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La camorra perde il pizzo

Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...

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Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno<br />

Direttore Sergio Zavoli<br />

Redazione - Via Ponte Don Mel<strong>il</strong>lo, 84084 Fisciano - Salerno<br />

tel. 089.969437 - fax 089.969618 - www.<strong>il</strong>giornalista.unisa.it<br />

ema<strong>il</strong>: giornalismo@unisa.it<br />

Sped. Abb. Post. - 70% -<br />

CNS/CBPA Sud/Salerno<br />

Anno VI n. 53 € 0,50 Domenica 25 dicembre 2011<br />

Riflessioni di Natale<br />

Tempo di austerity:<br />

cassa integrazione<br />

per i cittadini del cielo<br />

CARMINE LUCIANO<br />

Pagina 3<br />

Dal figlio Renzo<br />

Donate all’Università<br />

tutte le opere<br />

di Roberto Rossellini<br />

IMMA SOLIMENO<br />

Pagina 19<br />

Incontro all’Ateneo<br />

I giornalisti<br />

tra diritto alla verità<br />

e rispetto della privacy<br />

FRANCESCO SERRONE<br />

Pagina 2<br />

Denunce in aumento: scricchiola <strong>il</strong> potere del racket nella regione<br />

<strong>La</strong> <strong>camorra</strong> <strong>perde</strong> <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong><br />

Tano Grasso: «Seguite l’esempio dei commercianti di Ercolano»<br />

I racconti vissuti in prima<br />

persona da commercianti<br />

che hanno detto no al racket<br />

fanno venire la pelle d’oca<br />

solo a leggerli. Ma solo attraverso<br />

le loro storie e le loro<br />

lotte si può capire quanto la<br />

<strong>camorra</strong> può incidere sulla<br />

vita di una comunità. Sono<br />

loro i salvatori della patria,<br />

coloro che con la forza della<br />

paura hanno deciso di<br />

denunciare i propri estorsori.<br />

A loro va <strong>il</strong> merito di aver<br />

dimostrato che è possib<strong>il</strong>e<br />

non piegarsi al pagamento<br />

del <strong>pizzo</strong>: se si vuole veramente<br />

si può.<br />

FUSCO, GALZERANO<br />

e LIGUORI<br />

Pagine 12 e 13<br />

L’ambasciatore Risi<br />

«Cronache<br />

dall’estero:<br />

la stampa<br />

italiana<br />

è in deficit»<br />

EMANUELA DE VITA<br />

Pagina 8<br />

A Napoli <strong>il</strong> World Press Photo 2011<br />

Il mondo a 360 scatti<br />

PIETRO ESPOSITO Pagina 11<br />

Lezione del presidente<br />

Corecom a guardia<br />

delle emittenze tv<br />

Zaccaria: controlli<br />

su par condicio<br />

e tutela dei minori<br />

IMMA SOLIMENO<br />

Pagina 5<br />

“Riprendiamoci la Rai”<br />

Servizio pubblico<br />

senza padroni<br />

Convegno<br />

sulla crisi<br />

dell’informazione<br />

SIMONE SPISSO<br />

Pagina 6<br />

<strong>La</strong> soap girata a Pos<strong>il</strong>lipo<br />

Un Posto al Sole:<br />

16 anni di successi<br />

Non solo audience<br />

ma impegno<br />

nel sociale<br />

ASSUNTA LUTRICUSO<br />

Pagina 18<br />

Campania<br />

Economia<br />

ripresa<br />

possib<strong>il</strong>e<br />

Napoli è una città stanca.<br />

Napoli è una città ammalata.<br />

Napoli è una città straziata.<br />

Ma mai, mai, Napoli<br />

sarà una città rassegnata.<br />

Questo è lo spirito con cui<br />

è nata la prima rassegna<br />

sulla Campania e l’economia<br />

del Mediterraneo, organizzata<br />

dal quotidiano<br />

“Il Denaro” in collaborazione<br />

con la Camera di<br />

Commercio di Napoli.<br />

<strong>La</strong> Mostra d’Oltremare ha<br />

ospitato <strong>il</strong> 9 e 10 dicembre<br />

“Napoli 2020”: più di ottanta<br />

relatori (rappresentanti<br />

delle istituzioni, economisti,<br />

accademici, imprenditori)<br />

si sono confrontati sul<br />

tema delicato della profonda<br />

crisi in cui versa la città e<br />

tutto <strong>il</strong> Mezzogiorno. Dal<br />

convegno sono emersi i<br />

punti deboli dell’economia<br />

campana, in primis l’incapacità<br />

delle grandi imprese<br />

di venire alla luce, e le possib<strong>il</strong>i<br />

aree di miglioramento.<br />

«Oggi cominciamo a scrivere<br />

<strong>il</strong> futuro della nostra città»<br />

ha detto Alfonso Ruffo,<br />

direttore de “Il Denaro” e<br />

moderatore della rassegna.<br />

Si è unito al coro anche<br />

Nando Morra, presidente<br />

della Mostra d’Oltremare:<br />

«Spesso a Napoli non fare o<br />

impedire di fare è più fac<strong>il</strong>e<br />

che fare. Basta, dobbiamo<br />

svegliarci!».<br />

GIORGIA MENNUNI<br />

Pagina 9<br />

I giovanissimi sono le vittime più vulnerab<strong>il</strong>i<br />

Uno sportello<br />

Avvocati<br />

di strada<br />

difendono<br />

gli ultimi<br />

Alcol, <strong>il</strong> demone fluido<br />

MARIA DINAPOLI<br />

Pagina 10<br />

L’alcolismo cambia pelle ma<br />

non sostanza. Le vittime più<br />

vulnerab<strong>il</strong>i i giovanissimi.<br />

Ogni momento è l’occasione<br />

giusta per far tintinnare calici<br />

e pagarsi <strong>il</strong> biglietto verso<br />

<strong>il</strong> mondo dell’<strong>il</strong>lusione, credendo<br />

di accantonare ansia<br />

e frustrazioni.<br />

CIRILLO e SERRONE<br />

Pagina 16<br />

Il personaggio<br />

Il cinema<br />

hard<br />

secondo<br />

Swaitz<br />

MATTEO MARCELLI<br />

Pagina 14<br />

LA VIGNETTA di Dado<br />

IL PUGNO<br />

Natale in pensione. De Sica e soci<br />

non ci vanno mai, ora neppure gli<br />

italiani. Il Governo fa la nuova manovra<br />

(ha una faccia conosciuta) tra<br />

proteste e lacrime (del ministro Fornero).<br />

Intanto si moltiplicano improvvisati<br />

Lupin over 75: a Padova<br />

un pensionato ruba tre bistecche, un<br />

altro a Cuneo tenta due colpi alla<br />

Posta. “Avevo fame, la pensione non<br />

mi basta” è stata la giustificazione<br />

di entrambi. Crisi? Macché! Il Paese<br />

è in balìa delle cosche di riposo<br />

organizzate. Pietro Esposito


2 Domenica 25 dicembre 2011 News CAMPUS<br />

unisa news<br />

FRANCESCO SERRONE<br />

Esiste <strong>il</strong> diritto alla verità? Se si<br />

qual è un limite oltre <strong>il</strong> quale <strong>il</strong><br />

giornalista non deve andare per<br />

non ledere la privacy del cittadino?<br />

Domande di estrema attualità a cui<br />

è diffic<strong>il</strong>e dare una risposta univoca<br />

dal punto di vista giuridico poiché<br />

nel sistema legislativo italiano<br />

sussistono diversità contenutistiche<br />

per le quali a volte non sempre<br />

la verità viene a galla (si pensi ai<br />

casi protetti da segreto di stato in<br />

nome dell’interesse della collettività).<br />

Di questo ed altro ancora se<br />

n’è parlato in un convegno all’aula<br />

dei consigli di facoltà coinciso con<br />

Convegno sul rapporto tra diritto all’informazione e rispetto della privacy<br />

l’inaugurazione della nuova sede<br />

del laboratorio per l’informazione<br />

<strong>il</strong> diritto e la comunicazione diretto<br />

dal prof. Salvatore Sica (presente<br />

in veste di moderatore).<br />

All’incontro erano presenti come<br />

ospiti d’eccezione <strong>il</strong> vicedirettore<br />

del Tg1, Gennaro Sangiuliano ed <strong>il</strong><br />

presidente dell'Autorità Garante<br />

per la tutela dei dati personali,<br />

Francesco Pizzetti. Secondo quest’ultimo<br />

«la verità o meglio ciò<br />

che si ritiene vero dopo aver effettuato<br />

accurati controlli dovrebbe<br />

costituire un obbligo per chi fa<br />

informazione e un dovere deontologico<br />

per i giornalisti. Ma - prosegue<br />

Pizzetti - questo lavoro di<br />

I dati della discordia<br />

Manca una legislazione comune internazionale<br />

ricerca è stato rivoluzionato con lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo di internet e la nascita<br />

dell’informazione e della conoscenza<br />

“fai da te”». <strong>La</strong> corsa a pubblicare<br />

notizie <strong>il</strong> prima possib<strong>il</strong>e<br />

per battere la concorrenza può<br />

determinare un minore controllo<br />

riguardo la loro attendib<strong>il</strong>ità. «Se<br />

un giornalista rinuncia a ricercare<br />

la verità, come purtroppo sta avvenendo<br />

ultimamente, mette la pietra<br />

tombale sulla sua professione.<br />

<strong>La</strong> decadenza del giornalismo, piegato<br />

alle logiche del profitto e dello<br />

share, si riflette negativamente<br />

sulla società».<br />

Si parla del concetto di trasparenza<br />

e l’evoluzione che ha subito nel<br />

Inaugurata la mostra nell’atrio della facoltà di Scienze Politiche<br />

Il Campus incontra <strong>il</strong> presepe<br />

L’allestimento propone creazioni uniche e originali<br />

sulla base di modelli artistici del Settecento<br />

FEDERICA MASSARI<br />

“Non dimentichiamoci del festeggiato”! Questo<br />

<strong>il</strong> titolo degli auguri di Natale che Mons. Luigi<br />

Moretti, Arcivescovo di Salerno, fa alla diocesi.<br />

Il rischio è proprio quello di fare una grande<br />

festa insieme a parenti e amici, dimenticandosi<br />

del perchè da oltre duem<strong>il</strong>a anni si festeggia <strong>il</strong><br />

Natale. L’Arcivescovo è intervenuto all’inaugurazione<br />

della mostra “Il presepio napoletano: un<br />

inno alla vita”, tenutasi <strong>il</strong> 7 dicembre nell’atrio<br />

della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università<br />

di Salerno. L’allestimento dei presepi, che sarà<br />

visib<strong>il</strong>e fino al 9 gennaio, è stato reso possib<strong>il</strong>e<br />

grazie alla collaborazione tra la facoltà, l’Arca<br />

(museo d’arte religiosa contemporanea) e<br />

A.a.p.n. (centro permanente di ricerche e studi<br />

sul presepe napoletano). Erano presenti <strong>il</strong> preside<br />

della facoltà, Luigi Rossi e <strong>il</strong> Magnifico<br />

Rettore Raimondo Pasquino che ha ringraziato<br />

l’Arcivescovo per la costante attenzione rivolta<br />

al mondo universitario, che talvolta, impegnato<br />

in eventi civ<strong>il</strong>i si distrae da quelli religiosi.<br />

Fautore della mostra è stato <strong>il</strong> professor<br />

Giuseppe Reale, docente di storia dell’oriente<br />

mediterraneo e direttore dell’associazione<br />

onlus, “Oltre <strong>il</strong> chiostro”, che promuove eventi in<br />

ambito culturale e religioso, avviando progetti<br />

sia nazionali che internazionali. In quest’ambito,<br />

l’ente ha avviato una partnership con <strong>il</strong> neonato<br />

centro per la ricerca dello studio presepiale che<br />

allestisce mostre oltreoceano, per esempio a<br />

New York ma anche a casa nostra come a Torino<br />

e in Umbria. Il presepe ha una valenza duplice:<br />

da un lato richiama la tradizione della nostra<br />

storia e dall’altro ripropone elementi dell’oriente<br />

mediteranno. C’è una complessità di elementi<br />

che convivono nello stesso spazio, rappresentato<br />

dall’intera area mediterranea, dove, per esempio,<br />

la cultura senita si innesta in modo perfetto.<br />

«Dopo gli scavi di Pompei – racconta <strong>il</strong> professor<br />

Reale - con i ritrovamenti archeologici di<br />

quel tempo, <strong>il</strong> presepe ha rappresentato sempre<br />

più una forma di reinterpretazione della nostra<br />

tradizione antico-romana. Il presepe è un’immagine<br />

volutamente ironica della nostra realtà. È<br />

un racconto in satira del vivere quotidiano».<br />

Alla mostra è possib<strong>il</strong>e ammirare, tra le altre<br />

opere, <strong>il</strong> “Presepe in quadro” di Luciano Testa e<br />

gli originalissimi “Presepi in conchiglia” di Luigi<br />

Baia. Sono tutte creazioni recenti sulla base di<br />

modelli settecenteschi. È<br />

un modo di lasciar<br />

continuare la tradizione<br />

presepiale. <strong>La</strong><br />

capacità di ricreare<br />

immagini del ‘700 fa<br />

affermare che questi<br />

artigiani sono dei veri<br />

e propri artisti. «È<br />

giusto parlare di arte<br />

presepiale – riprende<br />

Reale – perché a tutto<br />

tondo siamo dinanzi a<br />

creazioni uniche». A<br />

dispetto della fretta<br />

maniacale che ogni<br />

giorno attanaglia<br />

ognuno di noi e che ci<br />

porta a trascurare i<br />

valori veri della vita, la<br />

consuetudine del presepe ha bisogno di tempo.<br />

Nella bottega dell’artigiano la durata del lavoro è<br />

prolungata dalla grandissima cura nel creare i<br />

piccolissimi occhi o le mani dei pastori che figurano<br />

in queste opere d’arte. «Nel presepe c’è una<br />

coesistenza di rapporti umani – continua<br />

Giuseppe Reale – pur essendoci al centro <strong>il</strong><br />

cuore artistico e luminoso della natività, tutto <strong>il</strong><br />

resto intorno convive: dal macellaio al pescatore.<br />

È <strong>il</strong> linguaggio del nostro passato, della nostra<br />

memoria e delle radici della nostra civ<strong>il</strong>tà. E<br />

tutto questo coincide con l’idea di Mediterraneo<br />

che rappresenta un modo più ampio di stare al<br />

mondo, elevando la nostra capacità di soffermarci<br />

e di imparare dall’altro».<br />

corso del tempo. Inizialmente la<br />

trasparenza consisteva nel diritto<br />

di informare i cittadini riguardo<br />

coloro che erano impegnati nella<br />

gestione della cosa pubblica. In<br />

seguito questo concetto è stato<br />

allargato nel diritto di informare i<br />

cittadini riguardo qualsiasi aspetto,<br />

o quasi, della vita di una persona.<br />

Una trasparenza globale, dunque, e<br />

senza limiti in nome della democrazia<br />

e della libertà di stampa.<br />

«Ma - asserisce Pizzetti - le uniche<br />

forme di Stato che giustificavano<br />

questo fenomeno erano i regimi<br />

autoritari che tanti danni hanno<br />

creato in Europa nel novecento».<br />

Secondo <strong>il</strong> presidente dell'Autorità<br />

Garante per la tutela dei dati personali<br />

«stiamo aprendo la via ad una<br />

società dell’orrore, un gigantesco<br />

grande fratello nel quale tutti i cittadini<br />

sono i partecipanti. Tramite<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo delle nuove tecnologie è<br />

in circolo un’immensa mole di dati<br />

(la cui eredità digitale costituisce<br />

uno dei punti di maggiore criticità)<br />

che le autorità come la nostra<br />

hanno difficoltà a proteggere per la<br />

mancanza di una legislazione<br />

comune a livello internazionale».<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda<br />

Gennaro Sangiuliano per <strong>il</strong> quale<br />

diritto all’informazione e diritto<br />

alla privacy «sono situazioni parimenti<br />

meritorie». Il vice direttore<br />

del Tg1 non manca di lanciare<br />

stoccate al mondo del giornalismo<br />

italiano «dominato dal politicamente<br />

corretto e nel quale si punta<br />

più sulla quantità che sulla qualità».<br />

In molti casi inoltre «piuttosto<br />

che fornire i mezzi per esprimere<br />

un’opinione si tende a confezionare<br />

delle verità preconcette<br />

con tutte le conseguenze che ciò<br />

comporta». Al termine del convegno<br />

spazio ai docenti Virg<strong>il</strong>io<br />

D’Antonio e Giovanni Maria<br />

Riccio per la presentazione del<br />

laboratorio.<br />

Direttore<br />

Sergio Zavoli<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />

Giuseppe Blasi<br />

Coordinamento<br />

Mimmo Liguoro<br />

Marco Pellegrini<br />

Redazione<br />

Valentina Bello, Marina Cavaliere,<br />

Mario Pio Cir<strong>il</strong>lo,<br />

Valentina De Lucia, Emanuela<br />

De Vita, Mariarosaria<br />

Di Cicco, Maria Di Napoli,<br />

Pietro Esposito, Alessio Fusco,<br />

Carmen Galzerano,<br />

Francesco Giordano, Elena<br />

Chiara Liguori, Assunta Lutricuso,<br />

Matteo Marcelli, Federica<br />

Massari, Giorgia Mennuni,<br />

Davide Savino, Francesco<br />

Serrone, Imma Solimeno,<br />

Simone Spisso<br />

Le Firme<br />

Giulio Anselmi, Antonio Caprarica,<br />

Ferruccio De Bortoli,<br />

Tullio De Mauro, Aldo Falivena,<br />

Antonio Ghirelli,<br />

Gianni Letta, Arrigo Levi,<br />

Pierluigi Magnaschi, Renato<br />

Mannheimer, Ezio Mauro,<br />

Raffaele Nigro, Mario Pendinelli,<br />

Arrigo Petacco Vanni<br />

Ronsisvalle, Mario Trufelli,<br />

Walter Veltroni<br />

UNIVERSITA<br />

DEGLI STUDI<br />

DI SALERNO<br />

Prof. Raimondo Pasquino<br />

Rettore dell'Università<br />

Prof. Annibale Elia<br />

Direttore del Dipartimento<br />

di Scienze Politiche, Sociali<br />

e della Comunicazione<br />

Prof. Em<strong>il</strong>io D'Agostino<br />

Presidente del Comitato<br />

Tecnico-Scientifico<br />

della Scuola di Giornalismo<br />

Prof. Luca Cerchiai<br />

Preside della Facoltà<br />

di Lettere e F<strong>il</strong>osofia<br />

Autorizzazione del Tribunale di Salerno<br />

e del R.O.C. n.14756 del 26.01.2007<br />

Arti Grafiche Boccia di Salerno<br />

telefono: 089 30 3311<br />

Distribuzione alle edicole<br />

Agenzia DI CANTO S.p.a. di Vito Di Canto<br />

Località Pezzagrande Zona ind. Eboli<br />

tel.0828. 340927<br />

fax: 0828. 340924<br />


TERZA PAGINA Domenica 25 dicembre 2011<br />

3<br />

Dal nostro inviato nella Patria dei Beati dove, da qualche tempo, si parla di congiuntura<br />

Disoccupati anche in Paradiso<br />

Dalla Terra molte invocazioni camuffate come preghiere, in realtà sono vere e proprie prepotenze<br />

Gli uomini pensano di avere tutto a basso prezzo come al mercato. Occorre <strong>il</strong> dono del sorriso<br />

Natale, si sa, è una festa legata al<br />

dono. Perché <strong>il</strong> Bambino che<br />

nasce è dono all’umanità.<br />

Perciò anche gli uomini, in<br />

questo periodo, sentono fortemente<br />

<strong>il</strong> bisogno di donare qualcosa alle<br />

persone care. Ognuno fa la sua lista, più o<br />

meno lunga, e ci ritroviamo in f<strong>il</strong>a davanti<br />

ai magazzini. Anche a me è venuta l’idea di<br />

fare un regalo. Spengo subito ogni <strong>il</strong>lusione,<br />

sia perché siamo in tempo di congiuntura<br />

economica, sia perché i francescani<br />

non si possono permettere un gran che.<br />

Però né santini, né coroncine. Vorrei, invece,<br />

creare una pausa di gioiosa distrazione<br />

per voi lettori. Far nascere sul vostro volto<br />

l’accenno di un sorriso. È <strong>il</strong> mio regalo<br />

natalizio! Lo dico a chiare lettere. È l’unico<br />

regalo che mi posso permettere, è necessario<br />

accontentarsi. Se poi, <strong>il</strong> regalo non è di<br />

gradimento per qualcuno, allora gli consiglio<br />

di leggere direttamente le ultime righe<br />

di questo foglio, dove troverà <strong>il</strong> messaggio<br />

di Natale, carico di affetto e di speranze.<br />

Ecco i fatti. Si tratta di voci di corridoi, trapelate<br />

nei salotti del Paradiso. Pare che<br />

anche nella patria dei beati, da qualche<br />

tempo, si parli con una certa insistenza<br />

della congiuntura e della necessità di fare<br />

una manovra, per rimettere ordine e<br />

aggiornare la carta costituzionale che regoli<br />

la vita dei cittadini del cielo.<br />

Una manovra non economica,<br />

come la nostra, ma<br />

strutturale, che si adegui<br />

alle innovazioni sociali<br />

legate al progresso e alle<br />

trasformazioni che abbracciano<br />

l’intero universo.<br />

<strong>La</strong> vita sociale, le regole,<br />

i costumi cambiano per tutti.<br />

CARMINE LUCIANO (Padre Claudio)*<br />

Uno dei problemi più urgenti da risolvere<br />

anche in Paradiso sta diventando la raccolta<br />

differenziata, proprio sullo stesso st<strong>il</strong>e di<br />

quella che si fa sulla terra. Certamente non<br />

si tratta di raccogliere la “monnezza”, non<br />

siamo a Napoli. In Paradiso tutto è pulito,<br />

non ci sono sacchetti di rifiuti, né organici,<br />

né di carta, né di plastica, né indifferenziata.<br />

Eppure, da qualche tempo, anche in<br />

Paradiso si continua a parlare di rifiuti.<br />

Perché dalla terra arrivano preghiere davvero<br />

strane. C’è un’enorme confusione tra<br />

invocazioni, lacrime, bestemmie e disperazione,<br />

fatte passare come devote invocazioni.<br />

Non si sa neppure come arrivano.<br />

Camuffate come preghiere, in realtà sono<br />

pretese, ricatti, vere e proprie prepotenze.<br />

Gli uomini pensano di essere al supermercato,<br />

dove si trova di tutto, a basso prezzo.<br />

In Paradiso arrivano, addirittura, preghiere<br />

per la morte dell’avversario, per la buona<br />

riuscita dell’ultima rapina, o per la benedizione<br />

alla quarta moglie. Per non parlare<br />

delle preghiere dei tifosi di calcio. Un misto<br />

tra invocazioni, violenze e bestemmie.<br />

Arrivano ancora preghiere molto vecchie,<br />

ingiallite, incomprensib<strong>il</strong>i, lette sui libri di<br />

devozioni antichi, in un linguaggio superato,<br />

incomprensib<strong>il</strong>e<br />

anche in Paradiso. <strong>La</strong> riforma prevede<br />

una struttura più snella ed efficiente, che<br />

provveda a una selezione e catalogazione,<br />

rigorosa e aggiornata, di tutte le preghiere<br />

che arrivano dall’umanità: giaculatorie,<br />

litanie, rosari, invocazioni, messe, devozioni.<br />

Seguirà la selezione delle varie richieste:<br />

malattie, esami, concorsi, figli, mogli, mariti,<br />

amici e suocere. E infine misurare con<br />

rigore anche l’intensità del fervore e dell’attenzione<br />

dei mittenti! Tutto questo<br />

per non creare priv<strong>il</strong>egi ingiustificati<br />

e per promuovere<br />

più equità almeno in<br />

Paradiso. <strong>La</strong> riforma,<br />

inoltre, mira a risolvere<br />

anche <strong>il</strong> gravoso<br />

problema del lavoro<br />

per tanti santi,<br />

precari e disoccupati.<br />

Il loro<br />

numero cresce<br />

sempre di più,<br />

anche in Paradiso aumenta la disoccupazione.<br />

È di comune conoscenza: tanti santi,<br />

ormai da troppi anni, non fanno più miracoli,<br />

così che, lentamente, vanno scomparendo<br />

anche dai calendari. A differenza di<br />

pochi che conducono una vita davvero<br />

stressante. <strong>La</strong>vorano 24 ore al giorno, tra<br />

miracoli, visioni, rivelazioni, sogni,<br />

addirittura b<strong>il</strong>ocazioni. Inoltre, negli<br />

ultimi tempi, si sente dire in giro<br />

che, anche in Paradiso, è nata<br />

anche un vivace dibattito<br />

sulle feste patronali.<br />

Pare che non ci sia<br />

possib<strong>il</strong>ità di accordarsi.<br />

Si tratta di<br />

precedenze<br />

e di<br />

priv<strong>il</strong>egi,<br />

proprio<br />

come succede<br />

sulla terra! <strong>La</strong> carriera<br />

di un santo dipende dal grado di<br />

santità, dai miracoli che riesce a piazzare,<br />

dal numero dei devoti o dall’incremento<br />

demografico<br />

della città di cui è patrono?<br />

Sono i motivi che<br />

spingono l’opinione pubblica<br />

del Paradiso a chiedere<br />

con insistenza la<br />

manovra per risolvere<br />

questi problemi e per<br />

vivere in pace e con<br />

più equità almeno in<br />

Paradiso. Sopratutto<br />

per dare una dignitosa<br />

sistemazione a tanti<br />

santi dimenticati e sconosciuti,<br />

offrendo loro un<br />

lavoro decoroso, perché possano<br />

sentirsi più realizzati e più<br />

ut<strong>il</strong>i per la vita della comunità celeste. Di<br />

una cosa possiamo essere sicuri, e ci consola.<br />

In Paradiso<br />

non è<br />

prevista<br />

la<br />

costruzione<br />

di alcun<br />

termovalorizzatore<br />

o discarica.<br />

Perché <strong>il</strong><br />

“Proprietario” nella<br />

sua infinita bontà,<br />

è capace di<br />

riciclare e<br />

di trasformare<br />

tutto, anche<br />

la “munnezza” delle<br />

nostre povere preghiere.<br />

Perciò chiediamo ai<br />

santi non solo di selezionarle ma di purificarle,<br />

perché anche noi poveri mortali possiamo<br />

vivere una vita più serena e dignitosa.<br />

Anche un sorriso è un dono!<br />

*Direttore del settimanale diocesano<br />

di Salerno “Agire”


4 Domenica<br />

25 dicembre 2011


L’ARTICOLO Domenica 25 dicembre 2011<br />

5<br />

«Figlio di una stagione<br />

culturale e politica,<br />

iniziata negli anni ’80,<br />

segue l’esempio<br />

del modello anglosassone<br />

di un’Authority<br />

per le comunicazioni»<br />

Nato nel 2009 in Campania, è l’organo di garanzia su base regionale delle emittenti locali<br />

