
Secondo lei Salerno è accogliente verso<br />
le persone che vivono per strada?<br />
«Io vedo indifferenza, parlare di accoglienza<br />
è un discorso azzardato. Si è provato ad<br />
esempio nel centro storico ad aprire una<br />
struttura pubblica da adibire a dormitorio,<br />
ma subito c’è stata la rimostranza della<br />
gente del posto. Non si è ancora pronti ad<br />
ospitare perché si teme che l’immigrato<br />
venga in Italia a togliere <strong>il</strong> posto a qualcuno.<br />
L’accoglienza purtroppo è ancora un<br />
lavoro di pochi».<br />
Più storie, unico dramma<br />
Esclusi,<br />
invisib<strong>il</strong>i,<br />
uomini<br />
Le storie di quanti si rivolgono allo sportello<br />
sono varie, da una denuncia per<br />
intontimento da farmaci per la salute<br />
scambiata per ubriachezza, al clochard<br />
multato per non aver attraversato sulle<br />
strisce pedonali. E nel caso di immigrati<br />
non sono questioni da poco: anche una<br />
denuncia di minima entità è sufficiente a<br />
bloccare <strong>il</strong> permesso di soggiorno.<br />
Diversi, multietnici, ma con unico comune<br />
denominatore: la sensazione di non<br />
essere “accolti”, di essere considerati<br />
oggetti indesiderati e non persone con<br />
drammi personali, fam<strong>il</strong>iari che non<br />
interessano a nessuno. Una sensazione,<br />
un rifiuto che creano un disagio e allora<br />
non resta che bere, rifugiarsi con un<br />
gruppo di amici e scolarsi cartoni e cartoni<br />
di vino per allontanarsi da una<br />
realtà che<br />
non li vuole.<br />
Coloro che si<br />
avvicinano o<br />
allo sportello<br />
o ai dormitori<br />
o alle mense<br />
sono persone<br />
che hanno<br />
bisogno di essere<br />
integrate,<br />
riconosciute.<br />
Sono uomini disposti a raccontare, se<br />
trovano gente “amica” si aprono. Nei<br />
loro Paesi molti vivrebbero meglio perché<br />
avrebbero l’appoggio dei parenti,<br />
degli amici, ma dopo anni, trascorsi in<br />
Italia alla ricerca della cosiddetta fortuna,<br />
non hanno <strong>il</strong> coraggio di ritornare a<br />
mani vuote, da <strong>perde</strong>nti. In più le famiglie<br />
d’origine spesso non sanno come<br />
vivono o hanno perso i contatti con i<br />
loro figli, con i loro padri.<br />
A volte <strong>il</strong> semplice disagio per la lontananza<br />
da casa può diventare una malattia:<br />
la depressione.<br />
E allora si commuovono e piangono<br />
interrottamente se qualcuno, ad esempio<br />
un volontario, si prende cura di loro<br />
e gli offre un pezzo di pizza. Perché<br />
anche un piccolo gesto può dare un pizzico<br />
di felicità.