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La camorra perde il pizzo

Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...

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PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />

7<br />

“È tutto per stasera”, libro postumo di Em<strong>il</strong>io Rossi, presentato a Caserta<br />

Il senso perduto dell’etica<br />

«Oggi, più che di professori, c’è<br />

bisogno di maestri». Parola di<br />

Emmanuele M<strong>il</strong>ano, ex direttore<br />

di Rai 1, che è intervenuto così<br />

ricordando Em<strong>il</strong>io Rossi, primo<br />

direttore del Tg1, autore del libro<br />

« È tutto per stasera». Un libro<br />

postumo edito dall’Ucsi (Unione<br />

cattolica stampa italiana), che ha<br />

promosso l’evento «L’etica del<br />

giornalista, l’esempio di Em<strong>il</strong>io<br />

Rossi», nella Biblioteca del Seminario<br />

della Diocesi di Caserta.<br />

Nel libro di Em<strong>il</strong>io Rossi c’è <strong>il</strong> racconto<br />

di un giornalista schivo e<br />

discreto, della sua intensa esperienza,<br />

dalla Rai di Genova alla<br />

Segreteria programmi di Bernabei<br />

al Tg1, sempre alla ricerca<br />

della fedeltà a un’idea forte di servizio<br />

pubblico, pur rivestendo un<br />

ruolo esposto a m<strong>il</strong>le tentazioni<br />

di parte.<br />

Perché, oggi più che mai, c’è bisogno<br />

di ricordare figure di tale<br />

Il direttore del Tg1 ferito dalle Br modello<br />

del vero giornalismo dalla parte della gente<br />

caratura per capire cos’è stata la<br />

tv di Stato e perché non è più sentita<br />

come un bene comune: la più<br />

grande azienda culturale del<br />

Paese, la Rai, è oggi condannata al<br />

declino per <strong>il</strong> legame troppo<br />

stretto con la politica. Un legame<br />

“pericoloso” per l’informazione<br />

dei cittadini, come lascia intendere<br />

Em<strong>il</strong>io Rossi nel sottotitolo del<br />

suo libro: «Quando la politica<br />

entra nei Tg».<br />

«Dopo aver scritto alcuni capitoli<br />

– ricorda M<strong>il</strong>ano – Em<strong>il</strong>io me li<br />

mandò perché gli dessi un giudizio.<br />

<strong>La</strong> mia osservazione fu questa:<br />

Parli troppo bene di tutti, sei<br />

troppo disposto a sottolineare di<br />

ogni persona gli aspetti positivi.<br />

Se non mordi nessuno, come<br />

faranno i giornali a occuparsi del<br />

tuo libro?».<br />

Pagine in cui Rossi, come in una<br />

sorta di esame di coscienza,<br />

cerca sostanzialmente di rispondere<br />

a un quesito: <strong>il</strong> giornalista<br />

informa oppure cerca di assecondare<br />

i gusti del pubblico<br />

assuefatto al “giornalismo inventato”?<br />

Do-manda oggi più che<br />

mai attuale, che riflette lo stato<br />

dell’arte dell’informazione, asservita<br />

alla politica, troppo<br />

ancorata al gossip, alla cronaca<br />

nera e avulsa da ciò che avviene<br />

oltre i confini nazionali.<br />

Eppure Rossi fu direttore del Tg1<br />

in un periodo di forti tensioni<br />

sociali, di cui egli stesso fu vittima<br />

quando, nel 1977, fu gambizzato<br />

dalle Brigate Rosse. Ma non bastò<br />

questo a fermare quella che considerava<br />

una missione, e cioè salvaguardare<br />

<strong>il</strong> prestigio del servizio<br />

pubblico, preservandolo, per<br />

quanto possib<strong>il</strong>e, dalle minacce<br />

della lottizzazione, reale causa<br />

della perdita di credib<strong>il</strong>ità del servizio<br />

pubblico.<br />

«Em<strong>il</strong>io Rossi ha sempre combattuto<br />

questo fenomeno - spiega<br />

Andrea Melodia, presidente<br />

nazionale dell’Ucsi – Era un<br />

intellettuale cattolico di grande<br />

finezza, più portato a capire i<br />

punti di vista che a bacchettare.<br />

Condivideva l’idea di un servizio<br />

pubblico unico e indivisib<strong>il</strong>e, ma<br />

oggi la Rai non lo è; non è in<br />

grado di porsi come bussola<br />

all’interno del sistema comunicativo<br />

e un servizio pubblico che<br />

non trova la sua legittimazione è<br />

destinato a morire».<br />

Da qui la necessità da parte di<br />

chi esercita questo mestiere di<br />

invertire la rotta e ritrovare <strong>il</strong><br />

vero senso della propria funzione,<br />

che sta nel garantire ai cittadini<br />

un’attività con finalità pubblica.<br />

Quale etica? Quali valori?<br />

Onestà intellettuale e professionale,<br />

di cui proprio Em<strong>il</strong>io Rossi<br />

è stato esempio lampante. Perché,<br />

ciò che conta realmente in<br />

un am-biente pluralista e frammentato,<br />

sono i principi deontologici<br />

che conducono al riconoscimento<br />

di un solo padrone: <strong>il</strong><br />

pubblico.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIAROSARIA DI CICCO<br />