Corecom: tv sotto scacco<br />

Lezione del presidente Lino Zaccaria ai praticanti della Scuola di giornalismo<br />

per offrire una panoramica sulle attività dell’ente che fa capo all’Agcom<br />

IMMA SOLIMENO<br />

Istituito ufficialmente in Campania nel<br />

2009, <strong>il</strong> Corecom è l’organo di governo,<br />

garanzia e controllo sul sistema delle<br />

comunicazioni in ambito regionale. Le<br />

sue competenze riguardano principalmente<br />

le televisioni e solo in minima parte<br />

la carta stampata.<br />

Eletto un anno fa, Lino Zaccaria ne è <strong>il</strong><br />

presidente: ex giornalista del Il Mattino e<br />

per anni caporedattore centrale, attualmente<br />

svolge anche l’incarico di rappresentante<br />

della Campania nel Consiglio<br />

Nazionale dell’Inpgi.<br />

«Vengo qui non nella veste di giornalista, ma<br />

per offrirvi una panoramica sulle attività del<br />

Corecom, <strong>il</strong> cui compito primario è far capire<br />

che esistiamo – ha spiegato Lino Zaccaria<br />

ai praticanti della Scuola di giornalismo di<br />

Salerno – Perché non tutti sanno che cosa sia<br />

quest’organo. Il Corecom è figlio di una stagione<br />

culturale e politica italiana, che si può<br />

datare intorno agli anni Ottanta: in quegli<br />

anni, sull’esempio del modello anglosassone,<br />

si decise di creare un’Autority di vig<strong>il</strong>anza a<br />

livello nazionale. In Italia, l’Autority garante<br />

per la comunicazione è l’Agcom».<br />

Eppure, un’autorità nazionale non poteva<br />

essere vicina al singolo cittadino, al territorio.<br />

«Per questo si scelse di creare piccole<br />

Authority a livello regionale che<br />

assumessero alcuni compiti dell’Agcom –<br />

ha spiegato Zaccaria - L’obiettivo della<br />

legge 9 del 2002 era garantire <strong>il</strong> controllo<br />

del mondo delle comunicazioni a livello<br />

regionale e non solo nazionale». In Italia i<br />

Corecom sono 21, uno per ogni regione,<br />

aggiungendo uno per la provincia autonoma<br />

di Trento e uno per Bolzano.<br />

Ovviamente, le leggi nazionali non sono<br />

leggi fotocopia della legge nazionale, anzi<br />

nascono in perfetta autonomia per rispettare<br />

le esigenze dei singoli territori di appartenenza.<br />

D’altro canto, non è raro che sorga un<br />

problema di conformità con la legge nazionale,<br />

e per questo in molti casi bisogna correre<br />

ai ripari con un allineamento. È pur vero<br />

però che l’Authority Agcom ha sede istituzionale<br />

proprio in Campania, e questa difficoltà<br />

per la nostra regione non si presenta.<br />

Il Corecom in Campania è costituito da 9<br />

componenti: un presidente, un vicepresidente<br />

e 7 funzionari. Si procede per deleghe: <strong>il</strong><br />

presidente le distribuisce, affidando ad<br />

ognuno un settore nel quale intervenire.<br />

Di solito dura in carica quanto dura la legislatura<br />

del Consiglio regionale.<br />

I compiti del Corecom si dividono in funzioni<br />

proprie, che fanno capo alla legge regionale,<br />

nel nostro caso a quella della Campania e<br />

in funzioni delegate dall’Agcom.<br />

Tra le funzioni proprie: vig<strong>il</strong>are sul rispetto<br />

della “par condicio”, introdotta in Italia nel<br />

2000. Si tratta di una formula mutuata dal<br />

diritto commerciale e romano, secondo cui<br />

si devono mettere sullo stesso piano, agli<br />

occhi dei creditori, i debitori. «In Italia, fu<br />

l’allora Presidente della Repubblica Oscar<br />

Luigi Scalfaro a usare per primo la parola<br />

“par condicio” – ha spiegato Zaccaria - chiedendo<br />

per tutti i partiti parità di condizioni<br />

durante la campagna elettorale». In ambito<br />

regionale, <strong>il</strong> Corecom vig<strong>il</strong>a per garantire, in<br />

periodo elettorale, le stesse opportunità di<br />

accesso ai mezzi di comunicazione, principalmente<br />

nelle reti televisive, per i singoli<br />

candidati, a prescindere dal peso del loro<br />

partito. «Si tratta di un controllo che per<br />

legge era stato delegato all’Agcom – ha spiegato<br />

<strong>il</strong> presidente del Corecom - Ma avendo<br />

questa sede nazionale, si è deciso di dislocare<br />

le competenze. È ovvio che questo vale<br />

anche in caso di referendum: si tratta di dare<br />

voce a chi è pro referendum e chi contro. Il<br />

dosaggio è più complesso quando si ha che<br />

fare con diversi partiti».<br />

Il Corecom non ha però poteri d’intervento<br />

diretti: si procede per segnalazioni delle parti<br />

interessate. Dopo la denuncia, <strong>il</strong> Corecom<br />

provvede a chiamare la guardia di finanza<br />

che sequestra la cassetta e apre un’istruttoria<br />

per analizzare se le accuse sono fondate. Si<br />

chiede l’assoluzione o la sanzione all’Agcom<br />

che, nella maggior parte dei casi, si attiene<br />

alle decisioni del Corecom.<br />

Un’altra funzione propria di questo organismo<br />

di controllo è organizzare <strong>il</strong> calendario<br />

delle tribune politiche in periodo elettora-<br />

le, accordandosi con la Rai della Campania<br />

e con le singole televisioni private.<br />

Infine, sempre in tema di campagna elettorale,<br />

<strong>il</strong> Corecom concorda con le tv i<br />

messaggi politici autogestiti che devono<br />

essere divisi equamente tra i partiti. Dopo<br />

aver verificato l’effettiva messa in onda<br />

degli spot elettorali, stab<strong>il</strong>isce l’importo<br />

dei rimborsi spettanti alle emittenti.<br />

«Una funzione che a prima vista può sembrare<br />

marginale ma che risulta determinante<br />

in termini quantitativi fa capo alla<br />

legge 448/1998, in base alla quale <strong>il</strong><br />

Corecom è obbligato a redigere una graduatoria<br />

tra le emittenti televisivi private,<br />

che desiderano ricevere i contributi». Si<br />

tratta di un bando annuale, prima del<br />

quale le tv regionali presentano le domande<br />

con <strong>il</strong> fatturato nei b<strong>il</strong>anci e <strong>il</strong> numero<br />

di giornalisti e impiegati assunti.<br />

«A volte, si tratta di una vera e propria<br />

guerra tra poveri – ha detto Zaccaria - e<br />

quindi, nel nostro lavoro, bisogna affrontare<br />

<strong>il</strong> problema con equità, rettitudine<br />

e onestà».<br />

Altro compito del Corecom è svolgere attività<br />

di consulenza per <strong>il</strong> Consiglio e la<br />

Giunta regionali: in particolare, esprime<br />

pareri sui provvedimenti regionali riguardanti<br />

<strong>il</strong> settore delle telecomunicazioni.<br />

Infine, sempre per quanto riguarda le funzioni<br />

proprie, <strong>il</strong> Corecom partecipa alle<br />

attività del gruppo di lavoro istituito con<br />

decreto del direttore generale alla qualità<br />

dell’ambiente della Regione Campania,<br />

insieme all’Arpac, per <strong>il</strong> controllo dell’inquinamento<br />

elettromagnetico.<br />

Ci sono poi una serie di funzioni di competenza<br />

dell’Agcom che vengono delegate<br />

ai Corecom: in primo luogo, la tutela dei<br />

minori. Il Corecom valuta eventuali abusi<br />

che riguardano i bambini nell’ambito<br />

delle trasmissioni delle emittenti locali.<br />

Le tv sanzionate per queste violazioni<br />

non possono accedere al contributo previsto<br />

dalla legge 448.<br />

Il Corecom vig<strong>il</strong>a che non vengano pubblicati<br />

sondaggi 15 giorni prima l’inizio<br />

delle elezioni e sull’obbligo di rettifica,<br />

che non concerne solo la stampa ma<br />

anche le televisioni.<br />

Infine, si svolge nella sede del Corecom,<br />

al centro direzionale di Napoli, <strong>il</strong> contenzioso<br />

tra i singoli e le reti di telefonia.


6 Domenica 25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />

Convegno organizzato dall’Usigrai al Maschio Angioino di Napoli<br />

Protesta contro i tagli al servizio pubblico e la lottizzazione dei partiti<br />

Riprendiamoci <strong>il</strong> cavallo della Rai<br />

«L’informazione è un bene primario,<br />

e come l’acqua deve essere di<br />

tutti». Comincia così <strong>il</strong> manifesto<br />

a difesa del servizio pubblico<br />

radiotelevisivo.<br />

<strong>La</strong> campagna “Riprendiamoci la<br />

Rai”, organizzata dalle sigle sindacali<br />

della tv di Stato, ha fatto tappa<br />

a Napoli. Nella prestigiosa sede<br />

del Maschio Angioino, uno dei<br />

simboli della città, sono intervenuti<br />

giornalisti, artisti e personalità<br />

della cultura.<br />

Un grande dibattito pubblico<br />

coordinato da S<strong>il</strong>vio Luise, caporedattore<br />

della Rai di Napoli, con<br />

lo scopo di promuovere <strong>il</strong> ritorno<br />

ad una Rai «veramente al fianco<br />

dei cittadini, liberata - come chiedono<br />

i sindacati - dal controllo<br />

diretto dei partiti». Secondo i protagonisti<br />

dell’incontro, è proprio <strong>il</strong><br />

legame troppo stretto con la politica<br />

ad aver determinato <strong>il</strong> declino<br />

della più grande azienda culturale<br />

del Paese.<br />

Una condizione che è avvertita<br />

maggiormente al Sud, e in particolare<br />

a Napoli. <strong>La</strong> capitale del<br />

Mezzogiorno è infatti priva di uno<br />

spazio editoriale ideato in autonomia.<br />

Il primo Tg regionale, in<br />

forma sperimentale, fu irradiato<br />

nel 1978 proprio dal centro Rai di<br />

Napoli, un anno prima della<br />

nascita della terza rete.<br />

Oggi, la città partenopea è l’emblema<br />

dell’impoverimento a livello<br />

nazionale del servizio pubblico.<br />

L’officina culturale che annovera<br />

500 addetti, di cui 2 m<strong>il</strong>a all’indotto,<br />

rischia di essere tagliata fuori<br />

dal futuro della televisione. Scelte<br />

aziendali, che i sindacati definiscono<br />

«incomprensib<strong>il</strong>i», prof<strong>il</strong>ano<br />

infatti la cancellazione dell’edizione<br />

notturna del TgR. A un<br />

anno fa risale invece la cancellazione<br />

del format “Neapolis”: riu-<br />

«<strong>La</strong> politica faccia<br />

un passo indietro»<br />

«L’informazione del servizio<br />

pubblico deve essere <strong>il</strong> cane<br />

da guardia della democrazia,<br />

e non dei partiti».<br />

Così Carlo<br />

Verna, segretario<br />

nazionale<br />

dell’Unione<br />

Sindacale<br />

Giornalisti<br />

Rai, spiega <strong>il</strong><br />

senso dell’incontro<br />

organizzato<br />

al<br />

Maschio Angioino<br />

di Napoli.<br />

Un’iniziativa che prende<br />

spunto dalla vittoria dei<br />

Sì al referendum di giugno.<br />

«In quel momento abbiamo<br />

compreso che anche l’informazione<br />

della Rai deve essere<br />

trattata alla stregua di un<br />

bene comune, come l’aria o<br />

l’acqua. Un diritto fondamentale<br />

che la politica ha <strong>il</strong><br />

preciso dovere di garantire<br />

ai propri cittadini».<br />

Il servizio pubblico radiotelevisivo,<br />

aggiunge Verna,<br />

«deve produrre qualità,<br />

redditività<br />

sociale. Sul<br />

mercato,<br />

invece, siamo<br />

come un pug<strong>il</strong>e<br />

che combatte<br />

con le<br />

mani legate».<br />

Per restituire<br />

credib<strong>il</strong>ità<br />

alla Rai, gli<br />

estensori del<br />

manifesto<br />

chiedono alla politica e ai<br />

partiti di fare un passo<br />

indietro.<br />

«A marzo, <strong>il</strong> consiglio<br />

d’amministrazione finirà<br />

<strong>il</strong> suo mandato - annuncia<br />

Verna -. Se verrà rieletto<br />

secondo i principi<br />

contenuti nella Legge<br />

Gasparri, la Rai non ha<br />

futuro».<br />

«Subito lo stop<br />

al bavaglio»<br />

«L’informazione è scomparsa<br />

dai canali della Rai.<br />

Questa situazione mortifica<br />

la passione dei cittadini che<br />

ancora credono<br />

nel servizio<br />

pubblico<br />

radio-tv».<br />

Roberto<br />

Natale, presidente<br />

della<br />

Federazione<br />

Nazionale<br />

della Stampa,<br />

avverte: è<br />

ora di fermarsi<br />

e invertire<br />

la rotta.<br />

<strong>La</strong> televisione di Stato deve<br />

tornare libera dal guinzaglio<br />

dei poteri politici ed economici<br />

che la attanagliano.<br />

«Basta con la stagione delle<br />

censure e dei bavagli. Il<br />

compito della Rai è informare<br />

l’opinione pubblica,<br />

non distrarre o intrattenere<br />

come avviene oggi».<br />

scito programma sulle nuove tecnologie.<br />

E le recenti misure anticrisi,<br />

approvate dal Cda di viale<br />

Mazzini, rischiano di peggiorare<br />

la situazione. Il taglio delle riprese<br />

esterne deciso dall’azienda,<br />

determinerà una ricollocazione<br />

di oltre 600 dipendenti. Le misure<br />

comporteranno anche lo slittamento<br />

delle assunzioni previste<br />

nell’accordo di bacino delllo scorso<br />

mese di luglio.<br />

I giornalisti della sede napoletana<br />

hanno quindi chiesto a tutte le<br />

forze vitali della cultura, della<br />

società civ<strong>il</strong>e e della politica, uno<br />

sforzo di mob<strong>il</strong>itazione per salvare<br />

<strong>il</strong> servizio pubblico.<br />

L’invito è stato raccolto dai massimi<br />

rappresentanti delle istituzioni<br />

regionali e cittadine, a partire<br />

dal sindaco di Napoli, Luigi de<br />

«Non è possib<strong>il</strong>e che mentre<br />

<strong>il</strong> Paese sprofonda nella<br />

crisi, <strong>il</strong> Tg1 racconti degli<br />

orsacchiotti di peluche».<br />

Anche per<br />

Ottavio Lucarelli,<br />

presidente<br />

dell’Ordine<br />

dei<br />

Giornalisti<br />

della Campania,<br />

è giunto<br />

<strong>il</strong> momento<br />

di restituire<br />

alla Rai <strong>il</strong><br />

suo ruolo<br />

storico: quello<br />

di portavoce nel Paese del<br />

concetto più alto di informazione,<br />

unito all’indipendenza<br />

e all’obiettività dei<br />

suoi protagonisti.<br />

«A lanciare <strong>il</strong> segnale di<br />

riscossa, oggi, sono i lavoratori<br />

del servizio pubblico<br />

radiotelevisivo. Si tratta di<br />

una presa di coscienza<br />

molto importante».<br />

Magistris. «<strong>La</strong> Rai deve essere<br />

indipendente, raccontando i fatti<br />

senza nascondere nulla ai cittadini»<br />

è <strong>il</strong> monito lanciato dal primo<br />

cittadino, che si dice molto preoccupato<br />

per <strong>il</strong> futuro culturale del<br />

Mezzogiorno, e non solo.<br />

«C’è un sistema autocratico che<br />

cerca di reprimere <strong>il</strong> dissenso e<br />

l’informazione in questo Paese. Il<br />

racconto dei fatti, portato avanti<br />

con indipendenza e imparzialità,<br />

fa paura al Potere - incalza de<br />

Magistris -. <strong>La</strong> Rai deve tornare a<br />

raccontare la società civ<strong>il</strong>e in tutte<br />

le sue sfumature, rinunciando alla<br />

cultura del conformismo».<br />

Un appello condiviso anche dal<br />

Presidente della Regione Campania,<br />

Stefano Caldoro. «Nel servizio<br />

pubblico - r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> governatore<br />

- c’è una parte di Italia che<br />

non è rappresentata. <strong>La</strong> professione<br />

giornalistica, invece, non può<br />

prescindere dai criteri di serietà e<br />

professionalità. In caso contrario,<br />

viene meno la garanzia nei confronti<br />

dei cittadini che pagano <strong>il</strong><br />

canone ogni anno».<br />

Se le cose non cambieranno e se<br />

non si tornerà ad un’informazione<br />

che racconti i fatti “con parole proprie<br />

e mai sotto dettatura di altri”,<br />

<strong>il</strong> sindacato dei giornalisti Rai è<br />

pronto a gesti eclatanti. A partire<br />

da un’ondata di scioperi.<br />

«Il pubblico è <strong>il</strong> nostro editore di<br />

riferimento» dichiara Maria Luisa<br />

Busi, esempio di giornalismo “con<br />

la schiena dritta”, che rinunciò alla<br />

conduzione del Tg1 per non sottostare<br />

al diktat dei poteri forti.<br />

«Devono uscire le caste dalla Rai,<br />

se ne devono andare i partiti».<br />

CARLO VERNA ROBERTO NATALE OTTAVIO LUCARELLI<br />

I cittadini sono maturi e<br />

chiedono che l’Italia di oggi<br />

venga raccontata secondo<br />

i fatti, senza nessuna<br />

operazione<br />

mistificatrice<br />

della realtà.<br />

Ma secondo<br />

Natale, l’unico<br />

modo per<br />

ridare slancio<br />

all’informazione<br />

è una<br />

riforma del<br />

sistema di<br />

governance.<br />

«Ci vuole u-<br />

na legge che ponga fine al<br />

rapporto perverso che unisce<br />

i partiti alla Rai. Sulla tv<br />

pubblica, in futuro, non<br />

dovrà più soffiare alcun<br />

tipo di vento politico».<br />

Perchè, sottolinea <strong>il</strong> presidente<br />

della FNSI, «<strong>il</strong> problema<br />

non è <strong>il</strong> colore del<br />

guinzaglio, ma <strong>il</strong> guinzaglio<br />

in sé».<br />

«Nuova legge<br />

per <strong>il</strong> Cda»<br />

Pagina a cura di<br />

SIMONE SPISSO<br />

Lucarelli individua nell’attuale<br />

sistema che governa<br />

la tv di Stato l’elemento di<br />

maggior criticità.<br />

«A marzo<br />

scadrà <strong>il</strong><br />

mandato del<br />

Cda eletto<br />

secondo la<br />

normativa<br />

Gasparri.<br />

Cambiare i<br />

criteri di elezione<br />

del<br />

consiglio è la<br />

priorità di<br />

cui bisogna<br />

tener conto».<br />

Ma per consentire al servizio<br />

pubblico di tornare protagonista<br />

dell’informazione<br />

«c’è bisogno - conclude<br />

Lucarelli - di un vasto consenso<br />

trasversale. Mi auguro<br />

che la politica decida<br />

questa volta di anteporre <strong>il</strong><br />

bene comune ai propri<br />

interessi di sempre».


PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />

7<br />

“È tutto per stasera”, libro postumo di Em<strong>il</strong>io Rossi, presentato a Caserta<br />

Il senso perduto dell’etica<br />

«Oggi, più che di professori, c’è<br />

bisogno di maestri». Parola di<br />

Emmanuele M<strong>il</strong>ano, ex direttore<br />

di Rai 1, che è intervenuto così<br />

ricordando Em<strong>il</strong>io Rossi, primo<br />

direttore del Tg1, autore del libro<br />

« È tutto per stasera». Un libro<br />

postumo edito dall’Ucsi (Unione<br />

cattolica stampa italiana), che ha<br />

promosso l’evento «L’etica del<br />

giornalista, l’esempio di Em<strong>il</strong>io<br />

Rossi», nella Biblioteca del Seminario<br />

della Diocesi di Caserta.<br />

Nel libro di Em<strong>il</strong>io Rossi c’è <strong>il</strong> racconto<br />

di un giornalista schivo e<br />

discreto, della sua intensa esperienza,<br />

dalla Rai di Genova alla<br />

Segreteria programmi di Bernabei<br />

al Tg1, sempre alla ricerca<br />

della fedeltà a un’idea forte di servizio<br />

pubblico, pur rivestendo un<br />

ruolo esposto a m<strong>il</strong>le tentazioni<br />

di parte.<br />

Perché, oggi più che mai, c’è bisogno<br />

di ricordare figure di tale<br />

Il direttore del Tg1 ferito dalle Br modello<br />

del vero giornalismo dalla parte della gente<br />

caratura per capire cos’è stata la<br />

tv di Stato e perché non è più sentita<br />

come un bene comune: la più<br />

grande azienda culturale del<br />

Paese, la Rai, è oggi condannata al<br />

declino per <strong>il</strong> legame troppo<br />

stretto con la politica. Un legame<br />

“pericoloso” per l’informazione<br />

dei cittadini, come lascia intendere<br />

Em<strong>il</strong>io Rossi nel sottotitolo del<br />

suo libro: «Quando la politica<br />

entra nei Tg».<br />

«Dopo aver scritto alcuni capitoli<br />

– ricorda M<strong>il</strong>ano – Em<strong>il</strong>io me li<br />

mandò perché gli dessi un giudizio.<br />

<strong>La</strong> mia osservazione fu questa:<br />

Parli troppo bene di tutti, sei<br />

troppo disposto a sottolineare di<br />

ogni persona gli aspetti positivi.<br />

Se non mordi nessuno, come<br />

faranno i giornali a occuparsi del<br />

tuo libro?».<br />

Pagine in cui Rossi, come in una<br />

sorta di esame di coscienza,<br />

cerca sostanzialmente di rispondere<br />

a un quesito: <strong>il</strong> giornalista<br />

informa oppure cerca di assecondare<br />

i gusti del pubblico<br />

assuefatto al “giornalismo inventato”?<br />

Do-manda oggi più che<br />

mai attuale, che riflette lo stato<br />

dell’arte dell’informazione, asservita<br />

alla politica, troppo<br />

ancorata al gossip, alla cronaca<br />

nera e avulsa da ciò che avviene<br />

oltre i confini nazionali.<br />

Eppure Rossi fu direttore del Tg1<br />

in un periodo di forti tensioni<br />

sociali, di cui egli stesso fu vittima<br />

quando, nel 1977, fu gambizzato<br />

dalle Brigate Rosse. Ma non bastò<br />

questo a fermare quella che considerava<br />

una missione, e cioè salvaguardare<br />

<strong>il</strong> prestigio del servizio<br />

pubblico, preservandolo, per<br />

quanto possib<strong>il</strong>e, dalle minacce<br />

della lottizzazione, reale causa<br />

della perdita di credib<strong>il</strong>ità del servizio<br />

pubblico.<br />

«Em<strong>il</strong>io Rossi ha sempre combattuto<br />

questo fenomeno - spiega<br />

Andrea Melodia, presidente<br />

nazionale dell’Ucsi – Era un<br />

intellettuale cattolico di grande<br />

finezza, più portato a capire i<br />

punti di vista che a bacchettare.<br />

Condivideva l’idea di un servizio<br />

pubblico unico e indivisib<strong>il</strong>e, ma<br />

oggi la Rai non lo è; non è in<br />

grado di porsi come bussola<br />

all’interno del sistema comunicativo<br />

e un servizio pubblico che<br />

non trova la sua legittimazione è<br />

destinato a morire».<br />

Da qui la necessità da parte di<br />

chi esercita questo mestiere di<br />

invertire la rotta e ritrovare <strong>il</strong><br />

vero senso della propria funzione,<br />

che sta nel garantire ai cittadini<br />

un’attività con finalità pubblica.<br />

Quale etica? Quali valori?<br />

Onestà intellettuale e professionale,<br />

di cui proprio Em<strong>il</strong>io Rossi<br />

è stato esempio lampante. Perché,<br />

ciò che conta realmente in<br />

un am-biente pluralista e frammentato,<br />

sono i principi deontologici<br />

che conducono al riconoscimento<br />

di un solo padrone: <strong>il</strong><br />

pubblico.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIAROSARIA DI CICCO<br />

MEDIA E SPIRITUALITA’<br />

Da cinquant’anni<br />

la comunicazione<br />

ispirata alla Chiesa<br />

L’Ucsi è nata nel 1959 per iniziativa di<br />

alcuni giornalisti dell’epoca che, negli<br />

anni del dopoguerra sentirono l’esigenza<br />

di creare un’associazione professionale<br />

riservata esclusivamente agli operatori<br />

dell'informazione. Già nel 1940, per l’incoraggiamento<br />

di Mons. Giovanni<br />

Battista Montini (<strong>il</strong> futuro Paolo VI) nacque<br />

la Pia Unione S. Francesco di Sales,<br />

che operò per qualche tempo per favorire<br />

un arricchimento culturale e spirituale<br />

dei giornalisti.<br />

A S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti,<br />

si ispirarono, nel maggio del ‘59 i<br />

fondatori dell’Ucsi: Raimondo Manzini<br />

(primo presidente<br />

nazionale),<br />

Giuseppe Dalla<br />

Torre, Guido Gonella,<br />

Enrico Lucatello,<br />

Pietro Pavan,<br />

Carlo Trabucco,<br />

Federico A-<br />

lessandrini e Andrea<br />

Spada. Nel<br />

settembre dello<br />

stesso anno ci fu<br />

l’approvazione della Conferenza Episcopale<br />

Italiana.<br />

Nel 1965 fu introdotta l’incompatib<strong>il</strong>ità<br />

degli incarichi nell’Unione con quelli di<br />

partito o comunque politici. <strong>La</strong> promozione<br />

di un comitato nazionale di mediaetica,<br />

in analogia con <strong>il</strong> comitato di bioetica,<br />

è stata da tempo avanzata dall’Ucsi e<br />

ha raccolto l’apprezzamento di Giovanni<br />

Paolo II e del presidente Ciampi, ma la<br />

proposta non ha mai trovato realizzazione<br />

concreta nelle istituzioni.<br />

MONS. FARINA<br />

«Creare<br />

coesione sociale»<br />

TROTTA<br />

Richiamo<br />

al rigore<br />

FERRAIUOLO<br />

«Gestiva <strong>il</strong> potere<br />

ma non lo usava»<br />

MELODIA<br />

«Un esempio<br />

per i giovani»<br />

All’incontro in ricordo<br />

di Em<strong>il</strong>io<br />

Rossi, ha presieduto<br />

anche <strong>il</strong> vescovo<br />

di Caserta, Pietro<br />

Farina, secondo <strong>il</strong><br />

quale anche la<br />

stampa, nel pieno<br />

rispetto dei principi<br />

etici, può aiutare<br />

a creare una rete di relazioni coesa tra<br />

i credenti, scambi di idee e opinioni.<br />

Il vescovo ha voluto però sottolineare<br />

soprattutto l’importanza della verità: «<strong>La</strong><br />

libertà fine a se stessa - ha affermato - non<br />

porta da nessuna parte, occorre fare sintesi.<br />

<strong>La</strong> libertà è <strong>il</strong> grande valore.<br />

<strong>La</strong> Chiesa arriva a tutti gli uomini ed è<br />

importante, per esempio, l’inserto della<br />

diocesi all’interno di un giornale, che ben<br />

sintetizza la dimensione locale con quella<br />

universale, che significa apertura all’uomo<br />

nell’interezza».<br />

«Quello del giornalista<br />

è un mestiere<br />

molto cambiato,<br />

oserei dire<br />

quasi degradato»:<br />

è stata questa la<br />

prima affermazione<br />

di Donatella<br />

Trotta, presidente<br />

Ucsi Campania.<br />

«Mantenere sempre <strong>il</strong> rigore etico - ha<br />

continuato - è <strong>il</strong> solo modo per fare bene<br />

<strong>il</strong> proprio lavoro e <strong>il</strong> compianto collega<br />

Em<strong>il</strong>io Rossi ce ne ha dato un grande<br />

esempio». Donatella Trotta ha curato <strong>il</strong><br />

settore cultura de Il Mattino e da alcuni<br />

anni è impegnata nella promozione di<br />

una cultura per infanzia attraverso l’associazione<br />

Kolibrì e in collaborazione con<br />

l’Unicef. Ha ricevuto per <strong>il</strong> suo impegno<br />

professionale molti riconoscimenti, tra i<br />

quali <strong>il</strong> “Premio Andersen 2004” per la<br />

promozione del libro e della lettura.<br />

Il dibattito sull’etica<br />

giornalistica è<br />

stato moderato da<br />

Luigi Ferraiuolo,<br />

consigliere nazionale<br />

dell’Ucsi,<br />

nonché curatore<br />

del corso di comunicazione<br />

per addetti<br />

stampa dell’Istituto<br />

di Scienze Religiose di Caserta,<br />

inaugurato proprio nel corso della serata.<br />

Una scelta non casuale: «Possiamo<br />

costruire una nuova tv e una nuova Rai,<br />

un servizio pubblico migliore oggi? Questo<br />

è uno degli interrogativi per cui ho organizzato<br />

la lectio dedicata a Em<strong>il</strong>io Rossi -<br />

ha spiegato Ferraiuolo - perché nella sua<br />

vita è stato un manuale di giornalismo,<br />

ma soprattutto di etica e deontologia giornalistica.<br />

Mai ha usato in proprio l’enorme<br />

potere che ha gestito. E <strong>il</strong> suo libro ne è<br />

la prova».<br />

Attualmente <strong>il</strong><br />

presidente nazionale<br />

dell’Ucsi è<br />

Andrea Melodia,<br />

già giornalista e<br />

dirigente RAI, docente<br />

di Teoria e<br />

tecnica del linguaggio<br />

radiotelevisivo<br />

all’Università<br />

Lumsa di Roma. Melodia ha curato la<br />

presentazione del suo libro È tutto per<br />

stasera dove, tra l’altro, ha voluto evidenziare<br />

l’importanza che <strong>il</strong> libro può avere<br />

soprattutto per i giovani: «Credo che in<br />

questo libro i giovani giornalisti possano<br />

trovare un modello di etica, di passione<br />

professionale e anche un racconto storico,<br />

in forma autobiografica, essenziale<br />

per conoscere la storia della Rai, spesso<br />

intrecciata con aspetti importanti e poco<br />

noti di storia italiana della seconda metà<br />

del XX secolo».


