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La camorra perde il pizzo

Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...

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SPECIALE Domenica 25 dicembre 2011<br />

Dopo un lungo percorso è stata la prima città del Sud che si è ribellata alle estorsioni<br />

Pizzo? Non chiedetelo a Ercolano<br />

13<br />

Ercolano era in mano loro. I clan<br />

camorristici. E non se ne faceva<br />

mistero: solo tre anni fa uno sfarzoso<br />

matrimonio dei Birra nel<br />

centro storico della città um<strong>il</strong>iò<br />

tutti i cittadini onesti. Persino<br />

Nino Daniele, allora sindaco, da<br />

sempre impegnato nella lotta alla<br />

criminalità organizzata, pensò<br />

che la battaglia era persa. Ma non<br />

si diede per vinto e oggi ad<br />

Ercolano si respira un’aria nuova.<br />

Quella della legalità.<br />

Ercolano è diventata la prima<br />

città del Sud derackettizzata. Il<br />

<strong>pizzo</strong> qui non si paga più e a testimoniarlo<br />

sono i tanti adesivi<br />

esposti con orgoglio sulle vetrine<br />

dei negozi.<br />

Un percorso lungo anni e costellato<br />

da decine e decine di morti<br />

ammazzati: solo dal 2003 al 2009<br />

se ne contano 60.<br />

«Ci siamo mossi su più fronti -<br />

dice oggi Nino Daniele - da un<br />

Nei processi le persone che hanno denunciato<br />

sono più numerose dei malviventi imputati<br />

lato c’era la necessità di dimostrarsi<br />

decisi e credib<strong>il</strong>i; dall’altro<br />

bisognava tutelare i commercianti».<br />

Iniziative come quella di Radio<br />

Siani, nata in uno stab<strong>il</strong>e confiscato<br />

alla <strong>camorra</strong>, o le “passeggiate<br />

anti<strong>camorra</strong>” sono diventate l’emblema<br />

della svolta legalitaria<br />

messa in atto dal sindaco Daniele.<br />

Che non si è fermato a gesti simbolici:<br />

revocando appalti ad<br />

aziende sospette di inf<strong>il</strong>trazioni<br />

mafiose o premiando i commercianti<br />

che non pagavano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong><br />

esentandoli dal pagamento della<br />

tassa per i rifiuti, ha dato un<br />

segnale concreto di cambiamento.<br />

Con sessanta denunce in cinque<br />

anni e con ottantasei commercianti<br />

iscritti all’associazione antiracket,<br />

Ercolano sta dando la<br />

prova che liberarsi dei propri<br />

aguzzini si può.<br />

Nell’ultimo processo contro le<br />

bande di taglieggiatori ci sono più<br />

testi d’accusa che imputati: 42 vittime<br />

che denunciano 41 aguzzini.<br />

«Anche questa volta l’unione ha<br />

fatto la forza, perchè alla <strong>camorra</strong><br />

noi abbiamo contrapposto l’associazionismo»,<br />

afferma convinto<br />

Nino Daniele.<br />

Ad aprire la strada verso la liberazione<br />

dalla “bussata” fu Raffaella<br />

Ottaviano, che per prima nel 2004<br />

trovò <strong>il</strong> coraggio di denunciare i<br />

suoi aguzzini. In poco tempo<br />

diventò esempio e punto di riferimento<br />

per gli ercolanesi, fino ad<br />

essere scelta per la presidenza dell’associazione<br />

antiracket “Ercolano<br />

per la legalità”.<br />

<strong>La</strong> sua netta presa di posizione<br />

contro la <strong>camorra</strong> ha risvegliato le<br />

coscienze dei concittadini.<br />

Passeggiando ora per le strade<br />

della città <strong>il</strong> cambiamento si percepisce<br />

sui volti della gente. C’è<br />

ancora chi non si fida e ha paura di<br />

parlare della <strong>camorra</strong>, ma la maggior<br />

parte dei cittadini, soprattutto<br />

i più giovani, ha accettato a viso<br />

aperto la sfida alla criminalità<br />

organizzata. Per ora hanno vinto<br />

solo una battaglia, e ne sono consapevoli.<br />

Ma la vittoria di Ercolano,<br />

secondo Nino Daniele, dimostra<br />

che la guerra si può vincere:<br />

