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La camorra perde il pizzo

Il Giornalista, n.53 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di ...

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12 Domenica 25 dicembre 2011 SPECIALE<br />

In Campania si cominciano a vedere i primi risultati nella lotta contro <strong>il</strong> racket<br />

Decisiva la sinergia che si è creata tra istituzioni e <strong>il</strong> mondo dell’associazionismo<br />

Porte in faccia alla <strong>camorra</strong><br />

Il più quotidiano, <strong>il</strong> più naturale<br />

tra gli strumenti mafiosi di controllo<br />

del territorio è da sempre<br />

la richiesta del <strong>pizzo</strong>. Naturale e<br />

quotidiano come l’uccello che<br />

bevendo bagna <strong>il</strong> “<strong>pizzo</strong>” - <strong>il</strong><br />

becco in sic<strong>il</strong>iano - nell’acqua.<br />

Ma per quanto radicato possa<br />

sembrare anche <strong>il</strong> racket può<br />

essere messo al bando. In<br />

Campania le istituzioni sono<br />

fortemente impegnate a combattere<br />

<strong>il</strong> fenomeno, ma ognuno<br />

deve fare la sua parte. Ne è convinto<br />

<strong>il</strong> questore di Napoli Luigi<br />

Merolla: «Bisogna avere fiducia<br />

nella polizia e nelle associazioni<br />

perché uniti si vince».<br />

Spesso però a vincere è la paura<br />

di ritorsioni e i commercianti si<br />

trovano di fronte ad un d<strong>il</strong>emma:<br />

rimanere schiavi del <strong>pizzo</strong> o<br />

uscire allo scoperto. «A noi<br />

basta anche solo una segnalazione<br />

- continua Merolla - per<br />

poter intervenire e cogliere in<br />

flagranza di reato <strong>il</strong> malvivente.<br />

In questo modo i rischi per <strong>il</strong><br />

commerciante vittima dell’estorsione<br />

sono ridotti al minimo».<br />

I dati parlano chiaro: con la collaborazione<br />

della prima associazione<br />

antiracket napoletana la<br />

questura ha avviato 170 procedimenti<br />

penali contro 1914<br />

imputati. Addirittura nei casi<br />

più importanti i Comuni si sono<br />

costituti parte civ<strong>il</strong>e. Di questi<br />

procedimenti 72 sono stati definiti<br />

con sentenza di primo<br />

grado e 50 si sono conclusi in<br />

appello. Sono stati condannati<br />

471 imputati per un totale di<br />

3115 anni di carcere.<br />

Grande merito delle battaglie<br />

legali va alle federazioni antiracket<br />

ben viste dalle istituzioni.<br />

«Il primo passo è indirizzare<br />

le vittime verso le associazioni<br />

che creano gruppo attorno al<br />

singolo evitando l’isolamento.<br />

Questo non significa che abbandoniamo<br />

le persone che denunciano,<br />

perché c’è un confronto<br />

continuo con le associazioni».<br />

Non esiste un metodo vero e<br />

proprio per quantificare la portata<br />

del fenomeno per questo si<br />

deve prestare attenzione a tutti<br />

gli indicatori: «Siamo particolarmente<br />

attenti alle zone in cui<br />

si denuncia di meno l’estorsione<br />

perché dove c’è s<strong>il</strong>enzio c’è un<br />

maggiore assoggettamento»,<br />

conclude <strong>il</strong> questore Merolla.<br />

Se a Napoli si cominciano a<br />

vedere dei risultati, a Caserta si<br />

muovono i primi passi.<br />

Nella terra dei Casalesi dove la<br />

<strong>camorra</strong> ha ancora molto potere<br />

si inizia a tracciare una nuova<br />

strada. Il metodo è sempre lo<br />

stesso, quello dell’associazionismo,<br />

con passeggiate antiracket<br />

per i negozi a cui partecipano le<br />

istituzioni affianco alla società<br />

civ<strong>il</strong>e. Finita la passeggiata<br />

rimane un marchio della legalità<br />

sulle vetrine dei negozi che<br />

hanno aderito sotto forma di un<br />

Il questore Luigi Merolla<br />

I dieci comandamenti<br />

adesivo che recita “addio<strong>pizzo</strong>”.<br />

«Con questo tipo di iniziativa<br />

che è del tutto encomiab<strong>il</strong>e - ha<br />

commentato <strong>il</strong> questore casertano<br />

Guido Nicolò Longo - noi<br />

rappresentanti delle istituzioni<br />

invitiamo i negozianti a denunciare<br />

qualsiasi tipo o forma di<br />

estorsione. Ogni richiesta di<br />

<strong>pizzo</strong> deve essere denunciata<br />

alle forze dell’ordine, in quanto<br />

come si può consentire o permettere<br />

che persone che non<br />

lavorano per la società, vivano<br />

come dei parassiti sul lavoro<br />

degli esercenti. Denunciare<br />

queste persone è un bene per i<br />

commercianti e nel contempo si<br />

fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> compito delle istituzioni<br />