8 Domenica<br />

25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />

Lezione dell’ambasciatore Cosimo Risi sull’informazione nei Paesi del Mediterraneo<br />

«Giornalisti: abbattete i confini»<br />

Gli italiani sentono lontana l’Europa anche perché i mass media ne parlano poco<br />

Lezione d’eccezione lo scorso 5<br />

dicembre per i praticanti della<br />

Scuola di Giornalismo: <strong>il</strong> tema è<br />

stato l’informazione nei Paesi del<br />

Mediterraneo e <strong>il</strong> relatore l’ambasciatore<br />

Cosimo Risi, docente di<br />

Relazioni internazionali alla<br />

facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo<br />

salernitano.<br />

Il primo punto trattato è stato <strong>il</strong><br />

ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione<br />

per la nascita, lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

e <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare dei movimenti della<br />

Primavera Araba. Facebook,<br />

Twitter e telefonini di ultima<br />

generazione hanno accelerato <strong>il</strong><br />

classico passaparola, miccia per i<br />

movimenti di piazza che sono<br />

esplosi in Paesi dominati da sanguinarie<br />

dittature e soggiogati da<br />

povertà, analfabetismo e situazioni<br />

di vita precarie.<br />

In questa catena, ha spiegato <strong>il</strong><br />

professor Risi, si è inserita la rete<br />

del Qatar Aljazeera che fin dalla<br />

nascita si è presentata come una<br />

sorta di Cnn panaraba.<br />

Sono due i limiti che <strong>il</strong> diplomatico<br />

ha colto osservando i movimenti<br />

della Primavera Araba.<br />

Innanzitutto non si può parlare di<br />

informazione neutra, obiettiva e<br />

distaccata poiché <strong>il</strong> messaggio è<br />

veicolato dagli stessi protagonisti<br />

di ciò che sta avvenendo.<br />

In secondo luogo, <strong>il</strong> fermento che<br />

ha portato al rovesciamento della<br />

situazione politica che stagnava da<br />

decenni in quei Paesi, non si è trasformato<br />

in un organo politico e<br />

sul carro dei vincitori sono saliti<br />

forze già esistenti e strutturate.<br />

Il secondo argomento <strong>il</strong>lustrato è<br />

stato la varietà di fonti e di relative<br />

informazioni, spesso contrastanti<br />

tra loro, su temi delicati e<br />

cruciali per gli equ<strong>il</strong>ibri internazionali,<br />

come la questione dell’atomica<br />

iraniana.<br />

Mahmud Ahmadinejād sostiene<br />

che non è la bomba che si sta<br />

approntando, semplicemente si sta<br />

provvedendo per fornire energia<br />

anche attraverso <strong>il</strong> nucleare.<br />

Israele, nemico giurato dell’Iran e<br />

soprattutto principale bersaglio,<br />

per motivi politici e geografici, di<br />

un eventuale ordigno, sostiene<br />

invece che la bomba è pronta.<br />

In questo quadro si inserisce<br />

l’Onu, organo sovranazionale,<br />

con la Iea, International Energy<br />

Agency, per stab<strong>il</strong>ire la verità:<br />

spesso, però, anche i rapporti<br />

delle agenzie sono soggette a<br />

interpretazioni e discussioni.<br />

Insomma, si rischia di riprodurre<br />

in Iran lo stesso scenario visto con<br />

l’Iraq e le presunte armi di distruzione<br />

di massa.<br />

Ultimo argomento di discussione<br />

durante la lezione dell’ambasciatore<br />

Risi sono stati i mezzi di comunicazione<br />

del nostro Paese.<br />

I nostri media sono storicamente<br />

in deficit con l’informazione<br />

di esteri e questa lacuna si fa più<br />

grave quando l’oggetto è<br />

l’Unione europea.<br />

A dir la verità in questi ultimi<br />

mesi, data la crisi economica e<br />

della nostra moneta, ci sono<br />

pagine e pagine di giornale che<br />

trattano di summit e provvedimenti<br />

d’emergenza dei nostri<br />

rappresentanti a Bruxelles.<br />

Si parla quindi dell’Unione euro-<br />

pea solo in chiave negativa, non<br />

sono mai oggetto di servizi giornalistici<br />

le leggi che tendono a<br />

migliorare la qualità della vita.<br />

È forse per questo motivo che noi<br />

italiani sentiamo così lontana<br />

Bruxelles: «Nella mia esperienza<br />

Ue – afferma <strong>il</strong> professor Risi - ho<br />

conosciuto corrispondenti preparatissimi.<br />

Ma non riuscivano a<br />

Un’immagine<br />

del Parlamento<br />

europeo<br />

piazzare i loro articoli. Dovrebbe<br />

cambiare – continua – la percezione<br />

che abbiamo dell’Unione<br />

europea: capire che non<br />

è qualcosa di esterno ma noi stessi<br />

ne siamo membri».<br />

Lezioni come quella dell’ambasciatore<br />

sono molto importanti<br />

dunque per provare a cambiare<br />

l’atteggiamento della stampa italiana<br />

verso l’informazione di<br />

esteri: attitudine fondamentale<br />

per una generazione di cronisti<br />

che si troverà a raccontare un<br />

mondo sempre più globalizzato.<br />

Pagina a cura di<br />

EMANUELA DE VITA<br />

In alto<br />

l’ambasciatore<br />

Cosimo Risi<br />

e a sinistra<br />

<strong>il</strong> Presidente della<br />

Repubblica<br />

Iraniana<br />

Mahmud<br />

Ahmadinejad<br />

<strong>La</strong> biografia<br />

Trent’anni<br />

di carriera<br />

nel mondo<br />

<strong>La</strong> carriera diplomatica di<br />

Cosimo Risi, dal 2006 ministro<br />

plenipotenziario al ministero<br />

Esteri, direzione generale Mediterraneo<br />

e Medio Oriente,<br />

comincia prestissimo, ad appena<br />

26 anni.<br />

Nato a Salerno nel 1951 e laureatosi<br />

col massimo dei voti nel<br />

1974, già nel 1977 frequenta <strong>il</strong><br />

corso di preparazione alla carriera<br />

diplomatica presso la Società<br />

italiana per l’organizzazione<br />

internazionale di Roma.<br />

L’anno dopo, entra per concorso<br />

nella carriera diplomatica del<br />

ministero Affari Esteri: dal 1980<br />

al 1983 è stato <strong>il</strong> primo segretario<br />

all’ambasciata d’Italia in<br />

Kuwait e dopo questo mandato<br />

è stato per quattro anni primo<br />

segretario alla rappresentanza<br />

permanente d’Italia presso la<br />

Comunità europea a Bruxelles.<br />

Numerosi altri sono stati i mandati<br />

internazionali di Risi e <strong>il</strong>lustri<br />

le onorificenze ricevute: è<br />

Commendatore al merito della<br />

Repubblica Italiana e Golden<br />

<strong>La</strong>urel Branch della Repubblica<br />

di Bulgaria per i meriti conseguiti<br />

nell’adesione di questo<br />

Paese all’Unione europea.<br />

Molteplici gli incarichi accademici<br />

e scientifici ricoperti dal<br />

professor Risi.<br />

È stato, dal 1994 al 1998, membro<br />

del consiglio di amministrazione<br />

della fondazione europea<br />

per la formazione di Torino e<br />

dal 2005 è un componente della<br />

fondazione collegio europeo di<br />

Parma.<br />

<strong>La</strong> competenza scientifica di<br />

Cosimo Risi ha superato i confini<br />

nazionali. Dal 2006, infatti, fa<br />

parte del consiglio di amministrazione<br />

della fondazione Anna<br />

Lindh per <strong>il</strong> dialogo fra le culture<br />

e le civ<strong>il</strong>tà di Alessandria<br />

d’Egitto e nel 2006 ha partecipato<br />

alla gestione del programma<br />

Euromed Heritage.<br />

Il professor Risi collabora con<br />

diversi Atenei: dal 1988 insegna<br />

Relazioni internazionali al<br />

Diploma alti studi europei; dal<br />

1993 tiene seminari di Relazioni<br />

Internazionali al master in istituzioni<br />

e politiche comunitarie<br />

dell’Università di Bologna.<br />

Dal 1999 al 2003 ha insegnato<br />

Relazioni internazionali all’Institut<br />

Supérieur du Management<br />

Public et Politique di<br />

Bruxelles e dal 2004 è docente<br />

della Facoltà di Scienze Politiche<br />

di Salerno.<br />

Numerosissime le pubblicazioni<br />

scientifiche di Cosimo Risi, tra<br />

cui figurano testi che trattano<br />

soprattutto di Unione europea:<br />

Codice Maastricht, Roma, 1997<br />

e Il nuovo diritto dell’Unione<br />

Europea, Napoli, 1999.


PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />

Check up sullo stato di salute dell’ economia della Campania e del Mezzogiorno<br />

Rassegna organizzata da “Il Denaro” in collaborazione con la Camera di Commercio<br />

Napoli: operazione a cuore aperto<br />

9<br />

“Se i tempi non chiedono la parte<br />

migliore di te, inventa altri<br />

tempi”. Sembrerebbe che Stefano<br />

Benni, quando scrisse “Baol”,<br />

aveva in mente proprio Napoli.<br />

<strong>La</strong> città di Napoli, <strong>il</strong> capoluogo<br />

pulsante della Campania, <strong>il</strong><br />

luogo-non luogo (per dirla alla<br />

Marc Augé) che tutto può ma<br />

niente fa. Napoli somiglia in<br />

modo sorprendente all’immaginaria<br />

Dorotea disegnata da Italo<br />

Calvino in “Città invisib<strong>il</strong>i”.<br />

«Della città di Dorotea si può<br />

parlare in due modi» ha detto<br />

Lucio D’Alessandro, <strong>il</strong> Rettore del<br />

Suor Orsola Benincasa, intervenuto<br />

alla rassegna sull’economia<br />

della Campania “Napoli 2020”che<br />

si è tenuta <strong>il</strong> 9 e 10 dicembre alla<br />

Mostra d’Oltremare. «Si può<br />

descrivere parlando delle sue<br />

strutture (“quattro torri d’alluminio,<br />

sette porte dal ponte levatoio,<br />

quattro canali, trecento case<br />

e settecento fumaioli”) oppure si<br />

può partire dalla gente. Studiarla,<br />

osservarla, capire la profondità<br />

dell’anima che vi abita». E Napoli<br />

è proprio così. È come una donna<br />

dall’aspetto un po’ invecchiato,<br />

ma sempre affascinante e ammaliante,<br />

che non smette mai di piacere<br />

e riesce sempre a reinventarsi.<br />

«È questo lo spirito con cui è<br />

nato <strong>il</strong> Giub<strong>il</strong>eo e da cui ha preso<br />

ispirazione l’iniziativa organizzata<br />

da <strong>il</strong> quotidiano “Il Denaro”»<br />

ha detto <strong>il</strong> Rettore.<br />

“Napoli 2020” è la prima rassegna<br />

sulla Campania e l’economia del<br />

Mediterraneo, realizzata dalla Camera<br />

di Commercio di Napoli.<br />

Due giorni in cui si sono messi a<br />

confronto più di 80 relatori, tra<br />

imprenditori, rappresentanti delle<br />

istituzioni ed esponenti del mondo<br />

universitario. Lo scopo, quello<br />

di rispondere, o almeno tentare di<br />

rispondere, alla domanda (di Totoiana<br />

memoria) “per andare dove<br />

vogliamo andare…da che parte<br />

dobbiamo andare?”. «Dobbiamo<br />

Da sinistra,<br />

Alfonso Ruffo,<br />

Stefano Caldoro,<br />

Paolo Savona,<br />

Maurizio Maddaloni<br />

e Massimo Lo Cicero<br />

Qualità di vita<br />

delle imprese<br />

Gli imprenditori campani sono terrorizzati. Guardano<br />

al futuro con estremo timore e l’82% di loro è<br />

convinto che nel 2012 la produzione diminuirà.<br />

L’indagine sulla qualità della vita del tessuto produttivo<br />

della Campania – condotta da “Il Denaro” e<br />

dall’Istituto di ricerche “Ircsia” – ha r<strong>il</strong>evato come<br />

le imprese campane non siano soddisfatte della loro<br />

esistenza e come, cosa ancor peggiore, ritengano<br />

che la situazione sia destinata a deteriorarsi. <strong>La</strong><br />

ricerca, che ha coinvolto più di 200 imprese, ha evidenziato<br />

la poca fiducia che <strong>il</strong> settore ha nei confronti<br />

delle istituzioni, la percezione da parte degli<br />

imprenditori dell’eccessiva pressione fiscale e delle<br />

difficoltà di accedere al credito. È anche emerso<br />

però che, nonostante la crisi, nel settore imprenditoriale<br />

campano è in continua crescita l’elemento<br />

dell’innovazione. «Questa indagine che conduciamo<br />

ogni anno – ha detto Carlo <strong>La</strong>uro, uno dei<br />

ricercatori – è importante perché non possiamo<br />

pensare di gestire e migliorare un qualcosa che non<br />

siamo neanche in grado di determinare».<br />

cominciare a scrivere – ha dichiarato<br />

<strong>il</strong> direttore del “Il Denaro”<br />

Alfonso Ruffo – <strong>il</strong> futuro della città<br />

cardine del Mezzogiorno che<br />

vive una profonda crisi». «Spesso<br />

a Napoli non fare o impedire di<br />

fare è più fac<strong>il</strong>e che fare. Dobbiamo<br />

svegliarci!» ha detto <strong>il</strong> padrone<br />

di casa, <strong>il</strong> presidente della<br />

Mostra d’Oltremare Nando Morra.<br />

Una delle criticità del Sud è la<br />

disoccupazione. «Noi viviamo un<br />

paradosso – ha affermato l’economista<br />

Francesco Pastore – perché<br />

i nostri giovani sono sempre più<br />

istruiti e sempre meno occupati».<br />

«Questa generazione di giovani è<br />

la prima che si trova ad avere meno<br />

possib<strong>il</strong>ità dei genitori» ha dichiarato<br />

l’assessore al <strong>La</strong>voro della<br />

Regione Campania Severino Nappi.<br />

Tra gli ospiti della rassegna: gli<br />

economisti Dominick Salvatore e<br />

Paolo Savona, <strong>il</strong> presidente della<br />

Regione Stefano Caldoro, <strong>il</strong> presidente<br />

della Camera di Commercio<br />

di Napoli Maurizio Maddaloni e<br />

l’Arcivescovo di Napoli Crescenzo<br />

Sepe. Napoli deve riappropriarsi<br />

del “suo” Mediterraneo per crescere.<br />

«E’ un’idea vecchia ma allo<br />

stesso tempo nuova – ha detto<br />

Claudio Azzolini presidente di<br />

Europa Mediterranea – i polmoni<br />

di Napoli sono i polmoni del Mediterraneo,<br />

noi siamo <strong>il</strong> Nord di un<br />

altro Sud e dobbiamo dare vita a<br />

nuovi meccanismi di risalita».<br />

Napoli può farcela, Napoli deve<br />

farcela. E se Totò è riuscito a trovare<br />

quel che cercava nelle vie sconosciute<br />

della M<strong>il</strong>ano straniera<br />

(“Sto paese è così grande che io<br />

non mi raccapezzo”), chissà che<br />

anche Napoli non riesca a trovare<br />

la sua di strada.<br />

Pagina a cura di<br />

GIORGIA MENNUNI<br />

SALVATORE<br />

«Attrarre<br />

capitali esteri»<br />

SAVONA<br />

«Limitare<br />

gli export»<br />

SEPE<br />

«Recuperare<br />

etica e morale»<br />

CALDORO<br />

«Migliorare<br />

la spesa»<br />

MADDALONI<br />

«Fare leva<br />

sul reale»<br />

«<strong>La</strong> ricetta per<br />

uscire dalla<br />

crisi è trovare<br />

la proporzione<br />

tra la conoscenza<br />

della<br />

teoria, l’applicazione<br />

al<br />

mondo reale e<br />

la giusta dose di buon senso». Queste<br />

le parole con cui Dominick Salvatore,<br />

economista di fama mondiale,<br />

ha aperto la sua lectio magistralis.<br />

L’economista napoletano ha<br />

spiegato come <strong>il</strong> vero problema dell’Italia<br />

sia l’impossib<strong>il</strong>ità di attrarre<br />

imprese straniere e l’incapacità<br />

– dovuta principalmente ai grovigli<br />

legislativi – di creare imprese di<br />

grandi dimensioni. Basti pensare<br />

che le multinazionali Italiane «sono<br />

appena 10, contro le 133 degli<br />

Usa, le 68 del Giappone, le 35 della<br />

Francia e le 14 della Corea».<br />

«Perché si<br />

parla sempre<br />

di missioni all’estero?<br />

Perché<br />

ci si concentra<br />

sull’aumento<br />

delle e-<br />

sportazioni<br />

verso l’estero e<br />

non su quelle verso le altre regioni<br />

d’Italia?». Paolo Savona,<br />

esperto economista, ha rivolto<br />

questa provocazione alla platea<br />

della sua lectio magistralis perché<br />

ritiene che serva un patto tra<br />

produttori e commercianti che<br />

limiti l’uso delle importazioni.<br />

«Perché - si è chiesto - io devo<br />

andare in Sardegna, la mia terra,<br />

e mangiare al ristorante meloni<br />

di provenienza sud americana,<br />

quando invece a pochi km da lì ci<br />

sono distese e distese di meloni<br />

autoctoni?».<br />

«Vorrei fare<br />

una domanda<br />

al professore<br />

Dominick<br />

Salvatore» ha<br />

detto l’arcivescovo<br />

di Napoli<br />

Crescenzo<br />

Sepe appena si<br />

è avvicinato al microfono.<br />

«Quanto ha inciso sulla crisi la<br />

mancanza di spirito etico nella<br />

gestione del sistema economico<br />

internazionale? È possib<strong>il</strong>e pensare<br />

che nell’economia del futuro<br />

ci sia ancora posto per <strong>il</strong> recupero<br />

della dimensione dell’etica e della<br />

moralità?». L’arcivescovo ha spiegato<br />

che è importante tenere sempre<br />

a mente questo aspetto perché<br />

«non dobbiamo dimenticarci che<br />

l’economia, come tanti altri<br />

aspetti della nostra vita, è al servizio<br />

della comunità».<br />

<strong>La</strong> Campania<br />

è vicina a uno<br />

tzunami. Non<br />

a una semplice<br />

alta marea.<br />

Queste le parole<br />

con cui Stefano<br />

Caldoro<br />

ha sintetizzato<br />

lo stato di salute dell’economia della<br />

sua regione. «Il nostro P<strong>il</strong> procapite<br />

esprime tutto <strong>il</strong> disagio economico<br />

e sociale che affrontiamo ogni<br />

giorno – ha detto – basti pensare<br />

che <strong>il</strong> nostro 17m<strong>il</strong>a euro va a confrontarsi<br />

con <strong>il</strong> 27-30m<strong>il</strong>a del Nord<br />

Italia». Secondo <strong>il</strong> presidente della<br />

Regione Campania servono nuove<br />

risorse che «abbiano un forte<br />

impatto sulle famiglie e sulle<br />

imprese» e un federalismo fiscale<br />

che tenga presente «la capacità di<br />

una regione di migliorare la spesa<br />

rispetto ai costi standard».<br />

Preoccupato<br />

ma anche propositivo<br />

è apparso<br />

Maurizio<br />

Maddaloni,<br />

presidente<br />

della Camera<br />

di Commercio<br />

di Napoli.<br />

«Occorre puntare su un nuovo<br />

modello di sv<strong>il</strong>uppo che faccia leva<br />

sull’economia reale e non sulle alchimie<br />

finanziarie che hanno generato<br />

delusione e disoccupazione».<br />

<strong>La</strong> Camera di Commercio è la casa<br />

delle imprese ed è l’istituzione che<br />

più può aiutare la piccola imprenditoria<br />

a crescere: «Noi siamo<br />

pronti – ha detto Maddaloni – ad<br />

avviare una nuova stagione di<br />

governance territoriale e a mettere<br />

in campo una regia autorevole che<br />

guidi un nuovo modello di sv<strong>il</strong>uppo<br />

l’area metropolitana di Napoli».


