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Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom

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salvavo. Fui frustato per non averlo voluto uccidere. Non importa! Il<br />

padrone s’accorgerà che io non sono di quelli che il frustino doma, e...<br />

verrà la mia volta, s’egli non sta all’erta!<br />

— Che vai tu meditando? Oh, Giorgio, non ti lasciare almeno trarre ad<br />

atti colpevoli! Confida in Dio, fa’ il bene, ed Egli ti scamperà.<br />

— Tu sei cristiana, Elisa: ma io non sono cristiano. Il mio cuore è pieno<br />

di amarezza; io non so confidare in Dio. Perché lascia Egli che le cose<br />

vadano a questo modo?<br />

— Giorgio, abbiamo fede! <strong>La</strong> signora dice che quando ogni cosa nostra<br />

sembra andare a rovescio, noi dobbiamo esser certi che Iddio conduce il<br />

tutto per il meglio.<br />

— È cosa facile a dirsi, quando non s’ha da far altro che coricarsi sopra<br />

un sofà, o andare a spasso in carrozza. Ma io scommetto che al posto mio<br />

essa parlerebbe altrimenti. Per me, con tutto il mio desiderio di far bene,<br />

sento il mio cuore ribellarsi. Io non posso sottomettermi. Tu stessa non lo<br />

potresti fare, e proveresti ciò che io provo, se tu sapessi tutto. Ma non sai<br />

nulla.<br />

— Che pericolo ci sovrasta dunque?<br />

— Ecco che te lo dico. Il padrone, qualche tempo addietro, dichiarò<br />

ch’era stato pazzo a permettermi di sposarti, che odiava gli Shelby e tutta la<br />

loro razza, perché sono alteri e si credono al disopra di lui; che tu mi<br />

rendesti superbo: che non mi permetterà più di venire a vederti, e ieri<br />

m’ingiunse di pigliar Mina in moglie, e di stabilirmi seco lei in una<br />

<strong>capanna</strong> sotto pena di vendermi per il Sud.<br />

— Come? — disse Elisa. — Non mi hai forse sposata dinanzi a un<br />

ministro come se tu fossi un uomo bianco?<br />

— Ma non sai che uno schiavo non può ammogliarsi? Niuna legge in<br />

questo paese protegge il suo matrimonio, e se piace a costui di separarci, tu<br />

non sei più mia moglie. Ecco il perché io vorrei non averti mai veduta, né<br />

essere mai venuto al mondo. Non sarebbe stato forse meglio per noi due e<br />

per questo fanciullo? Poiché la medesima sorte gli è riserbata.<br />

— Oh, il padrone nostro è così buono!<br />

— Sì, ma egli può morire, e il nostro figlioletto sarà venduto al primo<br />

che capita! Come mai dobbiamo rallegrarci di vederlo tanto leggiadro,<br />

vispo e gra<strong>zio</strong>so? Elisa, te lo dico io, ciascuna, delle amabili qualità di tuo<br />

figlio sarà una spada che ti trafiggerà il cuore; egli varrà troppo denaro<br />

perché tu possa conservarlo.<br />

Queste ultime parole ferivano Elisa nel più vivo dell’anima,.<br />

Il pensiero del mercante visto quella mattina le balenò alla mente:<br />

impallidì e il respiro le mancò. Essa volse inquieta lo sguardo a cercare il<br />

suo Enrichetto che, stanco di esser testimonio di un colloquio sì grave, erasi

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