La camorra perde il pizzo
Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...
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16 Domenica 25 dicembre 2011 TERRITORIO<br />
Un malcostume che produce danni non solo al bevitore ma anche al contesto sociale allargato<br />
Alcol, <strong>il</strong> diavolo nella bottiglia<br />
Diminuisce <strong>il</strong> consumo ma cala l’età del primo “boccale”. Italia prima in Europa<br />
Bere un boccale di vino o di birra,<br />
e poi un altro e un altro ancora<br />
oppure farsi 4-5 short di superalcolici.<br />
Dopo arriva l’euforia, lo<br />
“sballo” quella sensazione di forza<br />
e onnipotenza che ti spinge a<br />
compiere gesti che non avresti<br />
mai <strong>il</strong> coraggio di fare e, fino a<br />
quando dura l’effetto, di nascondere<br />
i problemi e le frustrazioni<br />
che ti rovinano l’esistenza. Tra i<br />
fattori di rischio per la salute dell’uomo<br />
l’abuso di alcol costituisce<br />
la principale causa di mortalità e<br />
mob<strong>il</strong>ità. Solo in Italia ogni anno<br />
circa ventim<strong>il</strong>a persone perdono<br />
la vita a causa dell’alcol o dei problemi<br />
ad esso correlati. In particolare<br />
la quasi metà delle morti<br />
su strada per gli uomini sotto i 40<br />
anni sono da addebitare a questo<br />
fenomeno. Un malcostume che<br />
va fermato oltre che per i vari<br />
risvolti sociali e non, anche perché<br />
apre la strada all’abuso di<br />
altre sostanze parimenti pericolose.<br />
L'alcol costituisce sempre più<br />
la sostanza psicoattiva di primo<br />
accesso ai comportamenti di<br />
assunzione di sostanze stupefacenti<br />
<strong>il</strong>legali. Non solo, chi usa<br />
sostanze <strong>il</strong>legali, sia stimolanti<br />
che inibenti, associa l'alcol con<br />
una prevalenza tra <strong>il</strong> 60 e l'85%.<br />
Il problema dell’alcolismo riguarda<br />
non solo l’Italia ma tutta<br />
l’Europa (e i Paesi nordici in particolare).<br />
L’Unione europea a partire<br />
dal 1995 ha elaborato un piano<br />
d’azione teso a ridurre <strong>il</strong> consumo<br />
di alcol (inasprimento delle pene,<br />
campagne di sensib<strong>il</strong>izzazione).<br />
Misure che in parte hanno sortito<br />
gli effetti desiderati se si considera<br />
che, secondo quanto r<strong>il</strong>evato dal<br />
Censis, nell’ultimo ventennio <strong>il</strong><br />
consumo di alcolici ha subito un<br />
calo, seppur leggero. E’ anche<br />
emerso, tuttavia, come i giovani si<br />
lascino andare più fac<strong>il</strong>mente a<br />
pericolosi eccessi. Eccessi che si<br />
perpetuano non solo nel weekend<br />
ma anche durante <strong>il</strong> resto della<br />
settimana.<br />
Si è abbassata l’età media della<br />
prima “bevuta”. Tra i Paesi europei<br />
l’Italia è al primo posto nella clas-<br />
Nel nostro Paese<br />
muoiono all’anno<br />
ventim<strong>il</strong>a persone<br />
per abuso<br />
di whisky e liquori<br />
Una scena del f<strong>il</strong>m<br />
“<strong>La</strong> vera storia<br />
di Jack<br />
lo Squartatore”<br />
con Johnny Deep<br />
nei panni<br />
dell’ispettore<br />
Abberline<br />
rifugiatosi<br />
nell’alcol<br />
dopo la morte<br />
della moglie<br />
Cenni storici<br />
Non solo nettare dei poeti maledetti o fluido<br />
miracoloso dai poteri lenitivi e sedanti. L’alcol ha<br />
origini antichissime e ha goduto, nel tempo, di<br />
un’ampia varietà di applicazioni. In uso già al<br />
tempo degli Egizi e Mesopotamici, le bevande a<br />
base di alcol sono state, nel corso di tutta la storia<br />
antropologica, impiegate per usi medici e igienici<br />
(in virtù delle loro proprietà antisettiche), in funzione<br />