10 Domenica<br />

25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />

LA SOLIDARIETÀ SI MOLTIPLICA<br />

A Casa Nazareth<br />

mensa, ambulatori<br />

e tanto altruismo<br />

Un forte centro di solidarietà presente a<br />

Salerno è l’associazione di volontariato O-<br />

asi, un gruppo di persone semplici, di tutte<br />

le estrazioni sociali, che tendono a dare<br />

risposta al disagio, cercando di evitare <strong>il</strong><br />

semplice assistenzialismo. Nasce nel 1985<br />

dall’esperienza del parroco Don Pietro<br />

Mari che decide di dare un posto letto ai<br />

tanti senegalesi che in quegli anni sbarcavano<br />

sulle coste italiane e si ritrovavano a<br />

vivere in stalle prive di ogni norma igienico-sanitaria.<br />

<strong>La</strong> prima abitazione viene<br />

acquistata a Baronissi dove vengono<br />

accolti circa 40 stranieri. Ma la solidarietà,<br />

si sa, è un moltiplicatore eccezionale, per<br />

cui i senegalesi iniziano<br />

ad ospitare<br />

in questa prima<br />

struttura parenti<br />

ed amici. Ognuno<br />

si accampa come<br />

può, con materassi<br />

e coperte a terra, e<br />

ci dice <strong>il</strong> presidente<br />

dell’Oasi, Antonio<br />

Bonifacio: «E’ diffic<strong>il</strong>e<br />

dire no e cacciar<br />

via le persone in sovrannumero». Si<br />

pensa allora ad acquistare altre abitazioni.<br />

In poco tempo vengono aperte altre case<br />

di solidarietà. Oggi l’Oasi opera a Salerno,<br />

presso Casa Nazareth nel rione Pastena, a<br />

Giffoni Valle Piana, a Baronissi, a Montecorvino<br />

e a San Mango Piemonte. Nella<br />

provincia campana la struttura dispone di<br />

una mensa aperta ogni giorno a pranzo, di<br />

un ambulatorio sanitario, dello sportello<br />

legale e di un ambulatorio per <strong>il</strong> sostegno<br />

psicologico e psichiatrico. Una missione<br />

che va emulata.<br />

<strong>La</strong> solitudine, così come la disperazione,<br />

ha molte facce e altrettante<br />

voci. Specie per coloro che dalla<br />

vita hanno ricevuto ben poco e,<br />

all’improvviso, si ritrovano ad affrontare<br />

lo shock di un incontro<br />

con un Paese nuovo. Un mondo<br />

diverso da quello conosciuto (attraverso<br />

la tv o i giornali) e che<br />

spesso li respinge o li accoglie con<br />

difficoltà. Sono i migranti, spesso<br />

“invisib<strong>il</strong>i”, fuggiti da guerre, vittime<br />

di trafficanti, testimoni di un<br />

viaggio diffic<strong>il</strong>e per arrivare in quel<br />

Belpaese che forse così bello non è.<br />

Oltre ai problemi di quotidiana sopravvivenza,<br />

che riguardano la<br />

possib<strong>il</strong>ità di nutrirsi e di trascorrere<br />

la notte in un ricovero notturno,<br />

i nuovi “inqu<strong>il</strong>ini” avvertono<br />

imperiosa l’esigenza di essere riconosciuti<br />

legalmente, di avere una<br />

residenza: senza fissa dimora non<br />

possono ottenere assistenza sanitaria,<br />

inserimento nelle liste d’impiego,<br />

la patente e tutti gli altri servizi.<br />

<strong>La</strong> mancanza di cittadinanza li<br />

rende “inesistenti” e, dunque, privati<br />

dei loro diritti fondamentali.<br />

E così, nel tentativo di ricostruire<br />

un’identità smarrita e di restituire<br />

A Salerno gli avvocati-volontari aprono uno sportello<br />

Via toghe e lustrini<br />

la legge va in strada<br />

Assistenza legale gratuita per immigrati e senza tetto<br />

una dignità lacerata da un sistema<br />

sociale che genera prevalentemente<br />

meccanismi di esclusione (sembra<br />

un miraggio l’articolo 2 della<br />

Costituzione, ossia “l’adempimento<br />

dei doveri inderogab<strong>il</strong>i di solidarietà<br />

politica, economica e sociale”),<br />

alcuni volontari salernitani,<br />

Gino Daraio, Antonio Bonifacio e<br />

Antonio Romano, già impegnati in<br />

un servizio di accoglienza notturna<br />

e dotati di competenze nel campo<br />

del diritto, hanno promosso<br />

un’ulteriore iniziativa di solidarietà<br />

verso gli homeless salernitani, diretta<br />

ad offrire loro gratuitamente<br />

consulenza ed assistenza legale. A-<br />

gli inizi del mese di novembre<br />

2011, in accordo con l’Associazione<br />

“Avvocato di strada Onlus” (un’-<br />

organizzazione nazionale con sede<br />

a Bologna, nata nel febbraio 2000<br />

con lo scopo di seguire ed aiutare<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o legale immigrati e<br />

non senza fissa dimora), è stato<br />

infatti attivato anche a Salerno uno<br />

sportello di “Avvocato di Strada”,<br />

per consentire un effettivo accesso<br />

alla giustizia a quei soggetti che,<br />

vivendo per strada, sono ignorati, a<br />

volte disprezzati, o semplicemente<br />

emarginati.<br />

Lo sportello salernitano è attivo<br />

all’interno dell’associazione “Oasi”<br />

di Salerno, che da molti anni cerca<br />

di contrastare varie forme di povertà<br />

e marginalità, di sostenere l’anello<br />

debole della catena sociale.<br />

“Avvocato di strada” è un vero e<br />

proprio studio legale nell’accoglienza,<br />

nella consulenza, nell’istruzione<br />

delle pratiche. Vi partecipano<br />

a rotazione avvocati e praticanti,<br />

coordinati dall’avv. Antonio<br />

Romano, chiamati ad esercitare la<br />

loro professione a titolo gratuito<br />

(anche in assenza dei requisiti per<br />

l’accesso al gratuito patrocinio).<br />

Numerosi professionisti salernitani,<br />

inoltre, pur non rendendosi<br />

disponib<strong>il</strong>i a svolgere attività di<br />

sportello, si impegnano a trattare<br />

senza alcun compenso almeno una<br />

causa all’anno in favore degli homeless,<br />

ove risultasse necessario in<br />

base a segnalazione della struttura<br />

competente. Tutto ciò perché fare<br />

l’avvocato non significa tutelare <strong>il</strong><br />

malfattore e consentirgli di sfuggire<br />

alle mani della giustizia, ma assicurare<br />

a tutti un giusto trattamento<br />

indipendentemente dal ceto e<br />

dalla condizione personale e sociale.<br />

<strong>La</strong> chiusura nei confronti dei<br />

migranti è <strong>il</strong> primo muro da abbattere.<br />

<strong>La</strong> cultura dell’accoglienza e<br />

dell’assistenza dovrebbe essere<br />

inst<strong>il</strong>lata in ognuno di noi, perché a<br />

volte lo scontro può diventare<br />

anche incontro se si creano le condizioni<br />

di un reciproco rispetto.<br />

Pagina a cura di<br />

MARIA DI NAPOLI<br />

Il professore Daraio<br />

«Ospitare<br />

è lavoro<br />

di pochi»<br />

Uno dei promotori dello sportello “Avvocato<br />

di strada” di Salerno è <strong>il</strong> dott. Girolamo<br />

Daraio, avvocato e professore al campus<br />

di Fisciano.<br />

Cosa si prova a svolgere l’attività di professionista-volontario?<br />

«Un grande entusiasmo, che noto soprattutto<br />

nei giovani, perché si tratta di un’attività<br />

che nob<strong>il</strong>ita la professione. <strong>La</strong> parola<br />

avvocato deriva dal latino advocatus, voco +<br />

ad, ossia chiamato a difendere, per cui l’avvocato<br />

è colui che intercede tra chi domanda<br />

giustizia e chi la deve rendere. Poi non<br />

necessariamente tutte le problematiche sfociano<br />

nella sede giudiziaria; la giustizia può<br />

essere anche ottenere <strong>il</strong> permesso di soggiorno,<br />

ottenere la residenza, ottenere la<br />

prestazione sanitaria o un servizio sociale. E<br />

quindi l’avvocato non può che trarne un appagamento<br />

spirituale, perché l’attività è di<br />

volontariato<br />

assoluto».<br />

Come funziona<br />

a Salerno<br />

la rete di assistenza<br />

pubblico-privata<br />

ai senza tetto?<br />

«Una rete<br />

pubblica non<br />

mi sembra ci<br />

sia, se non i<br />

servizi sociali che sono molto lapidari da<br />

questo punto di vista. <strong>La</strong> rete sociale è<br />

proiettata soprattutto a far fronte ai bisogni<br />

primari, quindi vi sono delle mense<br />

diurne, dei dormitori, dei centri d’ascolto.<br />

Finora è mancata una struttura che funzioni<br />

come un vero e proprio ufficio legale;<br />

<strong>il</strong> nostro sportello dovrebbe fornire gratuitamente<br />

assistenza legale a tutti i senza<br />

fissa dimora».<br />

Secondo lei Salerno è accogliente verso<br />

le persone che vivono per strada?<br />

«Io vedo indifferenza, parlare di accoglienza<br />

è un discorso azzardato. Si è provato ad<br />

esempio nel centro storico ad aprire una<br />

struttura pubblica da adibire a dormitorio,<br />

ma subito c’è stata la rimostranza della<br />

gente del posto. Non si è ancora pronti ad<br />

ospitare perché si teme che l’immigrato<br />

venga in Italia a togliere <strong>il</strong> posto a qualcuno.<br />

L’accoglienza purtroppo è ancora un<br />

lavoro di pochi».<br />

Più storie, unico dramma<br />

Esclusi,<br />

invisib<strong>il</strong>i,<br />

uomini<br />

Le storie di quanti si rivolgono allo sportello<br />

sono varie, da una denuncia per<br />

intontimento da farmaci per la salute<br />

scambiata per ubriachezza, al clochard<br />

multato per non aver attraversato sulle<br />

strisce pedonali. E nel caso di immigrati<br />

non sono questioni da poco: anche una<br />

denuncia di minima entità è sufficiente a<br />

bloccare <strong>il</strong> permesso di soggiorno.<br />

Diversi, multietnici, ma con unico comune<br />

denominatore: la sensazione di non<br />

essere “accolti”, di essere considerati<br />

oggetti indesiderati e non persone con<br />

drammi personali, fam<strong>il</strong>iari che non<br />

interessano a nessuno. Una sensazione,<br />

un rifiuto che creano un disagio e allora<br />

non resta che bere, rifugiarsi con un<br />

gruppo di amici e scolarsi cartoni e cartoni<br />

di vino per allontanarsi da una<br />

realtà che<br />

non li vuole.<br />

Coloro che si<br />

avvicinano o<br />

allo sportello<br />

o ai dormitori<br />

o alle mense<br />

sono persone<br />

che hanno<br />

bisogno di essere<br />

integrate,<br />

riconosciute.<br />

Sono uomini disposti a raccontare, se<br />

trovano gente “amica” si aprono. Nei<br />

loro Paesi molti vivrebbero meglio perché<br />

avrebbero l’appoggio dei parenti,<br />

degli amici, ma dopo anni, trascorsi in<br />

Italia alla ricerca della cosiddetta fortuna,<br />

non hanno <strong>il</strong> coraggio di ritornare a<br />

mani vuote, da <strong>perde</strong>nti. In più le famiglie<br />

d’origine spesso non sanno come<br />

vivono o hanno perso i contatti con i<br />

loro figli, con i loro padri.<br />

A volte <strong>il</strong> semplice disagio per la lontananza<br />

da casa può diventare una malattia:<br />

la depressione.<br />

E allora si commuovono e piangono<br />

interrottamente se qualcuno, ad esempio<br />

un volontario, si prende cura di loro<br />

e gli offre un pezzo di pizza. Perché<br />

anche un piccolo gesto può dare un pizzico<br />

di felicità.


PRIMO PIANO Domenica 25 dicembre 2011<br />

Al Pan la più importante mostra itinerante del fotogiornalismo internazionale<br />

Cronache sotto l’obiettivo<br />

11<br />

"Hai perso <strong>il</strong> naso". Questa è l'espressione<br />

con cui in Afghanistan<br />

si epitetano gli uomini che sono<br />

stati disonorati dalla propria<br />

moglie. Un modo di dire come<br />

tanti, tipico di una lingua e che può<br />

essere fac<strong>il</strong>mente compreso solo<br />

da chi conosce una determinata<br />

cultura. Tutti però sono in grado di<br />

capire cosa significa davvero <strong>perde</strong>re<br />

<strong>il</strong> naso quando si guarda la<br />

foto di Aisha Bibi, scattata dalla<br />

sudafricana Jodi Bieber. Aisha ha<br />

lasciato <strong>il</strong> marito e su ordine di un<br />

comandante talebano le sono stati<br />

tagliati naso e orecchie.<br />

L'immagine di una donna stanca<br />

delle violenze e dei soprusi di un<br />

uomo che avrebbe dovuto amarla è<br />

giudicata la miglior foto dell'anno,<br />

vincitrice della 54esima edizione<br />

della World Press Photo.<br />

<strong>La</strong> più importante mostra fotografica<br />

itinerante del mondo per <strong>il</strong><br />

secondo anno consecutivo fa tappa<br />

a Napoli, dove i migliori scatti dei<br />

fotoreporter più bravi resteranno<br />

appesi alle pareti del Palazzo delle<br />

Arti di Napoli fino al prossimo 4<br />

gennaio. Quando si sale al secondo<br />

piano del museo si esce dai confini<br />

della città e ogni parete apre una<br />

finestra sul mondo. Storie di attualità<br />

che spaziano dagli aborti clandestini<br />

in Kenya all'immane tragedia<br />

del terremoto di Haiti, ma<br />

anche scene di vita quotidiana,<br />

personaggi come Julian Assange,<br />

fondatore di Wik<strong>il</strong>eaks, ritratto<br />

con una luce blu che gli copre l'occhio<br />

quasi a indicare un uomo<br />

sotto tiro, osservato a vista. C'è lo<br />

sport con immagini insolite di<br />

partite di calcio e sport minori<br />

ma in cui troneggia uno scatto<br />

del fotografo spagnolo Gustavo<br />

Cuevas che è riuscito a cogliere<br />

<strong>il</strong> momento in cui un toro incorna<br />

<strong>il</strong> matador Julio Agaricio.<br />

Animali e paesaggi presi in prospettive<br />

e in situazioni assolutamente<br />

non convenzionali, che<br />

riescono a regalare al visitatore<br />

punti di vista innovativi.<br />

<strong>La</strong> giuria della rassegna quest'anno<br />

ha premiato cinquantacinque fotografi<br />

in rappresentanza di ventitre<br />

diverse nazionalità. È suddivisa in<br />

nove categorie: vita quotidiana,<br />

protagonisti dell'attualità, spot<br />

news, notizie generali, natura, storie<br />

d'attualità, arte e spettacolo,<br />

ritratti e sport. Ogni categoria<br />

viene rappresentata o in foto singola<br />

o in reportage. Anche quest'anno<br />

si contraddistingue per<br />

immagini scioccanti e crude, che<br />

hanno saputo raccontare meglio di<br />

qualsiasi parola i maggiori eventi<br />

del pianeta sulle principali testate<br />

internazionali. Questa edizione è<br />

dedicata a due fotografi che <strong>il</strong> 20<br />

apr<strong>il</strong>e scorso hanno perso la vita<br />

durante la guerra che in Libia ha<br />

portato alla caduta del regime di<br />

Gheddafi: l'inglese Tim Hetherington<br />

e lo statunitense Chris<br />

Hondros.<br />

Haiti e la catastrofe che l'ha colpita<br />

sono protagonisti della sezione<br />

Notizie Generali. Per la foto singola,<br />

infatti, vince l'italiano Riccardo<br />

Venturi, con una foto che ritrae<br />

una ragazzina che assiste bruciare<br />

sullo sfondo <strong>il</strong> Marché Hyppolite,<br />

storico mercato di Port-au-Prince<br />

e simbolo della capitale e della<br />

caduta in ginocchio di un intero<br />

Paese. Senza fiato, invece, si resta<br />

“World Press Photo 2011” fa tappa a Napoli<br />

<strong>La</strong>boratori e lezioni con i più bravi reporter<br />

Le immagini<br />

crude e scioccanti<br />

che hanno raccontato<br />

meglio di ogni parola<br />

gli eventi dell’anno<br />

<strong>La</strong> “menzione speciale”<br />

Il fotogiornalismo di strada che riesce ad<br />

arrivare ovunque. Questa la motivazione con<br />

cui è stata assegnata la menzione speciale per<br />

le foto scattate dai minatori intrappolati per<br />

69 giorni nelle viscere della miniera di San<br />

Josè in C<strong>il</strong>e tra l’agosto e l’ottobre del 2010.<br />

Attraverso una piccola cavita scavata dai soccorritori<br />

agli uomini intrappolati fu lanciata,<br />

tra le altre cose, una piccola macchina digitale<br />

con cui hanno immortalato i momenti di vita<br />

quotidiana in quell’inferno. I volti emaciati,<br />

giorno dopo giorno sempre più segnati dalla<br />

fatica, i giacigli improvvisati e le riviste a luci<br />

rosse che avevano con loro. Immagini che non<br />

avremmo mai potuto vedere senza la<br />

fotografia digitale.<br />

<strong>La</strong> rassegna<br />

è divisa in 9 categorie<br />

Premiati 55 fotografi<br />

provenienti<br />

da 23 Paesi diversi<br />

davanti alle foto del francese Olivier<br />

<strong>La</strong>ban-Mattei, vincitore per <strong>il</strong><br />

Reportage. È un pugno nello stomaco<br />

guardare una catasta di<br />

cadaversi ammassati all'esterno<br />

dell'obitorio dell'ospedale di Portau-Prince,<br />

su cui un inserviente<br />

"getta" un corpo senza vita, di un<br />

ragazzino. Tra volti scarniti, terrorizzati<br />

dalla guerra e devastati dalle<br />

malattie, c'è anche quello di<br />

Nguyen Thi Li, immortalato da Ed<br />

Kashi. Nguyen ha nove anni, vive<br />

nella provincia del Da Nang in<br />

Vietnam e soffre di un grave handicap<br />

riconducib<strong>il</strong>e al diserbante<br />

chimico "agente arancio". Questa<br />

sostanza veniva irrorata dalle forze<br />

Usa durante la guerra del Vietnam<br />

per privare i vietcong di cibo e<br />

copertura, contiene diossina che<br />

agisce a lunga durata, che a distanza<br />

di più di quarantanni continua a<br />

mietere vittime.<br />

Il World Press Photo è anche<br />

sperimentazione e innovazione e<br />

a dimostrarlo è <strong>il</strong> reportage realizzato<br />

dall’israeliano Amit<br />

Sha’al. Terzo premio per la categoria<br />

Arte e Spettacolo, <strong>il</strong> fotografo<br />

ha posto foto d’archivio in<br />

uno sfondo attuale, realizzando<br />

un contrasto molto affascinante<br />

fra <strong>il</strong> vecchio e <strong>il</strong> nuovo uniti<br />

dalle linee del tempo e dalle<br />

forme. Daniele Tamagni, invece,<br />

ci ha raccontato una realtà sconosciuta<br />

come quella della<br />

“lucha libre” boliviana. Donne<br />

robuste si sfidano su un ring<br />

senza risparmiare duri culpi,<br />

acerrime nemiche nello sport,<br />

ma inseparab<strong>il</strong>i quando scendono<br />

dal quadrato.<br />

Correva l’anno 1955 quando la<br />

foto di un ciclista che cadeva<br />

dalla sua moto durante una gara<br />

vinse <strong>il</strong> primo premio “Foto dell’anno”.<br />

Era un concorso piccolo<br />

che si teneva solo in Olanda e da<br />

allora ne ha fatta di strada consacrando<br />

ogni istantanea iridata<br />

come <strong>il</strong> simbolo di un anno, capace<br />

di descrivere <strong>il</strong> mondo.<br />

Dopo <strong>il</strong> successo dello scorso<br />

anno, quando ci furono più di<br />

cinquem<strong>il</strong>a visitatori, Neapolis.Art<br />

ha portato la mostra itinerante<br />

per la seconda volta a<br />

Napoli, con <strong>il</strong> patrocinio, tra gli<br />

altri, del Comune e dell’Ordine<br />

dei Giornalisti Campania. Il programma<br />

di quest’anno, però, è<br />

pieno di eventi. Ci saranno una<br />

serie di workshop e lezioni a cura<br />

dei fotogiornalisti più importanti<br />

al mondo, tra cui Ivo Saglietti,<br />

Riccardo Venturi, Daniele Tamagni,<br />

Gustavo Cuevas e Pietro<br />

Masturzo, napoletano e vincitore<br />

del World Press Photo 2010 con<br />

lo scatto “Dai tetti di Teheran”. Un<br />

evento che viene visitato ogni<br />

anno da oltre due m<strong>il</strong>ioni e mezzo<br />

di persone in cinquanta diversi<br />

Paesi del mondo.<br />

<strong>La</strong> fotografia come mezzo immediato<br />

per fare cronaca, provocando<br />

con l’immagine lo scatto emotivo<br />

necessario a smuovere le<br />

coscienze e strumento per conoscere<br />

luoghi, fatti e personaggi<br />

che sono già parte integrante<br />

della nostra storia.<br />

Pagina a cura di<br />

PIETRO ESPOSITO


12 Domenica 25 dicembre 2011 SPECIALE<br />

In Campania si cominciano a vedere i primi risultati nella lotta contro <strong>il</strong> racket<br />

Decisiva la sinergia che si è creata tra istituzioni e <strong>il</strong> mondo dell’associazionismo<br />

Porte in faccia alla <strong>camorra</strong><br />

Il più quotidiano, <strong>il</strong> più naturale<br />

tra gli strumenti mafiosi di controllo<br />

del territorio è da sempre<br />

la richiesta del <strong>pizzo</strong>. Naturale e<br />

quotidiano come l’uccello che<br />

bevendo bagna <strong>il</strong> “<strong>pizzo</strong>” - <strong>il</strong><br />

becco in sic<strong>il</strong>iano - nell’acqua.<br />

Ma per quanto radicato possa<br />

sembrare anche <strong>il</strong> racket può<br />

essere messo al bando. In<br />

Campania le istituzioni sono<br />

fortemente impegnate a combattere<br />

<strong>il</strong> fenomeno, ma ognuno<br />

deve fare la sua parte. Ne è convinto<br />

<strong>il</strong> questore di Napoli Luigi<br />

Merolla: «Bisogna avere fiducia<br />

nella polizia e nelle associazioni<br />

perché uniti si vince».<br />

Spesso però a vincere è la paura<br />

di ritorsioni e i commercianti si<br />

trovano di fronte ad un d<strong>il</strong>emma:<br />

rimanere schiavi del <strong>pizzo</strong> o<br />

uscire allo scoperto. «A noi<br />

basta anche solo una segnalazione<br />

- continua Merolla - per<br />

poter intervenire e cogliere in<br />

flagranza di reato <strong>il</strong> malvivente.<br />

In questo modo i rischi per <strong>il</strong><br />

commerciante vittima dell’estorsione<br />

sono ridotti al minimo».<br />

I dati parlano chiaro: con la collaborazione<br />

della prima associazione<br />

antiracket napoletana la<br />

questura ha avviato 170 procedimenti<br />

penali contro 1914<br />

imputati. Addirittura nei casi<br />

più importanti i Comuni si sono<br />

costituti parte civ<strong>il</strong>e. Di questi<br />

procedimenti 72 sono stati definiti<br />

con sentenza di primo<br />

grado e 50 si sono conclusi in<br />

appello. Sono stati condannati<br />

471 imputati per un totale di<br />

3115 anni di carcere.<br />

Grande merito delle battaglie<br />

legali va alle federazioni antiracket<br />

ben viste dalle istituzioni.<br />

«Il primo passo è indirizzare<br />

le vittime verso le associazioni<br />

che creano gruppo attorno al<br />

singolo evitando l’isolamento.<br />

Questo non significa che abbandoniamo<br />

le persone che denunciano,<br />

perché c’è un confronto<br />

continuo con le associazioni».<br />

Non esiste un metodo vero e<br />

proprio per quantificare la portata<br />

del fenomeno per questo si<br />

deve prestare attenzione a tutti<br />

gli indicatori: «Siamo particolarmente<br />

attenti alle zone in cui<br />

si denuncia di meno l’estorsione<br />

perché dove c’è s<strong>il</strong>enzio c’è un<br />

maggiore assoggettamento»,<br />

conclude <strong>il</strong> questore Merolla.<br />

Se a Napoli si cominciano a<br />

vedere dei risultati, a Caserta si<br />

muovono i primi passi.<br />

Nella terra dei Casalesi dove la<br />

<strong>camorra</strong> ha ancora molto potere<br />

si inizia a tracciare una nuova<br />

strada. Il metodo è sempre lo<br />

stesso, quello dell’associazionismo,<br />

con passeggiate antiracket<br />

per i negozi a cui partecipano le<br />

istituzioni affianco alla società<br />

civ<strong>il</strong>e. Finita la passeggiata<br />

rimane un marchio della legalità<br />

sulle vetrine dei negozi che<br />

hanno aderito sotto forma di un<br />

Il questore Luigi Merolla<br />

I dieci comandamenti<br />

adesivo che recita “addio<strong>pizzo</strong>”.<br />

«Con questo tipo di iniziativa<br />

che è del tutto encomiab<strong>il</strong>e - ha<br />

commentato <strong>il</strong> questore casertano<br />

Guido Nicolò Longo - noi<br />

rappresentanti delle istituzioni<br />

invitiamo i negozianti a denunciare<br />

qualsiasi tipo o forma di<br />

estorsione. Ogni richiesta di<br />

<strong>pizzo</strong> deve essere denunciata<br />

alle forze dell’ordine, in quanto<br />

come si può consentire o permettere<br />

che persone che non<br />

lavorano per la società, vivano<br />

come dei parassiti sul lavoro<br />

degli esercenti. Denunciare<br />

queste persone è un bene per i<br />

commercianti e nel contempo si<br />

fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> compito delle istituzioni<br />

nell’acciuffarli».<br />

Un popolo intero che paga <strong>il</strong><br />

<strong>pizzo</strong> è un popolo senza dignità<br />

è lo slogan del movimento “addio<br />

<strong>pizzo</strong>” che, nato in Sic<strong>il</strong>ia, sta<br />

ora contagiando tutte le realtà<br />

oppresse che hanno deciso di<br />

ribellarsi alle logiche mafiose di<br />

um<strong>il</strong>iazione e privazione della<br />

loro integrità morale.<br />

Il questore Guido Nicolò Longo<br />

Sguardo deciso di chi la criminalità organizzata<br />

la conosce bene. Tano Grasso,<br />

imprenditore per lavoro, contro la mafia<br />

per passione. Una vita spesa per combattere<br />

i meccanismi camorristici, tentando<br />

di esportare <strong>il</strong> modello sperimentato a<br />

Capo d’Orlando. Lì vent’anni fa sette<br />

coraggiosi commercianti decisero di non<br />

essere più schiavi della paura e fondarono<br />

la prima associazione antiracket italiana.<br />

Oggi Tano Grasso è presidente onorario<br />

della Federazione antiracket italiana.<br />

Come si combatte <strong>il</strong> fenomeno del<br />

<strong>pizzo</strong>?<br />

Creando coscienza civ<strong>il</strong>e nella popolazione.<br />

Prima <strong>il</strong> commerciante non denunciava<br />

l’estorisione per paura di trovarsi da<br />

solo. Oggi invece grazie alle associazioni<br />

antiracket le vittime sono tutelate perchè<br />

si crea una rete che protegge e, allo stesso<br />

tempo, evita l’isolamento.<br />

È andata così ad Ercolano?<br />

Esattamente. Gli arresti e i processi sono<br />

stati possib<strong>il</strong>i solo grazie al contributo dei<br />

commercianti che, sentendosi protetti,<br />

hanno denunciato le estorsioni subite. Si<br />

è creato un clima di consenso e di sostegno<br />

con le istituzioni.<br />

In che modo si è messa in atto questa<br />

sinergia?<br />

Non è stato semplice. Il risultato di<br />

Ercolano non è certo improvvisato o<br />

legato a emozioni passeggere. Viene fuori<br />

da un percorso lento, lungo almeno sei<br />

anni di ascolto e di collaborazione intensa<br />

tra le forze dell’ordine, le istituzioni e i<br />

Tano Grasso, una vita spesa per combattere le cosche<br />

L’uomo mandato<br />

dalla Provvidenza<br />

commercianti.<br />

A cosa va incontro un commerciante<br />

che decide di denunciare l’estorsione e<br />

si rivolge alla Fai?<br />

Cerchiamo di capire <strong>il</strong> suo punto di vista,<br />

di metterci nei suoi panni e ciò è reso più<br />

semplice dal fatto<br />

che siamo anche noi<br />

imprenditori.<br />

Svolgiamo un ruolo<br />

che potrebbe essere<br />

definito di mediazione.<br />

Il punto di<br />

partenza, imprenscindib<strong>il</strong>e,<br />

è ridurre<br />

al minimo <strong>il</strong> rischio<br />

personale.<br />

Se ad esempio un<br />

negoziante di via<br />

Roma denuncia un<br />

tentativo di estorsione,<br />

è quasi certo<br />

che anche gli altri<br />

commercianti di<br />

quella via hanno<br />

subito la stessa sorte. A quel punto cerchiamo<br />

di creare un gruppo intorno al<br />

singolo: in questo modo lo tuteliamo, ma<br />

contemporaneamente incoraggiamo gli<br />

altri a intraprendere la stessa strada.<br />

Un vero e proprio modello che, come<br />

tale, incontra anche difficoltà.<br />

Un dato negativo è che purtroppo sono<br />

ancora pochi i commercianti che hanno<br />

aderito alle associazioni antiracket.<br />

Quali sono i motivi?<br />

Il problema principale è che tra imprese e<br />

criminalità organizzata non si crea solo<br />

un rapporto tra vittima e carnefice, ma<br />

esiste anche una convenienza trasversale:<br />

si accetta l’estorsione per evitare un<br />

danno economico maggiore. Quando<br />

abbiamo a che fare con le grandi aziende<br />

le responsab<strong>il</strong>ità sono doppiamente gravi<br />

perchè, a differenza del piccolo commerciante,<br />

loro potrebbero opporsi più fac<strong>il</strong>mente<br />

perchè hanno una forza economica<br />

più r<strong>il</strong>evante. Ma l’aspetto più importante,<br />

quello che permette alle associazioni<br />

di funzionare, resta la fiducia: è la<br />

benzina della nostra macchina, per usare<br />

una metafora. Per quanto potente possa<br />

essere <strong>il</strong> motore, senza carburante non<br />

andiamo da nessuna parte.<br />

Arresti importanti come quello di<br />

Michele Zagaria rappresentano un<br />

colpo forte alla criminalità organizzata?<br />

Sono sicuramente vittorie importanti per<br />

le istituzioni. Ma siamo sicuri che sono<br />

sufficienti arresti importanti per dichiarare<br />

morta la criminalità organizzata? Io<br />

dico di no. Credo piuttosto che in questo<br />

modo si crei scompiglio all’interno dei<br />

clan. Per raggiungere risultati veri e definitivi<br />

c’è bisogno di una presa di coscienza<br />

forte della società civ<strong>il</strong>e, come è successo<br />

a Ercolano.


