Enea è sbarcata a Portici
Numero 43 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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22 Domenica<br />
20 marzo 2011 RUBRICHE<br />
Luci e ombre<br />
dello Stato sociale<br />
Un excursus nel passato<br />
un punto fermo<br />
nel presente<br />
e una provocazione<br />
per il futuro<br />
L’autore<br />
Pietro Funaro <strong>è</strong> nato a Napoli<br />
ed ha 57 anni. Giornalista<br />
professionista, plurilaureato,<br />
inizia la sua attività professionale<br />
a Telenapoli, poi redattore<br />
de Il Diario e inviato<br />
de Il Mattino. Commissario<br />
del Corecom della Regione<br />
Campania, attualmente direttore<br />
responsabile della rivista<br />
scientifica e culturale<br />
Un momento della presentazione<br />
dell’Arpac.<br />
nella redazione de Il Denaro<br />
La politica al tempo degli ideali<br />
«Maria De Unterrichter e i servizi sociali in Italia» di Funaro<br />
Si racconta la storia di una donna e della sua rivoluzione<br />
MARIAROSARIA DI CICCO<br />
La storia <strong>è</strong> quella di una donna sudtirolese,<br />
figlia di un generale di Francesco Giuseppe<br />
d’Austria, che sposa un napoletano e<br />
tutto il suo mondo. Lei <strong>è</strong> Maria De Unterrichter,<br />
politica di rango tra gli anni Venti<br />
e Settanta del Novecento. Una storia raccontata<br />
da Pietro Funaro nel suo libro<br />
«Maria De Unterrichter e i servizi sociali<br />
in Italia», che <strong>è</strong> stato presentato nella redazione<br />
de Il Denaro in piazza dei Martiri a<br />
Napoli, dal direttore del giornale Alfonso<br />
Ruffo, da Rosa Russo Iervolino, sindaco di<br />
Napoli, Giovanni De Vita, presidente del<br />
corso di laurea in Scienze Sociali<br />
all’Università di Cassino e Gennaro De<br />
Crescenzo, scrittore.<br />
Il libro <strong>è</strong> un’analisi del servizio sociale che<br />
con Maria De Unterrichter da semplice<br />
attività di volontariato si trasforma in vera<br />
e propria attività di ricerca. Attraverso la<br />
sua attività di deputata a Montecitorio<br />
nelle fila della Democrazia Cristiana,<br />
Maria De Unterrichter avvalora la tesi<br />
secondo la quale non <strong>è</strong> solo il prodotto<br />
interno lordo a fare la differenza tra un<br />
Paese sviluppato e un altro che non lo <strong>è</strong>,<br />
ma anche il grado di Istruzione, la Sanità,<br />
i Servizi sociali. Tesi che <strong>è</strong> necessario<br />
ricordare in un momento di criticità per le<br />
Università statali italiane prostrate dai<br />
tagli ai finanziamenti, sopratutto in questa<br />
fase economica del Paese.<br />
Maria De Unterrichter era la garante per<br />
cattolici e per i laici, in un periodo in cui si<br />
affermavano l’idea di Stato sociale e quella<br />
di rapporto tra pubblico e privato, etichettato<br />
ancora come rispettiva corrispondenza<br />
tra male e bene. Maria De Unterrichter<br />
e il marito Angelo Raffaele Jervolino, più<br />
volte ministro tra gli anni ’50 e ’60, con il<br />
loro modo di intendere la politica, non<br />
asservita ai personalismi, hanno dato<br />
prova di quanto grande e potente possa<br />
essere un’idea. Quasi incredibile credere -<br />
oggi che il fare politica si associa spesso al<br />
mero potere - che questi due illustri protagonisti<br />
della nascente Repubblica Italiana<br />
non disdegnassero i mezzi pubblici per<br />
raggiungere il Parlamento, vivendo il proprio<br />
ruolo come una missione, senza avere<br />
neanche la possibilità economica di una<br />
abitazione.<br />
Ma qual <strong>è</strong>, invece, la situazione dei servizi<br />
sociali italiani oggi? «Esistono luci e<br />
ombre – ha affermato Funaro – come del<br />
resto ci sono in tutti i campi della vita<br />
moderna. Le prime rappresentate da una<br />
legislazione all’avanguardia che, se applicata,<br />
risponderebbe in toto alle esigenze di<br />
chi necessita di sostegno nei vari campi<br />
della società. Le ombre sono invece riflesso<br />
della crisi economica che ha interessato<br />
