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Linee guida per l'utilizzazione agronomica delle acque di ...

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mini <strong>di</strong> quantità (mg L -1 ) <strong>di</strong> ossigeno consumato, a 20 °C in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> laboratorio, in un <strong>per</strong>iodo<br />

<strong>di</strong> 5 giorni, nel quale si raggiungono circa i 2/3 della richiesta <strong>di</strong> ossigeno totale.<br />

Ovviamente se la richiesta <strong>di</strong> ossigeno su<strong>per</strong>a il contenuto <strong>di</strong> ossigeno presente nell’ambiente dove i<br />

reflui vengono <strong>di</strong>stribuiti, una volta consumato tutto l’ossigeno presente, si vanno ad instaurare processi<br />

<strong>di</strong> tipo putrefattivo, a carico <strong>di</strong> batteri anaerobi che utilizzano l’ossigeno combinato dei fosfati,<br />

dei nitrati, dei solfati, ecc., dando origine alla formazione <strong>di</strong> prodotti tossici o maleodoranti.<br />

In relazione all’uso tipicamente irriguo non sembrano esserci particolari controin<strong>di</strong>cazioni in grado<br />

<strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>care l’utilizzazione <strong>di</strong> <strong>acque</strong> con BOD elevato. Questa caratteristica, infatti, può anche<br />

essere considerata vantaggiosa in quanto comporta una certa concimazione organica nel suolo<br />

(Giar<strong>di</strong>ni, 1992). Gli inconvenienti che si possono verificare sono gli stessi citati <strong>per</strong> le sostanze solide<br />

e cioè l’imbrattamento <strong>delle</strong> colture e problemi alla meccanica <strong>di</strong>stributiva dell’acqua.<br />

Secondo Giar<strong>di</strong>ni e Borin (1988) il valore limite <strong>di</strong> BOD 5 al <strong>di</strong> sotto del quale non dovrebbero essere<br />

necessari particolari accorgimenti o<strong>per</strong>ativi nelle fasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione e <strong>di</strong> scelta del metodo irriguo<br />

è pari a 20 mg L -1 .<br />

In merito alla capacità fertilizzante della <strong>acque</strong> ad elevato BOD, è <strong>di</strong>fficile fare valutazioni <strong>di</strong> tipo quantitativo.<br />

Sembra, comunque, che l’apporto <strong>di</strong> sostanza organica tramite <strong>acque</strong> con elevato BOD incida<br />

marginalmente sul bilancio umico del terreno. E’ stato calcolato che <strong>acque</strong> reflue con valori <strong>di</strong><br />

BOD 5 pari a 200-250 mg L -1 presentano una concentrazione <strong>di</strong> carbonio organico totale <strong>di</strong> circa<br />

125-350 mg L -1 ; ipotizzando che questo sia tutto <strong>di</strong> origine biologica, con un intervento irriguo <strong>di</strong><br />

500 m 3 ha -1 , si apporterebbero circa 110-300 kg ha -1 <strong>di</strong> sostanza organica. Ripetendo più volte l’intervento,<br />

non si mo<strong>di</strong>ficherebbe in maniera sostanziale il contenuto <strong>di</strong> sostanza organica del terreno,<br />

anche in considerazione del fatto che la sostanza organica somministrata con i reflui nel terreno va incontro<br />

prevalentemente a fenomeni degradativi <strong>di</strong> mineralizzazione (Giar<strong>di</strong>ni e Borin, 1988).<br />

Nel caso invece dell’utilizzo <strong>di</strong> reflui a ben più alto carico organico, si deve definire il limite massimo<br />

<strong>di</strong> BOD 5 da <strong>di</strong>stribuire ed il volume apportabile nell’unità <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie e <strong>di</strong> tempo, in relazione<br />

al tipo <strong>di</strong> terreno e <strong>di</strong> clima, oltre che al tipo <strong>di</strong> coltura. Nel caso <strong>di</strong> irrigazione intensiva (ad alto carico),<br />

ovvero <strong>di</strong> irrigazione che su<strong>per</strong>a il fabbisogno <strong>di</strong> sostanza organica <strong>delle</strong> colture (pratica applicata<br />

comunemente solo con prati stabili), vengono in<strong>di</strong>cati, come valori massimi <strong>di</strong> carico organico, 15-<br />

30 kg ha -1 d -1 (e quin<strong>di</strong> 2-20 mm ha -1 d- 1 ). Tali valori non devono essere su<strong>per</strong>ati al fine <strong>di</strong> evitare rischi<br />

<strong>di</strong> inquinamento <strong>delle</strong> falde.<br />

Si segnala, con riferimento al riutilizzo della <strong>acque</strong> reflue urbane ed industriali depurate, che il DM<br />

185/2003 fissa un valore massimo <strong>per</strong> il BOD 5 <strong>di</strong> 20 mgO 2 L -1 .<br />

2.16. COD<br />

Oltre alle sostanze organiche, ossidate dai microrganismi eterotrofi che utilizzano l’ossigeno <strong>per</strong> degradare<br />

i composti organici del carbonio e dell’azoto, sono presenti, nei reflui, anche sostanze inorganiche<br />

che vengono ossidate dall’ossigeno dell’acqua, senza bisogno dell’intervento <strong>di</strong> microrganismi.<br />

Il COD (Chemical Oxygen Demand) rappresenta la quantità <strong>di</strong> ossigeno consumato <strong>per</strong> l’ossidazione<br />

della sostanza organica ed inorganica, determinata attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> un forte agente chimico<br />

ossidante (K 2 Cr 2 O 7 ) in ambiente acido (H 2 SO 4 ) ed in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore (Ag 2 SO 4 ). Il<br />

COD è un parametro utile <strong>per</strong> l’analisi <strong>di</strong> reflui che contengono sostanze inorganiche come: ferro<br />

ferroso, solfiti, tiosolfati ecc. o composti organici <strong>di</strong>fficilmente ossidabili. La con<strong>di</strong>zione naturale <strong>di</strong><br />

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