nell’acciuffarli».<br />

Un popolo intero che paga <strong>il</strong><br />

<strong>pizzo</strong> è un popolo senza dignità<br />

è lo slogan del movimento “addio<br />

<strong>pizzo</strong>” che, nato in Sic<strong>il</strong>ia, sta<br />

ora contagiando tutte le realtà<br />

oppresse che hanno deciso di<br />

ribellarsi alle logiche mafiose di<br />

um<strong>il</strong>iazione e privazione della<br />

loro integrità morale.<br />

Il questore Guido Nicolò Longo<br />

Sguardo deciso di chi la criminalità organizzata<br />

la conosce bene. Tano Grasso,<br />

imprenditore per lavoro, contro la mafia<br />

per passione. Una vita spesa per combattere<br />

i meccanismi camorristici, tentando<br />

di esportare <strong>il</strong> modello sperimentato a<br />

Capo d’Orlando. Lì vent’anni fa sette<br />

coraggiosi commercianti decisero di non<br />

essere più schiavi della paura e fondarono<br />

la prima associazione antiracket italiana.<br />

Oggi Tano Grasso è presidente onorario<br />

della Federazione antiracket italiana.<br />

Come si combatte <strong>il</strong> fenomeno del<br />

<strong>pizzo</strong>?<br />

Creando coscienza civ<strong>il</strong>e nella popolazione.<br />

Prima <strong>il</strong> commerciante non denunciava<br />

l’estorisione per paura di trovarsi da<br />

solo. Oggi invece grazie alle associazioni<br />

antiracket le vittime sono tutelate perchè<br />

si crea una rete che protegge e, allo stesso<br />

tempo, evita l’isolamento.<br />

È andata così ad Ercolano?<br />

Esattamente. Gli arresti e i processi sono<br />

stati possib<strong>il</strong>i solo grazie al contributo dei<br />

commercianti che, sentendosi protetti,<br />

hanno denunciato le estorsioni subite. Si<br />

è creato un clima di consenso e di sostegno<br />

con le istituzioni.<br />

In che modo si è messa in atto questa<br />

sinergia?<br />

Non è stato semplice. Il risultato di<br />

Ercolano non è certo improvvisato o<br />

legato a emozioni passeggere. Viene fuori<br />

da un percorso lento, lungo almeno sei<br />

anni di ascolto e di collaborazione intensa<br />

tra le forze dell’ordine, le istituzioni e i<br />

Tano Grasso, una vita spesa per combattere le cosche<br />

L’uomo mandato<br />

dalla Provvidenza<br />

commercianti.<br />

A cosa va incontro un commerciante<br />

che decide di denunciare l’estorsione e<br />

si rivolge alla Fai?<br />

Cerchiamo di capire <strong>il</strong> suo punto di vista,<br />

di metterci nei suoi panni e ciò è reso più<br />

semplice dal fatto<br />

che siamo anche noi<br />

imprenditori.<br />

Svolgiamo un ruolo<br />

che potrebbe essere<br />

definito di mediazione.<br />

Il punto di<br />

partenza, imprenscindib<strong>il</strong>e,<br />

è ridurre<br />

al minimo <strong>il</strong> rischio<br />

personale.<br />

Se ad esempio un<br />

negoziante di via<br />

Roma denuncia un<br />

tentativo di estorsione,<br />

è quasi certo<br />

che anche gli altri<br />

commercianti di<br />

quella via hanno<br />

subito la stessa sorte. A quel punto cerchiamo<br />

di creare un gruppo intorno al<br />

singolo: in questo modo lo tuteliamo, ma<br />

contemporaneamente incoraggiamo gli<br />

altri a intraprendere la stessa strada.<br />

Un vero e proprio modello che, come<br />

tale, incontra anche difficoltà.<br />

Un dato negativo è che purtroppo sono<br />

ancora pochi i commercianti che hanno<br />

aderito alle associazioni antiracket.<br />

Quali sono i motivi?<br />

Il problema principale è che tra imprese e<br />

criminalità organizzata non si crea solo<br />

un rapporto tra vittima e carnefice, ma<br />

esiste anche una convenienza trasversale:<br />

si accetta l’estorsione per evitare un<br />

danno economico maggiore. Quando<br />

abbiamo a che fare con le grandi aziende<br />

le responsab<strong>il</strong>ità sono doppiamente gravi<br />

perchè, a differenza del piccolo commerciante,<br />

loro potrebbero opporsi più fac<strong>il</strong>mente<br />

perchè hanno una forza economica<br />

più r<strong>il</strong>evante. Ma l’aspetto più importante,<br />

quello che permette alle associazioni<br />

di funzionare, resta la fiducia: è la<br />

benzina della nostra macchina, per usare<br />

una metafora. Per quanto potente possa<br />

essere <strong>il</strong> motore, senza carburante non<br />

andiamo da nessuna parte.<br />

Arresti importanti come quello di<br />

Michele Zagaria rappresentano un<br />

colpo forte alla criminalità organizzata?<br />

Sono sicuramente vittorie importanti per<br />

le istituzioni. Ma siamo sicuri che sono<br />

sufficienti arresti importanti per dichiarare<br />

morta la criminalità organizzata? Io<br />

dico di no. Credo piuttosto che in questo<br />

modo si crei scompiglio all’interno dei<br />

clan. Per raggiungere risultati veri e definitivi<br />

c’è bisogno di una presa di coscienza<br />

forte della società civ<strong>il</strong>e, come è successo<br />

a Ercolano.

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