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Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom

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V.<br />

I SENTIMENTI CHE PROVA<br />

LA MERCE UMANA CAMBIANDO PADRONE.<br />

Il signore e la signora Shelby si erano allora allora ritirati nel loro<br />

appartamento.<br />

Sdraiato sopra una comoda poltrona, il signor Shelby scorreva alcune<br />

lettere recategli dal corriere della sera, mentre sua moglie, in piedi dinanzi<br />

allo specchio, scioglieva le grosse trecce e i ricci che Elisa le aveva<br />

aggiustati con tanta cura; perché la signora Shelby, accortasi del pallore e<br />

dell’abbattimento della sua cameriera, l’aveva per quella sera dispensata<br />

dal suo servi<strong>zio</strong> e mandata a coricarsi.<br />

Quella sua insolita occupa<strong>zio</strong>ne le fece tornare a mente il colloquio<br />

avuto la mattina con la giovane meticcia; e rivoltasi al marito gli domandò<br />

con indifferenza:<br />

— A proposito, Arturo: chi era quel volgare individuo che hai condotto<br />

a pranzo oggi?<br />

— È un certo Haley, — rispose Shelby movendosi sulla poltrona, senza<br />

distoglier gli occhi da una lettera.<br />

— Haley? Chi è costui, e quali affari può aver teco?<br />

— E un uomo col quale trattai alcuni interessi nel mio ultimo viaggio a<br />

Natchez.<br />

— Ed egli, come fosse di casa, è venuto, senza tanti complimenti, a<br />

chiederti da pranzo?... Ma benissimo!<br />

— No, l’ho invitato io: avevamo alcuni conti da regolare insieme.<br />

— Sarebbe mai un mercante di schiavi?— chiese la signora Shelby,<br />

avvedutasi dell’imbarazzo di suo marito.<br />

— Mia cara, chi t’ha suggerito quest’idea? — domandò il signor

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