La camorra perde il pizzo
Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...
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6 Domenica 25 dicembre 2011 PRIMO PIANO<br />
Convegno organizzato dall’Usigrai al Maschio Angioino di Napoli<br />
Protesta contro i tagli al servizio pubblico e la lottizzazione dei partiti<br />
Riprendiamoci <strong>il</strong> cavallo della Rai<br />
«L’informazione è un bene primario,<br />
e come l’acqua deve essere di<br />
tutti». Comincia così <strong>il</strong> manifesto<br />
a difesa del servizio pubblico<br />
radiotelevisivo.<br />
<strong>La</strong> campagna “Riprendiamoci la<br />
Rai”, organizzata dalle sigle sindacali<br />
della tv di Stato, ha fatto tappa<br />
a Napoli. Nella prestigiosa sede<br />
del Maschio Angioino, uno dei<br />
simboli della città, sono intervenuti<br />
giornalisti, artisti e personalità<br />
della cultura.<br />
Un grande dibattito pubblico<br />
coordinato da S<strong>il</strong>vio Luise, caporedattore<br />
della Rai di Napoli, con<br />
lo scopo di promuovere <strong>il</strong> ritorno<br />
ad una Rai «veramente al fianco<br />
dei cittadini, liberata - come chiedono<br />
i sindacati - dal controllo<br />
diretto dei partiti». Secondo i protagonisti<br />
dell’incontro, è proprio <strong>il</strong><br />
legame troppo stretto con la politica<br />
ad aver determinato <strong>il</strong> declino<br />
della più grande azienda culturale<br />
del Paese.<br />
Una condizione che è avvertita<br />
maggiormente al Sud, e in particolare<br />
a Napoli. <strong>La</strong> capitale del<br />
Mezzogiorno è infatti priva di uno<br />
spazio editoriale ideato in autonomia.<br />
Il primo Tg regionale, in<br />
forma sperimentale, fu irradiato<br />
nel 1978 proprio dal centro Rai di<br />
Napoli, un anno prima della<br />
nascita della terza rete.<br />
Oggi, la città partenopea è l’emblema<br />
dell’impoverimento a livello<br />
nazionale del servizio pubblico.<br />
L’officina culturale che annovera<br />
500 addetti, di cui 2 m<strong>il</strong>a all’indotto,<br />
rischia di essere tagliata fuori<br />
dal futuro della televisione. Scelte<br />
aziendali, che i sindacati definiscono<br />
«incomprensib<strong>il</strong>i», prof<strong>il</strong>ano<br />
infatti la cancellazione dell’edizione<br />
notturna del TgR. A un<br />
anno fa risale invece la cancellazione<br />
del format “Neapolis”: riu-<br />
«<strong>La</strong> politica faccia<br />
un passo indietro»<br />
«L’informazione del servizio<br />
pubblico deve essere <strong>il</strong> cane<br />
da guardia della democrazia,<br />
e non dei partiti».<br />
Così Carlo<br />
Verna, segretario<br />
nazionale<br />
dell’Unione<br />
Sindacale<br />
Giornalisti<br />
Rai, spiega <strong>il</strong><br />
senso dell’incontro<br />
organizzato<br />
al<br />
Maschio Angioino<br />
di Napoli.<br />
Un’iniziativa che prende<br />
spunto dalla vittoria dei<br />
Sì al referendum di giugno.<br />
«In quel momento abbiamo<br />
compreso che anche l’informazione<br />
della Rai deve essere<br />
trattata alla stregua di un<br />
bene comune, come l’aria o<br />
l’acqua. Un diritto fondamentale<br />
che la politica ha <strong>il</strong><br />
preciso dovere di garantire<br />
ai propri cittadini».<br />
Il servizio pubblico radiotelevisivo,<br />
aggiunge Verna,<br />
«deve produrre qualità,<br />
redditività<br />
sociale. Sul<br />
mercato,<br />
invece, siamo<br />
come un pug<strong>il</strong>e<br />
che combatte<br />
con le<br />
mani legate».<br />
Per restituire<br />
credib<strong>il</strong>ità<br />
alla Rai, gli<br />
estensori del<br />
manifesto<br />
chiedono alla politica e ai<br />
partiti di fare un passo<br />
indietro.<br />
«A marzo, <strong>il</strong> consiglio<br />
d’amministrazione finirà<br />
<strong>il</strong> suo mandato - annuncia<br />
Verna -. Se verrà rieletto<br />
secondo i principi<br />
contenuti nella Legge<br />
Gasparri, la Rai non ha<br />
futuro».<br />
«Subito lo stop<br />
al bavaglio»<br />
«L’informazione è scomparsa<br />
dai canali della Rai.<br />
Questa situazione mortifica<br />
la passione dei cittadini che<br />
ancora credono<br />
nel servizio<br />
pubblico<br />
radio-tv».<br />
Roberto<br />
Natale, presidente<br />
della<br />
Federazione<br />
Nazionale<br />
della Stampa,<br />
avverte: è<br />
ora di fermarsi<br />
e invertire<br />
la rotta.<br />
<strong>La</strong> televisione di Stato deve<br />
tornare libera dal guinzaglio<br />
dei poteri politici ed economici<br />
che la attanagliano.<br />
«Basta con la stagione delle<br />
censure e dei bavagli. Il<br />
compito della Rai è informare<br />
l’opinione pubblica,<br />
non distrarre o intrattenere<br />
come avviene oggi».<br />
scito programma sulle nuove tecnologie.<br />
E le recenti misure anticrisi,<br />
approvate dal Cda di viale<br />
Mazzini, rischiano di peggiorare<br />
la situazione. Il taglio delle riprese<br />
esterne deciso dall’azienda,<br />
determinerà una ricollocazione<br />