SPECIALE Domenica 25 dicembre 2011<br />

Dopo un lungo percorso è stata la prima città del Sud che si è ribellata alle estorsioni<br />

Pizzo? Non chiedetelo a Ercolano<br />

13<br />

Ercolano era in mano loro. I clan<br />

camorristici. E non se ne faceva<br />

mistero: solo tre anni fa uno sfarzoso<br />

matrimonio dei Birra nel<br />

centro storico della città um<strong>il</strong>iò<br />

tutti i cittadini onesti. Persino<br />

Nino Daniele, allora sindaco, da<br />

sempre impegnato nella lotta alla<br />

criminalità organizzata, pensò<br />

che la battaglia era persa. Ma non<br />

si diede per vinto e oggi ad<br />

Ercolano si respira un’aria nuova.<br />

Quella della legalità.<br />

Ercolano è diventata la prima<br />

città del Sud derackettizzata. Il<br />

<strong>pizzo</strong> qui non si paga più e a testimoniarlo<br />

sono i tanti adesivi<br />

esposti con orgoglio sulle vetrine<br />

dei negozi.<br />

Un percorso lungo anni e costellato<br />

da decine e decine di morti<br />

ammazzati: solo dal 2003 al 2009<br />

se ne contano 60.<br />

«Ci siamo mossi su più fronti -<br />

dice oggi Nino Daniele - da un<br />

Nei processi le persone che hanno denunciato<br />

sono più numerose dei malviventi imputati<br />

lato c’era la necessità di dimostrarsi<br />

decisi e credib<strong>il</strong>i; dall’altro<br />

bisognava tutelare i commercianti».<br />

Iniziative come quella di Radio<br />

Siani, nata in uno stab<strong>il</strong>e confiscato<br />

alla <strong>camorra</strong>, o le “passeggiate<br />

anti<strong>camorra</strong>” sono diventate l’emblema<br />

della svolta legalitaria<br />

messa in atto dal sindaco Daniele.<br />

Che non si è fermato a gesti simbolici:<br />

revocando appalti ad<br />

aziende sospette di inf<strong>il</strong>trazioni<br />

mafiose o premiando i commercianti<br />

che non pagavano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong><br />

esentandoli dal pagamento della<br />

tassa per i rifiuti, ha dato un<br />

segnale concreto di cambiamento.<br />

Con sessanta denunce in cinque<br />

anni e con ottantasei commercianti<br />

iscritti all’associazione antiracket,<br />

Ercolano sta dando la<br />

prova che liberarsi dei propri<br />

aguzzini si può.<br />

Nell’ultimo processo contro le<br />

bande di taglieggiatori ci sono più<br />

testi d’accusa che imputati: 42 vittime<br />

che denunciano 41 aguzzini.<br />

«Anche questa volta l’unione ha<br />

fatto la forza, perchè alla <strong>camorra</strong><br />

noi abbiamo contrapposto l’associazionismo»,<br />

afferma convinto<br />

Nino Daniele.<br />

Ad aprire la strada verso la liberazione<br />

dalla “bussata” fu Raffaella<br />

Ottaviano, che per prima nel 2004<br />

trovò <strong>il</strong> coraggio di denunciare i<br />

suoi aguzzini. In poco tempo<br />

diventò esempio e punto di riferimento<br />

per gli ercolanesi, fino ad<br />

essere scelta per la presidenza dell’associazione<br />

antiracket “Ercolano<br />

per la legalità”.<br />

<strong>La</strong> sua netta presa di posizione<br />

contro la <strong>camorra</strong> ha risvegliato le<br />

coscienze dei concittadini.<br />

Passeggiando ora per le strade<br />

della città <strong>il</strong> cambiamento si percepisce<br />

sui volti della gente. C’è<br />

ancora chi non si fida e ha paura di<br />

parlare della <strong>camorra</strong>, ma la maggior<br />

parte dei cittadini, soprattutto<br />

i più giovani, ha accettato a viso<br />

aperto la sfida alla criminalità<br />

organizzata. Per ora hanno vinto<br />

solo una battaglia, e ne sono consapevoli.<br />

Ma la vittoria di Ercolano,<br />

secondo Nino Daniele, dimostra<br />

che la guerra si può vincere:<br />

«<strong>La</strong> <strong>camorra</strong> si sconfigge solo<br />

esportando <strong>il</strong> modello Ercolano in<br />

tutte le realtà oppresse. Altrimenti<br />

si rischia di tornare indietro<br />

e <strong>perde</strong>re tutto ciò che di<br />

buono si è fatto».<br />

<strong>La</strong> collaborazione necessaria con<br />

la Fai di Tano Grasso che ha permesso<br />

di raggiungere questi risultati<br />

non si ferma: le “passeggiate<br />

antiracket” si sono diffuse in gran<br />

parte della provincia di Napoli.<br />

L’insegna che sancirà ufficialmente<br />

la derackettizzazione della città<br />

non c’è ancora.<br />

Ma intanto i camorristi non spadroneggiano<br />

più per le strade di<br />

Ercolano.<br />

Pagine a cura di<br />

ALESSIO FUSCO<br />

CARMEN GALZERANO<br />

ELENA CHIARA LIGUORI<br />

LA DONNA CHE DA SOLA SCONFISSE IL BOSS<br />

"Senza dignità non<br />

c’è coraggio".<br />

È con queste parole<br />

nel cuore che<br />

Raffaella Ottaviano<br />

cammina per le<br />

strade della sua<br />

amata e disgraziata<br />

città, serena e a<br />

testa alta, elegante,<br />

come solo una donna così coraggiosa<br />

può esserlo.<br />

È stata la prima commerciante a<br />

denunciare nel 2004 la richiesta di<br />

<strong>pizzo</strong>. «Quel giorno ero nel mio negozio<br />

quando entrarono due persone e<br />

una rimase sulla porta. “Mi manda<br />

Giannino - mi dissero - dovete pagare”.<br />

Non volli sapere nemmeno <strong>il</strong> prezzo<br />

per i miei tre negozi. Presi coraggio<br />

e lo cacciai dal negozio. Non ho esitato<br />

nemmeno un momento, sapevo<br />

perfettamente cosa c’era da fare:<br />

Raffaella Ottaviano<br />

dal 2004 è diventata<br />

modello di riscatto<br />

andare a denunciare, per la mia famiglia,<br />

per <strong>il</strong> mio futuro e per <strong>il</strong> futuro<br />

della mia città».<br />

<strong>La</strong> denuncia della signora Ottaviano è<br />

diventata esempio per tutti i commercianti<br />

che a differenza sua non hanno<br />

avuto <strong>il</strong> coraggio di ribellarsi subito.<br />

«Quando ho denunciato io era sola, e<br />

sola sono rimasta a lungo. Non ho<br />

voluto nemmeno un avvocato o una<br />

scorta, i miei angeli sono stati i carabinieri<br />

che conoscendo la mia situazione<br />

non mi <strong>perde</strong>vano di vista. Ho avuto<br />

paura ma non mi sono mai pentita<br />

della mia scelta» Oggi grazie al suo<br />

esempio le cose sono cambiate. Raffaella<br />

ha preso a cuore la questione e,<br />

diventata presidente dell’associazione<br />

antiracket Ercolano per la legalità, è<br />

riuscita nell’obiettivo di coinvolgere<br />

sempre più commercianti nella sua<br />

battaglia. «Oggi denunciare è più semplice:<br />

se si vuole si può sconfiggere <strong>il</strong><br />

racket. Chi paga è colpevole quanto chi<br />

estorce, bisogna ribellarsi. Ad Ercolano<br />

siamo ben 86 gli imprenditori associati;<br />

una bella fetta per un Comune che<br />

fino al 2004 subiva totalmente le<br />

angherie della <strong>camorra</strong>».<br />

A chi ha ancora paura di esporsi,<br />

Raffaella si sente di dire: « Io mi sono<br />

sentita offesa prima come donna, poi<br />

come madre e infine come commerciante.<br />

Non è giusto farsi offendere<br />

nella propria dignità da persone che<br />

non ne hanno nessun diritto.<br />

Sofia Ciriello, panettiera<br />

«<strong>La</strong> nostra<br />

forza<br />

è l’unione»<br />

«Mi dissero: Signò ma ancora nun avit’<br />

capit chi cummann? Avit’ pavà. Gli<br />

risposi semplicemente: io faccio <strong>il</strong> pane».<br />

Sofia Ciriello, proprietaria di una panetteria<br />

ad Ercolano, non si è piegata alle<br />

minacce dei boss. <strong>La</strong> prima volta fu un<br />

ragazzo: entrò nella panetteria e, davanti<br />

ai clienti, le intimò di pagare <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />

Non si fece prendere dal panico, anzi,<br />

con <strong>il</strong> coraggio della disperazione lo cacciò<br />

dal negozio. Quello era però solo <strong>il</strong><br />

primo avvertimento. In seguito fu<br />

costretta ad affrontare i suoi aguzzini nel<br />

loro covo, alla Cuparella, <strong>il</strong> quartiere dei<br />

malviventi. Ma non servì a nulla, Sofia<br />

era decisa a non cedere alle prepotenze<br />

del clan. E così arrivarono le intimidazioni<br />

serie: prima le minacce con la<br />

pistola; scesero nel laboratorio e le puntarono<br />

un<br />

revolver alle<br />

spalle: «In<br />

quel momento<br />

ho pensato<br />

che era finita,<br />

invece per<br />

fortune se ne<br />

andarono».<br />

<strong>La</strong> goccia che<br />

fece traboccare<br />

<strong>il</strong> vaso<br />

fu la bomba carta davanti <strong>il</strong> suo negozio.<br />

«Quel giorno non andai nemmeno<br />

a vedere i danni che aveva causato l’ordigno,<br />

andai direttamente dai carabinieri<br />

per denunciare.<br />

Volevo parlare solo con la signora<br />

Ottaviano: la conoscevo personalmente,<br />

sapevo la sua storia e pensai che era<br />

l’unica che poteva aiutarmi». <strong>La</strong> denuncia<br />

per Sofia ha funzionato come riscatto:<br />

si è riappropriata della dignità che<br />

ingiustamente le avevano tolto. «Non è<br />

venuto più nessuno a chiedere <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />

<strong>La</strong> nostra forza è l’unione ma non<br />

bisogna mai abbassare la guardia».<br />

Con gli altri commercianti fa parte<br />

dell’associazione antiracket “Ercolano<br />

per la legalità” ed è decisa a continuare<br />

questa battaglia. Per lei <strong>il</strong> modello<br />

Ercolano ha tutte le carte in regola per<br />

essere esportato.<br />

Salvatore Zinno, macellaio<br />

«Alla fine<br />

i polli<br />

sono loro»<br />

«Sono andato contro la mia famiglia, ma<br />

ho fatto quello che dovevo fare». È deciso<br />

Salvatore Zinno, macellaio di<br />

Ercolano che dopo aver subito le prepotenze<br />

dei boss ha deciso di dire basta.<br />

«Hanno cominciato intimorendo i miei<br />

fornitori: volevano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong> anche da<br />

loro. E questo ovviamente si ripercuoteva<br />

sulla mia attività, perché i grossisti<br />

vendevano la loro merce a prezzi<br />

più alti».<br />

Quando poi le minacce da indirette<br />

sono diventate dirette, Salvatore non ce<br />

l’ha fatta più: «Mi chiesero di pagare trem<strong>il</strong>a<br />

euro all’anno, più trecento al mese.<br />

Era troppo, se pagavo loro dovevo chiudere<br />

la macelleria. Ero incerto fino all’ultimo,<br />

avevo paura ma non potevo fare<br />

diversamente.<br />

Prima di<br />

andare dai<br />

carabinieri<br />

decisi però<br />

di sfogarmi<br />

su Facebook:<br />

scrissi a mio<br />

cugino che<br />

lavora nella<br />

Dia “Se mi<br />

succede<br />

qualcosa è perché ho detto no al<br />

racket”».<br />

A Salvatore Zinno e a tutti i commercianti<br />

di Ercolano che hanno denunciato<br />

gli estorsori non è mai mancato<br />

<strong>il</strong> sostegno delle forze dell’ordine.<br />

«Sarebbe stupido credere che la<br />

<strong>camorra</strong> sia stata sconfitta, bisogna<br />

continuare a combattere. Per esempio<br />

io ho un sistema di telecamere a circuito<br />

chiuso che permette di contattare<br />

direttamente la polizia in caso di<br />

pericolo».<br />

Oggi Salvatore è un uomo nuovo che<br />

non si pente della sua scelta «Ho trentotto<br />

anni e non posso accettare l’idea<br />

di vivere altri trenta sotto lo scacco<br />

dei camorristi. Non ne vale la pena,<br />

nessuno dovrebbe piegarsi a vivere in<br />

questo modo».


14 Domenica<br />

25 dicembre 2011 IL PERSONAGGIO<br />

Dai rave ai set a luci rosse passando per <strong>il</strong> rap e <strong>il</strong> disagio delle periferie romane<br />

Swaitz, porno di borgata<br />

Matteo Swaitz, al secolo Matteo<br />

Meloni, è uno dei più noti registi<br />

hard italiani. I suoi f<strong>il</strong>m, prodotti<br />

dalla Showtime di S<strong>il</strong>vio Bandinelli,<br />

sono tra i più apprezzati del<br />

settore. Lo abbiamo incontrato nel<br />

suo studio del Quadraro (periferia<br />

est di Roma), ci ha parlato del suo<br />

lavoro, dei suoi progetti e dei messaggi<br />

che attraverso le sue produzioni<br />

(non solo porno), tenta di<br />

veicolare.<br />

Come è cominciata la tua carriera<br />

nell’hard?<br />

<strong>La</strong>voravo già nella televisione,<br />

facevo l’assistente operatore. Poi<br />

mi è capitato di arrivare sul primo<br />

set hard in Italia e ho colto l’opportunità.<br />

Era un po’ <strong>il</strong> desiderio di<br />

tutti andare a vedere un set hard,<br />

lavorarci in qualche modo. Prima<br />

mi capitava di fare servizi per i tg e<br />

passare dal Senato al set porno era<br />

un’occasione ghiotta. Ho fatto<br />

queste prime esperienze, saranno<br />

passati 15 anni e ho cercato in tutti<br />

i modi di rimanere nel settore. Ho<br />

preso contatti e ho cominciato la<br />

mia gavetta. Nel frattempo avevo<br />

la carriera “normale” dove ho<br />

imparato a fare l’operatore e <strong>il</strong><br />

montatore, mi sono portato avanti<br />

questa seconda attività hard che<br />

poi è diventata quella principale.<br />

Si guadagna bene con <strong>il</strong> tuo<br />

lavoro?<br />

Questo è un lavoro con cui ho vissuto<br />

per parecchi anni dignitosamente<br />

e anche bene. Fino ad oggi.<br />

E’ un momento di confusione generale<br />

per tutti e anche nel settore.<br />

Non mi piace fare un’intervista<br />

lamentandomi però questa crisi è<br />

veramente arrivata in tutti i settori.<br />

Ma c’è anche un problema specifico<br />

del porno?<br />

Direi di sì, nel senso che è cambiata<br />

la fruizione della pornografia.<br />

Quello che prima era un p<strong>il</strong>astro<br />

del settore, cioè <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m con le scene<br />

e con una storia curata dove c’è<br />

anche un po’ di neorealismo, ora è<br />

un prodotto che sta scomparendo.<br />

Una volta era un caposaldo, parlo<br />

di f<strong>il</strong>m come quelli di Mario Salieri<br />

o S<strong>il</strong>vio Bandinelli. Questo perché<br />

è cambiata la fruizione del porno,<br />

c’è internet, ci sono le video chat. Il<br />

f<strong>il</strong>m è stato spezzettato in varie<br />

scene e in sottogeneri. Abbiamo<br />

degli appassionati, c’è chi va in<br />

videoteca e cerca <strong>il</strong> regista o quel<br />

prodotto specifico ma è rimasto un<br />

pubblico di nicchia.<br />

Come ti muovi sul mercato per le<br />

tue produzioni?<br />

Io lavoro in esclusiva per S<strong>il</strong>vio<br />

Bandinelli della Showtime che mi<br />

produce un tot di f<strong>il</strong>m l’anno. Ora<br />

però le cose vanno un po’ male per<br />

tutti e stiamo riducendo la produzione.<br />

Siamo stati costretti ad<br />

abbassare sia <strong>il</strong> budget che <strong>il</strong><br />

numero di produzioni. Facevo<br />

circa sei f<strong>il</strong>m l’anno. Adesso onestamente<br />

non so come andrà a<br />

finire.<br />

Problemi legati alla legislazione<br />

del porno?<br />

Sono un regista quindi mi occupo<br />

soprattutto della parte creativa. Poi<br />

lavorando a stretto contatto con <strong>il</strong><br />

mio produttore, conosco anche i<br />

problemi legati all’industria.<br />

Bandinelli in Italia ha dovuto chiudere<br />

e si è trasferito in Spagna.<br />

Poi c’è la pornotax, una tassazione<br />

ulteriore del 25%. Una ditta porno<br />

paga già le sue tasse, come tutti<br />

coloro che producono audiovisivi,<br />

con questa imposta aggiuntiva <strong>il</strong><br />

margine di guadagno è praticamente<br />

annullato.<br />

«Questi f<strong>il</strong>m erano fatti di donne eleganti<br />

e ambienti ricchi ma chi li vede non lo è»<br />

«<strong>La</strong> fruizione<br />

è cambiata con <strong>il</strong> web<br />

e le video chat<br />

Oggi più nessuno<br />

guarda <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m intero»<br />

<strong>il</strong> regista<br />

nel suo studio<br />

di Roma<br />

al Quadraro<br />

«In Italia <strong>il</strong> porno è un altro di quei settori dove non<br />

c’è la certezza del diritto. C’è solo la pornotax che va a<br />

colpire fiscalmente <strong>il</strong> prodotto pornografico ma nulla<br />

è scritto o legiferato su che cos’è la pornografia e come<br />

va regolamentata». È <strong>il</strong> commento raccolto dai microfoni<br />

del tg3 di S<strong>il</strong>vio Bandinelli, fondatore della<br />

Showtime, la casa di produzione per cui lavora<br />

Matteo Swaitz. Parole che certificano ancora una<br />

volta come <strong>il</strong> settore pornografico non sia solamente<br />

malvisto ma, in maniera tipicamente italiana, nascosto<br />

per un verso ed osteggiato per l’altro, nonostante <strong>il</strong><br />

vastissimo seguito di cui gode e molto probab<strong>il</strong>mente<br />

<strong>La</strong> locandina<br />

di Mucchio Selvaggio<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>m che ha<br />

consacrato<br />

Swaitz nel settore<br />

LA FILMOGRAFIA<br />

Desiderio, con Sarah Ricci, Claudia Rossi.<br />

Snob, con Susy Diamond, Angel Dark.<br />

L’infedele, regia di M. Swaitz e F. Trentalance,<br />

con Mya Diamond, Venouza Castro.<br />

Guardami, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />

Trentalance, con Elena Grimaldi.<br />

Moralità Corrotta, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />

Trentalance, con Elena Grimaldi.<br />

Passione Criminale, Katy Caro, Sarah James.<br />

Mucchio selvaggio, con Elena Grimaldi e Franco<br />

Trentalance,<br />

Forza, Italia, regia M. Swaitz, M. Trevi e F.<br />

Trentalance, con Letizia Bruni, Jessica Gayle.<br />

Lotta di classe, con Angela Gritti.<br />

Legittima offesa, con Elena Grimaldi, Asha Bliss.<br />

Cattivi, regia M. Swaitz e M. Trevi, con Elena<br />

Grimaldi, Alessia Roma, Jennifer Love.<br />

Mala Vita, con Lehanna Sweet, Destiny e la<br />

partecipazione di Franco Trentalance.<br />

Vergine al matrimonio, con Asha Bliss.<br />

Alyce, con Alyce Noir al debutto.<br />

Giovani prede vol. 1,2,3,4,5,6 con Kiss Gabor.<br />

Codice d’onore, con Elena Grimaldi.<br />

Borgata connection, con Evita Pozzi.<br />

In Italia l’hard costa <strong>il</strong> 25% in più<br />

<strong>La</strong> stangata sull’eros<br />

Un settore privo di una chiara legislazione<br />

continuerà a godere negli anni futuri. Se ne parla <strong>il</strong><br />

meno possib<strong>il</strong>e ma quando si può, lo si ostacola con<br />

provvedimenti come questo. <strong>La</strong> porno tax è un prelievo<br />

fiscale aggiuntivo per chi produce o commercializza<br />

porno che dal 2008 deve pagare un’addizionale del<br />

25% sul reddito. Lo Stato ricava diversi m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro da questa tassa tanto da aver dirottato sul bistrattato<br />

fus parte degli introiti derivanti dall’imposizione.<br />

Un incasso del genere meriterebbe forse<br />

un’attenzione legislativa maggiore, se proprio si<br />

vuole, magari, anche stando bene attenti a non farlo<br />

sapere a nessuno.<br />

Parlaci del tuo Mucchio Selvaggio.<br />

Come è nato e cosa ha<br />

significato?<br />

Mucchio selvaggio è stato innanzi<br />

tutto un risultato arrivato dopo un<br />

anno passato con un gruppo di<br />

amici che sono poi quelli del<br />

Truceklan e dei Rave che ho sempre<br />

frequentato. È un f<strong>il</strong>m venuto<br />

in maniera naturale. C’era la voglia<br />

di tirare fuori quello che facevamo<br />

tutti i giorni. Sempre in modo<br />

ironico e divertente. Essendo una<br />

cosa vera, un’espressione di uno<br />

stato nostro, si vede che è passato<br />

in qualche modo questo messaggio.<br />

I f<strong>il</strong>m hard erano spesso fatti di<br />

clichè: la donna elegante che va in<br />

un ambiente ricco ad esempio,<br />

però la gente che se li vede spesso<br />

non è fatta di ricchi signori.<br />

Diciamo che mancava un po’ quell’aspetto<br />

borgataro nel f<strong>il</strong>m porno e<br />

io me lo sono preso.<br />

E la tua passione per <strong>il</strong> rap e gli<br />

ambienti delle periferie romane ?<br />

Ci tengo perché quello è <strong>il</strong> mondo<br />

che mi rappresenta, <strong>il</strong> mondo che<br />

esprimo e quindi, lavorando nel<br />

porno, lo uso per veicolare i messaggi<br />

che mi interessano. Se fossi<br />

riuscito a diventare un regista vero<br />

avrei fatto dei f<strong>il</strong>m sul tema, poi<br />

visto che faccio <strong>il</strong> porno le cose che<br />

mi interessano le metto là dentro.<br />

Ti pesa l’etichetta di regista<br />

porno?<br />

Certo in Italia essere un regista<br />

hard è un bel timbro, all’estero<br />

invece mi sembra sia stato sdoganato<br />

e forse questa è la direzione<br />

anche qui. Ci sono attori hard in<br />

televisione ad esempio. Mi hanno<br />

proposto cose al di fuori del porno,<br />

faccio i miei videoclip e sono<br />

apprezzato. Tutto sommato mi<br />

aspettavo peggio. E’ chiaro che non<br />

sono ai livelli di un regista di f<strong>il</strong>m<br />

ordinari. L’hard è una piccola<br />

messa in scena: c’è l’attore, c’è un<br />

po’ di recitazione ma basta un’ab<strong>il</strong>ità<br />

da videomaker. Non è un vero<br />

regista che dirige una troupe di<br />

molti elementi. In effetti sono un<br />

videomaker. Il titolo di regista non<br />

mi permette di equipararmi a un<br />

regista di cinema, se mai televisivo.<br />

Due parole su Centocelle ink <strong>il</strong><br />

progrtto non porno di Floptv.<br />

Centocelle ink è una proposta<br />

recente che mi è arrivata da Floptv,<br />

una televisione web che fa parte di<br />

Fox. Oltre al porno vorrei fare<br />

progetti come questo, è ciò che mi<br />

interessa. Portare dei contenuti<br />

che siano miei, del mio mondo,<br />

che parlino di borgate, di disagio,<br />

di voglia di manifestare la propria<br />

diversità. Flop tv non si è preoccupata<br />

del fatto che fossi un regista<br />

hard. Anzi mi hanno lasciato carta<br />

bianca, sul web c’è meno controllo<br />

della tv generalista. Così mi sono<br />

spinto i miei personaggi con tutte<br />

le loro problematiche, la loro<br />

irruenza e <strong>il</strong> linguaggio forte.<br />

Altri progetti fuori dal porno?<br />

Continuerò la collaborazione con<br />

Floptv. Ci saranno altre puntate<br />

di Centocelle ink, altri videoclip.<br />

Il problema è che in Italia, oltre<br />

alle grandi produzioni, le grandi<br />

fiction, quello che manca è proprio<br />

la via di mezzo dove potrei<br />

inserirmi io con i miei contenuti.<br />

Non c’è tantissimo spazio, anche<br />

se Floptv è una realtà nuova che<br />

sta andando forte.<br />

Pagina a cura di<br />

MATTEO MARCELLI


TERRITORIO Domenica 25 dicembre 2011<br />

In aumento la richiesta della chirurgia estetica per migliorare <strong>il</strong> proprio aspetto<br />

Il primato resta alle donne ma cresce <strong>il</strong> numero di pazienti maschi<br />