«<strong>La</strong> <strong>camorra</strong> si sconfigge solo<br />

esportando <strong>il</strong> modello Ercolano in<br />

tutte le realtà oppresse. Altrimenti<br />

si rischia di tornare indietro<br />

e <strong>perde</strong>re tutto ciò che di<br />

buono si è fatto».<br />

<strong>La</strong> collaborazione necessaria con<br />

la Fai di Tano Grasso che ha permesso<br />

di raggiungere questi risultati<br />

non si ferma: le “passeggiate<br />

antiracket” si sono diffuse in gran<br />

parte della provincia di Napoli.<br />

L’insegna che sancirà ufficialmente<br />

la derackettizzazione della città<br />

non c’è ancora.<br />

Ma intanto i camorristi non spadroneggiano<br />

più per le strade di<br />

Ercolano.<br />

Pagine a cura di<br />

ALESSIO FUSCO<br />

CARMEN GALZERANO<br />

ELENA CHIARA LIGUORI<br />

LA DONNA CHE DA SOLA SCONFISSE IL BOSS<br />

"Senza dignità non<br />

c’è coraggio".<br />

È con queste parole<br />

nel cuore che<br />

Raffaella Ottaviano<br />

cammina per le<br />

strade della sua<br />

amata e disgraziata<br />

città, serena e a<br />

testa alta, elegante,<br />

come solo una donna così coraggiosa<br />

può esserlo.<br />

È stata la prima commerciante a<br />

denunciare nel 2004 la richiesta di<br />

<strong>pizzo</strong>. «Quel giorno ero nel mio negozio<br />

quando entrarono due persone e<br />

una rimase sulla porta. “Mi manda<br />

Giannino - mi dissero - dovete pagare”.<br />

Non volli sapere nemmeno <strong>il</strong> prezzo<br />

per i miei tre negozi. Presi coraggio<br />

e lo cacciai dal negozio. Non ho esitato<br />

nemmeno un momento, sapevo<br />

perfettamente cosa c’era da fare:<br />

Raffaella Ottaviano<br />

dal 2004 è diventata<br />

modello di riscatto<br />

andare a denunciare, per la mia famiglia,<br />

per <strong>il</strong> mio futuro e per <strong>il</strong> futuro<br />

della mia città».<br />

<strong>La</strong> denuncia della signora Ottaviano è<br />

diventata esempio per tutti i commercianti<br />

che a differenza sua non hanno<br />

avuto <strong>il</strong> coraggio di ribellarsi subito.<br />

«Quando ho denunciato io era sola, e<br />

sola sono rimasta a lungo. Non ho<br />

voluto nemmeno un avvocato o una<br />

scorta, i miei angeli sono stati i carabinieri<br />

che conoscendo la mia situazione<br />

non mi <strong>perde</strong>vano di vista. Ho avuto<br />

paura ma non mi sono mai pentita<br />

della mia scelta» Oggi grazie al suo<br />

esempio le cose sono cambiate. Raffaella<br />

ha preso a cuore la questione e,<br />

diventata presidente dell’associazione<br />

antiracket Ercolano per la legalità, è<br />

riuscita nell’obiettivo di coinvolgere<br />

sempre più commercianti nella sua<br />

battaglia. «Oggi denunciare è più semplice:<br />

se si vuole si può sconfiggere <strong>il</strong><br />

racket. Chi paga è colpevole quanto chi<br />

estorce, bisogna ribellarsi. Ad Ercolano<br />

siamo ben 86 gli imprenditori associati;<br />

una bella fetta per un Comune che<br />

fino al 2004 subiva totalmente le<br />

angherie della <strong>camorra</strong>».<br />

A chi ha ancora paura di esporsi,<br />

Raffaella si sente di dire: « Io mi sono<br />

sentita offesa prima come donna, poi<br />

come madre e infine come commerciante.<br />

Non è giusto farsi offendere<br />

nella propria dignità da persone che<br />

non ne hanno nessun diritto.<br />

Sofia Ciriello, panettiera<br />

«<strong>La</strong> nostra<br />

forza<br />

è l’unione»<br />

«Mi dissero: Signò ma ancora nun avit’<br />

capit chi cummann? Avit’ pavà. Gli<br />

risposi semplicemente: io faccio <strong>il</strong> pane».<br />

Sofia Ciriello, proprietaria di una panetteria<br />

ad Ercolano, non si è piegata alle<br />

minacce dei boss. <strong>La</strong> prima volta fu un<br />

ragazzo: entrò nella panetteria e, davanti<br />

ai clienti, le intimò di pagare <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />

