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La Gronda di Genova - Urban Center - Comune di Genova

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Lo svolgimento del <strong>di</strong>battito<br />

Sullo squilibrio nella partecipazione<br />

Torniamo al problema dello squilibrio<br />

nella partecipazione. Esso è stato ben<br />

riassunto nel Quaderno degli attori proposto<br />

dal Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria delle<br />

Costruzioni dell’Università <strong>di</strong> <strong>Genova</strong>:<br />

“L’articolazione <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>battiti<br />

pubblici ne evidenzia alcuni limiti<br />

preoccupanti. Si sente, infatti, legittima<br />

e veemente, la voce (ovviamente<br />

contraria) dei citta<strong>di</strong>ni che<br />

subiscono conseguenze negative,<br />

talvolta invero modeste, degli interventi<br />

previsti (il ben noto effetto<br />

“Not in my back yard”). È invece<br />

assente la voce delle migliaia <strong>di</strong><br />

persone che ogni giorno sprecano<br />

in coda tempo prezioso (per loro e<br />

per la società)…”<br />

Tale squilibrio è, effettivamente, un fenomeno<br />

costante a tutti i <strong>di</strong>battiti pubblici<br />

sulle infrastrutture e si manifesta<br />

regolarmente anche nei débats publics<br />

francesi. <strong>La</strong> ragione è facilmente comprensibile.<br />

Ci troviamo <strong>di</strong> fronte a opere<br />

che tendono a generare benefi ci <strong>di</strong>ffusi<br />

(in questo caso per gli automobilisti,<br />

per il traffi co merci ecc.), ma nello stesso<br />

tempo generano costi concentrati su<br />

specifi che comunità ed è quin<strong>di</strong> naturale<br />

che i potenziali “danneggiati” abbiano<br />

preferenze più intense dei potenziali<br />

“benefi ciari” ed abbiano ragioni più urgenti<br />

per partecipare.<br />

Uno squilibrio <strong>di</strong> questo genere non è<br />

necessariamente negativo. Lo scopo<br />

fondamentale <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito pubblico è<br />

quello <strong>di</strong> rendere palesi i confl itti latenti.<br />

Nel nostro caso il <strong>di</strong>battito ha consentito<br />

<strong>di</strong> scoperchiare una pentola in ebollizione,<br />

che comunque prima o poi sarebbe<br />

esplosa. Il principio su cui si basano<br />

queste esperienze può essere così riassunto:<br />

“meglio presto, che tar<strong>di</strong>”. Ossia,<br />

meglio far venire a galla i confl itti quando<br />

si è ancora in tempo per comprenderli<br />

e per affrontarne le ragioni profonde,<br />

piuttosto che trovarseli <strong>di</strong> fronte una volta<br />

che la progettazione sia stata ultimata<br />

(come è avvenuto per la bretella Voltri-<br />

Rivarolo nel 1990, o – in tempi più recenti<br />

– per la Tav in Valle <strong>di</strong> Susa i cui lavori<br />

sono risultati paralizzati in seguito alle<br />

proteste del 2005). Un <strong>di</strong>battito pubblico<br />

è, in qualche modo, un esperimento sociale<br />

in vivo. Fa emergere problemi che<br />

altrimenti rimarrebbero nascosti. Permette<br />

<strong>di</strong> rifl ettere, concretamente, sulle<br />

ragioni degli uni e degli altri. E <strong>di</strong> aprire<br />

la strada a soluzioni più accettabili.<br />

Un certo squilibrio tra le posizioni pro<br />

e contro può essere giustifi cato anche<br />

sul piano etico. Nella contrapposizione<br />

attorno alla <strong>Gronda</strong> sono aleggiate, sia<br />

pure implicitamente, due <strong>di</strong>verse concezioni<br />

etiche. <strong>La</strong> prima concezione, <strong>di</strong><br />

matrice utilitarista, considera come giuste<br />

quelle soluzioni che danno il maggior<br />

benessere al maggior numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui; e, quin<strong>di</strong>, nel nostro caso, ammette<br />

il sacrifi cio <strong>di</strong> singole comunità in<br />

nome <strong>di</strong> interessi collettivi più generali.<br />

<strong>La</strong> seconda concezione, che si ispira<br />

alla teoria della giustizia <strong>di</strong> John Rawls,<br />

considera come giuste quelle soluzioni<br />

che addossano minori costi ai gruppi più<br />

svantaggiati; e, quin<strong>di</strong>, nel nostro caso,<br />

favorisce quelle scelte che minimizzano<br />

i rischi per le comunità <strong>di</strong>rettamente<br />

coinvolte dall’infrastruttura. Se si accetta<br />

questa seconda concezione (che appare<br />

con<strong>di</strong>visa anche da molti esponenti<br />

del fronte sì <strong>Gronda</strong>), è evidente che ai<br />

gruppi sfavoriti dovrebbe essere assicurata<br />

la massima presenza nel <strong>di</strong>battito<br />

allo scopo <strong>di</strong> compensare la loro posizione<br />

minoritaria all’interno della comunità<br />

più vasta.<br />

Le posizioni pro-<strong>Gronda</strong><br />

Detto questo, le posizioni favorevoli alla<br />

<strong>Gronda</strong> non sono state affatto assenti. Il<br />

<strong>di</strong>battito non è consistito solo nelle arene<br />

ribollenti degli incontri pubblici, dove chi<br />

esprimeva giu<strong>di</strong>zi positivi sulla <strong>Gronda</strong><br />

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