2009_04_Aprile - Anpi Reggio Emilia
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memoria<br />
Una legge da cialtroni e un prete di montagna<br />
Pensieri di una mattina al Poligono<br />
Il 30 gennaio ricorreva il 65° anniversario<br />
della fucilazione di don Pasquino Borghi e<br />
dei “suoi”. Cerimonia al Poligono di tiro,<br />
intervento del sindaco Delrio che, parlando<br />
a braccio, ha detto cose giuste e sagge. E mi<br />
veniva in mente il progetto di legge n. 1360<br />
che un pugno di “onorevoli” (fra cui anche<br />
un reggiano) hanno presentato alla Camera.<br />
Pacifi cazione? Certo!Ancora meglio parifi -<br />
cazione. Tutti uguali. Stessa dignità a tutti.<br />
A don Pasquino e a chi gli sparò il colpo<br />
di grazia, a Enrico Zambonini, anarchico<br />
di Secchio e a chi andò ad arrestarlo per<br />
portarlo al carcere e alla morte senza uno<br />
straccio di processo, ai padri di famiglia di<br />
Rio Saliceto e Correggio e a chi decise che,<br />
senza colpa, dovessero morire. Purtroppo<br />
una morte violenta ci ha strappato galantuomini<br />
come Enzo Savorgnan, Capo della<br />
Provincia, Armando Wender, federale del<br />
PFR, altrimenti anche per loro, fi nalmente,<br />
sarebbe giunto il momento del riscatto. Tutti<br />
uguali, tutti pari.<br />
Mi chiedo allora in che razza di Stato siamo<br />
fi niti, a che punto di putrefazione etica e<br />
culturale è giunta questa classe politica che<br />
Riportiamo di seguito alcuni signifi cativi<br />
stralci di una più lunga lettera inviataci<br />
da Gildo Veroni, componente del Comitato<br />
provinciale clandestino del Fronte della<br />
Gioventù, in sostituzione di Vincenzo Terenziani,<br />
fucilato lungo la Via <strong>Emilia</strong> per<br />
Parma, al ponte del Quaresimo, il 28 gennaio<br />
1945, “Ispettore di Brigata”, congedato<br />
col grado di capitano.<br />
Sono un partigiano di <strong>Reggio</strong> <strong>Emilia</strong>, ho<br />
84 anni e gelosamente custodisco il diploma,<br />
la Croce di guerra e tutti gli attestati e<br />
benemerenze che mi sono stati riconosciuti<br />
dallo Stato.<br />
A sentire e leggere che dopo oltre 60 anni<br />
dalla Liberazione c’è chi spudoratamente<br />
ha il coraggio di proporre l’equiparazione<br />
di riconoscimenti tra fascisti repubblichini<br />
e partigiani mi sento rivoltare lo stomaco e<br />
ribollire il sangue. […]<br />
Con questo intervento intendo rendere testimonianza<br />
del mio caso, del resto analogo a<br />
tanti altri.<br />
Io sono stato arrestato, imprigionato e<br />
cancella, rimuove, parifi ca. Mi chiedo anche<br />
che istruzione è stata data in questi anni<br />
e che istruzione i nostri fi gli trovano nelle<br />
nostre scuole, dove a insegnanti preparati<br />
e motivati al limite del martirio si affi ancano<br />
altri cialtroni, bigotti, ignoranti. Stessa<br />
paga, parifi cati anche loro. Da questa scuola<br />
che non insegna valori, etica, che massacra<br />
la nostra cultura antica e moderna, cosa<br />
aspettarci? L’altra mattina guardavo il Poligono<br />
di tiro dove i Cervi, don Pasquino e i<br />
suoi chiusero le loro vite. Vite vissute bene,<br />
a schiena dritta, con dignità. Mi chiedevo<br />
anche, da credente, perché con le migliaia<br />
di santi sfornati a getto continuo negli ultimi<br />
anni (anche monsignor Stepinac, il vescovo<br />
croato antisemita) a nessuno sia venuto<br />
in mente di proporre un prete di montagna,<br />
nato a Bibbiano e morto lì, 65 anni fa.<br />
Riporto la lettera che sua madre indirizzò al<br />
Presidente del Tribunale che giudicava gli<br />
assassini del fi glio:<br />
“Bibbiano, 4 gennaio 1946.<br />
Al Presidente della Corte d’Assise Straordinaria<br />