Il Belpaese tra bisturi e botulino<br />

15<br />

Meglio essere o apparire?<br />

Meglio belli, in gran forma e<br />

“perfetti” a tutti i costi o meglio<br />

essere sé stessi, sempre e comunque,<br />

conservando tutte le piccole<br />

imperfezioni che ci caratterizzano<br />

rendendoci unici?<br />

In realtà, ammettiamolo una<br />

buona volta, tutti desideriamo<br />

essere più belli perché la bellezza<br />

è, al giorno d’oggi, sinonimo di<br />

successo e di gratificazione e un<br />

bell’aspetto aiuta sicuramente ad<br />

avere maggior fiducia in sé stessi e<br />

nel rapporto con gli altri. È dunque<br />

superficiale e troppo riduttivo<br />

dare un’unica risposta a questo<br />

“terrib<strong>il</strong>e” ma sempre più attuale<br />

d<strong>il</strong>emma, senza rischiare di sottovalutare<br />

tutte le particolarità del<br />

caso. Il carattere e l’umore di una<br />

persona, infatti, possono essere<br />

influenzati positivamente da un<br />

intervento ben riuscito e, spesso,<br />

sentirsi più belli aiuta a diventarlo<br />

realmente, a rispettarsi e a curarsi<br />

di più.<br />

Da qui l’importanza dello specialista<br />

che, mantenendo l’armonia<br />

delle forme e delle proporzioni,<br />

conferisce maggior sicurezza e<br />

felicità alla persona che gli si affida.<br />

È dunque importante affidarsi<br />

sempre a medici competenti che<br />

valutino lo spessore del problema<br />

e considerino le profonde motivazioni<br />

del paziente. Va ricordato,<br />

inoltre, che stiamo assistendo a un<br />

notevole incremento del sesso<br />

masch<strong>il</strong>e che si rivolge alla chirurgia<br />

estetica. Il primato è comunque<br />

femmin<strong>il</strong>e ed in particolare<br />

delle under 40, che sembrano<br />

essere intolleranti ai primi accenni<br />

di “corpo vissuto”.<br />

I risultati dell’Osservatorio Nazionale<br />

sulla chirurgia estetica in<br />

Italia, in riferimento all’andamento<br />

nel 2011, rivelano che <strong>il</strong> giudizio<br />

delle donne italiane è sempre<br />

Il “Bignami”<br />

degli interventi<br />

Addominoplastica: corregge <strong>il</strong> cedimento della<br />

parete addominale<br />

Liposuzione: aspira <strong>il</strong> grasso in eccesso accumulatosi<br />

in varie parti del corpo<br />

Blefaroplastica: elimina l’eccesso di pelle nella<br />

palpebra superiore e le borse degli occhi<br />

Ginecomastica: interviene nell’uomo eliminando <strong>il</strong><br />

tessuto mammario o adiposo<br />

Mastopessi: modellamento del seno svuotato o<br />

senza tono<br />

Mastoplastica additiva/riduttiva: aumento o<br />

riduzione del seno<br />

Otoplastica: corregge le orecchie a sventola o<br />

prominenti<br />

Rinoplastica: riduzione e rimodellamento del naso<br />

Liposcultura: si preleva del grasso dalla paziente<br />

stessa, per iniettarlo come riempitivo in altre<br />

zone del corpo<br />

Lifting del volto: risolleva e riposiziona la pelle.<br />

LO SPECIALISTA LA PAZIENTE LA PSICOLOGA<br />

più positivo: solo <strong>il</strong> 5% si dichiara<br />

contrario, mentre <strong>il</strong> 28% è totalmente<br />

favorevole. Dati abbastanza<br />

sim<strong>il</strong>i anche per l’altro sesso: solo <strong>il</strong><br />

4% degli uomini italiani è contrario<br />

alla moderna chirurgia estetica,<br />

mentre <strong>il</strong> 29% si dichiara assolutamente<br />

favorevole. Tra le fasce<br />

di età, si denota una maggiore<br />

accettazione degli interventi tra le<br />

donne dai 35 ai 44 anni (solo un<br />

3% è contrario) e una minore propensione<br />

nella fascia 45-54 anni<br />

(dove <strong>il</strong> 6% è contrario). Cresce<br />

anche <strong>il</strong> numero degli italiani che<br />

ha già fatto almeno una visita dal<br />

chirurgo plastico: 29% per le<br />

donne e 34% per gli uomini.<br />

Tuttavia, c’è ancora chi ritiene che<br />

gli interventi di chirurgia estetica<br />

siano troppo costosi (40%) e dolorosi<br />

(28%) e preferisce affidarsi alle<br />

cure di un’estetista e di un personal<br />

trainer.<br />

Tra gli interventi più gettonati<br />

restano la mastoplastica (per correggere<br />

la forma del seno svuotato,<br />

rimodellare <strong>il</strong> seno dopo la gravidanza<br />

e un forte dimagrimento o<br />

per aumentare un seno piccolo), la<br />

mesoterapia e la liposuzione (per<br />

eliminare la cellulite e i cuscinetti<br />

adiposi), f<strong>il</strong>lers e botulino (per eliminare<br />

le rughe dal viso), la blefaroplastica<br />

(per eliminare le borse<br />

agli occhi) e la rinoplastica (per<br />

correggere <strong>il</strong> naso).<br />

Gli uomini però continuano a<br />

bocciare le donne troppo magre o<br />

molto formose, con l’81% che<br />

ritiene che la s<strong>il</strong>houette femmin<strong>il</strong>e<br />

debba essere proporzionata e con<br />

le curve al punto giusto.<br />

Pagina a cura di<br />

VALENTINA BELLO<br />

VALENTINA DE LUCIA<br />

“Corpi naturali<br />

e armonici”<br />

Una scelta<br />

per la salute<br />

Contro<br />

la falsa bellezza<br />

«I pazienti che si rivolgono<br />

al chirurgo plastico sono da<br />

scindere sostanzialmente in<br />

due grandi classi: quelli con<br />

necessità<br />

prettamente<br />

estetiche e<br />

quelli con necessità<br />

ricostruttive.<br />

Se<br />

facciamo<br />

riferimento<br />

ai primi, le richieste<br />

sono<br />

sempre o-<br />

rientate ad<br />

un risultato<br />

che sia quanto più possib<strong>il</strong>e<br />

affine al concetto di “naturalezza”<br />

e “armonia” estetica.<br />

Per i pazienti che necessitano<br />

di interventi di chirurgia<br />

ricostruttiva, si fa pur sempre<br />

attenzione all’estetica<br />

ma in particolare, alla riacquisizione<br />

di una quanto più<br />

completa funzionalità corporea<br />

– dichiara Gianrocco<br />

Carfagna, medico specialista<br />

in chirurgia plastica,<br />

ricostruttiva ed estetica.<br />

Col passare degli anni, <strong>il</strong><br />

paziente,<br />

grazie alle<br />

vaste possib<strong>il</strong>ità<br />

che la rete<br />

telematica<br />

offre, giunge<br />

al consulto<br />

informato su<br />

quanto ha<br />

deciso di fare.<br />

Spesso,<br />

però, l’informazione<br />

non<br />

risulta essere corretta o<br />

completa per cui è di fondamentale<br />

importanza stab<strong>il</strong>ire<br />

un rapporto di fiducia<br />

con <strong>il</strong> proprio medico che,<br />

a sua volta, sia in grado di<br />

chiarire le aspettative del<br />

paziente stesso, spesso<br />

sovradimensionate da<br />

input mediatici, di frequente,<br />

poco realistici».<br />

Nadia De Angelis, 36 anni,<br />

insegnante di lettere classiche,<br />

racconta la sua esperienza<br />

di riduzione del seno.<br />

«I motivi che<br />

mi hanno<br />

portata a sottopormi<br />

alla<br />

mastoplastica<br />

riduttiva<br />

sono comparsi<br />

in adolescenza;<br />

<strong>il</strong><br />

mio corpo<br />

appariva<br />

sproporzionato,<br />

non<br />

essendo molto alta. Anche a<br />

scuola, <strong>il</strong> complesso del seno<br />

abbondante mi portava<br />

ad acquisire posture errate<br />

allo scopo di nascondere<br />

tale "anomalia", anche se<br />

anomalia non era.<br />

A 27 anni, la maggiore indipendenza<br />

economica e la<br />

consapevolezza che nel<br />

tempo le posture sbagliate<br />

mi avrebbero portata a soffrire<br />

di cervicalgia e scoliosi,<br />

mi convinsero ad e-<br />

seguire l’intervento. Prima<br />

di rivolgermi<br />

ad uno specialista,<br />

consultai<br />

un<br />

forum di chirurgia<br />

plastica,<br />

per pura<br />

curiosità,<br />

non dimenticando<br />

però<br />

che le decisioni<br />

spettano<br />

al chirurgo<br />

in relazione al caso in e-<br />

same e dopo un'attenta<br />

anamnesi del seno. Finora<br />

non ho riscontrato problemi<br />

– dice Nadia - tendenzialmente<br />

i risultati della<br />

mastoplastica riduttiva<br />

vanno considerati permanenti,<br />

ma non bisogna mai<br />

escludere la necessità di un<br />

secondo intervento».<br />

L’essere insoddisfatti del<br />

proprio corpo e <strong>il</strong> desiderio<br />

di apparire diversi da come<br />

si è, talvolta possono invadere<br />

la sfera<br />

dei rapporti<br />

interpersonali.<br />

«Di fondo<br />

al problema<br />

c’è la<br />

paura di rendere<br />

precarie<br />

le proprie relazioni<br />

come<br />

se potessero<br />

diventare più<br />

stab<strong>il</strong>i e forti<br />

curandone la forma più che<br />

la sostanza – sostiene la<br />

psicologa, Grazia<br />

Marchesiello - l’interesse al<br />

fisico e alla bellezza è importante<br />

quanto la capacità<br />

di stare e vivere in relazioni<br />

significative. <strong>La</strong> ricerca di<br />

perfezione, l’onnipotenza e<br />

l’essere particolarmente e-<br />

sigenti con se stessi, sono<br />

indicativi di un certo tipo<br />

di relazione con sé e con<br />

gli altri. In questo caso,<br />

non si parla più di un problema<br />

estetico,<br />

ma di un<br />

disturbo di<br />

personalità.<br />

Il ritocco<br />

chirurgico,<br />

dunque –<br />

continua la<br />

psicologa - è<br />

sempre da<br />

coniugare<br />

con <strong>il</strong> senso<br />

specifico<br />

della persona che ne fa<br />

richiesta. Non è però da<br />

sottovalutare la posizione<br />

del chirurgo che dovrebbe<br />

acquisire competenze psicopatologiche<br />

più approfondite<br />

in modo da<br />

non colludere con <strong>il</strong> paziente<br />

rinforzando scelte<br />

che nascondono malattia».


16 Domenica 25 dicembre 2011 TERRITORIO<br />

Un malcostume che produce danni non solo al bevitore ma anche al contesto sociale allargato<br />

Alcol, <strong>il</strong> diavolo nella bottiglia<br />

Diminuisce <strong>il</strong> consumo ma cala l’età del primo “boccale”. Italia prima in Europa<br />

Bere un boccale di vino o di birra,<br />

e poi un altro e un altro ancora<br />

oppure farsi 4-5 short di superalcolici.<br />

Dopo arriva l’euforia, lo<br />

“sballo” quella sensazione di forza<br />

e onnipotenza che ti spinge a<br />

compiere gesti che non avresti<br />

mai <strong>il</strong> coraggio di fare e, fino a<br />

quando dura l’effetto, di nascondere<br />

i problemi e le frustrazioni<br />

che ti rovinano l’esistenza. Tra i<br />

fattori di rischio per la salute dell’uomo<br />

l’abuso di alcol costituisce<br />

la principale causa di mortalità e<br />

mob<strong>il</strong>ità. Solo in Italia ogni anno<br />

circa ventim<strong>il</strong>a persone perdono<br />

la vita a causa dell’alcol o dei problemi<br />

ad esso correlati. In particolare<br />

la quasi metà delle morti<br />

su strada per gli uomini sotto i 40<br />

anni sono da addebitare a questo<br />

fenomeno. Un malcostume che<br />

va fermato oltre che per i vari<br />

risvolti sociali e non, anche perché<br />

apre la strada all’abuso di<br />

altre sostanze parimenti pericolose.<br />

L'alcol costituisce sempre più<br />

la sostanza psicoattiva di primo<br />

accesso ai comportamenti di<br />

assunzione di sostanze stupefacenti<br />

<strong>il</strong>legali. Non solo, chi usa<br />

sostanze <strong>il</strong>legali, sia stimolanti<br />

che inibenti, associa l'alcol con<br />

una prevalenza tra <strong>il</strong> 60 e l'85%.<br />

Il problema dell’alcolismo riguarda<br />

non solo l’Italia ma tutta<br />

l’Europa (e i Paesi nordici in particolare).<br />

L’Unione europea a partire<br />

dal 1995 ha elaborato un piano<br />

d’azione teso a ridurre <strong>il</strong> consumo<br />

di alcol (inasprimento delle pene,<br />

campagne di sensib<strong>il</strong>izzazione).<br />

Misure che in parte hanno sortito<br />

gli effetti desiderati se si considera<br />

che, secondo quanto r<strong>il</strong>evato dal<br />

Censis, nell’ultimo ventennio <strong>il</strong><br />

consumo di alcolici ha subito un<br />

calo, seppur leggero. E’ anche<br />

emerso, tuttavia, come i giovani si<br />

lascino andare più fac<strong>il</strong>mente a<br />

pericolosi eccessi. Eccessi che si<br />

perpetuano non solo nel weekend<br />

ma anche durante <strong>il</strong> resto della<br />

settimana.<br />

Si è abbassata l’età media della<br />

prima “bevuta”. Tra i Paesi europei<br />

l’Italia è al primo posto nella clas-<br />

Nel nostro Paese<br />

muoiono all’anno<br />

ventim<strong>il</strong>a persone<br />

per abuso<br />

di whisky e liquori<br />

Una scena del f<strong>il</strong>m<br />

“<strong>La</strong> vera storia<br />

di Jack<br />

lo Squartatore”<br />

con Johnny Deep<br />

nei panni<br />

dell’ispettore<br />

Abberline<br />

rifugiatosi<br />

nell’alcol<br />

dopo la morte<br />

della moglie<br />

Cenni storici<br />

Non solo nettare dei poeti maledetti o fluido<br />

miracoloso dai poteri lenitivi e sedanti. L’alcol ha<br />

origini antichissime e ha goduto, nel tempo, di<br />

un’ampia varietà di applicazioni. In uso già al<br />

tempo degli Egizi e Mesopotamici, le bevande a<br />

base di alcol sono state, nel corso di tutta la storia<br />

antropologica, impiegate per usi medici e igienici<br />

(in virtù delle loro proprietà antisettiche), in funzione<br />

di integratori alimentari (per l’ingente<br />

apporto di zuccheri), come analgesici e come<br />

afrodisiaci.<br />

Con lo sv<strong>il</strong>uppo della cerealicoltura, basata sulla<br />

raccolta di orzo e frumento, si ha la scoperta della<br />

birra, che si è soliti collocare intorno al 3000 a.C.<br />

Diverso <strong>il</strong> caso del vino, la cui produzione comincia<br />

con la civ<strong>il</strong>tà egizia; i primi documenti riguardanti<br />

la coltivazione della vite risalgono al 1700<br />

a.C. Leggi che servivano a regolare <strong>il</strong> commercio<br />

del vino sono contenute nel codice di Hammurabi.<br />

Durante gli anni oscuri del Medioevo l’alcol<br />

veniva somministrato agli ammalati di peste per<br />

alleviare le sofferenze e dare loro una parvenza di<br />

benessere. Anche per questo, in passato, ad esso<br />

venivano attribuiti poteri di guarigione.<br />

sifica dell’età media in cui si inizia<br />

a bere (11 anni) rispetto ai 12-13<br />

del resto del Vecchio Continente.<br />

Sono aumentati i consumatori<br />

occasionali, quelli che bevono<br />

fuori pasto e chi consuma altri<br />

alcolici oltre a vino e birra, mentre<br />

si sono ridotti i consumatori giornalieri<br />

e quelli che bevono solo<br />

vino e birra. In secondo luogo è<br />

notevolmente aumentata la percentuale<br />

femmin<strong>il</strong>e tra i giovani<br />

bevitori (solo fino a pochi anni fa<br />

era considerato un comportamento<br />

socialmente sconveniente).<br />

Terzo si stanno diffondendo<br />

nuove pratiche nella consumazione<br />

e abuso di sostanze alcoliche<br />

quali <strong>il</strong> binge drinking (assunzione<br />

di una o più sostanze in un ristretto<br />

lasso di tempo) e nuove bevande<br />

come superalcolici e le alcol<br />

pops (bibite gassate al gusto di<br />

frutta o molto dolci aventi una<br />

gradazione compresa tra 4 e 7<br />

gradi) che stanno riscuotendo<br />

grande successo tra i giovanissimi.<br />

Per quanto riguarda la Campania<br />

tutti gli indicatori relativi ai comportamenti<br />

a rischio e quello relativo<br />

ai consumatori di almeno una<br />

bevanda alcolica risultano, per<br />

entrambi i sessi, al di sotto dei<br />

valori medi nazionali. <strong>La</strong> Campania<br />

si colloca infatti al primo<br />

posto per la più bassa percentuale<br />

di forti bevitori a rischio dipendenza<br />

(9% contro <strong>il</strong> 30% del Friuli<br />

Venezia Giulia). Dati senza dubbio<br />

positivi che dimostrano come la<br />

tradizione di bere, sia durante che<br />

fuori dai pasti, non faccia parte del<br />

bagaglio gastronomico-culturale<br />

regionale e, più in generale, del<br />

Mezzogiorno dove i valori sono<br />

più bassi rispetto a quelli del Nord<br />

Italia. Ciò nonostante è bene non<br />

abbassare la guardia per impedire<br />

che le giovani generazioni possano<br />

cedere al fascino di quella che<br />

Louis Gauthier ha definito «l’aspirina<br />

dell’anima».<br />

Pagina a cura di<br />

MARIO PIO CIRILLO<br />

FRANCESCO SERRONE<br />

Donne e minori a rischio<br />

Il sorso<br />

k<strong>il</strong>ler<br />

della noia<br />

Il bicchiere è quasi sempre mezzo vuoto tra<br />

giovani e giovanissimi. Non solo per gli<br />

esiti, piuttosto allarmanti, delle ultime<br />

ricerche sui consumi di alcol che li vedono<br />

protagonisti, ma anche e soprattutto per la<br />

loro tendenza, sempre più diffusa, ad alzare<br />

<strong>il</strong> gomito. «Il bere è diventato una forma di<br />

rappresentazione del sé, un modo di porsi e<br />

di esserci», spiega la professoressa Giuseppina<br />

Cersosimo, docente di Sociologia<br />

all’Università di Salerno e autore di ”Donne<br />

e alcol. L’equ<strong>il</strong>ibrio desiderato”.<br />

«<strong>La</strong> persona che beve - continua la<br />

Cersosimo - va incontro non solo ad etichette<br />

sociali di carattere spregiativo, ma<br />

anche a tutto quello che può concernere la<br />

continuità con la bottiglia, ossia cirrosi<br />

epatica, coma et<strong>il</strong>ico e tutte quelle dimensioni<br />

che non sono più definib<strong>il</strong>i come<br />

“devianze sociali” ma diventano poi<br />

“devianze biologiche”, in quanto partono<br />

da un malessere che può culminare con<br />

patologie mortali». A cadere nella rete<br />

della seduzione di boccali e “cicchetti”<br />

sono sempre più i giovanissimi che pred<strong>il</strong>igono<br />

i cockta<strong>il</strong> e gli aperitivi ad alta gradazione,<br />

spesso fuori orario, o anche nel<br />

“rito” diffuso dell’happy hour.<br />

Un aspetto che fa riflettere riguarda la diffusione<br />

del fenomeno tra <strong>il</strong> gent<strong>il</strong> sesso.<br />

Sono in aumento esponenziale, infatti, le<br />

donne schiave della bottiglia. «Sembra che<br />

ci sia un innalzamento di alcune forme del<br />

bere che riguardano le donne - riprende la<br />

Cersosimo -. Oggi i dati mostrano che la<br />

tendenza al consumo di alcol da parte delle<br />

donne è presente in relazione al titolo di<br />

studio. L’alcol in questi casi assume spesso<br />

i tratti di un fido compagno che riempie <strong>il</strong><br />

vuoto creato dall’isolamento».<br />

L’odissea di chi ha vinto<br />

Paolo,<br />

all’inferno<br />

e ritorno<br />

«<strong>La</strong> prima e unica preoccupazione era<br />

aspettare che arrivassero le 6.30 affinché<br />

aprisse <strong>il</strong> bar per poter andare a bere, non<br />

pensare, scacciare i brividi che ormai<br />

costantemente mi venivano alle prime luci<br />

dell’alba. Avevo raggiunto livelli indescrivib<strong>il</strong>i.<br />

Alle 7.30 del mattino avevo già bevuto<br />

tre whisky, due birre medie e partivo per <strong>il</strong><br />

lavoro». E’ una delle tappe della discesa<br />

all’inferno di Paolo, 34 anni, ex alcolista,<br />

sposato e padre di due bimbi, che oggi rievoca<br />

i momenti oscuri del suo passato tra i<br />

fumi dell’alcol. «Molti anni fa ho cominciato<br />

a frequentare un bar. All’inizio era solo<br />

un ritrovo per fare quattro chiacchiere con<br />

gli amici e bere qualcosa in compagnia. Poi<br />

pian piano le cose sono cambiate. Mentre<br />

prima eravamo solo in due a berci <strong>il</strong> classico<br />

“camparino”, dopo un po’ si sono<br />

aggiunti nuovi amici e, come a volte capita,<br />

“paga tu, pago io”, aumentavano anche i<br />

“camparini”. Poi da lì è cominciata la mia<br />

autodistruzione», parla tutto d’un fiato<br />

Paolo, così come i lunghi e interminab<strong>il</strong>i<br />

sorsi che, lentamente, lo hanno scaraventato<br />

anni fa nel vortice <strong>il</strong>lusorio e ingannevole<br />

dell’alcol. I quattro anni trascorsi in<br />

un centro di recupero e riab<strong>il</strong>itazione, tra<br />

equipe di esperti e amici, lo hanno aiutato<br />

a scegliere ciò che era meglio per lui: liberarsi<br />

dalla dipendenza del demone fluido.<br />

Ma l’artefice reale della sua redenzione è<br />

stata sua moglie.<br />

«Ero ridotto ad uno stato vegetativo - confida<br />

-. Quando conobbi quella che sarebbe<br />

diventata mia moglie, presi una decisione<br />

drastica: smettere. Grazie a Dio, ai miei<br />

fam<strong>il</strong>iari e a lei ho capito che valeva la pena<br />

lottare per andare avanti. Dovevo uscire<br />

dall’incubo per loro, per me stesso.<br />

Dovevo ritornare alla vita».


TERRITORIO<br />

Domenica 25 dicembre 2011<br />

17<br />

Le attività dell’associazione Jerry Masslo, in onore dell’immigrato assassinato nel 1989<br />

L’integrazione in terra di Gomorra<br />

Volontariato da oltre 20 anni tra Casal di Principe e <strong>il</strong> litorale domizio<br />

All’indomani della strage di<br />

Firenze dove due senegalesi<br />

hanno perso la vita in un<br />

attentato di stampo razzista,<br />

la memoria torna a 21 anni<br />

fa, quando la stessa sorte<br />

capitò a Jerry Essan Masslo.<br />

Rifugiato sudafricano, era<br />

arrivato a V<strong>il</strong>la Literno, nell’hinterland<br />

casertano, nel<br />

1988 dove si andò ad<br />

aggiungere alla lunga f<strong>il</strong>a di<br />

immigrati che guadagnavano<br />

meno di m<strong>il</strong>le lire per<br />

ogni cassetta di pomodori<br />

raccolti. Proprio per quei<br />

pochi spiccioli, una sera fu<br />

ucciso da dei balordi locali<br />

che gli avevano intimato di<br />

consegnare <strong>il</strong> denaro.<br />

Proprio durante le sue esequie,<br />

trasmesse in diretta<br />

nazionale dal Tg2, ad alcuni<br />

medici e volontari di Casal<br />

di Principe, tra cui anche<br />

l’attuale presidente Renato<br />

Franco Natale, viene l’idea di<br />

fondare un’associazione di<br />

volontariato medico intitolata<br />

allo sfortunato immigrato.<br />

«Ventuno anni di lavoro<br />

in zone come Casal di<br />

Principe e Castel Volturno<br />

sono diffic<strong>il</strong>i ma proprio per<br />

questo diventano affascinanti<br />

- commenta <strong>il</strong> presidente<br />

Natale che esprime<br />

anche una sua personale<br />

opinione - l’integrazione è<br />

già possib<strong>il</strong>e: oggi i bambini<br />

italiani e quelli stranieri<br />

vanno a scuola insieme, giocano,<br />

litigano e un domani<br />

saranno amici, compagni e<br />

magari marito e moglie».<br />

Dalla “Jerry Masslo” sono<br />

nate avventure, storie ed<br />

esperienze comuni tanto da<br />

far definire l’associazione<br />

una famiglia. A raccontarlo è<br />

Anna Cecere, volontaria<br />

della “Jerry Masslo” e presidente<br />

della cooperativa<br />

“Altri Orizzonti”: «Mi sono<br />

dedicata al volontariato<br />

dieci anni fa e da allora ho<br />

trovato una famiglia. Ogni<br />

persona che aiutiamo ha una<br />

vita che inevitab<strong>il</strong>mente si va<br />

a intrecciare con le nostre: li<br />

abbiamo visti lasciare la<br />

strada, trovare un lavoro,<br />

sposarsi e avere figli» rac-<br />

UN PACCO ALLE COSCHE<br />

Tra i tanti meriti che l’associazione<br />

“Jerry Masslo” ha c’è anche<br />

quello di essere riuscita a calamitare<br />

su di sé l’attenzione in una<br />

zona notoriamente diffic<strong>il</strong>e e<br />

distrutta da un male comune<br />

come la <strong>camorra</strong>.<br />

“Terra di Rumore” è solo una<br />

delle ultime iniziative organizzate<br />

per sostenere l’operato dell’associazione:<br />

otto band casertane<br />

che insieme hanno deciso di<br />

incidere un cd e proporlo in un<br />

mini tour allo scopo di devolvere<br />

alla “Jerry Masslo” i proventi<br />

delle vendite. «L’idea è nata un<br />

anno fa, dopo le dichiarazioni<br />

provocatorie del ministro<br />

Brunetta con cui definì <strong>il</strong> Sud <strong>il</strong><br />

cancro dell’Italia» commenta<br />

Paolo Broccoli, musicista e ideatore<br />

dell’evento.<br />

Con gli stessi intenti nasce anche<br />

conta col sorriso Anna. Il<br />

loro lavoro si svolge prevalentemente<br />

negli ambulatori<br />

di Castel Volturno, dove si<br />

offre assistenza medica gratuita,<br />

e sulle unità di strada<br />

con cui si tenta di avvicinare<br />

gli immigrati e i tossicodipendenti<br />

e creare con loro<br />

un primo contatto. «Il<br />

nostro obiettivo è la riduzione<br />

del danno senza distinzione<br />

di razza perchè l’essere<br />

umano viene prima di<br />

tutto. Cerchiamo di dare a<br />

chi ne ha bisogno i mezzi<br />

per permettergli di camminare<br />

da solo». Ma non solo.<br />

In un bene confiscato alla<br />

<strong>camorra</strong> è nata “Casa di<br />

Alice”, dove Anna, insieme<br />

con alcuni tra operatori e<br />

“Un pacco alla <strong>camorra</strong>”, un progetto<br />

che vede coinvolte diverse<br />

cooperative sociali. Attraverso i<br />

prodotti coltivati nelle terre del<br />

comitato di Don Peppe Diana<br />

confiscate alla <strong>camorra</strong>, è nata l’idea<br />

di proporre un tipico cesto<br />

natalizio rivisto però con un<br />

significato sociale. Un commercio<br />

equo e solidale, quindi, che si<br />

va ad aggiungere all’inserimento<br />

lavorativo di persone svantaggiate<br />

su terreni simbolo della lotta<br />

alla <strong>camorra</strong>.<br />

immigrati, ha dato vita alla<br />

“Sartoria sociale” e alla linea<br />

“Made in Castel Volturno”,<br />

un’unione di linee e st<strong>il</strong>i<br />

attraverso la lavorazione di<br />

stoffe africane per creare<br />

abiti in st<strong>il</strong>e occidentale.<br />

Servizi di<br />

MARINA CAVALIERE<br />

Missionarie e volontari operano sul campo per uno sv<strong>il</strong>uppo solidale<br />