MEDIA E SPIRITUALITA’<br />

Da cinquant’anni<br />

la comunicazione<br />

ispirata alla Chiesa<br />

L’Ucsi è nata nel 1959 per iniziativa di<br />

alcuni giornalisti dell’epoca che, negli<br />

anni del dopoguerra sentirono l’esigenza<br />

di creare un’associazione professionale<br />

riservata esclusivamente agli operatori<br />

dell'informazione. Già nel 1940, per l’incoraggiamento<br />

di Mons. Giovanni<br />

Battista Montini (<strong>il</strong> futuro Paolo VI) nacque<br />

la Pia Unione S. Francesco di Sales,<br />

che operò per qualche tempo per favorire<br />

un arricchimento culturale e spirituale<br />

dei giornalisti.<br />

A S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti,<br />

si ispirarono, nel maggio del ‘59 i<br />

fondatori dell’Ucsi: Raimondo Manzini<br />

(primo presidente<br />

nazionale),<br />

Giuseppe Dalla<br />

Torre, Guido Gonella,<br />

Enrico Lucatello,<br />

Pietro Pavan,<br />

Carlo Trabucco,<br />

Federico A-<br />

lessandrini e Andrea<br />

Spada. Nel<br />

settembre dello<br />

stesso anno ci fu<br />

l’approvazione della Conferenza Episcopale<br />

Italiana.<br />

Nel 1965 fu introdotta l’incompatib<strong>il</strong>ità<br />

degli incarichi nell’Unione con quelli di<br />

partito o comunque politici. <strong>La</strong> promozione<br />

di un comitato nazionale di mediaetica,<br />

in analogia con <strong>il</strong> comitato di bioetica,<br />

è stata da tempo avanzata dall’Ucsi e<br />

ha raccolto l’apprezzamento di Giovanni<br />

Paolo II e del presidente Ciampi, ma la<br />

proposta non ha mai trovato realizzazione<br />

concreta nelle istituzioni.<br />

MONS. FARINA<br />

«Creare<br />

coesione sociale»<br />

TROTTA<br />

Richiamo<br />

al rigore<br />

FERRAIUOLO<br />

«Gestiva <strong>il</strong> potere<br />

ma non lo usava»<br />

MELODIA<br />

«Un esempio<br />

per i giovani»<br />

All’incontro in ricordo<br />

di Em<strong>il</strong>io<br />

Rossi, ha presieduto<br />

anche <strong>il</strong> vescovo<br />

di Caserta, Pietro<br />

Farina, secondo <strong>il</strong><br />

quale anche la<br />

stampa, nel pieno<br />

rispetto dei principi<br />

etici, può aiutare<br />

a creare una rete di relazioni coesa tra<br />

i credenti, scambi di idee e opinioni.<br />

Il vescovo ha voluto però sottolineare<br />

soprattutto l’importanza della verità: «<strong>La</strong><br />

libertà fine a se stessa - ha affermato - non<br />

porta da nessuna parte, occorre fare sintesi.<br />

<strong>La</strong> libertà è <strong>il</strong> grande valore.<br />

<strong>La</strong> Chiesa arriva a tutti gli uomini ed è<br />

importante, per esempio, l’inserto della<br />

diocesi all’interno di un giornale, che ben<br />

sintetizza la dimensione locale con quella<br />

