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ALCUNE COSE CHE DURANO OLTRE LE FERIE<br />

Notizie, notabene e noticine<br />

su cattolici, politica e giornali<br />

di Luigi Amicone<br />

Cari amici lettori, approfitto della momentanea fuga<br />

per fermare <strong>il</strong> declino di Oscar Giannino per confessarvi<br />

qualche pensiero, ringraziamento e, perché<br />

no, per chiedervi se avete un’idea di come potrebbe<br />

essere una festa popolare di <strong>Tempi</strong> (facciamo metà ottobre<br />

o più in là?) di cui ragioneremo in un prossimo numero:<br />

ma intanto grazie se vi portate avanti voi e ci date già<br />

la disponib<strong>il</strong>ità a mettere braccia e idee (le feste si fanno<br />

col popolo, le altre sono conferenze) segnalando la vostra<br />

disponib<strong>il</strong>ità e le vostre proposte a redazione@tempi.it.<br />

Durante i giorni della famosa Rimini, per non stare<br />

proprio in panciolle, sull’onda delle emozioni suscitate<br />

dalla nostra intervista a Mario Monti (emozioni particolarmente<br />

ardenti presso <strong>il</strong> procurator Ingroia, <strong>il</strong> Fatto<br />

quotidiano e la segreteria dell’Anm), siamo andati a<br />

irretire un paio di reazionari che hanno tenuto banco<br />

nelle polemiche intorno a quelle due parole – “grave” e<br />

“abusi” – riferite alle intercettazioni delle telefonate di<br />

Napolitano (“grave”) e, più in generale, allo spregiudicato<br />

uso mediatico (“abusi”) che si fa di telefonate registrate<br />

che dovrebbero rimanere chiuse in cassaforte ed<br />

essere usate esclusivamente nell’ambito delle inchieste<br />

giudiziarie, mentre, come si sa, nonostante la Costituzione<br />

preveda garanzie di giusto processo e di giusta considerazione<br />

dell’imputato come “presunto innocente”, da<br />

un ventennio a questa parte, vengono servite come olio<br />

di ricino e ut<strong>il</strong>izzate come gogna per marchiare a fuoco e<br />

condannare in via preventiva l’indagato di turno. Abbiamo<br />

perciò bussato alla porta di Antonino Ingroia, protagonista<br />

dello scontro aperto con <strong>il</strong> Quirinale da un’indagine<br />

al di sopra di ogni realismo processuale ma non al<br />

di sotto dell’ideologia (abbastanza pazzesca ma non politicamente<br />

incomprensib<strong>il</strong>e) che tenta di farci credere<br />

che la storia è redimib<strong>il</strong>e con la famosa “verità” dei tribunali<br />

(mentre la storia è storia, punto, e i magistrati sono<br />

funzionari dello Stato applicati a rappresentare la legge,<br />

non lottatori di sumo; e se possib<strong>il</strong>e, i magistrati procuratori<br />

nonché i giudici dovrebbero essere funzionari dotati<br />

di equ<strong>il</strong>ibrio e di senso della misura; funzionari che si devono<br />

porre <strong>il</strong> problema di apparire oltre che essere indipendenti<br />

e imparziali, necessariamente ponendosi delle<br />

priorità, pur nell’esercizio dell’obbligo penale, e non, visti<br />

i cinque m<strong>il</strong>ioni di processi pendenti, scegliersi loro le<br />

pendenze). E bon, Ingroia al momento tace alla richiesta<br />

Che ne pensiamo della “Formigoni evening” a<br />

Rimini? Pensiamo che i cronisti andassero a caccia<br />

di divisioni in Cl. Che la realtà è lì, tutta dispiegata,<br />

e che alla fine le <strong>il</strong>lazioni sono state messe a tacere<br />

L’ALTRO<br />

EDITORIALE<br />

di una nostra intervista, mentre <strong>il</strong> suo avversario numero<br />

uno, <strong>il</strong> Fondatore di Repubblica e dell’idea ottantunesca<br />

(intervista a Enrico Berlinguer del 1981) delle “mani<br />

pulite” e della “questione morale” secondo la versione<br />

della nota lobby in fatto di “superiorità antropologica”<br />

della sinistra – ribadita recentemente dal direttore Ezio<br />

Mauro parteggiando per <strong>il</strong> Fondatore contro la triplice<br />

Ingroia-Zagrebelsky-Fatto quotidiano – ci ha dato picche<br />

per tramite la segreteria del direttore.<br />

Politica e Meeting. Che ne pensiamo delle <strong>il</strong>lazioni intorno<br />

alla “Formigoni evening”, la sera che Giannino ha dato<br />

i numeri dell’eccellenza Lombardia, <strong>il</strong> piacentino Magnaschi<br />

ha detto le radici di quella bella terra e Festa si è<br />

commosso citando Antonio Simone? Pensiamo che i cronisti<br />

andassero a caccia della notizia di quante divisioni<br />

ha Cl, che <strong>il</strong> Fatto ha provato a marciarci sopra (sia pur legittimamente<br />

e in una certa qual maniera “informata”) e<br />

che la realtà è lì, tutta dispiegata, non c’è bisogno di alludere<br />

e di <strong>il</strong>ludere chicchessia: pensavano che <strong>il</strong> popolo<br />

avrebbe fischiato Formigoni (un Formigoni pimpante e<br />

che fuori dal bicchiere ci sarà andato solo un paio di volte,<br />

ma che volete, Formigoni non doveva dire chi è, da<br />

che parte viene e da che parte va?). Totale: le <strong>il</strong>lazioni sulle<br />

divisioni sono state messe definitivamente a tacere da<br />

una intervista di Giorgio Vittadini (<strong>il</strong> leader, secondo la<br />

pubblicistica incalzante, della “vera” Cl, l’anti-Formigoni)<br />

al Giorno. E bon, r<strong>il</strong>eggetevela su tempi.it.<br />

Ritornati dalle ferie, ci piace r<strong>il</strong>evare che l’intervista di<br />

Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, al Corriere della<br />

Sera ha chiuso in bellezza <strong>il</strong> tormentone estivo su cattolici<br />

in politica e partito dei cattolici. Doveva arrivare<br />

un simpatico perugino per rimettere le cose in f<strong>il</strong>a. E<br />

bon, viva Tarquinio che di tutto l’arrosto e <strong>il</strong> fumo raccontato<br />

dice che «siamo certamente in una fase di “grande<br />

smarrimento” in generale nei rapporti tra gli eletti e<br />

gli elettori (per questo una nuova legge elettorale e non<br />

una nuova presa in giro degli elettori è indispensab<strong>il</strong>e),<br />

così come tra i poteri e tra i diversi livelli dello Stato. C’è<br />

smarrimento anche nei rapporti tra i cattolici associati<br />

e impegnati e chi – a sinistra, a destra e anche al centro<br />

– si candida a rappresentarli e magari sogna di poterseli<br />

annettere a suon di slogan vuoti o di strumentali disarticolazioni<br />

della comune visione antropologica e della<br />

stessa Dottrina sociale cristiana».<br />

Dulcis in fundo, dalla nostra amica <strong>il</strong>lustre collega citata<br />

nell’ultimo editoriale, ci arriva quest’altro messaggino<br />

per diporto: «Ho letto l’editoriale, sono commossa, ma c’è<br />

una parola più precisa di “punto di fuga”, è piuttosto una<br />

frattura, un breakthrough, uno spiraglio: è come lo spiraglio<br />

dove nasce <strong>il</strong> bosone di Higgs, nella fisica, la particella<br />

di Dio». E bon, grazie breakthrough.<br />

| | 5 settembre 2012 | 13

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