Intrecciamo le mani<br />

per la solidarietà<br />

Dal Bras<strong>il</strong>e all’Africa un aiuto concreto<br />

“Non dare piedi ma fornire<br />

bastoni per camminare” è <strong>il</strong><br />

motto dell’associazione<br />

onlus, laica di ispirazione<br />

cristiana “Tante mani per…<br />

uno sv<strong>il</strong>uppo solidale”. È un<br />

gruppo di volontari che<br />

opera in Bras<strong>il</strong>e e in Africa.<br />

Lo scopo è migliorare le condizioni<br />

di vita nelle zone più<br />

povere di questi Paesi,<br />

creando piccoli progetti di<br />

sv<strong>il</strong>uppo. <strong>La</strong> sede italiana<br />

dell’associazione è a<br />

Giugliano di Napoli. In<br />

Burkina Faso, nella città di<br />

Bobo Dioulasso c’è un vero e<br />

proprio centro di accoglienza<br />

chiamato “I Dansè” che<br />

vuol dire “Tu sei <strong>il</strong> benvenuto”.<br />

In questa città e nei v<strong>il</strong>laggi circostanti le<br />

missionarie laiche, Grazia Le Mura e Patrizia<br />

Zerla seguono ogni bambino e ogni ragazzamadre<br />

che bussa alla loro porta nella speranza<br />

di avere una vita migliore. Accompagnano<br />

queste donne nelle gravidanze e forniscono <strong>il</strong><br />

latte ai neonati rimasti orfani dalla nascita. In<br />

questa zona nel cuore dell’Africa occidentale<br />

<strong>il</strong> tasso di mortalità infant<strong>il</strong>e è quasi del 16%<br />

Storie vere di riscatto<br />

Tante le storie delle<br />

donne e dei bambini che<br />

stanno cercando di dare<br />

un senso alla propria vita<br />

attraverso le iniziative<br />

dell’associazione “Tante<br />

mani per”: Lida una<br />

donna combattiva che si è<br />

assunta da sola la responsab<strong>il</strong>ità<br />

di sostenere la sua<br />

casa e la sua famiglia.<br />

<strong>La</strong>vora a giornata e sta<br />

imparando a leggere e a<br />

scrivere attraverso <strong>il</strong><br />

Centro di attività didattiche.<br />

Oppure la piccola<br />

Vera che appena nata ha<br />

perso la madre e ora grazie<br />

al centro “I Dansè” ne<br />

ha una “nuova”. Infine la<br />

bras<strong>il</strong>iana Cleuza che con<br />

nove figli e un lavoro da<br />

spazzina, che la costringe<br />

a orari notturni, si è<br />

rimessa in gioco, mettendosi<br />

a studiare, per<br />

dare un futuro migliore<br />

alla sua famiglia.<br />

ed è dovuta a denutrizione, malaria e Aids.<br />

Anche <strong>il</strong> tasso di analfabetismo è elevato,<br />

quasi l’80% della popolazione. Per questo<br />

oltre agli impegni presi dal governo locale, gli<br />

aiuti internazionali si stanno concentrando<br />

sulla scolarizzazione. “Tante mani per” ha<br />

avviato una riscatto sociale che passa attraverso<br />

la valorizzazione delle capacità lavorative,<br />

avviando piccole attività commerciali e<br />

una formazione professionale.<br />

In questa regione infatti,<br />

attraverso le adozioni a<br />

distanza e le sovvenzioni,<br />

l’associazione ha acquistato<br />

un terreno agricolo che sta<br />

coltivando e sul quale si sperimenta<br />

l’allevamento. <strong>La</strong><br />

speranza è che attraverso<br />

l’amore per la terra, tante<br />

famiglie possano ritrovare<br />

una dignità economica. Le<br />

ragazze madri del centro “I<br />

Dansè” hanno aperto “<strong>La</strong><br />

Maison des Poussins” (<strong>La</strong><br />

casa dei pulcini) a favore dei<br />

piccoli dai 3 ai 5 anni che<br />

vivono come in un normale<br />

as<strong>il</strong>o, imparando e giocando.<br />

In Bras<strong>il</strong>e le missionarie Iolanda S<strong>il</strong>va Ribeiro<br />

e Donata Calisti hanno lo stesso spirito di<br />

accoglienza e la stessa vocazione delle loro<br />

colleghe che operano in Africa. Le zone interessate<br />

sono le cittadine di Iaçu nello Stato di<br />

Bahia e di Primavera nel Pernambuco. Anche<br />

qui la povertà è d<strong>il</strong>agante e <strong>il</strong> tasso di analfabetismo<br />

è elevato. Il centro di accoglienza<br />

dell’associazione è a Iaçu e si chiama “Tutto<br />

per un sorriso”. Le attività principali sono <strong>il</strong><br />

lavoro artigianale e soprattutto la creazione<br />

per i “ragazzi di strada” delle favelas di una<br />

scuola calcio.<br />

E chissà se tra questi ragazzi non vi siano i<br />

Ronaldo e i Kakà del domani.<br />

Servizi di<br />

FEDERICA MASSARI


18 Domenica 25 dicembre 2011 SPETTACOLI<br />

Dal 1996 <strong>il</strong> centro di produzione Rai di Napoli punta tutto su una soap opera<br />

Attori di teatro e storie vere premiano <strong>il</strong> progetto che ha superato le 3000 puntate<br />

I primi 16 anni di “Un Posto al Sole”<br />

“Se questa vita siamo noi lascia le<br />

cose che non vuoi, è così poco <strong>il</strong><br />

tempo per amare”, recita un pezzetto<br />

della sigla di una delle fiction<br />

più amate d’Italia: “Un posto<br />

al sole”.<br />

Il verso della canzone e <strong>il</strong> nome<br />

stesso della soap riconducono ai<br />

due f<strong>il</strong>oni forti di una serie televisiva<br />

che ha superato le trem<strong>il</strong>a<br />

puntate: <strong>il</strong> racconto di storie verosim<strong>il</strong>i<br />

e l’ambientazione a Napoli,<br />

con <strong>il</strong> suo straordinario e suggestivo<br />

paesaggio.<br />

Quando nel lontano 1996 <strong>il</strong> centro<br />

di produzione Rai di Napoli<br />

decide di scommettere su un’idea<br />

folle, come quella di produrre<br />

per la prima volta in Italia, per<br />

giunta proprio nel capoluogo<br />

campano, una serie televisiva sul<br />

modello americano, non si a-<br />

spettava, nella maniera più assoluta,<br />

che “Un posto al sole” a-<br />

vrebbe avuto tanto successo<br />

come, finora, hanno dimostrato<br />

<strong>il</strong> gradimento del pubblico e i<br />

commenti della critica.<br />

<strong>La</strong> storia della fiction di Rai3 inizia<br />

a Pos<strong>il</strong>lipo, la zona alta di<br />

Napoli, quella da dove si vede<br />

tutto <strong>il</strong> golfo. A palazzo Palladini<br />

le vite di quattro famiglie (i Poggi,<br />

i Giordano, i Palladini e i ragazzi<br />

della terrazza) si amalgamano tra<br />

amori e disastri. L’idea piace subito<br />

al pubblico e la sceneggiatura e<br />

gli attori di ottimo livello fanno<br />

tutto <strong>il</strong> resto. Il successo divampa<br />

Ogni sera, alle 20,30, la gente di<br />

tutta Italia accende su Rai 3 e si<br />

riconosce nei personaggi che ha<br />

imparato ad amare.<br />

Nel ’99 viene mandata in onda<br />

la prima puntata di “Vivere” su<br />

Rete4 e nel 2001 quella di<br />

“Cento vetrine” su Canale 5. <strong>La</strong><br />

prima chiude nel 2007, nonostante<br />

le proteste degli attori, la<br />

A destra,<br />

V<strong>il</strong>la Volpicelli,<br />

che nella fiction<br />

è la veduta esterna<br />

di Palazzo Palladini<br />

In basso, i ragazzi<br />

della terrazza: Angela,<br />

Franco, Arianna e Andrea<br />

con la piccola Bianca<br />

seconda, stando alle voci sul<br />

web, sta per chiudere.<br />

“Un posto al sole”, invece, ha<br />

attraversato i suoi primi sedici<br />

anni di storia ed è ancora giovane.<br />

Perché?<br />

Innanzitutto perché Napoli è giovane<br />

e lo rimarrà sempre. Questo<br />

significa che è la città stessa a fornire<br />

linfa vitale ai personaggi, a<br />

regalare storie, a prestare le voci e<br />

gli abiti di scena. Molti gli attori<br />

che da altre città si sono trasferiti<br />

per lavorare nella soap e si sono<br />

talmente innamorati di Napoli da<br />

non averla più lasciata. Uno fra<br />

tutti Alberto Rossi, romano di<br />

nascita e napoletano di adozione.<br />

E poi la terrazza: grande, piena<br />

di stanze, luminosa, con affaccio<br />

sul mare. <strong>La</strong> terrazza che,<br />

fin dalla prima puntata, ha<br />

avuto <strong>il</strong> ruolo di ospitare<br />

chiunque: dai figli ripudiati agli<br />

innamorati infelici, dai cantanti<br />

di strada agli innamorati infelici,<br />

dalle zitelle in cerca di compagnia<br />

ai padri gay in cerca di<br />

comprensione. <strong>La</strong> terrazza, dove<br />

sono nate le più grandi e indissolub<strong>il</strong>i<br />

amicizie.<br />

Oggi, tra i produttori di “Un<br />

posto al sole” c’è la Fremantle-<br />

Media Italia che è, per chi non lo<br />

sapesse, la seconda casa di produzione<br />

più grande d'Europa,<br />

dopo Endemol. <strong>La</strong> fiction di Rai3<br />

è diventata importante: ha <strong>il</strong> suo<br />

blog, un pubblico internazionale<br />

e sempre più attori che ne vogliono<br />

far parte; ma la sigla è rimasta<br />

immutata in questi primi sedici<br />

anni di interrotte puntate: “Sorridi<br />

e tutto cambierà, vedrai che<br />

<strong>il</strong> freddo passerà, E un posto al<br />

sole ancora ci sarà...”<br />

Il cast<br />

Pagina a cura di<br />

ASSUNTA LUTRICUSO<br />

Davide Devenuto,<br />

Claudia Ruffo,<br />

Michelangelo Tommaso,<br />

Peppe Zarbo,<br />

Marina Tagliaferri,<br />

Cristina D'Alberto,<br />

Germano Bellavia,<br />

Nina Soldano, Alberto Rossi,<br />

Luca Turco, Marina Cavalli,<br />

Lucio Allocca,<br />

Marzio Honorato,<br />

Patrizio Rispo,<br />

Riccardo Carbonelli,<br />

Luisa Amatucci, Carmen<br />

Scivittaro, Ilenia <strong>La</strong>zzarin<br />

Patrizio Rispo ha calcato <strong>il</strong><br />

palcoscenico di moltissimi<br />

teatri italiani, interpretando<br />

più di 50 lavori, tra cui<br />

“Antonio e Cleopatra”, “F<strong>il</strong>umena<br />

Marturano” e “Amleto”<br />

<strong>La</strong> tv lo ha visto protagonista<br />

di numerosissime<br />

produzioni, tra le quali:<br />

“Storie di Camorra”, “I<br />

ragazzi del muretto”, e“<strong>La</strong><br />

Piovra 7”. Diventato uno dei<br />

beniamini di “Un posto al<br />

sole”, ha aderito alle iniziative<br />

di Cbm Italia. . Come<br />

nasce la sua esperienza<br />

con la Cbm Italia?<br />

«Non sono nuovo a iniziative<br />

di solidarietà. Sono<br />

stato per dieci anni ambasciatore<br />

Unicef e da quest’anno<br />

lo sono della Cbm.<br />

Quando mi hanno chiesto<br />

di partire per Nairobi ero<br />

molto entusiasta».<br />

Che ricordo ha del viaggio<br />

in Kenya?<br />

«È stato un viaggio meraviglioso,<br />

un’emozione fortissima.<br />

Ho incontrato un<br />

popolo che con grande<br />

dignità affronta la fame e la<br />

miseria. Quando sei lì ti<br />

rendi conto di tutto quello<br />

che noi abbiamo perso: <strong>il</strong><br />

contatto con la natura e con<br />

gli altri. Siamo diventati<br />

sempre più egoisti e indivi-<br />

L’intervista a Patrizio Rispo<br />

Istrionico<br />

per natura<br />

dualisti. <strong>La</strong> Cbm mi ha, poi,<br />

dato la possib<strong>il</strong>ità di assistere<br />

all’operazione di un bambino<br />

a cui è stata ridata la<br />

vista».<br />

Parlando invece di “Un<br />

posto al sole”, secondo lei<br />

qual è <strong>il</strong> segreto del suo<br />

successo?<br />

«Parla di storie vere, in cui<br />

tutti possono riconoscersi. I<br />

nostri sceneggiatori si ispirano<br />

a fatti di cronaca, leggono<br />

i giornali, parlano con i<br />

fans. L’altra arma vincente è<br />

la totale mancanza di censura:<br />

sono stati affrontati, nella<br />

soap, i temi di attualità più<br />

scabrosi, senza alcun tabù,<br />

come la criminalità organizzata,<br />

l’omosessualità, l’aborto,<br />

la droga, l’ obesità e, persino,<br />

l’impotenza».<br />

Com’è cambiato Patrizio<br />

Rispo in questi lunghi<br />

sedici anni?<br />

«<strong>La</strong> rivoluzione fa parte<br />

della mia natura. Non a<br />

caso ho scelto questo<br />

mestiere. Sono cambiato<br />

insieme al personaggio che<br />

interpreto, rubando da lui e<br />

regalandogli altro».<br />

Fiction e solidarietà<br />

Cbm Italia<br />

aiuta <strong>il</strong> Kenya<br />

“Un posto al sole” unisce<br />

successo e solidarietà. Patrizio<br />

Rispo e Ilenia <strong>La</strong>zzarin,<br />

due volti amati della<br />

fiction, hanno infatti aderito<br />

a una delle numerose<br />

iniziative di “Cbm Italia”.<br />

Cbm è un’organizzazione<br />

internazionale non governativa<br />

la cui finalità è<br />

combattere la cecità e ogni<br />

forma di disab<strong>il</strong>ità nei<br />

Paesi più poveri del<br />

mondo(Sud America, A-<br />

sia, Africa, Medioriente)<br />

Impegnata in molteplici<br />

progetti di prevenzione e<br />

cura di tutte le forme di<br />

disab<strong>il</strong>ità, l’organizzazione<br />

umanitaria diventa l’occasione<br />

per gli attori di fare<br />

un viaggio di scoperta e<br />

crescita in Kenia.<br />

Il viaggio inizia quest’estetate,<br />

<strong>il</strong> 27 agosto, per seguire,<br />

passo passo, l’operazione<br />

di un bimbo di<br />

Nairobi che, operato, vedrà<br />

per la prima volta <strong>il</strong><br />

volto della sua mamma.<br />

Ilenia e Patrizio raccontano<br />

l’emozione di quest’incontro<br />

nel loro blog. «Ci<br />

ha sommersi una tenerezza<br />

incredib<strong>il</strong>e e una fascinazione<br />

assoluta per come<br />

ogni giorno queste persone<br />

agiscono, intervenendo<br />

su parti cosi delicate come<br />

gli occhi, ridando non solo<br />

la vista, ma la vera e propria<br />

luce nelle vite di tante<br />

persone», scrive Ilenia<br />

Lo scopo è quello di far<br />

conoscere al pubblico le<br />

numerose iniziative della<br />

Cbm e, allo stesso tempo,<br />

condividere con gli altri la<br />

gioia di salvare una vita.<br />

Cbm Italia,fra gli altri progetti,<br />

si occupa anche dell’adozione<br />

a distanza. Sono<br />

bimbi affetti da disab<strong>il</strong>ità<br />

sin dalla nascita, bambini<br />

ciechi a causa di una cataratta,<br />

bambini con disab<strong>il</strong>ità<br />

di tipo ortopedico,<br />

bambini con disab<strong>il</strong>ità uditiva,<br />

bimbi affetti da labbro<br />

leporino.<br />

Sono i più poveri tra i<br />

poveri, non hanno cibo,<br />

non hanno futuro e non<br />

hanno neppure le forze<br />

per chiedere aiuto al<br />

mondo perché dimenticati<br />

nel buio delle capanne<br />

in cui vivono, nascosti agli<br />

occhi indiscreti dei vicini<br />

e della comunità.


IMMA SOLIMENO<br />

Un’enciclopedia multimediale che<br />

raccoglie in un corpus unitario le<br />

opere del regista che meglio di<br />

tutti ha saputo interpretare lo spirito<br />

del dopoguerra in Italia. Un<br />

dono che <strong>il</strong> figlio Renzo Rossellini,<br />

anch’egli regista e produttore, ha<br />

voluto fare proprio all’Università<br />

di Salerno. <strong>La</strong> motivazione è presto<br />

detta: «Mio padre è nato a<br />

Roma nel 1906 – ha raccontato<br />

Renzo Rossellini – ma <strong>il</strong> suo amore<br />

per la Campania e per <strong>il</strong> Sud<br />

Italia era enorme. Ecco perché ho<br />

scelto di donare l’enciclopedia<br />

all’Università di Salerno, uno dei<br />

più importanti Atenei italiani,<br />

rivolta ad una parte del Paese,<br />

detta depressa, forse economicamente,<br />

ma certamente non dal<br />

punto di vista intellettuale».<br />

L’Enciclopedia Audiovisiva della<br />

Storia di Rossellini, un repertorio<br />

esaustivo e affascinante delle<br />

opere del grande autore, è uno<br />

strumento ut<strong>il</strong>e a tutti gli studiosi<br />

di cinema e non solo dell’Ateneo<br />

salernitano, che da questo momento<br />

potranno viaggiare metaforicamente<br />

nell’immaginario rosselliniano.<br />

L’incontro con Renzo<br />

Rossellini si è svolto nell’ambito<br />

della seconda edizione della Master<br />

Class F<strong>il</strong>midea, nell’aula<br />

delle lauree Nicola C<strong>il</strong>ento con <strong>il</strong><br />

preside della Facoltà di Lettere e<br />

F<strong>il</strong>osofia Luca Cerchiai, i professori<br />

Pietro Cavallo, Luigi Frezza,<br />

Pasquale Iaccio e Maria Passaro<br />

e ha visto la presenza dell’assessore<br />

alla Cultura di Salerno,<br />

Ermanno Guerra.<br />

Una speranza è la molla che ha<br />

spinto <strong>il</strong> produttore Renzo Rossellini<br />

a realizzare un’enciclope-<br />

SPETTACOLI Domenica 25 dicembre 2011<br />

Il figlio Renzo ha donato all’Università di Salerno l’enciclopedia multimediale delle pellicole del padre<br />

Le utopie del maestro Rossellini<br />

«<strong>La</strong> sua speranza: diffondere la conoscenza attraverso i potenti nuovi media»<br />

A destra<br />

Renzo Rossellini,<br />

i prof. Luigi Frezza,<br />

Luca Cerchiai,<br />

Maria Passaro,<br />

l’assessore alla Cultura<br />

di Salerno<br />

Ermanno Guerra<br />

dia multimediale che raccogliesse<br />

f<strong>il</strong>m e documentari del padre: «<strong>La</strong><br />

sua speranza, che è anche la mia,<br />

- si legge nell’introduzione - è che<br />

i potenti nuovi media siano effettivamente<br />

usati per la diffusione<br />

della conoscenza, in tutto <strong>il</strong> mondo».<br />

È stato infatti <strong>il</strong> maestro<br />

Rossellini <strong>il</strong> primo a definire <strong>il</strong> criterio<br />

di “cinema ut<strong>il</strong>e”: un’arte che<br />

potesse parlare alla società e al<br />

singolo individuo e interpretare la<br />

realtà, svelando le luci e le ombre<br />

del secolo appena trascorso.<br />

L’enciclopedia multimediale si<br />

articola come una sorta di macchina<br />

del tempo, in un viaggio<br />

virtuale nel cinema di Roberto<br />

Rossellini, attraverso tre f<strong>il</strong>oni che<br />

19<br />

<strong>il</strong> figlio ha chiamato “Utopie”:<br />

l’Utopia della pace, l’Utopia contro<br />

i pregiudizi di qualsiasi natura,<br />

l’Utopia di liberare l’uomo dall’ignoranza,<br />

attraverso la conoscenza<br />

offerta dai nuovi mezzi di<br />

comunicazione.<br />

Al primo f<strong>il</strong>one appartengono i<br />

f<strong>il</strong>m girati durante la guerra e nel<br />

dopoguerra: dalla lezione del Neorealismo,<br />

emerge <strong>il</strong> desiderio del<br />

regista di sconfiggere la violenza e<br />

di far trionfare la pace. Al secondo<br />

f<strong>il</strong>one appartengono tutti i f<strong>il</strong>m nei<br />

quali Rossellini ha voluto far trasparire<br />

un messaggio di uguaglianza.<br />

«Mio padre è stato l’unico<br />

regista della sua epoca a non<br />

mostrare mai una donna nuda –<br />

ha spiegato Renzo Rossellini - Il<br />

rispetto per <strong>il</strong> genere femmin<strong>il</strong>e è<br />

<strong>il</strong> punto focale di molte sue<br />

opere». Al terzo f<strong>il</strong>one, appartengono<br />

i f<strong>il</strong>m storici e per la televisione,<br />

emblematici di un’utopia<br />

che si ponga come obiettivo quello<br />

di sollevare l’uomo dalla miseria<br />

dell’ignoranza. Si tratta di un contributo<br />

enorme per un cinema che<br />

continua a offrire spunti di riflessione<br />

alle nuove generazioni.<br />

Eppure, quando parla del maestro,<br />

un po’ di malinconia traspare dalle<br />

parole di Rossellini: «Mi sento<br />

orfano da quando mio padre è<br />

morto nel 1976. Ma in realtà sono<br />

contento che sia morto prima di<br />

vedere quello che la tv stava diventando<br />

negli anni successivi. Non ci<br />

sarebbe stato posto per lui nella<br />

Rai degli anni ’80, che inseguiva in<br />

basso le neotelevisioni private. A<br />

mio padre sarebbe toccato emigrare.<br />

Oggi la tv non è più uno<br />

strumento per diffondere la conoscenza<br />

ma la stupidità».


20 Domenica 25 dicembre 2011 EVENTI<br />

Showcolate prende per la gola <strong>il</strong> pubblico di Napoli: in quattro giorni oltre 40.000 visitatori<br />

Una mostra da leccarsi i baffi<br />

Mercatini e degustazioni per un aperitivo prenatalizio tutto da gustare<br />

Un ponte dell’Immacolata<br />

più delizioso che mai. <strong>La</strong><br />

Mostra d’Oltremare di<br />

Napoli ha ospitato per <strong>il</strong><br />

terzo anno consecutivo<br />

Showcolate, la fiera del<br />

cioccolato.<br />

Il cibo degli dei ha trasformato<br />

Napoli in un grande e<br />

gustoso salotto.<br />

<strong>La</strong> città partenopea si è<br />

popolata di golosi che si<br />

sono lasciati prendere per la<br />

gola dalle tante deliziose<br />

proposte: dal Choco Show<br />

che ha incuriosito i visitatori<br />

alla ricerca del dono natalizio<br />

più originale, al ricco<br />

calendario di degustazioni<br />

per i palati più esigenti.<br />

Tanti i gadget proposti dalla<br />

manifestazione, ma quelli<br />

che maggiormente hanno<br />

conquistato <strong>il</strong> pubblico della<br />

kermesse sono stati la Choco<br />

Cornice, per incorniciare<br />

con dolcezza i propri scatti,<br />

e la Choco <strong>La</strong>mp, l'abat-jour<br />

che con la sua luce cioccolatosa<br />

saprà <strong>il</strong>luminare le dolci<br />

serate natalizie. Grazie alla<br />

presenza della Camera di<br />

Commercio di Perugia nel<br />

calendario delle attività<br />

degustative, inoltre, <strong>il</strong> pubblico<br />

partenopeo ha potuto<br />

conoscere ed apprezzare <strong>il</strong><br />

dolce connubio fra <strong>il</strong> miglior<br />

vino umbro e <strong>il</strong> cioccolato<br />

più raffinato.<br />

A stuzzicare la curiosità del<br />

Una moneta al cacao<br />

Il cacao era per i Maya<br />

una moneta e con gli Aztechi,<br />

<strong>il</strong> cui sistema monetario<br />

era basato proprio<br />

sulle fave di questa<br />

pianta, entrò definitivamente<br />

nella storia. Gli<br />

Aztechi offrirono a Cristoforo<br />

Colombo oltre a<br />

tessuti e cuoio lavorato,<br />

anche la loro moneta,<br />

mandorle di cacao. Ma fu<br />

Hernando Cortez, <strong>il</strong> celebre<br />

Conquistador spagnolo,<br />

a capire per primo<br />

l’importanza del seme<br />

nero: interessato al suo<br />

valore valutario più che a<br />

quello culinario, importò<br />

in Europa i primi semi di<br />

cacao e gli utens<strong>il</strong>i necessari<br />

alla sua coltivazione.<br />

Servizi a cura di<br />

CARMEN GALZERANO<br />

pubblico della kermes più di<br />

ogni altra cosa è l'enorme<br />

scultura in cioccolato fondente<br />

de L'Italia del Cioccolato<br />

realizzata dalla<br />

Scuola del Cioccolato Perugina<br />

in occasione dei festeggiamenti<br />

per i 150 anni<br />

dell'Unità d'Italia. Con le sue<br />

14 tonnellate di peso e gli<br />

oltre 13 metri di lunghezza,<br />

è stata accolta con curiosità<br />

e stupore dal pubblico partenopeo<br />

che numeroso ne<br />

ha ammirato la golosa maestosità.<br />

Anche <strong>il</strong> Maestro<br />

della Scuola del Cioccolato<br />

Perugina, Massim<strong>il</strong>iano<br />

Guidubaldi, ha saputo<br />

conquistare i visitatori regalando<br />

tantissimi cioccolatini<br />

appena realizzati<br />

durante le sue deliziose<br />

dimostrazioni live.<br />

Sua maestà la cioccolata a<br />

Showcolate è diventata protagonista<br />

anche di un centro<br />

benessere, con la Chocospa,<br />

un tempio del benessere con<br />

cosmetici a base di cacao:le<br />

mani esperte dello staff dell’Ulysse<br />

spa Sorrento hanno<br />

regalato attimi di dolce relax<br />

al pubblico invogliato a provare<br />

i benefici effetti dei<br />

massaggi grazie alle originali<br />

dimostrazioni dello Showlive<br />

al cioccolato.<br />

Non manca <strong>il</strong> più classico<br />

degli assaggi, sempre gradito:<br />

la Spalm Beach, una<br />

spiaggia attrezzata con<br />

tanto di ombrelloni e<br />

sdraio unica nel suo genere<br />

dove i visitatori della<br />

manifestazione hanno potuto<br />

godere dell’ottimo<br />

pane e cioccolata per una<br />

pausa golosa e r<strong>il</strong>assante.<br />

Un aperitivo prenatalizio dall’alto<br />

indice di gradimento,<br />

che ha offerto l’opportunità<br />

di acquistare tanti regali da<br />

far trovare sotto l’albero.


