Enea è sbarcata a Portici
Numero 43 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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IL PERSONAGGIO Domenica 20 marzo 2011<br />
Ogni giorno decine di persone affollano la sua casa per ricevere benefici influssi<br />
L’ultima strega del villaggio<br />
15<br />
Ogni epoca ha le sue leggende e<br />
le sue tradizioni che, nel corso<br />
dei secoli, si tramandano. Quasi<br />
tutti noi non crediamo ai fenomeni<br />
paranormali, ma siamo i<br />
primi a sobbalzare quando nella<br />
notte sentiamo determinati rumori.<br />
Inconsciamente, forse,<br />
sappiamo che questi fenomeni<br />
esistono. Sapere che qualcuna<br />
creda di essere stata una janara <strong>è</strong><br />
strepitoso. Molti preferiranno<br />
vederla come una pazza ma alla<br />
fine non siamo tutti un po’<br />
pazzi? D’altronde Churchill diceva<br />
che “la più grande lezione<br />
nella vita <strong>è</strong> sapere che anche i<br />
pazzi a volte hanno ragione”,<br />
quindi non costa niente sentire<br />
la sua affascinante storia.<br />
La pazzia <strong>è</strong> come il paradiso.<br />
Quando arrivi al punto in cui non<br />
te ne frega più niente di quello<br />
che gli altri possono dire, sei vicino<br />
al cielo. Questa signora oltre a<br />
infischiarsene della gente, crede<br />
in ciò che fa. La signora (che chiameremo<br />
Anna) ha 80 anni e abita<br />
in una casupola diroccata in cima<br />
a una collina, tra Civitella Licinio<br />
e Pietraroja. La strada che porta<br />
alla casa <strong>è</strong> un diroccato sentiero<br />
di campagna, pieno di pietre e<br />
erbacce, tanto che <strong>è</strong> impossibile<br />
arrivarci con la macchina. Ho<br />
camminato per circa venti minuti<br />
a piedi, poi ho intravisto le tende<br />
nere alle finestre e un gatto nero e<br />
grasso sdraiato accanto alla<br />
porta. Ho bussato il campanello e<br />
lei <strong>è</strong> venuta ad aprirmi. Lei dice di<br />
essere stata una janara, ma<br />
adesso <strong>è</strong> una guaritrice di malocchio<br />
e di “jettature”. Ci spiega<br />
anche che dalla parola “jettura”<br />
“gettare lo sguardo malefico sulle<br />
persone” derivò l’espressione<br />
“fare il malocchio”. Il malocchio <strong>è</strong><br />
un maleficio molto meno potente<br />
della fattura; non provoca mai la<br />
morte o disgrazie varie, ma si<br />
limita a generare delle noie, dei<br />
piccoli fastidi di salute, dei mal di<br />
testa improvvisi, delle rotture di<br />
oggetti, tipo macchina, moto,<br />
elettrodomestici.<br />
Bastano pochi minuti e, nel giro<br />
di qualche ora, assicura, quegli<br />
effetti apparsi stranamente, altrettanto<br />
stranamente scompaiono.<br />
Non prende soldi, ma<br />
solo beni alimentari.<br />
«C’<strong>è</strong> un continuo via vai dalla<br />
casa, tutti i signori e le signore<br />
che entrano, uno alla volta, da<br />
quella porta, ne escono contenti e<br />
sorridenti, ma non ci spiegano<br />
quali poteri magici possa avere<br />
questa “portatrice di bene”. In un<br />
mondo contemporaneo, dove si<br />
crede solo ai messaggi veicolati<br />
dai mass-media, l’uomo non<br />
crede più a fenomeni extraterreni,<br />
cerca sempre di riportare<br />
tutto alla ragione», continua la<br />
signora.<br />
Lei ci spiega che questi fenomeni,<br />
anzi, proliferano e si manifestano<br />
costantemente. Ora come ora<br />
vuole scongiurare malattie e<br />
infermità fisiche ma non penserebbe<br />
mai di porre una maledizione<br />
su un essere umano.<br />
È un po’ restia a parlare di sé o del<br />
suo passato, anche perché la<br />
additano come pazza, ma molti<br />
sono coloro che credono agli<br />
effetti benefici di questa signora.<br />
Da giovane era bellissima. Lunghi<br />
Abita in un casolare in provincia di Benevento<br />
Tende scure alle finestre e un gatto nero per amico<br />
«Non prendo soldi<br />
e nel paese<br />
nessuno mi crede,<br />
ma alle maldicenze<br />
non faccio caso»<br />
Storie raccontano di janare che entrate nelle stalle<br />
rapivano gli animali e li sfinivano per tutta la notte<br />
facendoli correre e stancare, riportandoli solo all’alba<br />
stanchi morti e con la schiuma alla bocca. Altre<br />
invece frequentavano assiduamente case dove erano<br />
presenti bambini ai quali storcevano gambe e<br />
piedi impedendone la crescita nel tempo o, in altri<br />
casi, causavano strabismo o addirittua morte; il sacrificio<br />
dei bambini serviva a nutrire con il loro<br />
sangue il mostro che veneravano durante i loro riti.<br />
La leggenda popolare narra che chiunque nascesse<br />
La leggenda delle streghe<br />
di Benevento, diffusasi<br />
in Europa dal XIII secolo,<br />
<strong>è</strong> una delle ragioni principali<br />
della fama della città<br />
La credenza popolare<br />
per cui il centro sannita,<br />
sarebbe il luogo di raduno<br />
delle streghe italiane<br />
<strong>è</strong> piuttosto ricca di risvolti<br />
e ne rimane vago<br />
il confine tra realtà<br />
e immaginazione<br />
LA LEGGENDA<br />
Le janare o streghe di Benevento erano nella<br />
