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Linee guida per l'utilizzazione agronomica delle acque di ...

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0,05 mg L-1 <strong>di</strong> fitofarmaci totali, 0,015 mg L-1 <strong>di</strong> fitofarmaci clorurati e 0,05 mg L-1 <strong>di</strong> fitofarmaci<br />

fosforati. Gli stessi Autori fanno, comunque, presente che questi limiti devono essere considerati<br />

come orientativi: considerazioni più approfon<strong>di</strong>te potranno essere fatte solamente in<strong>di</strong>viduando la<br />

molecola specifica.<br />

2.13. pH<br />

Il pH, cioè il potenziale idrogenionico, può variare notevolmente a seconda della tipologia <strong>di</strong> effluenti:<br />

l’aci<strong>di</strong>tà può derivare da fenomeni putrefattivi del materiale organico contenuto (es. siero<br />

dei caseifici), mentre l’alcalinità può verificarsi in seguito all’impiego <strong>di</strong> soluzioni contenenti soda<br />

<strong>per</strong> il lavaggio <strong>delle</strong> attrezzature.<br />

Nel caso <strong>di</strong> sversamento dei reflui nei fiumi, occorre considerare che l’intervallo <strong>di</strong> sicurezza <strong>per</strong> la<br />

vita dei pesci è compreso tra 5 e 9.<br />

Nel caso invece <strong>di</strong> sversamento su terreno agrario, alcalinità e aci<strong>di</strong>tà dell’acqua <strong>di</strong> irrigazione sono<br />

<strong>di</strong> solito <strong>di</strong> scarsa conseguenza quando il pH rimane tra 4,5 e 9,0, essendo il terreno un sistema<br />

“tamponato”, ovvero in grado <strong>di</strong> fare fronte alle mo<strong>di</strong>fiche dei valori <strong>di</strong> pH, ripristinando i valori<br />

precedenti (Stoker e Seager, 1972). Rischi <strong>di</strong> alterazione consistente del pH sono, <strong>per</strong>tanto, piuttosto<br />

rari e possibili solo a seguito <strong>di</strong> forti e prolungati impatti ambientali. Tuttavia, l’estendersi <strong>di</strong> pratiche<br />

<strong>di</strong> smaltimento <strong>di</strong> rifiuti e scarti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa origine, ed il sempre più frequente verificarsi <strong>di</strong> casi <strong>di</strong><br />

contaminazione puntuale, rendono sempre più importante la conoscenza della reazione dei suoli. In<br />

particolare, con il <strong>di</strong>minuire del pH del terreno, con poche eccezioni, aumenta la concentrazione dei<br />

metalli pesanti in soluzione e, conseguentemente, il rischio <strong>di</strong> un loro assorbimento da parte degli<br />

apparati ra<strong>di</strong>cali <strong>delle</strong> piante (ANPA, 2001).<br />

Gli inconvenienti dell’aci<strong>di</strong>tà sono, in sostanza:<br />

– inibizione dell’attività dei microrganismi del terreno, soprattutto dei batteri;<br />

– azione tossica sulle piante;<br />

– carenza <strong>di</strong> azoto in conseguenza del blocco della mineralizzazione della sostanza organica;<br />

– immobilizzazione degli elementi nutritivi;<br />

– tendenza alla solubilizzazione dei metalli pesanti.<br />

Ovviamente i problemi legati all’aci<strong>di</strong>tà devono essere tenuti in considerazione solo se il terreno<br />

non riesce a tamponare l’abbassamento <strong>di</strong> pH. Un terreno presenta reazione acida solo se il pH è inferiore<br />

a 6 ed il contenuto <strong>di</strong> carbonato <strong>di</strong> calcio inferiore all’1% (Bonciarelli, 1999). Quin<strong>di</strong> sarà<br />

bene evitare l’irrigazione con <strong>acque</strong> acide (ad esempio provenienti da reflui <strong>di</strong> caseificio) <strong>di</strong> terreni<br />

con una scarsa dotazione <strong>di</strong> carbonati <strong>di</strong> calcio. Questa eventualità è comunque, in Italia, assai improbabile,<br />

<strong>per</strong>ché la maggior parte dei terreni ha una formazione calcarea, dolomitica, o <strong>di</strong> argilla<br />

calcarea.<br />

Per l’utilizzo irriguo <strong>di</strong> <strong>acque</strong> con pH compreso tra 4,5 e 6 si ritiene opportuno adottare alcuni accorgimenti<br />

quali: non bagnare la vegetazione; non impiegare su colture sensibili all’aci<strong>di</strong>tà (come la<br />

barbabietola, la me<strong>di</strong>ca, il frumento, l’orzo, la fava, la lattuga).<br />

Si segnala infine che il riutilizzo irriguo <strong>delle</strong> <strong>acque</strong> reflue depurate è consentito, ai sensi del DM<br />

185/2003, nel caso in cui il pH ricada nell’intervallo compreso tra 6 e 9,5.<br />

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