di integratori alimentari (per l’ingente<br />
apporto di zuccheri), come analgesici e come<br />
afrodisiaci.<br />
Con lo sv<strong>il</strong>uppo della cerealicoltura, basata sulla<br />
raccolta di orzo e frumento, si ha la scoperta della<br />
birra, che si è soliti collocare intorno al 3000 a.C.<br />
Diverso <strong>il</strong> caso del vino, la cui produzione comincia<br />
con la civ<strong>il</strong>tà egizia; i primi documenti riguardanti<br />
la coltivazione della vite risalgono al 1700<br />
a.C. Leggi che servivano a regolare <strong>il</strong> commercio<br />
del vino sono contenute nel codice di Hammurabi.<br />
Durante gli anni oscuri del Medioevo l’alcol<br />
veniva somministrato agli ammalati di peste per<br />
alleviare le sofferenze e dare loro una parvenza di<br />
benessere. Anche per questo, in passato, ad esso<br />
venivano attribuiti poteri di guarigione.<br />
sifica dell’età media in cui si inizia<br />
a bere (11 anni) rispetto ai 12-13<br />
del resto del Vecchio Continente.<br />
Sono aumentati i consumatori<br />
occasionali, quelli che bevono<br />
fuori pasto e chi consuma altri<br />
alcolici oltre a vino e birra, mentre<br />
si sono ridotti i consumatori giornalieri<br />
e quelli che bevono solo<br />
vino e birra. In secondo luogo è<br />
notevolmente aumentata la percentuale<br />
femmin<strong>il</strong>e tra i giovani<br />
bevitori (solo fino a pochi anni fa<br />
era considerato un comportamento<br />
socialmente sconveniente).<br />
Terzo si stanno diffondendo<br />
nuove pratiche nella consumazione<br />
e abuso di sostanze alcoliche<br />
quali <strong>il</strong> binge drinking (assunzione<br />
di una o più sostanze in un ristretto<br />
lasso di tempo) e nuove bevande<br />
come superalcolici e le alcol<br />
pops (bibite gassate al gusto di<br />
frutta o molto dolci aventi una<br />
gradazione compresa tra 4 e 7<br />
gradi) che stanno riscuotendo<br />
grande successo tra i giovanissimi.<br />
Per quanto riguarda la Campania<br />
tutti gli indicatori relativi ai comportamenti<br />
a rischio e quello relativo<br />
ai consumatori di almeno una<br />
bevanda alcolica risultano, per<br />
entrambi i sessi, al di sotto dei<br />
valori medi nazionali. <strong>La</strong> Campania<br />
si colloca infatti al primo<br />
posto per la più bassa percentuale<br />
di forti bevitori a rischio dipendenza<br />
(9% contro <strong>il</strong> 30% del Friuli<br />
Venezia Giulia). Dati senza dubbio<br />
positivi che dimostrano come la<br />
tradizione di bere, sia durante che<br />
fuori dai pasti, non faccia parte del<br />
bagaglio gastronomico-culturale<br />
regionale e, più in generale, del<br />
Mezzogiorno dove i valori sono<br />
più bassi rispetto a quelli del Nord<br />
Italia. Ciò nonostante è bene non<br />
abbassare la guardia per impedire<br />
che le giovani generazioni possano<br />
cedere al fascino di quella che<br />
Louis Gauthier ha definito «l’aspirina<br />
dell’anima».<br />
Pagina a cura di<br />
MARIO PIO CIRILLO<br />
FRANCESCO SERRONE<br />
Donne e minori a rischio<br />
Il sorso<br />
k<strong>il</strong>ler<br />
della noia<br />
Il bicchiere è quasi sempre mezzo vuoto tra<br />
giovani e giovanissimi. Non solo per gli<br />
esiti, piuttosto allarmanti, delle ultime<br />
ricerche sui consumi di alcol che li vedono<br />
protagonisti, ma anche e soprattutto per la<br />
loro tendenza, sempre più diffusa, ad alzare<br />
<strong>il</strong> gomito. «Il bere è diventato una forma di<br />
rappresentazione del sé, un modo di porsi e<br />
di esserci», spiega la professoressa Giuseppina<br />
Cersosimo, docente di Sociologia<br />