di oltre 600 dipendenti. Le misure<br />
comporteranno anche lo slittamento<br />
delle assunzioni previste<br />
nell’accordo di bacino delllo scorso<br />
mese di luglio.<br />
I giornalisti della sede napoletana<br />
hanno quindi chiesto a tutte le<br />
forze vitali della cultura, della<br />
società civ<strong>il</strong>e e della politica, uno<br />
sforzo di mob<strong>il</strong>itazione per salvare<br />
<strong>il</strong> servizio pubblico.<br />
L’invito è stato raccolto dai massimi<br />
rappresentanti delle istituzioni<br />
regionali e cittadine, a partire<br />
dal sindaco di Napoli, Luigi de<br />
«Non è possib<strong>il</strong>e che mentre<br />
<strong>il</strong> Paese sprofonda nella<br />
crisi, <strong>il</strong> Tg1 racconti degli<br />
orsacchiotti di peluche».<br />
Anche per<br />
Ottavio Lucarelli,<br />
presidente<br />
dell’Ordine<br />
dei<br />
Giornalisti<br />
della Campania,<br />
è giunto<br />
<strong>il</strong> momento<br />
di restituire<br />
alla Rai <strong>il</strong><br />
suo ruolo<br />
storico: quello<br />
di portavoce nel Paese del<br />
concetto più alto di informazione,<br />
unito all’indipendenza<br />
e all’obiettività dei<br />
suoi protagonisti.<br />
«A lanciare <strong>il</strong> segnale di<br />
riscossa, oggi, sono i lavoratori<br />
del servizio pubblico<br />
radiotelevisivo. Si tratta di<br />
una presa di coscienza<br />
molto importante».<br />
Magistris. «<strong>La</strong> Rai deve essere<br />
indipendente, raccontando i fatti<br />
senza nascondere nulla ai cittadini»<br />
è <strong>il</strong> monito lanciato dal primo<br />
cittadino, che si dice molto preoccupato<br />
per <strong>il</strong> futuro culturale del<br />
Mezzogiorno, e non solo.<br />
«C’è un sistema autocratico che<br />
cerca di reprimere <strong>il</strong> dissenso e<br />
l’informazione in questo Paese. Il<br />
racconto dei fatti, portato avanti<br />
con indipendenza e imparzialità,<br />
fa paura al Potere - incalza de<br />
Magistris -. <strong>La</strong> Rai deve tornare a<br />
raccontare la società civ<strong>il</strong>e in tutte<br />
le sue sfumature, rinunciando alla<br />
cultura del conformismo».<br />
Un appello condiviso anche dal<br />
Presidente della Regione Campania,<br />
Stefano Caldoro. «Nel servizio<br />
pubblico - r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> governatore<br />
- c’è una parte di Italia che<br />
non è rappresentata. <strong>La</strong> professione<br />
giornalistica, invece, non può<br />
prescindere dai criteri di serietà e<br />
professionalità. In caso contrario,<br />
viene meno la garanzia nei confronti<br />
dei cittadini che pagano <strong>il</strong><br />
canone ogni anno».<br />
Se le cose non cambieranno e se<br />
non si tornerà ad un’informazione<br />
che racconti i fatti “con parole proprie<br />
e mai sotto dettatura di altri”,<br />
<strong>il</strong> sindacato dei giornalisti Rai è<br />
pronto a gesti eclatanti. A partire<br />
da un’ondata di scioperi.<br />
«Il pubblico è <strong>il</strong> nostro editore di<br />
riferimento» dichiara Maria Luisa<br />
Busi, esempio di giornalismo “con<br />
la schiena dritta”, che rinunciò alla<br />
conduzione del Tg1 per non sottostare<br />
al diktat dei poteri forti.<br />
«Devono uscire le caste dalla Rai,<br />
se ne devono andare i partiti».<br />
CARLO VERNA ROBERTO NATALE OTTAVIO LUCARELLI<br />
I cittadini sono maturi e<br />
chiedono che l’Italia di oggi<br />
venga raccontata secondo<br />
i fatti, senza nessuna<br />
operazione<br />
mistificatrice<br />
della realtà.<br />
Ma secondo<br />
Natale, l’unico<br />
modo per<br />
ridare slancio<br />
all’informazione<br />
è una<br />
riforma del<br />
sistema di<br />
governance.<br />
«Ci vuole u-<br />
na legge che ponga fine al<br />
rapporto perverso che unisce<br />
i partiti alla Rai. Sulla tv<br />
pubblica, in futuro, non<br />
dovrà più soffiare alcun<br />
tipo di vento politico».<br />
Perchè, sottolinea <strong>il</strong> presidente<br />
della FNSI, «<strong>il</strong> problema<br />
non è <strong>il</strong> colore del<br />
guinzaglio, ma <strong>il</strong> guinzaglio<br />
in sé».<br />
«Nuova legge<br />
per <strong>il</strong> Cda»<br />
Pagina a cura di<br />
SIMONE SPISSO<br />
Lucarelli individua nell’attuale<br />
sistema che governa<br />
la tv di Stato l’elemento di<br />
maggior criticità.<br />
«A marzo<br />
scadrà <strong>il</strong><br />
mandato del<br />
Cda eletto<br />
secondo la<br />
normativa<br />
Gasparri.<br />
Cambiare i<br />
criteri di elezione<br />
del<br />
consiglio è la<br />
priorità di<br />
cui bisogna<br />
tener conto».<br />
Ma per consentire al servizio<br />
pubblico di tornare protagonista<br />
dell’informazione<br />
«c’è bisogno - conclude<br />
Lucarelli - di un vasto consenso<br />
trasversale. Mi auguro<br />
che la politica decida<br />
questa volta di anteporre <strong>il</strong><br />
bene comune ai propri<br />
interessi di sempre».