credenza popolare persone con straordinari<br />
poteri magici che, grazie ad un misterioso<br />
unguento con il quale si cospargevano il corpo,<br />
prendevano il volo dopo aver pronunciato questa<br />
frase:<br />
"... Sopra il mare sotto al vento portami al noce<br />
tagliavento...."<br />
Il termine janara deriva dalla parola janua che<br />
significa porta. La porta, infatti, era il luogo di<br />
apparizione delle janare. La natura incorporea<br />
delle janare, faceva sì che potessero entrare<br />
nelle abitazioni penetrando sotto le porte, come<br />
un soffio di vento, oppure penetrando dalle<br />
finestre come un lieve spiffero.<br />
Per evitare che esse potessero entrare, dietro<br />
alle porte e alle finestre venivano appesi sacchetti<br />
di sale o scope. La tradizione vuole che<br />
la janara dovesse contare tutti gli acini di sale<br />
o tutti i fili o le fibre che formano la scopa. La<br />
janara, così, era costretta ad espletare il compito<br />
ma nel frattempo sopraggiungeva l'alba e<br />
la janara era costretta a ritornare nella propria<br />
abitazione.<br />
Fra antiche credenze popolari e realtà<br />
Le vendette della janara<br />
Furti di animali e malocchio ai bambini<br />
la notte del 24 dicembre diventasse un lupo mannaro<br />
se maschio, se femmina, invece, condannata<br />
ad essere janara per tutta la vita. Era considerata la<br />
serva del diavolo e aveva la capacità quindi di<br />
procurare aborti, malformazioni ai piccoli tutto<br />
quello che riguardava la sterilità; contrapposta<br />
quindi alla Madonna, la janara <strong>è</strong> simbolo lussurioso<br />
e sterile. Da ciò si evince quindi il significato<br />
della scopa che <strong>è</strong> paragonata ad un simbolo fallico<br />
ed i granuli di sale che sono associati al nome di<br />
“Salus”, la dea della salute.<br />
capelli sulle spalle, sorriso accattivante<br />
e occhi grandi come l’oceano.<br />
Un fisico da gitana. Mi<br />
dice che ne ha stregati parecchi,<br />
molti dei suoi amanti erano<br />
uomini sposati che hanno perso il<br />
senno per lei. È bravissima negli<br />
incantesimi d’amore e nel portare<br />
pace interiore a coloro che hanno<br />
problemi personali. Ci dice che<br />
guarda pochissimo la tv e i giornali,<br />
e quando le spieghiamo che<br />
nel “mondo esterno” ci sono tantissime<br />
persone che truffano la<br />
gente disperata e con problemi<br />
di salute gravi, lei con una smorfia<br />
di dolore ci dice che queste<br />
anime dannate periranno nel<br />
fuoco dell’inferno. Dio vede e<br />
giudica tutti. Aveva due sorelle,<br />
ma sono morte più di dieci anni<br />
fa. Ora vive da sola con il gatto<br />
che le fa compagnia.<br />
Ha i capelli bianchi raccolti in<br />
una treccia, cammina trascinando<br />
i piedi e biascica parole strane.<br />
Comprendere quello che dice <strong>è</strong><br />
difficilissimo, perché si esprime<br />
in un dialetto cusanese strettissimo<br />
e, nel bel mezzo di un discorso,<br />
recita versi oscuri in una lingua<br />
immaginaria. Mi mostra una<br />
stanza, mentre mi racconta della<br />
sua giovinezza: su una parete,<br />
una grande libreria piena zeppa<br />
di manoscritti e al centro un<br />
tavolo rotondo, sugli scaffali<br />
tante ampolle contenenti strani<br />
liquidi colorati. Le chiedo se<br />
conosce il latino, mi dice che lo<br />
conosceva, ora l’ha dimenticato.<br />
Aveva vent’anni quando ha iniziato<br />
a praticare la magia nera<br />
insieme alle sorelle. I boschi e-<br />
rano i loro luoghi d’incontro<br />
preferiti. Leggevano libri e ripetevano<br />
formule magiche. «Quello<br />
che facevamo nei boschi era<br />
riportare in vita gli Spiriti delle<br />
vecchie streghe per farci svelare i<br />
loro segreti, formule magiche<br />
antiche e magie potentissime. In<br />
paese cominciarono ci guardavano<br />
male. Forse per il modo in<br />
cui andavamo vestite, o perché i<br />
ragazzi ci guardavano con curiosità,<br />
o forse solo perché non<br />
avevamo il padre e nostra madre<br />
aveva una vita un po’ sballata.<br />
Eravamo strane e ci odiavano.<br />
Dall’odio degli altri noi traevamo<br />
ispirazione per i nostri incantesimi»,<br />
ci racconta. Alcune volte,<br />
però, ha causato sofferenza e dolore<br />
solo per divertimento, praticare<br />
la magia nera <strong>è</strong> stata come<br />
un bisogno assoluto, vitale.<br />
Le sorelle continuano così per<br />
circa sei anni, poi due di loro si<br />
sposano e Anna resta da sola con<br />
la vecchia madre. Non riesce a<br />
trovare l’amore, nessuno può<br />
amare una strega.<br />
In paese nessuno ha mai creduto<br />
davvero ai suoi poteri, pensano<br />
tutt’ora che sia una vecchia pazza.<br />
Anna non si cura dei pettegolezzi<br />
della gente, <strong>è</strong> convinta che molto<br />
presto entrerà in un’altra vita,<br />
dove sarà libera di essere una<br />
strega. Si dice che Sant’Agostino<br />
fece tagliare il noce di Benevento<br />
per far in modo che le janare non<br />
potessero sortire effetti malefici.<br />
È se tutto ciò non fosse bastato?<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO GIORDANO