SPORT<br />

Domenica 25 dicembre 2011<br />

Il calcio non vuole ancora voltare pagina e a nulla è valso l’intervento della Figc<br />

Nessun passo in avanti con Agnelli e Moratti che non cambiano le loro posizioni<br />

21<br />

Juve-Inter: tavolo della pace fallito<br />

FRANCESCO GIORDANO<br />

Di acqua sotto i ponti ( anzi no, di<br />

acido) sotto i ponti, sui veleni<br />

Juve-Inter, ne è passata e nulla è<br />

cambiato. Il passato è un uovo<br />

rotto, <strong>il</strong> futuro è un uovo da covare<br />

recitava Paul Eluard. Con nessuno<br />

che abbia la minima voglia di<br />

ripartire da zero. «Scurdammoce<br />

o passato» recitava una vecchia<br />

canzone napoletana. Ma de che!!<br />

Anche <strong>il</strong> “tavolo della pace”, composto<br />

da Aurelio De <strong>La</strong>urentiis<br />

(presidente del Napoli), Diego<br />

Della Valle (presidente della<br />

Fiorentina), Andrea Agnelli (presidente<br />

della Juventus), Massimo<br />

Moratti (presidente dell’Inter),<br />

Adriano Galliani (vice presidente<br />

del M<strong>il</strong>an), Antonello Valentini<br />

(dg della Figc), Giancarlo Abete(<br />

presidente Figc), Raffaele Pagnozzi<br />

(segretario del Coni), Gianni<br />

Petrucci (presidente del Coni)<br />

imbandito per l’occasione con i<br />

maggiori esponenti del calcio,<br />

della Figc e del Coni, non ha portato<br />

significativi risvolti o punti di<br />

azione comune. Anzi, l’unico punto<br />

in comune è che non ci sono<br />

punti in comune e che ognuno<br />

andrà dritto per la sua strada. I<br />

ventotto giorni per organizzare e<br />

imbandire <strong>il</strong> tavolo, forse, sono<br />

stati pochi e si è avuta la sensazione<br />

che con qualche esponente in<br />

meno si sarebbe arrivati ad una<br />

svolta. Non epocale, per intenderci,<br />

ma almeno a qualcosa che concludesse<br />

l’annosa vicenda calciopoli.<br />

Ad un armistizio Juve-Inter<br />

per la vicenda scudetti, ad un<br />

qualcosa che potesse in qualche<br />

modo stemperare gli animi e i bollenti<br />

spiriti nel calcio. Il traghettatore<br />

Caronte-Petrucci non è riuscito<br />

a traghettare le anime pie<br />

verso la sponda della benevolenza<br />

e della reminiscenza. Il colpo ad<br />

effetto non vi è stato. Neanche<br />

quando dal c<strong>il</strong>indro Petrucci ha<br />

tirato fuori con un colpo da vecchio<br />

mago da saloon la carta della<br />

pace, un documento nero su bianco<br />

con la censura della logica<br />

emergenziale con cui la giustizia<br />

sportiva di allora affrontò calciopoli<br />

nel 2006. Infatti, all’uscita è<br />

amareggiato come non mai. Ebbene<br />

sì, quando nel 2006 calciopoli<br />

scoppiò come una bomba ad<br />

orologeria, come una tempesta<br />

tropicale d’autunno che attecchisce<br />

d’improvviso all’imbrunire,<br />

colpendo indistintamente tutti<br />

coloro che ne facevano parte, ci si<br />

augurava una pronta conclusione.<br />

Vi è sempre una linea divisoria tra<br />

i contendenti. Come se Mosè<br />

avesse diviso le acque e nessuno<br />

avesse la possib<strong>il</strong>ità (o la voglia) di<br />

prendere una scialuppa e arrivare,<br />

non all’estremità, ma almeno parzialmente<br />

a rivedere la propria<br />

rotta, talmente tanta è la rabbia e<br />

la voglia di rivalsa verso quel verdetto.<br />

Allora, si ripartirà dai tribunali,<br />

ove la Juventus ha aperto un<br />

Petrucci<br />

«Non voglio dire che è una<br />

sconfitta del calcio, e in ogni<br />

caso sono a posto con la<br />

coscienza». È stato <strong>il</strong> commento<br />

a caldo del presidente<br />

del Coni Gianni Petrucci.<br />

«L’incontro non lo considero<br />

un fallimento - ha aggiunto -<br />

ho messo cuore ed entusiasmo.<br />

Anche senza aver raggiunto<br />

un risultato proveremo<br />

a guardare avanti. Dovevamo<br />

lenire una ferita<br />

ancora aperta. È un tentativo<br />

non riuscito e basta».<br />

contenzioso con la Figc per un<br />

risarcimento di 444 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro per i danni subìti con la sentenza<br />

del 2006 che può essere<br />

dichiarata inammissib<strong>il</strong>e per l’invocazione<br />

del “ne bis in idem”<br />

(non si può giudicare due volte la<br />

stessa vicenda). Sperando che <strong>il</strong><br />

giovane Agnelli non faccia la fine<br />

di Caino. Quando Caino uccise<br />

Abele fu condannato da Dio ad<br />

essere ramingo. Agnelli come<br />

Caino, sta vagando di tribunale in<br />

tribunale senza trovar la ben minima<br />

risposta e giustizia. Se gli attori<br />

in campo non hanno la benché<br />

minima voglia di riappacificarsi<br />

col passato non c’è tribunale che<br />

tenga. Allora ognuno si tenga le<br />

sue verità e combatta contro i<br />

mulini a vento. Arriverà <strong>il</strong> tempo<br />

di guardare l’orizzonte e soffermarsi<br />

sul futuro senza guardare al<br />

passato cercando gli artefici di<br />

quello sbaglio. E allora per buona<br />

pace di tutti (usando un eufemismo).<br />

Dopo sei anni siamo punto e<br />

a capo. E <strong>il</strong> gatto a furia di mordersi<br />

la coda avrà perso conoscenza.<br />

Della Valle<br />

«Civ<strong>il</strong>mente ognuno è rimasto<br />

sulle proprie posizioni.<br />

Anche quella della Fiorentina,<br />

è molto netta». Diego<br />

Della Valle patron dei viola è<br />

lapidario dopo l’inut<strong>il</strong>e tavolo<br />

della pace. «Non abbiamo ancora<br />

capito perchè siamo finiti<br />

dentro Calciopoli. Siamo<br />

disposti a parlare, ma solo dopo<br />

aver capito che cosa è successo<br />

in quei giorni. Abbiamo<br />

intenzione di percorrere la<br />

strada della nostra innocenza<br />

sino in fondo».


22 Domenica<br />

25 dicembre 2011 RUBRICHE<br />

Lydia Cacho, scrittrice e attivista per i diritti umani<br />

Memorie di un'infamia<br />

«Un modello per chiunque voglia fare giornalismo»<br />

Minacciata, torturata, arrestata e detenuta<br />

<strong>il</strong>legalmente, la messicana Lydia<br />

Cacho, scrittrice, giornalista e attivista<br />

per i diritti umani, racconta la sua storia<br />

coraggiosa in “Memorie di un'infamia”,<br />

appena uscito per Fandango (314<br />

pagine, 16,50 euro).<br />

Dalle origini della sua m<strong>il</strong>itanza accanto<br />

a donne vittime di violenza fino<br />

all'arresto in seguito alla pubblicazione<br />

di Los Demonios del Eden, dove accusa<br />

uno dei più famosi imprenditori messicani,<br />

Jean Succar Kuri, di essere coinvolto<br />

in un giro di pornografia infant<strong>il</strong>e<br />

e prostituzione, la Cacho, che è stata fra<br />

i protagonisti della fiera “Più libri, più<br />

liberi”, conclusa da poco a Roma, spiega<br />

che <strong>il</strong> suo è solo un caso emblematico di<br />

un sistema più vasto in Messico dove <strong>il</strong><br />

98 per cento delle denunce si <strong>perde</strong><br />

perché “<strong>il</strong> potere pesa più dell’evidenza”.<br />

«Scrivo inchieste che smascherano un<br />

sistema di sfruttamento delle donne da<br />

parte di uomini politici senza scrupoli.<br />

E questo non accade solo in Messico.<br />

Vedo anche in Italia degli sprazzi di<br />

cambiamento: state rialzando la testa»<br />

dice la scrittrice, 49 anni, che vive protetta<br />

da una scorta federale a Cancun e<br />

che nonostante le continue minacce di<br />

morte e gli attentati e nonostante la<br />

United Nations Human Rights Counc<strong>il</strong><br />

le abbia consigliato di lasciare <strong>il</strong> paese,<br />

continua a fare le sue inchieste e a stare<br />

accanto ai più deboli. <strong>La</strong> sua vita è cambiata<br />

nel 2005 quando ha pubblicato in<br />

Messico l'inchiesta Los Demonios del<br />

Eden, supportata dalle dichiarazioni<br />

delle vittime e da prove f<strong>il</strong>mate con<br />

videocamera nascosta. Il famoso proprietario<br />

di alberghi Jean Succar Kuri,<br />

viene accusato di essere coinvolto in un<br />

giro di pornografia infant<strong>il</strong>e e prostituzione,<br />

insieme a importanti esponenti<br />

politici e uomini d'affari e la Cacho<br />

viene citata per diffamazione e arrestata<br />

<strong>il</strong>legalmente da un gruppo di poliziotti,<br />

picchiata e rinchiusa nel carcere<br />

di Puebla. «Quando ho pubblicato Los<br />

demonios del Eden già sapevo che questo<br />

mi avrebbe messo nel mirino della<br />

mafia -racconta- eppure, nella vita, ci<br />

sono momenti che ti cambiano, che ti<br />

fanno prendere una strada invece di<br />

un'altra. Nelle mie inchieste sullo sfruttamento<br />

della prostituzione ho intervistato<br />

tante ragazzine, e in loro ho scoperto<br />

moltissimo coraggio. Ma in particolare<br />

una, quando mi guardò negli<br />

occhi, mi disse: io te la racconto, la mia<br />

storia. Tu però giurami che non succederà<br />

più a nessun'altra bambina. Ecco,<br />

questa ragazzina stava ricreando un<br />

rapporto di fiducia con una persona<br />

adulta. E questo mi ha dato la forza per<br />

andare avanti».<br />

Di lei, Roberto Saviano ha parlato<br />

come “un modello per chiunque voglia<br />

fare giornalismo. E' una donna di<br />

grande coraggio che ha sopportato la<br />

prigione e la tortura per difendere una<br />

minoranza che nessuno ascolta, per<br />

attirare l'attenzione sugli abusi che<br />

bambine e donne devono subire in<br />

Messico e nelle parti più povere del<br />

mondo. Ha raccolto informazioni mai<br />

venute alla luce prima, ha rischiato in<br />

prima persona facendo i nomi di politici<br />

e imprenditori”.<br />

Senza mezzi termini e senza mai essere<br />

vaga, anche negli episodi raccontati nel<br />

libro, la Cacho spiega che “più dell’80<br />

per cento delle vittime della tratta sono<br />

donne, bambine e bambini e <strong>il</strong> mercato<br />

è in crescita. L'atteggiamento che dimostrano<br />

i potenti ci dice una cosa chiarissima:<br />

che dobbiamo ricominciare a<br />

pensare a una parola che pensavamo<br />

non esistesse più. E questa parola è<br />

schiavitù”.<br />

I piccoli evadono<br />

i grandi eludono<br />

a cura di<br />

GIORGIA MENNUNI<br />

In Italia pagare le tasse è una pratica poco sv<strong>il</strong>uppata.<br />

Le statistiche sull’evasione fiscale<br />

nazionale riempiono le prime pagine dei giornali<br />

e non c’è esecutivo che non prometta, nel<br />

momento in cui viene incaricato di governare<br />

<strong>il</strong> Paese, misure miracolose per colmare <strong>il</strong> gap<br />

del gettito mancante. Ma come si può pensare<br />

di anche solo poter risolvere <strong>il</strong> problema se<br />

non si riesce neanche a ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> termine<br />

corretto? Se non si capisce che <strong>il</strong> fenomeno da<br />

estirpare non è tanto l’evasione fiscale, quanto<br />

invece l’elusione?<br />

Il dizionario italiano aiuta. In questi casi,<br />

come in molti altri. L’evasione fiscale è l’attività<br />

<strong>il</strong>legale di occultamento di imponib<strong>il</strong>i e<br />

imposte; <strong>il</strong> termine indica tutti quei modi con<br />

cui <strong>il</strong> contribuente riduce o elimina <strong>il</strong> prelievo<br />

fiscale, violando specifiche norme. È <strong>il</strong>legale,<br />

ovviamente. L’elusione fiscale invece, lungi<br />

dall’essere <strong>il</strong>legale, è l’uso sleale da parte del<br />

contribuente di un istituto giuridico (nato per<br />

finalità diverse) con lo scopo di ridurre gli<br />

oneri fiscali; è la pratica, quindi, di porre in<br />

essere un negozio giuridico al solo fine di<br />

pagare meno tributi.<br />

Qual è la differenza, significato a parte, tra le<br />

due attività? Che una è <strong>il</strong>legale e l’altra no. Ma<br />

soprattutto che quella <strong>il</strong>legale è la pratica più<br />

diffusa tra i “piccoli” contribuenti, mentre<br />

quella lecita è sempre riconducib<strong>il</strong>e ai “grandi”<br />

contribuenti. Si pensi al piccolo commerciante<br />

che, per vizio o merito, emette meno<br />

scontrini di quelli che dovrebbe: lui è, per<br />

legge, un evasore. E va punito. Il manager<br />

bocconiano internazionale che possiede due<br />

società e sfrutta la disciplina della fusione per<br />

compensare ut<strong>il</strong>i e perdite e, quindi, per<br />

ridurre <strong>il</strong> carico fiscale non è un evasore. È un<br />

elusore. Perché non viola leggi ma sfrutta<br />

norme esistenti a fini, però, <strong>il</strong>leciti.<br />

<strong>La</strong> differenza deve essere chiara. Bene la lotta<br />

all’evasione, ma non si dimentichi la lotta<br />

all’elusione. Tanto poi si sa come va a finire: <strong>il</strong><br />

piccolo commerciante che non fa scontrini<br />

viene sanzionato di migliaia d’euro, <strong>il</strong> manager<br />

bocconiano viene “premiato” con lo<br />

scudo fiscale. C'est la vie.


ITALIA/MONDO Domenica 25 dicembre 2011<br />

23<br />

<strong>La</strong> manovra del Governo Monti comporterà considerevoli sacrifici per tutti<br />

Un Natale “in rosso” per l’Italia<br />

E sotto l’albero aumentano le tasse: Imu sulla prima casa, Iva e Irpef<br />

Dietrofront sulle liberalizzazioni, contestazione in Senato, chiesta la fiducia<br />

Quest’anno a Natale non ci sarà<br />

distinzione tra buoni e cattivi. Non<br />

importa, perché sotto l’albero, tutti<br />

gli italiani, troveranno meno regali<br />

e più tasse. Proprio così: la grave<br />

crisi internazionale, la speculazione<br />

sui titoli di Stato del nostro<br />

Paese, le turbolenze politiche che<br />

hanno colpito <strong>il</strong> nostro sistema<br />

governativo, i segnali della borsa<br />

hanno generato questa grave situazione,<br />

hanno causato, per l’Italia,<br />

l’ingresso in un tunnel lungo e buio<br />

di cui non si vede l’uscita. Per fare<br />

un po’ di luce, <strong>il</strong> Governo tecnico,<br />

capeggiato da Mario Monti, ha<br />

varato la manovra “salva Italia”, una<br />

vera e propria stangata, necessaria<br />

per risollevare le sorti del nostro<br />

Paese.<br />

Questo provvedimento, seppur<br />

impopolare, è l’unico modo che<br />

abbiamo per uscire dalla crisi, per<br />

r<strong>il</strong>anciare <strong>il</strong> sistema economico italiano,<br />

per arrivare al pareggio di<br />

b<strong>il</strong>ancio nel 2014. I parlamentari<br />

hanno provato a modificare la<br />

manovra con numerosi emendamenti<br />

per renderla più equa, ma<br />

alla fine, tranne qualche piccolo<br />

ritocco, non c’è stato molto da fare,<br />

è arrivato <strong>il</strong> momento del sacrificio.Così<br />

sotto l’albero a Natale per<br />

tutte le famiglie ci saranno: Imu<br />

sulla prima casa (resa meno dura<br />

grazie alla detrazione di 50 euro<br />

per ogni figlio a carico entro i 26<br />

anni), aumento della benzina,<br />

dell’Iva, delle sigarette e degli addizionali<br />

regionali, poi c’è <strong>il</strong> congelamento<br />

delle pensioni sull’adeguamento<br />

annuale dovuto all’inflazione,<br />

questo provvedimento è stato<br />

mitigato dal mantenimento dell’indicizzazione<br />

fino al 2013 per le<br />

pensioni che arrivano fino a tre<br />

volte <strong>il</strong> minimo (circa 1.400 euro).<br />

Tutti costi in più che peseranno sui<br />

b<strong>il</strong>anci delle famiglie. Federconsumatori<br />

e Adusbef hanno provato a<br />

fare due conti, risultato: la manovra<br />

Monti peserà 1.129 euro sulle<br />

famiglie, sommando i rincari<br />

dovuti alle manovre fatte dal<br />

governo Berlusconi tra l’estate e<br />

l’autunno si arriva ad una cifra di<br />

3.160 euro per una famiglia composta<br />

da madre, padre e un figlio<br />

con una retribuzione netta di 32<br />

m<strong>il</strong>a euro all’anno.<br />

E <strong>il</strong> taglio alla casta? Tutti si aspettavano,<br />

in questa manovra, un<br />

sostanzioso taglio, ma per ora a<br />

sparire è solo l’istituto del vitalizio,<br />

gli stipendi verranno ritoccati in<br />

seguito. Tutti volevano un taglio<br />

sui costi della politica e così<br />

andranno ad estinguersi le<br />

Province al termine dei mandati.<br />

Ci si aspettava una patrimoniale<br />

che colpisse i ricchi patrimoni,<br />

invece dalla manovra si capisce che<br />

si tenderà a colpire ciò che gli italiani<br />

intendono per ricchezza: la<br />

casa e i beni di lusso più diffusi.<br />

Poco si è fatto per le rendite finanziarie,<br />

mentre i capitali scudati<br />

rientrati in Italia saranno tassati<br />

all’1,35% annuo e ci sarà una tassa<br />

per i proprietari di immob<strong>il</strong>i all’estero.<br />

Quasi niente invece per la<br />

crescita visto <strong>il</strong> passo in dietro fatto<br />

sulle liberalizzazioni che dovevano<br />

colpire i taxi e le farmacie a favore<br />

della concorrenza, proprio su questo<br />

punto i leader politici hanno<br />

avuto qualcosa da dire.<br />

Pierluigi Bersani del Pd dice:<br />

«Siamo stupiti, per non dire stupefatti,<br />

dalla chiusura e dalla debolezza<br />

della manovra sulle liberalizzazioni».<br />

Pier Ferdinando Casini,<br />

Terzo Polo, sottolinea che «si poteva<br />

certamente fare di più». Mentre<br />

l’ex premier S<strong>il</strong>vio Berlusconi, Pdl,<br />

nutre «molte perplessità sulla<br />

manovra».<br />

Insomma <strong>il</strong> consenso politico di<br />

cui godeva l’attuale esecutivo, un<br />

mese fa, all’inizio del mandato,<br />

sembra scricchiolare un po’.<br />

Proprio la contestazione in Senato,<br />

da parte dei senatori della Lega<br />

Nord, sulla manovra ha reso <strong>il</strong><br />

clima politico incandescente, e <strong>il</strong><br />

Governo è stato costretto a chiedere<br />

la fiducia per approvare <strong>il</strong> documento<br />

cosciente del fatto che Idv,<br />

Sel e Lega Nord voteranno contro.<br />

Intanto <strong>il</strong> tempo passa, le borse<br />

non danno segnali positivi, l’economia<br />

italiana è in recessione<br />

tecnica e per <strong>il</strong> futuro ci sono<br />

solo sacrifici e poche speranze<br />

di crescita.<br />

Forse è <strong>il</strong> caso di scrivere nella letterina:<br />

caro Babbo Natale se puoi<br />

quest’anno cerca di far arrivare<br />

l’Italia al Natale del 2012, grazie da<br />

tutti gli italiani.<br />

Alcol<br />

avvelenato,<br />

107 morti<br />

Il b<strong>il</strong>ancio delle vittime è pesante:<br />

107 i morti in India a causa di<br />

un liquore di contrabbando<br />

avvelenato. Le stime però potrebbero<br />

salire, visto che si tratta<br />

di povera gente che viveva in<br />

una decina di v<strong>il</strong>laggi alla frontiera<br />

con <strong>il</strong> Bangladesh nel<br />

Bengala occidentale.<br />

Secondo fonti sanitarie e autorità<br />

locali i decessi sarebbero<br />

dovuti infatti alla contaminazione<br />

dell'alcol con metanolo, la cui<br />

presenza è stata r<strong>il</strong>evata in almeno<br />

20 delle vittime. Il v<strong>il</strong>laggio<br />

più colpito è stato quello di<br />

Mograhat che si trova a una cinquantina<br />

di ch<strong>il</strong>ometri dalla<br />

capitale Kolkata.<br />

Il liquore è stato prodotto da una<br />

fabbrica di Mograhat, che è stata<br />

attaccata e danneggiata durante<br />

una manifestazione di protesta.<br />

Il governo del Bengala occidentale<br />

ha invitato la popolazione<br />

alla calma e promesso un indennizzo<br />

di 200m<strong>il</strong>a rupie (2.800<br />

euro) alle famiglie delle vittime.<br />

Si tratta, assicurano le fonti ufficiali<br />

locali, della più importante<br />

tragedia di questo genere registrata<br />

nel Bengala occidentale.<br />

Situazione critica negli ospedali<br />

per la mancanza di posti letto.<br />

<strong>La</strong> rivista statunitense TIME lo elegge personaggio dell’anno<br />

2011, <strong>il</strong> tempo del manifestante<br />

Dalla “Primavera Araba” al movimento “Occupy Wall Street”<br />

L’anno appena concluso ha segnato la storia<br />

internazionale. Siamo stati testimoni di cambiamenti<br />

globali che modificheranno la nostra<br />

vita e <strong>il</strong> nostro modo di pensare. <strong>La</strong> recessione<br />

mondiale, la crisi del sistema capitalistico globale<br />

ha generato profonde spaccature sociali in<br />

tutte le nazioni, di conseguenza, la gente ha<br />

reagito manifestando <strong>il</strong> suo dissenso.<br />

Tutto è cominciato quando un venditore di<br />

frutta tunisino si è dato fuoco in una piazza<br />

pubblica, quella era la scint<strong>il</strong>la che avrebbe<br />

innescato la bomba scoppiata di lì a poco che<br />

ha preso <strong>il</strong> nome di: “Primavera Araba” ed ha<br />

portato al rovesciamento dei dittatori di<br />

Tunisia, Egitto e Libia scuotendo i regimi di<br />

Siria, Yemen e Bahrein. Questo primo assaggio<br />

di manifestanti furiosi ha scosso gli animi di<br />

tutti gli oppressi del mondo, che si sono organizzati<br />

per scendere in piazza a gridare per<br />

difendere i loro diritti. Una ondata democratica<br />

che è arrivata fino in Messico, dove la gente<br />

ha manifestato contro i cartelli della droga, ha<br />

toccato le coste greche infrangendosi contro i<br />

leader irresponsab<strong>il</strong>i, poi di nuovo oltre oceano,<br />

in America, per occupare spazi pubblici protestando<br />

contro la diseguaglianza fra i redditi ed<br />

ancora in Russia per spazzare via un’autocrazia<br />

corrotta. Il simbolo del 2011 è dunque <strong>il</strong> “manifestante”<br />

e proprio per celebrarlo <strong>il</strong> TIME, noto<br />

settimanale statunitense, che elegge per tradizione<br />

l’uomo dell’anno sulla prima pagina del<br />

numero di dicembre lo ha scelto come soggetto.<br />

L’editore della rivista americana, Rick<br />

Stengel, ha commentato la scelta: «Esiste un<br />

punto di non ritorno globale per la frustrazione?<br />

Ovunque, a quanto pare, la gente diceva di<br />

essere stufa. Incarnava letteralmente <strong>il</strong> concetto<br />

che l’azione individuale può portare a un<br />

cambiamento collettivo e colossale. E sebbene<br />

fosse inteso in modo diverso a seconda dei<br />

diversi luoghi, <strong>il</strong> concetto di democrazia era<br />

presente ogni volta che essa si radunava».<br />

Stengel conclude spiegando che «poiché è in<br />

grado di acquisire e mettere in evidenza un<br />

senso globale di viva speranza, di ribaltare<br />

governi e saggezza convenzionale, di combinare<br />

le più antiche tecniche con le più moderne<br />

tecnologie per accendere una luce sulla dignità<br />

umana e, infine, di guidare <strong>il</strong> pianeta verso un<br />

più democratico seppure talvolta più pericoloso<br />

cammino nel XXI secolo, <strong>il</strong> Manifestante è <strong>il</strong><br />

personaggio dell’anno 2011 di TIME».<br />

Pagina a cura di<br />

DAVIDE SAVINO<br />

In India<br />

<strong>La</strong> manifestazione di piazza come strumento di<br />

cambiamento, di forza e di democrazia, con <strong>il</strong><br />

manifestante vero protagonista indiscusso del<br />

nostro tempo. Tutti questi moti hanno dimostrato<br />

di avere dei solidi sostenitori, basti vedere<br />

come l’esasperazione dei greci si sia trasformata<br />

in costanza nel dire “no” ai propri leader,<br />

o come l’ostinata perseveranza del movimento:<br />

“Occupy Wall Street” abbia fatto proseliti in<br />

tutto <strong>il</strong> mondo sotto lo slogan: “Noi siamo <strong>il</strong><br />

99%”, facendo seguito ai movimenti degli:<br />

“Indignados” e dei giovani della “Primavera<br />

Araba”. E al coraggio degli elettori russi, schierati<br />

contro chi dovevano eleggere, dopo i brogli<br />

per l’elezione della Duma da parte di Putin.<br />

L’ANGOLO<br />

Vedo nero, se penso a un folle razzista, istigato<br />

da dottrine disumane e croci celtiche,<br />

che uccide scegliendo di colpire chi ha la<br />

pelle di questo colore. Vedo verde, se penso a<br />

quelle bandiere padane sventolate a suon di<br />

“Gli stranieri? Fora dai ball!” nel nome di un<br />

Governo. Vedo rosso, se penso al sangue versato<br />

da due innocenti uccisi dall’odio. Vedo<br />

bianco, se penso ai volti di quelli che non tollerano,<br />

quelli per cui Samb Modou e Diop<br />

Mor erano solo due fastidiosi venditori<br />

ambulanti.<br />

Pietro Esposito

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