Non si fece prendere dal panico, anzi,<br />

con <strong>il</strong> coraggio della disperazione lo cacciò<br />

dal negozio. Quello era però solo <strong>il</strong><br />

primo avvertimento. In seguito fu<br />

costretta ad affrontare i suoi aguzzini nel<br />

loro covo, alla Cuparella, <strong>il</strong> quartiere dei<br />

malviventi. Ma non servì a nulla, Sofia<br />

era decisa a non cedere alle prepotenze<br />

del clan. E così arrivarono le intimidazioni<br />

serie: prima le minacce con la<br />

pistola; scesero nel laboratorio e le puntarono<br />

un<br />

revolver alle<br />

spalle: «In<br />

quel momento<br />

ho pensato<br />

che era finita,<br />

invece per<br />

fortune se ne<br />

andarono».<br />

<strong>La</strong> goccia che<br />

fece traboccare<br />

<strong>il</strong> vaso<br />

fu la bomba carta davanti <strong>il</strong> suo negozio.<br />

«Quel giorno non andai nemmeno<br />

a vedere i danni che aveva causato l’ordigno,<br />

andai direttamente dai carabinieri<br />

per denunciare.<br />

Volevo parlare solo con la signora<br />

Ottaviano: la conoscevo personalmente,<br />

sapevo la sua storia e pensai che era<br />

l’unica che poteva aiutarmi». <strong>La</strong> denuncia<br />

per Sofia ha funzionato come riscatto:<br />

si è riappropriata della dignità che<br />

ingiustamente le avevano tolto. «Non è<br />

venuto più nessuno a chiedere <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong>.<br />

<strong>La</strong> nostra forza è l’unione ma non<br />

bisogna mai abbassare la guardia».<br />

Con gli altri commercianti fa parte<br />

dell’associazione antiracket “Ercolano<br />

per la legalità” ed è decisa a continuare<br />

questa battaglia. Per lei <strong>il</strong> modello<br />

Ercolano ha tutte le carte in regola per<br />

essere esportato.<br />

Salvatore Zinno, macellaio<br />

«Alla fine<br />

i polli<br />

sono loro»<br />

«Sono andato contro la mia famiglia, ma<br />

ho fatto quello che dovevo fare». È deciso<br />

Salvatore Zinno, macellaio di<br />

Ercolano che dopo aver subito le prepotenze<br />

dei boss ha deciso di dire basta.<br />

«Hanno cominciato intimorendo i miei<br />

fornitori: volevano <strong>il</strong> <strong>pizzo</strong> anche da<br />

loro. E questo ovviamente si ripercuoteva<br />

sulla mia attività, perché i grossisti<br />

vendevano la loro merce a prezzi<br />

più alti».<br />

Quando poi le minacce da indirette<br />

sono diventate dirette, Salvatore non ce<br />

l’ha fatta più: «Mi chiesero di pagare trem<strong>il</strong>a<br />

euro all’anno, più trecento al mese.<br />

Era troppo, se pagavo loro dovevo chiudere<br />

la macelleria. Ero incerto fino all’ultimo,<br />

avevo paura ma non potevo fare<br />

diversamente.<br />

Prima di<br />

andare dai<br />

carabinieri<br />

decisi però<br />

di sfogarmi<br />

su Facebook:<br />

scrissi a mio<br />

cugino che<br />

lavora nella<br />

Dia “Se mi<br />

succede<br />

qualcosa è perché ho detto no al<br />

racket”».<br />

A Salvatore Zinno e a tutti i commercianti<br />

di Ercolano che hanno denunciato<br />

gli estorsori non è mai mancato<br />

<strong>il</strong> sostegno delle forze dell’ordine.<br />

«Sarebbe stupido credere che la<br />

<strong>camorra</strong> sia stata sconfitta, bisogna<br />

continuare a combattere. Per esempio<br />

io ho un sistema di telecamere a circuito<br />

chiuso che permette di contattare<br />

direttamente la polizia in caso di<br />

pericolo».<br />

Oggi Salvatore è un uomo nuovo che<br />

non si pente della sua scelta «Ho trentotto<br />

anni e non posso accettare l’idea<br />

di vivere altri trenta sotto lo scacco<br />

dei camorristi. Non ne vale la pena,<br />

nessuno dovrebbe piegarsi a vivere in<br />

questo modo».

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