all’Università di Salerno e autore di ”Donne<br />
e alcol. L’equ<strong>il</strong>ibrio desiderato”.<br />
«<strong>La</strong> persona che beve - continua la<br />
Cersosimo - va incontro non solo ad etichette<br />
sociali di carattere spregiativo, ma<br />
anche a tutto quello che può concernere la<br />
continuità con la bottiglia, ossia cirrosi<br />
epatica, coma et<strong>il</strong>ico e tutte quelle dimensioni<br />
che non sono più definib<strong>il</strong>i come<br />
“devianze sociali” ma diventano poi<br />
“devianze biologiche”, in quanto partono<br />
da un malessere che può culminare con<br />
patologie mortali». A cadere nella rete<br />
della seduzione di boccali e “cicchetti”<br />
sono sempre più i giovanissimi che pred<strong>il</strong>igono<br />
i cockta<strong>il</strong> e gli aperitivi ad alta gradazione,<br />
spesso fuori orario, o anche nel<br />
“rito” diffuso dell’happy hour.<br />
Un aspetto che fa riflettere riguarda la diffusione<br />
del fenomeno tra <strong>il</strong> gent<strong>il</strong> sesso.<br />
Sono in aumento esponenziale, infatti, le<br />
donne schiave della bottiglia. «Sembra che<br />
ci sia un innalzamento di alcune forme del<br />
bere che riguardano le donne - riprende la<br />
Cersosimo -. Oggi i dati mostrano che la<br />
tendenza al consumo di alcol da parte delle<br />
donne è presente in relazione al titolo di<br />
studio. L’alcol in questi casi assume spesso<br />
i tratti di un fido compagno che riempie <strong>il</strong><br />
vuoto creato dall’isolamento».<br />
L’odissea di chi ha vinto<br />
Paolo,<br />
all’inferno<br />
e ritorno<br />
«<strong>La</strong> prima e unica preoccupazione era<br />
aspettare che arrivassero le 6.30 affinché<br />
aprisse <strong>il</strong> bar per poter andare a bere, non<br />
pensare, scacciare i brividi che ormai<br />
costantemente mi venivano alle prime luci<br />
dell’alba. Avevo raggiunto livelli indescrivib<strong>il</strong>i.<br />
Alle 7.30 del mattino avevo già bevuto<br />
tre whisky, due birre medie e partivo per <strong>il</strong><br />
lavoro». E’ una delle tappe della discesa<br />
all’inferno di Paolo, 34 anni, ex alcolista,<br />
sposato e padre di due bimbi, che oggi rievoca<br />
i momenti oscuri del suo passato tra i<br />
fumi dell’alcol. «Molti anni fa ho cominciato<br />
a frequentare un bar. All’inizio era solo<br />
un ritrovo per fare quattro chiacchiere con<br />
gli amici e bere qualcosa in compagnia. Poi<br />
pian piano le cose sono cambiate. Mentre<br />
prima eravamo solo in due a berci <strong>il</strong> classico<br />
“camparino”, dopo un po’ si sono<br />
aggiunti nuovi amici e, come a volte capita,<br />
“paga tu, pago io”, aumentavano anche i<br />
“camparini”. Poi da lì è cominciata la mia<br />
autodistruzione», parla tutto d’un fiato<br />
Paolo, così come i lunghi e interminab<strong>il</strong>i<br />
sorsi che, lentamente, lo hanno scaraventato<br />
anni fa nel vortice <strong>il</strong>lusorio e ingannevole<br />
dell’alcol. I quattro anni trascorsi in<br />
un centro di recupero e riab<strong>il</strong>itazione, tra<br />
equipe di esperti e amici, lo hanno aiutato<br />
a scegliere ciò che era meglio per lui: liberarsi<br />
dalla dipendenza del demone fluido.<br />
Ma l’artefice reale della sua redenzione è<br />
stata sua moglie.<br />
«Ero ridotto ad uno stato vegetativo - confida<br />
-. Quando conobbi quella che sarebbe<br />
diventata mia moglie, presi una decisione<br />
drastica: smettere. Grazie a Dio, ai miei<br />
fam<strong>il</strong>iari e a lei ho capito che valeva la pena<br />
lottare per andare avanti. Dovevo uscire<br />
dall’incubo per loro, per me stesso.<br />
Dovevo ritornare alla vita».