di <strong>Reggio</strong> <strong>Emilia</strong>.<br />
torturato dai fascisti delle brigate nere di<br />
<strong>Reggio</strong> <strong>Emilia</strong>. In circostanze drammatiche<br />
sono riuscito ad evadere un mese prima della<br />
Liberazione. Al rientro in città, schivando<br />
le pallottole sparate da irriducibili fascisti<br />
dai tetti, lungo la Via <strong>Emilia</strong>, io e un altro<br />
partigiano abbiamo arrestato uno di quelli<br />
che mi avevano torturato a Villa Cucchi<br />
(tristemente nota come luogo di inenarrabili<br />
atrocità contro partigiani e partigiane).<br />
In tale circostanza il mio compagno mi disse<br />
più volte che quel fascista dovevamo giustiziarlo<br />
subito. Io rifi utai e lo consegnammo<br />
alla caserma Zucchi affi dandolo al comando<br />
alleato composto da uffi ciali americani<br />
e dai massimi dirigenti del Corpo volontari<br />
della libertà di <strong>Reggio</strong>. Pochi giorni dopo<br />
quel fascista venne mandato, con altri, nel<br />
campo di concentramento di Coltano (Pisa)<br />
in attesa di provvedimenti giudiziari. Vi rimase<br />
circa sei mesi poi venne rilasciato e<br />
riprese il suo lavoro precedente d’uffi cio<br />
con ricostruzione della carriera e corresponsione<br />
degli stipendi arretrati.<br />
Oggi, dopo oltre 60 anni, mi chiedo se deb-<br />
In nome di Cristo e della Vergine santissima<br />
sull’esempio eroico dell’amato fi glio don<br />
Pasquino ed in sua memoria, per la pacifi -<br />
cazione degli animi da Lui auspicata col sacrifi<br />
cio della propria vita, perdono cristianamente<br />
all’esecutore materiale dell’iniqua<br />
sentenza il nominato Sergio P.[aderni].<br />
In fede<br />
Del Rio Orsola ved. Borghi”.<br />
Allora ho pensato che i santi esistono lo<br />
stesso, a prescindere dalle convenienze, e<br />
ci sono anche santi “laici”, magari anarchici<br />
o preti di montagna. Senza neppure che ci<br />
sia un posto, nella <strong>Reggio</strong> antifascista, dove<br />
si possa vedere quella tonaca bucata dai<br />
proiettili dei bravi “ragazzi di Salò”, dove<br />
si possa raccontare ai ragazzi di oggi che,<br />
sempre, in ogni generazione, come c’insegna<br />
il Talmud, ci sono almeno 36 giusti nel<br />
mondo, magari senza che neppure loro lo<br />
sappiano. Trentasei giusti che salvano quel<br />
mondo e noi tutti.<br />
Massimo Storchi<br />
(da: http://fortezzabastiani.myblog.it)<br />
A proposito di “equiparazioni”<br />
UGUALE DECORAZIONE A ME E A CHI MI TORTURO’ A VILLA CUCCHI NEL ’45?<br />
ba essere pentito di non aver dato retta al<br />
mio compagno e di non aver giustiziato il<br />
mio aguzzino. Sarebbe stato un atto di giustizia,<br />
sia pure sommaria, dovuto alle tante<br />
vittime partigiane, anche in conformità alle<br />
disposizioni (Arrendersi o perire!) diramate<br />
dal CLN nazionale alla vigilia dell’insurrezione<br />
fi nale.<br />
Invece oggi, se andasse in porto la proposta<br />
di legge equiparante della destra, potrei rischiare<br />
di trovarmi a ritirare l’onorifi cenza<br />
assieme a colui che mi torturò e al quale<br />
nei giorni della Liberazione ho risparmiato<br />
la vita.<br />
Ritengo perciò che tutte le associazioni democratiche,<br />
i partiti, i mezzi d’informazione<br />
debbano far sentire la loro voce di disapprovazione<br />
di tale proposta.<br />
Anche se, per la mia età, sto andando ormai<br />
verso la fi ne, non ho perso la voglia di lottare<br />
e la speranza, soprattutto per i nostri fi gli<br />
e nipoti, di vivere un domani in un mondo<br />
migliore, più sereno, più bello, più giusto.<br />
Gildo Veroni<br />
aprile <strong>2009</strong><br />
notiziario anpi<br />
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