21.05.2013 Views

Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom

Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom

Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

alleviare la sua angoscia! È bene ch’essi vedano almeno che la loro<br />

padrona può soffrire con loro e per loro. Quanto a Elisa, io non oso<br />

pensarvi. Dio ci perdoni! Ahimè! Che cosa dunque abbiamo fatto per<br />

attirarci sì grande sciagura?<br />

I coniugi Shelby non avevano alcun sospetto che orecchi estranei<br />

spiassero il loro colloquio.<br />

Un gabinetto che dava sul corridoio comunicava col loro appartamento.<br />

Allorché Elisa fu mandata dalla sua padrona a coricarsi, l’accesa sua<br />

fantasia le aveva suggerito l’idea di celarsi in quel gabinetto, e, messo<br />

l’orecchio contro la fessura d’un uscio, ella non aveva perduto una sillaba<br />

di quel colloquio. Quando ogni cosa ritornò in silen<strong>zio</strong>, ella uscì senza<br />

strepito, pallida, tremante, con le labbra serrate e con animo risoluto. Elisa<br />

non rassomigliava più alla timida e mite creatura ch’era stata conosciuta<br />

fino a quel giorno.<br />

Tacita e leggerissima percorse il corridoio, si fermò un istante dinanzi<br />

alla porta della padrona alzando le mani come per prendere il cielo a<br />

testimone, e rientrò furtivamente nella sua camera.<br />

Era una gra<strong>zio</strong>sa stanzetta del medesimo piano. Qui, la finestra esposta<br />

al sole, vicino alla quale poche ore prima la giovane meticcia lavorava<br />

cantando; là, alcuni libri guarnivano gli scaffali d’una piccola biblioteca<br />

sopra cui si vedevano altresì ninnoli, trastulli, e altri lavoretti di fantasia,<br />

regalucci delle feste di Natale. Entro al cassettone e nell’armadio stavano<br />

tutti i suoi vestiti; insomma quella era la sua modesta dimora, ed Elisa vi<br />

aveva passato ore felici.<br />

Ma là, su quel letto, dorme il suo figliolino. Le anella dei suoi capelli gli<br />

scendono sulle rotonde guance, la rosea bocca è socchiusa, le mani<br />

paffutelle riposano sulla coltre, e un sorriso, come raggio di sole, rischiara<br />

il volto angelico.<br />

— Povero Enrico! Povero figlio mio! Ti hanno venduto, ma tua madre ti<br />

salverà! —<br />

Non una lacrima cadde sopra il guanciale. In tali momenti il cuore non<br />

ne ha pur una da versare: il cuore non ha allora che sangue... e lo versa<br />

stilla a stilla, in silen<strong>zio</strong>. Elisa prese una matita e si pose a scrivere in fretta:<br />

«O padrona, mia cara padrona! Non credetemi ingrata, non mi giudicate<br />

con troppa severità! Ho udito tutto ciò che voi e il mio padrone avete detto,<br />

e tento ora di salvare mio figlio. Ma voi, ah, no, voi non mi biasimerete!<br />

Così Dio vi benedica e vi ricompensi di tutte le vostre bontà.»<br />

Dopo aver piegato rapidamente questo biglietto e scrittovi l’indirizzo,<br />

Elisa trasse dal cassettone alcuni vestiti, li pose in una pezzuola che ella<br />

s’annodò fortemente alla vita, e tale è la tenera sollecitudine di una madre,<br />

che in quegli istanti di terrore ella pensò perfino a prender seco il balocco

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!