universale, che significa apertura all’uomo<br />

nell’interezza».<br />

«Quello del giornalista<br />

è un mestiere<br />

molto cambiato,<br />

oserei dire<br />

quasi degradato»:<br />

è stata questa la<br />

prima affermazione<br />

di Donatella<br />

Trotta, presidente<br />

Ucsi Campania.<br />

«Mantenere sempre <strong>il</strong> rigore etico - ha<br />

continuato - è <strong>il</strong> solo modo per fare bene<br />

<strong>il</strong> proprio lavoro e <strong>il</strong> compianto collega<br />

Em<strong>il</strong>io Rossi ce ne ha dato un grande<br />

esempio». Donatella Trotta ha curato <strong>il</strong><br />

settore cultura de Il Mattino e da alcuni<br />

anni è impegnata nella promozione di<br />

una cultura per infanzia attraverso l’associazione<br />

Kolibrì e in collaborazione con<br />

l’Unicef. Ha ricevuto per <strong>il</strong> suo impegno<br />

professionale molti riconoscimenti, tra i<br />

quali <strong>il</strong> “Premio Andersen 2004” per la<br />

promozione del libro e della lettura.<br />

Il dibattito sull’etica<br />

giornalistica è<br />

stato moderato da<br />

Luigi Ferraiuolo,<br />

consigliere nazionale<br />

dell’Ucsi,<br />

nonché curatore<br />

del corso di comunicazione<br />

per addetti<br />

stampa dell’Istituto<br />

di Scienze Religiose di Caserta,<br />

inaugurato proprio nel corso della serata.<br />

Una scelta non casuale: «Possiamo<br />

costruire una nuova tv e una nuova Rai,<br />

un servizio pubblico migliore oggi? Questo<br />

è uno degli interrogativi per cui ho organizzato<br />

la lectio dedicata a Em<strong>il</strong>io Rossi -<br />

ha spiegato Ferraiuolo - perché nella sua<br />

vita è stato un manuale di giornalismo,<br />

ma soprattutto di etica e deontologia giornalistica.<br />

Mai ha usato in proprio l’enorme<br />

potere che ha gestito. E <strong>il</strong> suo libro ne è<br />

la prova».<br />

Attualmente <strong>il</strong><br />

presidente nazionale<br />

dell’Ucsi è<br />

Andrea Melodia,<br />

già giornalista e<br />

dirigente RAI, docente<br />

di Teoria e<br />

tecnica del linguaggio<br />

radiotelevisivo<br />

all’Università<br />

Lumsa di Roma. Melodia ha curato la<br />

presentazione del suo libro È tutto per<br />

stasera dove, tra l’altro, ha voluto evidenziare<br />

l’importanza che <strong>il</strong> libro può avere<br />

soprattutto per i giovani: «Credo che in<br />

questo libro i giovani giornalisti possano<br />

trovare un modello di etica, di passione<br />

professionale e anche un racconto storico,<br />

in forma autobiografica, essenziale<br />

per conoscere la storia della Rai, spesso<br />

intrecciata con aspetti importanti e poco<br />

noti di storia italiana della seconda metà<br />

del XX secolo».

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