anche il nostro Paese e che pone limiti<br />
all’applicazione della legge, che attesta una<br />
carenza nel rispondere compiutamente<br />
alla domanda di bisogno, avanzata anche<br />
dalla mutata composizione sociale dell’Italia.<br />
Il mio libro – conclude - vuole così<br />
porsi come un excursus nel passato, un<br />
punto fermo nel presente e una provocazione<br />
per il futuro».<br />
Dal canto suo la Iervolino ha detto che « i<br />
miei genitori non sono stati mai lasciati<br />
soli da Amendola a Almirante, accomunati<br />
com’erano ad una unica idea d’Italia.<br />
a cura di<br />
GIORGIA MENNUNI<br />
Il lupo...in bocca<br />
Italiano, francese, inglese, tedesco, polacco.<br />
Cambia la lingua ma i modi di dire non cambiano.<br />
E alcune figure sono presenti nelle<br />
bocche di tutti gli uomini, che siano questi<br />
originari del Nord, del Sud, dell’Est o<br />
dell’Ovest del mondo. Si pensi al “lupo”:<br />
«Gridare al lupo», «crier au loup», «cry<br />
wolf»; «fame da lupi», «une faim de loup»,<br />
«hungrig wie en Wolf».<br />
Nella nostra lingua sono numerosissime le<br />
espressioni che hanno per protagonista questo<br />
animale. Il lupo <strong>è</strong> pericolo: animale crudele,<br />
falso, vorace e insaziabile, semina morte e<br />
distruzione tra gli uomini, che siano pastori o<br />
cacciatori. Ed <strong>è</strong> proprio ai cacciatori originariamente<br />
rivolto, si crede, il più diffuso e forse<br />
primordiale modo di dire che libera la carica<br />
negativa e magica dell’animale. «In bocca al<br />
lupo!», chi non ha mai pronunciato quest’espressione?<br />
I dizionari sono concordi nell’attribuire<br />
a questa locuzione una funzione apotropaica,<br />
ovvero capace di allontanare lo<br />
scongiuro per la sua carica di magia.<br />
L’augurio, testimonianza della credenza nel<br />
valore esoterico della parola, si <strong>è</strong> poi esteso<br />
dalla realtà pastorizia all’insieme delle situazioni<br />
difficili in cui incorre l’essere umano. È<br />
curioso il fatto che ogni caratteristica di questo<br />
animale trovi nutrimento e spazio in un<br />
particolare modo di dire: il lupo <strong>è</strong> pericoloso?<br />
«Gridare al lupo»; il lupo <strong>è</strong> furbo? «Il lupo<br />
perde il pelo ma non il vizio»; il lupo <strong>è</strong> fedele<br />
al suo branco? «Lupo non mangia lupo»; il<br />
lupo <strong>è</strong> insaziabile? «Fame da lupi». Il lupo<br />
però ha una natura ambivalente: non <strong>è</strong> solo<br />
ferocia e indomabilità, ma anche conoscenza.<br />
La sua gola <strong>è</strong> la caverna, l’antro pericoloso il<br />
cui passaggio, però, <strong>è</strong> obbligato perché porta<br />
alla liberazione. Una prova? Qualcuno si <strong>è</strong><br />
mai chiesto da dove derivi la parola “liceo”?<br />
Un indizio: il luogo dove il buon vecchio<br />
Aristotele, fondatore nel 336 dell’antenato del<br />
nostro liceo, teneva le sue lezioni era il bosco<br />
sacro che circondava il tempio di Apollo.<br />
Luogo che veniva chiamato dai padri della<br />
nostra lingua “lukaion”, tempio del lupo...<br />
scaffale<br />
Terroni<br />
l’altro volto dell’Unità d’Italia<br />
musica<br />
Alessandra Amoroso<br />
il 2 aprile al Palasele di Eboli<br />
arte<br />
Marco Abbamondi<br />
a Napoli in Piazza Amedeo fino al 20 marzo<br />
di Pino Aprile<br />
Edizione Piemme<br />
Pagine 308 - euro 17.50<br />
La storia la fanno i vincitori. Questo vuol dire<br />
che ogni processo storico comporta una rivisitazione:<br />
a 150 anni dal percorso che portò all’unificazione<br />
dell’Italia, c’<strong>è</strong> una parte degli eventi che <strong>è</strong><br />
stata taciuta. A rivelarla il giornalista Pino Aprile,<br />
che, nel suo libro “Terroni. Tutto quello che <strong>è</strong><br />
stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero<br />
meridionali”, analizza le contraddizioni di un<br />
passato con il quale ancora dobbiamo fare i conti.<br />
In modo provocatorio ma ricco di citazioni e ben<br />
