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Linee guida per l'utilizzazione agronomica delle acque di ...

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del raggiungimento del punto <strong>di</strong> appassimento e da mantenere basso il valore del potenziale idrico.<br />

Lo stoccaggio. Il problema dello stoccaggio dei reflui si pone ogni qualvolta la <strong>di</strong>stribuzione degli effluenti<br />

è <strong>di</strong>lazionata nel tempo rispetto al momento della loro produzione. Spesso questa fase dura solo<br />

pochi giorni, ovvero il tempo necessario affinché le <strong>acque</strong> raggiungano una quantità tale da giustificare<br />

le o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> smaltimento; in altri casi, invece, la durata dello stoccaggio può essere più<br />

lunga (ad esempio protrarsi <strong>per</strong> tutta la durata della campagna olearia) richiedendo, <strong>per</strong>tanto, la presenza<br />

<strong>di</strong> attrezzature e spazi idonei alla conservazione del refluo. I ritmi <strong>di</strong> accumulo (stagionalità o<br />

costanza dei cicli produttivi) e <strong>di</strong> rimozione (consistenza e frequenza <strong>delle</strong> <strong>di</strong>stribuzioni) determinano,<br />

in sostanza, la durata dello stoccaggio, nel corso del quale la composizione dei reflui può subire<br />

mo<strong>di</strong>fiche qualitative tutt’altro che trascurabili anche ai fini <strong>di</strong> una loro utilizzazione <strong>agronomica</strong>.<br />

Per quanto riguarda le <strong>acque</strong> <strong>di</strong> vegetazione dei frantoi oleari lo stoccaggio è regolato dalla legge<br />

574/96 e dal DM 6 luglio 2005, mentre <strong>per</strong> gli effluenti zootecnici e <strong>per</strong> le <strong>acque</strong> reflue provenienti<br />

da piccole aziende agroalimentari, <strong>di</strong> cui all’articolo 101 del D.Lgs 152/2006, i criteri e le norme<br />

tecniche sono contenuti nel DM 7 aprile 2006. La legge 574/96, in particolare, impone lo sversamento<br />

degli effluenti sul terreno agrario entro 30 giorni dalla loro produzione. Questo limite impe<strong>di</strong>sce,<br />

<strong>di</strong> fatto, l’utilizzazione dei reflui oleari oltre l’inverno, restringendo il tempo utile <strong>per</strong> la loro <strong>di</strong>stribuzione<br />

in campo al <strong>per</strong>iodo ottobre–marzo, considerando che l’attività <strong>di</strong> trasformazione è concentrata<br />

nel trimestre novembre-gennaio. Come già ricordato, <strong>per</strong>ò, in questo intervallo <strong>di</strong> tempo il clima<br />

del nostro Paese risulta caratterizzato da consistenti precipitazioni che, oltre a determinare nei<br />

terreni con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> saturazione sfavorevoli alle o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei reflui (non trafficabilità,<br />

<strong>per</strong>icoli <strong>di</strong> ruscellamento su<strong>per</strong>ficiale soprattutto nelle zone declivi), rendono anche poco idonea<br />

la somministrazione <strong>di</strong> questi ultimi al fine <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la nutrizione idrica <strong>delle</strong> colture.<br />

E’ stato invece <strong>di</strong>mostrato che l’allungamento dei tempi <strong>di</strong> <strong>per</strong>manenza all’interno <strong>delle</strong> vasche <strong>di</strong><br />

stoccaggio, consente un sensibile abbattimento del carico inquinante posseduto dalle <strong>acque</strong> <strong>di</strong> vegetazione,<br />

senza che si proceda ad alcun intervento <strong>di</strong> depurazione, ma lasciando semplicemente riposare<br />

il refluo all’interno <strong>delle</strong> casse <strong>di</strong> stoccaggio (inferno) e, quin<strong>di</strong>, senza costi aggiuntivi. Per gli altri<br />

reflui non esistono, al momento, vincoli legislativi che limitino la durata dello stoccaggio; <strong>di</strong> conseguenza<br />

le norme comportamentali al riguardo si devono basare su presupposti tecnici finalizzati a<br />

massimizzare l’efficienza <strong>di</strong> utilizzazione <strong>agronomica</strong> dell’acqua e dei nutrienti contenuti nei reflui,<br />

riducendo, <strong>per</strong> quanto possibile, gli eventuali rischi <strong>di</strong> contaminazione ambientale.<br />

Così <strong>per</strong> i reflui derivanti dalle attività enologiche, <strong>per</strong> i quali valgono sostanzialmente le stesse <strong>di</strong>namiche<br />

<strong>di</strong> produzione degli effluenti oleari (vendemmia e travasi) lo stoccaggio degli effluenti <strong>per</strong>metterebbe<br />

<strong>di</strong> ridurre sensibilmente il carico organico, nonché la concentrazione degli eventuali tensioattivi<br />

presenti.<br />

Per quanto riguarda, invece, i reflui che presentano una produzione sostanzialmente regolare nell’arco<br />

dell’anno (come i reflui caseari) si può rendere necessario lo stoccaggio nei <strong>per</strong>io<strong>di</strong> interessati<br />

da piogge e, più in generale, caratterizzati da elevati valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà nel terreno.<br />

La conservazione si renderà necessaria anche <strong>per</strong> le aziende che non hanno una su<strong>per</strong>ficie sufficiente<br />

alla <strong>di</strong>stribuzione o che non hanno in campo le colture idonee a ricevere i reflui.<br />

1.6. Considerazioni conclusive<br />

Sulla base <strong>delle</strong> osservazioni sopra riportate, l’impiego <strong>delle</strong> <strong>acque</strong> reflue in agricoltura appare<br />

un’o<strong>per</strong>azione fattibile, sia dal punto <strong>di</strong> vista tecnico-agronomico che da quello ambientale. Si tratta,<br />

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