documentato storicamente, il testo racconta<br />
come i “conquistatori” del Nord imposero pesanti<br />
condizioni al Mezzogiorno: saccheggi di intere<br />
città, stupri di donne e una pesante tassazione.<br />
Secondo l’autore di origine pugliese, mantenere<br />
ancora oggi, a distanza di 150 anni, un disequilibrio<br />
tra le due metà d’Italia sarebbe funzionale<br />
allo status quo economico e politico. E ci sarebbe<br />
anche un’ulteriore conseguenza: la sudditanza<br />
psicologica che sarebbe intrinseca nei meridionali.<br />
Su questo farebbe breccia l’antimeridionalismo,<br />
cavallo di battaglia della Lega Nord.<br />
Per questi motivi gli italiani fanno ancora fatica a<br />
riconoscersi in un’identità unica.Aprile distrugge<br />
dunque, con una verve fortemente polemica, la<br />
retorica dell’unificazione, aprendo uno scenario<br />
inedito rispetto alla storia che ci <strong>è</strong> stata raccontata<br />
sui libri di scuola.<br />
“Il mondo in un secondo" <strong>è</strong> il titolo del tour<br />
2011 che Alessandra sta portando in giro per<br />
il nostro Paese e che la vede impegnata almeno<br />
per tutta la prossima primavera nelle<br />
principali città italiane. Anticipato da due<br />
date pilota sul fine dello scorso anno, una<br />
delle quali (quella di Milano) andata in onda<br />
il giorno di Natale scorso su Italia 1, il tour <strong>è</strong><br />
una cavalcata trionfale. Infatti, intitolato<br />
come l'omonimo album uscito nel mese di<br />
settembre 2010, sembra ripercorrerne lo<br />
stesso successo: entrambi i singoli estratti, la<br />
ballata struggente "La mia storia con te" ed<br />
"Urlo e non mi senti" (scritto appositamente<br />
per lei da Francesco Silvestre dei Modà),<br />
hanno raggiunto in pochissimo tempo il<br />
numero uno della Italian Top Chart, consacrando<br />
definitivamente Alessandra Amoroso<br />
come una stella di prima grandezza del<br />
panorama musicale italiano.<br />
Unanimamente <strong>è</strong> considerata da pubblico e<br />
critica uno dei personaggi più interessanti<br />
della nostra musica pop anche se definire<br />
pop Alessandra Amoroso <strong>è</strong> piuttosto riduttivo:<br />
le sue influenze musicali sono infatti all<br />
black e chi l'ha sentita cantare dal vivo sa<br />
perfettamente che la sua voce ed il suo stile<br />
sono assolutamente "neri".<br />
Alessandra Amoroso, autentica “signora<br />
della musica”, sarà il prossimo 2 aprile al<br />
Palasele di Eboli.<br />
La realtà in perenne movimento e trasformazione,<br />
la realtà come continuo passaggio dall'essere<br />
al non essere. E' questo il tema della<br />
mostra dell'artista Marco Abbamondi le cui<br />
opere sono esposte fino al 20 marzo, a Napoli<br />
(Piazza Amedeo): “Divenire, In Divenire”,<br />
come paura del "ritorno al nulla" dell'esistenza<br />
ma anche come desiderio di un senso plurimo<br />
e molteplice dell'esistenza.<br />
Dopo aver esplorato la dimensione dell'estasi<br />
intesa nel senso etimologico di "ex-stasi",<br />
"fuori dall'immobilità", unico luogo dove la<br />
vita trova la sua ragione di essere,<br />
Abbamondi all'open space “Colonna Gallery”<br />
affronta il tema della “trasformazione”, del<br />
“cammino” verso una meta che all'inizio del<br />
viaggio <strong>è</strong> ancora ignota.<br />
I quindici quadri esposti - tra cui l'opera “emer-sea-on<br />
blue” (omaggio a Yves Klein), che<br />
ha debuttato a Los Angeles lo scorso agosto -<br />
riprendono il percorso di Ex-stasi ma lo portano<br />
all'estremo: lì il ritratto tridimensionale<br />
aveva lasciato il posto alla tridimensionalità<br />
del movimento, qui <strong>è</strong> il movimento puro a<br />
prendere il sopravvento, continuo fluire del<br />
tempo, trasformazione. E quindi fragilità dell'esistente.<br />
E al concetto di fragilità, <strong>è</strong> dedicata<br />
anche l'opera fulcro della mostra: “Egg<br />
alite”. L'installazione <strong>è</strong> un pannello di ottanta<br />
per ottanta centimetri e riproduce la forma<br />
dello stivale.